Ut ò^AFFALE s^- £» PALCHETTO' ^ ca .a : : ° ) Palct^tto -i BIBLIOTECA SALITA DEI FRATI LUGANO S. TM007B811 E~CkJ d. Il E L A ZIO K E DI MONSIGNOR PROSPERO LAMBERT1NI GIÀ’ CONSULTORE DEL S. OFFIZIO INDI PAPA BENEDETTO XîV. DI GL. MEM. Sopra un Memoriale dato dal Priore de' Mifsìonarf Gesuiti alla san. mem. di CLEMENTE XI. Per ottenere Moderazione, e Spiegazione d’alcuni capi del Decreto de! Cardinale di Tournon , con le Postille alle margini del detto MONSIGNOR LAMBERTINI ED UN SUO DISCORSO PRELIMINARE A TALE PROPOSITO Prima Edizione tratta fedelmente dalV Originale MS. DEDICATA A SUA ECCELLENZA IL SIGNOR COMMENDATORE DON FRANCESCO D’ÀLMADA, E MENDONZA Ministro Plenipotenziario di 8. M. Fedelissima presso la Santa Se de .R omana . IN LUGANO )( MCCCLXXII. X â. Per gli Agnelli , e Comp. t V-"' •V è ; >â- . ; <: sj5G 3îiOT.rj^/.:>rj 'au> î‘ j 7 ;«î idi? ^ 3 A .. -H?: 1); *.■■) . viy^JHUuIl il y!*OttsD. aAìT)!žì3M<*«..ì Ji:L)tfviéV!OM . .•• ,.n ~ ••. '4 fi . T OSLO^Zici 002 à clz -:.ri-Â--r - A iV‘ , ri . ,^;v c •- •* • v : $ ; " ^ - N . TiOialCK MŽqTiXT'dm'ÓJi «1QKDIH: J! AO? A - W a *r\ v T & ■/! -Y-.v-r-v : a 1 ° 0 ; T fiuAmaÂU /Aiwid »*ua LSMOdAdM. 3 . i-.v.i*tiiK?r.*3 .ivi' - â xu aiaAiiia’ioHiKâdU:- * * AWAMbiliiggjlS J*Jt fife3Ž3 <•. .’ ^ r'-‘ '. • ^ . f- 1 rs' ■M. X .UXXJ.yjjlSl )i ■ OAAiAJ VÌI .4'- SA, ■ v s filan î>Z ,sH ECCELLENZA. WtSf - iiiiii'hi Osto eh ’ ebbi la sorte d’essere graziato del MS, della presente Operetta , e che a comune vantaggio risolji di darla colle mie stampe^ alla pubblica luce nell’ idea di fregiarla dell’ autorevole patrocinio di qualche gran Personaggio , cui ben si convenisse , e che gli a 2 c)( IV )(e ft&n disdegnasse di vederla a se dedicata , sì per VAutore , che per la materia di cui tratta , mi si è di slancio presentata ella mente /'Eccellenza Vostra, e punto non ho dubitato della cortese sua benigniffima approvazione : L’Autore di questo Libro è il Sommo Pontefice Benedetto xîv . d’immortale memoria fin dal tempo eh’ era Consultore del S. Officio . Basta il rammentare ali' Eccellenza Vostra un nome sì glorioso per to fio in Lei eccitare i sentimenti più vivi di stima , d'assetto , e di riconoscenza, Egli nel segnalar , che fece gli ultimi giorni dell’ inclito suo Pontificato con la concessone del celebre Breve di Riforma de’ Gesuiti del Portugallo , rese insieme commendatiffìma non meno a' nostri giorni , ma alla posterità tutta la degnissima di Lei Persona , dacché in tal’ occasione sempre più risaltò , e venne universalmente ammirata la perspicacissima sua accortezza , colla quale come Ministro di Sua Maestà’ Fedelissima presso la Santa Sede seppe destramente maneggiare , e condur a fine un Opera sì salutevole , che non fu nota a' Gesuiti di Roma , se non quando l’intesero eseguita àalV Emi- r,enfissimo Signor Cardinale di Saldanha in Lisbona . Io non mi diffonderò a dimostrare Timportanza , e gì’ inesprimibili vantaggi riportati nelV esito felice di sì spinoso affare , che fi può chiamar Vepoca del pubblico disinganno intorno a' Gesuiti , estèndo per tutta VEuropa sparsi tanti libri , che basa leggerli per >o)( V )(o per esserne pienamente convinti . Solo dirò , cbe al detto Savissimo Pontefice , a S, M. Fedelissima , e ali’ Eccellenza Vostra tome suo Ministro dee l’Orbe Crifliano i primi albori di quella luce , cbe ha servito di scorta a varj Principi per conoscere ì Gesuiti pernizios alla Chiesa , ed al Principato , ed a liberar i loro Stati da que ’ mali morali e fisci , che con la loro sarta mondana politica vi cagionavano . Per quanto poi spetta alla materia , di cui tratta la presente Operetta , è essa un irrefragabile monumento della irreligione de’ detti Regolari , della depravata loro Mirale , e della manifesta loro disubbidienza a' Decreti della S. Romana . Chiesa riguardo a’ Riti Cinefì , e Malabarici , da ejjì pertinacemente difesi . Rilevasi nelle informazioni estese dal dottissimo Monsignor Lambertini per raggualiare giusta bordine avutone dal Sommo Pontefice Clemente XI. di f m. la Sagra Congregazione del S. Officio , quanta , e quale fosse la lor impostura , e malizia per comparire diversi in Roma da quel , eh’ erano in fatti nella Cina , e nel Malabar . Saltan agli occhj le calunnie , con le quali tentavano di screditare la saggin rettissima condotta _ dell’ Eminentiffimo Cardinale di Tournon , che come Legato apostolico aveva condannate le loro false dottrine , e quanto ali ’ incontro studiavano. per far trionfare la da essi favorita idolatria, e superstizione . Ora essendo queste le arti in ogni tem- 0)( VI )(o tempo da’ detti Religiosi impiegate per i loro deplorabili fini 9 sempre più autenticata da tanti fatti , e ad evidenza conosciute da varj Sommi Pontefici , che le condannarono , non è questo un sempre più comprovare-, quanto a ragione /'Eccellenza Vostra sostenga le parti del Re Fedelissimo suo Sovrano pressò la Santa Sede contra i se dicenti Gesuiti , sempre gli stesti in ogni luogo , e sempre flati perniziosi al Portugallo , come costa da tanti autentici documenti prodotti alle Stampe per ordine della Real Jua Corte ì L’alto discernimento dell' Eccellenza Vostra, le preclarisfime site virtù ., che come in suo seggio in essa sfavillano , la somma pietà , e la vera religione , che sempre la guidano in tutte le sue azioni sono i fondamenti di quel gran credito , in cui Ella è pressò il felicemente regnante Sommo Pontefice , e S, M. Fedelissima , onde con giubilo di tutta la Repubblica Cattolica , con le acclamazioni di tutta l’Europa , e a fola confusione dei più volte sunnominati Religiosi , e loro fautori è stata ristabilita la tanto desiderata concordia fra la Real sua Corte , e quella di Roma , che sotto lo scorso Governo Pontificio era fiata dalle toro macchine , e rigiri sconvolta , e pervertita . Trionfi dunque /'Eccellenza Vostra di sì gloriose gesta , e proseguiscà a rendere sempre più celebre il saggio suo Ministero presso la San ta Sede . Questo libro , eh' to umilmente Le dedico f* 0)( VII )(c fa \vedere , che Papa Lamb ertivi conobbe ì Gesuiti per quel eh’ erano fin da quando era Prelato . Non è dunque da mara- vigliarsi , se divenuto Sommo Pontefice non potè poi a meno- ne' primi anni del suo glorioso governo , in condannando colle Bolle Ex quo {iugulari , e Onmium sollecitudinum , i Riti Cinesi , e Malabarici da’ Gesuiti sofienuti , di dichiararli disubbidienti , caziosì, e ribelli , e negli ultimi giorni di sua vita di to fio aderite a quanto per di Lei mezzo gli cerco S. M., Fedelissima per riparare a' gravissimi disordini , che i detti Religiosi commettevano ne’ suoi Regni . Vorrei qui dire quanto ancora sospetta da tutto l’Orbe Cattolico dopo il ristabilimento in Roma del Regio suo Ministero , sedente su la Cattedra di S. Pietro un sì dotto , pio , ed illuminato Sommo Pontefice qual è CLEMENTE XIV. ; ma ... . Questa è la terza Dedica , che rispettosamente faccio alla Eccellenza Vo6tra . santo io confido nella somma degnazione , eh’ Lila ha per me , che se Dio mi darà vita , oserò di umiliarle anche ta quarta con qualche altra pregevole produzione , e allora mi sarà dato il campo di poter francamente esporre il felice compimento di tutto ciò , che S. M. Fedelissima per di Lei mezzo S le Reali Case BoReonie , ed altri Potentati per i loro rispettivi Ministri ricercano in Roma da Sua Santità intorno ali’ intero Corpo Gesuitico . Frat- o)( vili )(o Frattanto sommamente compiacendomi del fansio presente in - rontro , che mi è dato , di nuovamente contestare al Mondo l'alta mia stima , e devozione , che Le professo , w; ratifico col più profondo ossequio . Dell' Fxcellenza Vostra . Lugano 18. Maggio 1772. rr- Umilissimo , Divrfio Obbligatiss. Servidore Prete Gio\ Batista Agnelli . o)( IX )(o AVVISO DELL’ EDITORE. Bbenchè si abbia tutto il fondamento di credere , che chiunque sarà per leggere il presente libro , non potrà dubitare , eh’ elio non sia irrefragabile parto dell' immortale Autore , che li è nel Fsonùspizio nominato, ciò non ostante l'avvenimento accadutomi di aver un Gestito 3 dispetto della verità , eh’ era forse da esso conosciuta , ma che in-mgni caso poteva troppo facilmente rintracciarla, tentato di metter in dubbio presso il Pubblico l’autenticità delle Lettere di San Carlo Borromeo riguardanti li Gesuiti stampate in Lugano quantunque si fosse notificato il fonte , cioè la Biblioteca^ Ambrosiana , da cui s’erano fedelmente estratto ; m’induce anche nella Stampa del presente MS. a munire il mio Leggitore delle seguenti rimostranze , che mi lusingo saranno riputate più che sufficienti a riconoscerne la veracità . Quando un’ Autore confessa d’aver scritto su la materia in quistione , e che si ha un innegabile documento di tal confessione in un’ altra sua Opera , che tutto il Mondo risi cono- c)( X 5(0 cono s c? esser sua , è tosto questo un gran fondamento per credere , che il MS. prodotto sia opra precisa del citato Scrittore . Ora è certo , che Papa Lambertini palesa , ed attesta nella sua Constituzione , che comincia Omniunt Jollecituclinum registrata nel primo Tomo del suo Rollano, qualmente estend’ egli Consultore del 8. Offizio ebbe incombenza dalla san. metn. di Clemente XI. di stendere una relazione delle ragioni , che allegavano i Missionari oppositori, e difensori del Decreto del Cardinale di Tournon contra i Riti Cinesi , e Malabarici ; ecco le fedeli sue parole : ut- que res maturìus expediretur , auditìsjam non semel Mìffionariis prcedicdis , nobis in ut inori bus agentibus , fanùhsque Univerfalis Lnquijitionis Confultoris munus obeuntibus , mandavit , ut ab initio rem totam penitus cognofceremus , atque colle 5iis, quce ex utraque parte afferebantur , rationum momentìs , de illa ad S. Officii Congregationem pienissime referremus .... . Espone indi le serie sue applicazioni impiegate nella disamina delle ragioni , eh’ erano state dal!' una , e dall’ altra parte esposte , onde n’avea tratta una piena cognizione della causa , plenum inde haujìmus causce totius cognitionem , eoque res , quod ad nos attinebat , addurla erat , ut posemus jam de ea exaffle referre . Se Monsignor Lambertini era pronto a riferire tal Causa alla Sagra Congregazione del S. Offizio colla piena cognizione , eh’ aveva di està assunta, è troppo naturale la corife- f» o)( XI )(o seguenza , eh’ egli l’aveva scritta ; ed ecco la ve-ra origine del MS. la di cui edizione vi presento , cortesd Leggitore . Ciò ritenuto, non farebbe altro di mestieri , che dirvi , leggetelo , e v’assicuro, che non potrete a meno, ben considerata ogni circostanza , di ravvisarlo proprio suo lavoro ; ma amand’ io di meritarmi quanto più mi sia possibile la vostra^ grazia , non voglio tralasciare di prevenire la ricerca , che mi potreste fare del come pervenuta mi sia tal’ Opera inedita . E’ noto a tutta Roma, che Monsig. Gio: Domenico Giam- pedi Anconitano fu uno de’ più confidenti Familiari dell’ immortale Sommo Pontefice Benedetto XIV. , il quale lo dichiarò suo Sotto-Bibliotecario , e che a lui affidò vat-} suoi MSS. Per ciò comprovare io produrrò un Testimonio, che farà certamente creduto , cioè il Reverendissimo P. Francesco Asqua- sciati Gesuita Consultore de’ Sagri Riti . Egli potrà contestare d’aver avuto dal detto Monsignore Giampedi , solo però da leggere, un MS. di Lettere responsive puramente dottrinali del detto Papa , che dalle diligenze fatte si crede che in oggi esista presso l’Eminentissimo Sig. Cardinale To r regi a- ni. Che poi il surriferito Monsignore ne avesse degli altri , e fra questi anche il presente ora stampato , oltre l'autorità di molti ragguardevoli Personaggi in Roma , che ne fan fede, può non di leggeri servire di confermazione la premura , che si è avuta presso il Ministero Romano sotto Io scorso °)( XII )(o so Ponteficato , ed è troppo facile di congetturarsi di chi sia stata fattura , di subito morto Monsignor Giampe- di , estendo ancor fumante il di lui cadavere , far eseguire nella di lui casa una perquisizione unicamente diretta alla presa di detti MSS. Il colpo però non è riuscito, perché erano stati ben cautelati, onde gi’ Illustri di lui Eredi hanno tuttora il bel vantaggio di possedere codici sì preziosi Da tal limpido fonte è a me pur pervenuta l’Opera , che vi presento , cortese Leggitore; non posso però manifestarvi il modo , con cui l’ho avuta , Godete in tanto, che mi sia potuto riuscire di pubblicare questi aneddoti , onde sempre più rischiarare , e impinguare la Storia delie surriferite controversie , e de’ Gesuiti, che vi hanno avuta tanta parte, e vivete felice . DI- DISCORSO DI MONSIGNOR PROSPERO LAMBERTINI CONSULTORE DEL S. OFFIZIO, appartenente alla moderazione , e spiegazione del Decreto della chiar. mem. del Signor Cardinale di lournoiì fatto nell’ anno 1704, ec. ER camminare con ordine nell’affare , di cui presentemente fa di mestieri il prendere risoluzione, sarà questo mio ragionamento diviso in tré parti; nella prima delle quali fi esporrà lo stato della .Controversia ; nella seconda si riferiranno le ragioni di quelli , che domandano la spiegazione , e la moderazione del Decreto , di cui in appresto parleremo , e nella terza si diranno i fondamenti degli altri , che pretendono doversi osservare il .Decreto senza veruna moderazione , o spiegazione . PARTE PRIMA. . Nella q itale fi espone lo fiato della Controversia . ÎPEr entrare con qualche apparato nella materia , e per mettere in chiavo lo stato della Controversia, è necessario il premettere , che la Chiar. mem. del Cardinale Cario Tommaso di Tournon , allora Patriarca Antiocheno, Commissario, e Visitatore Apostolico nell* Impero della Cina , e negli altri Regni Orientali, fece nel giorno 24. di Giugno dell' anno 1704, ih Pondicherì un Decreto per levare di mezzo , e sradicate alcuni’ abusi su pèr sfiziosi , che si praticavano dai nuovi Còsiv ertiti , ' 1 s . "e: c ' A Fu % Fu questo Decreto confermato dalla Santità di N. S. nella Con_ gregazione del S. Officio tenuta il giorno- 7. di Settembre 170 6 . , e perché si seppe, che nel!' Indie Orientali crasi ( ciò non ostante ) sparsa una voce, che il Decreto del predetto Signor Cardinale di Tour- non era stato rivocato dalla S. Sede , comandò Sua Beatit udine nella Congregazione del S. Officio tenuta nel giorno primo di Settembre^, dell’ anno 1712., che si dalle suora un’ autentico Esemplare del Decreto fatto nel giorno 7. di Gennajo dell’ anno 1706 . in cui , come si è detto, era stato confermato 1 ’ altro del detto Signor Cardinale , ed in sequela di . questa risoluzione fu il Decreto del 1706. estratto dallo Archivio , e ridotto in pubblico Istrumento , fu trasmesio al Vescovo di S. Tommaso, e fu accompagnato con un Breve, in cui fu detto, che se gli mandava l’Istromento sopradetto , acciocché non solamente egli sapeste la verità del fatto , ma acciocché ancora ne facesse consapevoli gli «stri Vescovi , e Mistnnarj , ed il Signor Cardinale Sacripante , come Prefetto della S. Congregazione de Propaganda Fide, mandò copia del riferito Istroinento a Monsignor Visdolou Vescovo di Claudio poli con una lettera , incarto andogli il procurare, l’obbedienza , e l’esecuzione degli Ordini della Sede Apostolica , ed il Decreto del nominato Cardinale di Tournon, unitamente col Decreto del S. Officio del 1 706 . , e coll' Istrumento del 1712, si da nel presente sommario al numero primo . Non è qui mio penfiere di rapportare ciò, che si legge nelle lettere sopraggiunte Panno 1714., e Panno 1716. rispetto alla pubblicazione del Decreto, e del Breve di S. 8. in quélle parti ; imperocché i contrasti colà seguiti , non appartengono alla prese me. Controversia » in cui si strettamente si deve discorrere della moderazione , o spiegazione del Decreto del Signor Cardinale di Tournon , oltre di che sono state varie le notizie, e quello che si diceda.qna parte, è negato in tal guisa dalP altra, che non può formarsi sopra il fatto un' adequato giudizio . Sic- ; Sicché passando ad altre* quello die può sicuramente raccontarli, li è, che i Padri Missionari della Compagnia di Gesù nel Maluva* dell' Indie Orientali rie orlerò ne' mesi vallati a Nostro Signore supplicandolo con un loro Memoriale , acciò pendente il rincorso da essi fatto per la moderazione del Decreto del Signor Cardinale di Tournon , si degnasse di sospendere le pene, é censure in esso imposte , asserendo, eh* erano in grandissime angustie , mentre temevano d’incourece nelle Censure , caso che avellerò intesa diversamente dal legittimo senso la proibizione de’ Riti contenuta nel!' accennato Decretò , e soggiungendo , che il sospendere la Censura , e le pene , sinché si fosse presa risoluzione circa la moderazione , o spiegazione dell' inferito Decreto, pareva cosa non ripugnante, anzi coerente alla intenzione del più volte nominato Signor Cardinale di Tournon . Non furono i Padri Missionari esauditi in questa loro domanda , è. perché prestandosi la dovuta obbedienza al Decretò , ed al Breve , non v’ era verun timore Rincorrere nelle censure , e nelle pene, che sono imposte nel solo caso di contravvenzione > si perché sospendendosi le censure , av rebbe preso troppo piede la voce altre Volte sparsa nelf Indie Orientali , che fosse stato il Decretò del Signor Cardinale di Tournon rivocato dalla S. Sede , e finalmente , perché l'in- tenzione di detto Cardina le non fu di sospendere indefinitamente le Censure » ma per il solito tempo di tré anni , che già sono decorsi . E però prevalendosi il P. Priore dì detti Missionàri della libertà concedutagli di esporre alla $. Sede ciò » che poteva occorrergli in ordine a quello, che fu stabilito nel Decreto del Signor Cardinale» come si raccoglie dal Decreto del S. Officio » fatto nel giorno /. di Gennajo 1706. in cui Sua Santità disse ì Refcrib endum effe Domino Pa* triarebee , commendando illius pruâentiam * & zelarti » & quod exaSîè ebfervari debeant ea omnia , qua in Decretò fupradi 5 ìó faerunt ab ipfì prafcripta , doneC aliter 4 Sede apostolica pròvifurti fuetit postquam eos A L au- 4 auàierit , si qui erunt , qui aliquid , adv-rsuì contenta . in bujafmodi Decreto afserendwn habutrint ; è ricorso cori un Memoriale a S. Beatitudine, supplicandola di dare gli ordini opportuni per la sollecita spedizione della Causa principale della moderazione , e spiegazione del Decreto, ed essendosi degnato Nostro Signore rispondere al detto Memoriale nella forma , che degne : A Monsignor hambertint , che s' informi , e ne faccia relazione in Congregazione del S. Osi zìo : come si vede nel Sommario num.. z. , nasce da questo rescritto 1' onore , che ho d’inferire in questa S. Congregazione tutto ciò , che appartiene alla presente Controventa , e primi d’ ogn’ astra cosa tutt’ i Capi delle moderazioni , o spiegazioni , che si propongono, e che sono i seguenti , come piti distusamente si deduce dal foglio esibito dal P. Priore , e riferito nel Son.marie al numero terzo . Consistono le moderazioni, o spiegazioni del Decreto nei Capi , che sieguono . Primo nel Decreto si ordina, che tanto nel battezzare i f•;neiulii, quanto gli adulti non si tralascino i Sacramentali , e particolarmente la saliva, il sale, e l’insuslazione , e per moderazione, o sia- spiegazione si domanda , che questo Decreto debba intendersi del Battesimo solenne , e non del privato. , .nel quile parti coiarmenre si vorrebbe , che foste tollerato il tralasciare la saliva . Secondo nel Decreto, si comanda chet a -quali i-, che si battezza* ho, ^imponga; il nome .di. qualche Santo descritto nel Martirologio Romano , proibendo i nomi csegs Idoli , o siano penitenti della fassâ Religione , e nella moderazione , o sia spiegazione si domanda , che debba imporsi , per quanto si potea , jti. Battezzati il nome di qualche Santo descritto n,el Martirologio Roman-p-, e che sosto la proibizione de’ nomi degl’ Idoli non resti compreso suso de’ nomi - i udiste- retiti ,■ che lì praticano da gì' Indiani . < Tetzo. nel Decreto si proibisce alle Donne Cristiane maritate . il por- s portare al collo il Tali, come'rappresentante Immagine > benché informe dell’ Idolo Pullejare , eh’ è sopra le nozze , e se le permette il portare per segno del Matrimonio lin Tali coll' imagine dell a—, Croce , di Gesù Grillo, o della Beatissima Vergine ; si domanda nella moderazione , o sia spiegazione , che il Decreto non s’ intenda del Tali eipussvo ci’im eri.anelito indifferente, ma solo del Tali , che ha la fimi laudine , o firn magi ne del predetto Puliejare . Quarto rei predetto Decreto si proibiscono le feste , che coll’ invito de’ Parenti , Vicini , ed / mici si facevano sfacciatamente ali' ufo de’- Gentili , quando la prima volta veniva il mestruo alle Vergini Cristiane; nella moderazione, o sia spiegazione si domanda , che il Decreto debba intendersi della ss recinta pubblicazione , e delle feste ad uso de’ Gentili , ma non già d ima privata , ed onesta notizia , che facciasi ai Parenti , Vicini , ed Amici , siccome nemmeno delle congratulazioni , che si prendi no delie fanciulle Cristiane , facendosi il tutto per il fine , e contra segno della fecondità . Quinto nel Decreto si comanda ai Missionari il non abbandonare i Cristiani ammalati di vile condizione, chiamati P arreas, amministrandogli i Sagramenti , andandoli a ritrovare per assisterli , e Sacramentarli nelle loro Caie , senza aspettare, che con pericolo della loc vita siano portati alla Chiesa ; e nella moderazione , o sia spiegazione si domanda , ché si ammetta il temperamento altre volte proposto, ed approvato nel Concilio Diam petente di fare alcuni- Sacerdoti Missionari , che siano specialmente addetti al servigio dei predetti Cristiani detti Parreas , aggiungendo , che quando mai il Decreto -si doveste intendere dei Missioni!} , de’ Cristiani nobili detti Pandart debba al- tresi il'Decreto- aver luogo non assolutamente, ma solo nel calo , in cui senza pericolo di recare un danno maggiore alla religione Cristiana potessero cautamente- entrare nelle Case dei Parreas per ■ amministrare i Sagramenti . Sesto 6 Sesto nd Decreto si dice , che k Bolla di Gregorio XV., nella., quale si permette l’uso dei lavacri , per il solo fine di lavare il corpo , comprenda ancora i Misiìonarj , ancorché servendosi dei lavacri » lo face siero per esiste creduti sanniati , o sia Brammani , e nella moderazione, o sia spiegazione si demanda , che la licenza data ai Missionari di servirsi dei lavacri s’intenda in tutto, e per tutto secondo la citata Costituzione di Gregorio, senza veruna restrizione , o sia limitazione . Settimo si proibisce nel Decreto si benedire , ed il porre sopra le fronti de* Cristiani le Ceneri fatte collo stereo di Vacca , come allusiva ali* empia penitenza de' Gentili , istituita da Rutrena : si proibisce in oltre ai detti Cristiani il portate nella fronte, e nel petto i segni di colore, bianco , o rosso , dei quali si servono superstiziosamente gl* Indiani , e finalmente nel Decreto si riduce Tufo delle Ceneri alla disciplina Ec clesiaslica , tanto circa la benedizione , quanto circa la destribuzione : e nella moderazione , e spiegazione fi domanda , che la proibizione di portare ì segni di color bianco , o rosso s’intenda ad nermam della Costituzione di Gregorio XV. , che la proibizione delle ceneri s’intenda pure coerentemente a ciò, che è disposto nella citata Costituzione, e che finalmente esclusa ogni cenere * che sia allusiva ali* empia penitenza de'Gentili , siano permesse le ceneri , delle quali quella Gente comunemente si serve per cuocere I suoi cibi , e che quantunque non possa farsi la benedizione solenne delle Ceneri, se non nel primo giorno di Quaresima , posta però farsi la benedizione privata in altri giorni , come si pratica nel Fonte Battesimale , benedicendosi privatamente l’acqua per battezzare i fanciulli » che si portano alle Chiese, non ostante la solenne benedizione del Fonte Battesimale, che si fa nel Sabbato Santo ; e questo è quanto si pretende \ nelle moderazioni, o spiegazioni,che si domandano- PAR- 7 PARTE SECONDA. Nella quale s' inferiscono le ragioni di quelli , che domandano la spiegazione , e la moderazione del Decreto . SecodcIo l’ordine di sopra accennato si devono in questa seconda partetes- porre le ragioni di quelli , che domandano la spiegazione , e moderazione ■ del Decreto ; ed incominciando dal primo capo, in cui in sostanza si vorrebbe , che il Decreto, nel quale si prescrive l’ostervanza dei Sacramentali nel conferire il Battesimo s’intendeste del Battesimo solenne, e non del privato , in cui foste permesso il lasciare la saliva. Premesti! la regola generale, che essendovi una causa legittima , ed urgente si postone lasciare li Sacramentali , che di poi si suppliscono , quando fi apre una migliore , e piti comoda congiuntura ; e premesta l’avversione naturale , che hanno gì’ Indi ani alla saliva , che stimano pih abbominevole d’ogni altra cosa , inferiscono ì predetti , esservi una legittima causa , per cui può tralasciarsi suso della saliva nel Battesimo, altrimenti ( come essi dicono) ne seguirà, che non verranno gli Adulti a battezzarsi , che i Padri non porteranno i loro figliuoli a ricevere quel Sacramento , che i Missionari diveran- no odiosi a' Principi Gentili , e cbe finalmente contro d’essi si ecciteranno le consuete persecuzioni , ed in verificazione di quanto sin ora si è esposto portano una lettera dell' Arcivescovo di Goa , che si dà nel Sommario al num. 4., una dell' Arcivescovo Crangaooren- se, che si dà nel Sommario al num. 5. , ed un* altra del .Vescovo di Meliapur, che si dà nel Sommario al num. 6 . Conchiudendo , che, siccome nel principio della Chiesa nascente tvon era in uso la saliva , quando si dava il Battesimo , giusta ciò , . eh e attesta Vualfrido Scrabone de rebus Eccles. cap. 26. , Vasque* tom. s tom. 2. in te rtìam pcrtcm dìsptit. l66, cap. 4. num. 55. Siccome pure od principio della Chiesa nascente , i fedeli nel Battesimo si servivano del latte, e del miele , del quale oggi non si seivono , come— prova diffusamente il Visconti de antiq. B.iptismi ritibus lib. 5. e. 41.; cesi non deve patere cosa tanto strana -, che nelie nostre circostanze si permetta il tralasciare la saliva . Tanto piìi , che questa S. Congregazione del S. Offizio Tanno 1656. permise ai Cinesi il tralasciare nelT amministrazione del Battesimo/ Tufo della saliva , e ciò per lo scandalo , che quelle Genti , nè prendevano , e per il pericolo a cui si esponeva tutta la Missione y quali cose tutte hanno il suo luogo nel caso , di cui .presentemente— trattiamo. Alla spiegazione o sia modera zione del Decreto dei Sacramentali , succede Taltra dell’ uso de* nomi , e della loro imposizione nel Battesimo , domandandosi , che si metta il nome di qualche Santo descritto nel Martirologio Romano , quando tal uno si battezza , nel caso però solamente , che ciò si possa fare , c senza escludere T uso dei nomi indissero nti , che si praticano dagl’ Indiani TS’appoggia questa domanda a tre riflessioni ; la prima si è , che molti , e molti Santi non fono descritti nel Martirologio Romano ; la seconda che molti. Cristiani in Europa h anno nomi , che non sono dei Santi , e molti e molti hanno nomi de’ Santi non deferirti nel Martirologio Romano; la terza , che nel principio della Chiesa ecavi la costumanza appresso molti di non mutare nel Battesimo il nome , che' avevano , quando erano Gentili , ancorché i nomi fossero di false Deità. , come: sarebbe di Bacco, e di Mercurio , giusta'ciò, che osserva- -il citato Visconti de antiq. Baptìf. ritibus & carem. cap. 1;. , e però cammin Lodo, o coll’ uso moderno d’Europa , o coll’ uso della Chiesa nascente ( mentre le Missioni , delle quali parliamo,- postano dirsi Chiòsa .'nascente ) sempre ne siegue , che possa tollerarsi' Tufo de* nómi 'fasti sseremi , che e 9 Che il precetto di servirsi di un nome d’un Santo descritto nel Martirologio Roma no debba intendersi nel caso, in cui ci<> polla farsi eoa comodo . Pasiando al Tali, rispetto al quale domandasi , che la proibizione dei Decreto non si estenda al Tali espressivo di un' ornamento in- disterente , ma solamente al Tali , che posta avere similitudine , o esprimere l’immagine dell' Idolo Pullejare , si esibisce in primo luogo il Tali , che si permette nelle Missioni, e si pretende, che dalla oculare ispezione si ricavi , rappresentarsi in elio un’ ornamento indifferente, e non mai l’immagine dell' Idolo . Si dice in oltre, che in quelle partii assolutamente necesiario, che le Donne maritate portino il Tali, come si deduce dal Decreto del Signor Cardinale di Tournon, e molto pisi dalle lettere sopracitate dell' Arcivescovo di Goa , e dell' Arcivescovo Cranganorense , e eh’ è impossibile mutarlo, estendo U di lui forma prescritta ad ogni Tribsi'; nulla giovando il dire, che può portarsi un Tali, che esprima una Croce, o 1’Immagine di Gessi Cristo , o della Madonna Santissima , perché si eccitarebbero gravi persecuzioni contro i Fedeli , o per lo meno quelle Donne , che fossero ritrovate con un Tali di questa fatta, sarebbero cacciate dalle loro Tribsi ; nè il danno generale della Missione , e molto meno il par. ticolare delle dette Donne possono ammettersi col supposto , eh’ essi provengano dal professare la Religione Cattolica , non essendovi nella Cattolica Religione verun’ obbligo , o precetto positivo di portare— sempre un segno protestativo della Fede , insegnando comunemente i Teologi con 8. Tommaso quest. ij. art. r., che non è veruno obbligato , sempre , ed in ogni luogo a professare con segni esteriori il Cattolichi smo , ma solo in quei casi , ne’ quali obbliga il precetto della Fede ; e quando mai si soggiungesse , che altro è non professare con segni esteriori la Fede Cattolica , altro il portare un soli IO segno allusivo ad un Idolo ». non manca la risposta a questa opposizione , ed è , che il Tali non esprime ^immagine dell' Idolo Pulle- jare , e quello, che pisi importa, quando per impossibile rappresentasse la detta immagine, significando ancora il contratto civile, sempre dovrebbe permettersi Tufo del medesimo , per isfuggire le persecuzioni , ed i gravissimi danni , che operando diversamente Rincontrerebbero , come si deduce dalle lettere sopra citate de’ Vescovi; ed in fatti sembra assai a proposito la dottrina del Vericello de Miffio- nibus Apcflolicis titolo primo questi. 14. Sect. 4. stando Tallo, fnnt si m gna , ut apud illam gentem duplicem habeant figmfìcatiomm ad piaci, tum, ntmpe Idololatrice , ac nobilitatis , aut dottrina , ut apud nos eji Crux S. Jacobì , S. Joannis &c. probabile e(ì eam delationem signor um ex gravissima, causa licitata effe ; quia cum ex communi infiitutione ta sìgna habeant duplicem ufum , ntmpe fasce fedite , & nobilitati! pgnifìcationem , potest quis ad unum uti , ir non ad alterum finem ; ergo ab iis fìgnis feparabilis efl Jignificatio ldololatrice ; ergo tunc ex gravi causa eorum ufus licitus ; e molto pih a proposito è quello» che fi legge nella Costituzione di Gregorio XV. della quale parleremo in avvenire . Portavano i Brammani un Cordone composto di tré fili in segno della loro Nobiltà , e per onore dei tré Dei della loro gente . Nella citata Costituzione fu proibito il portare detto Cordone » ma solamente per il fine della detta Idolatria , ma non già sempre -, ed aflolu- tamente, mentre fu ai detti Brammani conceduto il portarlo in memoria della SS. Trinità , e per segno della Nobiltà , e distinzione—’ della famiglia . Subentra il punto delle Feste, che fan si , quando viene la prima Volta alle Vergini Cristiane il mestruo , domanda ndosi , che il Decreto proibitivo 'di queste feste , s'intenda di quelle , che fansi ali’ ufo jàe’ Gentili , ma non dell’ altre , che si fanno senza sfacciataggine , e per e per la sola congratulazione della soprsgiunta seconditi ; trattando di questo punto si dice , che in quelle parti , quando viene la prima volta il mestruo ad una Vergine, ella si nasconde dalla Madre in un angolo oscuro della Casa , e la pubblicazione di ciò , che siegue > si fa dai di lei Geni tori , ed allora concorrono i Parenti, e gli amici , rallegrandosi con ogni modestia del segno della seconditi , ed essersi la Vergine liberata dell' infamia , a cui sono sottoposte l'altre— che non hanno il benefìcio del mestruo, e ridotto Tastare a questi termini , si pretende, che posta, e debba tollerarsi, essendo imposti-», bile l’impedire il concorso degli Amici, e Parenti Gentili alla casa della Vergine » a cui il mestruo è venuto la prima volta , come attesta l’Arci vescovo Cranganorense nella lettera so p caci ta ta. Aggiungono , non essere capricciosa Tinterpretazione , che le seste , che si fanno , si fanno per il segno della fecondità , sapendosi che il mestruo è indizio della medesima, giusta ciò, che insegna l’Abulense in Levit* ia. quaest. 7. Cum me ante illum , nec postquam ceffaverit ■, semina poffunt concipere , & effe Matres ; unde Gen. 18. ad aflendendum , quod Sara conceperat miraculosè , dicitur , quod defierant Sarte fieri mitîisbria ; e siccome nel Deuteronomio al cap. 22. fu comandato da Dio, che gli Ebrei conservassero il panno tinto col sangue della_, Verginità, e lo spandessero alla presenza dei Seniori della Città, e ciò per Teneste» fine di provare la precedente Virginità ; cosà sembra potersi almeno tollerare Tufo delle Feste , quando alla Vergine Cristiana viene Tufo del mestruo » facendosi le medesime per il fine onesto della sopragiunta fecondità, e q uantunque alcuni Interpreti della Sacra Scrittura siano stati di sentimento , che il citato passo del Deutoronomio non debba intendersi letteral mente , sono però essi confutati dalF Abulense nei Commentari al detto cap. 42 . , e coll’ Abu- lense concorda TOleastto , ufqite badìe aliqute apud noi ojìendunt htBc » ut monflrent , se tene pudoretn filiarum fuarum cuftodiffe . B2 Qi:in- 11 Quindi prosteguendo il ragion marito della moderazione , o spiegazione del Decreto , tre iono le cose , che restano da esaminarsi . Risguarda la prima i Sagramenti da amministrarsi a’ poveri Cristiani ammalati , chiamati Parreas , insinuandosi , che non possono obbligarsi i Missionari de’ Cristiani nobili , detti P andari , a far questo pasto , se non quando cessi il pericolo di recare un maggior danno alla Religione Cristiana , e che sarebbe a proposito il destinare alcuni Sacerdoti Missionari al servigio delia povera Cristianità di quelle Parti . Risquarda la seconda cosa Tufo de’ lavacri , richiedendosi , che in questo particolare non si fàccia veruna alterazione alla Bolla Gregoriana , di cui parleremo in appresso . Risguarda la terza cosa_, ]>uso de' segni nella fronte , e nel petto , e quello delle ceneri fatte collo stereo della Vacca , supplicandosi , che tutto ciò s’intenda ad normam della citata Costituzione Gregoriana , e che permettasi l’uso delle Ceneri usuali , siccome pure la benedizione non solenne delle medesime fuori del primo di di Quaresima . Laonde ragionando dei Sacramenti , che devono amministrarsi ai Parreas : in ordine al qual punto cosi si legge nel Decreto Pontificio , riferito nel Sommario num. i. Quo vero ad quafiionem de quì- busdam ignobilibus , ac infima fortis bominibus , qui in eis regionibus vocantur Parreas, & a nobilìbus tamquam infames , & damnati vitan- tur , Sanbîitas sua dìxit, qttod separatim examinar't debeat : si adducono le seguenti ragioni per comprovare l’assunto . Dicesi dunque , che il Decreto sarebbe l oc rosa n to , se foste possibile metterlo in esecuzione , ma che l’esecuzione è impossibile , perché estendo i Parreas uomini vilissimi , sono talmente odiati dai Nobili , che chi tratta con quelli non può trattare con questi , conforme diffusamente attestano i Vescovi nelle loro lettere già citate. Dal che deriva , che quando i Missionari entrassero nelle loro Case per amministrargli i Sacramenti > si eccitarebbero contro le persecuzioni , diventerebbe la Religione Cattolica 1 $ tolica dispreggievole , e non potendo i Missionari trattare coi Nobili, le persone Nobili non si convertirebbero; quali cose tutte dimostrano, che il Decreto deve spiegarsi nei modo accennato, che i Missionari entrino nelle case dei Parreas , allorché ciò posta farsi senza danno della Religione Cattolica , quando per levare ogni inconveniente non si giudicaste pili addattato il mezzo termine proposto di destinare Sacerdoti particolari per sovvenire alle indigenze spirituali dei Parreas , e particolarmente in ordine ali' amministrargli i Sacramenti nelle loro case , nelle quali sebbene oggidì non entrano i Missionari » vanno però, e si fermano in alcuni luoghi vicini , ne' quali si fanno i Parreas portare per ricevere ciò , che gli è neceflario in ordine ai bisogni dell' anima Quanto sin' ora fi è detto sembra a chi domanda la moderazione, o spiegazione del Decreto , che posta bastare per il punto , di cui presentemente si tratta , ma quando per impossibile non bastasse , apportano essi due motivi, uno di fatto, e salerò di ragione, che stimano irrefragabili . Il motivo di fatto si è , che nel Concilio Diam perente , la di cui autorità è molto esaltata anche da chi è contrario a qualsivoglia moderazione, si legge , che dopo un maturo Consiglio non si è potuto ritrovare il modo di unire i Parreas con i Nobili , e che quando ciò fi voleste fare , si ridurrebbero i Missionari in uno stato affai cattivo, e che però non si può in queste conseguenze far altro , che destinare una Chiesa a posta per j Parreas , ed un Sacerdote particolare per essi , che nemmeno sia obbligato ad entrare nelle loro Case per Sa- gramentarli , soggiugnendosi nel detto Concilio , che in tempo di malattia potranno farsi portare alla Chiesa in un letto gestatorio , come si vede nel Sommario num, 7. Sicché se il temperamento' di destinare un Missionario apposta è stato insinuato nel citato Concilio questo motivo *4 rivo di fatto pare , che inetta in sicuro la moderazione del Decreto îr. questa parte . Il motivo poi di ragione è il seguente . Insegnano i Teologi, che jl bene comune deve prevalere al particolare ; e che il Parroco, che è obbligato anche col pericolo della vita ad amministrare i Sacramen. ti ad ogni suo suddito , non i sottoposto a questa obbligazione, quando , amministrando i Sagramenti a qualche particolare , foste per so~ pragiugnere alla Comunità qualche grave pericolo ; per cagione^, d’esempio dicono i Teologi , che non sarebbe obbligato il Parroco , quando fosse Punico Sacerdote del luogo ad amministrare i Sacramenti ad un’ appestato , perché morendo egli , tutti gli altri resterebbero senza Pastore. Suarez in 3. part. tom. 4. difput. 44. seti 3 num. 15. Prapos. in tertiam part em , quest. urne. de Sa tram. Sacr. Vati. dub. 6 . num. 17. Diana frati. 3. refohtt. 83. Caflropal. tom. l. frati. 6 . difp . 1. punti. 9. num. 11. Amministrando i Missionari > Sagramenti ai Par- reas nelle loro case è evidente il danno della Missione , e di tutta la Comunità de' Cristiani ; e cosi camminando col fondamento della ragione Teologica , si apre la strada al mezzo termine proposto di destinare un Sacerdote , che amministri nel modo divisato i Sacramenti a quelle Genti di vile condizione , e cesta l’obbligo per altro spezioso di trattar tutti in un modo , di attendere alla salute non meno dei Nobili, che de' Plebei, avendo Gesîi Cristo sparso il suo Sangue per tutti : Non teneor resistere : sono parole del Vericelli nel suo trattato de Missioni bus Aposiolìcis tir. a. de Cbarìtate cap. 66 . punct. 7. Non teneor resistere , ne unus aut pravertatur cum pericu'o vita , qua ne- cessarla est populo tiâelì , aut cum perleulo ne ej'ciantur a loco Mifsio- nis omnes Sacerdotes Catbolìci ; ratto est , quia bonum commune prava - lere debet bona privato paucorum . Dai P arreas facendo passaggio ali' uso de’ lavacri è necessario il sapere, esservi una Costituzione di Gregorio XV., che specialmente ris- -5 risguarda questa materia , e che si da nel Sommario a! num. 8. secondo l’inteìligenzu di chi prega per la moderazione , e spiegazione del Decreto , la Bolla Gregoriana non deve estendersi ai Missionari e quando mai per im posti bile si estendeste ai Missionari , non pud restringersi al solo caso di ristorare , e di lavare il corpo . Non, deve estendersi a' Missionari , perché la Bolla parla dei Brani mani . Quando si estendeste ai Missionari , non può la Bolla restringersi, al solo caso di ristorare , e di lavare il corpo ; sì perché questo caso è esposto nella Costituzione non taxativè, ma de monflrativè , sì perché è impossibile il supporre estere proibito il lavarsi, o per compiacere ad un' amico , o per mortificare il corpo nel tempo d’In- verno , o per guadagnare , come alcune volte è succeduto , qualche anima a Gesù Cristo , imperocché vedendo i Gentili ( ai quali è di molta soddisfazione l’iìtituto de’ Sanniati o siano penitenti ) levarsi i Missionari di buon ora , entrare senza paura dell’ asprezza del freddo nell’ acque , si sono alcune volte convertiti per l’esempio di questa insigne penitenza , e finalmente, perché l’intenzione del Sommo' Pontefice Gregorio XV. stata di esc l.udere dai lavacri la superstizione, e quando la superstizione sia esclusa se ne può senza dubbio ammettere Tufo : non ostando in veruna maniera il dire, che i Gentili prima di sacrificare si lavano , e che però a’ Missionari non deve efler permeilo il lavarsi avanti le loro sagre funzioni, quasi che lavandosi in questo tempo debba Tatto qualificarsi come superstizioso . Mentre i Greci, ed i Romani Gentili si lavavano prima di sacrificare, e lo stello facevano i primi Cristiani , avanti di fare le loro preghiere, come fi deduce dalla lettera di S. Paolo ad Timoth. cap. îo. , e dopo S. Clemente Hb. 8. Conflitat. cap. ; 3 . attestano S. Gio. Grisostomo in Jo - annem bomil. 52. , & bomil. 3 6. ad Populum . 8. Girolamo nella sua_» Lettera $0. , ed Eusebio nelle sue Storie al lib. s. cap. 4. descrivendo il nobil tempio fabbricato da Paolino , dice, che dirimpetto ad esso i6 elio eranvi le fontane , alle quali si lavavano coloro* che volevano in elio entrare . Se dunque Tufo dei primi (iridiam di lavarsi avanti di entrare nella Chiesa , e di pregare il Signore » non su giudicato superstizioso , ancorché lo desio si faceste dai Gentili , nemerro potrà dirsi, che sia cosa superstiziosa , se i Misiìonarj de' nostri tempi prima delle loro Sacre Funzioni si lavano , ancorché lo desio rito oggidì si pratichi ancora dai Gentili . Finalmente in ciò , che appartiene ali' uso delle Ceneri , fi ammette da chi domanda la moderazione, o spiegazione del Decreto, che sono detestabili quelle Ceneri, quali sono benedette dai Gentili con preci sacrileghe , avendo per oggetto il rammemorare l’empia penitenza di Rutreno ; ma quello che si pretende si è , che ciò non posta dirsi delle Ceneri benedette nelle debite forme dai Sacerdoti Cristiani , ancorché siano composte collo stereo di Vacca , ancorché non siano benedette nel primo giorno di Quaresima . Che non siano detestabili quelle Ceneri, che sono benedette dai Sacerdoti Cristiani nelle debite forme, si prova con Tordinazionc di Monsignor Stefano de Britto già Arcivescovo Cranganorcnse , che fi dà nel Sommario al num. 9. Che non posta dirsi, che siano detestabili per essere composttJ collo stereo della Vacca, si dimostra colla riflessione , che questa è la cenere usuale di quei Paesi , ne' quali per cuocere il vitto si ab’ bruggi a il detto stereo . Che non siano detestabili le Ceneri , ancorché non benedette nel primo dì di Quaresima , ed ancorché portate fuori di quel giorno , si potrebbe comprovare con molte notizie , ma per ora basti Tac- cennare Tufo antico della solenne penitenza , nel tempo della quale gli amichi Cristiani si coprivano di cenere , come dice S. Isidoro lib. 4. de Ossi. Eccl. : Cineree asperguntur , Parla de’ Penitenti , ut sint memoree , quia cinte, & pulvie sunti ed il Saufai in sua Panologia_ Sa- *7 Sacerdot. pare. z. lib. z. art. n. cosi soggiunge : Pcenitentixm super capita Cineres aspergi omni tempore , quo ad publicam pcenitentiam ai * mittebantur , ritus sere cum Religione Christìana exortus e(i . Alle quali ccse se mai si opponeste, che poetano i Gentili la polvere nella fronte per rammemorare stempia penitenza di Rutreno ,e per motivo di vanità , come si porta in Europa la polvere di Cipro sopra i capegli, si replica non estere buono l’argomento, che siegue Portano i Gentili la cenere per superstizione, e per vanità ; dunque— non la postono portare i Cristiani in segno di penitenza , e quando quella sia benedetta nelle debite forme dal Sacerdote ; l’argomento concluderebbe , se si pretendeste di lasciar portare ai Cristiani la cenere benedetta dai Gentili, e per lo stesso fine , per cui si porta dai Gentili; ma non quando si dice dì lasciar portare ai Cristiani le Ceneri santificate colla benedizione Ecclesiastica , e per un fine totalmente santo. Potrebbe in questo proposito addursi l’esempio dell' antica Chiesa, che «on proibì ai Cattolici il portare nel tempo della penitenza le Ceneri , ancorché i Donatisti le profanassero , aspergendone per infamia le Vergini Cattoliche, come attesta Ostato Melevitano lib. z. adverfus P armenionem ; confecratas Deo aspersisiis immundis Cineribus , ma pisi adattabile sembra l’esempio di sopra accennato del Cordone di tré fili , che portavasi dai Gentili per venerazione dei tré loro falsi Numi , e che Gregorio XV. permise a’ Cristiani portare in memoria dell’ ineffabile mistero della Santissima Trinità : oltre di che è regola generale , che non potendosi sradicare gli abusi dei Gentili , sia spediente santificarli, e permetterli in questa maniera ai nuovi C ristiahi come ne’ tempi dell' antica Chiesa pisi volte è succeduto , e come considera Walfrido Strabene de rebus Ecclesia cap. z. Omnipotens & compatiem Creator fabiura sua volem undequaque consistere ( quia vero propter fragilitatem carnalium omnes consuetudines pariter folli non pofs e sciebat ) permifit & jussit , quetdam sibi obedienter exìberì , qua Dcemonim C h us i8 bus damnabilitcr ab impiis foîvebantar ; e poco dopo, Deus ut deflrueret Optra Diaboli , quadam sibi exiberi voluit a Cultoribus fuis , qua Dx- monts prius persuaferunt errantibus . E questo è quello, che di sostanziale si contiene nelle scritture altre volte esibite,al S. Offizio da quelli, che pregano per la moderazione o spiegazione del Decreto , che non essendosi ritrovate nell’ Archivio di quel Tribunale , mi sono siate date dal P. Priore de' Missionari della Compagnia di Gesti nel Mal a bar, essendo per un’esatta notizia di tutto Tastare necessario Tavvertire ; primo , che le dette Scritture furono'esibite , dopo che il Decreto del Signor Cardinale di Tour- non era stato confermato dalla Sede Apostolica , e. che non ebbero verun ufo , perché questa controversia allora non fu proseguita ; secondo, che quello , che si è posto nel Sommario , è autentico; terzo, che nel Sommario non li fono poste per isfuggire le superfluità molte attestazioni dei Missionari della Compagnia di Gessi , dei loro Catechisti , e de’ Neofiti, non dicendo le medesime cosa alcuna di pisi di quello , che si legge nelle lettere de’ Vescovi già altrove riferite. ■ PARTE TERZA. Nella quale fi espongono i fondamenti di quelli , che pretendono doversi osservare il Decreto senza veruna moderazione . di sopra si c osservato consiste il primo punto nella domanda , che si fa di potere nel Battesimo tralasciare la saliva , è che il Decreto del Signor Cardinale di Tournon s’intcnda solamente del Battesimo solenne . S’impugna questa domanda colla considerazione , che T ufo della salir r- saliva nel Battesimo è antico, ed è pieno di mister} , come si deduce dalle seguenti autorità . S. Gregorio nel lib, Sacrano. ad Catbecbtzandum infanterà cosi dice i Deinde vero tangat ei atrres & nares cum digito de f^uto , & dicat ad aurem dextcram Epbeta , quod est adapertre , ad nares in odoran sua• vitatìt » Leda Homìlia in Evangelium Dominicte XII. posi Trinitatem ; quod aie Epbeta , idest adaperire , propter auree > dicit , fanandas , quas sur- ditas diutina clauserat , sed ad audiendum jam taClus patefecit ipstus * Vnde credo mos inirebuerìt Ecclesìa » ut Sacerdotes illius bis » quos per- cipìendis Baptìfmi Sacramenti preparant , prius ìnter catera corifecra- tionis exordia , & saliva oris fui nares tangant , & auree âicentes Epbe- ta , saliva quidem oris f ni gufiam , quù incìtanài fune , superna fapìen- tìa designant » per taClnm vero Narium , ut aòjetìis deleZhtiotìibus no- xirs, folum Christi femper ampleftantur oderem . Alcuirriis de Offic.' Eccles. cap. 19. Inde tangit ejus nares & aurei de sputo , & dicit ad aurem dexteram Epbeta , q ioi est ai’per ire » ad nares in oderem f uavitatìs . Haimo ad Dominicam XIII. posi Pentecostetì . Confuetudo èst Sa- cerdotum , ut eo rum linguam , & nares , quos taxbechizant , sputo iati* gant , ipstus ‘Domini verba dicentes Epbeta . Rabanus Mauruš de Instit. Cleri lib. t. Câp. 27. Tanguntut et na. tes & auree cum saliva , & dicitur ìllud verbum . quod Cbristus dixit ad furdum , & mutum , Epbeta , quod est adaperire . Hoc enim Sacra* mentum hic agitut , ut per salivam Typicam Sacerdoti , & tatfum » fapientia & virtus Divina tjufdeni Casbe eumeni operet ur , ut iperiantut r nares ad acciptendum odorem notitict Dei , ut aperìantut Mi & àurei ad audiendum mandata Dei . tv o Carnotensis in Sermone de Sacramenti Meopbitorum r PosteeLS tanguyjtur ei attres & nares cum saliva . Salivi qw.ppe a Capiti defeen- C r dit 40 dit in os , superna/» significam sapientiam , cujus taBu & aures corâis aperiuntur ad intellìgendum V'erbum Dei , & nares ad repellendum fceto - rem mxìarum deleblationum . Hugo Victorinus de Sacramentis Fidei lib. i. cap. 18. Deinde tan~ guntur nares & aures cum saliva , qua quoniam a capite descendit supernam fignat sapientiam . Se dunque Tufo della saliva nel Battesimo è antico , e misterioso» quelli che ostano a qualsivoglia moderazione , e dichiarazione del Decreto, conciaiudono doversi il Decreto pienamente osservare, tanto piti che negli antichi Rituali , e nell’ ultimo stampato ancora per ordine del Sommo Pontefice Paolo V. trattandosi dell' amministrazione del Sagramene del Battesimo , si leggano le seguenti parole : Poste# Sacer- dos digito accipiat de saliva oris fui , & tangat aures , & nares infanti s , tangendo vero aurem dexteram & fintflram dicati Epbeta , quod est adaperire , deinde tangat nares , dicens in c,darem fuavitatis . Tu MUtem effugare Diabole ; appropinquabit enim judicinm Dei. E quantunque per parte di quelli , che -vogliono la spiegazione , e la moderazione del Decreto, si soggiunga, conforme abbiamo veduto , che al Decreto può darsi l’intelligenza , eh’ egli parli del Battesimo solenne , e che estendo la saliva una cosa molto abbominevole in quelle parti, nè seguirà, che adoprandola nel Battesimo , non porteranno i Padri i loro figliuoli a battezzarsi , nè gli Adulti verranno a ricevere quel Sagpamento giusta le riferite attestazioni de' Vescovi . Sì replica però in primo luogo, che la salivasi adopra in ogni Battesimo eccettuando quello , che si dâ nel caso di un evidente pericolo di morte, supplendosi però le cerimonie tralasciate , se mai per av_ ventura il Battezzato risanasse : Cum urgente mortis periculo ; sono parole del Rituale Romano , vel % alia cogente nec e fiatate , sive parvulm , five adultus facris precibus , ac caremoniis pratermifils fuerit haptizatus , ubi convaluerit , vel cejsaverit perìculum , & ad Eccl esiam delatus fuerit Il rìt, omma fupleantur . Il che comprova non doversi il Decreto resiri- gnere al solo Battesimo solenne , tanto maggiormente' , che è quasi impossibile conferirlo nelle Missioni , in tal maniera , che determinandosi , che la saliva si adopri nel solo Battesimo solenne , è lo stesso che determinare , che non mai si adopri, ed in secondo luogo facendo passaggio ali' abominazione , che si dice avere quelle Nazioni alla saliva , e ciò che siasi delle attestazioni de’ Vescovi, delle quali altrove parlerassi , strettamente si risponde , che nel Concilio Diamperense alla Se{s. 4. de Bapt. decret. 14. si ha la seguente determinazione : ltaqu&-> pracipit , cioè il Concilio , sub eode m refcripto , parlasi del precetto dell’ obbedienza , ut omnes Cafanares , & Vicarii hoc conficiant Sacra - mentum cum Ritibus , Car^emoniis , Exorcifmis , & Orationibus , qua m Caremoniali Romano conttnentur . E però contendendosi nel Rituale Romano , che nel Battesimo si adopri la saliva , ed essendo stato tenuto l’allegato Concilio nell’ anno 1559. nella Città di Diamper nel Regno Coccinese colla presenza di Monsignor Alessio Menesio Arcivescovo di Goa dell’ ordine di S. Agostino, coll’ assistenza di molti Padri Gesuiti peritissimi de’ costami del Malabar , e di 155. Preti, che si chiamano Cafanares, e di 675. Deputati , o siano Proccuratori de’ Popoli compresi nella detta Diocesi ; due sono le conseguenze , che si deducono da questo fatto ; la prima delle quali si è , che estendo il Decreto del Signor Cardinale di Tournon conforme allo stabilito nel Concilio Diamperense , nè può nè deve ammettere moderazione o spiegazione ; la seconda fi è , che quand’ anche quei Popoli avellerò come si dice in una somma abbo- minazione la saliva , non è però mai verisimile , che siano per ritirarsi dal ricevere il Battésimo per cagione di quella , dovendosi supporre pili informati d’ogni altro quelli , che furono al Concilio di Diamper , e non potendosi credere, che non avessero eccettuata la saliva , 0 almeno non sosterò rincorsi alla Santa Sede per ottenerne la di- dispensa , se usandola nel Battesimo si fossero temuti quei mali , che ora si vanno pronosticando . . Nulla giovando l’asserire , che nels anno 1 6$6 fu conceduto il tralasciare la saliva nel Battesimo , che si dâ ai Cinesi , sì perché questo Decreto del S, Ostie io non st esibisce in forma autentica, sì perche sarebbe necessario il dimostrare , che nel caso presente concorrestero quelle circostanze, che concorsero in quello d’allora , e finalmente » perché la medesima S. Congregazione nel giorno z. di Maggio 1703. cosi rispose ad uno de' quesiti del Vescovo di Quebec : Quarìtur ntrum obfervanda sint Baptifmi etere mania in illis Mifiìonibus, in qui- bus nulla adhuc reperiuntur Ecclesìa , vel in quibus ufus non inva - luit adhiber.di untliones , alias que caremanìas Baptifmi , an ommitti pojjìnt ss Refolutio ~ Non effe ommittendas , imo curandum , ut ubi non invaluìt earum ufus introducati . Continuando la materia del Battesimo , subentra il secondo punto, nel quale si propone , eh’ essendo stato prescritto nel Decreto , che § imponga il nome di qualche Santo descritto nel Martirologio Romano a quelli , che si battezzano , esclusi i nomi degl* Idoli , ciò s’intenda quatenus fieri potest , e senza levare i nomi indifferenti , che sono in uso presso gf Indiani . Questo assunto è contrastato, perché nel Catechismo Romano al num. 75. sono gagliardemente ripresi coloro , che nel Battesimo impongono il nome di qualche Gentile : Qtiare reprahendendi funt qui Centilium nomina & eorum pracipuè , qui fceleratijfimi fuerunî tam dìli- genter confettanti , & pueris imponunt , cum ex eo inselli gì poffìt, quanti Cbristiana pietatis fiudium faciendum exìstiment , qui ìmpiorum bomìnum memoria tantopere delegavi vtdentur , ut velini fìdelìum aures bujuf- mod't profanis nominibus undique circumfonare . Qui habet aures auàiendì audìat , quid fpiritus dicat Ecclesiis . Si aggiunge-, che negli Atti della Chiesa di Milano al tomo pri- r; mo , Concilio 4. Provine iole tenuto otto S. Cado Borromeo pag. 109. si leggono le seguenti parole : Curet idem , parlasi del Parroco , ut in~ fantibus proprio nomine in Baptìfmo appellandis ea nomina non impon an- tur , qua turpia aut ridicala funt , quave Genttlium , atque adeò im- piorum , & impurorum bominum memoriam re strani , fed illorum , qui ab vera pietatts , ac S. Relìgionìs , vìrtutifque Christiana laudem fanblorum numero adferipti funt , ut in ipfo vita ingressa cum Etbn'tcis ne nomert quidem commùni fideles bah ere velie proteflentur , & ipst Infantes etìam cum atate processer int nominum similitudine ad eorum, a quìbi-.s ili a accepta funt , imitationem exci tentar , & propterea , quos imitart (iudent , eof' de>n quoque frequentins precentur , ac fperent eos potisìmum Jìbi ad fa m lui enti tum anima t um corporis Advocatos sore : il che pure si legge—, nelle Istruzioni del Battesimo stampate nel medesimo tomo pag, 414. Finalmente nel soprani tato Concilio Diamperense sejs. 4. de Baptis. decr. i5. , così fu stabilito : & cum infette Dioecefi Cbrijìiani fibì im- ponant plura n emina Sanblerum legU veteris cum aliis propriis natura~ libus Patri ce , idefl ex bis , quibus utuntur Genti les , ita ut pauci vo~ centur nominìbus legis grafia , pracipit Synodus , quod nomina pe r Bap- tismum imponenda a Sanblis legis grafia defumantur , fpeciatim a Sanfîi* Apostolis , & Santtts Magis in Ecclesia versati s . Laonde se il Decreto è conforme al Catechismo Romano, al Concilio Provinciale di Milano , se il Decreto è pisi ampio di quello , che fu determinato nel Concilio Diamperense, mentre secondo questo i nomi di quelli, che si battezzano devono essere di qualche Santo appartenente alla legge della grazia , e secondo quello basta , che siano di qualche Santo descritto nel Martirologio Romano , nel quale Mar* tiro’ogio sono descritti molti Santi appartenenti al Testamento Vecchio , deve il Decreto restare intatto, e non è luogo a veruna mo* derazinne . Non ha che fare , che nel Rituale Romano si dica , che si met- - tano -4 tano a Battezzandi i nomi de’ Santi , qaatenus sieri potesi , come si vede nelle seguenti parole : Et quoniam iti , qui baptìzantur ,tamquam Dei fìliis in Chrifto regenerandis , & in ejus militiam xidfcribendis no - men imponitur , c uret ne obfcana , fabulosa , aut ridicala, vel inanium Deorrnn , vel impiorum Et hnìcorum bominum nomina imponantur ; fed potius, quatenus steri poteft , fanbìorum , quorum excmplis Fideles ad piè vivendum excitentur , & patrociniis protegantur . E che molti in Eu-* ropa non hanno i nomi dei Santi , e che non tutt' i Santi sono descritti nel Martirologio Romano, imperocché lasciando da parte il timore , che hanno quelli, che sono contrarj alla moderazione , e spiegazione del Decreto, che permettendosi Tufo dei nomi indifferenti , e non imponendosi la necessità dei nomi dei Santi , saranno mai sempre questi posti in abbandono , la forza maggiore consiste in questo, che è cosa buona , e lodevole, ed addattata al mantenimento della Religione Cattolica in quei Paesi suso de’ nomi de’ Santi descritti nel Martirologio Romano ; e potendo non che il Commi star io colla facoltà di Legato a Lettere , com’ era il Signor Cardinale di Tournon , ma l’Ordinario far leggi particolari , ohe siano non contra Canones , ma prater Canones , ciò basta per impedire, che il Decreto, del quale si tratta , non resti sottoposto a veruna moderazione , o spiegazione. Alla questione de’ nomi da imporsi nel Battesimo succede l’altra del Tali , avendo il Signor Cardinale di Tournon proibito portare il Tali rappresentante l’immagine , benché informe dell’ Idolo Pul- lejare coll’ esortare a sostituire in di lui luogo un altro Tali coll’immagine o della Croce , o di Gessi Cristo , o della Beatissima Vergine , e domandandosi , che, esclusi i Tali dell’ Idolo Pullejare , non sia proibito portare gli altri , eh’ esprimono ornamenti indifferenti col soggiungere , che quando si portassero Tali ordinati coll’ immagine di Gessi Cristo , e della Beatissima Vergine , si esporrebb ero Ie_, Donne Cristiane maritate ad un evidente pericolo di morte. Par- 25 Parlando dunque di questa controversia quelli , che sono contrar*] ad ogni moderazione , o spiegazione del Decreto, dicono , che il Tali , che si pretende di lasciar portare , esprime fistolo Pullejare , che è uno de’ più famosi Idoli dell' India , e che ogn altro Tali , che si usa in quelle parti per distinguere una Tribù dal!' altra , allude a qualche Idolo ; nel quale stato di cose ciascheduno ben vede , non essere luogo a veruna mutazione o spiegazione del Decreto, giusta_ ['Apostolo nella seconda lettera ai Corintj cap . 6. Qji ZD considerazione del Concilio Diaraperense , non avendo il di lui De c reto nel lasso di tant* anni avuta la esecuzione , ed avendo dopo il Concilio tanto la san. mera. di Alessandro Vil. nel giorno i 3 . di Gen- najo , quanto la san. mem. di Clemente IX, nel giorno ij. di Settembre del 1669. comandato indi lì incarnente ai Missionari di Goa , e delle Indie, Isole adiacenti, e di tutt’ i Regni , e Provincie dell’ Indie Orientali l’amministrare j Sagramenti , e specialmente il Viatico agli Uomini vili nelle loro Case , come può vedersi nella Costituzione— 38. di Clemente IX. Rullar, tom. 6. /Egrotis morti proximis cujufcun - que fìnt conditionis , quamvis in sordido , ac •vili degant loco , aut ta - gurio , Sacrum Eucharistie Viaticum deferatur , cum apud Deum nulla fit acceptio perfonarum , ac prò nostra salute non fiabulttm nec Crucis ignominiam exborruerit . E concordando coi Brevi di Alessandro VII. , e Clemente IX. , la Bolla di Gregorio XV. , che è anteriore a questi , ed è posteriore al Concilio Diamperense : Hos denique , qui mun_ àana , hoc efl inani , & citistìme peritura Nobilitate gloriantur , etiam atque etiam obtestamur , & obsecramns , ut memores se effe fafîos membra ejus Corporis , cujus Caput est ille , qui mitis est , & hnmilìs corde , & qui non refpicit perfonam hominum in communi confortio, precipue autem in Ecclestis , ubi humilima debet effe conversano nostra , eb- feuros & genere viles non defpiciant feorstm ab eis audiendo Divina , & Sacramenta percipiendo , con quello che siegue . Consiste il sesto punto nella Costituzione di Gregorio XV. , che è inserita nel Sommario al num. 8. In està si permettono i lavacri per mondare il corpo, esclusa però qualsivoglia superstizione , ed avendo la chiara mem. del Signor Cardinale di Tournon dichiarato , che la Bolla Gregoriana si estende ancora ai Missionari , pretendest , conforme abbiamo veduto , eh’ ella non si estenda ai Missionari, « che- quando si estendeste , non posta restringersi al solo capo , di lavare , e di 3 1 di mondare il Corpo, conchiudendosi , che debba intendersi senza restrizione, o limitazione . S’impugna però la prima parte della predetta domanda , sostenendosi estere compresi i Missionari , se non in Intera , salterà in spirita nella Bolla Gregoriana , e non estere per conseguenza il Decreto del Signor Cardinale di Tonrnon in questa parte' meritevole di veruna^, correzione . Per comprovare questo assunto , fi va scorrendo il tenore della Bolla . Fu esposto alla S. Sede , che i Gentili , e specialmente i Bramiran! , eh' è lo stesso , che dire quelli della Tribli Sacerdotale , che sono destinati ad insegnare la legge , difficilmente si convertivano nelle Ìndie Orientali , perché non potevano indursi ad astenersi dai lavacri ; cura ìtaqua Jìcut nobis diletti siiti Propositi Generalis Societatis Jefu nomine expofitum fuit , Bracbmanes , aliique Orientalis ìndia Gentìles di .. ficile propterea adducantur ad Christi fidern applettendam , quod dim.it - tere noltnt lineas corumbina , quibus nobilitatene , & progeniem , ac civile cujufque munta agnofei perhibent , ncque fandalis , & lavationt- bus absìinere , quoniam ad corporis ornamontu n , munditiam ptrtinere putanv . Coerentemente a questa esposizione fu da Gregorio XV. conceduto a ’ Brammani , ed agli altri Gentili , che o si erano convertiti, o erano per convertirsi stufare i lavacri per tenere mondo il corpo coll’ aggiunta di alcune condizioni : Humana infirmitatis miserando usque ad aliam nofiram , & Sedis Apostolica deliberationem Bracbmanibus , aliifque ut supra Genrilibus converjts , & convertendis ad Fidem &c. , lavationibus prò mundivia corporis uti pojjtnt , Apostolica authoritate tenere presentiam indulgemus , dummodo ad omnem superflitionem expurgandam , eaque sottenda , qua scandalum prabere feruntur , infrascriptas leges , & con- iitiones observent . E la condizione apposta per stufo de' lavacri fu , eh’ essi particolar- 3 * largente si adoprassero per ristorare , e lavare il corpo , eiclusa ogni Orazione , ed ogni Rito circa il tempo , ed il modo , ed ogni altra coia , che poteste riferirsi al Gentilesimo , o sia alla superstizione : Lavacra non alia occasione , & fine , quam corporis resiciendi , & a na- tttralibus fordibus mundandi permittuntur , rejefîis tamen penitus ora- tionibus , &• rìtibus circa tempus , modani , €r aliis , si qua adhiberi siolent sive ante ablutionem , sive posi , sive in ablutione ipfa ; alia compiuta in omnibus siupradibîis effe posiunt , qua fupersiitionem , ac Gen- tilitatem prasieferant &c f ; Et tamen nosiram notitiam efsiagerint . Hac igitur universa , & fingala authoritate , & tenore pradibîis damnamus & c . , cum civilem tantummodo pradiClum usiam a qualibet vel levifsima caspa , ac macula , ne dam ab impurijsima siuperstitionis labe purgatum , defecatumque perméttere intendamus . Supposto, che foste fatta la Bolla, perche fu al Papa rappresentato , che 1 Gentili Brammani difficilmente si convertivano senza l'ufo de’ Lavacri ; supposto ancora , che i Lavacri gli fossero permessi, ma semplicemente per lavare, e ristorare il corpo, ed esclusa ogni superstizione , potrà ben dirsi , conforme ragionano quelli , che sono contrarj a qualunque moderazione , o spiegazione del Decreto , che la Costituzione in Urterà parli dei Brammani , ma non potrà mai sostenersi , che in spirita non comprenda i Missionari, altrimenti ne seguirebbe , che ai Brammani, e non ai Missionari fosse proibita ne' lavacri la superstizione , il che sarebbe un' assurdo intollerabile . In una parola il Pontefice Gregorio ha inteso di permettere Tufo civile dei lavacri , e di sradicare ciò , che in essi era di superstizioso . Dunque, benché abbia parlato de' Brammani , a fortîori s’intende , che abbia parlato , e disposto de’ Missionari . S’impugna altresì la seconda parte della domanda, sostenendosi non essere luogo ad estendere l’ufo dei lavacri oltre quello di nettare , e ristorare il corpo , sì perché le parole della Bolla esprimono una negati- 3* gatîva universale ; Lavacra non alia occasione , & fine , quam corports refìcie ndi , & a naturaîilus fordilus mundandi permittuntur, sì perché estendendo Tufo dei lavacri» oltre il caso di lavare il corpo, si apre la strada alle superstizioni contro la mente della medesima Bolla ; alia complura in omnibus [upradìtUs effe poJJ'ant , qua fuperstitionem ac gen- tilitatem praseferant &c. htâc igitur universa > & fingiti a authoritate , & tenere prtfdióîis âamnamus . Ed in fatti se oggidì , non ostante la Costituzione di Gregorio , si permette a quei Cristiani il lavarsi tré volte il giorno , il fàre.spej ciali abluzioni nei giorni di digiuno , il lavare il corpo , ed i vestiti , quando ritornano dai funerali; se alcuno di quei Missionari non dice Mesta senza aver lavato immediatamente tutto il corpo , conformandosi in questa parte coi Branimani Gentili , che sanno Io stesso avanti di offerire i loro sagrificj ; se alcuni Missionari fatti 'JBramma- ni portano di conti nuo in mano un vaso di acqua , dalle quali cose è difficile ten er lontana la superstizione ; quanto maggior campo aprirai?, alla medesima > se stabiliraffi, che la Costituzione dì Gregorio non è ristretta al solo caso di lavare il corpo per ristorarlo , e mondarlo . Consiste il settimo punto nel? uso delle Ceneri fatte collo stereo di Vacca , e nel? uso de' segni di color bianco , e di Colore rosso » avendo il Comminarlo Apostolico proibito il benedire le prime , ed il portare li secondi, ridùcendo la benedizione delle ceneri al giorno di Quaresima , secondo Tufo Comune della Chiesa ; e domandandosi , che suso dei segni s’intenda ad nórmawà della Costituzióne di Gregorio XV., e che escluse quelle ceneri , che significano ? émpia penitenza istituita da Rutreno , si postano con benedizione privata-, benedire dai Sacerdoti Cristiani, anche fuori del primo d\ di Quaresima , le altre Ceneri fatte di qualunque materia combustibile , e che possono dirsi Ceneri comuni . E Non 34 Non fi ammette questa domanda da chi impugna la moderazione^ c la spiegazione del Decreto , anzi si rappresenta alla S. Sede in primo luogo , che in quelle parti si porta lo stereo del li Vacca per onorare questo animale , che da quei Popoli è adorato , avendo il Dio Siva promesso il perdono dì tutt’ i peccati a chi porterà la cenerei fatta col di lei stereo . în secondo luogo , che i Cristiani di quelle Parti portano ogni Domenica alla Chiesa a benedire la detta-Cenere , che alcuni Missionari sa benedicono, comandandogli , che la portino in fronte , ' ed in altre parti del corpo , e specialmente avanti di pranzare , e di cenare . In terzo luogo, che hanno i medesimi Cristiani la costumanza-, d'ungersi con quella cenere avanti di entrare in Chiesa , e che Io stesso si fa da alcuni Missionari avanti dì celebrare la Mesta . In quarto luogo , che quei medesimi Popoli,. oltre la cenere fatta collo stereo di Vacca , portano un certo segno di terra bianca , supponendolo efficace per cancellare i loro peccati , è ciò in onore del .Dio Vicheneh, che dicono essere un giorno comparso con un segno di terra bianca nella fronte, in mezzo al quale eravi una lineai rossa . In quinto luogo, che i Cristiani del Malàvar non si - fanno scrupolo veruno di portare questi segni nella fronte, tanto pisi che alcuni Missionari glie li concedono , non andando a mangiare , nè entrando in Chiesa , che con questi segni nel viso . Da queste premesse di fatto conchiudono i sopradetti contrarj alla moderazione del Decreto , estere le ceneri, ed i segni pieni d’Idola- tria , e superstizione , ed estere stato santamente ordinato dal Signor Cardinale di Tournon , che non si portino i segni di color bianco , e di color rosso , e che la benedizione , e Tufo delle ceneri si riducano alla comune disciplina della Chiesa . Ne 35 Ne ha che fare , che in un certo statuto di Monsignor Stefani de Britto Arcivescovo Cranganorense si permetta Tufo della cenere? perche , sebbene in questo statuto del quale fanno menzione il Vescovo di Meliapur, ed il moderno Arcivescovo Cranganorense nelle-, sue lettere scritte a Nostro Signore , ed il di cui originale dicesi conservarsi neir Archivio di Goa , si permette Tufo della Cenere; questa permissione è però relativa al Messale Romano , come può vedersi al Sommario num. 9. Ecclejiasìicis precibus in Romano Mijsali contentisi e poco dopo , ad excitandam fcilicet postremi Judicii memoriam ; dal che si riferisce non estere questo statato contrario al Decreto, del quale presentemente si parla. Minor è la forza dell' esempio della primitiva Chiesa , ne' tempj della quale indistintamente , ed in ogni tempo si portavano da quei primi Cristiani le Ceneri, mentre ciò praticavasi da' Cristiani peni. tenti., giusta ciò, che dopo molte autorità de' Padri riferisce il Ca- basluzio nella notizia Ecclesiastica del Secolo secondo, distert. 8. num- 3. Poenìtentium habitus erant pulite vefles cinere confperste , Sacci , dr- licia , fquallor capitis 'meniti ; e non vi è chi non veda, quanto grande sia la differenza fra le Ceneri della primitiva Chiesa , e le nostre del Malavar . Ed avvegnaché per mantenere Tufo di queste Ceneri , ed altri Riti , de’ quali poch’ anzi si è parlato , li ricorra alla massima , che le costumanze prosane , e superstiziose del Gentilesimo sono stat£_ piò volte santificate , ed abbracciate per regola di buon governo dalla Chiesa Cattolica ; fa di mestieri il distinguere un caso dall’altro . Alcune volte essendosi introdotta dai Gentili qualche Solennità » ed essendosi consagrato un giorno determinato al culto di qualche falso Nume , ha la Chiesa giudicato a proposito di mantenere quel giorno festivo , e di non levare al Popolo l’allegrezza , ma di so- E 2 stitvi- ;6 siituire una sesta da celebraesi in quel medesimo giorno in onore di qualche Santo , come si dice essere succeduto nella festa della Presentazione delia Beatissima Vergine al Tempio ai due di Febbraio , e nella festa di S. Pietro in vinculis il primo giorno di Agosto : ma questo non è il caso nostro , mentre non si tratta di sostituire unau cosa totalmente differente , e santificata ad un' altra cosa , cb‘ era per l'avanti propria per il Gentilesimo , trattandosi piuttosto di mantenere nel Cristianesimo quelle medesime ceneri , e quei medesimi segni , che si usavano , e si usano dai Gentili . Alcune volte ha stimato la Chiesa a proposito di non levare affatto qualche Rito superstizioso , ma di mantenerlo in qualche parte , e farlo Santo con torre però non meno ogni superstizione , che ogni di lei ombra . Questo è quello, che fu fatto da Gregorio XV. nel caso allegato de* fili , o sia della linea composta di tre fili , come si vede nella Bolla citata : Non tradant , nec famanî , nec ferant lìneam tribus filis compofìtam in honorem , ut fieri quìdam ajunt , trium fu# Gentis Deorum &c. nec ai aliu>n quemvis Gentilitium finem , fed linearti in memoriam tantum , & obfquium fanti# & individua Trinitatìs : avendo lo stesso Pontefice comandato , che nel prender quella linea si reci* tasse l’orazione della Trinità : Recitata omnìno super lila in ejus fufeep - tìone ejufdem Santiijfima Trinitatìs Oratione : che nell' atto di darla e di riceverla si facesse una protesta esclusiva di ogni superstizione : quod dantes , & recìpientts in ipfo atiu juxta formam ab Ordinario locì «k infra prafcr'tbendam expreffe proteflent ; che non si attaccasse a quella linea altra Immagine, che quella di Cristo > della Madonna , o di qualche Santo » che non si facessero penitenze ,e conviti, o altre cerimonie : Lineam fi fponte fregerint , nec in pcenitentia petegrinentur , nec prò ea recìpienda convivia aut alia , fì qua fieri solita funt , flemma faciant nullis etiam precihus , vel ctsremoniis adbibitis , qnidqmd ente hac feciffe dicantur : che si lasciasse finalmente ogni altra cosa » che 37 che potesse avere qualche » benché remota coerenza alla superstizione, riduccndo la linea ad un puro segno dì Nobiltà , e distinzione delle Famiglie : Eamque & Corumbinum fimplicìter in fignum Civilis Nobilita- tis & offlcii , ac Familiarwn dt(linPlionem : Ma questo . pure non è il caso nostro , sà perché conforme di sopra si è detto nell’ uso delle ceneri , e nel portare i segni , vi restano tanti contrassegni di superstizione , che non può dirsi essere le dette cose spogliate in tutto,e per tutto del Gentilesimo, $ì perché nelle ceneri, e ne’ segni vi con* corre il motivo civile della Nobiltà , e della distinzione delle Famiglie , conforme corre nella linea composta di tre fili, non potendosi immaginare , che ad altro alludino le ceneri , ed i segni , che alla penitenza , ed alla speranza di conseguire il perdono delle proprie-, colpe , nelle quali cose includono la superstizione , ed il Gentilesimo . Altre volte la Chiesa ha proibito alcune cose , eh’ erano indifferenti in se stesse, che tali non potevano riputarsi per il Mistero , che ne facevano i Gentili . Chiaro in questo proposito è 1' esempio dei Decreti Apostolici del primo Concilio di Gerusalemme , nel quale fu comandato ai Cristiani l’astenersi dal sangue , e dal soffocato , non per altra ragione, se non perché ali’ ora correva una falsa opinione» che i Dernonj si cibassero del sangue ; qual costume durò qualche-, tempo nella Chiesa , mentre non solo Tertullianq nell’ Apologetico , ma ancora la S. Martire Biblide avanti il Tiranno , risposero alla calunnia , che se gli opponeva dai Gentili, che non sapevano il mistero della SS. Eucaristia , che mangiassero un Ragazzo coperto colla farina , asserendo estere ciò impossibile , parlando dei Cristiani , che secondo la loro legge dovevano astenersi dal cibarsi del sangue ancora degli Animali . Con questo sistema pretendono quelli , che sono contrarj alla moderazione del Decreto, che debba procedersi ne’ termini ?8 mini , ne' qua li ci troviamo , poiché se per ['allusione , cîte aveva" uo i Gentili , mangiando il sangue, ed il soffocato , fu proibito ai Cristiani il cibarsene, dovrà ancora proibirsi ai Cristiani suso delle Ceneri , e dei segni appresto i Gentili di quelle Parti, contrasegni , ed indizj di una falsa , ed empia penitenza , ed una specie di venerazione Verso ì loro Numi . Nè è di maggior forza l’opposizione,che in quei Paesi fi abbrugia lo stereo della Vacca,e che la cenere di questo stereo è la cenere usuale ; imperocché,quando Tufo delie ceneri si riduca alla disciplina Ecclesiastica di benedirle , e di distribuirle nel primo giorno di Quaresima , conforme ha prescritto il Signor Cardinale di Tournon nel suo Decreto, non v' è bisogno di servirsi della cenere fatta collo stereo della Vacca , estendo vi in quei Paesi qualche arbore, e dovendo !a cenere , che si dâ nel primo dà di Quaresima , estere fatta , come si legge nella Rubrica del Mistale , ex ramis olivarum sive aliarum arborum . Si porta in comprovazione dell’ uso delle ceneri , e dei segni l’afferzione degli Arcivescovi dì Goa , Ccanganorense , e del Vescovo di Meli a pur , il che ancora si fa , parlando di molti altri punti controversi , e di sopra esaminati , ma si risponde, che a questi non può darsi verun credito , sapendosi quant’ era grande il loro impegno contro i Decreti del Signor Cardinale di Tournon. Il Vescovo di Meliapur feriste nel giorno di Febbrajo 1711. al P. Spirita Cappuccino Missionario Apostolico , che stava in Pondicher'i , eh’ egli sapeva esservi un Oracolo di Sua Santità, eh’ egli quanto prima l’a- vrebbe pubblicato , col quale , non ostante il Decreto, si permetteva suso dei Riti aboliti, dal che prese nostro Signore l’occasione di far dar fuori in forma autentica il Decreto, in cui aveva confirmato ciò , eh' era stato stabilito dal Signor Cardinale di Tournon , e di scrivere al detto Vescovo il Breve , ehc si da nel Sommario al nura. 50. jo. f Arcivescovo di Goa ebbe Tardire di opporsi ali’ esercizio delia giurisdizione dei predetto Signor Cardinale , e di dichiarar nulîe alcune censure da esso fulminate contro alcuni Regolari ; perlochè Sua Beatitudine fu necessitata a cassare , e revocare tutto ciò , che il detto Arcivescovo aveva operato , come si raccoglie dal Breve nel Sommario al num. 40. , sicché essendo chiarissimo il livore di questi Prelati , non possono le loro attestazioni aver credito veruno in questo particolare . Questo è quello , che ho potuto ricavare dalle Scritture , che mi sono state comunicate da quelli , che sono contrarj alla moderazione, •e spiegazione del Decreto , e però ora appartiene alla Sede Apostolica dopo aver bene considerate le ragioni dell’ una , e dell' altra ■parte il risolvere , se debba ammettersi, o rigettarsi la richiesta moderazione , e spiegazione del Decreto . Dopo avere già terminato il discorso, o sia la relazione delle ragioni , che si deducono da una parte, e da II' altra , devo foggiar gnere , che il Decreto fatto Panno 1656. circa le cerimonie dei Battesimo mi è stato esibito dal P. Priore de' Missionari della Compagnia di Gesh in forma , che può dirsi autentica , èssendomi stato esibito stampato in Roma Panno 1659 alla Stamperia di Propaganda Fide, e però il di lui tenore si dâ nel Sommario al num. iz. Devo in oltre soggiungere essermi stato , do po te mainato il discorso, esibito da quelli , che ostano alla moderazione , e spiegazione del Decreto un libro stampato in Liegi Tanno 1704. intitolato : Questioni propone alla Sagra Congregazione di Propaganda Fide , e compofìe dal P. Francesco Maria de Tours Cappuccino , e Milionario nell' Indie Orientali , che è quel Religioso nominato nel Decreto di Nostro Si* Suore al Sommario num. 1. §. Justìt quoque . Alla pag. ij. propone questo Religioso il quesito : se postino , le Persone baste , e vili tenersi lontane da 11 ' ingresso della Chiesa » ed in 4 o in un notabile , che siegue , dice, che tutti quelli, che di Gentili fi fanno Maomettani , trattano assieme senza veruna distinzione , e convengono nella siesta Moschea . Alla pag. 17. cerca se per la ripugnanza , che hanno gì’ Indiani , possa tralasciarsi nel Battesimo la cerimonia della saliva , e del lale , e nel notabile , che siegue , soggiunge fra salare cose , che i Padri Cappuccini sino ali' anno 1699. hanno in quelle parti amministrato il Battesimo , servendosi della saliva , e del sale . Alla pag. 31. e seguenti discorre diffusameme delle ceneri , e spiega le benedizioni » e superstizioni de' Gentili ; ed alla pag. 40. concede , che le ceneri si portano con buona intenzione dai Cristiani, ma propone sesta lecito a’ medesimi portarle , A perche crede , che gli Eretici potranno scandalizzarsi , si perché le Ceneri fono fatte collo stereo della Vacca , e questa è venerata in quelle Parti , come Nume ; ed alla pag. 70. , e seguenti dice, che non sa come possa dai Cristiani benedirsi questa cenere, mehtre la benedizione della Chiesa riguarda la penitenza, e queste ceneri per lo meno appartengono ad un uso indifferente . Il che sia detto ec. I RELAZIONE Delle ragioni addotte intorno ad un Memoriale del Priore de’ Mi (stonar) Gesuiti del Maialar ec. DI MONSIGNOR PROSPERO LAMBERTINI CONSULTORE DEL 8. OFFICIO, Che pi fu Benedetto XlD. d’eterna memoria con le sue Postille nel margine . U’ dato alla San. memoria del Pontefice Clemente XI. un Memoriale del P. Priore dei Missionari della Compagnia di Gesti nel Malabar per ottenere moderazione , ed spiegazione in ordine ad alcuni capi del Decreto fatto in Pondichetj dalla chiara memoria del Signor Cardinale di Tournon nel giorno 8. di Luglio dell anno 1704. , e Sua Beatitudine degù ossi di comandarmi , che dopo avere intese le ragioni , che mi fossimo state portate in iscritto , e riferite in voce, ne componessi una fedele-* relazione ; ed avendo io intrapresa , e proseguita la fatica , ma non terminata nel tempo del di lui Pontificato , pochi giorni do- F po i7rr. Già furono compiiate tre Scritture, ed esposte a N. S. Clemente XI. con le ragioni prò , e contra , come ora non se ne nomina, che una, e questa ne meno finita ? 4 * In {ré anni < 3 r dimora îsi Roma dei P. Brandolini non fi era fatta questa comunicazione , e dopo morto il Papa si è giudicata necessaria ? Dovrebbero però essere piene e sincere. Vero » po la felice esaltazione della Santità di Nostro Signore Papa irmocenzo XIII. , mi fu ordinato in nome di Sua Santità dal Signor Cardinale S. Agnese Segretario di Stato il terminare la sopradetta relazione . r. In esecuzione di quelli Comandamenti non ho mancato di leggere , e considerare con ogni attenzione le Scritture , che mi sono state consegnate , e di sentire piò , e piìi.yol"' te il Molto Reverendo Padre Brandolini della Compagnia di Gesh venuto a posta in Roma dalle Missioni del Madurei , e finalmente di ridurre in carta nella presente relazione tutto ciò, che di rilevante ho letto nelle Scritture, ed inteso in voce dal detto Religioso» z. Avanti però di entrare nel merito dell' aliare, ed avanti di esporre i motivi, e le ragioni, per le quali fi domanda dalla Sede Apostolica moderazione, ed ispiegazione in ordine ad alcuni capi del sopradetto Decreto del Signor Cardinale di Tournon , è necessario il premettere alcune notizie del fatto. 4. La prima si è, che, essendo Sua Eminenza Patriarca Antiocheno , e Commissario, e Visitatore Apostolica con le facoltà di Legato a latere nell* Indie Orientali , nell' Impero della China, e nell' Isole circonvicine, fece nel giorno 8. di Luglio dell’ anno 1704. il Decreto , che ora si sottopone ali' esame colf idea di levare di mezzo alcuni Riti da esso esso riputati superstiziosi , acciò non restassero i nuovi germogli della Religione Cristiana soffocati in quel campo del Signore^' dalla zrzania, come si vede nel proemio del nominato Decreto . 5. La seconda , che il Signor Cardinale nel giorno immediato seguente , che è lo stesso , che dire sili 9. di Luglio dell’ anno medesimo 1704. scrisse una lettera alla Saer a Congregazione del S. Offizio, nella quale dopo aver reso conto del modo, con cui aveva maneggiato il negozio , si espresse , che avendogli i Padri Gesuiti esposte alcune gravi difficoltà in ordine ali' obbligo imposto nel suo Decreto d’amminiilrare i Sacramenti nelle loro Case ai Cristiani ammalati -, benché di vile -, e sordida condizione , e che secondo il linguaggio del Paese si chiamano Pareas , rimetteva Tesarne di questo punto in tutto -, e per tutto alla Sede Apostolica^, col sospendere per tre anni le censure in ordine a questo particolare . 6. La terza, che il predetto Signor Cardinale nel giorno io. Luglio feriste un altra lettera a Monsignore Astesiore del 8. Offizio, nella quale dopo avere accennate alcune cose appartenenti al suo Decreto racconta aver egli condefeeso alle premure dei PP. della Compagnia col restringere le censure imposte nel suo Decreto alla sola sospen- F r sis- Deve però sapersi per detto del Signor Candela allora Cancelliere della S. Visita, che il Signor Cardinale parlò , s convenne con li Cristiani delle Caste Superiori di lasciar entrare nelle Chiese anche li Par.as , e ciò con universale contento," ma la mattina seguente ritornarono tutti li Cristiani avanti del Legato, ritrattan? do tutto con comune sospetto , che fossero stati subornati dai PP. Gesuiti ; e ci» su il motivo della presente totale remissione alla Santa Sede» Non fu fatto osservare , e li PP- Provinciali hanno celebrato con la sospensione In Corpo » 44 Ecco la prima conferma $el Papa al Decreto , e comando , che il osservi fino a nuova disposizione. Monsignor Lainez Vescovo di Mailliapur già Gesuita , e Superiore del Madore, fu quello , che scrisse al P. Spirito Missionario Cappuccino in Pondîcherì in data Febbraro 1711. di avergli il Papa di propria bocca data licenza di permettere tutto il condannato, nel Decreto . Questo P. Lainez ven- sione a DîvìrAs , circa i PP. Provinciali , e Superiori de’ Missionari, che non lo facessero osservare, e ciò per tre anni, aspettando intanto gli ordini di Roma . 7. La quarta , che nella Congregazione del S. Offizio tenuta avanti la S. Memoria-, di Clemente XI. nel giorno 7. di Gennaro 170 6. fu esaminato il Decreto del Signor Cardinale di Tournon , e furono lette le lettere di sopra accennate , estendasi risoluto che fi rispondeste al Signor Cardinale , che in quel tempo non era , che semplice Patri a r- - ca , lodando il di lui Zelo, con aggi ugnerò , Che si osservaste tutto ciò eh’ era stato ordinato da esio , finche dalla Sede Apostolica, dopo avere incese le ragioni di chi avesse voluto opporsi , si foste determinato il contrario , riservando ad un esame separato, il punto dair amministrazione de’ Sagramen- ti da farsi agì' ignobili , o siano Pareas nelle loro Case . 8. La quinta , eh' essendosi sparsa nell’ Indie Orientali una voce , che fossero stati invocati dalla Santa Sede i Decreti del Signor Cardinale di Tournon , e che alcuni Riti in essi riprovati sosterò stati dopoi in Roma approvati nella Congregazione del S. Offizio, tenuta nel primo giorno di Settembre dell’ anno 1712., fu ordinato dalla S. Memoria di Clemente XI. a Monsignore Banchieri allora Asses- Astestore, ed al fu Padre Tabaglia iti quel tempo Commiflario del S. Offizio di dar fuori in forma autentica la copia dei Decreto di sopra accennato fatto nella Congregazione^ dei 7. di Gennaro dell* anno 1706. , acciò fosse puntualmente eseguito fintanto , che non fi sofie diversamente ordinato dalla Sede Apostolica . 9. L* ulti ma , che, acciò ne’ Paesi , nei quali erasi divulgata la falsa voce della ri- vocazione fatta dalla Sede Apostolica del Decreto del Signor Cardinale di Tournon, si potesse avere la sicura notizia della verità, fu in forma autentica trasmesso al Vescovo di S. Tommaso il Decreto della S. Congregazione del S. Offizio del 170 6 . , a cui ancora fu scritto un Breve della 8. Memoria dì Clemente XI. nè mancò il Signor Cardinale Sacripante come Prefetto della Sacra Congregazione di Propaganda Fide di trasmettere copia autentica de! tutto a MonsignorVis- delou Vescovo di Claudiopoli, incaricandogli con sua lettera a parte il procurare l’obbe- dienza , e l’esecuzione degl’ ordini di Sua Beatitudine . 10. Queste sono le cose , che avanti di entrare nella materia ho stimato necessario di premettere , e le giustificazioni delle medesime si possono ricavare dai documenti , che fi danno nel fine di questa relazione, e di 4 j ne in Roma Tanno 1707. per distruggere il Decreto , ma meglio coasigliato prese il Vescovato di Milliapur,e ritornò ali’ Indie, dove pubblicò certo Libro col Fron- tispicio di Roma in difesa del riprovato dal Decreto , di cui lì trova un’ esemplare in mano de! Signor Abbate Corderò , che Io ha detto Monsignor Anfìdei. Fu portata al Papa da Monsignore Nicolai la lettera originale del Vescovo Lainez suddetta , e subito si accese il Papa di zelo per fare il secondo Decreto di conferma col Breve , che qui si accenna per Tinsi sten - za su Tobbedienza del Decreto di Monsig. Patriarca . 4 prima è la novità di un tal precetto, imperocché questa forse sarà stata la prima volta, in cui si sia veduto nella_. Chiesa di Dio proibire sotto pena di peccato mortale , e con le censure di sospensione , e di scomunica l’imporre nel Battesimo i nomi indifferenti ; ed i nomi de’Santi non descritti nel Martirologio Romano registrati tutt’ i nomi de' Santi . z; La seconda , che in quelle patti usano .i Gentili di questo nome , il captivo del tale , o tal’ Idolo : e pelò i Cristiani per opporsi a tal sacrilega imposizione per maggior gloria del Redentore , e della sua Santissima Madre , pisi volte secondo le circostanze , ed il maggiore o minor pericolo si mettono i nomi seguenti . Il Suarìan il Cap- tivo di Gessi , Maria da Sen, il Servo di Maria , e simiglianti . Ed è certo, che i Missionari finora hanno fomentata questa santa contrapposizione de’ Neofiti tanto pisi , che nella lingua di- que’ paesi fa uria bellissima , ed elegante espressione . L’imposi- zione dunque de’ nomi cosi adorabili per Li precetti nelle visite, sono nuovi molte volte per. la novità dell’ abuso , che può meritare grave pena , quando o il disòrdine , o la necessità del rimedio obbliga ad imporla . Mala Conseguenza . non 6r N E’ male, ma perche sono pochi , non se ne fa caso , oltre di che sempre si troverà , che nel nome profano si mette anche il nome «ti un Santo * E qui si tratta di Cri- stiaait'a di cento anni. Non siano come il nome ’R.ajert , che si d£ , come fi confessa, al Re Gentile* noti essere de’ Santi descritti nel Martirologio Romano , si dovrebbe dire altresì proibita sotto le medesime pene [. Il che certamente non pare , che polla ammettersi . 34 La terza , che molti , e molti Cristiani di Europa non hanno nome di Santi descritti nel Martirologio Romano , anzi molti si trovano , che portano nomi di va, rie Deità , coinè di Diana , Eccole , Penelope ec. Z5- La quarta , che nel principio dell* Chiesa eravi la costumanza appo molti di non mutare nel Battesimo il nome, che avevano » quando erano gentili * benché fossero nomi di false Deità.. Cosi assenna il Visconti de antiq. bapt. rit. 6 . , e Cerern. cap. 13. , e però anche nella Sacra Scrittura, o nel Martirologio si leggono questi nomi proprj dei Cristiani » Bacco » Apollo , Imeneo , Mercurio ec, » dalle quali cose pare ». che resti giustificata la moderazione , che si domanda , cioè che sia permesso 1* uso de* nomi indifferenti juxta morem Judicum come sono questi Mutu , cioè , perla , Alangeren ornato , Gnani spirituale , 0 scitntiato , e simili, e i nomi de* Santi » benché siano descritti nel Martirologio Romano . 36. Nulla giovando il ricorrere al Rituale Romano » al Concilio di Milano , sono sol a m,ente proibiti nomina obscana, fabulosa, aut 6 ì aut ridicula , vel implorata Ethntcorutn tarsia aut ridicula , qua Gentilium atque bn- piorum bowinum memoriam referant , e di più in ambedue si usa della parola ortatoria cu- rent , e non della precettiva : della stessa parola curent , e non della precettiva usò parimente il Concilio di Diam per nel suo Questo Concilio dice *L , , ,, ... . Prcecipit, ut Sacerdote! curent. Decreto altre volte allegato alt azione 4. yj è il comando . dee. 1 6. il di cui testo intiero, ed il seguente cavato dagP Atti di detto Concilio stampati in Portoghese esistenti nella Libreria-. Angelica di S. Agostino : Pracipit Synodus y quod in nominibus imponendis curent Sacerdote* ut fìnt de illis legit gravite , precipue SanUorum Apoflolorum , dove si vede manifestamente , che il pracipit cade sopra il curent , cioè sopra la diligenza , che perciò ' hanno da fare li Sacerdoti non sopra ristesti imposizione de’ nomi. 37. Ed in verità fu fatto santamente dal Concilio di Diamper il predetto Decreto mentre quei Cristiani Malabari di Rito Soriano ( per i quali principalmente fu cele- E con la stessa ragione brato ) fatti già Scismatici , e Nestoriani àentUià^^ ^ n ° m ' in odio delle costumanze de’ Cattolici Romani , non volevano più servirsi dei nomi della legge di grazia, ma ne usavano , o degl’ Idolatrici, o del Vecchio Testamento , brutalità praticata anche al presente-? àgi' Inglesi » ed Olandesi Eretici , i quali per Ecco il comando tralasciato di sopra nutri. ;6. E’ Cristianità di cènto anni , che vive.in pace con Chiesa aperta nella stessa Regia , dove pubblicamente entrano i Cristiani bramin ani , e li Pareas al Finestrino . E quando verranno le persecuzioni, li conosceranno anche col nome di Munì: questa fu ('astuzia degli A- quarii > Il P. Mansi dice , che si sarebbero conosciuti con altri indiz; . per se prendono i nomi di Àbramo , d’Isac- co , di Giacobbe ec., a’ loro Cani , e Gatti impongono poi i nomi di Pietro , di Tommaso , di Giovanni ec. , di più quei Mala-* barici Soriani tutti intenti ad esaltare l’Apostolo S. Tommaso , da cui si vantano essere stati ne’ loro antepaffati rigenerati coll’ acque del S. Battesimo , sentivano poco bene degli altri Apostoli , e particolarmente di 8. Pietro , e dei Vangelo predicato , del quale anche al. presente dice taluno de’Scismatici non potersi fidare , mentre per tré volte negò Gesti Cristo. z8. Per distorti dunque da questi abusi ed errori , e far loro concepire la debita stima, che aver dovevano de’ Santi Apostoli , saggiamente comandò il Concilio , che li Sacerdoti procurassero d’ imporre a’ Bat- tezzandi i nomi de’ Santi delia legge di grazia , e degli Apostoli , ma ciò norr può aver luogo nel caso nostro , e nelle Missioni , delle quali ora si tratta ; che sono composte sii Cristianità nuova , e molto perseguitatale nella quale vi è la necessità di occultare la Tede » .e, che i Neofiti al nome stesso non siano conosciuti per Cristiani , come già successe nelle celebri persecuzioni di Gurucaalpaty*, e Tangiaor, nelle quali. al. nome fi prendevano quei miserabili Neofiti., fi carcértivan.o , e ^.ponevano, nei 6§ nei tdrmenti . Non potendosi però , »è dovendosi in veruna maniera tralasciare di dire , che non ostante quanto sin ora si è detto , vanno i Missionari secondo le circostanze de' .tempi , e delle persone, procurando, che quei nuovi Cristiani si mettano i nomi dei Santi , ed i seguenti fra gli altri sono di molta divozione , Giuseppe , Anna , Pietro , Paolo , Andrea , Ignazio , Francesco Saverio', Fortunato, Germano , Montano, Chiara , ed Ilario . Così vadano proseguendo, ed obbediscano il Decreto . Ed è da sapersi , che li Gentili prendono li nomi confacenti alle stelle , che adorano gV Indiani com e Divinità , e prendono gli augurj ec. CLAUSOLA III. Intorno ai nomi dei Santi , e delle cose Sacre . 39- T"\ XmÂUc cose comanda in questa Clausola il Signor Cardinale di Tournon, la prima,che i nomi della Santa Croce , de' Santi , e delle cose Sagre non si mutino con i tras- lati . La seconda , che non si spieghino con altre voci se non con le- Latine , o Indiane» quando queste però liquido & adamuffim coz~ rispondano alla significazione Latina . Intor' no a questi due precetti fi propongono le seguenti riflessioni . 40. Primo li Missionari fondatori di queste Missioni procurarono con ogni studio Se solo si celasse fa nazione astenersi quanto fu loro possibile dalle voci senza dir bugia, passerebbe, T „ ma dubito , che si preren- I fu- deste celare anche il Cri- stia» 66 fiianefìtno . Per altro il Signor Piccard dice , che Tessere Europeo non è facile a nascondersi, perché il colore lo manifesta subito. Europee per non darsi a conoscere per Europei , ed in conseguenza come di sopra si è insinuato per non porsi ad un manifesto pericolo di estere scacciati da quei Paesi . Ciò non ostante quando la necessità lo ricercò in alcuni casi rari , usarono .vocaboli la" tini o derivati dal latino v. g. per esprimere la terza Persona della Santissima Trinità , ed in vocaboli usati dai primi fondatori , e particolarmente dal P. Roberto dej_ Nobili , per esprìmere le cose Sagre , e., i nomi de’ Santi, sono quei medesimi , che furono abbracciati dai susteguenti Missionari , senza veruna alterazione , e si praticarono , e si praticano ancor oggi , e sono già passati dal primo lor uso cento quattordici anni in punto : In oltre questi vocaboli non sono stati approvati da’ Vescovi Ordinar] di quelle parti : ma ancora dal S. Tnb un ale dell' Inquisizione di Goa , in occasione, che approvò , e diede licenza di stamparsi, in Ambalacata le Opere del medesimo P. Roberto in lingua Indiana . 41. Secondo per altri motivi ancora si astennero i Missionari dal!' uso delle voci Europee , o Latine, cioè per la gran difficoltà , che avrebbero avuta quegl’ Indiani in proferirle ; e eh’ è maggiore di quella , che noi proviamo in pronunciare i loro vocaboli , non ammettendo quelle lingue la lettere §7 tere F , la congiunzione di queste consonanti S T, P S,S M , e simili , onde per quanto travaglio si fosse usato , la maggior parte de’ Neofiti non avrebbe mai pronunciato intelligibilmente il pisi de’ nomi Latini , e quello che pisi importa , i nomi Latini in queir Idioma o non hanno significazione , o hanno un altro senso tutto diverso , ed alcune volte ridicolo , disonesto , ed allusivo a qualche Idolo . Si può ciò vedere in questi tré nomi cos» adorabili Maria» Saverius , Thomas , i due primi de' quali se non si pronunciano con una grandissima cautela , vanno a concidere col nome espressivo di due false Deità , e l’altro col vocabolo espressivo delle Secondine delle Donne- S. Francesco Saverio fu obbligato nel Giappone a levare dalle Litanìe la parola Sanile , che in quell’ Idioma aveva una significazione cattiva. 42. Terzo quando anche dst principio per esprimere le cose Sacre , e i nomi dei Santi , si sosterò scelti vocaboli Indiani, che non avessero avuto tutte le condizioni ricercate nella Clausola di cui ora si parla ; non si può però dubitare , che al prese nte non gabbiano acquistate per adotìionem , e per l’uso di cento quattordici anni, estendo le voci significazione ad placham , e posto che esse sosterò astunte, e doppoì accettate da I 2 tuc- Se ciò è , dunque bisognerà mutare il nome anche a Cristo . E per questo saviamente Monsignor Patriarca dice nel Decreto , che si mettano o li proprj, o quelli,che ne!!' Idioma Indiano pianamente significano lo stessa senza inventar tra siati. Se ogni Regno dovrà fare un Vocabolario di capriccio nelle materie sacre , non si troverà più il Vangelo uniforme -. Quest’ è il male fatto, che si deve correggere . ss Sarà istituzione Apostolica , o Conciliare , e non di quattro Gesuiti. Se si "esaminerà questo punto a fondo, perirà i! saggiarne irte . Anche di queste se sono îraslati - Facilmente si può correggere con introdurre li nomi proprj. tutta la Comunità di que* Fedeli per significare Io stesso, che i nostri nomi Latini , non si può dubitare , che nol significhino , e non facciano a loro formare quel concetto medesimo de’ Sagrì Mister], che in noi producono le nostre voci . Apparisce chiaramente ciò in questa parola Ordo , che significando da principio una buona disposizione di cose , o di diversi gradi di persone , fu poi da' Fedeli assunto , ed accettato, e per antonomasiam applicato al sesto Sagramento da Cristo , per Io quale già suppone liquido , ed adamusjìm , e cosi si dice di tanti altri , che per brevità si tralasciano per estere questa una cosa dà se palese . 43. Ora da queste tre riflessioni , tre sono pure le conseguenze , che fi deducono ; ' la prima , che saggiamente operosi! da’ primi fondatori di quelle Missioni in astenersi quanto pisi fosse possibile dalle voci latine; La seconda , che questa Clausola non si può, e non si deve mai intendere inforno a quelle voci da principio , e pisi d’ un secolo avanti il Decreto assunte , ed accettate , ed usate sempre da tutta la Comunità di quei Fedeli per esprimere le cose , e i nomi Sagri pretesi da’ Missionari ; La terza , che sarebbe al presente una cosa di gran confusione, e sconcerto,e sarebbe di grave scandalo a quei Neofiti, se si tentasse in quelle Missipni qualche 6y che novità intorno ad èffe voci già pih d’un secolo adoprate , ed approvate non solo dagli Ordinarj , ma ancora ne’ libri stampati dal S. Tribunale dell' Inquisizione di Goa . 44. Che se poi vogliamo considerare la _ , . . r-n.tr r ■ j Se è eosì gratis si mor- cosa com e in se stessa , e prescindere an- de 51 Decret0 , 0 pure si cora dalla predetta assunzione , ed accetta- mostra di volerlo atterrare • r • 1 • 1 • ■ ■ Mt-rr \ anche senza motivo, zione ; li nomi lcielti da primi Mmionar] per esprimere le cose Sagre , almeno le piti principali di nostra Fede , si ritrovarono coerenti a ciò , che si prescrive nella Clausola presente : è indicibile il travaglio , che durò il P. Roberto de’ Nobili, e lo studio, che fece , e l’attenzione , che usò, eleggendo per cosi dire nelle cose di maggior importanza di parlare con minor polizia , che di slontanarsi anche dal materiale della signi- ficazio ne latina . Eccone un breve saggio . Il nome della Santa Croce si esprime con questa voce Indiana Sulluvei , la quale liquido , & adamu!jl>n senza verun traslato è corrispondente alla Latina Crux , alla Greca Stauros , alla Soriana Salila . Il nome Sagrosanto di Dio si esprime con varj vocaboli tutti eccellenti, de’ quali non se n’è dubitato , nè si può dubitare ; e sono Suara't » Adaver , Deven , Sarruvefperen , P arabsra- vaftu , Tambìrane , cc. , e questo fu il costumato da S. Francesco Saverio . La Santissima Trinità ha ancora il suo nome India- 7 © Dunque se si è lasciato if nome Cristo, possono gli Indiani pronunciare le consonanti S. T. , che di sopra si dificulta . E questo è male. duello è mutare il Vangelo, e testamento nuovo a capriccio . Ve n’è assai per la suddetta ragione. Ed in queste lingue corrisponde il nome piano senza metafora. diano a maraviglia , ed è X^ttuvam . L‘In- carnazione del Verbo, le Processioni divine attive , e passive sì esprimono esse pure con termini assai propri, e belli . I nomi Santissimi di Gesù Cristo , e di Maria si fono lasciati intatti, e cosi si usano. 45. I nomi de’ SS. Apostoli in alcuni libri si sono lasciati intatti , nel comun parlare molti si sono mutati , cioè quelli , ai quali si è trovato il corrispondente proprio* Cosi S. Pietro si chiama Rajert , S. Paolo Zmnen , che a meraviglia corrispondono ai nomi latini : S. Giovanni poi si chiama-, Arulen , che vuol dire grazia : S. Andrea Bilendren , che vuol dir forza ec. S. Stefano Muriapen , che vuol dire corona : S. Giù" seppe Deverten , che vuol dire filius accre- fcsns &c. alludendosi ali’ Etimologia che questi Sagri nqpii hanno nella Divina Scrittura . Nè in ciò pare posta estere una minima difficoltà, del medesimo modo in Soriano S. Pietro si chiama Kìfa , S. Lucio Nuhro , i Santi Innocenzo , e Vittore Za- chia , nella lingua della Dalmazia S. Stanislao si dice Rados ec. 4 6. Parlando delle altre cose Sagre si aggiunge, che se non si osservi in esse ma. serialmente ciò che fu prescritto dal Signor Cardinale di Tournon , si osservò però formalmente , e s’ostervò nella sostanza , e quanto 7» to fu possi dì le in una lingua straniera , essendo cosa cerca , che sono le lingue differenti fra loro nel Dialetto , e che ciò, che cade in acconcio . in una , riesce .per lo pisi barbaro , e poco adattato nell’ altra . Leeone due e se m pj . Il nome Ta muli co liquido, & adamujjìm , e senza verun trasiato cor - rispondente al latino Petrus, e quelli Collx, nulladimeno il drtto nome mai si è usato , nè si è voluto usare nella Missione del Madore! per nominare S„ Pietro , perché avrebbe fatto formare in quella lingua un’ Idea molto ridicola , ed improporzionata al Santo Apostolo, e però si usò dell' altro Rajeni che significa pietra fondamentale dell’ Impero Secondo per esprimere questo nome Sa~ cramentum v’ era questo vocabolo tutto ineguale, e corrispondente Rugaeiam, che vuol dire appunto segreto o mistero , o quest’ altro Arceftfta laxanam, che vuol dire Sacrum Sìgnum , nulladimeno nella Missione del Ma- durei , e l’uno , e f altro si sono costantemente rigettati , benché il primo si usi nelle spiagge marittime, e fi è scielto quest* altro dereviam , che significa tesoro , come_. pisi proporzionato ali’ intento, e piti a fare concepire a que’ Popoli ridea , che si pretende de’ nostri Sagraroenti - 47. Però per conchiudere si propone-! l’istanza , che ciò, che nel nostro propostiti lingua Araba Sachrà significa Pietra , e Pietro, e Sacra significa ubriachezza , onde noa è bastante ragione per salvare la mutazione, del nome Pietro . Se dunque vi fono î propri nomi per ripiegare le cose Sacre , perché si ha da fare il beli’ ingégno con inventare traslati ? 7 * to su prescritto dal Signor Cardinal di Touf- non nel suo Decreto , s’hnende in tutto secondo la prassi sin ora tenuta dalla Chiesa in Si deve intendere il De- §mil materia, oche s’intenda non in sensu creto letteralmente, e per materiali , ma nel formale, secondo il Dia. il passato .e per il futuro, „ , r . acciocché in tutte quelle In- letto e cosi diverso dalle lingue , ovvero , die vi sia l’unitormità tanto c ;- e principalmente s’ intendono non retate ne’ Dogmi, quanto ne’Riti: , e facilmente si pollo no intro- ct l teinpó panato, ed a vocaboli già auunti durre li nomi proprj, come cc j u p at j pj^ â'un secolo , ma rispetto al fusi è notato di sopra . , , r . r turo , ed ai nomi , che di nuovo u volessero aflumere . CLAUSOLA IV. Intorno al Battesimo de gì* Infanti , Si legga il Leandro,che k troverà prescriversi da tutti li Sinodi un tempo determinato per il Battesimo degf Infanti. 48. in questa Clausola il Signor Cardinale di Totirnon , che i Missionari ricordevoli de’ Sacri Canoni , Sacrorum Cano- num memores prefiggano un tempo determinato, dentro il quale siano strettamente obbligati i Genitori Cristiani a portare i loro figliuoli alla Chiesa per estere battezzati, lasciando a' pih eruditi il rinvenire questi Sagri Canoni menzionati . La prassi seguita dai Missionari in questo particolare fu la seguente : s’intimò a prò de’ Genitori Cristiani secon. do la comune opinione delle Scuole Tobbli- go stretto , che avevano di portare alla Ghie. sa i loro figliuoli al Battesimo quantum pri~ muyt 73 tiîum commodè fieri poterat , e di pili s'inti- mò castigo a trasgressori per la loro colpa . 49. Ma siccome non concordano i Teologi ( dove pure non vi è per modo di dire , che non abbia il suo Parroco ) nello statuire il tempo determinato, dentro il quale si restringeste quel quamprimum , ma comunemente lo lasciarono pradentum judicio spettata cujufcumque Ecclesia consuetudine , come si può vedere presto il Diana tom. i. tratt. x. de Sacram. Baptif. re sol. 28., il quale cita Suarez, Henriquez ec. , cosi a sor- fiori fu impossibile determinarlo sin ora in quelle Missioni per le seguenti ragioni particolari . 50. Primo , perché la Chiesa sta molte.-, volte due o tré giorni di cammino distante dalle Case de' poveri Cristiani , eia quelle parti non vi è suso delle Balie : onde per portare l’infante alla Chiesa a fine di edere battezzato,è necessario , che la Madre sia perfettamente guarita per accompagnarlo , e per dargli il latte , il che porta seco Pulsione d’altre persone la necestaria delazione delle previsioni per il viaggio , non estendevi in quelle parti pubblici Alberghi . 51. Secondo , perché molte volte è necessario aspettare la licenza , o del Marito, 0 de’ Parenti » o de' Padroni gentili. K 52. Li Teologi determinan» benissimo il tempo , che ordinariamente non deve passare li due mesi , secondo quelli della più larga opinione : ma altri lo reflrin - gono più , o meno dentro questo spazio ; e ciò basta per esservi una determinazione ordinaria di tempo. Le Madri presto risorgono dal puerperio comunemente nell’ Indie , come dice il Gemelli, ed il Padre Carmelitano . Ciò spedito , che è il principale, si accelera il resto , quando vi è la determinazione del tempo. E quando vi è il tSihp» determinato si usa la dovuta premura a ricercarla , e se in qualche caso non la Ottengono, non sara colpa del Decreto ubbidito . 74 Si dice lo stesso , cioè, che la determinazione del tempo li farà più solleciti in superare le difficoltà, e quando queste riuscissero insuperabili in qualche caso, non fi deve accusare d'ingiusto il Decreto . Anche gì’ Infermi non postone digiunare,e non per questo il precetto del digiuno non è datarsi. Si vedano li Decreti fatti per la China , e per Qtie- hech . Sanno però, dove sta la Chiesa . Questi sono casi particolari , che non incolpano di trasgressione chi non adempisce puntualmente il precetto , come si dice nella materia del digiuno . 2. Terzo per l’impedimento delle strade, non essendo in que* Regni per lo piti strade stabili, e selciate, come sono tra noi; ma lecondo che ricerca la maggiore utilità del seminare ora in una parte, ora in un altra , si fanno piccioli sentieri, che servono di pubbliche vie , ed in tempo dTnverno , che colà forman le pioggie , e non il freddo , sono impraticabili , bisognando farle a piedi , mentre non vi sono Carrozze , Carrette , Vetturini ; anzi quando si sono fatti uscire i fiumi da' loro letti per inondare i campi a fine di seminare i Risi , sono le_. strade assolutamente impraticabili , non essendovi nè meno in molti fiumi comodità di tragittare con la barca . 53. Quarto , perché molti di quei Pae-, sani non hanno villaggio fisso, ma ora abitano in un luogo, ora in-un'altro. 54. Quinto, perche sovven te dopo aver camminato due o tré giorni que’ poveri Genitori non ritrovano nella Chiesa il Missionario già partitone, o per assistere a qualche moribondo, o cacciatone da' Gentili , o per altra cagione . Queste sono le ragioni speciali di quelle Missioni , le quali indussero i Missionari a non determinare sin ora tempo certo , dentro il quale fossero obbligati i Cristiani a portare alla Chiesa i loro figliuoli per il Santo Battesimo ; ma ad incaricar- 75 cadi solo in generale , d’ essere obbligati a portarli quamprimum commoàe fieri poterai . E se ciò non ossame vorrà pure la S. Sede» che ss prefigga un tal termine ( certamente dovrà avere molte eccezioni ) i Padri fi pro- tcssano di essere pronti ad ubbidire , foggiu- gnendo , che , ancorché si diferifca il Battesimo agì' infanti, non fono quessi in pericolo di morire senza esso per la gran vigilanza de' Catechisti, e perche colà un fanciullo a pena giunto ali’ uso della ragione., subito viene istruito del modo di conferirlo . CLAUSOLA V. Interno ali' età , ed alla presenza del Parroco nei Matrimoni . 55. Due cose' prescrive in questa Clausola il Signor Cardinale di Tournon : la prima , che non si permettine ai Cristiani le nozze se non finita seta ricercata da' Sagri Canoni : la seconda , che nel celebrarsi le nozze si osservi quanto ordinò il Sagro Concilio di Trento , In quanto al primo non fi sono mai permesse a' Cristiani le nozze nell' età di sei o sette anni ; ma solo dopo un perfetto uso della ragione nell’ età in circa di dieci o undeci anni , e questo concorrendovi gravissimi motivi , e solo in ri- K 2 gurr- Nulladimeno si dice , che si sia de’ quattro, e sei mesi senza far battezzare gir Infanti , che generalmente in India sono allevati co a istrapazzo , e perciò so n0 sottoposti al pericolo di ma„. care senza Battesimo, e p 0 _ tendolo fare il Sacerdote no n si deve lasciare alla discre. zione de’ Secolari. Se è vero , che non si permettano agi’ Infanti li contratti Matrimoniali , è adempito il Decreto , che servirà per la continuazione . Il Signor Piccarci , ed «gni altro , eh’ è pratico delle Indie, dicono, che gli Sponsali sono sempre colla tradizione de! Tali , la quale obbliga alla indissolubilità , come richiede il Matrimonio rato , e perciò non essendo età capace di Matrimonio nè anche di dieci, o undeci anni , deve soste- aerlì il Decreto. Se dunque adesso la Missione sìa in pace , ed è Cristianità di cento , e più anni con Chiesa aperta, non fi sa vedere, perché non fi debba pubblicare il Concilio di Trento per impedire li Matrimoni Clandestini. Manca di ciò il documento per crederlo. guardo d’un certo atto, o contratto , che st usa in quelle parti , e che ò detto Loga Calibriam , circa il quale non pare , che vi posta estere veruna difficoltà , perche o quel Loga Calianam si suppone aver la forza di meii sponsali , o pure di vero matrimonio : si primum è manifesto , che non v* è cosa veruna, che sia riprensibile, mentre gli sponsali si possono lecitamente celebrare subito dopo Tufo della ragione : si secundum quod ad praxim proinde se babet , quel Loga Ca- lianam , come se fosse meri sponsali, perché non si permette mai a* contraenti la coartazione , se non dopo terminata seta legittima , e rinnovato il consenso . 56. Laonde ciò, che qu'i si domanda, si riduce solo al secondo precetto toccante la presenza del Parroco, e di due Testimoni . In quelle Missioni , in cui per anche vivono i miserabili Cristiani sottoposti alla Tirannide de' Gentili continuamente da loro perseguitati , non è per anche venuto quel tempo felice, nel quale si sia postato pubblicare , e si posta osservare il Decreto del Sa- gro-santo Concilio di Trento , il che è tanto vero, che disse il Signor Cardinale di Tour- non non estere sua intenzione il proibire ai Cristiani il contrattare il matrimonio senza la presenza del Parroco, purché vi sofferò due testimoni , ed i Teologi deputati dalla Sa- 77 Sagra Congregazione di Propaganda Fide al riferire del Vericelli, rispondessero già a certi Missionari del Giappone nel tempo , che si pativano da quei Cristiani molte persecuzioni ubi non efì ■pubblioatum ( il Decreto del Indentino della presenza del Parroco ) difserendam effe pubitcationem y ubi vero publicatum fuerit, oblìgare nifi ubi inevitabili* est necessita* . 57. Tanto pisi che per le leggi municipali sono severamente proibiti a que' Popoli i Matrimoni clandestini celebrati senza la saputa de’ Magistrati, e senza il concorso , o approvazione de' pisi stretti parenti » sino a non riconoscere per legittima la prò- quella Cristianità, come le , che dal tempo coniugio nasceste ; E pe- deve. rò divotamente qui si supplica , che quello in faciem "Ecclesia juxta forniam a Sacro Concìlio Tridentino praferiptam del Decreto del Signor Cardinal di Tom non s’intenda solo quantum commodè fieri potest . CLAUSOLA VI. Intorno al Tali , 0 sia Tessera Nuziale . 58. Vendo detto il Signor Cardinale dì Tournon nella Clausola precedente , eh’ era in que' Paesi il costume di congiungere in matrimonio indissolubile per contrasegno dei Ge- Dunque se Io debbono sapere tanti, sarà.anche bene , che lo sappia il Parroco , e si cominci una volta ad istruire, e regolare Tutto è santamente Decretato . Genitori i fanciulli di sei o sette anni » ed anche di pih tenera età coll’ imposizione del Tali, o gemma d’oro nuziale pendente dal collo della Sposa , e però aveva proibito , che tra’ Cristiani si praticassero simili nozze irrite , e trulle : Cum tmris bujus Regionis stt Infante /ex vel septtm annorum interdum etiam in teneriorì estate ex Genitorum confen- fu Matrimomiunt indissolubile contrahanv per ìmpofìtionem Talis, feu aurea tessera nuptialis Vxoris collo penfilts, Missionariis mandamus, ne bujusmodi irrita Matrimonia &c. Ora passa a dire , che giacché questo Tali presso i pih periti seguaci di quest’ empia religione rappresenta l’immagirte , benché in forma del Rulleyar Idolo presidente alle cerimonie Nuziali ,, e col supposto , che sia disconvenevole alle Donne Cristiane il portare un segno del loro Matrimonio , una tal gemma , o sia una consimigilante figura proibisce il medesimo Tali severamente , ed ordina, che per l’avvenire non ardiscano le Cristiane portarlo. Potran bensì portare un altro Tali,che abbiala figura della S. Croce, o di Gesti Cristo, o della Beatissima Vergine, odi qualfivoglia altra_. cosa Sacra , & ne Uxores ìnnupta videantur poterunt uti alio Tali vel Saniti (firn# Crucis , vel Domini Nostri Jefu Christi , vel Bea- tìjstma Nirginis , vel alia quavis religiosa .« imagine ornato . •# 59 59- Per procedere in questa controver_ sia con la maggior chiarezza possibile, è neceflàrio di dividere la materia in tre parti ; nella prima si permetteranno alcune cole certe , e indubitate, e di grande importanza ; nella seconda si esaminerà se susista_ quanto si aflerma , e si suppone in questa (dianstila; nella terza si cercherà, dato ancora , che.Insista, quanto più si affermasse veramente sia lecito o nò suso del Tali alle Cristiane Maritate , e per incominciare dalla prima . 60. Si dice in primo luogo come cosa indubitata asieverata dallo stello Signor Cardinale di Tournon, testificata da' Prelati ordinari nelle loro lettere , e con giuramento da moltissimi Missionari , Catechisti , e Cristiani ne’ loro autentici documenti già esibiti , che il Tali in quelle parti ha almeno queste due istituzioni civili , e politiche , per pubblica , e solenne assunzione di quei Popoli < La prima di contrarsi con esso un Matrimonio indissolubile , Matrimonium indi- folubile contrahxnt per impofitìonem Talts , feu Aure# Tesser# Nuptialis Uxoris collo pen- silis ; dice il Signor Cardinale di Tournon . La seconda di significare lo stello matrimonio già contratto , e che il Marito è vivo dedecet talem effigiem collo afferre in Jtgnum Maininomi , e poco dopo , ne Uxores in~ nup- nupta viâeantur , poterunt uti alio Tali, soggiunge lo steslo Signor Cardinale. 61. Quindi a considerar bene la cosa_, com' è in se stella , il legarsi dallo Sposo al collo della Sposa il Tali, consentiente ipfa •vel saltem repugnante in que’ Paesi equivale omnitio , ed ha tutta la forza ( prescindendo dal Sagramento ) che tra noi ha il porrei 10 Sposo nel dito della Sposa 1 ' anello , e 11 dire quelli a quella in presenza del Parroco , e di due Testimoni : lo ora ti ricevo per mìa vera , e legìttima Consorte * e il replicare questa a quegli ; ed lo ora ricevo te per mio vero , e legittimo Marito . Che però in quelle Missioni per legge imposta dagli Ordinari , mutata la sola parola di anello in Tali , si benedice lo stesso Tali con la medesima orazione, con cui fra noi si benedice Panello Nuziale ; e se taluno di quei Neofiti libero da qualsivoglia impedimento dirimente legasse al collo di qualche Zitella Cristiana non impedita da altro Canonico impedimento , senza eh’ essa repugnasse in presenza del Missionario, e di due Testimoni il Tali, non ha dubbio , che senz’ altro , e benché non proferissero parola, contrarebbero ambidue tpfo fatilo un vero legittimo , e canonico Matrimonio . 61* Di pisi si ha da avvertire , che il Tali in que' Paesi solo si porta , e solo si può può portare dalle Donne maritate di sorte,che sarebbe gravissimamente caligata quella Donna , che presumesse portarlo pendente dal collo , non avendo attualmente vivo il Marito , e quando questo muoja , sì radunano tosto nella Casa del defunto i Parenti piti stretti , e con molta solennità , e pubblicità tagliano i fili , co* quali la Sposa portava^ il Tali pendente dal collo , nè mai piti può tornare a legarselo, se non si marita un’ altra volta . 6z. Si deve in secondo luogo molto , e molto bene avvertire come cosa confessa ta dallo stesso Signor Cardinale di Tournon, che non si è mai preteso estere cosa certa , ed indubitata , che nel Tali fosse l’immagine-^ perfetta , e distinta dell' Idolo Pulleyar solo si pretese dire , che apud peritiores praferap imaginem licet informe#* Pullayaris , cioè jj capo di un’ Elefante , che si suppone figur® simbolica di queir Idolo , come ragguaglia nella sua lettera l’Arcivescovo di Cranganor , parlando del Tali in quo monili , die' egli , Non nega , che alcuni w confessino per Simbolo emment altqua pancia referentia magnitudi- dell' Idolo. nem unius acus ita dijpofita , ut juxta aliquos infideles exprîmanP caput Elephantìs , quod dicunt Symbolum cujufdam Idoli nomine Pulleyar aliis similiter peritis Ethnicìs banc fym- bolìcam significationem negantibus . Provasi questo di vantaggio coll' esperienza oculala re 3r Questa è l’effigie , e quello è il Simbolo. Ma questa diversità nasce per relazione a’ diversi Idoli , o a diverse azioni di qualche Idolo . E così chi lo porta in lastra doro senza scultura , in venerazione del Sole , chi col dente di Tigre in venerazione dell’ Idolo Siva , e così di -Itti. Nella Casta de’ Suonatori , come si dirà , vi fono de' Cristiani , e nella Casta degli Orefici non ve n’ è uno per fare il Tali secondo il Decreto ! E.l io trovo nel libro di Giuseppe a Costa Gesuita di Sa!. Ind. lib. cap. n. , che stiam vestigia c{uttvìs su- perftiiionis veieris eradenda tant . re ; imperocché il Pulleyar si dipinge da quegl’ Idolatri col capo di un Elefante con quattro braccia , col ventre turgido , come schiacciato , coi piedi piccioli a cavallo sopra di un Sorcio grande dell' Indie detto Pericial , ed in niuno Tali si potrà mai mo- Arare una simile immagine con tutte queste sue parti anche solo informemente delineata . C 4 . Devesi in terzo luogo avvertire, che i Tali , che si usano in quei Regni , non sono di una fola figura , e forma , ma quasi cosi diversi , e varj fra di loro come diverse , e varie sono tra le Caste , o sia Tribù -, nelle quali fono divisi quei Popoli . Provasi questo in primo luogo dalle lettere de’ sopra detti Prelati hoe monile , cioè il Tali , dice l'Arcivefcovo Primate dell’ Indie , est; ftgnum contrablus eivilis inter confortes fuas admittens veritates cujufcumque 1 ribus stgni- ficativas decernendo cujuslìbet qualitates; l’Ar- civefcovo di Cranganor parlando dell’ impossibilità di mutarlo , cosi favella . Tum propter aurifices qui omnes Ethnici eum fint nullum aliud monile sant laboraturi nifi pro- prittm cujufcumque Tribus. Provasi in fecondo luogo da un libro autentico di que’ cies chi Idolatri intitolato Lega Puranam , nel quale fi ragiona per extenfum del modo di fabbricare il Tali conforme Tufo di ciasche- duna Tribb . Provasi in terzo luogo con i Tali 8 ; Tali tutti da se diversi altre volte esibiti , anzi come si raccoglie da un' attestazione-, giurata in verbo Sacerdotis dal P. Gio. Ve_ nunzio Bouchet presentata già alla Sacra Congregazione del 8. Officio tredici Tali tutti differenti si fecero in Pundicheà vedere al Signor Cardinale di Tournon , il quale di vantaggio dopo averli considerati molto bene , li giudicò innocenti, e permise alle Donne Cri- diane il portarli . 65. In quarto luogo si deve notare , che questa diversità de* Tali introdotta in quei Regni , e da’ libri autentici di que' Pepo. li, e dalle loro leggi municipali prescritta a ciascffieduna Tribh è il distintivo , come l'insegna , e 1' armi delle medesime, ed è cosi propria di ciascheduna in particolare , che sotto rigorosissime pene anche di morte è proibito ad una Casta l’usare il Tali d’un altra. V. G. è severamente proibito ai Velala usare il Tali proprio di Varuguer , a Brammani quello proprio di Sciannar , e cosi viceversa sotto le medesime pene è pur vie tato agli Orefici lavorare per una Tribh il Tali di un altra ; anzi di vantaggio è vie* tato farvi una minima alterazione di tal maniera , che se un’ Orefice volesse incidere-, nel Tali l’immagine perfetta , e ben forma, ta del Pulleyar , ovvero volesse aggiugnervi tin solo fiorame di pisi, non solo il Tali non Di quello fatto bisog nera sospenderne la sede, perché questo Padre giura facilmente contro le veri là. Ma però tutte le Caste convengono, che il Tali sia Simbolo dell’Idolo, e secondo li più periti, come vuole il Cardinale , e secondo li periti come vuole il Prelato di Cranganor. L t sa- 84 Quando comanda il Legato della S Sede nascono tutte le impossibilità ,■ ma se il Missionario comanderà , cke tutti li Cristiani vengano alla Chiesa a pagargli la decima , o a bacciargli, come vien detto, sugna del piede , niuno contrasterà , Di questo racconto il Padre Manli non sa niente , ma Io nega . E lo vorranno anche li Missionari permettere , o esprima , o non esprima lido! 0 Pulleyar . Questo è segno , che credono poco a! Vangelo , perché sono allevati mezzo Cristiani, e mezzo Gentili . Si legga la Bolla di A- IeiTandro VII. la 46. , che scioglie l’argomento. Noia è parità da mettersi . S. Monaca seguiva un’ uso canonizzato nella Chiesa, è suso del Tali idolatrico dalla Chiesa è condannato - sarebbe accettato da veruna Tribîi , ma lo stesso Orefice correrebbe pericolo eziandio della testa . <55. In quinto, ed ultimo luogo si deve notare , che non solo l’aboiire il Tali , ma il fare in elio una mi lima variazione est fce- minìs Cbrìstianis imponibile , come dice l'Arcivescovo di Cranganor , tum prspter cort- fanguineos , & affinés gentile! banc virieta- tem minime permissuros , tum propter aurificesi i quali non solo per essere Gentili non lavorano mai altro Tali, se non il proprio di ciaiceduna Tribù, ma eziandio per timore di non essere come accennammo severamente castigati dai Magistrati : perlochè volendo, o non volendo le donne Cristiane in fine non porteranno mai altri Tali , se non il loro proprio , quale solamente vita eradicata ah ji. cìe-at , e se si vorranno sforzare , volteranno le spalle al Vangelo, e negheranno Cristo come unitamente attestano i due Arcivescovi. E qui conviene riflettere seriamente , che l’abollirci , o variare le costumanze antichissime de' Popoli per altro al maggior segno tenaci de’ loro Riti appresto di loro del tutto innocenti , e senza un’ ombra di ma. le , è un’ impresa di molto malagevole riuscita : cade in acconcio, ciò che nel lib.6' cap. 2 . delle sue Confessioni narra S. Agostino della sua Madre S. Monica , la quale in jn un di Festivo portatasi al Duomo di Milano col solito apparecchio di vivande per farvi le sue offerte, come allora si costumava , fu avvisata dall’ Ostiario della Riforma fatta_, daîl’ Arcivescovo S. Ambrogio , che un tal costume aveva abolito : è vero dice il San* to , che mia Madre non replicò , perché stimava, ed amava molto 8. Ambrogio ; dej resto , benché Santa era tanto impegnata pe r quella cerimonia, eh' ella (santamente usava che non sò se fi foste acquietata , e avesse ubbidito a qualunque altro , che non foste stato S. Ambrogio : non facile fortajje de ha c amputan da consuetudine fuifse cejsuram fi ab alio prohiberetur , quem non sicut Ambrofium dtligebat . E se questo successe ne’ Santi, che sarà ne’ Neofiti posti in merao degl’ Infedeli. 67. E poi che sconcerti , che perturbazioni , che burrasche fiere non si eccitare!,- bero contro i Missionari , e contro i Cristiani , quando si volesse tentare una tale mutazione ? Non v’ ha alcun dubbio , che nella sola Missione del Madurei piò sono senza comparazione le donne Cristiane maritate di quello che siano qui in Roma , e pure in questa Corte si sveglerebbe uno scompiglio, e fracasso indicibile , se v. g, pochi Missionari Greci sprovveduti di forza , e di sostegno , proibita l’antica forma degli anebi» ne volessero introdurre un’ altra nuova , e ri- 86 E se il Tali è Idolatrico, faranno male lì Missionaria non abbandonare quei Popoli contumaci nelle loro superfìizioni ; e cosi ordina Alessandro VII. dovendosi notare , eh? le Maomettane non lo portano, nè insorgono tante tempeste . II P. Manli dice essere stato tre anni in questo luogo , ed il T ali ivi usato ha solo tré fiori. Del fatto qui accennato dice non averne mai sentito cosa alcuna. Qui fi vuol dare ad intendere , che la Religione Cristiana non ha libero esercizio , e pure si vogliono comprovare i fatti con testimonianze de’ medesimi Gentili ; non si vuol suso della saliva per non disturbare li Gentili ;Ci acconsente di proibire agli Suonatori, che non vadino a suonare nelle Pagode , benché li Gentili gli vegliano. In somma non si sostengono le male cause senza patenti contraddizioni. rispetto a noi barbara , e volessero obbligare tutte le altre maritate ad usare questa sola . Or che sarebbe dunque in quelle Missioni cosi numerose , e dove i Cristiani vivono sottoposti alla Tirannide de’ Gentili se ss tentaste una simile novità ? Che però quando veramente il Tali non si possa permettere—, senza qualche variazione , n m vi sarà altro rimedio , se non rivolgere altrove i travagli* e cercare altra messe : nè sono questi timori , o asserzioni speculative , sono pratiche fondate su quello , che già successe nelle . Missioni delle spiagge Marittime . In Paney- cail Villaggio della costa della Pescarla un Missionario Gesuita non per i serti polo , che ne aveste, ma per distìngue e con questo stello le C astiane dalle Idolatre,cangiò la sigma del Tali propria di quelle Donne nel!’ immagine di una colomba allusiva allo Spirito Santo, ma suscitò tolto una così fiera persecuzione , e contro di se , e contro di quelle meschine, che avevano ubbidito , che subito furono civilmente scomunicate , e segregate dal corpo della Tribh , talché ebbe di grazia l’abbandonare l’impegno . 63. 11 Reverendo Padre Fr. Tommaso de Poitiecs Cappuccino Francese nel 171 ;. tentò 10 in Madraft d* introdurre un nuovo Tali £) di questa figura fisi , e volle obbligare quelle genti Cristiane a portarlo : tre o quattro Donnicciuole ^accettarono, e se le posero al Collo , ed una di queste andata la mattina seguente per vende:e il latte con forme al solito ; venuta un’ altra delta medesima Tribìi per comprarlo , ali? vista del nuovo Tali subito stomacata la sgridò altamente, e voltatele con dispetto le spalle andò altrove a procacciarsene ; le altre furono immantinente buttate fuori dalla Casi a ; ma 11 rimanente della Comunità di M il rad il rigettò costantemente, perdette nella pubblica Chiesa il rispetto al Padre, e tosto alcuni cominciarono a condurre le loro figliuole nubili alle Ville de’ Gentili , ed alla maniera gentilesca congiugnerle in Matrimonio . Tutto questo si ha in una Scrittura in Francese autentica del succeduto in questo particolare in Pondicheri , e Ma- drast, e se questo è succeduto nelle Missioni delle spiagge marittime cosi diverse da queste nostre , ed in una Fortezza, benché munita di Soldatesche Europee , dove gì* Idolatri non hanno verun potere , ed i Cristiani po stono fare quel che vogliono , che sarebbe poi avvenuto, re il simile si foste ren- por- 8 7 In questo fatto , che si racconta senza autentica prova , si dovrà dire, che la Donna indiavolata alla vista delia Croce fosse Idolatra : ed in ciò non è da stupirsi, se dasse in ismanie , e fuggisse . Il P. Mansi non ha mai sentito questo successo. Tutta questa Storia , che prima si dice avvenuta in Madrast, e poi si repplica in Pondieherì dopo la cacciata de’ PP. Cappuccini , rinnova la predica desti Pseudo Dottori , che contro la Dottrina di S. Paolo voleva , che si seguitasse Fuso de’ Legali : S. Paolo resisteva , e veniva oltraggialo. Si legga la sua Epistola ad Galateti . In somma se si vuole unire la Fede di Cristo con l’Idolatria , o per amore , o per timore tutta l’esagge- razione va bene : ma se Alessandro VII. dice , che non la vuole , tutto il contrario va a terra . 88 Conveniam© , Si accetta la Regola del Cardinale de Laurea , e di più si accetta la testimonianza dell’Arcivescov© di Cran- ganor , che afferma darsi delli periti, appresto de'inali il Tali significa l’Idolo Pul- leyar, benché soggiunga darsi altri, che la negano ; sicché vi è opinione bine & inde su questo fatto : onde al più resta il dubbio se sia Idolatrico o nò. tato rispetto a una Comunità di pisi di due cento mila Cristiani in quelle Terre interiori ? 69. Supposte le notizie generali, ed importanti, delle quali sin’ora s’è ragionato è d’uopo far passàggio alla seconda parte , e strettamente ricercare, se siavi tanto, che basti per potere ragionevolmente dubitare, che i punti , ed i fiorami , che fi vedono in confuso nel Tali importino appresto quei Popoli una Simbolica espressione del Capo dell’ Elefante allusivo ali* Idolo Pulleyar. 70. E per arrivare a sapere la verità non vi è modo piti facile, piti confacevole, più proporzionato , che l’interrogare dì questo gli stessi Idolatri . Infìdelium attiones, dice il Cardinale de Laurea in Seat. Scoti part. 2. disput. ti. art. 9, , & si propria quadam funt pure civiles , & politica ; qua- dam vero Sacra feti religiosa Jciri nequeunt, nifi ab ipjìsmet Infìdel'tbus . Seguendo dunque una regola cos'i saggia , se si consulteranno i libri pisi celebri di quegl’ Infedeli, e particolarmente il famoso Loga puranam in cui ex professa si tratta del modo di fabbricare il T ali conforme lo stile di ciascheduna_, Tribh v non si troverà in essi una sola parola , in cui si dica , che in qualche Tali vi sia , o vi si debba incidere la resta dj uno Elefante , o fiorami di ci se re simboli che di quella , ed allusiva al Pulleyar . Del medesimo modo se interrogheremo sopra di questo affare il comune di quelle genti , resteranno sospese alla domanda , e risponderanno sinceramente ciò da loro ignorarsi , e sapersi solamente , che le Tribh hanno i suoi Tali propri, e determinati a portarsi dalle loro Donne in segno di Matrimonio . 71. E quando si dice il Comune di quelle genti , non s’intende il solo Popolaccio , ma s’ intende quali tutta , o almeno la maggior parte de' Nobili , de’ Ricchi , de’Soldati , de’ Capitani, de’ Principi , ed ancor de’ Br ammani , de’ quali pure è proprio sapere , e l’investigare le cose della Religione ; s’intende tutta la numerosa Setta de Vefmitti , che pure riconoscono per Dio il Vulleyar , e Xiven , o Rumen di lui Padre ; s’intende quella degli Atnei, quella de’ Guani, o spirituali , che venera un solo Dio immortale, e incorporeo ; s’intendono finalmente i pisi eruditi Cristiani , e Catechisti', i quali tutti hanno già mandate le loro attestazioni . Onde un’ opinione cosi comune, cosi universale intorno al Tali , e alla di lui figura ben dimostra l’animo , e l’intenzione, per cui si usa, e quantunque ricorrendo ad alcuni pochi periti , e Maestri di quelle— genti ( per lo pisi Xivenisti di Setta ) che tra gli altri si vantano d’indagare i loro ar- M cani 90 Quasi si da del bugiardo a!l’ Arcivescovo di Gran* ganor, perché ha confessato esservi de’ periti ,che affermano il Tali come espressivo dell’ Idolo Pulleyar . Qui da fastidio li più periti del Signor Cardinale, onde se si da dello sciocco ali’ Arcivescovo, bisogna dare una mentita franca al Cardinale , e seguitare a levare il credito a tutti gli altri , perché si creda solo al P. Brandolini . Si rileggano le lettere del Cardinale ,e si avverta, che un Prelato , Commissario , Visitatore , e Legato esige maggior credito contro l’idolatria, che ogni altro testimonio , che vuol arringare a favore della medesima. cani, o per meglio dire inventarne-de* imo-- vi', forse siano alcuni per rispondere , che quelle Cifre esprimono la testa di un' Elefante Simbolo del Pulleyar ; eh’ è quanto fu detto dall’ Arcivescovo di Cranganor nella sua lettera . 72. Alcuni però non mancheranno anche fra di loro, ed anche un numero maggiore» che espressamente il negheranno , e quanto ali' asserirli , eh’ essi siano i più periti , non si può in veruna maniera concedere al Signor Cardinale di Tournon , anzi con tutto il rispetto si aggi tigne , che non si sa con qual fondamento abbia mai S. E. ciò aderito. Stette egli per solo sette mesi in circa in Pon- dicherì senza mai por piede in quelle terre interiori . Ivi da quattro mesi continui stette ammalato, e negli altri quasi sempre convalescente . Era totalmente ignaro delle lingue di que’ Paesi, e quando anche aveste voluto , nè egli, nè quei della sua comitiva per chiarissi del vero avrebbono potuto interrogare i più periti Maestri di quei Gentili. Imperciocché una coiai razza di gente abita nelle spiagge marittime abitate ordinariamente da’ Pescatori,- da' Parreas servitori degl’ Inglesi , e Francesi , e da alcuni Mercanti, che per l’ordinacio vanno e vengono a causa de’ loro contratti . Che se poi ciò riferirono a Sua Eccellenza gli Europei colà 9 * colà abitanti , ovvero due o tre Misiìonarj di quelle spiagge esistenti in Pondichen , quali appena sapevano dire due parole in quella lingua , e che fi--servivano d'interpre- te per favellare , non pare che in una questione di fatto, e cos'i intricata » com’ era questa , doveste bastare la loro autorità per definirla . 73. Né tampoco doveva bastare quando anche Tavelle affermato il detto di due Mis- fionarj Gesuiti nominati nel principio di questo Decreto , cioè- del P. Venanzio Bou- chet, e Carlo Michele Bertoldi , dai quali dice 8. E. aver conosciuto molte cose con certezza plura certtus cognoverimus,tanto piti che il P. Bertoldi allora non contava pìh di tre anni di Missione . In somiglianti questioni non basta Tu di re uno , due » o tre » ma molti , e molti , e specialmente i Superiori delle tre Missioni, i Vescovi poco discosti , quali nè furono interrogati , nè seppero mai niente del Decreto, se non quando- s'incominciò ad instare» perché li pubblicaste . Tatto questo è copiat* stalle difese de’ Riti Cinesi, dove nè libri, nè testimoni, nè anche Gesuiti avevano forza di persuadere , che fossero superstiziosi . A tutti si dava dell’ ignorante , e quel eh’ è peggio questa frase seguita ancora . 74. Del resto il P. Bouchet fece’ un trattato , in cui mostrava Timperizia di coloro , che affermano essere descritto nel Tali il capo dell' Elefante , e nel Memoriale , che il Signor Cardinale non volle accettare , protestò, che per quante diligenze uves* M i sero Di sopra il P. Bouchet e Un’ ignorante , quando lì presume, che informi il Cardinale » ed ora nel trattato è un dotto di prima Gialle. 9 * Se verrà la Segreteria del Signor Cardinale si troveranno li foglj, con li quali si scopriranno tutte queste bugie . Ed ecco colisi li Testimoni loro . Monsignor di Cranganor dice esservi dei periti , che affermano , e questo dice , che non ve n’è alcuno. L’assermare con esitazione non e essere perito, come dice l’Arcivescovo. sero fatte i Missionari non avevano potuto sapere di sicuro, sino a quel tempo, se veramente i sopraddetti fodero i piti periti , e voleva giurare , che niente di pisi aveva__ detto al Patriarca . E qui non si può lasciare di trascrivere le formali parole del Padre Antonio Dias Visitatore di quelle Missioni , e Missionari di piò di vent' otto anni estratto dalla Scrittura fatta di sua mano, nella quale proponeva i punti , che si dovevano ventilare , die’ egli cosi parlando del Tali : Adverte primo non dubitare nos , sec- tatores illos fa!/# Religioni! , quos Eminenti /- ftmns de Tournon confulit , a se reputari non folum peritos fed peritiores : dubitare tamen , & multttm dubitare uftrum tales revera essenti feimus enim quotquot has Mediterraneas Regiones incolìmus Missionarii multo peritiores effe eos , qui hic seblantur falsas Religiones t quam qui in oris Maritimis degunt , quos forte & non alios Emtnentijjìmus de Tournon con/uluit : quo ad numerum vero etiam non dubitamus nos afferei',? pUires effe , qui negent figuram illam Pttlleyarris incjse tesserce nup- tiali , quam qui affirmant : Irw>wo cum sciam multos , & quidem peritos negare , nullum vidi , qui faltem abfolute , & absque ejìta- tione ajfirmaret . 75. Nè mancano ragioni o congruenze, che persuadono non effervi nel Tali una tale figu- figura Simbolica del Pulleyar , e cbe quelli Idolatri , i quali ciò affermano , non solo non sono i più periti , ma che sono ignoranti eziandio de’ propri coituini : Eccone alcune parole , non costumano mai quegli Idolatri di rappresentare le immagini de' loro Dei solo per metà , ma le vogliono sempre intere , e con tutte le membra distinte . Il fare altrimenti è per loro cosa_. abbominevole, e come se lì tentaste da vero di troncare per mezzo la Divinità . Quindi riprovano , e detestano la prassi de’ Cristiani , che alle volte non intere espone^ tutte le sagre immagini . Come dunque solo nel T 'ali si trasgredisce questo a loro Sacrosanto costume ? A tutte le altre immagini del Pulleyar si esibisce pubblico culto , o privato , e si offrono doni anche a quella , che si espone nelle nozze solenni . Per qual causa dunque solo di quella, che si suppone nel Tali , nè pure in occasione del Matrimonio ( che parerebbe cosi propria ) si fa una piccola commemorazione , nè se gli piega mai il ginocchio , o se gli porge un voto ? 7<5. Le statue degli Dei , che in quei Paesi si formano di metallo , si fanno di gettito, nè si permette , che si lavorino a colpo di martello . Vogliono di più, che unitamente s’esprimano tutte le membra con distin- 93 E I’Arcivescovo li chiama periti, ed in Roma ex tripode si condannano per ignoranti, perché non dicono a suo modo. Si legga il P. ' Carmelitano Vincenzo sol. 248. , dove fi vedrà , che nel Ma- durè fi adorano sino Usasti rozzi del Gange. Se hanno fistolo in effigie per dargli li voti, perche devono anche dar li voti al Simbolo ? Anche in Cristianità si adora la Croce , che fià sulle strade , e non si fa alcun segno di onore alla Croce , che sta in petto a’ Prelati , e Nobili. Bisogna provare , che ciò fi facci anche con il Simbolo , e che non si adorino li sassi del Gange . 9 * distinzione , e non averanno effi difficoltà di triplicarle , ed anche centuplicarle , che ciò stimano ridondare in grand’ onore della Divinità ; ma guardi che se gli ne diminuisca una sola . Perché dunque il Tali non si forma a gettito ? Perché dunque se l’O- Tefice mostrando la perizia sua , che in quei paesi è singolare , incideste la figura perfetDice il P. Mansi , che ciò proviene, perché non si è insistito nella istituzione : per altro siccome li Gentili lasciano ogni altro culto asti Cristiani , cosi lasceranno anche questo liberamente , quando li Cristiani vogliano. Cosi dice anche il P. Carmelitano , che fono superstiziosissimi, multiplican- do Divinità in ogni luogo, più che in altra Provincia delle Indie. Basta dire, che dicono essere infinito il numero de’ loro Dei . E chi li vusle effigiar tutti ? E questo sarà la disgrazia del Tali , perché è Simbolo, e non effigie : per altro Tertulliano lib. r. ad Nationes , derideva li Romani, perché li vedeva Adoratori , e destruttori de’ loro Idoli. II peggio si è , che questi fatti fono inimitati dai Cristiani con la Croce , di cui sono certi per l’eviden- za de’ légni , che efì signum jalutis . E se non vi fosse jl Tribunale Ecclesiastico e che ta del Pulleyar, ovvero della testa dell' Elefante non solamente un Tali di questa sorta , come abbiamo detto, sarebbe concordemente rigettato da tutte le Tribù , ma l’O- refice stesso sarebbe severamente punito ? Sono que’ Popoli superstiziosissimi in ciò, che riguarda la venerazione de’ loro Dei ; e guai a quel miserabile , che di propria autorità ardisse di toccare non una loro imagine , ma un ramo d’albero , un vaso di creta a loro confa grato , non meno che con la morte pagherebbe il sacrilego ardimento . Perche dunque l’immagine del Pulleyar , che si suppone incisa nel Tali, nelle risse pubblicamente senza scrupolo dai Gentili , e impunemente dai Cristiani s’in- giuria , fi affronta , si maledice Calla Tali, ugada Tali , Tali ampa &c. Infame Tali , indegno Tali , ti possa essere tagliato il Tali ec. , e nelle duglie trà il Marito , e la Moglie di Tribù Tirumiistica , cioè che ammette il libello di ripudio , perché dalla 95 la Moglie .si strappa violentemente dal col- che li tiene a freno ; sarefc- , . , r , . . , . bero tanto frequenti questi Io; perché si butta m terra, perche si cal- atti apostatici , quanto nel pesta co' piedi , e per sino si stritola fra— Madurè. col Tali. due saffi ? 77 . Quest’ argomento si giudica dai Missionari invitto : Imperocché è vero , che anche un Cristiano di perduta coscienza- ghignerà, tal volta ali’ eccedo di maltrattare 1’ istesia immagine del Crocifisso ; ma questo stello pur si reputa dagli altri , e da chi lo commise, come un’eccesso enor- miffimo , ei è da’ Magistrati castigato ; ma che non si reputi colpa veruna di sagrile- gio, ma solo un’ ingiuria, ed un vilipendio cadenti sopra le qualità del Matrimonio contratto, il maledire , e calpestare il Tali , e che nè meno quest’ azione si punisca ne’ Cristiani come sacrilega, per altro così odiati , e perseguitati da’ Principi Idolatri ; tutto ciò dà a divedere , o che nel Tali non v’è tal Simbolica imagine di quell’ Idolo , o se vi è , che v’è solo materialmente , e che per niun conto allora si considera come tale , nè come cosa sagra , e Simbolo di lui, ma solo coinè un’ ornamento civile , e un’ arma , ed insegna propria delle maritate distale Trib'u; e questo ancora affermò 1’ Arcivescovo di, Cranganor nella sua lettera ; Cum vero etiam in istorummet opinione (cioè di coloro , che disi fi vuol mettere ragione ned’ Idolatria , eli’ è tutta irragionevole - E li Periti dicono , che vi è . Circa poi il materiale , e formale si dirà a suo luogo. Può essere segno del Matrimonio, ma delle Don.. ne Idolatre, come la Croce — lo è di Nobiltà, ma di Nobiltà Cristiana , . fi î] 9 6 .Altrimente dice il Padre Manfi , si potrebbe anche permettere il Lingum , che porta la figura delle pudende degli uomini , e donne in atto di congiunzione,che è segno profano di Casta, e di Culto . Di sopra si dice , che nelle nozze si mette su le strade l’effîgie di Pulleyar, e se gli fanno voti ; ed ora non ha più che fare con le Maritate . Saranno ‘questi libri , come quelli della Cina,che apprestò de’ Gesuiti non contenevano alcuna superstizione , e poi si à veduto il contrario . Ecco la favola, che deturpa il Tali . dicono esterci nel Tali il Capo di un*^Elefante ) ntillo modo ad cultum aut veneratio- nera geftatur a Fceninis stiam infideltbus , [ed ad ftgnifìcandnm civilem contrattura Matrimonii , & in specie &c. 78. Non ostando in veruna maniera , se mai si diceste, estere il Pulleyar presto quei popoli Presidente delle cerimonie nuziali , imperocché quest'è un asserzione assai dubbiosa, e quali da tutti quegl' Infedeli ss nega , e di cui ne’ loco libri autentici, nei quali pure ragionasi difufamente del Pulleyar , non si fa menzione di sorta alcuna - anzi a chi conosce la natura , e il genio di que' Gentili par questo titolo molto inr- proporzionato a queir Idolo , che fìngono celibe risoluto a non maritarsi , se non ritrova una Donna egualmente leggiadra, che Ja sua bellissima Madre : che però nelle nozze solenni si espose la di lui immagine,ed altresì si colloca ne’ luoghi , e ne* cammini , óve ha pisi concorso di gente , non già perché vi presieda , ma acciocché possa a suo piacere contemplare le femminili bellezze , e poi sciegliere una Sposa . In oltre dato ancora , che il Pulleyar sia Presidente delle cerimonie nuziali , da ciò si può bene inferire , che convenientemente da quei Popoli fi poteva volere la di lui immagine in- #isa nel Tali , ma che di fatti sia stata elet^ ta ta solamente nel Tali usato da una o da pochi Tribù , e negli altri nò ; questo non si può mai inferire di sorte alcuna . 79. Ma quando ancora fosse in tutto, e per tutto sussistente ciò , che si asserisce nel Decreto , cioè che appresto i pisi periti fosse il Tali espressivo della testa dell' Elefante > e cosi allusivo ali' Idolo Pulleyar , non perciò potrebbe assoluta mente qualificarsi per illecito il di lui uso nelle Donne maritate , il che si dimostra cogli esempi , e con la ra gione . 80. Cercano i Teologi se sia lecito ai Cristiani per assaltare , o per isfuggire piò sicuramente da’ Turchi usar bandiere Maomettane . Leandro del SS. Sagramento risponde di sì, frati r. de fide disput. z. quast. 33. con Suarez, Sanchez, Rutilio . Benzoino, Castrapolao, Facundez ec. , ed aggiunge di pih, che di fatto ita babet ufus omnium fidelium etiam Deum timent'tum , qui fine ulto ferupulo ditto remedio utuntur ad fuai atiiones rette dirigendas . E la ragione di ciò si è , perché fazione i* quelle circostanze in vigore dell' ufo comune è separati dal!’ Idolatria : quasi communi usa gen- fiurn, seguita a dire il medesimo Autore , receptum est , ut r» prafatis occastonibus uti liceat ejufmod't industria , & quasi strafa - gemate . N 81 97 E questo basta per infettare l’interpretazione, perche se una femmina di questa Tribù sarà Cristiana fecondo le premeste dovrà seguitare a portare il Tali col suo Pulleyar . Questo è il punto .. Leandro risponde di nò Si veda meglio . E ti ragione potissima è, che quest’ uso est ad illu- dcndmn hoftem , e perciò si porta irrisone , come si fa ia scene ad recreartdum ; il che si fa anche dagl' Infedeli : ma si porti un poc» questo vestilo nei paesi degli Infedeli , albergando fra di loro, e poi si chiamino li Teologi a dire il loro parere. 9 8 E Ga sparo Urtado non approva questa Teologia, e vuole, che gì' Idoli dei Vessilli siano cinti di catene , acciocché il Vessillo sia lecito. Questa è astuzia bellica, e non fa al nostro caso. Ma tutti questi Autori con tutti li Teologi negano essere lecito il portare un Idolo in petto tra gì’ Idolatri. Si legga la ragione di tntt’ i Teologi , e si vedrà , che dicono , che il Vessillo ha il segno naturale , separabile dal segno idolatrico, ma il Tali non ha segno naturale, ma solo capriccioso per indicare le maritate Idolatre . 8x, Per Io che soggiunge qu\ molto bene Pietro Urtado disput. 38. sect. 3. $.2.8. Turca videns in Mari Navim cum gentilicio Luna imprudemer cenfct navim illam effe Turcarum , fed fi prudens fìt debet timere ne fit Cbrifìianorum se fìgno alieno dissimulan^- tium . Che se pure da tal segno sì lasciassero i Turchi ingannare , sarebbero eglino gli sciocchi , ed i colpevoli per lasciarsi deludere, e non peccarebbero i Cristiani, ncque peccato scandali contra externam Fidei profeffîonem . L’Azorio pure, Duvalio , Gio. Virigres , Urtado de Mendosa , ed altri , che si possono vedere presso il Diana tom. 7. frati. 5. de scand, resp, 72., dicono essere in simili congiunture lecito esporre eziandio bandiere , che avessero la stessa effigie di Maometto , di Marte , di Giove , e d’alcra falsa Deità , e però se le predette cose, ancorché di natura Idolatriche, si fanno , est possono fare concorrendovi una causa gravissima per il motivo addotto , che in quelle circostanze Tatto per uso comune resta., separato dalT Idolatria , non si fa vedere , perché non possa esser lecito alle Donne Cristiane portare il Tali , quand’ anche^ in questo fosse qualche cosa non buona , concorrendovi da una parte una^ causa grave , e gravissima come di sopra si è detto , ed essendo dalT altra parte il Tali per 99 per Tufo se non di tutti, almeno di una gran parte di quei Popoli separato dall* Idolatria, ed usato unica mente per un fine politico ,> e divide? don' riconoscendone meno per Ids* lo ff* - Pull%3'r ■ ' ^8r. Dì 'vài raggio per rendere un* arilo, ne 1 o l 'Yrna cosà..infetta d’Idolatria separata' le dà oAn'i ''■flf fritte ione , e però lecita in quale hè ; occasione , noti è sempre necessario , che da molti Gentili , non fi veneri ne si riconosca per Dio quel falso Nume, da cui , ed a cui si suppone essa viziata , ed allusiva . Basta che' sia ex se indifferente » e capace di pih fini; e di fatto istituita anche per fine indecente, e che poi per praticarla vi concorra una causa grave, o gravissima . Questa è dottrina de’ Teologi nel trattato de Fide , ubi de atìu ex terno ejusdem Videi , cercano essi ivi, se posta tal volta esier lecito ad un Cristiano usare Riti proprj, e comuni cogl’ Infedeli v. g. le vesti » come sa^ rebbe il capello giallo de* Giudei » o le ve* sii protestative di falsa Setta » ma che siano fimul & semel istituite per utilità, del corpo a fine di ricoprirlo? come sono tra ’ noi gli abiti clericali , che ricoprano il corpo, ed insieme protestano quello stato . 8z. Rispondono essi comunemente che *ì ita Saàrez disputa 14 . se£l. $, « hot . j. Th. N r San- Questo è un Pasticcio . Si parla do’ Riti Idolatrici, poi di vesti protestative di culto falso , poi di segno comune di nazione; e li Teologi diversamente parlano di questi tré . La Sagra Congregazione ha sempre dichiarato non lìcere utìstgno proìestaiinofal- s e scambievole unione ) furono dalla natura determinate folum ad (tgnifican - dar» mintem . E’ vero dice il Cardinale de Lugo nel luogo sopraccitato oum. 74. , che non efl in potevate libera voces proferentis , ut eas proserai materialiter , A non ex intensione significan di , che questo sarebbe sconvolgere tutto il Mondo . Ma poi quest' obbligazione in ufu aliarum rerum non, reperi- T ur , qua ad alios sines introduca funt , & î’ropter quos usurpare poterunt ìndependenter ab animo significandt . Onde proseguisce a dire , qui proferì voces habet obligationem _ semper loquendi , aut tesisi canài , qui autem utitur vestibus^aut hujufmodi rebus non habet obligationem semper loquendi , aut testifican dì , fed potesti alios fines intendere , quia natura hujufmodi r es ad loquendi ufum non alligavit . Quindi se non supponiamo , che una grave o gravissima causa concorra a coonestare la permissione del sospetto del dubbio , dell' inganno , che io altrove potrà svegliarsi alia vista di quei segni esterni, potrà un Cristiano usar del capello Giudaico , potrà servirsi della veste Idolatrica , intendendo solo di ricoprirsi, o altro fine innocente; nè in ciò vi sarà neo di colpa. Che però nel luogo sopraccitato num. hj. c»sì ne inferì saggiamente il Gonet. Infere ter- rio Sacerdotem , Gentilem , aut Tarcante ad Jfoi Tutto si concede in sentenza di quelli, che ammettono per lecito suso delle ve sii, capello ec. Ma il punto sta , che niun Teologo d£ per lecito il segno di un Idolo pendente al Collo,come è il Tali. Si legga meglio il Cardinale de Lugo nella stessa disputa , e si troverà , che ad littcram condanna il Tali . Signor si, trattandosi del capello , e della veste , lo concedono alcuni Teolosi , ma trattandosi di un' Idolo pendente nel petto , non vi e alcun Teologo , che lo creda lecito in qualunque estrema necessità . Si legga meglio il Gonet ec. 102 ad nostram Tìdem converfum non teneri veste quibus pti fcebat , f.atim depomre , & s prodere , atque pericula evidenti mortis se ex- ponere, quia bujufmodi vestes babent ufum alì- quem pnmarium licitum , & bumanum , nem- Ma al n. 19. dice [ed, rara, e parlando delle Tabelle Cinesi dà altra risposta, che ih al caso preselle. Std mi . pe tegere corpus . 85. Ed il Vericello ancora così scrisse de Mijfionibus Apostolici! tit. prim. quest. 14. sec. 4. , quando talia fune fìgna ( degl’ Infedeli ) ut apud illam gentem duplìcem ba- beant fignificationem ad placitum nempe Ido - lolatria , ac nobilitasti , aut dottrina , ut apud nos est Crux Santt't Joannis &c. probabile est eam delationem Jìgnorum ex gravissima causa licitam effe , quia cum ex communi institutio- ne babeant duplicem ufum ; nempe false fetta , ac nobilitatis stgnificationem , potest quis ad unum uti , & non ad dlterum fìnem : ergo ab illis fignis separabili! est fìgnificatio ido- lolatria ,ergo tunc ex gravi causa eorum uf îicitus . E però conchiudendo se in una_T grave contingenza “concedono comunemente i Teologi esser ldcito ai Cristiani il servirsi delle vesti', ancorché protestative di una falsa Deità , o d’una falsa Religione per il motivo » che sono esse. riferibili ad un altro fine indifferènte, concorrendo nel caso nòstro una gravissima causa , qual’ è quella di perdere la Missione , ed estendo il Tali atto di sua natura a costituire un' ornamento indisse- ioj differente , e a significare il contratto civile del Matrimonio , e la distinzione duna Tri- bh dail’ altra , non potrà proibirsene Tufo ancorché egli fosse allusivo a qualche falsa Deità . 86. A proposito di quanto sin' ora è stato detto, farà di mestieri il dare una breve occhiata agli Annali della Chiesa. In questi si legge , che due erano le costumanze l’una di ornare di festoni , e stonai le porte , ed accendere i lumi ali’ annunzio delle Vittorie dell' Esercito Romano , il che era comune a tutti ; l’altra di portare in capo nei giorni di festa una corona d’allaro , il che non era comune a tutti, ma proprio dell’ ordine militare ; Castoro era in que’ tempi consagrato ad Apollo , come ora si suppone a Pulleyar ; coll’ Alloro s’inghirlandavano i Gentili in onore di quel nume , ed anche per significare la vittoria già riportata » e per rendersi abili a ricevere il ce. lebre donativo , come ora si porta dalle— Donne Indiane il Tali in onore come si suppone del Pulleyar , e per significare il matrimonio, e la Tribîi . Interdisse la Chiesa ^'incoronare di fiori , e stendi le porte al comun de’ fedeli , perché non v’era urgente motivo per tollerare quell’ uso, estendo, a. tutti libero il praticarlo . Permise la Chiesa ai Soldati Cristiani l’altro della laurea , perché in altra maniera si sarebbe svegliata una fiera E questo è falso , che no» si possa proibire, nè il pericolo suffraga , perché è troppo fresco I’esempio della Cina . Ma l’AUoro non era figura, nè Simbolo di Apollo. Ma col Simbolo, o effi' gie del Pulleyar . Perché l’Alloro non era nè Simbolo , nè effìgie come si è detto. fiera persecuzione contro i fedeli ( come di fatto seguì ) distinguendo la significazione superstiziosa dal!' innocente politica . Non eadem fuit , dice il Bovio nel!’ anno zoi. latitici causa portas coronare, vel lucernas accendere , quod Cbrtstiani face re detreClant , & coronai viâloria infìgnes milites serre; narri illud erat voluntatis non necessitatis commune omnibus , fed ut idem Tertullianus ait , ex cujufcumque pendebat arbitrio , qui eo obfe- quto adulari cuperet Imperatori . At Militarti corona erat ejus temporis necessarium capisti ornamentum ; eo entm nobili insigni vigoria sicut & gladio acctntos ad V'iSloria pramium compenfandun progredì necesse erat. 87- Parla qui il Cardinale Baronio ad bomìnem contra Tertulliano , il quale circa Tanno zoo. andato a Roma ritrovò alcuni Teologi , che incominciavano a porre in dubbio Tufo dell' Alloro, ed a riprendere la troppa connivenza della Chiesa , che il _ . permetteva, ed egli senza considerare mol- Niente 9 proposito al ^ Bistro calo. to heue la cosa, senza riflettere alle doppie significazioni superstiziosa , ed innocente , che aveva, senza far caso della gravissima causa, per cui la Chiesa il tollerava , si lasciò ingannare dalle esterne apparenze , ed impugnò 1 apertamente . la laurea , come piena di superstizione, ed inseparabile da essa E tanto fece , e tanto dille, che o da elio, • da alcuno de' suoi fu indotto un buon Sol- lòj Soldato Cristiano ( caterìs c'onftanttor fratri* bus , come lo commenda egli stesso nel libro , che per ciò seri ile contro la laurea al cap. ' primo ) a deporre il cerchio di Alloro , e col capo ignudo.a presentarsi al Mi- nUlto dell' Imperatore Severo per ricevere ' il donativo contro il sentimento di Vittore Pontefice allora regnante , e degli altri , che ben previdero le ferali conseguenze di simile novità; ed in fatti bujus faci noris occasiona , attesta il sopracitato Cronista : inox fuit posi Icngam pacem Ecclesia . -88.AH' esempio della Laurea succede—' . , - . r . Anche quefl esempio Lastra della stola Pontificale ritenuta dagli non fa a proposito. Imperatori Cristiani sino a Graziano, e permessa loro dai Sommi Pontefici . Dubitò della verità di questo fatto il celebre Cardinale Baronio , ma nelle note ristampate al Martirologio Romano al giorno Agosto , e negli Annali ali’ anno ;iL. num. 9;. Deve provarsi , che la stola, o l’AIloro sia Simbolo 0 effigie Idolatrica. - considerando , confi egli stello confessa con uno studio pili attento , e piò indefesso, la cosa : re hac vigilantifi.no (la dio per vesti gaia , atq-ae àttentius diss} lista ; mutò sentenza , e ritrattando quello che prima aveva detto affermò essersi di fatto senza neo d'I- dolatria , lecitamente portata la stola Pontificale da Costantino Magno sino a Graziano, ed essere loro stata permessa dai Somari! ■ Pontefici . O 89. io<$ Si legga Baronio più avanti , e si troverà , che condanna anche la stola quando sia conferita con cerimonia superstiziosa. Dunque si potrà concedere un segno protestativo di falsa Setta : è falsa conseguenza , e la S. Sede l’ha sempre negata . Il P. Francesco di TourS in 20. anni, eh'è stato nelle Indie mai ha saputo esservi questo Breve Apostolico , ed assicura , che li Gesuiti mai lo hanno pubblicato , nè mai se ne sono dati per intesi : e la ragione si è, perche il rappresentato fu falso, come lo attesta il P. Carmelitano sol. 250 , ed in oltre la saviezza di Gregorio lo fece tanto condizionato , che solo con mala fede, se ne servono . Di più non î’hanno pubblicato , perche comanda di non abbonire li Parreas, il che non si confa collo stato Brammino, e Gesuiti . 89. Ecco le formali parole : V'ideas igi- tur , quibus prcetextibus , abfque idololatricB aliquo crìmine , tum Coftantinus , tum ceeteri eo usi fuerunt tìtulo , atque Tunica , quam non ad sacra facienda tnducbanî ( ecco la significazione , che si rigetta ) [ed ad autho- ritatem pote(îatemque fìbi indicandam captfce- bant. Ecco la significazione politica , per cui solo assumevasi ) permi/tjjeque hoc illis Ponti- fìces Cbrifìianos , quorum nulla penitus ea de re ficut de aliis ab eis patratis crìminìbus objurgati legìtur . 90. Siegue per l’ultimo l’esempio della linea , o sia cordoncino permeilo dalla santa memoria di Gregorio XV. nella sua Bolla a questi stessi Cristiani del Madurei . Era questa linea composta di tre fili nell’ opinione di molti di quegl’ Idolatri allusiva a tre falsi loro Dei Brtimha , Visuu , e Ru- trea , come ora supponiamo , che il Tali sia allusivo al Pulleytr , e da molti di quegli Infedeli portavasi superstiziosamente la linea, come pure li potrebbe supporre se ciò piaceste , portarsi il Tali superstiziosamente da quelle Donne Idolatre maritate; e nondimeno quel saggio Pontefice vietato ogni fine superstizioso permise a’ nobili Cristiani di queste medesime Missioni la Linea , ma solo in onore della Santissima Trinità , e per segno di nobiltà , e distinzione delle famiglie . Non Non trahant , dice Gregorio XV. nella sua Bolla , nec fumant , me ferant linearn tribus fìlis compofitam in honorem , ut fieri quidam ajunt , rrium fu# Gentis Deorum &c, fed lineam in memoriam tantum , & obfequium fanti# , & individui Trinitatis &c. eamque f & Corumbynum fimpliciter in signum civilis nobilitatis, & officìi , ac fam'diarum di(linc~ tionem . 91. Se non dimostrano questi escmpj che anche ne’ termini di una cosa espressamente Idolatrica sia lecito portarla , purché vi sia una gran causa , e purché sia la medesima riferibile a due fini. Uno indifferente , e salerò cattivo, non fisa che portar di vantaggio . Resta dunque da essi giustificato fuso del T ali , ancorché fosse allusivo ali' Idolo Pulîcyar, e però con maggior ragione sembra potersi domandare , che sotto il Decreto proibitivo del Signor Cardinale de Tour- non non restino compresi , che quei Tali , che similitîtdinem feu imaginem Idoli Palle- yaris praferunt . 107 Si osservi ben ben e,eh e ia causa è come l'occasione prossima , cioè astra , che si dice qa cesta , ed altra , che si dice adveniens ; il mettersi in occasione di causa necessitante non è lecito, nè il mettersi , nè operare se- cmdum illam , 'quando si è dentro, ma essere soprabiti rito da una causa urgente, ed operare secondo la contingente necessita della medesima qualche volta può essere lecito. La causa di cui si parla, è della prima specie , e no* della seconda. E poi serviransi di tutt* come fanno con li fili. O 2 CLAU- CLAUSOLA VII. I ritorno al n umero , ed unzione de’ Fili , coi quali si lega il Tali . Senza questo miracolo si u H, il cordone , come attesta de vìju il P. Francesco Maria de Tours , e vi faranno de’ Tali di buco capace per questo cordone , che facendosi de 1 fili di cocco ali’ ufo del Paese non fanno gran grossezza di cordone , II P. Manli dice, che il color giallo, o rollo è segno di allegrezza senza superstizione > Cosi si faccia in tutte le altre materie, e saranno mille volte benedetti . 92.. Piloibito il Tali passa .il Signor Car* dinale de Tournon a vietare il numero di cent' otto sili, de' q^ua li suppone , che si componga il funicolo , con cui si lega Io stesso.Tali., e Funzione di. giallo, che .pur suppone si dia al medesimo cordoncino .-Dà di ciò la ragione, quia stpershtione : non careni . Sin ora in tutte quelle. .Missioni non si è ritrovato vestigio, di tal caiidopq, cqm.-, posto di. cent’ otto fili , che sejiza» il miracolo della compenetrazione pare , che no-n' potrebbe entrare regolqcfìien te parlando- in. lin siuco cosi stretto qual è quello del T-r/f, e quando, si pinovi .un .M impero ,. si. dice che .si-datili efecupiop.e a questa parte-., del Decreto . Parimente sin’ ora non si è potuto sapere , chi cola sii Funzione di giallo, e quando non s’intenda di proibire il color giallo della maniera cori cui s’intingono neìF ìndie i panni , le tele, e i fili, che pubblicamente si vendono , ciò si dice, che baila ; e tutte le altre unzioni speciali , o superstiziose o nò, che .siano , si dice, che si proî- 109 si proibiranno ai Cristiani , quando da essi si usino . CLAUSOLA Vili. Intorno alle Cerimonie Nuziali . 9 Z. jL/Iee ..il. Signor. Cardinale in questa-. Clausola-, che le cerimonie Nuziali di quei Paesi sono cosi piene di superstizione, che drfficilméhte si p.ostimo del tutto ispurgare , e: ohe il pi'u sicuro- rimedio sarebbe proibirle tutte , nulladimeno non le proibisce per piti facile conversione , e comodo de’ Neofiti : comanda bene specialmente.'a’Superiori delle: Missioni : che di fatto 1’espurghino tutte', e fignanter pra’ter eas quas audivîmus jam ftatutas in hic materia ref ormatioms , che si levi del tutto il ramo dell’ albero detto, dr.raju, le qualità, il numero deste vivande , de' vasi, e i circoli . Incorno a quella Clausola non occorre-, che dimandare ; fra le riforme fatte da' Missionari entrava il Ramo dell' Array.i , entravan^ i circoli . e nemeno i .Gentili ostervavano superstizione assi cuna nel numero o. qualità-delle vivande , o de’ vasi facendo ciascheduno quello , che^ vuole , e conforme il suo patere . II P. Mansi dica , che tutto è già levato. Si provi dunque di levare quelle superstizionfche vi restano , non perché lo comandi ih,Patriarca» ,di cui ssidrr’îiTîWl -à-kàtvma perché' '1 o"žothanda Sregóriò XV., Alessandro VII., Clemènte IX. 'ec. CLÀÙ- II« CLAUSOLA IX. Intorno al Cocco . 94. O^Omandasi in questa Clausola » che nelle nozze de’ Cristiani si proibisca del tutto la frazione del Cocco, dalla quale cavano i Gentili auspizj di prosperità, o d’ infortunio , o vero se da' Cristiani pur si voleste mangiare , che 8 apra non pubblicamente , ma segretamente da quelli , che illuminati colla luce Evangelica vivono alieni da simiglianti auspicj : Ciò appartiene ai matrimoni solenni , nei privati non si pratica., questa funzione ; è però ristretto il Dec r eto ai matrimoni solenni . E’ da sapersi , che il Cocco è un frutto dell’ Indie aliai già noto in Europa; rompesi quello frutto da quei Popoli ad una dura pietra per riporre nel di lui midollo mondissimo , e bianco pii* della neve il Tali, a fine di farlo poi toccare da’ pih stretti parenti in segno d'approvare il matrimonio , E questa è la primaria Tratta del Cocco dìffu- istituzione , e fine principale per rispetto ai samente il P. Carmelitano Gentili , come rispetto ai Cristiani per cui ° ' Dice il P. Manfi , che frange il Cocco . Per un altro fine si fran- il rompimento del Cocco si ge altresì il midollo di questo frutto ; non fa in diversi luoghi , e tem- r . „ , . , , v , pi . Quando fi frange per solo c bianco come la neve , ma altresì ha I’imerfione del Tali, allora un sa por grato molto, che rasiomiglia quel- C frazione profana solamente lo Ili lo della mandola . Ed in molti luoghi di quei Regni si stima aslai.Che però ne’matrimoni solenni chi ha vaghezza di spendere , e farsi onore fa rompere molti di questi Cocchi ad una pietra, i pezzetti dei quali qua e la saltando funt primi occupantis , e sono presi con avidità particolarmente dai Giovani , che con festoso gioco innocente se li strappano vicendevolmente dalle mani . E questi sono i due fini , per i quali si permette la di lui frazione ai Cristiani . 95. Vero è , che molti Gentili dopo della frazione del Cocco , in cui si deve riporre il Tali , cavano auguri di prosperità , o d'infortuni , secondo eh' està succede in quella, o in queir altra maniera, ma è falsi stimo , che per anche dagl* Idolatri a questo fine si franga almeno principa- liter , e che i Cristiani dà simigliante frazione cavino auguri , o sinistri o favorevoli , e se di questo peccato furono accusati presso 8. E. si dice , che fu questa una gran calunnia . Que’ Neofiti sono molto bene istrutti in questa materia , e detestano ogni ombra di superstizione, e se in ciò tal’ uno mancaste al suo dovere , se nè accuserebbe nella Confessione cogli altri' suoi peccati . 9 6. Del resto è poi quasi impossibile^ ab- te ; quando fi Frange con la frascata , e col nuovo focolare , allora è frazione superstiziosa, perché dal modo , che resta rotto , si cavano gli auspicj ec., ed in questa forma egli lo ha sempre proibito ai Cristiani . Vi è ancora il terzo cioè per levare le malie dagli Sposi con quella spezzatura del Cocco in oblazione ali’ Idolo Pulleyar . E questo è il quarte fine . Gli altri non Io credono . ut abbolire questa frazione ; imperciocché se non con moka pompa , e concorso de’ starem! , ed Amici , e per lo pili dello stesso Magistrato, e senza la di lui licenza non lì postone le nozze celebrare , Di qui nasce , che ai Matrimoni de’ Cristiani si Nitro vano assistenti molti Gentili , che certamente toccarebbero ; 1 Tuli in segno d’ap- pcpvaro le nozze , se non rispetto al midollo del Cocco , e dal v,edere in ciò qualche novità incominciar ebbero a strepitare con pericolo eziandio di qualche persecuzione : e quel ci}’.è peggio , volendo p non Meglio è così, e che volendo i Cristiani , essi .romperebbero il dalli Missionari sia sgridato (g occo e forse ne vorrebbero cavare i loro piuttosto , che darne la dispensa,’e che li Missionari augurj . E questo sarebbe il frutto, che lilo predichino dal pulpito co- salterebbe .dalla proibizione . me fonzione santissima « v 97 . Nè qui può mai opporsi, che debba .proibirsi la frazione del Cocco ai Cristiani per il motivo, che i Gentili da essa ricavino materia di superstizione; imperoc-, chè questa sarebbe una illazione erronea falsa , e contro lo stesso—Decreto. Era que- . sto il modo , con cui erroneamente argomentava Tertullianq contro la Laurea . Così pure argomentava Vigilanzio Contro 1’ uso de’ lumi alle. Tombe de’ maritati , così inferivano gì’ Iconoclasti . E se esto valesse , e soste vero , e legittimo , così ancora si potrebbe argomentare : molti Gentili tili nel Madurè si maritano con fine super* stizioso con rendersi capaci con ciò della Beatitudine, la quale stoltamente suppongono , che si debba cominciare di qua coll' atto coniugale : Dunque colà è illecito il maritarsi , e ^esercitarsi il Magramente : Dunque si deve proibire il matrimonio . Q.ue- gi’ Idolatri mangiano superstiziosamente il latte , che dicono essere il loro seme ; si astengono da’ Cocomeri , perché fingono in essi non so qual metamorfosi d’un loro Idolo : Dunque i Cristiani di quelle parti non potranno mangiare nè latte , nè buttino, e saranno obbligati a mangiare cocomeri. Sarebbe poi contro il Decreto una tale illazione , perché ailolutamente qui non fi vieta rompere il Cocco , anzi espressamente , e con gran saviezza si concede a fine di mangiarlo , e sol si dice , che si rompa segretamente , e senza solennità . 98. Nemeno dall’ aprirsi il Cocco in pubblico , e con solennità si può inferire , thè meriti quel rito d' estere condannato . Imperocché ne’ Matrimoni solenni de’ Cristiani da altri non si, apre il Cocco se non o dal Catechista assistente , o da qualcheduno de’ Cristiani piò principali , e piò intelligenti , e s’apre avanti di qualche divora imagine , recitando o prima , o dopo qualcheduna delle costumate orazioni de- P stra- Con buona pace questo discorso non conchiude, perché non si proibisce la frazione^ del Cocco ; ma la pubblicità di fallo con i Gentili per essere occasione prossima di superstizione , e per questo il Concilio Eliberino proibì li lumi , ed il Cabasuzio vi dâ una bella ragione. E avanti quess immagine assistono con divozione anche li Gentili ? E' ben Indiano chi lo crede. Concede questo illPadre Mansi perla prima frazione, ma non per la seconda ; e dice î 14. dice-, che li Gentili so rompono anche in onore del Dio Pulieyar ,come afferma, ìi Signor Tellìer., straniente in cotal 5 occasione-insinuando agli. astanti i veri sentimenti, intorno alla provvidenza Divina , che il tutto governa , e da cui., dipende, ogni cosa..In tal maniera, che i. Gentili, restano molto edificati , e da ciò prendono alcuni occasione di rendersi Già si'è detto abbastanza Cristiani,. Se dunque l’istituzione , ed il fine co! numerare i fini di questa . , ,, r . , , _ . , . frazione, e !?. Compagnia dei primario delIq frazione del. Còcco è polìtico,. Gentili , e massime Brammi- e civile » e dei. tutto, innocente , se per quelli de' quali confessano li Ge- , r _ suiti 3 che vi fia della sfao "O 1010 fine innocente fi permette-ai, Cri- ciataggine nelle. loro feste stjani ,. se v’*è una grave- causa, per permet-- comprova la-saviezza, e san- tità del Decreto'.. tergitela , le non. si può mostrare da qual capo si renda illecita e meriti d’esiere condannata » se prò ut- exercetur. a Cbrifiianis ,. Questa.conclusione resta: tutta spira, pietà , e religione-, resta per ^istrutta dalle note - conseguenza: giustificatala supplica., che fi porge di tollerare-, che i-Cristiani, continuino ad usarla, nella maniera pratticata sino al, presente -.. CLAUSOLA X,. Del'non rigettare, dàlia Confessione t-.ben . disposi ». e particolarmente le Donne Mestruate .. yy. Dóe sono. i ; precetti intimati dalla.-, chiara memoria del. Signor Cardi naie in questa Clausola-, Il primo che nullus vite & fuf- steienter difpositus arceaîur a ■ Sacramento pieni- nitentia , e di qu«sto non occorse parlare, li secondo , che non si rigettino de Donne mestruate , nè loro 6 proibisca baccello alla Chiesa durante questa in ferraita nec per ipsos , nec per Catbecbistas , nec per alias queste umq’-te . Le porte di quelle Chieser stanno aperte , e spalancate per tutti , nè mai si è pubblicato in quelle Missioni Decreto che vietasse -alle Donne mestruate durante ditta infirmitate l’accesso ad elle. Molto meno , o i Missionari in persona, o per ordine d’essi i Catechisti , o altri Cristiani si sono posti alle medesime porte_, per esplorare le Donne, che in esse Chiese volessero entrare., se patullerò., o nò un tal male . Parimente quando vengono per confessarsi , a niun .Missionario è mai occorso d’interrogarle intorno a queste faccende..Di piti si è sempre espressamente insegnato a chi l’ha dimandato , che il mestruo non est ex se d’impedimento alle nostre sagre_ funzioni , onde non occorre trattenersi -di pili in questa Clausola . CLAUSOLA XI. 115 E pure vi.è testimonio, che attestai! contrario, e potè forse nascere quésto dubbio, come nacque in Inghilterra , di cui fu da S. Agostino interrogato S. Gregorio; Anzi se si afferma , chè 'le Zitelle mestruate stanno ritirate senza uscire di Casa, e nemmeno farsi vedere dai Domestici di Casa , e le Maritate per soli tré giorni : vorrei sapere, se in questo tempo vadino alla Chiesa'^ .II fatto parla da se . Intorno alle Feste in occasione del primo Mestruo . ÎOO. rito ai festeggile il P 2 ■primo me- * 1 $ Dice il P. Mansi , che questa festa male sonai . Che Nella Pescarla è totalmente levata - Che conseguenza ridicola. - ' Tutte le femmine hanno il mestruo , dunque probabilmente sono feconde ; e quando li Medici, o le Mammane argomentano incontrario, she dira il P. Braodolini ? • mestruo delle Zitelle ohe si proibisce in questa Clausola , si dimanda nella lingua Tamulica propria del Madurè Xnna Ca- lìanam , cioè piccolo matrimonio , st perché suppone già fatto il vero matrimonio , che diremo grande , del quale in questo picciolo- Matrimonio si usano alcune cerimonie, che si pratticano nel grande . Quindi conviene avvertire molto bene , che queste feste non si fanno , se non nel primo . mestruo della Zitella Sposa, & quidem vivente conjuge . Onde se una Zitella patisce il mestruo avanti di essere sposata , o dopo che il di lui marito è morto , nè da’ Cristiani* nè da' Gentili si fa festa di sorta alcuna : di più dopo . celebrate queste allegrezze, lo-Sposo suole, condurre la Sposa alla sua casa , ed allora incomincia a consumare il matrimonio . Rarissimi sono colà anche i- Gentili-, che coabitano con le loro Spose avanti di patirò-, dieno la prima volta questo male . xoi. Laonde due sono le conseguenze, che da ciò si devono dedurre ; la prima-, che questa Festa non s’ instituisce , nè ha per oggetto il' primo mestruo , ma la sola speranza della prole futura , mentre con questo segno si conosce , che la Zitella est jam matura viro , e che probabilmente sarà feconda . Onde in questa Festa il mestruo non £} .altra figura , che di puro- termine, posto. posto il quale fi fa la festa sopra la predetta speranza ; come appunto il suono dell’ Orologio non ha altra ragione , che il puro termine rispetto a quelle limoline , che per comandamento del suo Signore doveste fare un servo al battere dell’ore.. 102. La seconda , che se noi non vogliamo supporre talmente que' popoli , o mentecatti , o brutali, oche ammetti no la comunicazione delle moglj ( cosa che verun d’effi mai li sognò ) non può dirti , che tali feste siano state istituite ut labefaEÌMs Puellarum verecundia eas efsranate ad Ubidirem provocare valeat . Somma è la gelosia , che in qu.e’ 'popoli hanno i mariti particolarmente nobili sopra le proprie Spose e guai a quella miserabile, che foste coltre. in fragranti o di lei si avellerò solo veementi indie) ; non. meno che co! proprio sangue avrebbe da lavare la macchia o vera , o impostale , e per ucciderla.non è colà necessaria la licenza del. Principe, le può dare la morte eziandio qualunque di lei parente più stretto . Di piò le Zitelle maritate per legge inviolabile di que’ Regni sono obbligate a guardare piò ritiratezza delle libere , ed a fuggire più il tratto, e commercio. degli uomini.. 103. Il modo poi, cori cui si celebra^, questo rito, è il.seguente: subito che la Sposa . 117 Qui i! mestruo fa la prima figura di causa , di motivo , e di-materia , perché comincia dal mestruo , si fa sulla materia del mestruo,e si finisce.col celebrare il mestrue. Nel Madurè vi è la lussuria , come in ogni parte dell'"Indie, e la Gentilità non è meno sporca di quello sia nel!' altre parti : onde il pretendere di descriverci quel . Paese per un’ Emporio di modestia, è-un inganno . E pure vi sono Testimoni , che le Concubine del Re abbiano commercio di contiamo con li Brammani nel. Mad-urè . f là Si desidera sapere se porta 1’avviso -della fecondità, o ..del mestruo ? Hi incomincia a patire la prima volta quello male, se ne manda ravvilo al Iavandaro , il quale è obbligato di partir subito verso la di lei casa , e portargli i panni bianchi conforme Tufo della di lei Tribù . Fatto questo il medesimo Iavandaro se ne va a ritrovare : Parenti più stretti dello Sposo » e-desia Sposa , o qualche amico pili intimo conforme Tardine dei Genitori., dandogli la .nuova , che alla Zitella è venuto il primo mestruo . -Le parole,., che comunemente .u- E questa, è ta.-fvconduà, che dâ-motivo alla sesta ? A! primo avviso mandano in dono de! riso , poi lasciano passare sette giorni del ritiro , a cui sono obbligate le Zitelle (ed in questo'tempo sono rigettate dalla Chiesa ) indi vengono tutti a congratularsi in casa della Giovane sano , sono le . seguenti : Pyllejeu Masanparieti ’i , ovvero , Vylleyemnri arringiedu , cioè è venuto il primo mese alla Signora , o la Signora .ha patito il bene . A questo avviso i Parenti , e gli Amici mandan > le loro scuse , o s’incamminano subito alla casa della Sposa , da chi può spendere imbiancata , e adornata qualche poco , come fra noi fi costuma quando il .marito la prima volca_> conduce la Spòsa a casa sua . Jtoq. Giunti cola quei che in persona vogliono compire quest’ officioso costume non con la Sposa, che molte volte nè meno la vedono, ma con i di lei Genitori si con" gratulano-della felicità , e prossima speranza di prole futura con questi,o simiglianti termini : Vylley varum pietra Xandanam carter Cattelieida venian . /Invertite figliuoli , il Signore gli dia succeffione , e di poi se voglio- gliene- ,. restano- a* pranzo , e se non vogliono , li servono di uni scusa , e se ne partono. I Parenti piti stretti , quasi sempre restano al pranzo , perché in, altra.maniera sarebbe una . gran scortesia feconda di 'gravi , discordie fra le famiglie . Le donne poi mangiano separatamente dagli uomini , e gii uomini dalle donne : I Cristiani d’avantag- gio costumano ornare, un beli’ Altar ino,, ed esporre qualche divora immagine avanti, della quale o prima del,pranzo, o sull’im. brunite, del . giorno, cantano le litanìe, , ed altre. pie.orazioni , colle quali danno fine alia. festa eziandio con ammirazione , ed edificazione. degl’ Infedeli , che perciò si. affezionano alla. santa, legge ,.. o almeno, depongono in parte, sodio concepito contro di lei;. e. Dio ammirabile ne’‘suoi arcani tal volta, di queste- occasioni, si serve per tirarneqnal- ch' uno al Battesimo . Questa, e non altra è li maniera , con. la. quale in que’ paesi si celebrano Je seste del primo mestruo delle Spose: e perche in . quelle parti, delle Spose_. Brammine Tribìi la piti sfacciata , e licenziosa delle.- altre ,. si dicono- tal volta da. cert’ uni . detti , e parole ■ oscene, tutti gii altri Gentili.se ne. scandalizzano ,. ed ali’occasione rinfacciano questo Istesso a* medesimi Bramitiini ioj. Supposta questa breve, e vera esposi— 119 vane,e gli buttano dei spru t- zi di riso in volto , secondo il costume Indiano , e si Limano tutta la giornata in giuochi , festa , . e convitto, con miscuglio di. Gentili , e di Cristiani.. Chi vuol considerare sa vi sia tutta ['onesta riBerta a simili feste , se si facessero tra’ Cristiani . S'inginocchiano anche i Gentili ? ma Deus non irride tur. Ù~c .. Ecco ['onestà desti Gentili , anzi dell’ ordine sublime , a cui si sono aggregati : li Gesuiti .. GÌ’ inferiori, che stimano li Brammini come Deità, si ,fanno ora loro Pedagoghi. ■ î to Niente bissa , se non n farlo comparire sporco,.ccnvè. Di sopra "si dice, che la Testa praticata dalle femmine 'Brammine è sfacciata ,equì fi nega, II LavanJaro’ avvisa , che è venuto il mestruo, la festa si chiama del mestruo, ed ora si vuole per la fecondità . Anche li Teologi diPrrapo coprivano loscenita de’loro Riti , e del loro Idolo con predicarlo Dìp delluecondità. Tutto i! Decreto è sporchissimo, ed il mestruo delle Zitelle di Madurè è il solo degno di essere celebrato con festa, ed altare? Un Indiano forse lo crederà . posizione del fatto pare, eh’ elsa sola basti per giustificare a pieno questo rito ,, e per far vedere chiaramente , che la Clausula presente non parla di questo Rito , ne lo proibì f ce , ma parla d’un altro immaginario fellamente rappresentato a S. E. , e nè patte-, praticato da quei Gentili , che mai non soffriranno t’indegna calunnia, rispetto alle; loro Spose , con cui vengono in questa parte aggravati ; ed in vero qui non apparisce l’oggetto sordido , sopra del quale si faccia la festa , super re tam sordida, fejlttm insli- tuere . La Fecondità d’una legittima Sposa, e In speranza di prole d’un legittimo Nodo è cosa buona , ed ex se cosi onesta , come onesto , e buono è io stesso matrimonio, per cui fu istituito . In oltre qui non si vede inverecondia nel pubblicare questo male della Zitella ; tnverccundia publìcare il messaggiero : e le Parole con cui si dà quest’ annunzio , pon possono esser piti lontane da ogni sfacciataggine, e la cerimonia non si pud chiamare obsegna con snelli do , non essendo -altro , che il condurre, che fra noi fa lo Sposo alla sua casa la Sposa , o rincominciare a coabitare . Quel poi dcdecet Cbri - (ìiang Vìrsnis honeflatem &c., quello, quam dissona sii virgineì pudoris legibus &c ., mostrano ad evidenza lo sbaglio presosi dal Signor Cardinale ; o per .parlare pih giusto, le ut le false informazioni, che le furono date; mentre , come di sopra si è detto , queste feste , e da’ Cristiani , e da' Gentili non fi celebrano se non nel primo mestruo d una, che sia già Sposa , e vivo il di lei marito. Finalmente sono totalmente inadattabili a questo Rito , le parole del Decreto circa la costumanza dicendosi , che tantum videtur indubîa a Gentilium impudentìa , ut labefac- tata puellarum verecundia eas essrenate ad libidinem provocare vaîeant , e così resta l'u- sanza di cui si parla a pieno giustificata , e si fa con evidenza palese , eh' està , non quella che proibisce il Signor Cardinale di Tournon nel suo Decreto, ma un’ altra finta , o praticata da altri Popoli , che non sono i nostri . 10 6 . Dovendosi aggiugnere cinque altre riflessioni in conte rma di quanto è stato sin ora detto. La prima fi è esser fuori di dubbio , che il meli ruo , o segno di fecondità, così l’insegna l’Abulense in Levit. 12. in qu. 7. cum nec ante illum, nec poflquam cessa- verit scemin# possane conctpere , esse ma- tres , nude Gen. 18. ad ostendendum quod Tara conce perai miraculose dicitur , quod deserai Sara fieri multebria &c. 107. La seconda , che il mestruo nella opinione di quei Popoli è cosa abbominevole , immondissima , e sporchissima pih ansi cora E* parlare ingiusto il dirlo sbaglio. Si legga il Canone : Si quis dsfsn. , dove si biasima quello , che chiamasi irritatio mplidrum , che solo serve per accendere alla congmnziona libidinosa , e non alla generazione della prole . Falso fallissimo , che si giustifichi queste fatto per innocente. , E qui entriamo neli’ Librai smo ., E per questo si dichiarano le femmine immonde durante il mestruo , second» sfibrassimo , ma perà, quando il Lavandaro nè porta la nuo- 127 , nuova: tutti Io regala no,Come si confessa . Se fosse dunque abbominevele in questo caso gli darebbero de’ sgrugnoni . Bella parità ! Se un ammalato si risanasse con [evacuazione della medicina sarebbe bella festa , e beli’annunzio il dire, che i! Padre Brandolini è andato molto Wene del corpo ? Si legga S. Tommaso e si troverà la ragione , perché Dio nella legge vecchia classe precetti materiali, ed anche per bocca de’ Profeti, parlaste con parità sensibili trattandoGerosolimadi Adultera , di fornicarla , e sino comandando ad Osca di generare filios som', casionis, per chè parlava ad un popolo carnale , e prometteva premj sensibili . Ma nel Vangelo non si troverà, una parola , che non sia sollevata dal Carnale , e diretta al conseguimento della cosa degli escrementi., di maniera che negli atti di colera una delie pih. indegne espressioni di quelle genti è l’imprecarsi l’un l’al- tro con questa materia ; che peto quand’ anche sopra di lui si facesse la festa, più proporzionato sarebb’ egli a muover nausea, che a cagionare pensicii meno decenti . io 3 . La terza , che senza offendere in minima parte il buon costume , fi manda qui in Europa a' Parenti , ed agli Amici la nuova della gravidanza di una Sposa , e se ne festeggia l'annuuzio ; e pure questo è un oggetto più prossimo ad ingerire, specie meno che calta , mentre suppone una cosa già fatta , e però a fortiori non fata contro il buon costume festeggiare la speranza di fu- t: ra prole, che rappresenta soggetto in lontananza . 109, La quarta , che lo stello Dio comandò , o permise al Popolo Giudaico , che per provare l’innocenza della Sposa calunniata da 1 T iniquo Marito, si spiegasse avanti ai Seniori , e si esibiste il panno intinto ne! sangue della di lei Verginità ; fi duxerit uxorem , & posi e a odio htbuerit tam , quts- fieritque occasiones &c. tollent eam Pater , & Mater ejus , & fercnt secam figna J^irgìnìta- tìs ejus ad Seniores Urbis , qui in porta fun+, & dicct Pater sfiliam meam dedi buie Uxorem , quam quia od'tt ponit ei nomen pe.!fi- mum munì, ut dìcat non imeni filiam tuam vìrgi- nem : & ecco hac funt fìgna virginitatis filis mes , exponcns vefìimentum eoram Senioribits &c. Deuter, 22. Or se per Poneste) fine di provare la precedente verginità comandò Dio , o permise al suo Popolo 1 * esibizione di questo panno, molto pisi per l’onesto fine di far, che il marito cresca nell’ amor coniugale verso la sua Sposa già lìbera dall’ infamia d'e fiere sterile , e perche con mutuo affetto , e speranza di prole futura , eh’ è il fine del Matrimonio , comincino a coabitare , si potranno , e si dovranno permettere nel modo spiegato queste feste . ito. La quinta finalmente , che quator- dici Indiani nelle loro autentiche testimonianze concordemente assennano , che nè meno fra' Gentili in queste feste del primo mestruo si pratica il minimo atto, che posta offendere Ponesti, e che se alcuno tra’Cristiani ardiste proferire parola o fare azione meno che onesta , lo caccerebbero subito fuori con isdegno . in. Che poi per concedere simili feste vi sia una precisa necessità , si prova_, da quanto afferma nella sua lettera î’Arcive- icovo di Cranganor , mentre quand’ anche ia Zitella Cristiana lo volesse occultare, non hanno ciò da permettere i Parenti , a gli Amici , che molte volte sono Gentili per Q 2 non 123 la grazia , e del Paradiso , verso cui s’incamminano gli uomini rinnovati in spirito : e perciò il mestruo nella legge di grazia non fa immondezza , che impedisca di andare alla Chiesa. Per altro con queste esempio della S. Scrittura se pretenda di provare , che il mestruo non fosse immondezza , s’inganna . _ Provi un poco; che Dio abbia comandato anche nella legge vecchia di far sesta per il mestruo , ed allora porterà una parità di qualche apparenza . Si contraddice "col nu m 104. verso il fine, dove nelle feste del mestruo delle Spose Brammane vi è la sfacciataggine. 11 P. Arfdechin nella sua Teologia tripartita affermò , che 1’ ubbriacarsi in Germania, ed in Fiandra poteva assolversi da ogni colpa, perché il clima necessitava, suso l’approvava , ed il rimedio era impossibile : nulladimeno la S.Sede l’ha proibito , senza attendere a queste temerarie ragioni, e così farà anche nel presente caso. non 124 Perché noti si fa anche la festa della prima polluzione dell’ Uomo ?. Perché anche questo non dovrà mai oongiungersi sino che non è atto a seminare? E pure viene il tempo , che l’uomo si congiunge, senza che si festeggia la prima pulluzione. ■Si faccia, che la S. Sede faccia il Decreto, che sarà a tutto il Mondo di edificazione , che si facci nelle Indie la festa del primo mestruo , e si esponga la catiuscia mestruata , come anticamente fi portava in giudizio ac. E una temerità il contraddire a questo Decreto , ed è una temerità maggiore il tentare la S. Sede , come sarebbe il tentarla a permettere nel Settentrione I’ubbriae- chezza . ho n essere riputati discorsesi , incivili » o inurbani , non ha da soffrir questo il Lavandai , in cui in questa occasione per legge municipale di que’ Regni se gli deve dare una buona mancia. Che però con cento occhi vegliano tutti questi sopra le Zitelle prossime a questo male : in fine il non far questa festa sarebbe un non volere , che i Mariti incominciassero mai a consumare il matrimonio, e sarebbe un causar loro ombre , e sospetti intorno alla sua Sposa , se veramente sia feconda o nò . Quindi la spiegazione del Decreto , di che si supplica è la seguente: si chiede , che proibita ogni supposta inverecondia , indecenza , ed impudicizia, sia permeilo , che con tutta la_ decenza , onestà , e modestia conforme Tufo delle Tribh , e conforme l'esposto sin ora si possa celebrare dai Cristiani la detta festa, ma solo quando la Sposa Cristiana vivendo il di lei Marito patisce questo male la prima volta . CLAUSOLA XII. Intorno ali’ amministrare i Sacramenti ai Parreas . in. (^Omanda in questa Clausola il Signor Cardinale di Tournon a' Missionari, che lascia- sciato qualsivogiia altro sistema , che sino a quel tempo avellerò seguito Quantum in ip- fis erh , si portino speditamente alle Case de Parreas ( gente vile , ed abbominevole in que’ paesi ) e degli altri Cristiani ammalati, di stirpe anche pili abbietta se vi saranno, e colà loro amministrino i Sagrarr.enti, li dif- ponghino a ben morire . I termini poi coi quali ciò ordina , sono pih gagliardi , che si postano dire sino a rimproverare a’ medesimi Missionari , che sono pisi caritatevoli in servigio de’ Corpi quei nobili Gentili Medici , che non sono essi in prò delie anime’ Ferve par iter noti poffiumus , quocl a Medici* fpiritualibus prò anìmarum salute ea charìta- tìs officia denegentur , qua Medici Gentile* , nobilis etiam generis , feu Casta prò corporis salute prastare non dedignantur instrmis, licei abjetta , e> infima condìtionis , vulgo ditti* Parreas ; Ma ben credono essi di non aver meritato un tal rimprovero avanti Dio, nè pure d’estersi resi degni di questa pubblica infamia loro addossata su le notb,ie_ forse ricavate da un solo ; ed ecco il racconto che fanno . ii 3. Il Medico Indiano natio delle spiagge marittime , che curò per lungo tempo il Signor Cardinale , fu il principale , c forse l’unico autore , il quale falsamente riferì a S. E, , che anche i Medici Nobili » come E con ragione , perché Gregorio XV. nella sua Costituzione ^Apostolica .Sedia Io incarica con tutta la forza : Alessandro VII. nella sua 46. Io replica con la medesima energia : Clemente IX. nella sua 38. Io rafferma con ugual premura ed ora si fa querela come di zelo capriccioso di Monsignor Patriarca? sa- 126 Ottima interrogazione per farlo disdire di paura d’o- gni verità confessata . Fanno bene a non impegnarsi d’avantaggio. Questo è impasticciare. sarebbe un . Stampano , entravano nelle c afe dei Parreas per medicarli , clie gli toccavano il polso, e gli preparavano le medicine: e su questa relazione, che il medesimo Cardinale confessò averla da costui risaputa , fondò poi , almeno principalmente , questa Clausola . Vero è , che da’ Missionari Gesuiti ( che pochi giorni avanti della partenza del Signor Cardinale si portarono a Pondicherì ) obbligato 1' Indiano a costituirsi , essi lo interrogarono con che fronte , e sfacciataggine avesse detto questa solenne menzogna : rispose egli allora ( ed il Signor Cardinale seppe molto bene questa risposta ) che dalla sua bocca non era uscita mai una somigliante bugia , e che quello che aveva detto si era, che fatta l'Ipotesi (in que’Paesi chimerica ) che un Parreas divenisse Principe , e avesse lasca Cala fuori de’ Villaggi assegnati a quella Tribìi, che allora un Medico Gentile Nobile lo potrebbe andare a visitare per medicarlo ammalato . Se egli poi revera in questa , o in queir altra maniera parlasse-a S. E. si protestano, che non Io sanno , e che sanno solamente, che il Signor Cardinale ignorava la lingua Indiana, e la Portoghese , e che parlava col Medico in lingua Spagnuola , , e che il Medico non intendeva veruna lingua Europea ec- cet- 127 cettuata la Portoghese, in cui corrottamente parlava . 114. Ma comunque ciò sia, si pretende esser senza veruna controversia cosa insussistente , che que’ nobili Medici Gentili entrino nelle case de' Parreas ammalati per medicarli , convinta già per tale da' Vescovi Indiani nelle loro lettere , da’ Missionari Catechisti , e Cristiani nelle loro autentiche Testimonianze , e finalmente dallo stesso Signor Cardinale di Tournon , il quale poi sospese le censure , e disto , che sopra di questo punto scriverebbe a parte a Sua Santità , come fece , e però la lan. mem. di Clemente XI. nel suo Decreto cosi dispose: Qjto vero ad quastionem de quibusdam igno - bìlibus , ac infima fortis hommibus , qui in eis regionibus vocantur Parreas , & a nobili- btts tamquam infames , & datnnatt vìtantur : SanSìitas Sua dixit quod separativi examinari debeat : Ciò supposto ben si vede, che resta atterrato il fondamento , su cui si appoggia * sche"il fonia Clausola , di cui si tratta , e benché ciò «lamento slà nelle suddette potrebbe sembrar sufficiente per giustificar ^è"dìfficils aiterà^ ' la chiesta moderazione ; nulladimeno, e per maggior chiarezza della verità, e perché il Signor Cardinale ordinò, che intorno a questo particolare s'insormaste appresso la Santa Sede , si dividerà la materia in tre ispezioni . Nella prima si esporrà la pratica sin ora te- Non è vero , e si vedrà n8 E che aon hanno mai lette le Costituzioni Apostoliche , per non avere scrupolo nel trasgredirle . Perché mangiano le Vacche, che mojano alla Campagna , e perché si credono generati dall’ ultimo figlio della gran generazione di Ru- tren , a cui fu destinato il più vile esercizio, come dice il P. Carmelitano sol. r^z. , o 149. Il Concilio di Diamper non ha ordinati questi spropositi ; mentre S 4 cî. 5. Dee, 5. » ordina bensì , che nella Pasqua si taccino portare gli ammalati alla Chiesa , ma parlando de' moribondi jécf. Dee, 4. ordina , che si va- dino a Sacramentare dove giacciono ; e mai fi legge , che si portino li moribondi nei Boschi con inumanità inaudita . Tenuta dai Missionari circa i Parreas ; Bella seconda le ragioni della medesima ; e nella terza , se sia praticabile un certo temperamento d’*introdurre in quelle. Missioni certi Missionari in portamento di Parreas. 115. Incominciando dalla prima, confessano sinceramente i Missionari , che eritfif- (ìone condiva sino al presente si sono sempre astenuti dall’ entrare nelle Case de’ Parreas, e di quaîsivoglia altra Tribù , la quale in quelle parti sia riputata vile , ed infame , ma non per questo hanno mai lasciato di soccorrere quantum ex ipfîs fuit a qualunque di quei disgraziati nelle loro infermità , ed amministrare loro i Sagramenti. Due fono stati i mezzi , co’ quali hanno ciò eseguito; il primo conforme Decreto del Còndilo Diamperense fatto per le Missioni del Mala- bar , è stato ordinato per queste ancora, che si portasse l’infermo sopra un letto gestatorio , o in altra addattata maniera asta Chiesa per colà munirlo co’ Sagramenti ; Il secondo quando ciò comodamente non si potesse , è stato ordinato ai Parenti , e al Catechista assegnato a quel distretto , di mandar con tutta sollecitudine l’avviso delio stato pericoloso dell’ ammalato al Missionario , quale a tale annunzio si pone senza dimora in cammino , e si porta vicino alla Casa dell’ infermo, ed in qualche luogo ritirato v. g. in qual- qualche bosco o dietro qualche Siepe, e di' notte pochi passi fuori del Vìltagio, o casa dell’ Infermo , secondo il bisogno gli amministra i Sacramenti » adempie le sue obbligazioni , e se Tiés pâ'tte Il 6. Quest’ é là prassi , che sino da’suoi principi si è sempre usata , e si usa in quelle Missioni , e quel Missionario , che in essia^ quantum ex se ifl trascurasse colpévolmente, è certo , che ex objetio fu , e sarà sempre^ giudicato reo di peccato mortale , e la trascuratezza , che per Divina misericordia non vi è , se vi fosse nella' Missione, sarebbe rigorosamente ripresa , e gastigata da’ Superiori , poiché ciascheduno ben sa , e vede la strettissima obbligazione , che ha un Missionario di munire nel pasto estremo co’ Sagramene la greggia a se commessa . Quindi se ben si considera quest’ affare , non si ritroverà differenza tra questa , e la prassi della Chiesa . Si amministrano i Sagrameli:' nelle case , e stanze degl’ infermi , e quando ciò non fi poteste fare riguardando il maggior bene della Comunità, si amministrano saggiamente , e lecitamente fuori di casa alla campagna , o in un bosco in tempo pef esempio di peste . Nel medesimo modo nel Madurè si amministrano pure î Sagramene nelle case , e stanze degl’ Infermi , e quando ciò non si può fare , mirando al mag- R gior È questa è prassi inumana . E’ bensì peccato mortale la suddetta prassi . k Ma nel modo Ordinata da' Sommi Pontefici . La parità non corre , nè quanto alla sostanza , nè quanto al modo, mentre non si troverà mai, che l'apostato si faccia portare ne’ boschi , o su le strade per Srcramen* tarlo ^ IJO Ma si comanda a’ Parrochi di andar a Sacramentarli dove sono, e cosi si fa in queste occorrente , che fono affai più gravi della.superstizione . Si leggano li Diarj della Peste di Provenza. Falso. Falso come si è detto di sopra . Si leggano le Bolle suddette . Senza volere il parere o sentenza della S. Sede, acuì' tocca decidere , e non asti Teologi Gesuiti. Se si obbedisse alle Costituzioni Apostoliche di sopra accennare ; bella dottrina/ gior bene della comunità s’amminiitraio in un bosco , ed ancor a pochi pasti fuori della casa , e stanza dell’ ammalato . Non apparisce dunque in questa prassi cosa veruna d’inusitato , d'irragionevole , o illecito: anzi che estendo ella stata ordinata per le Missioni del Malabar da un Provinciale Concilio , approvato dalla Sede Apostolica , e praticandosi in alcune occasioni dal comun della Chiesa pare , che in queste Missioni non doveste meritare l’acerbo rimprovero di contraria alla Cristiana pietà expreffe âamnan- tes quameumque praxim buie Cbristiams pie - tatis officio contrariam . 117. Che se poi si consideralo le ragioni , che ad essa mossero quei Missionari, esse furono tali, che dopo molte dispute, dopo var) pareri Teologici fatti a fine di rinvenire la verità , i Missionari piti tosso versaci nelle materie morali hanno sempre sostenuto , e sostengono, che in quelle Missioni sarebbe qualunque altra pratica peccaminosa , e che gravemente peecarebbe queir Operarlo Evangelico , il quale lasciato il modo sopraddetto per amministrare i Sagramenti agli ammalati Parreas entrasse almeno palesemente ne’ loro Villaggi, o nelle loro Cassi, il che fu cosi chiaramente scritto ai Signor Cardinale dal ?. Simon Carvaglio Missionario ancor vivente, e che prima aveva letta Teo- Teologia con forma di grand* ingegno nella Università di Goa , che la sua lettera fu l ultimo determinativo , che l’indusie a faccio, che li è riferito di sopra . ii8. Queste ragioni pure sono quelle , che da’ Prelati dell’ Indie si portano nelle loro lettere,, e nelle loro testimonianze di ■Missionari Catechisti Cristiani , e li poffono ridurre a tré capi : Il primo riguarda ai medesimi Missionari: Il secondo la comunità dei Nobili Cristiani : Il terzo la comunità degli ignobili . In quanto al primo v' è pena capitale in quei Regni per quel Nobile il quale comunichi , ed entri nelle case di vile Tribù : Tutt' i Missionari di quelle Missioni vanno in portamento di nobili, come Punico mezzo accomodato per la riduzion di quei Popoli secondo l'esposto diffusamente nella prima Clausola ; onde se entrassero nelle case de’ Parreas, ciò sarebbe lo stesso , che esporsi a morire . Ma i Missionari colà non nascono , ed è neceffario , che_, vengano dall’ Europa . Ed ecco , che per soccorrere ad alcuni pochi rimarrebbe in un estremo abbandono tutta la comunità , e non si rimedierebbe nè a' Parreas , nè a' Nobili. Di più morti i primi Missionaria i secondi dovrebbero ancora entrare nelle case dei medesimi Parreas , e conseguentemente-, correre la medesima sorte i terzi, ed i quar- Rx ti i?t Anzi se riceve l’ombra sola di un Parreas è degradato , lo dice il Signor Piccassi . Ma malamente esercita* to con uniformarsi alle superstizioni del Gentilesimo. Ed ecco , che per uniformarsi al Gentilesimo bisogna stracciar il Vangelo , ed annientare la carità Cristiana . Se vogliono ubbidire al Vangelo, ed alla S. Sede devono entrarvi. r?r Ma non conforme al Vangelo . E’ quella Teologia, che sola è vera, perché fondata ne! Vangelo , e dichiarata dalla S, Sede . E. questo da più fastidio,, che non dâ il comando del Vangelo, e della Chiesa. Ma condannato in questa parte da Gregorio XV., onde questo sistema non fu, né è buono . Se-da loro- stessi sì rovinano per non voler aderire al Vangelo , si distruggeranno le .Missioni per le superstizioni della loro Gentilità , ma non per avere obbedito al Papa .. ti ec. . E però essendovi un altro modo meno pericoloso, e non cosi ferale, con cui si può soccorrere a que* medesimi ; qual sana Teologia può mai insegnare esser lecito lasciar questo modo , e seguire una pratica , che potrebbe portare il continuato macello de* Missionari . 119. E benché , per non dissimulare cosa veruna, sia' vero , che i Missionari entrando in portamento de' Nobili nelle case de’ Parreas non incorrerebbero un certo , ed evidente pericolo di esser uccisi ; è ben certo però , che senza remissione morirebbero tutti di morte civile » e morale eguale negli effetti alla naturale , e che come degenerati dalla natia Nobiltà, con una civile scomunica sarebbero segregati dal commercio degli uomini onorati , ed obbligati, e confinati a stare co’ Parreas , e cosi incapaci di pivi conversare , e predicare a* Cavalieri , i quali, senza incorrete la stesia_. mortq civile , nè men* essi potrebbero conversare con quelli . Con che restarebbe atterrato il sistema del P. Roberto unico per la conversione di que’ Popoli , e restarebbe- ro distratte tutte queste Missioni , o almeno ridotte- a termini , ne* quali si ritrovavano al tempo del P. Gio. Fernandez , del quale di sopra si è ragionato . zio.. Di vantaggio i Missionari incorsi in in un gravissime} delitto per avere violata una lpgge a que’ Popoli sacrosanta sarebbero tutti scacciati da quei Paesi , e come perturbatori del Sistema delia loro polizia , e nobiltà. , non si Vorrebbero, pili soffrire : ed in fatti il P. Emanuele Alvarez Gesuita che spinto da scrupolo importuno in Tira- cirapali Corte del Re del Madurè entrò nei Tu^nrj de' Parreas » fu subito carcerato ,, e posto sopra di un Giumento con faccia rivolta alla parte di. dietro vergognosamente.^ frustato per le pubbliche strade della Citta, e per sempre esiliato da tutto il Regno . Il medesimo castigo incorse un altro Missionario per estere stata scoperta la se di olà , in cui aveva amministrata la Goysessione ad un Parreas, per sospetto, che il P. Xavier Bor- z.eze aveste , contro le leggi, comunicato eoi Sciannar Tribh pur vile in quei Paesi , fu anch’ egli stretto in un duro carcere , gli fu saccheggiata, la casa , e la Chiesa , e poco mancò , che non si solevasi? una persecuzione universale ai Cristiani in Tadampafi.. Nel 1716. accusato il Molto Reverendo Padre B'.andoîini dì un fatto consimile , quel Regolo , che. per altro vedeva di buon occhio’ i Padri Gesuiti , speai subito dodici Ministri per prenderne giuridiche informazioni . Il P. Spirito Cappuccino , benché in portamento Europeo , perché un di in C'an.- gb 1 3 3 Strana Dottrina !‘ Comanda la Chiesa, ed il Vangelo , e si trasgredisce con titolo di esser obbligati alla Legge sacrosanta del Gentilesimo - li P. Mansi dice, che vi fava stata altra causa,ma non questa sola, che non la crede sufficiente per questo fracasso,, Quel' vergognosamente dovrà intendersi come jl /#- 4ibrìum Crtfcìs gcnùbiis fluì-- titia , r»ji n'jbìs z>iriits , .Cagiona, e se non fosse un troppo avanzarsi direi che ha meritato più il P. Alvarez trattato per Parreas , che il P. Nobili col trattamento da Rrammano Dice, che fu per motivo di Religione tra li medesimi Sciannar , e non per la causa qui addotta . Questo è un caso , che- puzza di' affettato . II P. Mansi dubita dell*; verità di questo fatto. *34 Si postone» tralasciare da dorerò, perché a tatti questi cast già ha provisto il Vangelo con ordinare di lasciare simil gente, e sino excutere pulverem de pedibui, e Io conferma Alessandro VII. nella citata Costituzione . Dottrina mal a proposì- -to , perché non parla della .oppoiir.ione asti precetti della legge di Cristo , ma di contrasti Civili. Oh sarebbe bella , che per non perdere la Missione si dovesse portare in petto r Idolo Pulle- yar, o scannargli una vittima . giburam Citta poco distante da Pondicherìr, volle predicare il Vangelo senza riguardo alla diversità della Tribù, scoperto da' Gentili cercarono subito di farlo prigione , e fu obbligato sottrarsi di notte con la fuga dalla Città , e ritornarsi alle spiagge Marittime . E così può dirsi di molti altri , che per brevità qui si tralasciano ; e però se quando qualche particolare tentò d’entrare in quelle cale , o perché d’esio si sospettò , che coi Parreas trattaste più di quello , che comportano le leggi del Paese , subito seguirono così gravi sconcerti , e la prigionia , e Pestilo di que’ Missionari ; che sarebbe poi se stabilmente da tutti si en risse ne' Tugurj di que' meschini ? Estendo molto bene applicabile in questi termini il detto di un Autore ben pratico di queste materie , non teneor resìstere ne umts vel alter pravertatur cum periculo vita , qua necessaria est populo si deli aut cum periculo ne ejiciantar a loco Misi sionis omnes Sacerdotes Cattolici ; Ratio est quia bonum commune prevalere debet borio pri - vato paucorum . sferriceli, trafl. de Mìjsio n. xîpost. tìt. 2 . de Cbar. 65. punti. z. ILI. E proseguendo il discorso' non si ridurrebbe il solo male ai Missionari , ma passerebbe ai Cristiani , nel che consiste il secondo punto ; mentre risapendosi dai Principi , e dai Magistrati Civili, che hanno trat- trattato coi Missionari , moverebbero contro di essi un orribile persecuzione , gli seque- strarebbero le sostanze , gli darebbero i tormenti per farli apostatare dalla fede , li di- cbiararebbero decaduti dalla natia nobiltà , e certamente con una specie di civile Scomunica gli vietarebbero il fuoco, c l’acqua, ed ogni commercio ; della qual pena , che è la piò terribile , la pili grave a quei Popoli, fa menzione ancora il Concilio di Diam- per, non dovendosi, nè potendosi in veruna maniera tralasciare di dire , che non vi sarebbe pisi verun nobile , che voleste ubbidire al Vangelo, e che tutti gì’ Idolatri di stirpe illustre cominciarebbero a vomitare— dalla bocca mille bestemmie contro la nostra Santa Legge , chiamandola una Legge infime , ed indegna , e distruttiva di tutta la loro nobiltà , e polizia . E però s’ è vero il comune assioma, che fra i due mali si deve eleggere il minore , e specialmente— quando uno d’essi , e inevitabile come succede nel caso presente, in cui non essendo le Missioni in Europa , ma in paesi Signoreggiati da' Principi Infedeli , che vogliono estere ubbiditi senza repplica, e che— stanno con ogni attenzione per il mantenimento delle Leggi delie loro Caste . S’in- ferisce ,. che estendo minor male , che al- ns Tutti questi pericoli saranno certamente stati esposti asti Pontefici suddetti , e non di meno hanno comandato di trattare li Parreas : anzi quando si trattò con Paolo V. del Corombino , starci vescovo di G'oa informò anche sopra questi Parreas , e non ostante decretò contro la prassi del Padre Nobili . E si dirà al Nobile./’fr- diiio tua ex te . Così dicevano li Giudei contro di Cristo figlio di un Legnaiuolo , e contro gli Apostoli Pescatori . E senza ingiuria del Salvatore Herode si è dannato , ed il Pescatore è in Paradiso . Fra due mali, cioè distruzione di Vangelo , e distruzione di Missione ih vorrà sciegliere il primo per salvar il secondo ? cu r;§ cimi mojano senza Sagramenti ( Quando pur ciò seguisle ) ed estendo maggior male che tutti quanti , e Nobili , e Ignobili non adibiano chi loro in punto di morte aromini- Ma necessità contraria al siri i Sagramenti, quello £ noti questo si Vangeloe pratica proibirà àtre premettere, che è Io stello, che d'°re dilla-.S. Sede . f ' esservi una precisa necessita di non abbando- Q_u\ è da notarsi , che li Maomettani trattano indifferentemente con tutti, e se un Gentile passa al .Maomettismo, subito resta sciolto da queste Leggi . Qì'.Eu- ropei parimente trattano con tutti . Li Guastati parimenti trattano con tutti . Li Canarini si sono #an- ch’ est: slargati . Li Ma- lavati fono ancora tenaci. Il P. Carmelitano sol. 149. Qui dunque non ci vogliono esagerazioni , nè spaventi , ma si deve provare , che li Papi , che hanno ordinato in contrario, abbiano ordinata una cosa illecita , o pure indifferente . Desiderare, sapere , se quando và il Missionario di notte , su le vie , o nei boschi, vi sia il Pedagogo dietro , o testimon; , che attestano ai Nobili di non essere entrato ne' Tugur; , di non averlo toccato coll' Oglio Santo, e ne meno di averlo toccato nel dargli l’Euca- ristia in bocca. Così quando mare la pratica presente . 122. Col punto, che riguarda la comunità. de' Nobili , concorda l’altro ,che comprende la comunità degl’ Ignobili , cioè dei Parreas ec. proibito a questi il trattare eoa quelli sotto pena pecuniaria -, e della frusta. La onde ben può ciascuno comprendere* che estendo quei Governatori avidissimi del danaro , non lasciarebbero di esigere da quei miserabili le pene, quando sapessero aver essi ammesto qualche Missionario , che è lo stesso, che dire'qualche nobile nei loro Tuguri ; e discorrendo sul verisimile , chi potrà mai persuadersi, che siano questi miserabili ispaventaci dal timore della frusta , e del danaro , siano, dissi, mai per lasciare, che i Missionari porgano il piede nelle loro Capanne ? Sicché se non ne sarà mai permeilo il detto accesso ai Missionari , come potrà sostenersi, eh’ essi siano obbligati ad entrarvi abbandonando il Sistema introdotto dai Fondatoci delle Missioni , che intanto si in- introdussero in quanto ben sapevano il go* verno politico , e civile di que’ Paesi . 12;. A quelli motivi si appoggia l'assunto cìei ricorrenti, ed avvegnaché il punto non sia speculativo , ma pratico , si protestano , che , prescindendo da qualche sovrana determinazione, non sono in grado dì abbandonarlo per qualsisia esaggerazione , che posta farsegli contra , .in quella guisa appunto , che un Laico erudito , il quale per manifesto pericolo di estere calpestata , aveste pisi volte da terra alzata l’Ostia Sagra non ostante de dicerie di chi affermasse aver egli mortalmente peccato nel toccare gli azimi Eucaristici, ed essere quel pericolo da lui sognato , e finto , non lasciarebbe per questo di sollevarla un' altra volta lecitamente dal pavimento, se fi trovaste di nuovo in eminente pericolo di essere calpestata , tanto pisi , che a questo loro assunto è espressamente favorevole la dottrina dei pih insigni* e qualificati Teologi . 124. Trattano questi dell' obbligo, che ha ciascuno , di soccorrere il prossimo costituito in una spirituale necessità , e figurando il caso dell’ estrema necessità, dopo avere allegate le autorità degli Autori pih gravi cosi discorre il Lai mano tradì. de Chiar. qu. 12. Corol. 2. num. Proximo versanti i n extrema , & moraliter insuper ahi li neceffì- S tate *37 do li confessano al finestrini quando li ccmunicano ; quan~ do li battezzano ec., perché il volere persuadere , che l l Nobili tutto ciò concedano, o almeno dissimulino , e poi che neghino l’entrata nel Tugurio di notte tempo in campagna ec. sono favole d’Esopo . Si dica pure , che vogliono fare a suo modo, anche se ritornasse Gesù Grillo a replicare bcec mando 'vobis ; e così non occorre discorrerla , nè che la S, Sede pronunc; in contrario. Di. questi si fa conto, e le Costituzioni Apostoliche sono stracci . Tutta questa dottrina è malamente applicata al caso presente , perche in- quella îì tratta di una necessità -casuale , e qui si tratta di una necessità volontaria , e di più capricciosa , superstiziosa , e gentilesca . Si tratta di una consuetudine idolatrica, o di una legge de’Gentili . Si può dunque lasciare senza Sacramenti un appestato , perché la necessità , o la carità obbliga ad consti- îendum primo stbi . Dunque si può lasciare anche li Par- reas senza Sacramenti , perché la legge de’ Gentili comanda dì non toccarli , e la paura di perdere la Nobiltà a ciò necessita . Pessima dottrina ! tate spirituali succurrendum est edam cum certo periculo viste propria, dumtmJo spes a qua certa proximum juvandi affulgeat , nullumque gravìus damnum inde fecuturum vtdeatur * Per ester dunque obbligato con pericolo della vita a soccorrere il prossimo , è d' uopo , che la necessita sia estrema , o almeno grave, discorrendosi di chi ha obbligazione di Giustizia, come sono i Parrochi . E’ d'uopo , che vi sia speranza certa, o almeno probabile di potere giovare al prossimo indigente ; è d’uopo, che da ciò non siano perseguire mali maggiori, e però se uno aveste la coscienza macchiata di colpa grave , nè poteste in alìu secando fare Tatto di Contrizione , non sarebbe obbligato con certo pericolo della vita a soccorrere il prossimo costituito in estrema necessità spirituale, estendo in obbligo d'anteporre la salute dell’ anima propria a quella dell’ anime degli altri, q >am dabit homo commut ationem prò anima stai ed altrove , quid prodest homini fi mundum uni - ver fura lucretur , anima vero sua detrimen- tum pa'i itur ? E se un Parroco fosse solo in -un Villaggio in tempo dì Peste , e coti molta difficoltà si poteste ritrovare altro Pastore , che succedeste dopo la di lui morte , egli non sarebbe obbligato con pericolo evidente di contrarre il male contaggio- so ad amministrare i Sacramenti , e non meno quel- quello della Confessione se aliunie avesse verisimili indir) del buono stato del Penitente» come dopo aver allegati gli altri » insegna Agostino Barbosa , di cui sono le ^seguenti parole de Offit., 6r potest. Parodi! par. r. cap. 17. num. 1 $. Cavere debet Parochus , ne , dum peftis tempore invìgilat saluti unius non graviter indigentis ejus opera , se eonji- ciat in discrime n cum periculo , ne alti desti - tuantur auxilio spirituali : quare quando so - lus est in Opptdo &c. denique quotiescumque ab aliqua persona quam veristmilibus conjec _ turis Sacerdos credit non habere conscìentiam peccati mort alis , vel per contritionem ad re- Ele moriendum difposttum effe probabilifftme ti- metur periculum contagionis . In tali cafu majus Bonum publicce necefsttatis praferendum privata alicujus militati. iz$. Tutte queste massime provano a seniori non essere obbligati i Missionari ad entrare nelle Case de' Parreas per amministrare ad essi i Sagramenti; nè contro i Missionari possono opporsi le Costituzioni dei Sommi Pontefici Alessandro VII. , e Clemente IX. avendo questi Pontefici stabilito , che i Missionari di Goa non possano esentarsi dall’ amministrazione de' Sacramenti , e dal portare 1’ Eucaristia ne’ Tuguri sordidi, ed immondi a persone vili, e non avendo determinato , eh’ essendo pronti i Missionari S * ad t ì9 Tutte queste massime gentilesche, e non Cristiane ricevute non provano a favore de’ Gesuiti , se non che vogliono vivere ali’ uso degli Appestati senza comuaicazio- ne con la dottrina di Santa Chiesa . Certamente non occorre opporle, perché già di sopra si sono dichiarati di non a- verle mai ubbidite , e nè meno di volerle ubbidire in futuro . 140 Sciocca scusa,che corrati da se nel leggere le suddette Costituzioni . Cristo, dice il Papa,non isdegnò di nascere dentro la stalla ; dunque il Missionario dovrà fermarsi fuori del Tugurio . Ma queste sono Eresie ! Vorrei sapere se vi sia differenza ne! Mondo tra moribondi , e moribondi , perché la robustezza farà bensì , che uno non sia moribondo , ma non farà già , che un moribondo debba essere robusto da potersi portare in un bosco , senza il pericolo , che il catarro , o l’asma , o la malignità attaccata alle parti nobili acceleri fa morte . ad amministrare ai Parreas i Sacramenti fuori delle loro case , siano obbligati di entrarci non ostante le ragioni di sopra riferite : E- grotis dice Clemente IX. neìla sua Costituzione Egrotis morti proximis cujufcumque Jìnt conditionis , quamvìs in sordido ac vili de - gant loco , aut Tugurio Sacrum Eucharistics Viaticum deftratur , cum apud Deum nulla fit acceptatio personarum ac prò nostra* salute non stabulum , nec crucis ignominiam exbor- ruerit ..E quello che può conchiudersi si è non già che i Missionari siano obbligati ad entrare nelle case dei Parreas, ma i Parreas siano obbligati a farsi portare fuori delle__. medesime per ricevere i Sagramenti da' Missionari , ancorché vi foste il grave pericolo della loro vita temporale , come suppone-, il Signor Cardinale di Tournon nel suo Decreto . iz6. Si è detto, come suppone il Signor Cardinale di Tournon nel suo Decreto , perché il pericolo delia vita temporale non v* è ; quei Paesi, e quei popoli sono molto differenti dal nostro clima , e dalla complessione, e naturale Europeo . Colà si stà sotto la Zona torrida , e non vi sono nè freddi , né ghiacci, né neve ; le Ville, e Città sono tutte formate di picciole Capanne di terra d’una sola contignazione, e quasi di di una sola stanza , e coperte d* erbe o di foglie di palma ; sono poi le case qua e là sparse senza niun' ordine , eh’ è quasi il medesimo uscir fuori di casa , e uscir fuori della popolazione , e fono cosi battute dai venti, che molte volte di notte tempo è necessario nelle Camere porre la lucerna-, dentro una lanterna , perché non si estingua . Il letto piti comune particolarmente di quei poveri Parreas è una stuora o un panno sulla nuda terra . Per consiglio dei Medici nella declinazione delle febbri non rare volte escono gli ammalati , e nobili , e plebei fuori della porta di casa , e coperti con un lenzuolo si pongono d ’inocara, cioè con la metà superiore del corpo piegato su le ginocchia , e su le gambe a prendere qualche ristoro coll’ aria fresca . Finalmente tutti colà gli ammalati escono fuori di casa per le loro corporali necessità, e molte volte si sanno anche portare da un luogo ali’ altro per farsi vedere da’ Medici . Onde ben si vede , che non v’ è l’esaggerato gravissimo pericolo della vita temporale , tanto pisi , che si procura, che siano quei meschini portati pochi passi fuori di Casa , e con tutta la cautela, e riguardo possibile ; e se il clima del Malabar è pisi rigido del clima del Madurè , ed il Concilio di Diamper non fece caso di questo gravissimo pericolo , ma î 4 i Il P. Man si dice , che ciò non prenderebbe su la sua coscienza . E nel tempo di questo gran vento sarà proficuo al moribondo il farlo portare ne’ boschi ? Fanno cos\ anche si moribondi ? Bisogna provare , che non solo gli ammalati, ma anche li moribondi siano portati qua , e là . Si dicepochi passi ; dunque bisogna dire , che tutto il Paese sia un bosco, e poi fra poco nel Capitolo delle Ceneri si esporrà , che non vi è legna . Ammalati per la Comunione di Pasqua , ma non moribondi per il Viatico- x 4 * I! temperamentodel Concilio fu di aprire la porta alla Conversione desii Par- reas, ordinando , che , venendo al Battesimo alcuno di questi , sia avvisato il Superiore , acciocché se gli fabbrichi una Chiesa , e ss gli deputi un Sacerdote particolare , e che fra tanto possano venire nel portico desia Chiesa a sentir Messa, sinché si procuri di operare,che siano ricevuti alli Sacramenti , come gli altri Nobili. Ecco l’anîmo preparato, che deve avere il Missionario, e il Nobile Cristiano di giovare alli Parreas anche essi creature d’Iddio . Il volere escludere, questa preparazione di animo con un fermo proposito di non voler trattare con essi , e nè meno di voler predicare contro questa consuetudine gentilesca, ed iniqua , è un distruggere il Vangelo , e la Legge di Cristo, nè vi è Teologia, ché salvi. Quanto al deputare per li Parreas un particolar Missionario , se si fa , non deve togliere 1 obbligo degli altri Ai lima ordinò per quelle Missioni , che si portassero gli ammalati alla Chiesa per ricevere il Santo Viatico , con piti forte ragione potrà farsi lo sseffo in queste Missioni dì aria pili ancor temperata , e più mite . 127. Per ultimo , e per compimento della materia resta l’efaminare se sia praticabile al temperamento di fare alcuni Missionari , che siano consagrati al solo servigio spirituale delle più vili Tribù , tanto più che questo temperamento fu abbracciato dal Concilio di Diamper per alcune Missioni . E se bene per dimostrare I’impossibilirà dell’ esecuzione basterebbe il dire , che non fu possibile Inseguire il temperamento nelle Missioni, delle quali parla il Concilio di Diamper , non è nulladimeno fuor di proposito l’accennare, chs la materia è stata altre volte esaminata fra i Missionari delle Missioni, delle quali ora si tratta , e che fu giudicato non essere il temperamento conveniente , o sia adattato alla maggior gloria di Dio , e propagazione del Vangelo, nè essere fattibile , nè necessario . 128. Non fu giudicato conveniente , 0 sia adattato alla maggior gloria di Dio, e propagazione del Vangelo , sì perché con una tal forte di Missionari ( fingiamoli della Tribù de' Parreas ) si sarebbe al maggior segno avvilito , ed infamato il Santo Ministero stero , e la stessa legge Divina , e cotali Missionari avrebbero fatto a que’ popoli quella specie , che in noi suscitarebbe una schiera di Missionari conosciuti palesemente per razza di Sbirri , e di Carnefici , la quale professasse mangiare carne di Gatti , di Cani , e di Sorci, e di bevere aquevite, e di scorticare immondi animali ; si perché con tal sorta di Missionari cesserebbero molto , e molto le conversioni delle vili Tribù: essendo numerose le conversioni , perché i convertiti passano ad avere per Sacerdote , e Maestro della Legge uno in portamento di Nobile , e finalmente , perche con ciò si farebbe un notabile nocumento , e si porrebbero in manifesto pericolo i Missionari, che vanno in sembianza di Nobili Indiani ; imperocché al vedere i Gentili li Missionari P arrexs del medesimo colore , e di fattezze, e portamento molto somiglianti agli altri , ne inferirebbero , che quelli , e questi sono dello stesso vilissimo lignaggio , e per conseguenza , che quei , che si trattavano dai Nobili , n’ erano indegni , ed impostori , che sotto quelle spoglie andavano ingannando la loro credulità , dal che poi si getterebbe senza rimedio tutto il travaglio di più lustri . 129. Non fu giudicato fattibile , s'i perché *43 Missionarj di predicare , ed istruire contro stabulo : se non si la, deve il Missionario condannare , e la pratica sin’ ora usata, e stabulo fin’ora fomentato,come contrario al Vangelo. E di pin non sono obbligati a fomentarli col loro esempio . Questi non sarebbero Missionari , ma sarebbero Sicarj . Per altro se venissero Missionari nella forma da Missionario , benché fossero tutti razza di Birro farebbero rispettati . storsi non si vede tutto giorno , che le Teste Coronate s’inginocchiano avanti di un Frate, o di un Prete di vilissima condizione ? Bel motivo da gonfiare li Farisei , ma non da con-' solare nè il Missionario, nè il Neofito di Gesù Cristo. Ed il pericolo sarebbe perdere la Nobiltà dì Bram- mano . Se ciò fosse vero , il P- Nobili non averebbe potuto sostenersi, perché a.suo tempo vi era un Gesuita nella stessa Missione, ed un Minorità , che trattavano con lì Parreas, e da’ quali stava egli sequestrato col noli me Ungere . i 4 4 Non si dee sofisticare tanto. Vi starebbero , come stavano al tempo ciel P. Nobili , se si giudicherà opportuno , senza lesione della dottrina già stabilita . Bel bello. "Ed ora come fanno ad unirsi tutte queste Tribù si discordi al finestrino per sentire la Messa ? Adesso tutte le Tribù sono unite , allora si disunirebbero con moltiplicare li Sacerdoti . Giuro , che se s’insiste in questo progetto ; subito si accetta il Decreto sega' altro contrasto, perché li Gesuiti non vogliono ialtri nelle loro Missioni . Ecco 11 fine ; perché dovessero toccare li Parreas con l'Ogiio Santo, senza adoprar li gionchi , perché potessero Sacramentarli col Viatico ne’ proprj Tuguri : e perché potessero riceverli in Chiesa , ed ali' Altare come battezzati , e non tenerli esclusi dalla Chiesa, come se fossero Catecumeni. Si nega, che ugualmente siano stati preveduti dei sacramenti . che non potendo avere i Parreas rigore famelice parlando Guru proprio , cioè Sacerdote , e Maestro di legge , e quando pure a'cuni Sacerdoti sono stati di questa Tribù , essendo stati pochi, e sconosciuti» una truppa di nuovi Missionari, che dovrebbe essere universale per tutte quelle Provincie , darebbe troppo negli occhj, e sarebbe cagione d’infiniù disturbi. Si perché un Missionario Parreas non sarebbe ammesso se n >n nelle Case desti soli Parreas, e sarebbe forse costretto ad astenersi dal Commercio di coloro , che mangiano Ranocchi , i quali fanno un corpo da se , e piti abbjetto ; e cesi si dovrebbero determinare Missionari per l’altre vili Tribù per li Parreas , per li Sciannar , il che farebbe un indicibile confusione , e sarebbe un eccitare la specie alle Tribù di volere ciascheduna_. da se il suo Sacerdote, come vogliono le leggi di quei Paesi . 130. Non fu finalmente giudicato necessario , ed in fatti dicasi per qual fine fi dovevano istituire questi nuovi Missionari ? Unicamente per munire co' Sagramenti glj infermi ignobili ; ma a questi si conferiva, no ugualmente bene , come si è detto di sopra, da' Missionari , che andavano in portamento di Nobili; e queste sono le ragioni, per le quali sempre s’indussero i Missionari a giudicare , che questi nuovi Sacerdoti in in sembianza d’ignobili uè fi dovevano, nè fi potevano introdurre in quelle Missioni , tanto pisi che anche presentemente prescindendo da 11' entrare nelle loro case quei Missionari trattano, e istruiscono tanto le Tribù ignobili, quanto le nobili, e senza distinzione di persone alle une , ed alle altre amministrano i Sagramenti del Battemmo , della Confessione , e dell’ Eucaristia , e le une, e le altre si fanno intervenire ai Mister] di nostra fede, stando bensì i Plebei nelle Chiese separati da' Nobili , secondo Tatui - co costume di quelle parti , nelle quali le Chiese si dicono simili a quella fabbricato^, quà in Roma nelT Ospizio a ripa grande, in cui sono tré separazioni con i balaustri, per le donne una, Tal tra per i fanciulli, e Taltra per gli uomini , senza che possa farsi veruna insistenza contro la predetta divisione delle Chiese fra i nobili , e plebei , mentre fu permessa dal Concilio di Diamper per le Missioni del Malabar, fu veduta , e tollerata dal Signor Cardinale di Tournon nella Chiesa de’ Gesuiti Francesi in Pondichety , e si vede introdotta , e praticata in molte Chiese di Europa , d’Italia , ed ancora di questa Città di Roma . 13 x. Dirà taluno , che non entrando i Missionari nelle Case dei Parreas , e facendoli portar fuori quando sono ammalati, da T ciò 145 Ma la vera ragione non è questa , ma bensì la di sopra accennata, cioè di non volere altri Missionari , che gli osservino , e non volere né meno li Gesuiti in figura di Parreas per timore di perdere il credito della Nobiltà, quando si sapesse , che tutti due fossero Gesuiti, come li medesimi confessano di sopra. Ma non ahi moribondi ne’ loro Tugurj . Ma la differenza si è , Che le divisioni di Roma sono per decenza , e modestia , col qual titolo il Cardinale le tollera ; non tollera però le divisioni fatte per fomentare una superstizione, ed in tal modo né meno sono tollerate dal Concilio di Diamper . Quando i! male viene dalle persecuzioni , non è colpa del Missionario , ma è ber si colpa sua, se il male viene dal volere aderire alle superstizioni de’ Brammaai. Qui interrogherò , se queste Guardie vi stiino anche di notte , perché, se vi stanno, saranno vistili Missionari andare a Sacramentare li Parreas ne’ boschi, e non sara vero , che ciò si faccia per necessità di notte per non essere scoperti ; se poi non vi stanno: dunque non sono rigorosissime queste Guardie. La pratica antica è intrinsecamente mala , e perciò non vi è autorità nc-lta Chiesa di tolerarla , perché si tratta di dire, che il Nobile posta senza vitupero aiutare un Asino caduto,ma non possa mai ajutare un uomo Parreas,senza perdere il hello, ed il buono della sua vita : se questo si aggiusti col Vangelo ogn’ uno lo vede. ciò deriva, che se gli accelera la morte , e che muoiono senza Sacramenti, ma si risponde , non provenire l’inconveniente predetto dal non entrare i Missionari nelle dette Case , ma da altre cause , che sono comuni ai nobili , ed ai plebei , e sono le continue persecuzioni nelle quali vivono i poveri Missionari obbligati perciò ad andare in perpemo giro , come una ruota , ora cacciati di qua ora balzati dì là , ora rigettati da un Principe , or’ abbattuti da mille, sono l'esser gli proibito i’ingresso in varie Ville , e Citta ; sono Je malignità de' Parenti Gentili , che molte volte non li vogliono ammettere nelle loro Case , nè permettere , che d’rsie n'escano gli ammalati; sono il d->ver essi vivere per molto tempo ritirati ne' Boschi ; sono le rigorosissime Guardie poste ne’ pubblici cammini ; sono il non poter entrare nelle fortezze , dove spesle fiate ritrovansi molti Soldati Cristiani , e queste sono le cause per le quali con loro indicibile sentimento non possono talvolta adempire le loto obbligazioni e nè meno penetrare nelle case delle Illustri Tcibù . E però conchiudendo si supplica», della permissione di poter continuare colla pratica antica , che i Missionari siano obbligati ad entrare nelle case dei Parreas infermi per conferir loro i Sagramenti solo allora quando sia vero, che in esse entrino i nobili 147 bili Medici Idolatri per medicarli , ovvero secondo che dice la stessa Clausola quant urti in ipsts erit neli’ ipotesi , che ceffi il pericolo de’ mali maggiori lungamente esposti CLAUSOLA XIII. , e XIV. De' Suonatori nelle feste degl' Idoli e Lavatori . r;2. T Ntorno a queste Clausole non manda cosa alcuna , CLAUSOLA XV. » Per quelli si ubbi «lisce senza esaggerazione , non ostante, che si dicano esser li Suonatori obbligati a ser- rj m vite il Magistrato Gentile " c ‘°" ex vi di tal Arte, & ex vi contraSus . Dunque potranno cessare l’esaggerazioni anche negli altri punti, se si vorrà ubbidire . Delle Ceneri , e segni bianchi , e rojst . 133. D Ue cose vieta in questa Clausola il Signor Cardinale di Tournon; vieta in primo luogo a’ Missionari il benedire , ed ai Cristiani il portare la fronte ricoperta di Cenere , che in segno di penitenza, e per memoria dell' estremo Giudicìo gli erano state ‘permesse pivi di sessantanni avanti dali’ Illustrìssimo Monsignor Stessano de Britto Arcivescovo di Cranganor , & quidetn ex commistione Sedis apostolica pesi maturtm examen, come arresta il Vescovo di Mayllaypur nella sua lettera . Vieta in secondo luogo agì' istessi T 2 Cri- Quest’ è salso , perché se su data Commissione ali’ Arcivescovo di Cranganor di prendere informazione ; non fu data facoltà di permettere , nè la potrà mai mostrare » 148 li P. Carmelitano sol. îoa., ed i! P. Francesco da Tours , ed ii Signor Tesser *el suo manoscritto affermano , che si adopra il vero stereo di Vacca specialmente ne’ Tempj, nelle Case , e se ne facciano anche pallottole , che si vendono da mangiare . Si tratti pure anche delle Ceneri di tale Aeree, est noti ciò , che dice il Padre Carmelitano,che il Dio Par- misera usasse queste immondezze per purificarsi dopo certo errore . Non si dice , che tra cenere , e cenere vi sia differenza , ma si dice , essere superstizioso il volere usar le ceneri fatte dallo stereo di Vacca, perché la Vacca è oggetto di culto , e Fisti - turione di queste determinate ceneri è superstiziosa. Cristiani il portare qualsivoglia altro segno bianco, o rosta nella fronte, o nel petto, quale dice usarsi da quegl’ Indiani con superstizione , seguendo quello medesimo ordine : tratterai!! in primo luogo nelle Ceneri considerate , e come ornamento civile della persona in que' Paesi, e come sacra cerimonia resa tale per lo. statuto del sopraddetto Arcivescovo ; e dipoi due sole parole si diranno degli altri segni . 134. Ma prima d’ogni altra cosa è d’uo- po levare un equivoco , che da molti fi prende qui in Europa , i quali si figurano, che quei Gentili , e quei Cristiani si tingano il corpo , e la fronte col vero stereo di Vacca , il che non è vero . Altra cola è l’mtignere , ed abbellire la fronte colle ce" neri fatte dallo stereo di Vacca ; altra cosa è tignersi , ed abbellirsi col solo stereo di Vacca : il primo è vero; il secondo è falso Lo stereo poi di Vacca purificato , e ridotto in cenere dal fuoco è una cosa cosi netta , monda , e polita , come sono le nostre po,veri di Cipro, e come seno le ceneri di qualsivoglia altra materia . Chi dubitaste di ciò , può coll’ esperienza a suo piacere chiarirsene . Che poi la Vacca sia veramente in quei Paesi adorata per un Dio è un altra questione , chequi non si deve esaminare , polche qualsivoglia parte si fiegua , non 149 non ha che fare con questa controversia , come nel Decreto vedrassi ; frattanto si dice , che se la Vacca in queir Indie è veramente adorata per Dio , come dunque da quei Principi , e da quei Magistrati si da dunque licenza pubblica d’uccidecsi ne’ pubblici macelli di Tutucuri dell’ Inglìotta di Tirv.m ci- rapali Corte del Re, quando colà arriva-, l’esercito Turco, indiferentemente Bnovi, Vitelle, e Vacche? Ciò certamente non si permetterebbe da quei Principi , e da quei Magistrati , se avessero la Vacca per loro Dio . 135. Levato di mezzo quest’ equivoco prima di vedere se Tufo quotidiano delle^ ceneri sia veramente illecito , e meriti di esser proibito alle fronti unte , e santificate dal Sagro Crisma tre cose brevemente si devono esaminare . Primo la diversa istituzione di esse, e de’ fini, pe* quali si usano le Ceneri da quei Popoli ; secondo la materia della quale si compongono ; Terzo la necessità , che v’ è di usarle . Quanto al primo punto rigorosamente parlando anche secondo le favole di quei Gentili non si può dire, che Rtttren o Xiven , eh' è il medesimo nume sotto diversi nomi sia stato il primo istitutore delie ceneri ; aveva questo Dio commesso due peccati di ratto, e d’a- dul- E se non si adora, perché li Brammani non la mangiano ? Perché ne' Tempi ne tengono la figura ? come dice >1 P. Carmelitano sol ;or., perché si odiano li Parreas, che la mangiano , e la scorticalo? Lo dicano il P. Francesco da Tours , il P. Carmelitano , ed il Sig.Tessier, Diverse fono le favole di questa invenzione . Pure ammesta psiche questa Tufo deriva dal Dio Rutren , e corre in memoria dei di lui fatto : e tanto basta per essere superstizioso. Si noti , che il Turco accusa gl’ Indiani , t perché accusa gl' Indiani , ^ perone portino ad altro Irne le ce- ceneri , e non per il solo fine di penitenza . duîterio , e desiderando poi di soddisfare per essi , fh a prendere consiglio da certi penitenti dell’ Eremo , i quali lo persuasero di ricoprirsi tutto in segno di penitenza di cenere fatta di cadaveri umani abbracciati . Quest’ è ciò , che dicono le favole di quegli Idolatri , dal che si deduce , che anche nella loro opinione, non Rutren , ma quegli Eremiti furono i primi Inventori delle ceneri , se pure avanti di loro non erano già introdotte : I Maomettani però gagliarcamemeu- contendono su questo punto coi Gei.ud , e pretendono d’esiec eli i primi ad introdurre nelle Indie simile costumanza in seguo di vera penitenza, e per placare con else il vero Dio da loro pure adorato. Quindi in una_, celebre disputa, che nel mese di Aprile del rpoj. si tenne in una Città detta Cangìburam trà varj Maestri di Sette diverse , alla quale ritrovossi altresì presente il P. Venanzio Voucher Gesuita, i Fachiri , cioè penitenti Turchi di lesero con calore questo loro preteso primato . E dopo lunghe dicerie un di loro finalmente rivolto ai Gentili : O voi , disse vi dovete per l'avvenire ajlenere dall ’ uso dalle ceneri , o le dovete unicamente portare in segno dì penitenza . r;6. Il pisi probabile però, e pisi verisimile si è , che nè quei Penitenti , nè i Maomettani siano stati i primi Istitutori delle ls Ceneri nell' Indie , ma bensì i Giudei , che dalle famose dispersioni d’Israelle calarono in quella Penisola Indica, e colà intro- dusiero tanti altri costumi loro propr] , praticati pure al presente da quei Paesani . Onde è molto probabile , che con quelli introducessero quello ancora per altro molto da loro usato , come fi raccoglie dalla Sagra Scrittura: che però convien dire, che questa costumanza nella sua prima istituzione sofìe santa , e pia ; ma che dopo sofìe corrotta dagi’ Idolatri, che l’iniettarono con varie favolose superstizioni ; e questa è l’o- pinione comune de' Missionari pih notiziari. E fi può confermare, primo che nella lingua Tamulica propria del Madurei le ceneri determinate per intingersi la fronte si chiamano T'^ibud'i , vocabolo , che per l’appun- t o significa mortis memoria . Secondo , perché in un libro antico , e presso quegl’ Infedeli di gran venerazione intitolato Sada- navibudì puranam, cioè Iftoria del Sanda’o , e delle ceneri della fronte al verso fi. Si dice espressamente questo concetto: Noi in penitenza usiamo delle ceneri ; terzo analmente perché quindi i Cristiani aliai pratici nelle loro costumanza, già nominati per ordine dell' Arcivescovo di Cranganor , affermano nelle loro giurate testimonianze , che per questi due fini fh introdotto il primo uso delle Se ero foste vero o ve- ristìmile , vi avrebbero portata la circoncisione più sacra, e più tenace degli Ebrei. Per essere di stereo di Vacca è un gran Paradosso, il dire , che possa esser-stata invenzione santa, e pia . Si leggano gli Autori, che tutti convengono edere unir versale la venerazione della Vacca ( P. Carmelitano so'. 330. ) e massime degli Egi- ij passò nelle indie , dove generalmente ancora dura. Gli Ebrei avevano il Issavo con le ceneri della Vacca russi , e suo stereo per purificarsi dal contatto de’ morti , ma non fi legge , che si mettessero in fronte le ceneri . Non vorrei , che «'inciampasse , come nella cansa della Cina , in cui li Gesuiti portarono le autorità de’ libri de’ Ci mfi , che veduti in fonie fi trovarono totalmente diverse . Il Sienor Tesser produce dalli Libri Tamulicì diversa spiegazione , che fi potrà confrontare . Anche queste testimonianze meritano poco credito , perché si tirano a dire quel che si tuole . I S* Cent’otto Brammani testificarono, che li fili erano segno di officio , ed il P. Carmelitano, testimonio assai più degno di fede dice sol. ajo. , che sono segni di Religione . Santa e pia : ed il Bachin Turco pretende d’eslernel’Autore: ed anche se si concedesse, che ne fossero autori gli Ebrei , non so , come si debba chiamare santa, e pia, quando non si provi essere stata rinnovata l’istituzione dalla Chiesa Cattolica . Manco male , che si confessa darsi quest’ uso superstizioso in quel Paese. delle ceneri molto prima , che Rutren venisse al Mondo . E quello pure si dice d’alcuni Bramani assai eruditi , e pratici dei loro Riti . 137. E ben vero quella prima Istituzione santa , e pia fu poi, come si diceva, corrotta col tempo, e cos* le ceneri incominciarono ad usarsi , e pur anche si usano al presente per due altri fini , uno superstizioso , e l'altro mercantile, civile, e politico; s’tifano superstiziosamente in onore di Rutren non da tutti , ma dalla sola Setta de' Ru- trenisti , e da questi non sempre , ma solo nelle seguenti o simili occasioni , quando si compongono le cesseti di Cadaveri uman; abbracciati. Quando si nudano tutto il corpo , e l'aspergono con le ceneri per entrare di questo modo supplichevoli nel Tempio di queir Idolo . Quando «'intingono con esso determinatamente dodici parti del Corpo . Quando stando ne' lavacri cominciano a fare le loro smorfie coll’ acque , i loro gesti , le loro preghiere , e di poi colle.- medesime «'abbelliscono il corpo ; quando escono dall’ acque intìnti colle ceneri , e spiegando, e tenendo un panno largo, e bagnato nelle mani cominciano a far giri intorno al Tempio ; quando finalmente ricevono dalle mani del loro Sacrilego Sacerdote le le Ceneri ; o quando usano le benedette da lui : ed in tutti quelli casi l’uso delle Ceneri è superstizioso, e per conseguenza nelle dette congiunture furono mai sempre le p e rò nslls congiunture , Ceneri vietate a' Cristiani . onde fuori di queste si usano. 138. Fuori di quest’ uso cattivo proprio de' Rutrenisti , ve n’ è un altro inno- Ma quest’ uso civiledeve cerne di pubblica istituzione , civile ,e po- T'cui'si ferii cico , e praticato universalmente da quelle vo no li superstiziosi Rutre- genti ; che è Rabbellire con eslo la fron- "* te, stimando quei popoli una non so qual specie di scompostezza nella persona , poco decoro , ed inciviltà l'usci re in pubblico colla fronte del tutto scoperta , sede da loro giudicata della sapienza , in quella guisa che sarebbe fra noi inciviltà l'andare in pubbli- bella parità! Stero» di , , . , Vacca , come la cravatta, co col collo ignudo lenza la cravatta , e con come j a parucca , e come la testa pelata senza parucca . La onde uscen- le ceneri di Cipro ! do quelle genti di casa , ed andando in pubblico secondo lo stile diverso delle loro Tribù si coprono o tutta o parte della fronte . I Signori grandi e doviziosi ciò fanno ordinariamente con Sandalo arbore odorifero, q col Gobi Sandalo terra forestiera altresì di grato odore , o col Naman terra bianchissima , e molto soave, o con una radice detta Mantelle , che rende un colore ameno tra il rosso , ed il giallo ( e questa è molto usata dalle Donne ) o finalmente colle Ceneri ; E queste sono praticate dalla maggior V par- *54 Vi sono però anche le botteghe, che almeno serviranno per li Nobili , delle quali si vogliono servire anche li Gesuiti : dunque non è materia accidentale per la facilita , ma è materia ordinata , prescritta , e voluta generalmente . Ci vuol gomma,ci vuole specchietto , come attesta il Signor Piccard .. Anche la figura dèlie pudende femminili con le macchie del mestruo appresso di una Casta si dicono ornamento, e decenza della fronte . E se si leggerà tutto il Poema vi si ritroverà anche questo sproposito . Senza le ceneri d: stereo di Vacca • parte di quelle genti , si perché non costano danari , che facilmente ciascheduno se le può fare in casa , se vuole , senza spesa veruna » sì perché sono pili usuali , e facilmente si postone avere alla mano ; e per ornarsi colle medesime , niente altro si richiede , che applicarle con due dita alla fronte, comprimendo la pelle , ed anche seaza_ spruzzarla coli’ acqua , adoprandosi l’ac J qua neir ornamento delle altre merci di sopra indicate » che si devono macinare prima di applicarle . rzp, Fu conosciuta questa verità dal Vescovo di Mayllaypur , che in una sua lettera parlando delle ceneri, così dille , Cìnermn ufus induóîur est in ista Regnan tempore immemorabili , & Malabares adeo tenacitsr ad* barene buie consuetudini , ut contrariam illis videatur indecenti a , impaliti a ,& inurbani- tas . Fu attestato da una celebre Foste sta di que* Popoli chiamata Avu'e , che disse in certi suoi versi ; siccome sono poco grati al palato i cibi senza .burtiro , siccome poco amena riesce una Città senza fiume ; siccome vive sconsolato un uomo senza fratelli ; siccome una casi non ha buon governo senza donna , e così in una fronte umana non può risiedere leggiadria , e bellezza senza le ceneri . Si aggiunge , che molti delle tre Sette altrove mentovate , cioè de* Grumi , degli Atei , de* Vesnuiti usando delle medesime-, ceneri , fi abbelliscono con elle , nè può dirsi , che costoro lo facciano in venerazione di Rutren ; mentre nol riconoscono per Dio, e però usandole è necessario il dire, che le usano per mero ornamento della persona , o al piò per rimembranza della morte , o in segno di penitenza , come lo portano i Dacchìrì . Finalmente riconoscendo^ nei casi repentini il vero naturale , se qualcheduno di quei Paesani ha una precisa necessità di partir subito, e comparire alla— presenza d’un qualche riguardevole Personaggio , subito si orna la fronte colle ceneri , o con qualche altra delle cose suddette, e se uscito di casa avverte di non avere ciò eseguito : oh smemorato tanto , die' egli , e dove andava cosà poco composto nella persona ? E senza pili ritorna in dietro , e se non altro con le ceneri del focolare si adorna, e poi continua il suo viaggio . *40. Ciò che sin ora si è detto, riguarda r istituzione delle Ceneri , ed i fini , per j quali si usano da quei popoli , e però secondo sordine proposto discorrendo ora della— materia , della quale si fanno le Ceneri predette , ella è varia p si fanno alcune ceneri di corpi umani abbracciati, e queste sono propriamente le protestative del falso Nume V * Ru~ 1 tî Si aggiunga , 0 per venerazione della Vacca comune a tutti gì’ Indiani , benché Attei ; e perciò nè l’ammazzano , nè la maa- giano , se non sono della razza de’ Parrea* « Non essendo nuovo , che l’Attei- sta ancora abbia la sua superstizione , come fi è veduto , e provato negli Atte! sti Cinesi. E questo è indizio della superstizione . Ma con I’animo , che queste ceneri compariscano per ceneri di stereo di Vacca. J ) y E tutte quelle ceneri si proibiscono , che dalle botteghe si spacciano per ceneri di stereo di Vacca , e che fanno conoscere l’uotno per seguace di una tale superstizione . Dio voglia , che anche in questi Alberi non vi sia la vita , e la morte ° Ma però col credito,che s sia di Vacca, o si riferisca alla Vacca . Però vi sono li Boschi à portarvi li moribondi . Rutren , e queste sempre furono interdette a Cristiani ; fi formano tal volta collo stereo di Vacca puro conosciuto come tale quale pare , che propriamente volesse proibire il Signor Cardinale di Tournon in questa Clausola , dicendo Cineres itidem ex Vacete fler- core confetto! , & empiam Gentilium poeniten - team a Rutren inftitutam redolentes benedice- re , eofque fronti Sacro Cbrìfmate delinita ìmpìngere . E se non ha egli veramente voluto proibire altre ceneri , che queste , che di pili parve indicaste col suo silenzio, quando sopra di ciò fu interrogato in Pondiche- rì , si protestano i. Postulatosi , che non hanno che dire in contrario, e che saranno pronti ad ubbidire ; si fabbricano pure le ceneri con rami di varj alberi, come dell' albero Tumarino , e d'un altro detto Acea , e d'alcuni altri delle Selve . E finalmente d’ordi- nario, e piò comunemente fi formano collo stereo senza sapersi determinatamente, se sia di Vacca , o di Bue , o di Bufala , ma promiscue , secondo succede ritrovarli nei campi . 141. Dovendosi riflettere , che in quei Paesi universalmente parlando si patisce molta penuria di' legna, laonde la mattina al nascere del Sole escono di casa co" loro cesiti le Zitelle anche Nobili , c vanno ai Cara- Campi , dove il giorno antecedente hanno pascolato i Bestiami, e colà raccolgono a gara senza niuna differenza tutti gli sterchi anche de* Cavalli , e di poi portandoli a casa, gli spruzzano coll' acque , ed impastandoli col guscio del Riso ( che è il vitto ordinario di quelle parti ) ne formano piccole placente , le quali seccate al Sole suppliscono le veci , e sono le legna di quelle parti , e con esse cucinano , e fanno fuoco , e se ai loro usi neceffarj ne sopravan- zano alcune, le vendono . E queste che sono le îegne ordinarie di quei Paesi , sono la materia ordinari^ con cui si formano le ceneri-, che ancona riescono più attaccatìccie , e pili sottili , jssù fresche , pila bianche, e non eccitano nella fronte ardore, o pizzicore molesto , che per lo più si cagiona- dalle- ceneri d’altre materie , come ciascuno potrà coll' esperienza chiarirsene se vuole • 142. Dopo-la materia si deve ragionare della necessità di permettere ai Cristiani ci quelle parti Tufo delle predette ceneri ; ed ella certamente si comprova da quanto di sopra è stato esposto , ed altrimeute discorrendo seguirebbe , che i detti Cristiani dovrebbero soggiacere a spese straordinarie , e superiori alle loro forze , e dovrebbero Ilare rintanati ne’ boschi fuori- del commercio de.- Con !a sicurezza però , che tra tanti sterchi vi deve estere per necessita quello di Vacca , perché le Vacche sono le più numerose •• si può anche aggiugnere co! P. Carmelitano sol. 301. che li Bramrani sono non meno pazzi nella- venerazione delie Vacche, o Bestie Bovine, di quello !o siano delle altre. Deità . Ed anche sono lì bocconi- ordinarj , che si sanno> nelle botteghe , e si vendono per cordiali , e per reliquie . Lo dice il P. Cappuccino da Tours , ed il Signor- Tesser Quessi esperienza si ls-- scierà^ fare al P. Brandolini, perché non vi sarà nemeno un Contadino, che con la Filosofia naturale non provi essere lo stereo calido , e sulfureo, onde facendo un fuoco arderne , farà anche le ceneri di eguale temperamento .. Dal!' esposto è stato provato-essere una superstizione; dunque il Cristiano no» deve usarla , non ostante qualunque assesta necessità ,, ij3 Come uomo deve disprezzare questo ornamento di stereo, e come Cristiano deve fuggire questo preteso ornamento per essere una superstizione . Si replica , che non è parità da farsi , perché la polvere di Cipro non si fa con materia di superstizione, com’ è lo stereo di Vacca . Anche li Cinesi obbiettano asti Cristiani il Rito, e sussraggio de’ morti con dire : dunque anche noi Cinesi Gentili , o Atteisii potremo fare il nostro Rito, e culto a' nostri Ossomi , e simili argomenti si fanno dagli Eretici . Un altro argomento sarebbe. Voi Cristiani adorate gli Angeli; e noi Gentili possiamo adorare il Diavolo , che è Angelo. Li Manichei dicono : Voi adorate i! principio,che vi dà bene : dunque noi possiamo adorare il principio , che non ci fa male. Niuna di queste cose è ancora in chiaro , perché tutto stà coperto di errore. degli uomini onorati , ovvero dovrebbero comparire in pubblico senza l'ornamenro loro dovuto ( conforme lo Itile del Paese , e della Tribù ) il che da essi è molto bene conosciuto , lamentandosi, che se gli voglia proibire questa polizia , e necessario ornamento della persona , quando per altro està sanno con quanto lusso , ed eccesso si usi dagli Europei , e si tolleri la polvere di Cipro . Ed in sarti un Missionario delle spiagge Marittime , cbe fece diligenza per interdire le ceneri , senti un giorno nella 'pubblica Chiesa dirsi ad alta voce da un Ncofi- to : Padre per tjual cagione voi Europei imbiancate le pareti delle vostre Case ? Per vaghezza , ed ornamento decente , rilpose ss Padre : Or bene , ripigliò l’indiano , * voi poi non vorrete , che con le nostre ceneri imbianchiamo le pareti del nostro corpo , che è come la casa della nostr ' anima ? 14$. Posta in chiaro l’istituzionc, ed il fine, o su oggetto dell' uso delle ceneri ; possa in chiaro la materia della quale esse si compongono ; posta in chiaro la necessiti dì servirsene , si apre francamente la strada a dimostrare non essere il loro uso in verun con- I 59 conto illecito, ed argomentando o coi medesimi principi, coi quali di sopra si è ragionato del Tali , se sia piti probabile, o pili verisimile , che anche la prima istituzione delle ceneri in que* Paesi sia stata Santa , e pia, cioè per rimembranza della morte , ed in segno di penitenza , se è fuori di controversia , che almeno le ceneri hanno al presente quest’ istituzione politica» e civile di ornare decentemente la persona ; e che per questo fine furono, e sono assunte da quegl’ Indiani, se è pure cosa indubitata , che Tufo delle medesime ceneri almeno dai Faechiri , da tutta la Setta de' Gnani » da quella degli Atenì , e da molti Vifmtiù fu già, ed attualmente del tutto separato da ogni superstizione , ed allusione al Ru~ trett » mentre molti dì costoro usano le ceneri non già in onore di Rutrtn , che ne pure riconoscono per Dio . Se finalmente^ per concedere una tale costumanza a quei Neofiti vi concorre una causa grave gravissima ; ed il volere tentar novità in questa materia sarebbe un mettere in iscompiglio tutte quelle Missioni lenza profitto , obbligando quei Cristiani , o a ioggiacere a spese superiori alle loro forze , o ad apparire scomposti in pubblico nella persona , 144. Dove dunque potrà qui stare l’inde- De! Tali fi à mostrato essere una superstizione, cosi servirà di argomento per escludere anco le ceneri appoggiate ad un’altra - E’ salso , perche se non hanno alcuna venerazione per Rutren, l'hanno per la Vacca, e per le bestie Bovine , ed anche per ti Buffali . P. Carmelitano sol- 301. 304- E questa è la solita cantilena, ma «bisogna rispondere a tono; cioè odisgustare li Neofiti con proibirgli le costumanze Gentilesche , o disgustare la fede con permetterle . Pensi , ed elegga il Gesuita per farsi conoscere o del partito di Cristo, o del partito di Belisi. cen.- * i che non sono lecite . i6r Sicché si lasciala linea, a si lascia il Corombino , dunque si ha da lasciare anche Io stereo di Vacca , e con ardire inaudito cercarne I’approvazione dalla S. Sede ; la differenza già si è motivata di sopra . Si loda la dottrina, ma non si loda I’ingegno > che ne tira una falsa conseguenza ; cioè che tutto quello che fanno li Gentili possa immusissi dai Grilliam. La seconda risposta si è, che li Sacrifici , e la Virginità furono prima ordinati da Dio a 5 suoi Fedeli, almeno per mezzo dell' istinto di natura , e poi immune dagl’ Infedeli ; ma Fuso delle Ceneri di stereo è invenzione del Diavolo , che si diletta di questi incensi , e perciò non devono immutarsi da’ Cristiani . Ma non azioni di tale impura istituzione , com’ è Tufo delle ceneri di stereo di Vacca . Cosi si potrebbe dire dello stereo stesso di Vacca, di cui si lastricano le Pagode, e dell' orina di Vacca , di cui si fa bevanda, e la- done composta o di tre fili , benché fecondo l’opinione d’ulcuni fossero allusivi a tre falsi Numi , ma glie lo lasciò della prosapia , o in onore della Santissima Trinità , siccome pure lasciò il Corumbino per distintivo delle famiglie , ed i Sandali per ornamento della fronte , e quando al moderno si volesse ag- .giugnere qualche cosa dell' antico , evvi tra molte altre l’autorità di S. Agostino , che cossi nel lib, ai. cap. za. difende contro Fausto Manicheo i Sagrificj deli’ antica Legge : Sic ut autem non ideo contennenda vel dete- (ìanda e(ì Virginit as San dimani aliam , quia stiam Vvfiales virgines fuerunt ; sic non ideo reprehendenda sacrifìci a Patrum , quia simt & Sacrisela Gentium : quia fìcut inter illas y'irginitates multum disat , quamvis nìhil aliud dissi , nifi qua cui voveatur atque red- datur ; sic inter Sacrìficìa Paganorum , atque Hebrceorum multum disat , eo ipso, quod hoc solttm disat , qua cui fini immolata & oblatai 145. E giacché poc’ anzi si è motivato essere state dalla Chiesa sa «risicate alcune-, azioni pratiche , e praticate da’ Gentili , non sarà fuor di proposito l’accenna re in questo luogo esseie lo stesso succeduto nelle ceneri , che restarono santificate dalla benedizione Sacerdotale , e dalle altre preci , che fi dicono dai Sacerdoti sopra le medesime , il che che fa proibito dal Signor Cardinale di Tour- non nel suo Decreto . In ordine dunque a queiìo Rito è necestario il sapere , che i Missionari in quella parte, non hanno ope~ rato di loro caprìccio, ma coll' autorità de 1 loro Ordinar]. Sul principio delle Missioni il P. Roberto de' Nobili per piti facilmente-, ridurre le altre Tribù inferiori fil solo intento a convertire j Nobili di prima qualità , e però non si vide in obbligo di dovere permettere a’ novelli Cristiani le ceneri , n è tal questione allora fu promossa, ma quella sola de' Sandali poscia conceduti a quei Neofiti dalla S. M. di Gregorio XV., ma quando poi circa Tanno 1630. entrò nel Madurei in sembiante dì Raggio Saniafì , 0 Patìdaram il P. Baldassare da Costa , seconda Pietra fondamentale di queste Missioni , ed incominciò a predicare il Vangelo alle Iridò inferiori , ed anche alle vili, allora sii, che s’ eccitò la questione delle ceneri , che i Missionari si videro in necessità di permettere ai novelli Convertiti per le ragioni poco anzi addotte , e proposta la cosa a Roma fu dalla S. Sede incaricato Tastare a Monsignor Stessano de Bruto, allora Arcivescovo di Cranganor, nella di cui Diocesi stavan in gran parte situate le Missioni, il quale dopo un diligente esame , e dopo avere udito il parere di gravi Teologi le permise • X r 147. lavacro , e si metti anche il mestruo primo delle Donne, di cui si fa sesta , e tutto sì santifichi con la benedizione de’ Gesuiti. ti P. Nobili Brammano non permise le Ceneri , perché li suoi Brammani usavano il Sandalo , come ancia' egli usò d impiastrarsi il viso . Un altro Gesuita , si sa Pandaro , e Saniafiso, e vuol permettere , ed usare le Ceneri , non LÒ se vorrà venirne altro , che faccia da Rutrenista con mangiare lo stereo , e bere s orina /li Vacca . Sono cose ridicole . Alessandro VII. comanda , che non si dia il Battesimo ad alcuno, se prima non abbia lasciate le costumanze della Gentilità , e li Gesuiti non solo vogliono , che le conservino , ma essi medesimi , se le appropriano . Si nota , che questo Gesuita predicava anche alle vili Tribù . Acciò informasse. Se le permise fece male, sì perché non aveva autorità di permetterle,sì perché non era cosa da permettersi . Di tutto questo fatto vorrei vederne 1’ autentica , cioè se sia stato fatto ricorso alia S.Sede : se tal ricorso par'aiTe delie ceneri in genere , oppure delle cereri di stereo di Vacca ; se la S. Sede ordinaste qualche informazione a Moriste, de Britto ec. perché vi è materia da sospettare. Dato dunque, che l’Arcivescovo abbia permesse le Ceneri di stereo di Vacca , e vi abbia aggiunta la benedizione , ha commesso un grevissimo errore , e Io possono imparare da Martin del Rio , cbe'Vinsegna , che Tufo di materia non capace di Rito sacro.com’ è-senza dubbio la cenere di stereo di Vacca , è uso superstizioso. Cioè per il fine della superstizione , che si chiama finis operis , e per il fine di accomunarsi cogli altri , e si chiama finis operaniis . 147. Ed il di lui statuto , benché sia relativo al Mestale Romano in quanto alla forinola di benedire le ceneri dicendo espressamente l’Arcivcscovo Cineris usura ita per- mljtinus , ut non nifi Ecclesiastici prcecìbus in Msfati Romano contenti? per Saserdoterà benedillo? cineres usurpare permittamus &c. ; nulladimeno non lo è in quanto al solo giorno indeterminato dall i Chiesa . E per discorrerla senza passione , chi può mai immaginarsi , che que’ Missionari proponelîero a Roma, e Roma incaricaste al detto Prelato sdamin tre se in quelle Missioni si dovessero benedire solennemente le ceneri nel primo Mercoledì di Quaresima secondo il costume universale della Chiesa ? Quello dunque che proposero alla S. Sede quei Missionari, quello che la S. Sede incaricò a quel!’ Arcivescovo per ricordarsi dell’ Estremo Gi ufficio, ed in simbolo di penitenza, fu l’uso quotidiano delle ceneri conforme il costume di quei Paesi Cineris ufiwn . 148. E queste Ceneri con le preci Ecclesiastiche benedette da’ Missionari sono poi le ordinarie , che per i due fini ivi prescritti si portano da quei C-iiliani , i quali di vantaggio avanti d’intingersi con effe premettono nella lingua natia una divora preghiera , la quale nell’ idioma latino fa questo sto senso : Omnipotens Dsus , qui corpus hoc meum ex polvere formasti , & in pulverem redìge î, mi hi tulvereo homini superbiam dominavi non permittas , fed burniiitatis v.rfu- tem tribuas , a me dìfjìpes , ab inimicis meis me eripias , & ufque ai mortem a peccato me preservane , & in vìa mandatorum tuorum me dirigehs , mortem fintiam inibì donare. l» dìgneris : Per Chriflum Domtnunr nefìrurr. Amen E quei,che non sanno quélì' orazi one fi fanno il segno della Croce,e recitano l’oraz o --e Do minicale ; dal che lì vede, che questo Rito predo quei Cristiani non è già solo una costumanza civile, e politica, mV-cn uso Religioso , e sagro , e le ceneri non- {< n : già tina cosa indifferente , ma similmente sagra e pia , e come l’acqna santa ; e però tanto è lontano , che sia indecente , e peccaminoso intìnger con effe le fronti già unite col Sagro Crisma, che si dovrebbe piuttosto coll» Arcivescovo Primate dell' Indie desiderare , che tutti le praticassero : oh utinam omnes Cbrìstianì fui effe fragilitatem meditantes hac uterentur cceremonia . 149. I Neofiti poi delle Ceneri benedette fi servono, e nelle proprie, e nelle altrui malattie per discacciare il Demonio da’ corpi ossessi , e per liberare dalle malìe ; dicendosi in oltre essere singolari le grazie, che per mezzo di esse ricevono . Quindi presso di loro sono in istima , e venerazione le ,6 5 Ex pulvtre , ma tìon ex fiercore . Iterazione è ottima , e perem non si deve applicare con le ceneri ec. . se non da chi vuol fare un sorùleggio. E . così sì insegna mister: jaera profani r , l’orazione collo stereo, rÂltarino con il mestruo , le Litanìe con l’A- slrologìa del Cocco. 11 Gentilesimo col Cristianesimo. Sacra e pia , som’ è,la bevanda dell’ orina dellaVacca , che si dira, sacra, e pia , se ,v.i aggiugnerannòToràzio- ne's.e sorsi questa è l’acqua santa, di cui si parla . Liniendo frontem dcreare vaccino , 01 urim , & pcch-.f Pyileyaris 'figlisi ", è cošì'com- parire Idolatra col Batcesimd in testa. Anche il Corco si spezza per guarire dalle malìe con ['invocazione del Dio Pulfeyar, ed il Diavolo per accecare farà de’ miracoli , come si pretende , che facciano le ceneri di stereo. Questa è un Eresia,che per mezzo dello stereo di Vacca si ricevino dell e grazie di Dio . cene- itS 6 E questo è il male, che non si vuol rimediare, ma si pretende di fomentarlo anche con l’autorità delia S. Sede . E’ un grande Indiano , chi Io crede ; e si noti, che alle Chiese si distribuiscono queste Ceneri, onde li Missionari hanno questo studio di prevalersi dello stereo di Vacca, come più usuale , e più comodo , più saporito, e più dolce . E per questo non si dice , che Dio Operi queste maraviglie , ma che le operi il Diavolo fermittente Deo . E perciò giustamente proibiti dal Concilio Elibe- rino . L’uso de’ lumi è stato santo , prima che passasse ad essere superstizioso , e perciò poteva ritornare ad esser santo, tolta di mezzo la superazione . ceneri benedette , come pec Tappetato Tacqai santa . E tanto più volentieri si servo ro delle prime , quanto che le possono portar seco , ed alle proprie case più facilmente ; ne solo presto i Cristiani , ma eziandio presto i medesimi Infedeli anche seguaci di Xive* stanno queste ceneri in. grandissima venerazione , e molti di toro eziandio Signori o Principi inviano ben spello i Neofiti a dimandarle , e sovvente con la salute del corpo ricevono que Ila ancora dell’ animi , perché in questa occasione illuminati riconoscono la falsità, de’ loro Idoli , e si fanno Cri. stian! . Il dire poi , che Dio abbia voluto concorrere con un mezzo superstizioso ad operar meraviglie per più di ottani' anni , e dire, che vi concorra al presente è cosa ,che nè può, nè deve ammettersi , dovendosi bensì ammettere estere succeduto nelle ceneri quello che successe nella primitiva Chiesa ne’lumi, che quantunque superstiziosi nella loro origine sono staci santificati , ed autorizzati da Iddio con prodigi , e con miracoli abunde datar intelligi parla il Cardinale Baronio appresso lo Spondano Tanno 58. num. 29. quam bene confultum fuerit , & sictit necessario , ita & pie effefàam , ut luminum facer ufus a fuperflitione Gentilìum vindicatus veri Dei cultui fuerit confecratus . E potendosi sostenere accadere nelle ceneri quello , che ac- accade ali* acqua sansa usano aneli’ oggi gli Infedeli superstiziosamente la loro acqua santa , la quale nella lingua Tuncalica addi- maridasi Tirtan ; questa poi fi benedice privatamente, e solennemente da' loro sacrileghi Sacerdoti, e fi ripone in vasi grandi , e politi , come tra noi : con essa purè come— noi costumiamo si aspergono nella fronte , e nel capo, e nel corpo: si aspergono i, campi , i seminati , i Bestiami , le vie pubbliche , le stanze, e la portano alle loro caie; se dunque in una somiglianza sì grande per non dire identità di nomi , di usi , di cerimonie della noilr’ acqua santa coli' Idolatrica, niun Cattolico può mai sanamente— sostenere , che quel sagro Rito sia nel Ma- durè, e nelle altre due Missioni illecito , e superstizioso, molto meno dopo la Sacerdotale benedizione , e falere pie cerimonie annoverate , si potrà dire , che sia Idolatria Tufo delle ceneri, che minore hanno la somiglianza con quelle degs Idolatri , valendo in tutte le Scuole Targomento a majori ad mìnus . 150. Dirà taluno , con quale autorità poteva l’Arcivescovo permettere 1 ' uso quotidiano delle Ceneri a quei Cristiani , e dar licenza ai Missionari di benedirle anche ogni giorno, se fosse d’uopo : ma fi risponde in pri- 167 Si dica anche neh’ orina della Vacca per isciogliere ugualmente la stravaganza nel paragone coll’ acqua santa» E se alcuno userà dì questa Tirtan , come li Gesuiti vogliano usare le ceneri di stereo di Vacca , saranno ugualmente re: di superstizione . Se il paragone si fa tra acqua , ed acqua , malamente ss produce per il caso delle ceneri, perché la difficoltà è per le ceneri di Vacca ; ma se anche si parlaste della Tirtan Mstabarica.che è acqua presa da! Gange, o da altri fiumi creduti Santi, per il pelegrinaggio , che vi fanno li Brammani penitenti , vi sarà la medesima opposizione , come delle ceneri , si veda il P. Carmelitano sol. 314. l68 Già si è detto di sopra, che questa commistione non c’ è , né pareva darsi , se non ingannando la jS. Sede col rappresentargli il nome di ceneri senza spiegare la materia , che sia stereo di Vacca . Ma nel r6vo. non corre più quest’ autorità , perché Alessandro VII. ha decreta* to, che niuno permetta nelle Indie le materie superstiziose, e costumi Gentili . Se tutto questo discorso possa conchiudere , che si possa anche permettere lo stereo di Vacca, io non Io vedo. primo luogo ,, che ciò poteva quel Prelato coll’ autorità commessagli nella speciale deputazione fattagli di quest’ affare dalla Santa Sede , e si è detto di sopra . Si risponde in secondo luogo prescindendo ancora da questa deputazione , che ciò poteva potestate Episcopali nella sua Diocesi , e questa è opinione di gravissimi Teologi sostenuta , ed espressamente insegnata dal Cardinale Baronio ali’anno 5?. num. 77. nelle seguenti paiole : qui d mirum fi inolitas apui Gentìles confuetudines , a quibus tos pquamvis Chri- fiìani effetti effent , penitus divelli posse hn - passivile videretur , easd- tn in veri Dei cul- tum transferri Santtijfim't Episcopi conce sse- junt ; ed aggi tigne dippoi 1’ esempio del Taumaturgo, che certamente non era Sommo Pontefice , ma puro Vescovo , e cosi prò Segue : cum advertisset , quod propter cor - perir voluptates simplex , & imperitum valgile in errore fimulacrorum permanerei , con- vivia in honorem lâolorum fieri ab omnibus certis dìebus solita , èie permiserit , ut eadem Cbristiani , sed in honorem Santtorum Mar- tirum celebrarent ; ed ali’ anno 99. num. 8§. cosà favella : sed licu.it , qua apud Gentiles superstitioso cultu impie agerenter , eadem ex- piata Sacro Ritu ad pietatem tranferre , ut majori Diaboli contumelia , quìbus ipse o'im coli olii voluerit . Chr‘t(ìus ab omnibus honoretur : & inter alias constai fecijse Magnum Grego- rium ob gradaras ab co res gestas cognomen- to Tbaumaturgus , qui Gentilium ferias fu - Qcrftitionibus cumuìaîas in festa , ac celebri- tates S anflorum Martyrum commutanti . tyi. Termina questo punto delle ceneri coll’ additare , che nelle persecuzioni il pih consueto , e primo tentativo de ZI' Infedeli per fare , che i Cristiani lascino la fede , è comandargli, che «'intingano con le loro ceneri : e rispondendo i Cristiani , che di esse non abbisognano , e che sono già con le loro proprie intinti . Questo sappiamo , e vediamo noi répplicano gì’ Infedeli , ma quello che ora da voi pretendiamo st è che vi abbelliate determinatamente con queste nostre ; e se il Cristiano per sua disgrazia a ciò acconsente » non ha dubbio , che commette una vera Apostasia dalla fede almeno esterna , e subito è mandato libero ; e se non consente , da questo passano per l’ordinario i Persecutori ai tormenti . E però il Ven. Servo di Dio Ciò. de Britto, a cui furono dagl’ Idolatri presentate le ceneri , acciò intingendosi colle medesime mostraste di rinegare la Religione ; appena alzò il braccio per fare sopra di este il seguo della Santa Croce , e benedirle , che tosto da un Carnefice gli si scaricò barba- Y ii 9 Tutto questa raccolta provaselo, che vi sia diversità di cerimonie , ma no» prova , che vi sia diversità di materia Anzi siccome fi riméttano le ceneri offerte da’ Sacerdoti Gentili , perché si suppongono sacrilegamente benedette , così si devon» riggettare le ceneri di stereo di Vacca, perché si suppongono superstiziesameite i »- ventate . tre*- 17 © Saranno vere come quelle de’ Gentili , perché fatte della medesima materia , e molte volte tolte dalla medesima Bottega. Non è lo flesso. Questa petizione è un inganno, perché li segni bianchi, e rosisi sono con figure determinate ; tra ie quali vi è anche la figura turpe delle pudende femminili col segno del mestruo in mezzo; e confessano, che vi sia qualche Cristiano , che la porti in fronte , anzi vi è notizia , che la portino li stesisi Gesuiti . Niuno dirà , che Gregorio XV. abbia permesse queste infami figure . mente sopra la fàccia una crudele guanciata , In oltre quando i Sacerdoti Gen tîli vanno per distribuire le loro ceneri, o nelle Corti de’ Grandi o nelli circoli delle perite , se vi è presente qualche Cristiano da loro non conosciuto sono subito avvertiti a non offrirgliele,dicendogli eh' è Cristiano . E i Catechisti, e Missionari eziandio ne’ libri scritti pubblicamente dicono, che sarebbe un gran peccato usare quelle sacrileghe ceneri , e che solo quelle de’ Cristiani sono le vere , e quelle de’ Rturenisti sono false , e sono perverse , sono Diaboliche , come Rutren è un Demonio , il che unito col rimanente del detto di sopra pare , che pììx chiaramente dimostri suso lecito delle ceneri , delle quali, sin ora si è parlato . 152. Quanto agli altri segni bianchi , e rossi proibiti in secondo luogo dal Signor Cardinale di Tournon in questa Clausola ; La san. mero. di Gregorio XV. come si è detto di sopra permise a quei Cristiani suso de’ Sandali per civile abbigliamento del Corpo : Sandali* ad civile ornamentiam cor. pori* tantumodo utantur , e guardandosi le regole, che ivi il Papa prescrive si crede,' che non foste mai intenzione del Sig. Cardinale vietare tal uso loro espressamente permeilo dalla Santa Sede , il che basta . Circa poi gli altri segni bianchi , e rossi non occo- * 7 * occorre istituire lunga questione, sY perche le regole ivi p resiste da quel faggio Pontefice fono tali , che osservandosi pienamente non si fa vedere, che difficoltà, posta moversi intorno ali’ altre cose ; estendo bensì necesiario Inavvertite, che non sussiste quello,che da taluno si racconta, cioè che quei Cristiani non fi fanno scrupolo di portar certi segni nella fronte ( cioè una linea rossa nel mezzo con due bianche a’ fianchi , che viene a formare per l'ordinario questa Molta difficoltà si produce , perché questi segni sono di superstiziosa figura, e si fanno con arte , onde non sono ad Jimplìcem orna* twm, ma anche ad cultum. ;ura ) e che alcuni- Missionari glifi la concedono non andando a mangiare , ne entrando in Chiesa , che con questi segni nel viso ; i mperocchè a Missione condotta non si è mai ciò permesso ai Cristiani -, ne da essi si portavano , o si sono mai portati , e se qualcheduno li portaste , sarebbe escluso dalla Chiesa , e da’ Sagràmenti , non essendo questi legni indisserenti di civile ornamento, o di Casta, ma un complesso pro^ lestativo dell' Idolo Perumal usato da' soli professori di lui divori . 155. Rispetto finalmente alla moderazione, o spiegazione del Decreto, della quale si supplica, si domanda solo , che sevèramente proibite ( come sempre il furono ) tutte le Ce neri allusive alla falsa penitenza di Rutrsyi , come sono le ceneri di corpo umi- Y ì no E vi sono molti Testimoni anche di fresco venuti dall’ Indie , che gravano li Gesuiti di quest’ uso . Sé dunque è cesi , si Corregga , chi lo usa » e chi lo permette » r/s Si avversa , che quel puro sterro di Vacca nasconde qualche furberia . Che se poi questa materia sta stereo di Buve , o di Buffalo , non importa al Gesuita , perché con la sua benedizione gli fa fare miracoli . Gli altri segni siano, o «on siano figurati per tirare la S. Sede a fargli un Decreto pieno di spropositi,come fi vorrebbero le ceneri dalla bottega senza cercare, se siano o di Vacca , o di 8uve , benché si sappia che siano di stereo di Vacca . Che ha fatto scrivere mille spropositi per ispiegare le sue impertinenti richieste. E’ contraddire al giustissimo Decreto . no abbracciato , e ad melias effe , se così piaceste , le composte di puro stereo di Vacca , e conosciti to come tale ; fi permettano le a lire indifferenti composte dì qual- fivoglia altra materia ad civilem corporìs ornatura juxta yi orniam del Decreto Gregoriano intorno ai Sandali ( conforme al quale «'intenda altresì la proibizione degli altri segni ) e di vantaggio , che fi permettano le ceneri benedette giusta ciò , che fu stabilito da Monsignore Arcivescovo di Cranganor Stefano de Britto . ^54. E questo è quanto ha potuto raccogliere Monsignore Lambertini da varie— scritture, e da molti abboccamenti avuti col Molto Reverendo Padre Brandolini della Compagnia di Gessi , che ha esercitato molti anni il Santo Istituto di Missionario nel Ma- durei , e che è stato spedito a posta per domandare alla Santa Sede la moderazione del Decreto della chiara memoria del Signor Cardinale di Tournon . FINE*- DO- DOCUMENTI ENUNZUTl NELL ’ ANTECEDENTE RELAZIONE . Num. L I^Eria quinta die prima Septembris 1711. Sanctistlmcis Dominus no- sler Cîemens Papa XI. absoluta Congregatione Sancti Officii -coram Sanctitate Sua iu Paiatio Apostolico Quirinali habita , vocavit in prò- ximam interiorem mansio.nem Reverendum P. D. Bancherium Ass.-s- sorem Parrem Josephum la bagli a Commi sta ti um Generalem , ac me infrascriptum Sanctae Roman® universali Inquisttionis Notarium dixitque ad aures suas perveniste , quod in Indii Orientalibus vulga 1 rum fuexit prsescri pta in quodam Decreto a bon. mem. Card. de Tour- non rune Patriarcha Antiocheno, ac Gommi starlo, 8c Visitatore Apostolico i Ila rum partium super reprobatone quorundam Rituum super- stitionem redolentium Pundicheri edito die 2;. /unii 1704. per San- ctitatem suatn su iste revocata , ac simul ritti; hujusmodi sive aliquos ex ili is su iste approbatos ; ideo ut verità; innotescat , ac quasvis in re tam gravi dubitandi ansa prsecludatur , Sanctitas Sua mandavi ex Registro Decretorum Congregationis S. Officii anni 1706. extrahi atnhenticum exemplum resolutionis eadem in re capite ab ipsa Sanctitate Sua in Congregatione habita die se prima Januarij 1706' illudque extrahi ad hoc ut juxta illius tenorem, & forniam omnia in decreto supradicto contenta exactè in eisdem Par- .tibus observ.ari debeant , donec aliter ab Apostolica Sede decernatur ' Crete- i 7 4 Caeterum saprà dict» resoîuticnis tenor prò ut in registro prsefato reperitur, est, qui sequitur, videlicet . Feria quinta die 7. Jannarii 1706. in Congregatione Generali San. sta» Romana? , Se universali? Inquisitionis liabita in Palatio Apostolico Vaticano coram Sanctissimo Domino nostro Clemente Divina provi- dentia Papa XI. ac Eminentis. & Revenendiss. DD. S. R. E. Cardinali bus in tota Republica Christiana contra Hsereticam pravi tate m Generalibus Inquisitori bus a Sancta Sede Apostolica specialità deputati? . Idem Sanctistìmus Dominus noster telato tenore Decreti editi Pun- dicheri die 2;. frinii 1704. a D. Carolo Thoma de Tournon Patriar- cha Antiochieno Commissario , Se Apostolico Visitatore in Imperio Sinarum , Se aliis Indiarum Orientalium Regni? , nec non licteraru n inde scriptarum ab eodem 8cc. Domino Patri a roba , nempe die 9. fusti dicti anni 1704. ad prosato? Enstncntissimos, & Reverendissimos Cardinales , ac die to. ejusdem menda ad R. Parrem Aslesîorem diserte super iis de more locutus fuit , auditis proinde votis praefatorum DD. Cardinalium dixit rescribendum est'* D. Patriarca? commendando illius prudentiam , ac zelum , Se quod exicte observari debeant ca «mista , qua? in decreto supradicto fuerunt ab ipso profetipta, dionee aliter a Sede Apostolica provi fu m faerit, postqnam eos adjuvc- rit , si qui erunt , qui aliquid advertus contenta hujusmodi decreto astenendo habuerint . fustìt quoque Sanctitas Sua quod per Parrem Consulterem foan- yem Damascenum Ordini? Eratrum Minorum S. Francisci Conventua- lium reaiTumantur eaomnia , quÈ circa non nullds Rîtus (ut afferitur) superstitiosos Christìanis Malabaris in‘ indii Orientalibus a quibusdam Missionarii , ut pretendiate permìssio? jam pridem ad eamdem Apo- stolieam Sedem delata f'uerunt a Fratte Francisco Maria Touronenst Ordini? Minorum ejusdem S. Francisci Càppucinotum Missionario illa- rutn '75 runa Partiam ad hoc , ut idnn Pater C risultar da iìs qus fìve a 8- M. Gregorio XV. in fuis fitteti; die 31. Januarii x 5 aj. in forma—, brevis desuper expeditis, uve ab eoiem D. Patriarcha in suo Decreto prsedicto expreste damnata , vel proibita n in fuerint , conficiat summarium super quo discuti, ac decenti valeat quid sit agendam. Q.uo vero ad quaestionem de quibusdam ignobilibu; ac infima sorti; hominibus , qui in iis Regiombus vocantur P.ir eas , & a no* bilibus tamquam infames , Le damnati habentur . Sanifica; Sua dixit, quod separatila examinari debeat . Tenor autem Decreti a supradicto D. Patriarcha Antiocheno ut saprà editi ed qui sequitur. Carolus Thomas Maylard de Tournon , Dei Le Apostolica Sedi § grada , Patriarchi Ant iochenus Sauctifiimi D. N. D. Clementi; Divina Providentia Papre XI. Prtelatus Domesticus, Pontificio folio affistens, nec non Sanctce Romana; , & universali; Inquisitioni; contra Hrereti* cam pravitatem Consultor in Indii; Orietitalibu; , Le Sinaru m Imrerio» finiti misque Insali; Commistariu; , & Visitator Apostolica; c nm sa cullare fegati a Intere &c. Inter graviores , quibu; premimur, curas prò Apostolici Vista- tori; munere , nobis licet tanto oneri imparibus injuóist) , e a sane est prrecipuè , quum no; huc miflbs effe confidecamu; ad expurgandum Dominicum agrum a zìzauiis novella Ostruii germina fu sfocanti bus » Le de aliorum peccati; rationem esse rediituro; , qui aecernam Dei tiltio- nem prò .'nostri; nunquam fati; 'expiandis jnre sonniiamus . Q.uamo- brem statina ac ad ha; In dia rum ora; appulimu; , menti; nostra oculo; per vastissima; ista; Orientale; Regione; circa inserente; , quum corpi’.; pertinaci morbo jaceret. detenni m , Mi storiam necestìutes undique in- quirere curavi ma;, ut eisdem prre viribus de oportuno remedio pn> spiceremus . Et quidem merito inter prima; nostrae follicitudini oc- currerunt novas Domini vineas in Regni; Miiurenfì 8c MayfTur , re- cen- ijS ce'ntiusque Carnaten fi , iisdem sere legibus' , parique labore ab Eva»" gelicis Societatis Jesu Operariis , L usitanis , 8c Gallis plantata: , ubi inrer Ethnicorum , atque Gentiliam persecu rione? , ac inter tot virar afperitates , virentes germinant Evangeli! palmites assidui? Missionario- rum sudoribus irrigati . llluc sane fuiffemus , non mintt? labori? , quatti gaudii in Christo Jesu partieipes effe veheraenter cupientes, nifi hoc nobis diuturna infirtnitas prohibuiffet . Quot autem per nos ip- sos immediate obtinere non ticuic , exhibicum erga N >s , & S. Sedem Apostolicam obsequiuni a Patribus Verranno Bouchet Carnatensi? Missioni superiore , 8e Carolo Michaele Bartoldo Madurrense Missionario, viris doàri na, Lc propaganda fidei zelo predan ti bus opportune suppe- ditavit . Ecenim vero cam ab illis in moribus , lingua , & religione istarum regionum ex longa in his virar consuetudine apprime versati? plura certius cognoverimus, qua: eofdem palmites enerves reddant, & fructu vactios , ut potè qui Gentilium vanitatibus magis inhasreant , quam viti, quar est Christus, in multo experimenco tribulacioni? abun- dantia gaudii nostri fuit . Rebus itaque maturo examini suppofîtis , dictisque Patribus oretenus , ac in seri pria fuse auditis , utque Dei ope publicis precisin? implorata , ut fidei pur itati , spiritualique Chri- stianorum proventui salubriter in Domino consulamu? ; atque fiat obla- tio Gentilitim accepta , & sanâificata in Spiritu Sandto , ad prassen Decretum Auctoritatc Apostolica, edam cura facultate Legati a Latere devenimus . Et a Sacramentorum administratione exordium sumentes, districte prohibemus , ne in baptizzandis tam pueris , qsam adulti? , cujus- cumque sexus , & conditionis, omittantue Sacramentali? , sed omnia paiam adhibeantur, & fignanter saliva, sai ,' & insuflatio , qu® ex Apostolica traditione Catholica Ecclesia recepir , ac ob recondita in hi? sacri? csertemonìis Divina erga nos borritaci? My feria sanctae , Le invi®- i?r inviolabiliter custodivi!; Decreto Sanct# Univecsalis Romana Inquisì, tionis de anno 1656. prò Sinis fasto ob diversa? rationes , & circum* stantias minime oblian ce . Item prtecipimus , ut juxta laudabilem Ecclesia; confuetudiner» semper imponatur baptizando a baptizante nomen alicujus Zaristi ia Martyrologio Romano de seri pii , omninò interdictis nominibus Idolo- rum , vel falsa- Religioni? poenitentium , quibus Gentile? utuntur , 8r Neophitt hactenus appellati consueverunt » antequam essent per BaptiL mum Divinar Gratias renati . Nec Parochis , sen Miffionariis sub quovis prasteXtu Iiceat Crucis, Sanctorum , Se rerum Sacrarum nomina per translata immutare , nec ea alio idiornate explicare , nifi latino, vel saltem Indico , quatenu? voce# Indie# Regioni? latinse fignificationi liquido, Se adamussim re- spondeant . Et quia audivimus Baptismum Infantiam ex Chritlianis parentibus ortorum , eorumdem incuria sgepe siepius diu protraili , non line ma- ximo distornin infantiam salutis discrimine , monemus Evangelico- operarios, Se factotum Canonum memores ,terminum breviorem, qsam fieri poffit , attentis circumstantis, genitoribus prasfigant , graviter con- scientiam eorum onerante* , nifi filios intra fixurn tempus ad Ecclesiam deferant Sacro Fonte abluendos . Prasterea cum moris hujus Regioni; sit , ut in fante s sex , vel sep- tem annorum , interdum etiam in teneriori «tate ex genitorum con- sensu, matrimonium indissolubile de presenti contraili rat per impofi- tionem T alti, seu aure# Tesser# nuptiàlis uxoris collo pensilis : Mis- fionariis mandamus , ne bujusmodi irrita matrimonia inter Christianot fieri permittant ; nec sponsos sic conjunctos cohabitare sinant, donec completa legitima astate, 8c explorato eorum consensu , in faciem^. Ecclesia juxta formam a Sacro Concilio Tridenti no prasseriptara , veruni, Se canonicum Matrimonium concraxerint . Z Et 173 Et quoniam apud peritiores impite iîlius religlonis sect.uores Tali prsefesert imaginem , licec informem Pulleyaris , sive Pillayads Idoli miptiaiibiis csremoniis propositi: cumque dedeceat Christianas mulie- res talera effigiem collo deferre i:i sigaum iVEurunonii ; districtè pra- hiberaus, ns. imposterutn audeant. Tali ..cu.m htc effigie collo ap_ppn- dere ; Se ne uxpres innuptre videuntur , poteeunt uci alio Tali vel Sanctissima; Crucis , vel Domini nostri Jesu Christi, vel Beatissima Vir- ginis , vel alia quavis religiosa imagine ornato . Et cum snperstitione non careat funiculus centum , 8c osto filis compositiis , 8c .croceo succo delinitus , quo plerique dictum Tali appendane , prohibemus edam dictum filorum namerum & unctionem. Csrimonice etiam nnptiales jnxta harum Regionum morem tot sunt , tantaqtie snperstitione maculata, ut tutina remedium apiari^ non posset , quam eas omnino interdicendo ; cum undique noxia Gentili. tatis labe scateant, & difficilimum sit , eas a superstiosis expurgare . At vero , ut faciliori conversionum vite , Le Neophytorum co rumo do, quantum fieri potest , in Domino indulgeamus., Missionariis , &. precipue Missionum Superioribus injungimus , ut novis adhibitis diligenti ia , severiorique calculo, superstitiosa omnia a dictis creremoniis expurgent, ita ut nihil inultum relinquatur, quod Christianam pie- tatem osleudat, & Gentilium superstitionem redoleat. . Et signanter prtetex eas, qnas audivimus jam statutas in hac materia ab iisdem .Missionariis reforinationes, ramus arboris Aresciomaram omnino aufe- xatur , ferculorum numerus , non minus , ac cibi praefe ripta qualitas varietur . Circuii supra caput Sponsorum ad tollenda maleficia ornit- tantur , & quod de ferculis d iximus, de luteis vasis ibidem adhiberi solitis a nobis dictum 8c prohibitum intelligatuc . Fructus etiam , vulgo dictus Cocco , ex cuj us fractione prospe- litatis , vel infortunii auspicia Gentiles tem.*re duca ut , vel omnino a Christianorum. nuptiis rejiciatur , vel saltem si illum concedere veline *79 îint , nstn publice , sed secreto , 8c extra solemnitatem aperiatuc ab iis , qui Evangelica luca edccti » ab hujUsmo di auspiciorum deliramente sunt alieni . ttuìlus rite , Se sufficienrer dispofitus arceatur a Sacramento Poeni- tentise ad peccatorum remiffionem tanquam indrumento Divina mise- ricordi* a Christo Domino instituto, Se signanrer Mulieres nrnlruali morbo laboraates , noti attenda diebus purificationis , juxta morera Gentilium , cum hsc sacramentalis vera animar pu'ificatio , Se noa alia lìt attendenda â Christi fidelibus , eoruraque Pastoribus ; quibu s prreterea non liceat nec per se ipsos , nec per Catechidas , nec per alios quoscumque dictis Maîieribus prohibere accefium ad Ecclesiam , Vel ad Costfeffarium durante dista inficmicate, Se disto purificationiS tempore . Dedecet edam Christianas Virginia honeftatem prima vice dists morbo labora ntis , illum cognatis, vicinis , Se amicis notum face re, Se inverecundè pubìieare , iisque-etbnicorum more , Se ritti in ejus Domum colle ctis super re tam sordida fediam instituere . Quocirca bujusmodì celebri tates, Se virus Onhodoxis puellis penitus interdici" mus , Se abolemus ; Miffionariisque injungimus, ut non solum eas, ve. rum edam Genitores moneastt , quam dissona sit Virginei pudotis le- gibus hujufmodi obsc ena coflsuetudo , qua* a Gentilium impudentia_> videtut industa , ut ita labefactata puellarum verecundia , eas efFre* Mare ad libidinem provocare vaìeant * Ferre pariter non possumuS , quod a Medicis spiritualibuà prck snimarum salute ea charitatis officia denegentur, quts Medicis Genti» îes , nobili; stiam geudris, seu Gassar prò corporis salute prillare noa dedignantur infirmis, licer abjectš , Se inficiai conditioniS vulgo dictis Varireas ; quapropter districte mandamuS Missionariis, Ut quantum ia ipsiâ erit, nemini e Christianiš segrotis, qtiantUmVis ParreaS , Se vi- Z 2 . lioris i8o 1 iocis, si adessent, generis hominibu 9 desideranda relinquatur in infir- raicate copia Confettarli . Et ne ingravescentibus morbis , cura gravissimo vitas temporali periculo , sternae consulere cogantur , iisdem Missionarii pracipjmus, ne inficmos hujusmodi conditionis ad Eccle- iìam deferendos expectent, sed consultius demos, ubi regrotant , prò viribus petant ad eos invisendos , ac piis sermoni bus , & prsecibus , sacramentorumque pabulo recreandos ; atque demum in extremo vitas discrimine constitucos , sancto Infirmorum Oleo deliniant , absqut— personarum , aut scxus acceptione , espresse damnantes quameumque praxim huic Christianas pietatis officio contrariam. Non fine maximo animi nostri mserore accepimùs , etiam Chri- stianos Timpanorum pulsatores, Tibicines , auc alterius cujuscumque_ Musici Instrumenti Sonatores ad Idolorum festivitates, 8c sacrifici ac- cersiri ad Iudcndura , & interdum etiam cogi ob quamdam servitutis speciem erga publicum ab ipsis contraeste per hujusmodi artis exer- citium , nec facile else Miffionariis eos ab hoc detestabili abusu avertere . Quocirca considerantes quam gravem rationem effemus Deo red" dituri , si hujusmodi Christi fideles a Demonum honore , & cultu prò viribus non revocaretnus, isti prohibemus , ne in posterum au- deant , nec in Pagodis, nec extra , tura occasione Sacrificiorum , tura quarumeumque solcmnitatum superstitioso cultu imbutarum sonare aut canere sub pcena excommunicationis late sententi®, cura nullo modo liceat Christi famuli Beli al inservire ; ideoque Missionarii non solum eos monere tenebuntur de prosata prohibitione , veruna etiam stiam omninò executioni demandare , & contra facientes ab Ecclesia expel- lere , donec ex corde resipiscant , 8 c publicis poeaitentie signis patra- tum scandalum emendaverint . Declaramus preterea Pontificiam Constitution em G"egorii Papas XV. incipientem : Romane Sedi Atjtistites ad petitionem PP, Socie- tatrs iSi tatis Teso editam, qua indigente Christi fidelibus lavacrà , ^©n alia^ occasione, & fine, quam corporis reficiendi , & a naturalibus sou- dibus mundandi, ab Apostolica Sede permittuntur , interdictis tem* pore , & modo , quibus a Gentilibus adhiberi soleot, aque aificere Evangelicos Operarios , quibus proprerea non linear sub quacumque a lia causa , & fine oriam ad effectum , ut existimentur Sanias , seu Brachmanes, prae cseteris dediti hujusmodi ablutionibus , ibis uri, pra?- sertim statutis eorum horis , & ante, vel immediate polì quamcumque sacram functionem . Cineres itidem ex Vacca? stercore confectos , Se impîam Genti- lium poenitentiam a Rutren institutam redolentes benedicere , eosque fronti Sacro Chrismate delinirae impingere , live alia quaecumque signa albi, vel rubei colori?, quibus Indi superstitiosistì.-ni in fronte , rei in pectore , aut in alia quavis corporis parte utuntuc , deserte prohibe- mus ; mandante? , ut Sanctas Ecclesia consuetudo , piique ritus cineres benedicendi, illisque Ghristianorum caput Orice signandi ad humanas infirmitatis memoriam recolendam , religiose serventur , tempore , ac modo ab Ecclesia prascripto , scilicec seria quarta Oneriam , 8c non alias . Et demum quia ex librorum de falsa raligione , Se de rebus ob- feenis , superstitiofvsque tractantium lectura venenum , ut plurimum , serpere soler ad cor Fidelium, quo non minus Fidei purità? ofletidi- tur , quam mores corrumpuntur , magnopere commendante? zclum , ac studium Miffionariorum , qui libros sanam Ecclesia? Catholicse doàri nam , retumque Sacrarum monumenta continente? prò Indorum diresti Fidelium conditione in linguaio Malabaricam , seti Tamuli- cam transtulere , vel novos prò illorum commodo , Se institutione composuerunt ; iìsdetn Christi fidelibus espresse interdicimus, fabulosos Gentilium libros , eosque legete , Se retinere prohibemus , sub poeua excommunicationis lata? sententi^, nifi prius habita licencia Parochi , seu »8r seu. Misfio<^rii curam animarum exercend;, quorum prudenti# sommit- tirnus facultatem , super hoc dispeniandi » Se libro; ( si qui forte fune ) noxia superstitionc vacuo;, 8c nihil contra bonos morer tractan- tes prò Christianorum usu seligendi, eorumque lecturam perniittendi. Ea igitur universa Le singula au&oritate Apostolica , 2c tenorej? prcedictis damnamUs , ac districtiori quo postumu; modo prohibemus, mandante; Patri Provinciali Provincia; Malabaric® , c®tedsque Supe- rioribus Societatis Jesu in IndiiS Orientalibus , ut hoc nostrum Decre- tum nctificent singulis Missionarii; , sive aliis quibuscumque curam animarum exercentjbu; , sibi subjeétis , illudque perpetuo , Se invio- ja bili ter exequi fàciant sub poeua excommunicationis latse sententi# quuad Provinciale; Se Superiore; , 8c suspensionis a divini; ipso tacto incurrend® , quoad subditos contrafacientes , seti al iter permittente; » atque ita decernimu; , 8c mandamus in omnibu; , donec aliud fue- rit ab Apostolica Sede , vel a Nobi; ejusdem auctoritate provisum , inviolabiliter fcrvari , non obstantibu; quibuscumque . Et ne ex hi;, qu® expresse pr®cepta , vel prohibita a Nobis sucre , tacitum qui; deducete valeat in reliquia practicari solici; iti isti; Missionibus nostrum a sten su m, seu approbationem ( cum plura dorsan resormatione digna nostrani cognitiouem effugerint , Se alia_- maturiti; examen postulanti* indecisa reraanserint ) hanc interpretatio- nem omnino rejicimu;, Se menti nostra esse contrariam declaramw; * .Volumu; autem justi; de causi;, ut hoc nostrum Deccetum affidar,Se prò publicato habeatur post illius traditionem a nostro Cancellan* faciendam Patri Guidoni Tachard Vice-Provinciali Patrurrt Gallorum Soc, Jesu in Indii; , cui propterea in Virente sanct® obedienti® onus injungimus , quaterne similia exemplaria tralmittendi ad Patrem Pro- vincialem Provincia Malabaric® » ac ad Patte; Superiore; Miffionum Madurensis , Se Mayssur , Le Carnatensi; , qui.bus post bimestre , Se reiiqui; Milionari'!; post trimestre a die contignationis faciend» dicto Pa- r8z Patri Tachard , idem Pecretum prò publicato ^ Se notificato paricec Iiabeatuc . Datum Pundicherii in Sancta Visitatone Apostolica hac die 23. Janii 1704., & publicatum die 8. salii ejusdem anni 1704. per traditionem fatiam coram Illustrissimo , & Reverendissimo Domino per me Cancellarium j usta scriptum R. P. Guidoni Tachard PP. Gallo- rum Societatis Jefu in Indiis Orientalibus Superiori , proefentibus RR. PP. Francisco Lainei* Superiore Missioni? Madurensis , ac Venantio Bouchet Superiore Missionis Carnatensis . Carolin Tbomas , Patriarcha Antiocbenus , Vìsitator Apostolicus ; Andre as Candela , S. J'ìjìtationis Apostolica Cancellantis . "Advertatur , quod idem Dominus Patriarcha Antiochenus in suis ad Eminentissimos , 8c RR. DD. Cardinales Congregationis 8. Osscii die 9. Julii 1704. datis litteris scribit se censurarum poenam adver- sus contrafacientes in supradicto decreto instictam ad triennium super- fedisse , quo ad contenta in §. Ferire pariter non pojsumus ; in aliis Véro litteris subinde , nempe die decima mensis Julii ad R. P. D. Afsefforem conscriptis , refert se ulterius indulsiste , ut censurse pržedictas etiam quo ad alia omnia in eodem Decreto preferìpta ad solatn suspensionem a divinis per PP. Provinciales, & Superiores Mis- fionum , qui dictum Decretum exequi non fecerint , incurrendani fimiliter ad triennium restricte intelligens. Joseph Bartbolus S. Romana , & Universale inquisiti onis Notarius E. H» 8. LET- iB 4 LETTERA Scritta da Monsignor di Tournon Patriarca à l Antiochia alla Sagra Congregazione del S. Offizio in data di Pundicheri li 9. Luglio 1704. Num. II. Erhi , e Revihì Signori Padroni Collendìffimì . Sottopongo non meno agli occhj , che alla ccusura dell' EE. VV. I’annesio Decreto , che dopo maturo esame ho qui fatto sopra diverse pratiche sin ora osservate in quelle Missioni del Madurei , di Carnate , e di Maystur da’ PP. della Compagnia di Gesti , le uniche che siano nelle Indie, toltane quella della Terra di Malavar coltivata dai PP. Carmelitani Scalzi Missionari della Sacra Congregazione di Propaganda Fide . Non posso dir altro su questo, se non che tutto è appoggiato su fatti confessati dalli PP. Gesuiti , o de' quali ho avuta piena cognizione, che ho trattato questo affare con la maggior segretezza possibile non senza notabile segmento d’applicazione , e di fatica , e che non è uscita da me alcuna copia , se non quella ; che ho fatta consegnare a' medesimi Gesuiti , e le due , che invio alle— EE. VV. , ed alla Sacra Congregazione di Propaganda Fide ; ed in somma ho prese tutte quelle misure , che li dovevano rendere ragionevolmente persuasi della mia buona volontà , e del desiderio , che ho di contribuire quanto posto al decoro della Compagnia . Non so quanto saranno da’ medesimi considerate queste mie attenzioni , non avendoli- potuto compiacere in tutto con tralasciare ciò che i obbliga* zione 185 zióne del mio Ministero , e della mia coscienza esigeva , e perche è rimasta in sosp e so la decisione di un articolo non meno essenziale., degli altri, e dal quale derivano inevitabilmente molti abusi non meno per stessere nza alle istanze de’ PP. , che per procedere con ogni cautela in materia tanto grave, e dalla quale può provenire gran ruina alle' dette Missioni stabilite su tal fondamento pericoloso , ricorro ali’ Oracolo infallibile della S. Sede Apostolica , rappresentando alle EE. VV. il fatto colle ragioni , e dificoltà , che mi si propongono a fine di riceverne gli ordini supremi per mio governo ; anzi per la stessa ragione ho anche sospese per tré anni le censure circa ciò , che riguarda l’efecuzione j$. Ferve pariter non pojsumus , portate dal suddetto Decreto circa l'obbligazione de’ Missionari di andare alle case- de’ Parreas infermi ad amministrar laro i Santi Sagramene! , benché questo sia espressamente ordinato nella Costituzione della san, mem. d ! Clemente IX. In excelfa Sedis , ali’ articolo 13. Mgrotis morti proxi- mis cujufcumque fìnt conditi onis , quamvis in sordido ac vili degant loco aut Tugurio Sacrum Eucharist'ue Viaticum deferatur , cum apud Deum nulla stt aeceptio perfonarum , ac prò nostra salute nec stabuhm , noe Crucis tg nominiam abbor rutrit : per essere articolo dipendente , A connesso al primo, di cui vengo a parlare , Sono questi popoli delle Indie Orientali per costume immemorabile divisi in moltissime Caste, o siano Tribîi, le quali tutte vanno sotto nome di Malavar , toltane la suprema de’ Brammani uomini superbissimi , e l’infima de’ Parreas tanto abbjetti , e disprezzati , che vengono tenuti in luogo separato dalle popolazioni, e gli altri non li toccano', credendo ciò estere uh gran peccato , nè possono senza scapito del proprio grado entrare-, nelle loro case , o toccare alcuna cosa de’ medesimi , se non in grandissima necessità , ed in tal caso subito si lavano per mondarsi da questo supposto peccato, stimandoli immondi, abbominevoli , e peccatori A a in- r8 alla quale per altro sono conformi tutt' i capi del suddetto mio Decreto . E devesi alla medesima la lode dì avere dottamente , e santamente esaminati , e corretti gli errori de’ Scismatici Nestoriani , che portati d'alcuni Calder fuggitivi nella detta Terra granii ivi tenacemente radicati , e non sono ancora affatto estinti questi due motivi del pericolo delle Missioni , e del Sinodo Agamalense, che sono ì principali per non dire unici motivi a ddottì in difesa della suddetta pratica, e che il P. Francesco Lainez Portoghese Superiore delle Missioni del Madurè destinato a Roma dalla sua Provincia , benché sotto altro pretesto rappresenterà senza dubbio piò vivamente ; e se bilanciata nel rettissimo Tribunale delle EE. VV. a confrontò delle contrarie ragioni averanno forza di persuadere a tollerarsi ? accennata pratica r U supplico io - umilissimamente per debito del mio Ministero di dc- A ar gnarfî i88 gnarsi di lasciare aperta questa via pili facile alle Conversioni , che se ali’ alto loro superiore intendimento non parerà, ciò praticabile , mi glorierò sempre ad ubbidire, ed a qualsivogl ia costo far eseguire i loro ordini. Devo solo aggiugnere , che qui ancora in Pundicherà si praticava dai PP. Gesuiti la detta separazione dei Parreas nella Chiesa per conformarsi quanto piò possono alle pratiche delle Missioni dentro Terra , ma essendovi qui gli accennati pericoli ( .siccome non sono parimente cosi gravi nelle Missioni de' PP. Francesi del Régno di Carnate per estere sotto il Dominio de’ Mori , li quali hanno non meno avversione alla legge Cristiana , che al Gentilismo ) ho fatto dar luogo nella Chiesa ai Parreas nella forma che apparirà dall ingiunta Pianta . I PP. con gran ripugnanza eseguirono il mio ordine fino a ©ondannarlo di evidente peccato , come non dubito , che tratteranno il suddetto Decreto mio , ma avendomi trovato in ciò inflessibile , ubbidirono ; e per grazia di Dio , nè questa , nè altre riforme qui insensibilmente introdotte nel mio breve soggiorno hanno cagionilo il Minimo scandalo , nè impedimento alcuno alle conversioni , che si vanno continuando un poco lentamente, perché dai Signori Francesi non vengono appoggiate con zelo . Per altro si potrebbe qui far del gran bene , e li PP. Gesuiti non mancano d’accudirvi con attenzione , dovendosene in gran parte il merito a .Sua Maestà Cristianissima , la quale ha assegnate cento cinquanta pezze d’otto 1' anno a ciascheduno de' Missionari della Compagnia , nè altro occorrendomi per ora da rappresentare alle EE. VV. finisco con profondissimo inchino . Dell' EE- VV. Pondicherì 9. Luglio 1704. Umili ss. Divotifs. , ed Obbligatiss. Servidore Carlo Tommaso Patriarca d'Antiochia . AL- i$9 ALTRA SCRITTURA Di Monsignor di Tournon Patriarca di Antiochia a Monsignor AJsejsore del S. Offizio in data di Pondicberì li io. Luglio 1704. Num. III. V lllmo , e Revmo Signore Padrone Ojjèrvandiffimo . Piglio I occasione di rimettere a V.S. Illustrissima l’ingiuijta informazione per la Sacra Congregazione del S. Offizio per tenere ancora rallegrata la mia divozione . I PP. della Compagnia , che sin ora parevano soddisfatti della mia buona volontà , oggi dopo averli conceduto tutti li miei arbitri, li vedo apertamente dichiarati contro V incluso Decreto . Ed avendo qui impugnato Pattinolo Juris , non dubito , che in Roma vareranno direttamente il fatto , che per altro non patisce eccezione ; si sarebbero contentati , che avessi levato la peha_ delle censure del Decreto ; ma essendo questo fondaco in costituzioni Apostoliche, se queste non si osservano , come devo sperare » che le mie leggi siano in maggior considerazione ? Il Decreto parla da se stessa, e se ho errato , goderò esterne corretto dalla S. Sede Apostolica , e che fi aprano le porte alla facilità delle Conversioni . Suppongo, che quando la Santità di nostro Signore mi onoro di darmi il libro delle Costituzioni Apostoliche fosse con intenzione , che le facessi osservare , se poi mi ordinerà altrimenti , la Visita Apostolica farà piti presto fatta , e piìi facile . Finisco supplicando VS. Itimi di pregare per me co' suoi Santi Sagri sic) , e di credermi con vero ossequio . Di VS. Illmà. Pondicherà io. Luglio 1704. FinaL Finalmente alle due dopo mezza notte ho condisceso alle premure de’ PP. della Compagnia con restrignere le Censure portate— daîl’ accennato Decreto alla sola sospensione a Divình ai PP. Provinciali , e Superiori delle Missioni , che non faranno osservarlo , e ciò per tré anni , aspettando intanto gli ordini da Roma. Temo assai d’avec fatto male , e di avere a darne conto a Dio : l’importuiruà , e 1 ’ ora vi hanno avuta gran parte. DivOtistìmo , ed Obbligatissimo Servidori Carlo Tommaso Patriarca d'Antiochia . Breve Epistolare ad Francifcum Epijcopam Meliapurensem , âatum sub die 17. Septembris 1712. Num. IV. Ven. Fratri Francifco Episcopo Meliapurenst . Enerabili Fra ter Scc. Non fine gravi animi nostri molestia istic evulgatum su iste audivimus , quod praîscripta in quodam Decreto die rz. Junii anni 1704. Pundicheri edito a bon. mem. Cardinali de Tour- zion , cuna iliuc ad Sinensis Imperii o ras tranfmigratarus accessit , a nobis rescissa 8c abrogata » ac simul Casremoni© , 8c ritus , qui eodem Decreto superstitìonis labe infesti dcclarantnr, vel omni vel aliqua ex parte approbati, ac permislt fuerunt.. Cum autem maxime cupiamus , ut in re tanti momenti non modo Fraternitati tu© , verum eciam te curante costeris istarum partium antistitibus, ac Missionariis aperte veri- tas innoteseat, libi conjuncta foli a a Notano Sanct© Roman©, ac universali Inquisitionis subfcripta , ac ejusdem Inquisitionis signo robora- ta» T 9 1 ta, mittenda duximus, ex quibus abunde ac luculenter intelliges, quinarii hujasrnodi in rebus hactenus fuerit , Se adhuc sic nostra rnens , donec a nobis, Se Apostolica Sede aliter decernatur . Quod superest pasto rum Principem enixè rogamus , ut in arduis Pastoralis ostruii curia cedesti sua ope , cibi jugiter adeffe velie , 8c Fraternitati tuas Apostoli cam Benedìctionem perarnanter impartimur . Dat. Ronaaî apud S. Marjam Majorem, sub annulo Piscatoria die 17. Septembris 1712. Po'a- tificatus' nostri anno duodecimo . SANTISSIMO PADRE . Num. V. Il Priore de’ Missionari della Compagnia di Gesh nel Malabar prostrato ai piedi della S. V. con ogni rispetto le rappresenta aver fatto ricorso due mesi sono a V. 8. per ottenere la sospensione delle censure contenute nel Decreto del Signor Cardinale di Tournon di sei. mem. sopra i Riti Malabarici , e per la moderazione , o interpretazione del medesimo Decreto . E poiché V. S. ha determinato , che prima di venire alla sospensione delle dette censure » si propongano nella Congregazione del S. Offizio le ragioni, e i motivi della suddetta moderazione, o interpetrazione . Pertanto supplica umilmente la 8. V. a degnarsi dì dare gli ordini opportuni per la sollecita spedizione di detta causa , acciocché i Missionari restino con le decisioni della 8. V. brevemente liberi dalle angustie di coscienza , nelle quali si trovano per cagione delle dette Censure . Che della Grazia ec. Alla Santità, di N. 8. Clemente XI. A Monsig. Lambertini, che s’informi, e nè faccia relazione in Congregazione del 8. Offizio -, Per Il Procuratore de' Missionari della Compagnia di Gesîi nel Malabar . Re- Responsa Sacra Congre gationis Universališ Unquijitioms a SSm$ D. N. Alexandro PII. appròbata ad qu cesta Mijsona- riorum Societatis Jesu apud Sinas anno Domini Num. VI. SEcuodo queritur utrum omnia Sacramentalia in Baptismate Foemina- rum Adultarum adhibenda sint. Queritur iterum utrum sufficiat Foemi- nis petentibus tantum Extremas Unctionis SaGramentum conferre . Queritur iterum num edam petentibus nega ndum , cum incommoda , Le pericula Christianitatis totius prudenter futura prsevidentur. Ratio dubitandi est incredibilis apud Sinas Fceminarum modestia, xelum, 5c laudabili earum ab omni virorum non solum congressu , sed 8c ad- spectus fuga , qua de re nifi magna adhibeatur a Missionariis cautela, fcandalum ingens Sinis datur, totaque Christianitas evidentissimo pericola potest exponi . Sacra Congregatio juxta ea qu® fupecius proposta sunt cenfuit ex gravi necessitate propordonata poste omitti qussdam Sacramentalia in Baptismate fceminarum , ac edam poste omitti ipsum Sacramentmn Ex- tremse Unctionis . Listerà Archiepiscopi Gpani . SANCTISSIME PATER. Num. VII. D nostram audientiam pervenir quredam dubitarlo super cujufdam Decreti observantia a Christianis Madurensibus & Carnateftfibuš fine ex- pe- perientia a D. Carolo Thoma impofiti , contine ntisque prohibitioues quasdam o limino in praxi minime observandas . Proh dolo: ! nihil enim valer longevi temporis experientia , nihil prsevalet auólcritì, tantorum Virorum scientia , pietate , virtutibus , moribasque vigeu- tium , ac etiarn Episcopali, Archiepiscopali , nec non. Primaciali di- gnitate fulgentium ? Vult e nim D. Patriarcha mallo modo in mocibus hujus gentis versatus uni co intuitu , nullaque praxi minimo experto labore , nec edam ocul ornm observantissimas Christianitates , totque millia animarum gladio voluntitis penitus iugulare : attamen meo Pri- matiali officio coactus ad pedes S. V. vulnera Le medicamenta submis- sione debita exponere volo . Primum vulnus est ingrestus Domus de Parreas segrotantium ad prima in oculo rum aciem optima , & pia re - latio, in praxi vero minime explenda ; sunt enim Parreas homines quidam vilissimi tali horrore a nobil ibus , ac aliis gentibns separati ut ad silos, qui eos tangunt, communicant, ac edam cuna iis quam. cumque conversationem fiabe ut , minime accedant ; tuac , ne pereant Missionarii iîlos clam docent , ac illis Christianum prestan t studiam , ac prudenti observatione Cfiristianitaz augetur, Ecclesìa Catfiolica mul- dplicatur, 8c veri Dei cultus storet . Magnate; , no biles, ac Brinci - pes ad Patres Missionario;, eorum Doctdnam audi entes , familiariter accediam, Parreas adhibito remedio . Secundutn vulnus est in Sacramento Baptismi , salivam pueris applicare ( Santissime Pater , quo me vertano nescio ) ; scio enim hanc casremoniana non esse de jure Divino , sciens tamen Salutem animarum ad jus Divinum in Sanctis Evangelio pertinere : applicarlo sputi impedir conversionem & salutem ; est enim sputum apud has gentes materia immundissima , 8c talis horroris , ut Sacramentiam illa applicata detestarentur , neque^ adusti Baptismum acciperent , nec Patres ad aquam Baptìsmalem pue- ros adducerent. Igitur non supposita dispensacìone prò Sinis debebanc B b Fez- 1 '94 Prelati Ordinarli habito Consilio piissimam S. V. interpetrari volunta- tem ? Hoc fecerunt , ut experientia nobis ostendit . Tertium vulnus est usus Cineris , hanc cseremoniam in signum poeaitcntise, ac hutnans fragilitatis Sacra proclamar Scriptura , ideo namque Sancta Mater Ecclesia in die Cinerum hac utitur casremonia ( oh utinam omnes Chri- stiani fui esse fragilitatem meditantes, hac uterentur Csremonia ) hic enim usus secam deducens maximam pietatem, ardiam adhibita benedi- ctione Sacerdotali ( ut mos est ) habet supestitionem , nec gentilitatis sa po rem . Ultimum vulnus est Tessera Nuptialis, quse vulgati lingua dicitur Tali . Hoc monile est signum contractus ci vil is inter Consor- tes , suas admittens varietates cujuscumque Tribus significativas , de- cernendo cujuslibet qualitatcs, quem usurn, cum sit signum Matrimonii, 8c nobilitatis, nifi vita eradicata Tribus non abjicient, immò si co- gerentur, Christum desererent . His pofitis San Lì issi me Pater executio- nem Decreti D. Patriarchas Antiocheni distali , volens ruinas harum Missionum his novitatibus apprestata* S. V. paté face re nel'ciens etiam hujus Prelati auctoritatem ; noluit enim Bullas publicare ; hoc vero Sancta Mater Ecclesia suis Delegatis probibet, iis praecipiens non so- lum bullas promulgare , immo ad istantiam illas in scriptis estendere » & pubere. Orane supradictum concernens ad Christianitatis augmen- tum , & conservationem , judico precisata , obtemperaturus tamen man- datis S. V. » quam Deus incoltimela ad multos conferva annos . Datura Goas sub nostro signo 8c Sigillo, die ao. Decembris anno Domini 1704. A. Arcbìepiscopus Goantts . Ut- L. 4» s. *95 Linerie Archiepiscopi Cr angariar enfi s . Num. Vili. p VjUm nobis a R. P. Francisco Lainez S. I. Procuratore, a Provincia MaUbarica ekcto , & Rcmam destinato, oblata sit quxdara fupplica- tio , in qua requirebamur » ut innixi certis notitiis , & experientia_. plufquam 24. annorum , quam habemu; harum regionum Malabarica- rum , daremu; nostrum suffragium , authenticumque testimonium con- cernens mores , ritus, ac tnodum vivendi huc ufque obfervacum in Missionibus Madurensi, Maystur, 8c Carnatenfî, nofque animadverten- tes prò ratìùne nostri ossidi magna cum diligenti* bono , 8c conser- Vationi dictarum Missionum attendere debere, strictamque de hoc Altissimo rationem esse reddituros, eo quod major para illius Christia- nitatis recens factse , nobis licer ìndignis Apostolica au&oritate fst commissa , supplicationem adeo justarn admisimus . tdeoque testamur separationem nobi lium Indorum ab ignobilibus vulgo Parreâs ex lege Civili in bisce Regni? invi «stabili , 8c quo ad aliqna indispensabili este prfcceptâm , quas lex absqué gravissimi? damnìs , & infamia inevitabili violati non potest , adeo ut Violator hujus legis vel capite-, plectatur, vel ad minimum ignobili 8c infami; declarettir > ac a Tribu sua ejiciatur , quod est genus quoddam excomunicationis civili; adeo rigorosa; , ut Societate a sua Tribù , lumino , aqua , Se co- mertio nobilium Indorum lint omnino privati : htec autem poenâ non folum concernit Indigena; Orientale; nobile; , veruni eciam PP. Mif- sionarios, eo quod hi rationem vivendi nobilium propriam elegeti ut , ùtpote vìam unicâm, ut ab Éthnicis Òcientalibas audiemnt : in hoc maxime errori nobilium Orientalium parcentes, qui certo libi persuadea in spectantibus ad falutem Be religionem indignum esse auditu B b a ho- iy6 hominem illum, qui a suorum nobiliuffl ratiòne discrepar, Le peregrina ritus ac cseremonias admittit. U ndc fi hasc lex civilis, prohibens communicati onem nobilium curri ignobilibas sub eodem recto , vio- Ietur ignobiles in eadfm Ecclesia î cum Nobilibus admittendo , rum Domos, aut vicos ignobilitim ingrediendo , ut illis segrotanubus Sacramenta administrentuc, eo ipso destrueutur Missiones haî floren* tisiìmB , spirituale damnum irreparabile patientur tot millia animarum in illis Regnis ad Fidem Christianam conversa rum , 8c Ostium conversioni Infidelium claudetur. Accidit opportutiiori via , qua in presenti rerum starti fieri potest Ignobilibus de reraedio ad salutem fusti' cienter provideri haud aliter eventurum este indicamus , si Neophitis prohibeatur usus quotidiana Cineris benedicti , plusquam sexaginta-. retro annis a predecessore nostro Illustrissimo Domino Stephano de Brino Cranganoriensi Archiepiscopo , Le illius Christianitatis Prelato jam admissus , ac coneestus expurgato quolibet fine su per stiri oso in fignum poenitentie & sin a lis Judicii . Precipue cum in tali usu nec minima suspicio mali etiain ab Ethnicis conspiciatur ; si velint , quod EceminB nuptte secundum ritum fute Tribus non deseran! quoddam monile nuptiale dictum Tali quod habet figuram triangularem , in quo monile eminent ali qua puncta referentia magnitudinem capitis unius acus ita disposta , ut juxta aliquos infideles exprimant caput Elephan- tis , quod dicunt symbolum cujusdam Idoli nomine P ulleyar ; aliis similiter peritis Ethnicis hanc simbplicam signifieationem negantibus , si velint , inquam , quod sosminar nuptse non deferant pradictum monile funditus ruent Miffiones Malabaricas : cum enim variatio hujus monilis fit foeminis Christianis impossibilis , cum propter consanguineos , & affines gentiles hanc variationem minime permissuros , rum propter Aurifices, qui omnes Ethnici cum sint , nullum aliud monile sunt laboraturi , nifi proprium cujuscumque Tcibus ; velint nolint , foe- miuse *97 min® Chrîstiana hoc determinatimi monile sunt gessatura , & fi defesse recufent, a Fide recedere cogentur ; unde licer in tali monili nuptiali emicant ili a puncta , qu$ juxta aliquos simbolice lignificane Pulleyar,cnm vero in istori) m met opinione nullo modo ad cukuln,aut venerationem gestentur a foe.ninis etiam Infidelibus , ied ad significan- dum civilem contr actum Matrimonii , & non ad finem aliquem. su- perstiosum deferre suum monile Nnptiale , ne ex variatione tot damila sequantur : dicendum nobis est iliud minime prohibendum ; item indicâmus inunctionem sputi non posse adhiberi in his Miffionibus , quando Baptisini Sacramentum solemaiter administratur , cum enim Orientales Ethnici habeanc sputnm tamquam materiam immundiffimam , adeb ut fi sputo manus tahgatur , ad lotionem usque moveatur im- munda , & coinquinata ; fi hoc Sacramentale adhibeatur, ceder C»re- rsionia hare in computimi Sacramenti,horrore ac nausea retrahentur Cathe- cumini,& Infideles nomen aut horas Sacramenti blasphemabunt: unde cum in hoc Sacramentali sit jam ex causa dispensatimi prò Missione Sinica, Se in Missione Madurensi appareant non minora fundamenta jndicamus ho Sacramentale non elle adhibendum in bac Missione . Nobis etiam impo'- sibile apparet, quod festivi non sic excipienda puella Christiana , quando primum habet fluxum menstruum , tamen propter Genitores , multoties infideles , cognato? , affines , Se amico? Ethnicos , qui ornate? andito nuntio , quod quidem tegi non potest, veli ut nolinc Chri- stiani , concurrunt puellce Parentibus, fibique metipsis congratular! ab- sque aliqua impiidicitia , eo quod puella sit lila libera ab infamia » qua laborant scemin® , quibus deest hic fluxus menstruoru m , tum etiam quia inurbani haberentur puella , Se Parente? ejus , si hanc fortunata occultarent , Se congratulanti bus de fortuna & fpe Proli? con- cipiendse , nulla adhoéreant ■ signa' laétitise . Hsec ergo cum ita se ha- beant, judicamus Decretuin Illustrissimi D. Patriarchi Antiocheni , quo probibet more? suprapoficos, qui ab initio harum Missiofium sunt ad- i§8 admiffi , ab hcminibus doctis , Se prudentibtss propugnati , 5c ex parte jam pentissi , tum ab Illustrissimo D. Alexio de Meneies Archie- piscopo Brachiazensi, Lc Hyspaniarum Primate , tum ab Illustrissimis BD, D. Francì sco Roz, D. Stephano de Bricco » & D. Francisco Garda Praedecesto ribus nofltis , non foce in bormm, 8c sedi-fìcationem illius Christianitatis recens sactse ; cum enim ejusmodi Decreti observantia minime iuaderi valeat, lice t intìmetur nec Neophiti fu ut accep- turi , nec Principes Infideles illius observantiarn permisturi ; ideò si strictè prsecipiatur nostris mec oculis , Se inexplicabili cordiš nostri dolore inspecturi sumus eversionem illarUra Missionum , & ruinara tot millium animarutn . Igitur consemus in Domino, ne Missioties adeo sio- rentes unico ictu succidantur , ne pereant tot miiia animarum » ne ostinin prsedicationi Evangelica , Se infìdelium conversioni occluda- tur , oste neceiîarium , quod Sedes Apostolica prò sua clementia erga hos Neophitos Orientales permittat , approbetque ricus , 6c mores lu- prapositos , quìbus in Miffionibus Maducensi , Maystuc , Se Carnatensi ad haec usque tempera Neophiti absque ullo scrupolo , vel scandali specie usi sant: immo licer ritus hi ab micio nullam superstitionem saperent , Se modo ob Infìdelium impietatem decursu temporis aliquam superstitionis labem contraxissienc, cu m in Christianis nullam redoleanc impietatem * vel superstitionem, eo quod omnes Infideles, Christianos , ut verse fidei profestores agnoscanc, Idolorum irrisores habeant, e ti musi bis riti bus Se moribus conformes videant ejusmodi ritus ab ornai su- perstitione expurgatos, Neophitis permitti poste judicamus . Datura in Chalacuri sub nostro signo Se sigillo » quo mirane , zo. Octobris 1704. JoanntS Ribejìro Arcbìcpiscopus Cranganorìensis : L. 8. ì.ìt- Ut tere Episcopi Meliampurensis . Num. IX. RR. PP. Sccietatis Jesu Missionarii Missionum Madurensis , Mayflurensis, & Carnatensis ad .pedes Suas Sanctitatis recurcant per suos Psoctiratores propcer quoddam Decretum ah Illustrissimo D. Patriarcha Antiocheno , & Visitatore Generali Missionum Orientalium , latum prima die mensis ^ prilla anni 1704. cumque magna pars illarum MiC- sionum sub istius nostrte Diazcesis jurifdictione polita sit , a nobis pe, tiere , ut testamur id , quod. spatio an ìorum decerti 8c amplius , qui- bus in ìsta ora Choramedelica commoramur , Le trium annorum, qui- bus in Provincia Provincialatus munere funài iumus, experientia nos docuit de consuetudinibus , quae in dictis Missionibus observantur . Sunt isti Malabares, & generatim Indi omnes Orientales addictis- fimi suis consuetudinibus , ritibusque fuse gentis , ita ut Nationes Eu- ropeas barbara;, viles , ignobile? putent eo quod usus non observant, & prariertim eo quod bubula vescantur, quse res in tota ista gentili- tate abominanda est, nifi in Parreis gente vilissima . Cum ergo cerne- rent Religiosi 8. J. nullum a se fructum fuiffe collectum quamdiìi in istis Missionibus laboravere eo vestirti , issque consuetudinibus utente?, in quibus educati fuerant desiderio viae aperiendse ad hujus gentilitatis conversionem statuere , induere vestes Sacerdotum istius na- Monis , ejusque consuetudines , ritusque observare , exceptis illis, qus sorent signisicati va legis, sibimet interdicendo omne carni? genus, ac vinum , solum vescentes oriza , herbis , & Ieguminibus , vitamque_- poenitentem profitentes, ut animarum saluti consisterem , 8c tam felici conversionum successi! id fecero , ut statini esperir copiosus fructus colligi, 8c Christianorum numerus maxime augeri in illis Missioni- bus ■200 bus , ac prsesertim in Missione Madurenli, qute hodie fiorentissiraa est totius Indire . Pervenir Pudicheriura in Arcein Gallorum D. Patriarcha Antiochenus, tamquam Visitar©!' Generalis Missionum Orientaliutn , 8c inquirendo de consuetudinibus supradictarum Missionum ex consilio ho- niinum Europeorum fine notitia Se experientia consuetudinum , rituum- que ifiius gentis , Decrerum rulit variis punctis constans super usu, consuerudmibusque in ea gente observatis . Punctorum illorum quatuor prtecipua sunt , quibus omnino & radicitus perdi:, destruir que ilîas Chcistianitates , Se una bora evertit id orane , quod Missionarii tanto sumptu , tantisque laboribus estecerànt so. vel 80. anno- riim spati© . Jussit sub gravi prtecepto, ut Missionarii infcarent Parrearùm In- firmorum dornos , ut ungerent saliva Bâptizatos , at Neophiti ci neri - bus non uterentur, ut a mulieribus nuptis non gestatetur collo Tali hoc est Testerà Nuptialis , qua hactenus use erant : velie hsec quatuor prsecepta observare, idem est , ac ponete obieem prsedicationi Evangelica, Se perdere anima; jam conversai, eo quod cura htec gens sit addictissima Patriis fui consuetudinibus; etsi Cnristiani vellent hsec •bservare, nec Magistratus, nec parentes estera consensori , ita ut sit moralitcr irapossibilis observatio . Et scimus aliquos Patres so iste in ca sententia, ut traderentur Missione; in raanus D. Pacciarchse, eo quod fi Missionarii ingrederentur limen Parrearura gentis ignobilissima » quam indigente non tangunt , 8c ad quam non accedunt propius no- biliores , 8c multo minus Sacerdotes , fi id fiat , îex Dei vilissima repu- tabitur, Xutrenses non convertentur, Se Missionarii absque usta venia Regno ejicientur : propter has rationes Illustrissirnus D. Alexius de Meneses Indite Primarius permise , ut in templis separarentur nobi- les a Parreis . Ufus Cinerura adeo introductus est in ista Regna a tempore immemorabili , & Malabàres adeo tenaciter adhterent buie consuetadini, ut noi ut contrariam illis videatur indecentia , impolitia , inurbanitas . Idcircò Illustrissimus D. Stephanus de Britto Archiepiscopus Cranganorensis ex commissione S. S. possi matutum examen conceffit Neophìtis .usum qao- tidìanum Cineris benedictst finera ilii immutando in signum poetai tenti® , Se univecsalis judicii • Saliva ab ista gente res vilissima censetur , magis abominanda , ac foeda , quam hominis stercus ; ideo non spuunt in templi? , nec i n domibus , nec manu salivam tangunc, Se si forte tetigerint , statini lavane manus stand secus ac si rem aliquam immundam tetigiffent. Hinc judicarunt, Patte? Se Missionarii antiqui sore ut si saliva uterentur in Baptismo , redderent illud Sacramentum vile , Se nauseosum Neopsti- tis , gentilibus vero scandalolum ; Se quia Summit? Pontifex jam ab isto Sacramentali dispensavi in missione Sinensi , cum magis necesta- rias sunt rationes in hac Missione, a pari catione usi sunt Missionarii eadem dispensatione . Tali Mulierum Nuptarum ab initio concessimi essi ob dificultatem illius consuetudini? tollendse , Se nobis videtur poste gestari licite, Se in praxi videtur nobis nullum esie dubiutn , quia omnes Neopstiti in bona fide viviam , fine scrupuli umbri? , nec scandalum datar a Sìlvia m vel passivum in Tali usu . Illud essi quod certo scimus , Se assiemarmi? nostro testimonio de consuetudinibus a principio observatis in Missionibus Madurensi Se Car- natensi , Se ceriam essi destructnm, evetsum, Se perditum esse tam in- gentem animarum numerum jam conversarmi? , si observentur prsseep- ta contenta in Decreto Illustrissimi D. Patriarchi Antiocheni , precipue quatuor supra a pollata , nec possibile essi , ut Missionarii in isti? regionibus Malabarensibus exerceant Missione?, Itaque nobis videtur debere a 8. S. approbari consuetudine? ha- ctenus observatas in dictis Missionibus, ut non remaneant datisi Evangelio G c 402 gelio & Christian» îegi januas istorimi Regnorum , Se non persane anim» tam multorum Neophitarum . Datura in Urbe S. Thom» sub nostra subscriptione Se sigillo 4. Augusti anni 1704. Caspar Asonfo Epìscopus Meliamparensis . Ad Sigillum «A ex officio . Diaz . Bulla Gregorìi 'KV. circa aliquos Ritus Malabaricos . Ntim, X. G / Regorius Papa XV. ad futuram rei memoriam. Roman» Sedis An- tistes, in qua disposinone incommutabili Divina Altitudo universali Ecclesia constituit Principatum , authoritatem a Christo per B. Petrum Apostolorum culmen ad tedificationem sibi traditami intelligenr , ita_. Providentia invigilar , ut quoties Fidei Catholic» propagationi aliquid conducere cernit, ita indulgendo provideat, donec res decerni , Se in perpetuimi constimi valeat , prò ut in Domino conspicit salubriter ex- pedire ; cum itaque sicut'nobjs dilecti Filli Procuratoria Generalis Socie” tatis Jesu nomine expositum fui*, quod Brachmanes aliique Orientalis Indi» Gentiles disteste propterea adducantur ad Christi Fidem amplectendam» quod dimittere nolint lineas ac Corumbyna nuncupata, quibus nobilitatali ac progeniem , Se civile cujuscumque munus agnosci prohibent» neque Sandalis , Se lavationibus abstinere , quoniam ad corporis ornatura , Se munditiam pertinere reputane. Nos quantum fine Dei of- fensione , Se populorum scandalo licei eorum conversioni confale r«_ cupientes , multa ac solerti praemissa discussione , votisque auditis Ven. Fra- ZOJ Fratrum nostrorum S. R. E. Cardinalium adversas htereticam pravità, tem Generalium Inquisitorum bum anse infirmicatis miserendo usque ad aliam nostram , & Sedis Apostolica deliberationem Brachimnibus , aliisque ut supra Gentilibus conversis , 8c convertendis ad Fidem 8c ad stirpes difcriminandas, 8c in signum politic® nobilitati, 8c ofîicìi lineas, Zc Curumbyna , assumere , 8e deferre , acque Sandalis prò eleganza, ac lavationibus prò munditia'corporis uti postini,Apostolica aucto» rifate tenore presentiam indulgemus, dummodo a d oranem superslirionem expurgandam, eaque tollenda, qu® scandalum prebere feruntur , infra- seriptas leges , & conditiooes observent . Lineam , Bc Corumbynunt non accipiant in Teraplis Idolorum , ncque ut hactenus factum elle dicitur ab eorum Ministro Jocim , feti alio eum nomine vocent, ncque a legis concionatore seu Magìstro, qtiem Bottum seu aliter appellarli , nec ab alio quovis Infideli homine, sed a Sacerdote Ca- tholico , qui ea benedicat lustrali acqua, Bc piis precibus ab Ordinario loci prò tota Dicecesi approbandis , atque super lineam prreser- ttm recitandis , ut infra , fictaque in minibus ipsius Sacerdotis Fide i professione sufcipiant, ita tamen , ut cura traditur linea, non appendami? , ut mos effe fertur , in pollice dexter® conferentis , nec ìnferior lineas pars manu sinistra ejusdem capi a tur , nec dexcera ipfa elevetur, ut pravum omne misterium, si quid bis Cseremoniis in tendi tur, pror- sus cuna illis aboleatur , ncque eam fufcepturi Fani ministro , si talis consuetudo adsit , erudiendi tradantur ; cura pietatìs cultores instrui non debcant ab impietatis Magisttis.Orationes,si qu® dici soient, live Man- seu, live Niemhopavide ,'ant alio nomine vocentur, in line® aut Corura- byni tradìtìone, Bc multa diligentia perdisci solit®, nullo modo adiscan- tur , aut recitentur ; sic ut enim tamquam perniciosissima figmenta Diaboli per presentes damnantur , atque anathematizantur, ita sempiterna oblivione obrui , ac deleri debent . Sacrificia quoque , si qu® usurpar! consueverunt in line® seu Corumbyui suscepriorie , fieri neu- C c 2 ti- 304 utiquam poslìnt , Se generaliter ritus omnes , & cceremonise , & pr®- ces qua? ut ferunt Hairteres, & Sandi® vocantur , & alia quxque ante^ actura , 8c in ipfo actu , vel polì , quandocumque observari recitative consueta, districte prohibentuc .'Non tndant, nec (umant , nec ferant lineam tribus fìlis compofitam in honorem, ut sieri quidam ajunt trium fute gentis Deorum , nec notiam , quo fila colligantur , aut corumbynum ejusve nexum in Bram® aut Parch® Misurini , aut alteriur cujuscumque Idoli venerationem ,nec ad alium quemvis Gentilium finem , led lineam in memoriam tantum & obsequium Sanctissimas ,8c individuar Trinitatis recitata omninò super illa in ejus susceptione ejusdem San- ctiffim® Trinitatis oratione, eamque,8c Corumbynum simpliciter in fignum civilis nobilitatis , & oiHciì , ac famìliarum distinctionem , quod dan- tes & recipientes in ipfo actu juxta formam ab Ordinario loci , ut infra proeicribendatn expresiè protedentur, neque ad lineam quìdquam appendatur, quod Idoiolatriam, & fu perdi donem , ut ab aliquibus fieri asleritur , quoque modo redoleat : Si quid tamen appendi piacerei per- quamlaudabìle eflet ut vel Sanctissimas Crucis, vel D. N. Jefu Christi, vel B. V. Mari®, sive alia quoque religiosa imago appenderetur ; lineam si sponte fregerint,nec in pcenitentiam peregrinentur.veî prò ea recipiendacon. viviaaut alia, siqu® fieri solita sunt solemnia,fac iant, nullis etiam pracibus vel Cceremonits adhibitis quidquid ante hac recide dicantur, & lineam vel Corumbynum resumant , si quovis alio modo amiserinr , & refumere_ voluerint . Cum ad Deum supplicationes fundunt , lineam, quasi ex obligatione pr® manibus , ut fama ed eos habere, non habeant .Funicolo suo Mungi, ut vocant , si qui per aliquot dies , ut fertur, ante line® aflumptionem prsecincti incedunt , ampli us non utantur ; cum nobilitatis stemma non sit , sed' fu perdi ti osa ad lineam capesiendam pnsparatio . Qui Fidetn jam susceperunt, & lineas , & Corumbyna ha- bent superstitioso sibi ritti collocata, nova, obfervatisque iis ,qu® pr®- sentibus litteris pr®cipiuntur , astumant prioribus lineis confractis , & com- ■20J eombustis. Omnia enim Scannala cujulmodi linea; ,& Corumbyna fuerunt sententia Domini,adjudicaca sane igni : idqae ipsum cfficiatur ab iliis, qui Fidem amplexuri de estero sant, antequam sacra abluantur onda. Co- rumbyni nodus si lavanda causa , seu qualibet alia solvatur , id ob comin od um non ad aliquem finem superstitiosurn fiat , Se cum relìgatur, orationes , siqua; in eo actu recitari solent , omninò ommittantur . Sandalis ad civile ornamentimi corpocis tantummodo utantur,. abstinen- fres prorsus ab ea materia Se forma , ab eaque parte corposi8 ungen* da , unde cujusque Idoli cultus denotan dici tur . Lavacra non alia occasione, Se fine, quam corposi; residenci, Se a naturalibus sordi* bus mundandi permittuntur, rejectis tamen penitus orationibus , Se ritibus circa temon; , circa modurn , Se aliis si quee adhiberi soleste sive ante ablutionem , si ve polì, sive in ablutione ipsa , alia compiuta in omnibus supradictis efie pofiunt, qua; superstitionem , ac gentilità, rem prs se ferant , aut Deum Se Proxiraum verbo , vel facto , aut al iter offendane , Se tamen nostram notitiam effugerint : Ea igitur universa Se singola auctoritate , Se tenore prasdictis damnamus, ac di- strictiori quam possit umquam excogitari modo, prohibemus cum ci- vilem tantummodo prajlióbrum uCum a qualibet vel levili!ma cul- pa 4 ac macula , ne dum ab impuri (firn a superfiitionis labe purgatum , defectatumque per mi ttere intendamus : prsecipimus idcirco ut Bracma- nes , aliique Gentiles supradicti ad finem politicam dumtaxac se h is concessionibus usuros Se omnia quse presentibus litteris damnantur, Se in- terdicuntur damnare, rejicere , ac penitus se repudiare coram Ordinario soci aut proprio Parodio , si copia sic , alioquin coram Christiano Sacerdote juxta forniam ab eodem ordinario prsescribendam , protesten. tur. Veruni qui hactenus acceperunt Fidem , cum primum hsec eis innotuerint, Se qui posthac accepturi sunt- , antequam ad Baptismum admittantur , si ejus setatis sint, ut usuin habeant rationis, sin minus cum ìg>6 cani ad eam setatem pervenerint. Insuper per viscera Cbrîsti Jesu ho r„ tamnr , Se rogamus , ac prò ea , qua fungimur auctoritate, strictiffim® jubemus, ne proedictorum infignium , Se aliorum , quse perraiteuntu E occasione novella Christi germina cum membris Diaboli cornmisceantuc in iis, quD superstitionein acque abrenuntiatum. Idolorum cultum quo- modolibet sapiunt; fierent enim eis posteriora deteriora prioribus, cuna melius fuislet illis non cognovisse viam justitire , quam polì agnitio- nem retrorsum elle conversos . Eos denique , qui mundana , hoc est inani , Se citissime peritura nobilitate gloriancur, etiam acque etiam obtestamur , Se obsecramus , ut memores, se elle factos membra ejus corporis, ejus caput est ille , qui micia est , Se urnilis corde, Se qui non respicit personas hominum in communi consortio , precipue^, autem in Ecclesiis , ubi humilima debet esse conversano nostra , ob- scuros, Se viles genere non delpiciant, se orsina ab eis audtendo divina , Se 8acramenta percipiendo , qui enim eodem verbo pascunrur, eodemque pane recreantur , acque ejusdem Regni saturi fune consor- tes , diveriis in locis stare , aut assidete quasi prò inferioris condicio- nis hominum dedignatione in Domo Dei , quas est Ecclesia , non decer , satiufque est cum humilibus respici , quam cum altis a longc cognosci,atque ad modicum tempus cum hujusmodi contempcoribus separati de medio justorum; acque ita decernimus Se mandamus in omnibus , quse prsecepta, aut prohibita, vel denegata fune supra,donec aliud suerit a no* bis, Se ab Apostolica Sede provisum , inviolabiliter obfervari . Non cbstantibus in contrariam quibuscumque . Volumus autem , ut presentiam transumptis etiam impressis manu alicujus Notati! publici sub- scriptis , Se sigillo persona in dignitate Ecclesiastica constitutre mu- nitis, eadem prorsus Fides ubique adhibeatur, quse eisdem prsesen- tibus adhiberetur , si forent exhibitas , vel ostenfe . Datum Roma apud / 207 apud Sanctum Petrum sub anulo Piscatoris die ji.Januarii idzj.Poa- tisicatus nostri anno secundo . D. Carâinalis Santi# Susanna . Locus ^ annuii Piscatoris . Declaratio fatta a trìbus Chrìfìianis Malabaris ex Oppido Madroftano ex Gallico Idiomate in Latinum conversa . Act. sol. p. Nura. XI. septima Octobris anni 171;. circa boram nonam aat decimato, matutinam Chaveriassen filius Nicolai è Casta Huilliarorum , Praga- chen è Casta Cavariarorum ambo Christiani , 8c Incolse Oppidi Madro- stani . Ch averiasten qui est etiarn è Casta Huilliarorum incoia oppidi S. Thomse isque , ex cujus Matrimonii occasione subortum est Jur- gium aliquod inter P. Thomam de Poitiers , 8c Christianos Mastro- stanos . Tres isti recens Christiani cuna in hanc Urbem Ponticherim ab aliquot diebus adveniflent, ad Parentes suos invisendos convene- runt RR. PP. Societatis Domi fuse officii causa , ac me quoque , quicum essent in meo Cubiculo, ac jnterrogarentuc de presenti stani nova* Christianicatìs Madrostause inrer Malabares primus Chaveriassen re- spondit , eam esse perturbatalo , & maximam Christianorum parrem ad Gentilium Ritus rediisse &c.( 8c ommissis quse ad rem prse- ientem non spectant infra subjungitur ) .... qusesivi deinde ab istis tri- bus 208 bus Malabaris, qure & qualis effet forma novi Tali ,quem P. Thomas fubstituerat in locum illins, qui fuerat a D. de Tournon determinatus Pomicheri,cumque ego antiquiori iltorum trium Malabarum porrexiffem calanutin , ac chartam , forniam novi istius Tali in hunc modum de- lineavit & dixic Tali hunc ea esse mole , sive crassitudine , qua primus articulus digiti manus hominis : sciscicaccus sum delude utrutn multi eslent , qui ncvum hunc Tali admisiflcut , responditque eos vix effe numero quatuor aut quinque ; adeoque Christianos Tali hunc non acceptare , ut potius eorum plurimi jam sua Matrimonia in Ecclesia-.' non celebrarent , alii 8. Thoraae Oppidum ad id poterem , quin & deprehensos nonnullos , qui ad ea loca se contuliffent , ubi nuli® Ecclesia forent, quo Gennlium modo nubere poffent. Subdidit trium Malabarsrum natu major super hoc ipso argumen- to novum Tali P. Thonue in causa effe , cur Chriltiani in obro- brium abducerentur apud Malabaros Gentiles , qui , ex quo novo hoc Tali utebantur, eos voluti bornines Calta priore extorres intuebantur, id quod lile exemplo seu fasto recenti cousirrnavit . ' Muller Ghriiìiana, quZs P. ThornB Tali habens , alteri Paganìe lac vendere parabat, hrec ubi primmn animadvertit Ghrislianam non habere Tali fute Castse proprium , lac emere minime voltili ab ea , quinimo verbis injuriosis illam appetens, infamem vocitat, qure extra fuam Gastam jam effet. Subjunxit lile Malabarus , folemus in mea Casta prò Tali deferre parvam laminam auream rotundam ac planami P. Thomas cura aliquos ex eadem Casta cogere vellet Tali illune relinquere , ili! maluerunt ad contrahendum Matrimonium alio se conferite , ubi non eflent alii prreter gentiles . Non leve profectò est hoc incommodura ; hoc quippe est impellere Christianos ad omnes fu peritino- 20p sticiones, 8c Paganorutn cseteras scticne impio cultu plenas , quas in sùij Matrimonio usurpare solent Malabari Gentiles , de quibus Chri- slianorur*' Nuptias sancte expurgarunt Missionarii absque omni pecca, to • . . . ( 8c omissis pariter aliis , qua? ad rem nostram non pertinent sic terminatur prsedicta declaratio ) hac die 13. ejusdera menfis: iidem tres Christiani , cura me iterum inviterem bora ferme quinta àut scxta post meridiem, vocavi R. P. Turpin , cum quo Catechista Monto» venit pariter , legitque coram praedictis tribus testimonium dicentibus asta prasentia , 8c quodcumquc in eis continetur , iisdem sermone Malabarico interpretatus est , qui supradicti tres Testimonium dicen- tes agnoverunt , confessi fu ut se dixisse , quod prò testimonio dixe- rant ipsissimam elle ventatem, in quorum Fidem R. P. Turpin , acque egomet prasfentibus actis nomea nostrum fubscripsimus . Datura Pondicheri die 13. Octobris anno 1713. Dominiate Turpin S. 1. Alex. Danris. MiJJîon. Apoflòl. p'icarius de sbarra lllustrijjìmi Episcopi S\ Ihoma . JExplicatio Decreti ab Illustrissimo Patriarcha Antiocheno prò Mijstonibus Indicis lati quam ipfemet verbo tradidit . Num. XII. OXwmissis quse ad rem nostram non pertinent sic additar) circa Tasta leu Testeras nuptiales, plurimse ejusmodi Tessera? nuptiales ortensi fu in Illustrissimo Patriarchi , ex una parte » Lc ex altera oppositum est D d ei ZIO ei Pulleyaris Idolum , ut ipse oculis suis cerneret, utrum severa Put- leyaris figura in illis esser expressa , & posi; accuratum examert non so- lum non potuit affinnare Illustrisstmus Patriarcha Imagi usin Pulleya, re ipfa ibi cclatam esse , - sed sciam testatus e si me praefence, ss per triginta annos in Missionibus Indicis .remansurum , quia: id aliquando sufpicaretur . Secando Pater Guido Tachard Superioc Patrum Gallo- rum monuit Missionarios nomine Illustrissimi Patriarchse ex supra meme# ratis Tesseris nuptialibus quamdam pecuharem determinasse , in qua» nulla onanista Pulieyariâ figura- i riesser , ut poster ad fil beri a Ghrisiiaf- nis mnlieribus . Tertio idem Illustrissimus Patriarcha cura alias Tesseras nuptiales me inlcio ad se asserti curavisset , easque buie prredictaî Tessera? omnìno fimiîes reperiisset, annuit conscquenter iis Mulieres ChrL stianas polle uri . Supradìctam decreti explicationem ab Illustrissimo Patriarcha Antiocheno fuìsle verbo traditami. Ego infrasccipcus. assumo 5 c juro in verbo Sacerdotis . Roma? tz. Martii 1707. Joannes Venanùuì Boucbet S. Jesu » , Statutum Conciliì Diamperenfts Affi. 8. Decret. 3 si - . Nurn. XÎII. . ■ Cum constet Sinodo humilì stirpe natos facilius ad fîdem converti , quam Haires &: Nobiles » vehementer desideraret f ut investiremo modus aliquis» quo hic efHceretur, ut ignobiles detneeps costverteodi in una eademque Ecclesia creteris Nobilibus conjungerentur. Cura orane s adorenc eurstdem Deum , omnes eamdem stdem profiteantur , nec fit exceptio vel distinctîo perfonarum apud Deum » qui est requalis tura ìli tum alforum tum humijiirm Dominus, vertsm postquam rem mature, attenteque consideravimus, dlîudque ssepfus hisee disbus Oeq commen- davimus , variis vicibus super eo deliberavimus in Congregationibus , modus inveniri non potuit , quo optatus Sinodo finis obtineretur propter Reges, & Dominos Gcntiles, qui bus Christiani subiiciuntur, 8c qui. ubi adverteri.nt Christiancs communicare- cum ignobilibus, no- lent deinceps communicare cum eis , qua ratione perdent cornereium, 6c modurn lucrandi necessaria ad vitami sustentandam . Quod videns Sy.audus mandat, ut fi deisceps . aliqui ex humili stirpe voluerint fidem amplecti , admittantur ad Baptisrmim , 8c statim significetur Prelato, ut ille jubeat erigi di versa m Ecclefiam » 8c affignet’ eis par- ticularem Sacerdotem , qui eos pascal, ita quod non sit illis clausa porta salutis , ut huc usque fuit , tempore vero quo non habeant par- ticularem Ecclefiam , audiant Miffam extra Nobilium Ecclefiam, stando sub arcubus vestibuli usque dum melior modus inveniatur : Aliud Statuiam ejufdem Concilii aCl. j. de EucBaristia Decret. quintum .. jÀ.Ntequam infirmi fîant multum debiles , 8c eo tempore, quod maxime fuerit opportunum , Christiani ad Ecclefiam deferantur lesto gestatorio , aut alio vehicuio simili, ut Sancti stimo Sacramento pascantur. Sta- 2lt Ssatutum D. Stephani de Britto Archtepifcopi Cranganortenfìs , cujut originale aJservatur in Archivio Goano . Num. XIV. (^lneris usura ita permittimus » ut nonnisi Ecclesiasticis prsscibus in Romano Miflali -eontentis Sacerdotem benedictos cincres usurpare per- mittamus, ob cura videiicet finem , ob quem Catholica Ecclesia cinerea usurpare , & capiti fra ponete censuit ad excitandara scilicct postremi judicii memoriam , & simbolura poemtentiae . jA. Dvertatur quod ad fagiendam su persi uitatera hic omraifîa surre Testimonia authentica multo rum Miifionariorum Societatis Jesu , Cate- chistatura, ac Neophitorum, cura in idem coincidane , quod in lit- teris Epifcoporum India rum Iegitur .