f/-V O y; àî. h '^WM ì > *m< J- •* , < V/y: >% > T /*' r . . - *P. e w -k> - jet:" / 7 ^ v ■■:' * ^ V \«. ?-> ì' Y^.VVu.* ^ 5 / - ' t -A -a*- -»■ . 'v-x ,'S • r '> ' ' .V .- ■- .v'‘X'»:; .-’ ■ -//• L- *} r». Vfu*w r , .. c 7 J t A tv9& I jì. i DELLE BASILICHE ANTICHE, E SPECIALMENTE DI QUELLA DI VICENZA del v celebre ANDREA PALLADIO DISCORSO DEL CONTE ENEA ARNALDI ACCADEMICO OLIMPICO Co» P Aggiunta delta Descrizioni! A’ una Curitt ' 3’ invenzione dell' Autore . % IN VICENZA, M D C C L X I X, y. Presso Francesco Vendramini Mosca CON LICENZA DE ’ SUPERIORI. r ■ T k m > t / t r a - V\ .. > *V I I f m < « ■ o ja» ALLl NOBILI SIGNÓRI LI SIGNORI deputati ALLE COSE UTILI DELLA CITTA’ DI VICENZA PADRONI RISPETTABILISSIMI Enea Arnaldi. 0N0 sì forti , e convincenti le W ragioni , m/ spinto ad offerire alle Nobiltà Vostre questo, qualunque egli fasi, teme mio parto , che giustamente stimerei di non poter schifare la censura * 2 ^ ( l V ) KH • " » " " j ' " degli uomini di senno , qualora astenuto mi soffi dal farlo . Imperciocché , riguardando da una parte i meriti Voffri 'personali , e come rrtai potevasi da me senza nota ] d? ingratitudine tralasciar di segnar l'Opra co pregevoli Nomi Vostri , uscendo ella in pubblico nel tempo sesso , che ho sonore di ritrovarmi al Nobilissimo Collegio Vostro annoverato? Tempo primieramente , in cui , se mai altre volte , ho io più d’ ogn altra chiaro , ed aperto potuto conoscere non solo s eccellenza del merito di tutti insieme , ma eziandio quella in particolare di ciascheduno di Voi , nel gelo , nella penetrazione degli affari più asrufì , e nella vigilanza indefessa in procurare a queso Pubbli - co i maggiori vantaggi : e Tempn in oltre , in cui non picciole e poche obbligazioni con Voi contrassi , sì per mille filtri motivi , che principalmente per questo , d’ esser di continuo (lato da Voi riguardato con somma gentilezza , e sofferenza. Che se poi sì rivolge lo sguardo a que ’ motivi , che dalla Pubblica Vofìra Rappresentanza derivano , di tal peso essi sono , che nulla più . Baffi il dire , che essendo oggetto principale dels intrapresa mia fatica la Basilica nostra , Fabbrica di Pubblica ragione , a niun altro per certo cjsa s appartiene maggiormente quanto al Pregevolissimo Collegio Vostro , che di questo Pubblico sostiene la immagine . La verità della qual prò- 43 ( v ) posizione , perché vieppiù si manifesti, non occorre che dar un occhiata ai copiosi autentici monumenti , che ridi' Archivio Vojìro di Torre s conservano , da' quali chiaramente riluce quanto grande sa fata in ogni età la cura , la vigilanza , la tutela , e la providenza dimosrata mai sempre da quegl' lllujìri Soggetti , che di tempo in tempo occuparono il vojìro poso , verso di questa insigne Fabbrica ; mentre sì per la conservazione delle antiche Loggie , come per la erezione delle nuove , hanno essi di tratto in tratto fatte approvare da' Consgli di Cento , e Cento e cinquanta , dopo di averne ben maturato il sentimento , quelle numerose Parti , che da essi slamate furono le ptù ut ih , ed onorevoli . Te minore fi fu la cura , ed il zs° di que so Nobilissimo Collegio verso /’ insigne Fabbrica anche in quesi ultimi tempi dimostrato , facendone manisesa prova la prontezza con cui furono abbracciati i suggerimenti presentatigli con la Scrittura u. Maggio 1765. dal Sig. Co: Pietro Contin e dalla mia persona in sgura di Presidenti alla Fabbrica fessa , contenendo est la non meno nece/Jaria , che decorosa rijìaurazjone dell' Fdiszjo , che indi venne , con la Parte 23. Giugno dell' anno sesso da Voi proposa al Gravissimo Consglio , con pienezza de Sufsragj approvata ■ per la qual cosa tutti i buoni Cittadini fi lufin- KW ( V I ) §*» lusingano di 'vederne adempiuta in breve ì eje’ccu- 7Ìone . Se adunque apprefjo il Mostro Collegio) fu in ogni tempo , e si ritrova tuttavia la tmteela di que fa Basilica , e se appreso di Voi forno o i principali monumenti , di cui mi son servito pper tefjerne la Storia , e che non picciol giovaminnto m hanno anche presiato per favellare intorno > la squisitezza della sua ^Architettura ; Vostra amc.che meritamente fi dee chiamare /’ Opera , che vi prre- sento ; degna per certo di Voi , se non per qm a auto v è di mio , almeno per il Nobilissimo So'oggetto fu cui versa , che tutto è Vofro. Gradititela adunque con quella solita innata gentilezSdd , eh' è di Voi propria ; e degnate fissare alquannto su d‘ essa benigno lo sguardo : che a me ciò jfia fra gli altri il più valido , e forte motivo , oonde sperar poscia mi giovi e de' presenti , e ode posteri l' universale compatimento . sîi'T» Vener- ( v i l ) &*! Venerdì 23. Gennaro 1767. Ci’ ILLUSTRISSIMI SIGNORI DEPUTATI INFRASCRITTI. r;: ,-v UMMK SSENDO stato dedicato a SS. SS. IIIu- W stridirne dal Nob. Sig. Co: Enea Arnaldi É v||| suo mentissimo Collega un Libro intitolato: Discorso delle Basìliche Antiche , e specialmente ui quella dt Vicenni il quale per la nobil materia, fu cui versa, tanto intereifante ogni buon Cittadino, efigge pienezza di stima, e riconoscenza: Perciò SS. SS. Illustrissime hanno decretando comandata la sua accettazione, e che ne sia posta una Copia nella Pubblica Libreria : Contestando al prelato Nob. Sig. Co: Arnaldi Collega il ben vivo loro gradimento per tanto speciosa Offerta; il che hanno preso con tutti i voti. In quorum &c. NOMI DI SS. SS. ILLUSTRISSIME. D. Cristoforo Muzan Dot. D. Giulio Conti D. Almerico Scisto D. Lodovico Caldogno D. Tommaso Piovene D. Marc'Antonio Ghellin D. Ercole Thiene D. Francesco Angelo di Velo D. Scipion Capra. Giuseppe M. Caletti Ras. di detta Magnif. Città M. NOI «•& ( vili ) H ,-rfj wut n D r <- ) ^ e?:Sp V 1 !fw^ 'ésM#* ■ih>y' sLâ / ^jr 4' ^)Wi 5 > NOI CENSOR.I DELL’ ACCADEMIA OLIMPICA DI VICENZA. EDUTO, e diligentemente considerato lan ordine alle Leggi dell’ Accademia un Lid- bro intitolato : Delle Basiliche Antiche , e specialmente di quella di Vicenxa ; DiscorJso del Co'. Enea Arnaldi Accademico Olimpico • & abbiamo trovato si per la nobiltà della malcerta , che per la distinta erudizione , ed ogni anitra circostanza, meritevole di tutta 1' approvazionne non solo, ma inoltre degno di singolar commendai zione il suo benemerito Autore. Vicenza li 23. Febbrajo 1767. ( Mario Capra Pigafetta , Censorc, ( Vicenda Anguissola , Censore . Egidio Maria Mainenti Segr. Accad. PRE- PREFAZIONE. ICCOME niuno v’ha , per mio avviso, che sia mediocremente versato nella Storia , cui sia ignoto Tabbietta, e deplorabile decadenza, alla quale gradatamente pervennero le Scienze , e le beli’ Arti , rimarcandone 1' Epoca da’ bassi Secoli sino al Decimoquinto; cosi appena si ritrova persona alcuna, che ignori , come nel principio del detto Secolo , e vie pm nel susseguente, fiorirono Uomini dottissimi, i quali dall* oscurità e barbarie , in cui giacevano, le rimisero nel loro primiero splendore . E* noto similmente , che anche l’Architettura , la quale fra le Arti possiede il primo luogo , come la Maestra , e la direttrice di tutte , ottenne la bella sorte di risorgere ; onde col mezzo di valenti Architetti in breve A tem- tfs c 11 ) a» tempo si videro degli Edifizj a pubblico, e privato co* modo innalzati, alcuni de' quali non punto cedevano nella magnificenza , bellezza , e grandezza, a molti degli antichi Greci, e Romani; e cominciaronsi inoltre a dettar regole , e precetti utilissimi , per insegnarci r Arte del Fabbricare elegantemente . Ne fi creda , che facil impresa si sofie il ricondurre la beli' Arte ad un sì eccelso grado di perfezione; mentre si sa di certo, che quegli eccellenti Ristoratori della sana Architettura pervennero ad un sì lodevole fine con somma loro fatica, e studio; poiché da due soli fonti desumere poterono ciò > che loro abbisognava per conseguirne l’intento. E'uno si fu da’ Libri di Vi travio ; ma questi erano del tutto scorretti , e mancanti delle necessarie figure : fi altro dalle vestigia d’alcune Fabbriche Romane, che ancora esistevano . Par' egli perciò, che a’ nostri tempi l r Architettura dovrebbe , se non in maggiore , almeno in egual fior ritrovarsi ; poiché non solo andiamo forniti di questi due, ma possediamo eziandio posteriori ajuti : mentre oltre i dottissimi commenti sopra T insigne opera di Vitruvio, non ci mancano parecchi eccellenti Autori , i quali egregiamente hanno scritto su di tal proposito; e ciò, che maggiormente tener deesi in pregio, si è, che hanno essi ordinate Fabbriche di ottimo gusto, le quali in gran copia sussistono. Ciò non ostante con nostro dolore ci conviene confessare, che non solo TArchitettura da un Secolo in qua non ha fatto alcun progresso , ma che anzi non poco abbia ella sofferto. Non è però mio scopo , nè questo si è il luogo di narrare i principali motivi, che hanno cagionato un sì deplorabile disordine. So bene, che per ritornare in fiore la sana Architettura, molto giovamento presterebbe agli Studiosi della stessa, ( I I I ) &•> stessa, l’istituire un giusto esame intorno a’più cospicui Edifizj, che in gran copia miriamo sparsi per la nostra Italia; e specialmente intorno a quelli, che dagli Architetti più celebri furono innalzati in questa regione. Il quale studio acciocché ci riuscisse di gran profitto, non converrebbe che fosse istituito superficialmente ; ma penetrare dovrebbesi nella mente, per così dire, di chi fu l’Autore di qualche insigne Edifizio, ponderando attentamente il sito, fuso, feconomia, finterno, e sesterno compartimento dello stesso, investigando eziandio le ragioni più intrinseche , che ad operare in quella foggia , più che in un’altra, mosso abbiano il prestante Architetto. Avvertendo mai sempre , che poco o nulla reca di giovamento il riflettere al solo esterno aspetto dell’Edifizio, ed il porre ogni studio nel misurare soltanto gli ornamenti; facendo le maraviglie qual’ora si ritrova qualche alterazione nella proporzione di picciolo membro, quasi che in questo solo stia rinchiusa tutta f A re hi testura, e non piuttosto nella Simmetria di tutta la Fabbrica , la di cui unità esser dee la mira principale dell’Architetto, cui come a centro diriggerfi vuole tutte le sue operazioni. Gran giovamento, ed utilità per certo sperimenterebbero tutti coloro, i quali con tal metodo 11 studiassero di rilevare le prerogative più nobili delle Fabbriche eccellenti, di cui siamo in gran copia adorni. Un simile vantaggio consesso io pure di aver riportato , fin da’ miei più teneri anni , principalmente dalle meditazioni istituite intorno alle Fabbriche d’invenzione del nostro Palladio, nelf esame delle quali tanto ingegno , e bellezza venni ad iscoprirvi , che tutto mi diedi alla lettura de’ suoi scritti, eleggendolo per mio principal Maestro, e guida in A 2 cotal ( IV ) L»! cotal genere di Studj. Nè essermi in tal’elezione ingan- nato da errore di prevenzione, come pur troppo alla gioventù accader suole , il conobbi ben tosto dal fatto stesso, ed ora vie più ne resto persuaso; mentre infatti tutte quelle perfezioni necessarie a formare un’Architetto, che si leggono in Vitruvio, raccolte nel nostro in sommo grado si ritrovano . Nè da me però si pretende , ricolmando di laudi il Palladio, di togliere a tanti altri Architetti suoi contemporanei la molta gloria , che giustamente si meritarono; dico soltanto, che il Bello e il Buono, che s’ammira negli altri sparso e diviso, tutto raccolto risplende nel nostro Palladio : lo che si rende manifesto allora quando seriamente si meditano le di lui Invenzioni. In fatti chi mai, com’egli, intese, e seppe far uso delle Leggi Architettoniche sparse ne' Libri di Vitruvio, unico Autore antico a noi rimasto; avendo saputo accoppiarle colle apprese dalle vestigia delle Romane Fabbriche, da esso diligentemente misurate, ed esaminate più volte in tanti suoi viaggi ? Col mezzo di questo Studio egli venne a fornirsi di quella profonda cognizione intorno a tutto ciò, che conviene ad ogni Fabbrica , perché sia perfetta ; in guisa che in ogni sua Invenzione si manifesta quel gran Maestro , eh* egli è . Ma dirò d’ avvantaggio : Chi mai di grazia più di lui fu si vario nelle sue Invenzioni ; tanto saggiamente ai siti, ali’uso, al decoro, cui servir doveva la Fabbrica , applicate ? alcune delle quali sono semplici , ed alcune ornate, ora più , ed ora meno, ma però sempre a proposito, e senza veruna superfluità. A tutto ciò s aggiunga, che nelle proporzioni degli ornamenti, ( ne’quali alcuni malamente credono, che tutta si rinchiuda la perfezione dell’Architettura) 4$ ( v ) tura ) su egli peritissimo; ripartendoli in guisa, che siccome quelli alla Fabbrica tutta, così la Fabbrica ad essi avesse ogni relazione. Ma non v’ è cosa, al parer mio, nel nostro Palladio, che meriti maggior pregio, quanto quella economica , e proporzionata distribuzione , che s’ammira nelle sue Fabbriche , col dovuto riflessi) ali’ uso, ed al costume de 5 suoi tempi : cosa in vero facile a dirsi, ma difficile a eseguirsi altrettanto ; questo essendo lo scoglio, in cui rompono alcuni , che si vantano d’essere Architetti a' nostri giorni, mentre a tutt' altro attendono, e studiano, fuorché a ciò eh' è necessario per conseguire quella unità nelle Fabbriche, che, senza aggiungere ad un' esatto compartimento le convenienti proporzioni , mai non potranno conseguire . Dalla frequente meditazione adunque sopra le Fabbriche del Palladio, ( da me accennata sin' ora sol tanto in generale, e di leggiero,) venni a comprendere il gran giovamento , che ne conseguirebbe l’Architettura, ed il profitto , che ne deriverebbe in coloro , che a sì nobile Studio si danno, qualora le più recondite ragioni di quella Simmetria, che al Palladio piacque di usare ne' suoi Edifizj , venissero al pubblico rese manifeste . Due fra le altre sono, se non m’inganno, le Invenzioni del Palladio di già eseguite, che meritano particolarmente d' essere descritte e osservate. Una si è il Teatro Olimpico; e l'altra la Basilica eretta nella Piazza de’ Signori , volgarmente chiamata il Palagio della Ragione . Intorno la prima è rimasta perfettamente adempiuta la brama de’ Dotti, con molto vantaggio degli amanti dell’Architettura; avendo già latto dono al Pubblico di un suo erudito, ed esatto Discorso il Co: Giovanni Montenari, uno de’nostri più letterati 54$ ( V I ) L»> tesati Cittadini ( i ). Resta la nostra Basilica , di cui non se ne ha sino al presente alcuna particolare descrizione : ond’ io di buon animo quanto per mia privata utilità ho raccolto intorno ali’insigne Edifizio, ora m’accingo di render noto a tutti, a gloria sempre maggiore di s\ rinomato Architetto, ed a benefizio degli amanti della sana Architettura. Ed in fatti del gran Palladio essendo s Invenzione de’magnifici Portici , che tutta d' intorno circondano la Basilica nostra , merita ben essa che mi prenda questa fatica . S’ aggiunga inoltre esser questa una Fabbrica, che senza iperbole può starsene al paragone con qual si voglia Edifizio degli antichi, si per la rara, e singolare Simmetria de’suoi Portici, come per lo studio, per sarte, e perii vaghi ornamenti, di cui vanno essi fregiati. Quindi è, che rettamente corrispondendo fra di loro le parti, che li compongono, ne risulta da tutta la Fabbrica una certa divina armonia, per la quale gsintendenti non solo, ma ancora gsindotti ne restano maravigliati. II mio assunto si è adunque di dimostrare a parte a parte la pianta, e s elevato di cosi nobile Edifizio, spiegandone la rara Invenzione, e la bella idea, la qual concepita pria nella mente del nostro Architetto, venne poi da esso cosi felicemente espressa nella sua esecuzione. Il che se mi riesce, come spero, non solo mi lusingo di poter ottenere il principale intento, il qual si è di far noto al Pubblico quanto di buono avrò saputo raccorre da questa insigne Fabbrica ; ma ancora di per- Ci) Dei Teatro Olimpico di Andrea Palladio in Vicenza, Discorso del Signor Co: Giovanni Montenari Vicentino. Seconda Edizione: con Leu tere due Critiche, l’una del Sig. Marchese Giovanni Poleni, pubblico Professore nell’ Università di Padoa , l’altra dell’Autore. In Padoa 1749. nella Stamperia del Seminario . Il merito dell’Insigne Opera apparisce dagli Atti di Lipsia deli’Anno 1738, Pagina 14;. (*& ( VII ) SP persuadere ogn’uno, quanto sia giusta quella venerazione che professo al nostro Palladio, e quanto consona a quella somma sua gloria, ed immortal fama,che l’opere sue eccellenti gli hanno per tanto tempo acquistata, c di cui è rimasto in possesso per una non interrotta serie di ben due Secoli presso le più colte, ed illuminate nazioni ; fra le quali non v’è dubbio , che non fi distingua la Inglese, che tiene del nostro Palladio quel conto, e gli rende quella giustizia , che gli è ben dovuta . Ed in fatti egli vivrà sempre nelle giustamente incensurabili sue preziose Opere; e quando queste prese siano in esime senza una contraria prevenzione, ci spiegheranno appieno la ragionevole condotta da esso in quelle serbata. La sola invenzione de’Portici della nostra Basilica, quand’anche non esistessero altri suoi Edifizj, e quantunque ella sia una delle sue opere, per cosi dire, giovanili, ce lo dichiara un’ Architetto di prima sfera , come, a Dio piacendo, farò per dimostrare. Ma venendo al fatto, e volendo procedere con quella ragionevol deduzione , e con quel buon ordine , che si richiede, e per me si puote il migliore, egli è ormai tempo, che si proponga il metodo, che ho stabilito di seguire nello descrivere la nostra Basilica. Questo da me si dee ad un saggio consiglio di Claudio Tolomeo,espresso in una sua lettera a coloro , che bramano di tessere la descrizione di qualche Edifizio. Conjungentur , egli dice, cum fìguris explanatio- nes duce, altera Hiftorica de qualìtate Auttoris, & fine cu- jufque JEdificiì ; Architettonica altera de ruttane , ordine , & norma item cujusque. Ecco appunto la strada, eh’io intendo di battere parlando di questa nostra Basilica . Ma perché potrebbe alcuno esser vago ancor di sapere per qual motivo gli antichi alle altre loro Fabbri- <é$ ( Vili ) FO briche v’abbiano aggiunta la Basilica , cosa ne signr sichi il nome, a qual uso folle destinata , e finalmente di quali ornamenti andasse arricchita ; ho creduto cosa molto utile il dividere in due Parti questo mio discorso. Nella Prima accennerò storicamente, ma in succinto , quanto ho saputo raccorre intorno le antiche Basiliche, specialmente le più illustri; e narrerò in appresso la Storia della nostra, tratta da' Monumenti autentici della Città, che la rendono nobile, e curiosa insieme . Nella Seconda parte dimostrerò quanto s’appartiene ali' Architettura,spiegando prima la Simmetria delle antiche Basiliche secondo la dottrina di Vitruvio; indi passando a far lo stesso della nostra; e tutto ciò con quella maggior diligenza , e chiarezza, che per me fia possibile . Conosco benissimo di ritrovarmi sfornito di quella copia d’erudizione , e coltura di stile, che a trattare materia si nobile si converrebbe ; ma sapendo dall’ altra parte, che in simili materie si deve piuttosto porre Ogni studio sopra la dottrina per poter giovare colla chiarezza , che intorno alle voci , non mi arrossirò d" usare i soliti termini dell’ Arte , benché ordinari, e volgari , piuttosto che i sublimi , e ricercati , per non rendermi oscuro ; ed in ciò pure mi sarò gloria d’imitare il nostro Palladio . Se finalmente questa mia fatica verrà benignamente accolta , come non dispero, s’accrescerà vie più in me l’ardente brama d’e- lercitarmi intorno ad un così nobile argomento, quale si è f Architettura Civile. PAR- ( ix ) A ? A R T E PRIMA. CAP. I. Oe//' Etimologia delle Basiliche ; e loro uso appresso gli Antichi . A Voce Basilica ( volendo, secondo V insegnamento di Platone , dir prima della parola > e poi della cosa ) viene dal Greco, chiaramente dimostrandolo l’Etimologia del nome; poiché Basili- altro non suona se non Casa Resta ; sri ca m gale. Quindi è che gli Antichi solevano chiamare Basdicum , o sia Regale , tutto ciò eh' era splendido, e magnifico. ( i) Cosi appresso Plauto, colui che aveva indosso ricche vestimenta, fi diceva Bastlice exornatus ; come pure qucll’ uomo che fosse insigne , e grande , si chiamava Bajilicus ; e se qualche Mimo nella Scena avesse adempiuta per eccellenza la parte sua, Basdice se gejstjse dicebatur. Per fino le strade più magnifiche sono onorate di cotal nome; come fi ha in Celio Rodigino, (2) Basdicas vtas nostri Prcetorias in- terpretantur , Ò“ Confulares : nam quod magnificum ejl , Basdicum dicitur, Ma ritornando ali’Etimologia della Ba- B fisica (1) Pcen. 5. 1. 74. Rud. 2. 4. 18. Pseud. 1. 5. 45. (2) Lib. 28. Cap. xi. E ( x ) A» fisica, abbiamo nell’ Opere del Vescovo S,Isidoro,che (i) Bastliae prius vecabantur Kegum Habìtacu/a , unde & notnen babtnt. E a dir vero con ottima ragione venivano chiamate le Regie Abitazioni Basiliche , poiché am- ministrandosi in else la Giustizia, che è un Regio speziale attributo,, o fossero i Regi stessi, ovvero i Giudici, che facessero le loro veci nel rendere ragione al popolo;, egli è manifesto, offerano dignissime di cotal nome. In fatti fra gli antichi Edifizi, al pubblico e privato comodo, ed uso destinati, i quali per magnificenza, ampiezza, e ricchezza de’loro ornamenti gli altri di gran lunga superavano, non dubito d’asserire, che la Basilica occupava un’ onoratissimo luogo . Onde sarà pregio dell’ opera da’Monumenti autentici rintracciarne 1' Oso, cui dagli antichi era destinata ; indi di mano in mano accennarne le prerogative .. Tutti gli eruditi Scrittori di antiche Fabbriche, facendo parola del particolar uffizio assegnato alla Basilica, concordano nel dire, che questo Edifizio venne destinato per l'adunanza de’ principali Cittadini, e che in detto luogo vi fi rendeva ragione :: a cui non solo vi si riducevano i Senatori perdeliberare intorno i gravi affari della Repubblica,( z ) ed i Giudici d’ogni genere per amministrarvi la Giustizia ; ma eziandio il restante de’ Giurisperiti solevano rispondere da questo luogo, e quando eglino aveano terminato , fot- tentravano i Mercanti , e i Banchieri per trattare i loro particolari negozj. Dal sin qui esposto facilmente si raccoglie qual riguardevole , e nobile Edifizio fosse appresso gli antichi la Basilica ; di qual grandezza, perché atta fosse a contenere tanti diversi generi di persone; e final- ( i ) Lib. xv. Cap. 11. (a) Tommaso Demstero lib. ix. Vedi anche Lodovico Celio Rodigino lib. xxvia. cap. xi. Lugduni 1560, 2L ( x l ) N» finalmente di qual magnificenza, dovendo servire a principali soggetti della Città. Quindi su, che vollero imporle un nome, che ad una Fabbrica, che le sopradet- te nobili prerogative in se racchiudeva, affatto si convenisse ; onde la denominarono .Basilica. CAP. IL De Giudìzi , che s* esercitavano nelle Basiliche ; e d* altro genere di persone , che in esse interveniva . Li Scrittori più rinomati intorno alla polizia, e co- V T fiumi de’Romani, ci attestano, che nelle Basiliche s’addunavano i Centumviri per prononciarvi i loro giudizi . Carlo Sigonio (i) crede, che i Pretori deferissero alcuni litigi più intricati al Collegio de’Centumviri; ma che questi Centumvirali giudizi fossero divisi in molti Collegi, anz i ohe ve ne fodero alcuni , che pria venissero giudicati da’ Decemviri, indi da’Centumviri; lo che chiaramente fi trova espresso in Dione al Lib. LIV. Decemviros Centumvirale judìcium effe sortitos . Suetonio pure asserisce, Augusìum sancisse , ut Decemviri Centumvira- lem Hasìatn cogerent , quam Qua fiorii cogere consueverant. Che poi alla stessa Asta presiedessero i Decemviri, si ha in Pomponio allorché scrisse: Decemviros institutos effe , ut Basta praejsent . Al qual proposito si legge in Ovidio scrivendo a Pisene : Seu trepidos ad fura decem citat Basta virorum , Et firmare jubet centeno judice causfas . Intorno poi a’Centumvirali giudizi, chi ne bramasse una più distinta notizia, legga Quintiliano al libro xi., B 2 e Pli- ( i ) De judiciis Lib. i. Cap. xxvni. De judicio faciendo. c Plinio Cecilio in molte delle sue lettere. Un sol passo però di quett’ ultimo Scrittore mi sia permesso di riferire, che li ha in una sua lettera scritta a Quintiliano, in cui ci dichiara sordine che serbavasi da’Centumviri, allora quando sedevansi ne’Tribunali, la maniera degli Avvocati nel patrocinare le cause, ed il luogo ove se nettava il popolo ad ascoltarle. Così egli comincia (i) Tallite cunòla , inquisì captosque auferte labores . Sen scrtbis altquid , seu legis , folli auserri jube , & accipe orationem meam y ut illi arma divina CTe. Sedebant Judices centum , e!r oòloginta ( tot enim quatuor Conjìliis colliguntur ): in- gens utrimque advocatio , & numerosa subsellia : praterea densa circumsantium corona latissmum judteium multipli- ci circulo ambibat . Ad hoc jìipatum Tribunal , atque et- iam ex superiore Basìlica parte , qua Fvernina, qua Vin , & nudiendi-, quod difficile , (jF, quod facile , visendi sìudio ìmminebant . Magna expeòlatio patrum , magna sliarum , magna edam novercarum. Secutus est var'tus eventus. Nam duobus Conjìliis vicimus , totidem viòli jumus . Notabilis prorsus res , & mirai eadem in caujfa , iijdem judicibus , iisdem Advocatis , eodem tempore , tanta diver/ìtas accidie casti , quod non casus videretur . Viòla est Noverca , &c. Non ti creda però che sol tanto i giudizi Centumvirali s’esercitassero nelle Basiliche; mentre altri differenti litigi in queste pure s’agitavano. (2) I Tribuni della Plebe alle volte ancor essi vi rendevano ragione, come si ha in Plutarco. (3) Erat Basilica Farcia , quam magnus Caso in censura condiderat . Ejus Basilica Tribuni Plebis , quoniam in ili a jus dicere consueverant , columnam , qua sellas eorum impedire videbatur , decreverant tollere. 1 Oltre ( 1 ) Lettera xxxiu. di Plin. lib. vi. (2) Samuel Pitisco Tom. iv. ( V) Plutarco in Cat. min. ( mi ) Oltre i Giudici, ricorrevano alle Basiliche anche gli uomini privati per trattare scambievolmente de’ loro negozi, come si ha nella Legge trigesimafeconda di Paolo ( i ) ttn argentum , quod in Bajilica fuit muliebre legato cedat , Scivola refpondit , si Tejìatrix habuit proprii* m argentum ad ufum fuum paratum , non videri id ìcgatum , quod nego - Scivola refpondit , fi TeJìatrix habuit ufum fuum paratum , non videri id tiandi causa venale proponi foleret. Perché poi le Basiliche nel tempo eziandio del verno fossero comode a coloro, che intervenirvi doveano , Vitruvio ricorda ( 2 ) che siano rivolte verso le parti più calde. Ma basti il sin qui detto degl’ intervenienti alle Basiliche . CAP. III. La prima istituzione delle Basiliche fu appresso de ’ Greci , indi passò ne' Romani . Si dichiara qual fosse la prima Basltca eretta in Roma ~ e si fa. menzione anche delle Basiliche private. D Alla sola Etimologia del nome , quando altri monumenti ci mancassero , siamo resi certi , che in Grecia vi furono erette delle Basiliche. Vitruvio ( 3 ) subito dopo di aver fatta menzione del Foro de’Greci, e insegna il modo, che tenevano essi nel co-^ struire le Basiliche , l’Erario , la Carcere , e la Curia , i quali Edifìzj componevano una stessa cosa col Foro , anzi ( per dir più vero ) erano le principali parti costitutive dello stesso; onde poco dopo foggiugne, che fornito il Foro conviene eleggere il luogo molto sano per il Teatro. I Ro- ( r ) Paul. leg. xxxi i. Gir. de auro leg. (2) Vitruvio Lib. v. Cap. i. ^ ;) Vitruvio Lib. v. Cap. 1, 11. e ni. ( XIV ) I Romani , emulatori nelle scienze , e nell’ arti de’ Greci, trasferirono ne' loro Fori la Basilica : ciò però non fecero si tosto ; mentre avanti che ripulissero i loro costumi, è noto, che esercitavano i giudizj nel Foro allo scoperto (i); come abbiamo in Sibrando Tetar- do ( 2 ) Argentarti in Foro ad tabernas Argentarias : ita Centumviri quoque priori quìdem saculo in Foro , pojìea vero in Bastlicis conveniebant . Si raccoglie anche da lilo Livio ( 3 ) che avanti 1’ erezione delle Basiliche in Roma nacque certo incendio, di cui ci lasciò scritto. In- terrupit hot sermones notte, qua pridie Quinquatrus fuit , pluribus fimul locis circa Forum incendium ortum . Eodem tempore septcm Taberna , qua poslea quinque , & Argentana , qua nunc nova appellantur , arser e. Comprebensa pojìea privata jEdtficia ( ncque enim fune Basilica erant ) comprebensa Latumia , Forumque Piscatorium , & atrium regium . Tutto ciò avvenne ( secondo la Cronologia da me seguirà ) 1’ anno dalla fondazione di Roma DXXXIII. nel Consolato di Marcello, e di Levino. La prima Basilica , di cui ci venga fatta rimembranza, è la Torcia, mentre per Io innanzi di niun’altra abbiamo notizia. Di questa lo stesso Livio cosi scrive. (4) Caso Atria duo , Manium , & Titium in Lato~ mits , & quatuor Tabernas in publicum emit\ Basilicamque ibi fecit, qua Porcia appellata e sì . Et Vettigalia summit pretiisy nitro tributa infìmis locaverunt . L Erezione di questa Basilica c dell’ anno DLXIV. nel Consolato di Lucio Tordo, e di Tublio Claudio. Indi poi moltissime altre se ne videro in Roma , non solo pubbliche, ma anche private a lor’uso particolare da’Cittadini erette, in cui s’ eser- (1) Giulio Minutolo Abbate de Celestin. Dissert. vii. de Basilicis . (2) Sibrando Tetardo Sin. de Centumvirali JudicioLib. n. Cap. ne. (j) Livio Lib, xxvi. Cap. 21. (4) Livio Lib. xxxix. Cap. 2 9 . 4$ ( X V ) esercitavano soltanto privati giudizj. Quindi è che Vi- truvio insegna, che le Balìliche eziandio private non siano dissimili in magnificenza dalle pubbliche, e ne adduce la ragione, cosi dicendo: (i) Praterea Bibliotbecas , Pinacotbecas , Basltcas non diffìmili modo quam publico- rum operum magnifìcentia comparatas ; quod in domibus eorum feepius & publtca constila , & privata } uditi a ar- bit ria que consciuntur. CAP. IV. Novero delle Romane Basiliche ; quali fossero le pik cospicue ; e di alcune altre innalziate fuori di Roma . P Arecchie furono le Basiliche in varj tempi edificate ne' Fori, che sparse si rinvenivano per la Città di Roma. Balta il dire, che Puh. Vittore nella descrizione di queir Alma Città ne annovera dieci nove , ed Onosrio Panvino vent’una; onde chi fosse vago d’intendere d'ogn’ una d'esse la situazione, l’origine, l'Autore, legga i sovramentovati Scrittori. Resta soltanto di accennare qualche cosa intorno le più celebri. Fra tutte viene concesso il primo luogo alla Basilica di Paolo Emilio , (2) nella quale raccontasi aver egli speso mille e cinquecento Talenti, avuti in dono da Cesare, come si ha in Plutarco. ( 3 ) Posi Marcellum cum Casar jam omnibus Rempublicam traftantibus opulenttam propinajset Galliam affatim hauriendam , Curionem Tribunum plebis magno are alieno liberavi/set , Confuli donajset Paulo se pt ungici quinquies , quo argento celebrem Ulani Basiteam juxta Fo- \ 1 ) Vitiuvio Lib vi. Cap. vui. (2) Palladio Lib. Cap. xix. C J ) Plutarco in C. Cesare <*£ ( XV1 ) Kv> Fòrum loco Fulvice a disi c avi t. Oltre la sua grandezza ammirabili erano ancora le sue Colonne di Marmo Frigio. j,Cicerone pure ne sa un grand’Elogio scrivendo ad Attico: (i) Paulus in medio Foro Bafilìcam jam pene te- xuit '' ììjdem- antiquis eolumnis. lllam aurem , qitam locavit , fecit magnificentijjimam. Quid quarte ? nibil gratius ìlio monumento, nibil gloriostus . E’molto cosa degna di riflesso, che qui si fa menzione di due Basiliche , onde da’Dotti si crede, che una venisse da Paolo ristorata, (2) e l'altra di nuovo eretta,’ e che la prima fosse la Basilica Poscia, ovvero l’Opimia. Ed in fatti anche la Basilica Porcia era una delle principali, ed inoltre ebbe il vanto di esser.sta prima,, come si è detto nel Capitolo superiore. Abbiamo da Asconio, che questa Basilica soggiacque ad un’incendio: ( z) Quo igne , & ipfa quoque Curia flagra- vit, & item Porcia Basilica , qua erat ei juntta , ambusta est. Non interiore di molto a .queste dee credersi , 'che > fosse la Basilica Giulia,- poiché, come dice Stazio, nel mezzo del Foro v’ era la Statua Equestre di Dominiamo , di dietro il Tempio della Concordia, ed il Campidoglio, in saccia.il Palagio, ed il Tempio di Vesta, e lateralmente la Basilica Giulia, e quella di Paolo Emi» lio; il che si raccoglie da’ seguenti versi: (4) Ipse autem puro celsum caput aere septus . j Tempia super fulges , & prospettare viderh An nova contemtis furgant Palatia flammis ■ Pulcbrìus ; an fatta vigilet face Troicus ignh'. Atque exploratas jam laudet Vesta ministras. E, poco dopo foggi ugne; , ( 1 ) Cicero ad Atticum iv. ró. .. (2) Samuel Pitisco Tom. ìv. . ' 1 2 3 4 v ’o . (3) Ascon. Arguti), in Cicer. Mil. :iO 7 ' 1 \ (4) Alessandro Donato Lib, 3. Cap. ij. • ... ItKk lUUUliJ !!; li i i! ;! |llii i i i,'llU!t! : iHIÌ ! li| ;: 'i ’i!! ; l" l: ! 5t»j_ ' i~~ '.'i ~~r~ i i r ■JcT/Us ez- // tfS ( xvn ) &* • At laterum passus bine sulià Tempia tuentur , i Mine Belligeri sublimis Regia Pauli. Anche Marziale parlando della stessa Basilica, canta: Jam clamar, centumque viri , densumque corona Vulgus , & infanti Julia'Tempia placent. Merita di osservarsi, che in alcuni Codici si legge Ju- lìa < Tetta invece di Julia Tempia , non tanto in questi ultimi' versi , come anche in quelli di sopra di Stazio . :Ma non sia maraviglia , se col nome di Tempio si chiami la Basilica , concedendo alle volte i Romani un cotal nome alla Curia , ed a Rostri eziandio, perche nella loro erezione vi prendevano gli augurj; ond'è probabile, che lo stesso cerimoniale rito osservassero pure nella Fabbrica delle Basiliche. E’degna di riflesso ancora la Basilica Sempronia: ( i ) essa si crede la seconda che sia stata eretta in Roma, e venne innalzata presso al luogo denominato sìgnum Vertumni , come abbiamo in A scorno . ( 2 ) Signum Vertumni in ultimo vico Theutario e sì , sub Basìlica angulo slettentibus se ad posìremam dexteram partem. Da ciò poi, che abbiamo in Livio, rapporto alla gran spesa nel Fabbricarla, ci fa credere, che fosse assai riguardevole, dicendoci ( 3 ) cum eh dimidium ex Vettigalibus ejus anni attributum ex Senatus Consulto a s^uasl ori bus esfet • Tiberius Sempronius ex e a pecunia , qua ipft attribuì a erat , ades Pub. Africani poste Veteres ad Vertumni sìgnum, laneasque , & tabernas con- junttas in publicum emit\ Basilicamque sacicndam curavit , qua 'posìea Sempronia appellata est . Ma basti il sin qui detto delle 'principali!Basiliche di Roma. Si noti però, che. anche fuori dell’Alma Città a di lei imitazione fu- C rono > ( 1 ) Giulio Minutolo Abbate de Celestini. Dissert. vii. deBasilicis'. ( 2 ) Asconio in Cicerone . 3 ) Livio Lib. xhv. Cap. 14. ( XVIII ) rono erette delle Basiliche. Di una ne siamo certi; poiché ce la descrive Vitruvio, come suo parto, (i) Questa fu eretta in Fano; ma in oggi non ne rimane alcun vestigio. Fa menzione inoltre lo stesso Vitruvio d’altra Basilica posta nella Giulia Aquiliana , la qual si crede, che venisse fabbricata nel Friuli. Poche altre memorie di Basiliche collocate fuori di Roma ci rimangono ; se non che alcuni credono , che uno de' Tempi di Nimes chiamato la Mason 6 )uaree fosse una Basilica: ma questa opinione viene riprovata dal nostro erudito Palladio. (2) Si ha per altro nella vita di Adriano, che queir Imperadore con soccasione (3) d’aver ordinate sontuosissime Fabbriche nelle Gallie , facesse costruire la Basilica di Plotina in Nimes, Edifizio che non punto cedeva in magnificenza agli altri ; di cui però in oggi non resta alcun rimasuglio. C A P. V. Si espongono i pareri de Dotti intorno al nome di Basilica , attribuito ad alcuni T empj alla nojìra Religione conjagrati . N ON devo passar sotto silenzio, come i primi c principali Tempi de’ Cristiani furono decorati coi nome di Basilica ; il qual’ onorevole titolo al presente pure molti s'usurpano. I Sagri Scrittori, S. Girolamo, e S. Agostino (4) ed altri Padri della Chiesa egualmente ne rendono testimonianza. Alcuni sono di parere, che ciò sia ( 1 ) Vitruvio Lib. v. Cap. i. (2) Palladio Lib. lv. Cap. xxvm. (3) Istoria dell’Architettura (4) Vedi il Commento del Filandro al Lib. v. di Vitruvio Cap. 1. E ( XlX ) sia avvenuto per l’eccellenza del nome, sembrando loro che molto convenisse alle nostre Chiese il denominarle Basiliche. Il sentimento di S. Isidoro conferma la loro opinione, dicendo egli, ( i ) Basilica;prim vocabantur Regum Habitacula , unde & nomen babent : nam Rex , & Basiste x Regtte Habitationes. Nunc autem ideo Divina Tempia Basìlica nominantur , quia ibi Regi omnium Deo cultus , O* Sacrificia osferuntur . La ragione, eh' egli ne adduce non può essere più convincente, onde persuaderci , che l'eccelso nome di Basilica convenga meglio alla Casa di Dio, eh' e il Re de’Regi, che alle abitazioni degli uomini, benché insigniti del Regio carattere. Non mancano per altro Personaggi dottissimi, i quali credono, che si sia resa commune questa nomenclatura a’ nostri Sagri Edifizj per la simiglianza, e forma, che sin da'primi secoli della Chiesa venne loro impartita; al qual proposito dice Leon Battista Alberti (2): Ma i noflrì cominciarono a poco a poco a servirsi delle Basiliche per Sagrtfica- re, e feciono que fio, sì perché essi erano avvezzi da principio a ragunarst , ed attrovarsi insieme nelle Basiliche de' privati , sì ancora perché in quelle si collocano gli Altari in alto in cambio del Tribunale con gran Msefid , e attorno gli Altari ancora s accammoda eccellentemente il Coro. Il resante della Basilica , come fono le Navi , ed ti Portico , parte sanno apparecchiate a servire a chi passeggiava , e parte a chi fava attento a sa griffi - Aggiungevasi che la voce del Pontefice , mentre eh' egli parlava , fi comprendeva meglio in una Basilica con i Palchi di legname , che non facea nei Tempj in Volta. Simile si è il parere del dottissimo nostro Palladio (3); cosi pure quello del Filandro (4) C z eccel- C 1 ) S. Isidori Episcopi Lib. xv. Cap. iv. ( r ) Lib. vii. ( ; ) Palladio Lib. iv. Cap. v. (4) Vitruvio del Filandro Lib. v. Cap. i. ( x x ) &•> eccellente Commentatore di Vitruvio, e di moltissimi altri ancora, ì quali, riuscirei molto nojoso, se volessi tutti annoverare. Ed in fatti non si può negare che essendo state erette le Basiliche qualche Secolo pria de' nostri Sagri Edifizj, e questi della siesta forma , e ripartimento di quelle; ciò non serva di sufficiente argomento per farci credere, che le Basiliche abbiano communicato a’ Tempj assieme colla loro simmetria, eziandio il nome. Quattro per tanto sono le principali Sagre Basiliche, che esistono in Roma (i), chiamate di Laterano, di S. Pietro, dì S. Paolo, e di Santa Maria Maggiore. Basti però quel poco , che ho accennato su di questo proposito , imperciocché volendomi diffondere , troppo m' allontanerei dall’ intrapreso argomento. CAP. V I. Dalla declinatone dell' Imperio Romano fitto a Teodori- co Re de' Gotti non vè notit a -> che sano fate erette nuove Basiliche . A Lla decadenza del Romano Impero se ne andò del pari quella delle Arti, e delle Scienze. La siesta infausta sorte sperimentò pure l’Architettura, la qual essendo in fiore al tempo di Giulio Cesare , andò dipoi ( come accader suole alle umane cose, che sono in un continuo movimento ) vie più declinando; onde avvenne che gli Architetti allontanandosi gradatamente dalle buone regole di Vitruvio, e degli Antichi, intrapresero di Fabbricare a capriccio, senza rispetto alcuno avere alla sodezza, e bellezza de’ Romani Edifizj. E' suor di dubbio, che il mossi) Sarrmel Pitisco Tom. iv. 4$ ( x x i ) &*s il motivo principale sì della decadenza dell’Imperio, come delle scienze, ed in particolare dell’Architettura, ripetere ci conviene dals inondazione di genti Barbare (i) a noi venute dall’Isole Settentrionali, e queste furono i Gotti, gli Ostrogotti, iVisigotti, i Vandali, i Longobardi, ed altre nazioni, le quali non solo tralasciarono del tutto di fabbricare, ma quel eh'è peggio, depredando la nostra misera Italia, e mettendola a ferro e fuoco, finirono di distruggere principalmente quegli Edifizj, che in magnificenza, splendore, e bellezza gli altri di gran lunga superavano. Cominciò a respirare per verità qualche poco l’afflitta nostra Italia, quando pervenne sotto il Dominio pacifico di Teodorico Re de’Gotti.- onde, come abbiamo in Castìodoro (2), e Paolo Diacono, si videro in quel tempo rinovellate le Città, fortificati i Castelli, ristorati gli antichi Edifizj di Roma, ed in appresso innalzati alcuni di vasta mole con animo veramente Reale ; ma questi erano privi della buona Architettura, e perciò scevri d’ogni grazia, e bellezza. Fu a parte di cotesto vantaggio in quel tempo eziandio la Città nostra. In prova di ciò il Castellin! nella sua Storia ci dice ( 3 ) Onde la Città di Vicenda, che non aveva mai ripreso quell’antico Juo fiato , nel quale sera mantenuta tanto tempo fino alla venuta di Attila , respiro alquanto ; poiché quei Cittadini) che vi tornavano , a gara l'uno dell' altro re edificandola , furono cagione che in breve tempo accrescere di molto Popolo , e di gran ornamento degli Edifizj ; tra quali la Chiesa Cattedrale , ed il Teatro , nel qual , risìaurato che fu , vi furono celebrati li giuochi alla presenta di Teodorico , che in quei giorni fi ritrovava in Vicenda . Ma nel proposito (1) Scamozzio Parte Prima Lib. x. Cap. xviii. (2) Scamozzio Parte Prima Lib. i. Cap. vi. ( ? ) Istoria Manuseritta del Castellin; Lib. ni. ss C XXII ) sito delle Basiliche, abbiamo in Cassiodoro un bel monumento , il qual serve di manifesta prova dell' animo grande di Teodorico . (i) Egli ci attesta, che somma fu la sua attenzione intorno agli antichi Edifizj; ma che difficilmente potendo questi ristorarsi, ordinò che raccolti i loro frammenti fossero trasferiti in diversi luoghi per l'e- rezione di nuove Fabbriche; e ciò fece principalmente in Ravena, ove per suo comando s’innalzò un’Edifizio denominato la Basilica di Ercole: la qual giova credere, che fosse magnifica, attesoché era ornata de'frammenti di marmo antichi, raccolti da molte parti. CAP. VII. Si rintraccia il tempo , in cui fu eretta la Basilica diVicen^a. E Ccomi giunto a favellare della nostra Basilica, scopo principale dell’Opera: di cui esporrò quanto ho saputo raccòrrò intorno alla sua Storia con la maggior brevità possibile. L’origine sua per verità è assai oscura; non lo stesso però si può aderire de’ tempi posteriori, come da moltiplici autentici monumenti si manifesta, da’quali si ritrae una nobile, e distinta serie delle sue vicende. La ricerca prima da me fatta intorno al tempo preciso della sua Erezione non ha corrisposto alle mie brame ; cosi pure ci resta ignoto il nome dell'Architetto, Ma di ciò non dobbiamo maravigliarci, poiché dal Quinto Secolo sino al Decimo in simili materie si ritroviamo al bujo, ignorandosi quali sian stati gli Architetti di molte insigni Fabbriche, che in quei tempi furono edificate. Che poi la nostra Basilica sia uno di quegli Edifizj, che fu innalzato ( i ) Cassiodoro Lib, i. Epist, vi. e Lib. m. Epist. ix., e x, <4$ ( X X I I I ) &*) zato al tempo di Teodorico Re de’Gotti, o poco dopo, non ci mancano le più sorti presunzioni di sospettarlo. Ed in fatti Vicenzo Scamozzi ce lo suppone, annoverando la nostra Basilica nel numero di quelle Fabbriche,che furono erette in vicinanza di que’tempi, (i) A questo si aggiunga che essendosi in gran parte reedificata la nostra Città, come si è detto, si può dedurre con non lieve congettura, che una delle Fabbriche di que’tempi sia stata la nostra Basilica. Crederei non per tanto, che su questo punto una forte presunzione desumere si potesse da un’ antico monumento esistente nel!’Archivio di Torre, in cui si leggono descritti i beni, e le possessioni della Città; fra’ quali la nostra Basilica occupa il primo luogo: eccone le parole. (2) In Cbr'tfìi Nomine . Milesmo ducentesimo fexagejtmo secundo , Indiatone quinta , die luna fextodecimo infrante Januario. Caeterisommislìs. In Primo Palatium ve- tus Communio Vincentia , quod modo novtter cbopertum fuit cum una Jìorta Turrita , super quod Palatium redditur jus.... & Camera Antianorum , & Ecclesia , & alta Camerula apud dtblam Turrim . cui cabaret ab uno latere verfus meri- diem Platea , qua e fi verfus Pontem Berica , & ab alio latere verfus septentrionem Platea , qua appellatur Pero- n'tum , & ab uno capite verfus mane Arcus Volti magni ab alio capite verfus fero via quadam qua tranfit a Sedi- minibus quidam Kodulpbi Sicadenarii ad Piscanam. Ho voluto riferire tutto l’intiero Paragrafo riguardante la nostra Fabbrica, acciocché dalla descrizione de’ suoi confini chiaramente si vegga, che qui fuori d’ogni dubbiosi parla della nostra Basilica. Ora dico io, se nel sanno 1262* questa si denomina Palatium Vetus , cioè antico Palagio, adunque volendosi uniformare al solito costume di chiamare ( 1 ) Scamozzio Parte Prima Lib. i. Cap. vi. (2) Ex Lib. Omnium Poss. ad Pag. t. 2. exislente in Turri. <4$ ( X X I V ) &•> mare antiche soltanto quelle Fabbriche, che contano cinque, o sei Secoli dalla loro erezione, non si dovrà riputare irragionevole la congettura, che la Fabbrica della nostra Basilica posta riferirli a' tempi di Teodorico, opoco dopo, CAP, Vili. De due lncendj sofferti dulia nostra Basilica. L A pih antica memoria della Basilica la dobbiamo alla Cronica di Niccola Smerego. Questi ci lasciò scritto, che negli anni 1222. e 1223. furono fabbricati cinque Archi sotto il Palagio ( 1 ) MCCXXI 1 .Ù' MCCXXIII. Indizione Decima , & Undecima fuit Domiam Laurentius Stra?^a de Martinengo de Brixia Por estui Vincenti #, & secit sieri quinqite Arcus , qui flint subtus P al attuin , & sue- runt Magijìri de Cremona ad faciendum dittimi Opus. Conviene credere, che questi cinque Archi, che lì dicono eretti sotto il Palagio, fossero stati fatti in aggiunte, poiché, come abbiam’osservato nel!’antecedente Capitolo , sm dalf anno 1262. egli si chiamava antico Palagio. Somma fu la disavventura che sofferse la nostra Basilica nella presa della Città dal!’ Imperador Federigo 1' anno 1236. rimanendo in quel disastro abbruciata; come abbiamo nella Cronica del Smerego; il qual narrandoci la di lei ristaurazione cosi dice. (2) Regimen cujus inccepit a Pesto S. Micbaelis MCCLIX. & MCCLX. Et ipse D. RtTgardus inccepit fisti facete Palatium Civitatis Vincenti# , quod combufium fuetat , quando Civitas combusta fuit per Imperatorem Fedeticum de lignamine Manganorum , CT de lignamine Carcerum Bericarum. Quasi nella stella maniera ( 1 ) Nel Tomo vm. del Muratori Vedi Cronicon Nicolai Smeregi a Car. 98. (2) Vedi lo (tesso Cronicon a Car. 102. (tó(XXV)^ niera ci viene riserto il detto Incendio dal Pagliarino; eccolo, ( i ) D. Aycardus de Litolpho de Padua , Vincenti# Potejìas , posi mortem Eccelini primus in Civitate Potejìas prò Patavis. Is Aycard'tnus fieri fecit Palatium Communis , quod ab Imperatore in captione Urbis fuerat combufium. Non è però credibile, che dal detto Incendio del tutto la Basilica venisse distrutta, ma solamente le parti combustibili, come a dire il Coperto, le Porte, le Penestre, i Tribunali, e le altre di simil materia composte; e perciò in tal guisa penso, che si debbano intendere gli accennati Autori, quando ci parlano della sua rinovazione. Di fatto in un'Operetta di Anonimo Autore si ha, che Panno MCCLXXXIX. fuit D. Joannes de Thadis (2) de Padua , Poteftas Vincenti #, qui fecit fieri Scalas lapideas , & fecit bonum regimen . E perché non si dubiti, se qui si parli delle Scale della Basilica, nel manoscritto Ambrosiano secondo, leggiamo, Scalas lapideas Palatii ì Ò' fecit &c. Ma più apertamente il Pagliarino dice (3) D. Joannes de Tbadis de Padua Doftor, & Miles , Vincentice Potefìas. Iste fieri fecit scalas lapideas Palasti , cum antea omnia per Federicum Imperatore}» fuijfient dirupta . Se adunque dalP Incendio non rimasero distrutte le Scale , che erano di Pietra, ma bensì furono minate dall’Imperatore, convien credere, che ne anche le parti solide, come sono i Pilastri, gli Archi, le Colonne siano rimaste incenerite. Che se poi li fosse in sospetto, che tutta la Basilica fosse stata minata, pare che i sopra allegati Autori ne avrebbero dovuto lasciar la memoria , come hanno fatto delle scale. Gran peso accresce a questa mia opinione il parere del chiarissimo Sig. Marchese Poleni, D il qua- ( x ) Storia del Pagliarino Lib. I. a Cav. 78. ( 2 ) Tomovxii.delMuratoriaCar.no. vediOpusculumScriptoris Anonimi, (3) là l- ss ( X X V I ) il quale nella celebre sua Dissertazione ( i ) sopra il Tempio di Diana in Eseso , validamente sostiene , che nell’Incendio recatoli da Erostato, niente altro di riguardevole siasi abbrucciato fuori del tetto, adducendo fra le molte ragioni la da me sovraccennata , cioè , che allora quando accade un Incendio in una massiccia Fabbrica composta di grandi pietre, queste sussistono anche dopo; ma non cosi avvenire delle parti di legno , perché sono di materia atta al fuoco. Un’osservazione a questo proposito mi giova di non tralasciare, essendo affatto coerente al caso nostro. Si è detto nel Capo antecedente, che nel Libro in cui sono descritti ì beni della Città dell' anno 1262., il primo che si legga, si è la nostra Basilica./» primis Palatìum Vetus Communio Vìncenti #, quoti modo no- viter cbopertum fuit . Due anni avanti n’ era seguita la ristorazione a motivo dell’ Incendio sofferto , e ciò non ostante si chiama Palatìum Vetus. Chi è adunque, che non vegga, che quando tutto sEdifizio si fosse incenerito, e poi di nuovo fabbricato, malamente sarebbe stata scritta la memoria, cui meglio convenuto sarebbe il denominare la nostra Basilica, il Palagio Nuovo nel sito del Vecchio; nella stessa guisa, che avendo sofferto soltanto il coperto, s’aggiugne, che poco avanti era stato rinova- to, quod modo noviter cbopertum fuit . Di altro Incendio accaduto nello stesso secolo alla nostra Basilica siamo ammoniti dalla Cronica dello Smerego; dicendosi, che (2) ilio tempore , cioè Fanno MCCXD. arjtt Carcer prope Pa- latium , & fuit combufìum Palatìum Magnum Civitatis Vìncenti#. MCCXD I. fuit D.Lovatus Judex Potè fias Vincenti# , O 1 fecit bonum regimen , Ò" fecit pingi , & scribi Hiflorìas de Palatìo. E’ manifesto il motivo di questo Incensi) March. Giovanni Poleni del Tempio di Diana. Disser, i.Cap. sui. (2) Storia del Muratori a Car. ( xx vii ) cendio, mentre si dice accaduto per causa di quello delle vicine Prigioni. Anche questa volta convien credere, che le parti solo di legno siano rimaste incenerite, e subito dopo ristorate, attesoché sanno addietro il Palagio era in istato di esser dipinto. Duopo si è poi confessare, che la nostra Basilica solfe tenuta in conto di una fabbrica di molta estimazione anche in que' tempi, mentre si dice, che il Podestà non solo ordinò, che venisse dipinta, ma in appresso comandò, che se ne scrivesse la Storia. CAP. IX. Del ter^o Incendio , e dello flato deplorabile della nostra Basìlica; come pure de 1 provvedimenti presi per riparare la imminente sua rovina. P Are che destinata fosse la nostra Basilica a dover soggiacere di tratto in tratto agì' Incendi ; poiché ritrovo, che verso sanno 1444. le convenne soccombere ad un terzo; ma il motivo mi resta ignoto. Non a questa sola calamità però soggiacque in quel tempo; ma di un' altra molto maggiore veniva minacciata, qual’ era di una generale imminente caduta. I nostri Cittadini penetrati dal soprastante pericolo, ben riflettendo, che sì riguardevole Edifizio oltre al comodo riusciva in appresso di decoro alla Città, avrebbero bramato di poterli recare un pronto rimedio; ma per conseguire il lodevole intento mal corrispondevano le forze della Provincia, abbisognando una considerabile somma di danaro. Quindi su che per unico ripiego stabilirono di mandare quattro de’ nostri Cittadini con s onorevole carico di Ambasciadori a’piedi del nostro Clementissimo Principe, per supplicarlo a volere con pubblica munificenza sovvenire la Città D 2 nostra ( XXVIII ) A* nostra in questo suo occorrente bisogno. Prescelti adunque quattro Soggetti, ed ingionta loro la commissione, pervenuti questi a Venezia , esposta avendo umilmente la Supplica, oltre d’esser stati accolti con cordiale paterna predilezione, ottennero un benigno grazioso rescritto, molto onorevole alla Patria, col quale li commise a Rettori ( i ) che per riparazione della Basilica nostra dovessero contribuire Ducati mille d’oro ogn' anno per anni cinque venturi, e questi fossero degli ultimi danari, che si riscuotessero de’ Dazj , i quali se non fossero bastevoli ali' occorrenza, si dovesse supplire con altri della Laniera Fiscale ; con condizione però che al rimanente della spesa, si de’ lavori, come de’ materiali necessari, soggiacer dovesse la Città nostra. Colla scorta di si generoso soccorso si diede principio alla riparazione della Basilica, e se ne continuò il lavoro ne’ susseguenti sei anni ; ma ciò non ostante non fu possibile di por fine ali’opera, non essendo stato bastevole l’impetrato sussidio. Convenne per tanto alla Città umiliarsi di nuovo al Serenissimo Principe col mezzo di due altri Oratori, acciocché si degnasse di continuare le sue beneficenze, trovandosi la stessa impotente a poter terminare l’opera di già molto bene incamminata. Quindi col mezzo d’un’altro favorevole rescritto s’ottenne la grazia, (a) e fu ordinato al Podestà , e Capitanin di quel tempo, che dovessero soccorrere la Città per la continuazione della Fabbrica con Ducati seicento d' oro per altri cinque anni de’ danari della (i) A Franciscus Foscari Dei Grafia Dux Venetiarum &c. Inclinati &c. S’avverte il Leggitore che i Monumenti tutti riguardanti la nostra Ba» filica esistono nelPArchivio di Torre, e che li principali si fono collocati per ordine de’tempi nel fine dell’Opera, ed ogn’ uno ì contrassegnato con lettera Maiuscola per Alfabetto, a maggior facilità , e comodo di ritrovarli. ( 2 ) B Franciscus Foscari Dei Gratin &c, Ad ncstram &c. (iS(XXIX)^l della stessa natura di prima, e con pari obbligazione riguardo la Città, di dover prevedere al rimanente, che abbisognasse per il compimento dell’Opera. In appresto, di due altri Sovrani favorevoli rescritti ( i ) fu decorata la Città nostra, co’quali «'impartisce la facoltà al Podestà di quel tempo di poter convenire coi condannati in danari, facendo loro grazia, o lavorando in persona, o pure ponendo altri al lavoro in lor vece , in somma con quelle condizioni che da esso fossero credute convenienti . Col mezzo di si riguardevoli soccorsi egli è credibile, che si sia dato compimento alla necessaria riparazione della Basilica; il di cui stato deplorabile si deduce dalla quantità del danaro, che vi su speso ; poiché oltre gli otto mila Ducati d’ oro generosamente donati dal Principe, somma in que’ tempi riguardevoli sii ma, la Città pure dovette aver molto contribuito; ma il quantitativo ci è ignoto. A tutto ciò si aggiunga il vantaggio , che si sarà riportato per le grazie concesse a' condannati . Onde si può conchiudere, che la riparazione della Basilica abbia eguagliata la spesa di altra riguardevole fabbrica, che da’fondamenti si fosse innalzata. CAP. X. La caduta di gran parte delle Loggie spinge la Città ad imprendere nuove deltberayìoni , ma non ottiene il bramato effetto .  Llora quando speravasi, che la nostra Basilica, ( attesa l’accennata dispendiosa riparazione ) soste ridotta in sicuro stato, eccola, passati appena soli anni quaranta, di bel nuovo girsene in total rovina. Di già gran parte ( I ) C Franciscus Foscari Dei Grafia &c. Nuper &c. Altra simile. Franciscus Foscari &c. ( X X X ) te delle Loggie era caduta, ed il restante minacciava lo stesso, se non fosse stato con puntelli rattenuto. Non è cosa però difficile l’indovinare il motivo di si grave disordine, se si rifletta ali’antichità della fabbrica, ed alla debolezza delle Loggie; come dalle scritture degli Architetti indicanti gli opportuni rimedi, ci vien fatto palese. ( i ) Degno è pur di riflesso, che si le Loggie, come il corpo della Basilica fu edificato ne’tempi, in cui il buon gusto dell’Architettura era mancato, e che anzi un barbaro stile nelle fabbriche appellato Gottico si seguiva . La maggior discrepanza fra l’Architettura Romana , e la Gottica, da ciò si desume , che la prima usa nelle fabbriche proporzioni convenienti alla loro solidità; al contrario la seconda si vanta, che alcune sue parti più tosto dimostrino leggerezza , che robustezza , il qual difetto suole principalmente manifestarsi nelle colonne, ed ornamenti. Le Loggie adunque della nostra Basilica della stessa falsa simmetria erano fornite, onde conveniva finalmente , che la loro debolezza si faceste palese. Necessario per tanto essendo dì rimediare al mal già accaduto, e di porr’argine al venturo, Tanno 1496. fu nel Consiglio di Cento da Bartolammeo Pagello Capo de’ Deputati, a nome anche de’ suoi Colleghi (2) con grand’eloquenza ed energia, dopo di aver esposto lo stato infelice della nostra Basilica , proposta la Parte , che venne anche dal maggior numero de’Consiliari abbracciata, la qual conteneva, che fosse impartita facoltà a’Deputati di quel tempo, ed eziandio a’venturi di chiamare uno, due, o più Architetti per intendere i loro pareri circa il modo di rendere la fabbrica perpetua, e du- Ct) D Prima Scrittura di Antonio Rizzo . (O 14-6. Die Domin. j. Mensis Julii. In Coni. Centuin supra Palatio &c. Ex Membran. vetere, ad Pag. 24;. T. in Turri. E (xxxi) e durevole; con la condizione però, che tutto quello, che fosse ricordato opportuno, dovesse esser riferito al Consiglio per la sua deliberazione ; il che venne accettato, non ostante un'altra Parte presa per Io innanzi : il contenuto della quale, benché non abbia avuto la forte di rinvenire, è facile d’intendere da quanto sono per narrare. Era stato chiamato poco tempo prima Antonio Riccio Architetto Veneziano: questi aveva suggerito un rimedio, acciocché le Loggie stessero sode , e ferme , consistente principalmente nella mutazione delle Colonne inferiori. Ma un certo Alessio Architetto, unito a molti Cittadini intelligenti d’Architettura, con valide ragioni sosteneva , che il ripiego ricordato dal Riccio , poteva bensì impedire la rovina delle Loggie per alcuni anni , ma che non era bastevole di renderle perpetue. Questo per tanto fu il motivo che mosse i Deputati a mandare la Parte accennata, non ostante l’altra presa per lo avanti, la qual convien credere, che approvasse l'opinione del Riccio . In adempimento della Parte del Consìglio fu di nuovo chiamato il suddetto Antonio , il qual meglio esaminata la fabbrica , rapporto alle Loggie inferiori e superiori, conobbe, che la sua prima Scrittura non additava quel ripiego , che potesse renderla perpetua, conferà intenzione de' Deputati; perciò altra if estese, (i) la qual non solo fu letta in Consiglio convocato a bella posta lo stesso anno , ma egli medesimo colla viva voce espose le ragioni, che lo aveano mosso a presentare questa feconda Scrittura differente dalla prima. Essa in succinto conteneva,.che si dovessero togliere le Loggie tanto di sopra come di sotto, per indi rimetterle in opera. Ma giova ponderare il consiglio, che porge ( i) I 1406. Die Veneris, xv. Mensis Julii. In Cons. Centum ad tinnitimi Campanas &c. non potevano fare a meno di non insistere sulla conservazione delle -secchie Loggie ; la qual loro opinione veniva confirmata da Antonio, e Giorgio Spaventa Architetti Ducali, e da altri Periti nell’Arte ; il che facendosi, dicevano j che si minorava la spesa, e che 1’ Opera sarebbe riuscita tutta uniforme, ed in breve condotta a fine. Mandarono perciò alla Ballottazione la Parte contenente , che stanti le allegate ragioni fi doveste . conservare la fabbrica , ,risarcendola a norma di alcuni Capitoli presentati da Giorgio Spaventa; con condizione però, che l’Architetto , il qual doveste presedete , venisse prescelto da otto Cittadini, a’quali aggiungere si dovessero i tre Soggetti eletti per lo innanzi , cosicché- questi undeci, s’ intendessero Pressidi. alla fabbrica,. con facoltà di accordare ali’Architetto quel!' onorario , che a loro sembraste conveniente, con arbitrio anche di potere annullarlo ad ogni altro , cui per lo innanzi fosse stato stabilito da i. foli tre Pressidi . S ’udirono varie dispute intorno alla Parte proposta, ma non ostante ottenn’ ella la maggior parte de' Suffragi. Dalle .cose sin .qui narrate credo che inferir se ne possa, che* due erano le opinioni de' Cittadini in parte discrepanti, ambedue però intirizzate allo stesso fine, che era la conservazione della Fabbrica; mentre alcuni bramavano una riparazione, che la rendesse perpetua a norma della seconda Scrittura del Riccio, ed altri mosti dallo spirito d’economia credevano che bastasse ripararla alla meglio, stando appoggiati al primo parere del Riccio stesso, con condizione però che ciò dovesse effettuarsi a tenore de’ Capitoli proposti da Giorgio Spaventa. In seguito si vedrà che niuno de' suddetti provedi- menti ■ ottenne verun’ effetto. . , :'UjiIOI ' T. ' if H\ i i CAP. CAP. X I. i De nuovi provedimcnti riguardanti la riparazione delle Loggieiper cui motivo viene chiamato Giulio Romano. G iova credere, che poco, o nulla si fosse lavorato nelle leggio dopo la Parte iz. Marzo 1498. poiché abbiamo, che Tanno iz»,. si, proposto, e deliberato dal Consiglio di Cento, che essendo le Loggie del Palagio verso la Piazza de’ Signori in pericolo di rovinare, ( 1 ) e similmente il Ponte di S. Michele, ed abbisognando anche di riparazione la Torre grande, fossero eletti due Cittadini esperti, i quali con intelligenza de’ Deputati dovessero chiamare de’ migliori Architetti ad effetto di provedere che T insigne fabbrica del Palagio non precipitasse del tutto, e con autorità di spendere quanto occorresse, purché il modo della ristorazione, e della spesa fosse pria reso noto al Consiglio per la sua approvazione. In vigore per tanto della suddetta Parte rimasero eletti due Cittadini, a’quali con altra Parte del Consiglio 15. Marzo dello stesso anno (2) venne loro impartita la facoltà di poter spendere, in chiamare degli Architetti, quindeci in venti Ducati. Pare che dopo tale deliberazione siasi dato principio al lavoro; poiché ritrovo che Tanno 1537. fu proposta una Parte (3) che ne suppone un’altra, la qual non ho potuto rinvenire, in cui si dice, che essendo il Palagio di grandissimo ornamento, e commodo della Città, ma la rifabbrica delle _ _Log- ( 1 ) In Nomine Domin: Nostri Jesu Christi &c. Cum superioribus &c. (a) ,;r;. die i;. Martii praisentibus Egregiis Viris Gregorio a Ferro âcc. ex Lib. 5. Provi!. Car, 207. ( î ) In Christi nomine Amen. Ommislîs &c. Insuper quoniam, &c. ex Lib. j. Provi!. Car. ;»8. (XXXV ) A»» Loggie di sommo dispendio , per ciò venga impartita facoltà di spendere oltre a’ Ducati duecento e qua- rantanove d’oro già destinati., altri cento e cinquanta ogn’anno, sino che sia compiuta l'opera. Contiene apprestò la stesta Parte, che si debbano rinovare i Tribunali destinati a varj Uffizi, supplendo alla spesa con altri danari della Città. Ma Tanno 1541. colta l’occasione di sostituire altro Soggetto ad uno de’ tre Pressili, che era mancato di vivere, si proibisce Jal Consiglio (1) il dar principio ali’opera, le prima non si saranno presentati i Disegni, o Modelli, per essere dallo stesso Consiglio prescelti, e ciò non ostante la Parte 1 536. Perché poi i tre Pressidi abbiano il modo di chiamare degli Architetti , cosi pure di far lavorare de’ Modelli, ed altre cose necessarie, il Consiglio ad essi permette (2) di spendere sino alla somma di Ducati cinquanta , come dalla Parte del giorno 6 . Settembre dello stesso anno si raccoglie . Non solo però era a cuore de* Cittadini la fermezza delle Loggie, ma eziandio Tornamento interno della gran Sala; della qual cosa ne abbiamo un chiaro argomento nella proposizione fatta al Consiglio, e con pienezza de' voti abbracciata Tanno 1542. (3). I Deputati neITeseguire la Parte 1537. s’erano presi degli arbitrj sulT intelligenza della stessa, intrapresi avendo maggiori lavori di quelli, che da essa si permetteva: ora questi proposero , che non solo i condotti a fine sino a quel giorno fossero consumati, ma di più che oltre a’Tribunali potessero ornarsi le senestre con pietre , e vetriate, come meglio paresse; alla qual opera fossero destinati quattro E 2 de’ più ( i ) In Nomine Domini &c. Ut decori &c. ex Lib. i.Part. Car. 97. T. (a) In Christi nomine Amen. Anno &c. OintnisTìs &c. Quia jatn ali- quibus diebus &c. ex I.ib. 7. Pare. Car. 100. T. {$) In nomine Domìni &c. Quia de anno 1557. &c. ex Lib.i.Part.Car.ijf. (xxxvi) de’ più prestanti Cittadini, con arbitrio'di scendere in tre anni Ducati mille, e cinquecento. Per lo Statuto nostro i Conlervatori delle Leggi godono la, prerogativa d’in*- ttomettere, -e di fosperfâière qualunque deliberazione anche del Consiglio; ma se dentro il tempo prescritto non dichiarano l’Intromissione al Consiglio stesso, quélla cade da se, ed essi pure hanno facoltà di rimuoverla . Ora Lunardo da Porto, Dottore, e Cavaliere , ed uno de Conservatori delle Leggi di quel tempo (i) notò la sospensione della Parte del Consiglio, che aveva deliberato di spendere Ducati mille, e cinquecento nel!’ornamento interno del Palagio; addicendo fra le molte ragioni, che essendo la maggiore, e principal parte della fabbrica deforme, ed imperfetta, fosse conveniente cosa di attender pria alla costruzione , e riparazione delle parti solide, ohe di spendere gran somma in ornamenti inutili, e non permanenti. Non ostante però ragioni sì valide , mosso m’immagino il Conservatore da altre di non minor peso, che ci sono ignote, sei giorni dopo annullò T intromissione, ond’ebbe luogo la Parte. Nello stesso anno poi l’ùltimo giorno di Novembre venne fatta un’altra Proposizione al Consiglio, la qual manifesta i motivi, perché dopo tante, e sì varie deliberazioni l’opera foste rimasta giacente. Questa in primo luogo ci dice, che fi rende necessaria la continuazione della fabbrica delle Loggie (2) già incominciata, né mai perfezionata, quantunque siasi deliberato sin dall’ anno 1496. di fabbricare le Loggie Culi’ ordine antico. Sogghigno poi, che sebbene si siano smarrite in gran parte le Scritture su tal proposito, che non ostante quella porzione ( i) Die 6 . Novembris 1542. Curri maxime&c. ex Lib. 1. Part. Car. 135. ( 2 ) In nomine Domini nostri &c. Ommisti; &c. Quia noceste est &c. ex Lib. 1. Part. Car. 140. T. E ( XX XVII) ^ zione di Loggie, che è terminata consegna il modo da tenersi nel rimanente, che si ritrova imperfetto a motivo delle Guerre. Perciò si delibera di continuare, la fabbrica delle siede Loggie: ma sentendosi, che alcuni fono pronti a contraddire , e che si è fatta menzione di Giulio Romano Architetto de’ migliori, resta impartita la facoltà a' Deputati di chiamarlo, e di condurlo con un’onesto stipendio, per indi poi proporre al Con-, figlio il di lui parere . Per ceno 1 Cittadini di quel tempo non a’ingannavano nella scelta della persona di Giulio Romano, la fama del cui valore s’era già fpar- fa per tutta l’Italia; in prova di,ciò bastar dee T elogio del Serlio, Scrittore ed Architetto eccellente , il qual di e sto cosi favella : ( I ) Giulio Romano vero allievo del divin Rafaello , sì nella Prospettiva ,, come nella Pittura ; per mez^zo dì quelle Arti , non s h egli fatto buonissimo Architetto ? C AP. XII. Torna alla luce la Parte 1498. , e resa confermata . Si espone il parere di Giulio Romanci intorno alla fabbrica delle Loggie . N ON dee recar maraviglia, se l’ultima Parte del Consiglio abbia ordinata la continuazione delle Loggie nel modo, che s’era incominciato. Ciò avvenne, perché si credeva smarrita la Parte 1498., o a motivo dell’Incendio accaduto nelf Archivio di Torre, oppur delle Guerre , che molto aveano travagliata la Città. Ma venuta questa alle mani de’Deputati, credettero ( 1 ) Sebastiano Serlio nella Prefazione al Secondo Libro. 4$ ( XXXVIII ) tero essi, che non si dovesse derogarvi, spezialmente nel punto essenziale, riguardante la conservazione delle antiche Loggie. Nella stessa opinione maggiormente li con- firmò il parere di Giulio Romano, sostenendo egli che si potevano continuare le Loggie sull’ordine antico, come pure adornarle, promettendo loro, che riuscite sarebbero fortissime, ed ornatissime. Codesto Consiglio, eccetto che nelle sue aggiunte, si uniformava a quello degli altri Architetti » e si leggeva espressi) nelle Scritture dì Antonio Riccio, e di Giorgio Spaventa . Da ciò preso coraggio i Deputati, proposero al Consiglio ( i ) che intangibile rimanendo la Parte 1498. , si dovessero fortificare , ed adornare le Loggie a norma di uno de' Modelli 1 che sarebbero presentati da Giulio Romano ; riservando al Consiglio la scelta di quello , che a luì sembrasse il più opportuno. La magnifica idea concepita dall’ esimio Architetto si ritrova nelf Archivio di Torre , espressa in iscritto ; ma per nostra disavventura ci mancano i Disegni . Tuttavia esaminando con diligenza la stessa, si viene in cognizione, se non di tutti i tuoi suggerimenti, almeno de’ principali. ( 1 ) II suo ristretto adunque si è questo: lauda egli in primo luogo, che si continui la fabbrica nel modo, che s’era incominciata, giudicando meglio l’accomodare il vecchio Edifizio sul gusto antico, reputandolo molto magnifico, di quello che il farne uno di nuovo , benché dovesse riuscire più bello. Quindi approva , che si facciano le Colonne più massiccie a simiglianza di alcune, che già si stavano preparate . Ricorda in appresso, che la fabbrica sia ben legata con catene di ferro. Insinua, che si mutino le ( i ) In Nomine Domini Nostri Jefu •Christi &c. Tenor Partis &c. Cuna crederetur &c. ex Lib. i. Pare. Car. 145). {*) G Depositio Domini Julii Romani Architecti &c. 45 t xxxix ) le Scale, ponendole nelle Cantonate verso il Duomo, e ne rende la ragione . Dice poi, che qualora terminata fosse la fabbrica, si potrebbe farle alcune aggiunte nel mezzo del vano: ma cosa queste fossero non si rileva, poiché siamo privi del Diségno. Soggiugne inoltre, che volendosi accrescere ornamenti alla fabbrica, vi si aggiunga un Pilastro con due archi minori corrispondenti a quelli di sopra, avvertendo, che tutto ciò potrebbesi eseguire facilmente senza alcun pericolo , e senza bisogno de'puntelli. Aveva poi delineate tre diverse forme di Piante, le quali dimostravano il modo da tenersi nel collocare le Botteghe; ed ordinava i Pasteggi intorno la fabbrica più espediti. Replica di nuovo, che nel!' esecuzione di qualsivoglia disegno, si de' suoi, come di altro Architetto, si debba mutar la Scala, la qual nel sito, ov’era collocata, recava impedimento al Portico dì sotto, ed alla Loggia di sopra. Bramava in fine , che dopo terminata l’opera, tutte le fabbriche, che la circondano, venissero ridotte ad un egual piano, o sia livello, cosi che 1’ Edifizio si vedesse sorgere nel mezzo di una gran Piazza, che fosse tutta contornata da Portici. Ricorda con molta solerzia d’ingegno, che volendosi collocare nuove Colonne di sotto in corrispondenza di quelle di sopra, non si debba cavar nuovo fondamento,ma soltanto gettar sotterra un'Arco forte da Pilastro a Pilastro, sopra il quale s’innalzino le Colonne. E nel chiudere la Scrittura, conferma di nuovo la sua opinione, ripetendo, che non s'abbia a rovinare la fabbrica, mutando la vecchia simmetria, non credendo, che fosse compatibile l'ornamento Tedesco, ( cosi egli lo chiama ) colla maniera nuova , che si bramava di aggiugnere . Questo si è in succinto il sentimento esposto in Scrittura da Giulio Romano; dal quale si rileva, eh’egli era dota- ■(tó(XL') S9R •dotato d’ingegno assai- pronto, e perspicace. Al primo aspetto sembra, che esso convenga con gli Architetti Riccio, e Spaventa: ma, se ben si pondera, fuori del punto della sussistenza delle vecchie Loggie, egli affatto se ne allontana; anzi gli ornamenti, e le aggiunte, che arricci da, apertamente lo dimostrano. Se poi la ferma sua intenzione, che non si dovesse fare veruna mutazione, nè punto alterare la vecchia simmetria, sia più plausibile dell’idea affatto nuova, che propose dappoi il Palladio , ne rimetto la decisione al giudizio degs intelligenti. Dico bene, che, posto quel principio di Giulio , che fossero da conservarsi le antiche Loggie, non potevasi da esso suggerire additamenti più opportuni , e a proposito si in riguardo al decoro, come alla robustez> za , ed economia di tutta la Fabbrica; poiché quanto alla spesa, essa non era eccedente, mentre niente si mutava del vecchio nella fabbrica , quantunque nuovi ornamenti aggiugnere vi si dovessero . L’ Edifizio poi sarebbe riuscito magnifico, decoroso, e robusto nello steste tempo, atteso il nuovo accrescimento di Colonne , ed Archi del prim’ ordine, che collocar si doveano in corrispondenza di quelli del secondo. Ma sorse sembrerà ad alcuno, che gravosa, anzi che economica, dovesse riuscire la spesa nel!'eguagliare le Piazze, e nel circondarle di Portici, onde si vedesse sorgere nel mezzo di esse la Basilica: il che è verissimo. Riflettere però conviene , non pretender’ egli, che questo suo ricordo sia posto quanto prima in esecuzione , ma soltanto quando se ne abbia la commodità; onde dice, che lo potranno fare i successori dopo finita la fabbrica’, e qualora la bramassero meglio adorna, e più nobile. CAP. E( X L i ) 9P CAP. XIII. Maestro Giovanni , ed Andrea Palladio presentano un Disegno al Consìglio , il qual' ordina il Modello dì uno degli Archi , e dopo lo approva , benché posìo al confronto di due altri Disegni . L ’ Ultima deliberazione del Consìglio, che a se flesso avvocata avea la scelta di uno de' disegni di Giulio Romano, non si vede che abbia sortito alcun’ effetto; lo che mi fa sospettare, che il motivo sìa provenuto dalla discordia de’Cittadini: ed in fatti ciò che dopo avvenne ce lo manifesta . L’ anno 154 6. vergo- gnavansi, per cosi dire, i Deputati che dopo sì lungo tempo, da che 5’era intrapresa la ristorazione delle Loggie, queste ancora giacessero in gran parte atterrate, ed imperfette ; e più oltre accrescevasi il lor rossore nel riflettere, che i Posteri con gran maraviglia leggerebbero le moltiplici deliberazioni del Consiglio, ed in appresso le Perizie, e Scritture con tanti Disegni, e Modelli di varj Architetti, ma senza che sì foste conseguito il bramato intento . Commossi per tanto da si forti ragioni adunarono il Consiglio a’ 5. di Marzo; cui proposero, che per imporre una volta fine a ciò , che tante volte inutilmente s’era procurato, aveano stabilito di presentare il Disegno nuovamente ad essi esibito da Maestro Giovanni, ed Andrea Palladio Architetti Vicentini,( 1 ) a norma del quale si dovessero di nuovo fabbricare le Loggie della nostra Basilica ; si perche loro sembrava , che il Disegno fosse magnifico, come pure di mediocre F spesi) H In ChfiiU nomine Amen. Ansio &c. Eqmciem noti fine insigni &c. tc$ ( XLII ) spesa . Ma poiché sapevano , che alle volte la pittura inganna , perciò proponevano , che si dovesse lavorare un’Arco grande di legno simile al Disegno , e questo si collocasse al di dentro del Palagio , acciocché da ogn’ uno si potesse vedere, ed esaminare ; e qualora scevro ne andasse da ogni difetto , ed aggradevole riuscisse la di lui simmetria, si proponesse al Consiglio per la sua approvazione. Chiesero inoltre la facoltà, per il lavoro del suddetto Modello, di poccr spendere sino alla somma di Ducati trenta d’oro . In simili termini proposta la Parte, fu admessa con pienezza de’ Suffragi. Ristettero qui con mio gran stupore, come noto estendo ad ogn' uno, che le Loggie della nostra Basilica furono ideate dal Palladio, la qual fabbrica come di sola sua invenzione si vede descritta ne’ libri da esso pubblicati , ciò non ostante nella Parte si dica, che il Disegno su presentato da due Architetti , cioè da Maestro Giovanni , e da Andrea Palladio; il che quando fosse vero, tutti due sarebbero a parte della gloria. Non mi sembra però cosa difficile, che non si possa, per cosi dire, indovinare la ragione di simile condotta , premesso il seguente riflesso, per mio credere affatto naturale. Nato essendo il Palladio Tanno 150?,, non contava, al tempo che presentò il Disegno, se non anni trent’otto di sua età, onde poteva reputarsi ancora giovine fra gli Architetti: quindi è probabile, che diffidando da se solo di esibire il Disegna di una Fabbrica Pubblica di tanto momento, ed aspettazione, venisse consigliato dagli amici, che , volendo evitare in parte l’invidia, procurasse, che da qualche altro Architetto vi fosse posto il nome, acciocché si vedesse approvata T opera sua da un’ intelligente dell’Arte. Quando ciò sia non lungi dal vero, convien credere, che quel Maestro Giovanni fosse un’uomo atte m- 4$ ( XLIII ) tempato, ed Architetto di qualche grido. Queste prerogative li ritrovano raccolte nel Padre di Vicenzo Sca- mozzio; estendo cosa indubitabile, eh’egli viveva in quel tempo, e eh’era un Architetto di qualche nome, come ce lo manifestano alcune sue fabbriche ; è verisimile adunque, eh’egli sia quello stesso, che si accenna dalla Parte. Ma vana si è la ricerca di maggiori prove per istabilire che al solo Palladio tutto appartenga il merito del nuovo Disegno, mentre basta sapersi, che quando dal Consiglio venne prescelto il suo, come qui appresso si dirà, non si fece più oltre menzione di quel Maestro Giovanni; evidente indizio, eh’egli solo era tenuto per Punico Autore. Ed eccoci finalmente giunti ali' anno i 548. tempo, in cui davvero sorti il bramato effetto la commendabile deliberazione . Colta l’occasione i Deputati dell’elezione di tre nuovi Pressili ( due di già essendo mancati di vita, ed il terzo avendo avute giuste cause di rinonziare ) e deplorata la sorte , che sino allora s’avesse prorogata l’opera per varj motivi , ma principalmente per i dìssidj fra Cittadini insorti circa la scelta del Disegno , proposero al Consiglio ( 1 ) , che que’ tre de’più prestanti Cittadini, che rimanessero eletti, dovessero presentare de’Disegni, per dover esser poi dal Consiglio prescelto quello, che da eslo si giudicasse il più opportuno, con la condizione però, che meno di tre non possano essere i Disegni proposti, fra quali luogo aver debba quello delle antiche Loggie. Aggiungono poi, che quegli s’intenderà approvato, il quale otterrà maggiori suffragi sopra la metà de’ Consiliari. In adempimento di questa Parte convocato il Consiglio il giorno 7. di Maggio , tre modelli furono presentati ; ( 2 ) il F 2 vec- ( 1 ) In Christi nomine Amen. Anno &c. Sunimo desiderio&c. Ca-r. jód. ( r ) l In Christi nomine Amen &c. Anno &c. ( XLIV ) vecchio già incominciato in testa della Basilica, quello di Giulio Romano, ed in terzo luogo il Modello di legno di Andrea Palladio : intorno a’ quali disputò a lungo Giovano' Alvise Valmarana Cavaliere, dimostrando con forti argomenti , e con ragioni dedotte dalla sana Architettura, che doveasi prescegliere il Modello del Palladio. Indi lo stesso essendosi fatto da Girolamo Chie- regato un’altro de'tre Pressidi, il qual fu ascoltato con somma attenzione per la sua grand' eloquenza , venne con novantanove suffragi in favore, e contro diecisette, approvato, e scelto il Modello del nostro insigne Palladio. E’ cosa facile immaginarsi, che il merito soltanto della nobile, magnifica, e rara invenzione spinto abbia i nostri Cittadini in quella deliberazione. In fatti quest* unico riflesso può aver superate le difficoltà tutte, che incontrar dovea il Palladio, le quali a mio credere erano molte, e fra le notabili reputo fosse, che non pochi v’erano fra Cittadini, i quali bramavano la continuazione delle vecchie Loggie, noto essendo quanto possa la prevenzione in simili casi . Alcuni altri doveano essere inclinati per il Disegno di Giulio Romano, sì a motivo del gran credito del celebre Soggetto, si perche, a dir vero, gli additamenti da farsi alla vecchia fabbrica aveano il loro merito . Una terza difficoltà dovea poi superare il Palladio, che mi sembra la maggiore, ed è eh’ egli era Vicentino, ed ancor giovine fra gli Architetti , mostrandoci 1’ esperienza , che un Cittadino non viene così facilmente esaltato nella sua Patria in confronto di esteri Soggetti, che in quell’ arte , o scienza sieno reputati periti e dotti , qual’ appunto era senza eccezione Giulio Romano. Conviene adunque per certo stabilire, che la sola virtù del Palladio, resa nota col mezzo del suo Disegno, abbia saputo questa volta trion- ^(XLV)^i trionfare a dispetto dell’invidia, e degli emoli, sopra tutti que’ riguardi, i quali sogliono alle volte attraversare le più importanti, ed utili deliberazioni. CAP. X I V. Sì comincia la fabbrica delle Loggie in rapporto al Dijegno del Palladio , e si Jìab 'tlifcom alcuni prove dimenìi per la Jmt continuazione. N ON avvenne questa volta, come per lo addietro, che le prese deliberazioni , attesi gli accidenti , che alla giornata nascevano, non sortivano alcun’effetto; anzi immediate si diede principio alla grand’Opra. Serva in ciò d’argomento la notizia, che in due soli anni la nuova fabbrica avea assorbito quantità grande di danaro. Vollero i Prelùdi , che della spesa fatta fosse informato il Consiglio . Quindi Tanno 1550. i Deputati fecero noto al Consiglio stesso (1) che dal registro delle spese, spontaneamente dalli Precìdi prodotto, appariva, che per terminar Topera si rendeva necessaria una somma considerabile di danaro, oltre di una gran diligenza. Ordinò per tanto il Consiglio, che in sequela del lodevole esempio, dovessero i Prelùdenti di tre in tre mesi far noto a’ Deputati la quantità della spesa , acciocché registrar la facessero in un Libro a ciò destinato, perché i presenti non solo, ma anche i Posteri sapessero di qual dispendio fosse stata la fabbrica delle Loggie . Nello stesso giorno un altro salutare provedi- mento su preso: bramavano i tre Soggetti destinati alla fabbrica, che ad essi venissero sostituiti de’ successori; men- (1) j550. Indictione vili. &c. Quanti sit &c. Car. 437. T. tfS(XLVI) mentre per due anni aveano sostenuto il grave incarico: e ne ottenere la grazia. Anzi in quel tempo ebbe principio il lodevole istituto, che di due in due anni venist lerò eletti tre Cittadini di buona fede , ed intelligenti d'Architettura, che sopraintendere dovessero alla fabbrica della Basilica : il qual’ ottimo costume continua in oggi, in due però foli Soggetti. Circa poi al danaro da spendersi ogn’anno, fu duopo d’un nuovo prevedi mento, benché colle Parti 1536. 2?. Novembre, e 1537. 30. Luglio si fossero destinati de’frutti, creduti in allora bastevoli per la continuazione della fabbrica. In adempimento delle surrifferite Parti, ogn’anno si doveano depositare sopra il Santo Monte di Pietà le rendite del Campo Marzo, delle Fiere , e Ducati cento e cinquanta dell'entrate della Città: ma ciò non venne pontualmen- te eseguito, a motivo torse , che appena cominciata T opera, s’avea tralasciato di proseguirla . Avvenne pertanto, che i Preludenti per continuarne il lavoro, richiesero, che tutto il danaro , che avrebbe dovuto ritrovarsi in deposito, venisse loro esborsato. Il che non essendo poliscile, perché non v’era stato riposto ; fu per tanto deliberato ( 1 ) che in avvenire fossero consegnati a’Preslidenti Ducati mille ali’anno, da dover esser spesi nelle nuove Loggie, rivocando in tal modo le Parti antecedenti, che destinati aveano i sopranarrati fonti; ri- serbandosi però il Consiglio di poter accrescere o diminuire, come credesse meglio, la detta somma. Col mezzo di si riguardevole assegnamento , che in que' tempi era di molta considerazione, si proseguì la fabbrica: la qual sempre più facendo pompa della sua magnificenza, e bellezza, i nostri Cittadini non potevano a meno di non ( 1 ) In nomine Domini nostri Jesu Christi &c. Decretimi fuit per hoc Oravi stimimi &e. Car. 535. T. ss ( XLVII ) di non darsene vanto ; scorgendo sin dall’ora che questa nostra Basilica grand’ onore recato avrebbe alla Città , ne sarebbe rimasta inferiore a qualunque Edifizio pubblico dell’ Italia . Questo sentimento della Patria si legge in una Parte del Consiglio dell’anno 1558. in occasione ( 1 ) , che venne concessa la facoltà a’ Deputati di spendere V occorrente nel ricoprire con lastre di piombo il Corpo della Basilica rivolto a mezzo giorno, che era rotto, e guasto. Dall’addotto monumento, e da molti altri che tralascio di riferire, veniamo certificati, che tutto il danaro destinato a’ Preludenti, si spendeva nella rifabbrica soltanto delle Loggie; cosicché occorrendo altri ristami, o nel coperto, o nell’ interno della gran Sala, come più volte avvenne nel proseguimento del lavoro, si assegnava dal Consiglio di tratto in tratto quella quantità, che bastar potesse al supplì mento di tutte le altre occorrenze. CAP. XV. La careflia de' grani , ed altri accidenti fanno scemare il danaro des inato per la fabbrica . Indi si decreta uri onefìo onorario al Palladio , di cui appresso s'approva il Modello delle Loggie superiori. C Ontinuossi il lavoro della fabbrica sino ali’ anno 1559. dal che si può comprendere, che non picciola porzione se ne fosse di già eretta coll' annuo assegnamento de’ Ducati mille. Ma per motivo de’ funesti fovraggiunti accidenti, e principalmente per la scarsezza de’prodotti di queir anno, si vide obbligata la Città a ( 1 ) In nomine Domini nostri Jesu Christi &c. Non è dubbio alcuno , che questo &c. Car. 4?. WS C XLV1II ) tà a servirsi delle proprie rendite nella previsione de T grani, ed inoltre fu costretta di prudentemente deliberare ( i ) che per tre anni venturi, Ducati cinquecento ali’ anno solamente si dovessero spendere nel proseguimento della fabbrica, non ostante la Parte, che disponeva il contrario. Curiosa poi si è la questione insorta in Consiglio Tanno dopo, a motivo del mensuale assegnamento destinato da’ Deputati al Palladio per T assistenza che prestar dovea alla fabbrica. Avvenne che il giorno 22. di Luglio delT anno stesso, nel Consiglio di Cento fu da alcuni Cittadini contradetto allo stesso Decreto con ragioni le più forti, che seppero immaginarli: dalle quali commosso Girolamo Ferramosca Dottor, e Cavaliere, ed uno de’Conservatori delle Leggi, intromise la terminazione suddetta, ad effetto che il Palladio non potesse conseguire se non Scudi due e mezzo al Mese per tutto quel tempo, che soli Ducati cinquecento alT anno si fossero spesi : assentendo per altro , che allora quando di nuovo venissero spesi li Ducati mille, approfittar dovesse ogni Mese de’Scudi cinque, cioè dell'intiero onorario. Dopo difesa dal Conservatore T intromissione , i Deputati mossi da una ragione di somma importanza, qual’era, che essi non credevano potersi continuare lodevolmente la fabbrica senza la personal presenza del Palladio , proposero al Consiglio , che se li dovessero tuttavia corrispondere i Scudi cinque al Mese , riservando però sempre ali’ Autorità del Consiglio stesso il diminuire, ed ancora il togliere affatto il detto onorario, se così li fosse piaciuto . Sottomessa pertanto la Parte al Sindicato del Consiglio , egualmente che T intromissione del Conservatore, (2) su con pienezza de’ Sussi) In Chrisii nomine Amen . Anno&e. Perche convenendosi &c. Car.37. (2) L In Christi nomine Amen &c. Visa, & considerata &c. ( XLIX ) jgjft Suffragi approvata la prima, e rigettata la seconda ; e ciò con ottimo provedimento, sì rapporto ali’utilità della Fabbrica, come al decoro, e vantaggio insieme dell' insigne Architetto. Un’ altro eziandio utile regolamento conviene qui accennare, che riguarda i Prefsidenti alla fabbrica. Dovendosi fanno 1561. venire ali’elezione de’ nuovi soggetti per il terminare degli altri, su stabilito dal Consiglio, che due soli se ne eleggessero (1), presso de’ quali fosse il maneggio del danaro, e che per terzo rimaner dovesse uno de’ Vecchi a maggior istruzione de’ Nuovi. Erano di già compiuti i tre anni, ne’quali avea il Consiglio permesso di spendere soltanto Ducati cinquecento, quando con nuova deliberazione su preso, che si poteste per altri tre anni venturi accrescere la spesa a Ducati settecento d’oro ali’anno (2); onde convien credere che in parte le disgrazie si sosterò minorate, e che ne’ Cittadini continuaste la brama di vedere proseguita sì lodevole opera , di cui molti Archi del primo Ordine erano quasi condotti asine. Perciò fanno 1564. venne in mente a’ Deputati di proporre al Consiglio, che fosse ordinato al Palladio il modello delle 'Foggie superiori, acciocché dopo la sua approvazione dovessero i Prefsidenti provedere, che se ne eriggessero quattro Archi, due per parte ali’angolo delle due facciate, P una delle quali è rivolta verso la Piazza grande , e f altra riguarda la strada che conduce al Duomo; il che adempiuto, proseguire si doveste la fabbrica degli Archi del primo ordine, de’quali a quel tempo erano di già ornate le due antedette facciate (3). Non è maraviglia, che anche questa volta il Consiglio avvocasse a se stesso G il Giu- ( 1 ) In Chriiti nomine Amen &c. Estendo &c. ex Lib. 2. Par. Car. vjr,. T. ( 2 ) Die Vigesimo secundo Mensis Maji Per regolar &<.. ibid. Car.281. T. (3) M In Christi nomine &c. Del 154?. Adi Marzo Lcc. ( L ) il Giudizio intorno al Modello dell’ordine superiore Jo- nico , avendo, come abbiamo veduto, fatto lo stesso 1* anno 1548. di quello dell'ordine Dorico. In fatti convien credere, che poco tempo dopo ciò sia accaduto; perché si ha, che Tanno dietro i Presiìdi alla fabbrica colla presenza del Palladio stabilirono di contribuire a Mistro Alvise Sbarri spezzapreda (1) Ducati duecento, e quarantadue per ogn’Arco dell’ordine Jonico, assumendo questi Tobbligo di lavorare tutte le Pietre, e di metterle in opera; ma Tanno seguente, succeduta essendo la morte del detto Alvise, bisognò venire a nuovo accordo con altro soggetto (1): questi si chiamava Mistro Pasqualin da Venezia, il qual fu contento con le stesse condizioni di lavorare i quattro Archi superiori , ma coll’accrescimento di Ducati tredeci, perché nel concordin primo non v' era compresa la basa del quarisello, la quale dal Palladio vi fu aggiunta dopo. CAP. XVI, Si delibera di sospendere la Fabbrica , ma poco dopo fi proseguile. EL maggior fervore del lavoro, e nel tempo che s’era no già perfezionati quattro Archi delTordine fecondo, convenne del tutto sospendere la continuazione della fabbrica. II divieto però fu di corta durata : tuttavia i lavori, che dòpo s’intrapresero, per molti anni andarono lenti. Motivo della sospensione si fu la Guerra mossa dal Turco a questa Serenissima Repubblica per usurparsi il Regno di Cipro . La Città nostra, che sin dalla ( i ) In Christi nomine &C. Fu del Mese di Zugno &c. ex Lib. A. Instr.Car.2. ( 2 ) In Christi nomine &c. Essendo ali: di passati &c. ibid. Car. 2 , T. ( LI ) dalla volontaria sua dedizione si è sempre distinta nel!’ amore, e fedeltà ben dovuta al suo Clementislìmo Principe, non contenta di averne dati in ogni tempo non oscuri contrassegni, volle eziandio in quest’incontro distinguersi con sofferta di un dono, picciolo in verità riguardo a chi lo dovea ricevere , ma grande in rapporto alle forze di questo Pubblico. Per tanto s anno 1570., a motivo di ritrovare il danaro bisognevole su proposto, e deliberato dal Consiglio la vendita per anni dieci degli undeci Vicariati della Provincia a que' Cittadini , ( 1 ) i quali anticipatamente avessero esborsata certa prescritta somma di danaro; con condizione però che loro sarebbe restituita tre mesi dopo seguita s elezione ad alcuno de’Vicariati, ma con patto, che ogn’ uno fosse contento di perdere la Decima parte del danaro contribuito, la qual s’intendesse dover sempre rimanere a benefizio della Città. In questa guisa raccolto il danaro si decretò d’offerire a Sua Serenità (2) duecento Cavalli leggieri, ovvero cinquecento Fanti, e si gli uni , come gli altri pagati per sei mesi , oppure Ducati dodici mila. Fu accompagnata con una umilissima Lettera Y oblazione , che venne presentata dagli Oratori della Città, che in Venezia dimoravano, a’piedi del Trono. ( z ) Con singolare aggradimento fu prescelta dal Principe s offerta del danaro, come ne rendono testimonianza le Ducali dell'anno 1570. 30. Marzo, s una indirizzata alli Rettori della Città, (4) e s altra scritta con clementissima degnazione alla Città G 2 no- Ci) 1570. 21. Martii. Per provedere de’ danari &c. (2) 1570. 25. Martii. In Camera &c. O ( J ) Serenissimo Principe. Sente questa Città &c. O (4) Petrus Lauredano Dei Gratia &c. Nobilibus , & Sapientibus Viris Thomx &c. tfg ( l 11 ) a* nostra nello stesso giorno, ( i ) ed il-dono delli Ducati dodici, mila sorti il suo intiero effetto il giorno 13. Giugno dello stesso anno (2). Rimasta per tanto essendo la Città esausta di danaro , il Consiglio con un Decreto del giorno 21. Marzo ordinò, che restasse sospesa per anni dieci la fabbrica della nostra Basilica, proibendo altresì il potersi spendere in cosa veruna, che non fosse necessaria. Ma il mese dopo, esposti avendo i Deputati al Consiglio gì’ inconvenienti che accaderebbero, quando assolutamente dovesse aver luogo il Decreto sospensivo, ed in particolare il danno, che s inserirebbe alle Loggie di nuovo fabbricate, per ritrovarsi prive di coperto, nelle quali s’era speso sino a quel tempo la somma di più di dodici mila Ducati, venne presa un’altra Parte ( 3 ), con cui si decretò, che salva rimanendo la sospensione, si dovesse non ostante terminare la Cornice sopra i quattro Archi superiori, i quali coprir si dovessero almeno con tegole. In appresso fu ordinato, che si porgesse rimedio al coperto delle Loggie vecchie, ed in somma che si prò vedesse a tutto il necessario, acciocché la fabbrica non risentisse grave pregiudizio . In adempimento della suddetta Parte i Prelùdenti alla fabbrica fecero approvare dal Consiglio dentro lo stello anno l’accordo da essi concluso colla presenza del Palladio nella Persona di Mastro Domenico da Raffioli , dando debito allo stesso per il prezzo convenuto di fabbricare i Volti interni delli quattro Archi superiori (4), come pure i; quattro inferiori, ed anche quello della Scala. Fece- Ò ( 1 ) Petrus Lauredano Dei Grafia &c. Magnifiche Communitati Vincen- fia: Carissima: &c. 0(2) Questa Illustri!?., e Serenissimo Principe 'è Pofferta &c., (5) Marti? 18. Aprile 1570. F11 per parte di questo Consiglio&c. (4) In Christi Nomine Amen &c. Fu già preso parte in questo Consiglio &c. tfg c LUI ) Fecero eziandio laudare s altro accordo seguito con Misero Battista Marangon, ingiungendo allo stesso il carico di dover coprire di legname i quattro Archi sopradetti, con alcune altre incombenze per quel prezzo che dalla Scrittura apparisce- Ma somma essendo la premura de’ Cittadini di vedere in breve terminata la Basilica, quindi su, che appena varcati due anni dal Decreto di sospensione , venne deliberato di spendere nella fabbrica Ducati trecento ali’anno. Questa Parte del Consiglio non mi è sortito di ritrovare; ma un altra posteriore, in data dell’ ultimo di Aprile del sanno 1572. di ciò ci assicura . In essa li stabilisce selezione di due Cittadini , i quali ritrovar debbano de’ Periti, che siano contenti d’ assumere sincarico di fabbricare uno, o più Archi a loro spese, con il maggior vantaggio possibile della Città; riservandoli però il Consiglio s arbitrio di confirmare s accordo che ne seguiste . Ma inutile li rendeva il Decreto, qual’ora non veniva permesso di poter spendere maggior somma de’ Ducati trecento; onde i due Cittadini eletti dimostrarono al Consiglio essere impossibile il ritrovare Artefice, che assumeste in se l’opera degli altri Archi, quando non se gli concedesse di poter spendere ogn’anno almeno Ducati ottocento, e venticinque; senza la qual condizione non aveano potuto convenire con Battista Carpentario per l'erezione di sei Archi ( 1 ). Questa proposizione piacque al Consiglio; indi sanno dopo su laudato dallo stesso (ì) s accordo sovraccennato per la fabbrica di altri sei Archi, CAP. ( 1 ) In Christi nomine Amen &c. Tnaniter Decretum &c. (2) In Christi nomine Amen &c. Fu gii celebrato &c. C LI V ) 3jA CAP. XVII. Si decreta il rifìauro della gtan Sala , e l'erettone di un Altare in onore di San Vicen-^o Primario Protettore della Città. Q Uanto di somma laude, e decoro recava alla Città la fabbrica delle nuove Loggie, le quali fi andavano tuttavia d’intorno alla Basilica eriggendo, altrettanto indecorosa , e disonorevole riusciva la gran Sala; la quale, quantunque sia essa la Parte più nobile del grand’ Edifizio, non solo per essere il luogo destinato alla decisione de’ litigi , ma ancora perché, essendo per cosi dire, una Piazza coperta, ogni genere di persone v’interviene per trattare affari, si pubblici, che privati , non ostante miravasi ridotta in pessimo stato in ogni sua parte, spezialmente riguardo al suo selciato, eh’era lavorato di quadri vecchi, rotti, e logori per la maggior parte, e consunti dal tempo. Da si giusti riflessi per tanto penetrati i Deputati proposero al Consiglio sanno 1574., che si dovesse rinovare il pavimento in una maniera soda, e durevole, il qual fosse composto di scaglia, e ghiara, ben battuto; ed inoltre, che si ripulissero, ed intonacassero dì nuovo tutte le pareti, che circondano la gran Sala. Abbracciata dal Consiglio la proposizione, ne fu anche decretata immediate s esecuzione ( 1 ). In simili lavori si sono spesi circa Ducati quattrocento; e sanno stesso si legge firmata una Scrittura d’accordo dalli soggetti eletti con que’muratori, che si presero l'incarico di ripulire le interne muraglie (a). Non ( t ) In Christi nomine Amen &c. Vedendo i vostri Deputati &c. ( r ) 1574. Alii 15. di Marzo. Si dichiara &c, ( L V ) £* Non si dee poi passar sotto silenzio, ciò che su decreta-» to dal Consiglio Tanno 1581. Era inveterato pio costume, come tutt'ora s’osserva, di celebrare ogn’anno nel giorno della festività di S. Vicenzo, Protettore principale della Città, una solenne Messa nella nostra Basilica. L'Origine di sì lodevole istituto, si dice nell’accennato Decreto, eh’ella sia antichissima; poiché nel sito, che ora viene occupato dalla Basilica, si vuole che anticamente vi fosse stata dedicata una Chiesa ad onore del detto Santo; adducendosi per prova gli Annali della Città, i quali convien credere, che in quel tempo esistessero. Avveniva sovvente , che in quel giorno , e nelle ore, che si celebravano i Divini Uffici, diminuitasi quella religiosa osservanza, che ben si conviene alle sagre funzioni, non tralasciavasi d'esercitare delle azioni profane. Quindi volendosi por freno ad un sì scandaloso abuso, su imposta dal Consiglio la pena di Lire dieci, a chiunque si ritrovasse in quel tempo a passeggiare, scrivere, oppure in atto d’esercitare cosa, che sentisse di profano. Fu deliberato inoltre, che nel luogo destinato a’ Divini Uffici cretto venisse un' Altare con Tavola dipinta , acciocché col maggior decoro possibile (1) a onor del Signor Iddio, e di San Vicenzo si celebrasse in avvenire la sua Festività . Ora ritornando a favellare delle Loggie ( di cui è vero, che si proseguiva il lavoro, ma però con lentezza ) avvestne Tanno 1584., che Maestro Battista diGugielmo, che s’era assunto Tobbligo di fornire un’ Arco alTanno, non volle più oltre continuare Topera. Fu duopo per tanto, che il Consiglio permettesse a' Prelùdenti di rintracciare qualche altro Artefice, che ne assumeste Tincarico, concedendo (1) N Die Dorainico, xvi. MensisAprissi&e. Grato, e religiosoiiti- tuto &c. ( LVI ) cedendo a’ medesimi la facoltà di poter accrescere con il nuovo accordo Ducati settantacinque di più per ogni arco, prevedendosi, che per minor prezzo non si farebbe trovato alcuno , che sofie contento di continuare il lavoro in avvenire ; onde dall’ ora innanzi la spesa ascenderebbe a Ducati novecento per ogn’Arco (i). In rapporto al suddetto prezzo venne stipulato un' altro accordo dentro lo stesso anno da’ Pressidi nella persona di Mastro Gio: Antonio de Grazioli , assumendo questi l’obbligo di compiere in due anni due degli Archi, con le condizioni, che in esso si leggono, (z) Ciò adempiuto fu nel!'anno 158 5., firmata un’al tra Scrittura col medesimo Artefice ( 3 ) per la facitura di altri due Archi, con patti simili alli contenuti nella prima. C A P. XVIII. Le due Loggie a mezzo giorno , ed a sera , sono ridotte a perfezione. Si aggiugne un' altra Scala in corrispondenza dell antica ; e finalmente st dà compimento alla Fabbrica. ON esultanza de T Cittadini, ed ammirazione de' V j Forestieri vie più vaga , e dilettevole riusciva la nostra Basilica. Nelfanno 1587. Si ritrovava a buon termine condotta, essendo finiti gli Archi $\ del primo, come del fecondo ordine desti due lati maggiori » Andava la Basilica fornita di una fola Scala, per cui si saliva aste Loggie di sopra, collocata verso la Piazza mag- ( 1 ) Die Mercurii L;. Mensis Januari/ &c« La Fabrica &c, (2' ^84. 21. Febraro in Vicenza &c. Dovendosi continuare &c« (3) Die Jovis ai. Novembris &c. Avendo Miftro Zan’Antonio de Grazioli &«. C lvii) &•> maggiore; per la qual cosa decretò il Consiglio (i) che un’altra se ne aggiugnesse in corrispondenza, lungo la Piazza dell’Erbe, in oggi detta la Pescarla. Perché poi li trovava impedito il Portico rivolto a sera da Botteghe , e Magazzini, venne impartita la facoltà a Preludenti di atterrarli, facendone de’nuovi, disposti nel modo come si veggono al presente , che niente impediscono il libero transito del Portico. Indi seguito che solfe il disfacimento de’ Magazzini, ordina il Consiglio, che il sopravanzo de’materiali (2) sia impiegato nella fabbrica de' fondamenti di uno, o più Pilastri delle Loggie da innalzarsi verso la Piazza dell’Erbe. A queste pure si diede tosto principio, e se ne continuò il lavoro sino ali’anno 1599., tempo in cui su necessario di prendere nuova deliberazione , poiché mancava soggetto, che volesse assumere l’incarico di proseguir 1’ opera con l’emolumento di soli Ducati novecento per Arco , estendo già molto accresciuti di prezzo i materiali inservienti alla fabbrica . Venne per tanto dal Consiglio permesso a’ Preludenti ( z ) , che ritrovando persona idonea , potessero accrescerli la somma sino a Ducati mille per ogn’ Arco . Ma di già la gran fabbrica s’accostava al suo fine , altro non rimanendo, che di compiere il lato rivolto alla Piazza , ora detta la Pescarla. Non mi è sortito di ritrovare ne’ Monumenti di Torre fanno preciso, in cui fu data l’ultima mano ali’opera; ma siamo tenuti al Castellin! accurato Storico, il qual ce ne ha tramandata la memoria. Ciò avvenne fanno 1614., nel qual tempo egli scrivendo, H così ( 1 ) In Christi nomine Amen 1587. &c. Essendo la Fabbrica &c. (2) 1587. Die Veneris &c. Essendo ilare definiste le Botteghe &c. ( î ) la Chnsti nomine Amen &c. Essendo necessario &c. «i£ C L VII I ) così dice : ( i ) Perche que fi ’ anno fu data perfezione alla Fabbrica del Palazzo pubblico della Ragione già molti anni cominciato , e con gravissima spesa continuato , onde finito cojìb alla Città più di cinquanta mila Ducati . Oltre il tempo preciso, in cui fu terminata la fabbrica, vuole lo Storico, che sappiamo anche quanta ne sia data la spesa ; la qual notizia fors’ egli avrà ricavata da quel Libro, in cui si dovea da’Preffidenti tenere il registro del danaro speso, come altrove si è accennato. Non farebbe difficile da' Monumenti, che esistono nel!’ Archivio di Torre, e che si sono in parte citati , formar un calcolo esatto, onde venire in chiaro, se quello del Cartellini contenga verità. Ma conviene avvertire, che la somma de’ Ducati cinquanta mila forse abbracciava sol tanto la fabbrica delle nuove Loggie. A 11 ’incontro volendosi stabilire un giusto computo del danaro, che si è speso nella Basilica dalfanno 1496., tempo in cui si cominciò a lavorarvi, sino ali’anno 1614., nel qual si terminò l’opera , convien pria riflettere alla generosa contribuzione del Principe ; ed altrettanto almeno si può supporre , che aver debba corrisposto la Città nostra nella prima riparazione. In fecondo luogo fa duopo conteggiare lo speso ne'coperti, ne’legnami, e nelle lastre di Piombo, in somma nelle molte ristorazioni, che si fon fatte in questo frattempo: le quali benché appariscano da molti Monumenti di Torre, questi però si sono a bella posta da me tralasciati per non riuscire troppo prolisso. Finalmente la spesa delle Loggie si può desumere dai Decreti del Consiglio , e dagli Accordi stipulati con quelli, che hanno assunto 1' incarico della Fabbrica. E qui riflettasi, che quantunque in (l) Cartellini Storia di Vicenza Manoscritta Lib. xvm. a Cai. 148, in molti anni si debba ripartire la spesa, essendosi continuato il lavoro dalla prima riparazione sino alla fine per più d’un secolo, nonostante però deesi giustamente commendare, e generoso riputarsi l’animo de*nostri Cittadini: conciosiachè ragguagliandosi il valor delle monete di que’ tempi col presente,- -si rende manifesto, che un bel tesoro si è speso dalla Città nostra in questa sua Basilica- Essendo al termine della Storia non tralascio d’avvertire, che f insigne Edifizio affatto compiuto si ritrova quanto ali’ esteriore , eccetto però riguardo a pòche Statue che mancano nel lato verso la Pescaria . L’ anno 1655. fu decretato, che queste pure dovessero perfezionarsi ( i ) , mentre ancora viveva un’ eccellente Scultore, chiamato Girolamo Albanese: ciò non ostante tutte non furono poste in opera ; mancandone ancora alcuna, come apparisce. ( 1 ) Adì Mercore 2. Giugno 1655. Essendo stato espresso &c. H 2 PAR- PARTE SECONDA. CAP. I. A Vitruvio conviene ricorrere per ben intendere la vera Simmetria delle Basiliche. ERMINATA la Storia delle Basiliche, passo ben volentieri ali’esame della loro Simmetria. E prima favellerò delle Antiche; indi della Nostra, principal oggetto dell’Opera. Convien però avvertire , che qual’ ora si versa in proposito di Fabbriche , non delle sole esteriori notizie dobbiamo contentarci : da esse poco, o niun giovamento ne ritraggono gli Architetti studiosi , ma bensì moltissimo dalla cognizione della loro particolar Simmetria . Due fono i tonti da cui investigar possiamo le proporzioni degli antichi Edifizj. Imperciocché o si desumono esse dalle loro vestigia, che ancora esistono, o da’Libri di Vitruvio, eh’è l’unico antico Scrittore ( se non se ne voglia eccettuare alcun’altro , che abbia scritto intorno a qualche Edifizio particolare ) . Onde qual’ora di Greca, o Romana Fabbrica si sa parola, da tutti e due i sopranarrati fonti giova di ricavarne le notizie . Ora accade per nostra disavventura, che essendo rimaste in piedi molti ss me ri- guardevoli porzioni d’antichi Edifizj , principalmente nella Città di Roma, per grazia d'esempio d’Anfitea- ( LXl ) tifi trip Teatri, Terme, Archi, Ponti, e d’altre simili Fabbriche ; della sola Basilica ne andiamo digiuni : onde sembra, che in questa più che nelle altre Fabbriche, si il tempo che consuma ogni cosa , come pure la barbarie si siano insieme collegati a fine di distruggerne la memoria. Sebastiano Serbo celebre Architetto, ed accurato investigatore delle antichità, dice (i), che fra le rovine di Roma , si trovano molte cose , per le quali non si può comprendere, che cosa solferò ; nulla d: meno che se ne veggono alcune abbattute dal tempo . dalle quali si ravvisa la grandezza degli animi Romani. A tal proposito egli descrive un pezzo di antica Fabbrica, che dice esser molto ben intesa , per quello che ancora si vede; e si chiama la Basilica del Foro Transitorio. Essa consiste soltanto in due Colonne, Tuna maggiore dell'altra, congiunte ad alcune Pareti, dalle quali non è possibile di poter argomentare, né la grandezza, nè la forma della Basilica . A Vitruvio adunque solo antico Scrittore convien ricorrere: ond’io lui seguendo, unitamente ali'appoggio de’migliori Architetti, che dopo di lui hanno scritto, m’ingegnerò alla meglio di esporre la forma , e le proporzioni , che alla Basilica s’appartengono. CAP. II. Delia forma delle Basiliche secondo Vitruvio. I N poche parole, ma con ordine maraviglioso descrive Vitruvio la forma , ed il compartimento della Basilica, dicendo (2): Bastlicarum loca ad/untta Foris , quam calidijjtmis partibus oportet conjìitui , ut per hyemem ( 1 ) Serlio Lib. delle Antichità. ( r ) Vitiuvi» Lib, 5. Cap, t. quam calidijjtmis partibus oportet conjìitui , ut per hy 1 <4$ ( LXII ) fine molesta tempefiatum se conferre..tn eà mgotta taire pojfint » J Earumque latitudines , we minus. quarti 'ex yertia -re ^/«5 quam ex dimidia longitudinìs parte confi}tu.antur , nifi loci natura impedierit , CT aliter coegerit fymmetr'tam commutan . Sin autem locus erit ampliar in longitudine Chalcidica in extremis confìituantur , utt sunt in Julia Aquiliana. Columna Bafilicarum tam altee , Porticus lata fuerint , facienda videantur. Porticus , medium fpatium futurum e/?, ex finiatur. Ecco come chia^ ramente, oltre la situazione , e la parte del cielo cui riguardar dee la Basilica, c’insegna Yitruvio quali eziandio esler debbano le proporzioni dell’ interna sua simmetria, si riguardo alla lunghezza, e larghezza, come. pure al Portico. Leon Battista Alberti, uno de’più dotti scrittori d’Architettura dopo Vitruvio, insegna, che in molte, e varie maniere li possono compartire le Basiliche ; e dopo aver detto ( i ) , che questo Edilizio venne ideato principalmente per comodo de' Magistrati, ove al coperto se ne stavano a render ragione , foggiugne, che di poi per maggior decoro e maestà, vi sia stato aggiunto il Tribunale. Quindi osserva, che per meglio sostenerne il coperto, su la Basilica pria circondata ne’ lati di dentro da un solo Portico, indi da due. Dice inoltre, che per riparo de’ Servidori vi furono aggiunti anche al di fuori degli altri Portici. Vuole finalmente, che a traverso del Tribunale sia lecito di collocarvi un’andito, da esso denominato la Nave Caufidi- ca ì il qual luogo sia destinato a’Notaj, Procuratori, ed Avvocati, in guisa che questa Nave congionta a quella di mezzo della Basilica rappresenti una figura simile alla Lettera T . Questo in succinto si è il sentimento dell' ( i ) Alberti Lib. 7. Cap. xiv. ( LXIII ) dell’Alberti intorno alla simmetria della Basilica, consono in gran parte alla dottrina di Vitruvio, ma del tutto contrario nel proposito della Nave da esso chiamata Causidica , mentre da Vitruvio Chalcidica si denomina. In fatti questo si è uno de’luoghi, per il retto significato del quale uomini dottissimi si ritrovano discordi d’opinione. Alcuni credono con l’Alberti, che il testo di Vitruvio meriti correzione; altri al Rincontro mossi da differenti ragioni sostengono, che benissimo abbia insegnato Vitruvio, quando ha detto, che se il luogo sia più lungo del dovere, vi si debbano aggiugnere nel fine le Chalcidiche. Ma perche m’immagino, che non picciola sarà la curiosità d’intendere di queste contrarie opinioni le ragioni principali, perciò di buon grado, e succintamente m’accingo a dichiararle. CAP. III. Si accennano le •varie opinioni intorno alla retta intelligenza della voce Chalcidica, che si legge in Vitruvio . F RA gli Autori persuasi, che il sovraccennato testo di Vitruvio meriti correzione, si ritrova Celio Rodigino; il quale a tal proposito cosi scrive (i): addidere in - super alti secundum Trtbunal , transversamque alteram ambu- lationem , quarti Caujìdicam nuncupamus. Il detto Autore in si fatta guisa è persuaso, che questo Viale, o sia passeggio, si debba denominare colla vo ce Caujìdica, e non Chalcidica , che anzi tralascia di addurne alcuna ragione, uniformandosi al sentimento dell’ Alberti. Samuel Pitisco nelle sue dottissime osservazioni (2) sopra le Basiliche 11. ( 1 ) Celio Rodigino Lib. 28. Cap. (. 2 ) Samuel Pitisco Tom. 4. ( lxiv ) filiche adottò la stessa opinione ; onde parlando di quelle , alle quali si fa Raggiunta, cosi si esprime: Licet efsent fpatiosfsmce , patulce porticus erant exstrvMce , cum trans versa ambulatane, quam Causdtcam vocabant , qitod caufarum Attores , (ÎF Advocati , /«/s Clientibus , /A/ commode , frequenter ambularent , CÎF verfarentur. Molti altri gravissimi Autori, oltre gli accennati, tengono la stessa sentenza, persuasi estendo, che il testo di Vitruvio sia scorretto . Ali’incontro , di opposto parere fra gli altri si è Monsignor Daniel Barbaro, uno de’dotti Commentatori di Vitruvio. Questi avuto in riflesso, che dall’Alberti in luogo della voce Cbalcidica usata da Vitruvio si pone Causdica , cosi dice. (i) Trovasi, che Cbalcidicum è una sorte d'Edifico detto dalla Città di Chalcidia , che V tifava, e che era grande e spazioso-, e forje Vitruvio intende queso , che fi aggionga alla Basite a , quando il luogo farà più lungo di quello che porta la proporzione della lunghezza alla larghezza- Altri intendono la Cecca, della quale Vitruvio non ragiona altrove , che è luogo dove s batte la moneta ; e forse mi piacerebbe questa efpost- stone , quando la Cecca non facesse strepito , che impedisse quelli che dìffendono , e trattano cause nella Basisca. Il Filandro adduce delle Autorità , che confermano , che Cbalcidica erano EdìszJ grandi , però io m accofìo ali' opini on sua. Giacché adunque il Barbaro dice, che di buon grado egli adotta l’opinione del Filandro , riferirò fedelmente tutto ciò , che l’erudito Autore ha scritto su di tal proposito, commentando l’allegato testo di Vitruvio Cbalcidica in extremis constituantur . Egli dice, (2) Vifum fuit quibufdam officìnam effe, ubi pecunia cuditur • erant enim apud antiquos Triumviri pecunia cuden- ( 1 ) Vitruvio del Barbaro Lib. v. Cap. i. (2) Commento del Filandro sopra il Quinto Libro di Vitruvio, Cap- r. tfž c lh.) §.î> cudendcc , gwor fir #»• manifesta il Disegno. Quanto al Tribunale, questi si ve" de ornato da dodeci colonne Corinthie , il di cui diametro è la metà di quello delle Joniche ; cui per rendere più maestoso, vi si ascende con cinque gradini. Queste colonne s’innalzano sopra di un basamento, e nelle loro misure punto non mi sono scostato da Vitru- vio . Per ornamento del Tribunale vi ho disposte ali' intorno delle nicchia con sopra de’ riquadri da basti rilievi ornati, e su la cima. d’ogni colonna vi ho collocata una statua, la qual cosa riesce di grato ornamento. Nella stessa guisa si è ornato il Corpo della Basilica, alternandosi le fenestre colle nicchia poste negs intercolunni, sì del primo, come del second’ ordine. Per verità Vitruvio non fa menzione dì cotal genere d’ornati , con tutto ciò mi son preso P arbitrio di annic- chiarveli, sì perché sembra che P opera lo ricerchi, sì perche i buoni Autori nel disegnare la Basilica di Vitruvio hanno fatto lo stesso . Le Colonne superiori sostengono il tetto, o sia palco, che si è ideato piano, con le travi collocate per la larghezza della Basilica, le quali riposano a piombo sopra le Colonne stesse. Le maggiori restano i ne roccia te colle minori, laonde si viene a formare un compartimento di piccioli quadri , j quali si possono adornare nel modo, che piace ali' Alberti, (i) come sarebbe di una cornice, che fosse ricca di membri , cioè di gole, ovoli, bacchetti, e srondi, la qual maniera d'impalcatura al giorno d’ oggi si denomina Soffitto alla Ducale. E con ciò sia imposto fine alla Basilica di Vitruvio: passiamo a favellare della Nostra. K 2 TA- ( i ) Alberti Lìb. 7. Cip. xv. 4$ ( LXXVI ) ^ TAVOLA II. Dimostra quejìa lo Spaccato per il lungo della Basìlica. I Tribunale rincontro alla Porta principale. L Coperto con il Volto del Tribunale. M M M Colonne del primo Portico. N Poggio, o sia Parapetto sopra le prime Colonne. O O O Colonne del secondo Portico. P Tetto piano messo a quadri, detto Soffitto alla Ducale. A Coperto esteriore della Basilica. CAP. Vili. Si prende in esame la primiera forma della nostra Basilica , e st fa nota la differenza, che passa fra essa , e le Antiche . E Ormai tempo, che dopo di aver adempiuto l’ordine proposto, m’accinga alla descrizione della nostra Basilica, per il di cui motivo specialmente ho intrapresa cotesta fatica. Sul bel principio conviene riflettere, che la riguardevole, e magnifica Fabbrica trae il principal suo pregio dalla rara , e per cosi dire divina Simmetria de’suoi Portici, ideati con somma eleganza dal nostro Palladio. Di questi adunque intendo di dimostrare a parte a parte la eccellente , e peregrina Architettura, di cui vanno fregiati. Ma innanzi è duopo far parola intorno alla primiera forma della Basilica; di cui, rapporto al corpo di mezzo, non dubito di non conseguire l’intento, perché tutt’ora esiste: al contrario si affacciano delle non lievi difficoltà, quando si voglia favellare ( lxxvii ) vellare delle antiche Loggie in rapporto alla loro Simmetria, mentre di elle ci manca il Disegno. Non disfido tuttavia col mezzo de’lumi, che ci rimangono, di non poter ritrarne una non oscura idea . Se non m’inganno, cccone in succinto un’immagine sufficiente. Fu eretta la gran Basilica di una figura quadrangolare rettangola. Essa tiene i due lati maggiori, 1’uno rivolto a Settentrione riguardante la Piazza de’Signori, e 1*altro a Mezzogiorno lungo la Piazza in oggi detta la Pescarla. Delli due lati minori il primo riguarda l’Occaso, ed ha per confine la strada che conduce al Duomo, ed il secondo mira l’Oriente, restando però in parte congionto al Palagio Pretorio . Il Corpo di mezzo della gran Fabbrica è composto dimoiti Archivolti, sostenuti da massicci Pilastri, sopra de’quali s’innalza la gran Sala , il di cui coperto è terminato da una magnifica Volta di legname costrutta, e rivestita di piombo. Questa gran porzione di fabbrica è tutt’ antica , se non si vogliano eccettuare le ristorazioni, di cui nel corso degli anni abbisognò, le quali si sono accennate nella prima Parte di quest’Opera. Da due Loggie, o sieno Portici, l’uno sovrapposto ali’altro, veniva da tre lati circondata la Basilica . La seguente poco appresso si era la Simmetrìa del primo, collocato a piano terra. Al mezzo de’Pilastri, che sono il sostegno del Corpo della fabbrica , corrispondevano altrettante colonne al di fuori , sopra le quali riposavano gli Archi sostenitori della Loggia superiore. Questa parimenti andava ornata con colonne, disposte però più spesse di quelle del prim' ordine, poiché quanto si era lo spazio compreso da uno degli. Archi inferiori , altrettanto veniva occupato da due Archi minori di sopra, in guisa tale che al mezzo degli Archi di sotto corrispondeva una delle colonne supe- W& ( LXXVIII ) A»» superiori ; la qual cosa cagionò la principal rovina delle vecchie Loggie. Quanto si è da me sin’ ora accennato intorno ali’antico compartimento della fabbrica, si raccoglie dalle scritture degli Architetti , che sono stati chiamati in varj tempi per la sua ristorazione, e principalmente da quella di Giulio Romano. Circa poi ali' Architettura della nostra Basilica, non può dubitarsi eh' ella non fosse di quella maniera, che Gottica commu- nemente s appella, per molti riscontri, che ne abbiamo: oltre di che , una manifesta prova ne fanno gli ornamenti delle porte, e senestre della Sala, che al giorno d'oggi sussistono ancora-, come pure la Cornice, e’ Pilastri , che circondano le Pareti sostenitrici della gran Volta, i quali affatto risentono di un gusto barbaro, e forastiero, lontano dalla buona Architettura. Dal sin qui detto è facile di comprendere la vera differenza , che passa fra la nostra Basilica, e quella degli antichi; mentre questa di Vicenza si vede al di fuori circondata da Portici, quando per lo contrario le antiche li racchiudevano internamente . Queste inoltre si fabbricavano a piano terra, e la Nostra s’innalza sopra de’Volti, sotto i quali si veggono ordinate Botteghe, ed altri luoghi destinati a diverse arti, e mercanzie, con molto pubblico profitto, Finalmente il coperto delle antiche consisteva in un Soffitto piano di legno, ripartito a quadri co’suoi Lacunarj; ali'opposto cuopre la Nostra una gran Volta di semicircolare figura tutta di legno, ma nobilmente al di fuori rivestita da lastre di piombo. CAP. CAP. I X. Si richiamano ali ’ esame due opposìe Simmetrie de Portici ; e si dimostra , che punto non convengono alla nostra Basìlica. Q Ualora 1’ Architetto si accigne a produrre ridea di qualunque Edifizio, se gli affacciano delle distì- "coltà non lievi da superare, quando voglia, come dee intentare, che l’opera sua si avvicini alla perfezione, e meriti laude predo gli uomini di senno. Queste sono motte, e d’ordinario dipendono dal sito, e dati’ uso cui si è destinata la fabbrica , dal decoro inoltre , dalla spesa, dalla volontà del Padrone, e forse da molte altre cause . Ma finalmente resta in pieno arbitrio dell’Architetto il concedere alla fabbrica quella forma, che più le aggrada, come pure l'adornarla più, o meno; quando per altro il tutto si faccia con giudizio, e prudenza, secondo le buone regole dell’Arte. Non cosi però facilmente potrà egli riuscire con onore nell’occasione di dover abbellire, ed ornare qualche Edifizio , che si trovi di già eretto; essendo allora obbligato a fecondare l’idea di alcun'altro Architetto, forse alle volte difettosa, e lontana dalle buone regole. Quindi spesso ne avviene , eh’ egli o dee tralasciare di porvi le mani , oppure che si vede costretto a dovere con acutezza, et solerzia d’ingegno, connettere in modo coi vecchio edifizio i nuovi ornamenti , che punto non disconvengano al Tutto della Fabbrica, in guisa che le parti della siesta, si unite, che separate, concorrine tutte a produrre quel!’unità, a cui come a scopo tendere mai sempre deono le invenzioni dell’ Architetto . Fra' consimili casi «A ( LXXX ) IO casi malagevole impresa certamente si su l’invenzione de’nuovi Portici, intorno alla nostra Basilica ideati dal Palladio con somma eleganza: de’quali per iscoprire a sondo la rara bellezza, credo che sta cosa molto utile il meditar pria intorno a’ modi più ovvj per idearne il loro compartimento. Considero per tanto , che due sole erano l’invenzioni appartenenti a’ nuovi Portici da' eriggersi ; mentre o si doveano essi fabbricare alla maniera Gottica , o sia Tedesca , simili affatto a' vecchj, oppure concedendo loro una nuova forma duopo era idearli a norma delle buone regole dell' Architettura Romana. Ma volendosi far scelta o dell’una, o dell’altra di queste maniere, s’affacciavano alcune difficoltà insuperabili : poiché nel primo modo non si porgeva rimedio veruno alla solidità della fabbrica, qualità principalissima, e non mai da ommettersi; e giàs’è dimostrato altrove, che la rovina de’vecchi Portici avvenne principalmente, perche alcune colonne della Loggia superiore riposavano sul vuoto degli Archi inferiori. Vero si è 1 , che per issuggire l’inconveniente, e rendere la fabbrica più solida, si sarebbero potuti accrescere i diametri delle Colonne del prim’ordine, facendole quadre, col fortificare in oltre gli angoli, ed aggio- gnere altrettante colonne di sotto in corrispondenza di quelle di sopra, duplicando gli Archi: ma in quel caso, sofferto troppo avrebbe il comodo, c la bellezza della fabbrica - Per meglio ciò ravvisare, si rifletta al compartimento del Corpo interiore della Basilica in rapporto alla Pianta . Egli è diviso da Pilastri egualmente fra di loro lontani, i quali e per largo, e per lungo contrassegnano gli anditi, e le vie spaziose per com- modo del popolo . Qualor' adunque si fossero aggiunte le accennate colonne agli Archi de' Portici inferiori , que- C LXXXI ) queste avrebbero corrisposto al mezzo de’Vani, de’Pilastri interni, onde le vie non sarebbero rimaste così libere, ed espedite nel modo, come lo sono, e di molto si sarebbe diminuita la bellezza della Fabbrica, anzi rimasta sarebbe impedita la veduta degli Anditi, che attraversano la Basilica, dalle Colonne de’Portici . Non di minor peso però erano le difficoltà da superarsi, volendoli ideare i nuovi Portici di sana Architettura . In primo luogo difficilmente si sarebbero potute accordare insieme due opposte maniere, cioè a dire, che tutto il Corpo della Basilica sofie ornato alla foggia Gottica, e le nuove Foggio alla Romana . Due sono i compartimenti, che sogliono concederli a’Portici; questi s ideano col mezzo ovvero de’Pilastri con Archi, oppure di semplici Intercolunni. Il primo s’opponeva del tutto alle buone regole dell’ arte ; poiché se si fossero ideati i Pilastri di egual mole di quelli del corpo della Basilica, effi farebbero riusciti sproporzionati, e deboli rispetto al Vano, che rimasto sarebbe fra suno, e 1’altro . Che se poi si fossero immaginati de’ Pilastri più larghi in fronte, acciocché gli Archi ottenessero una giusta proporzione , ali' ora per niente si sarebbero accordaci’ gì’ interni Pilastri cogli esterni , mentre riusciti sarebbero troppo piccioli i primi, posti al confronto de’ secondi ; oltre di che il ripieno de’ Pilastri sarebbe stato maggiore del vuoto degli Archi, ed in conseguenza si sarebbe impedito in gran parte il transito per l’interne vie della Basilica. Non minori difficoltà finalmente si sarebbero affacciate, ideandosi il Portico di semplici Intercolunni ; poiché oltre l’imbarazzo di dover ritrovare un’ ordine, che loro convenisse, ed un intercolunnio secondo le regole, difficilmente si sarebbe ottenuto, che al mezzo del Vano d’ogni Volto interno corri sponde fise il L mez- ( LXXXI I ) A» mezzo dell'Intercolunnio di fuori; e quand’anche superato si fosse questo grande inciampo, discordante affatto sarebbe riuscito 1’ interno della Basilica in Pilastri , e Vani grandi compartito, con sesterno suo in colonne, ed Intercolunn), rispetto a' Vani interni assai ristretti. Egli è presumibile adunque , che ben esaminate dai Palladio queste, ed altre molte opposizioni , che sono necessarie conseguenze delli due differenti modi di fabbricare i Portici, lo abbiano spinto a lasciarli da parte, inventando con felicità di pensiero una, per così dire , nuova foggia di componimento: la quale non tanto è degna delsammirazione universale , perché va scevra de' difetti, a’quali era duopo, che soggiacessero le due accennate, ma perché fors’è quels unica , che meglio d' ogn’ altra potea convenire alla nostra Basilica. CAP. X. Si descrive la Pianta de'movi Portici ideata dal Palladio. N ON dubito di asserire, che non solo a motivo di fuggire i sovraccennati errori , a' quali si rendeva soggetta la nuova erezione de’ Portici, volendosi seguire s antica forma , ma molto più perche spinto era il Palladio dal genio, che giustamente nodriva verso la buona Architettura , egli del tutto abbandonò Y antica forma , ideando de' nuovi Portici, compartiti nella foggia , che in oggi veggiamo ; superate avendo con sua somma gloria tutte quelle difficoltà , che sembravano opporsi a chi avesse voluto, in ordine alle giuste regole dell’ Architettura Romana, instituirne la Simmetria . Adunque per conseguire il lodevole fine 5 immaginò il nostro Architetto d'esser egli come il primo inventore v della ( LXXXLII ) ©* della Basilica, rapporto anche al suo interno: lo che ci manifesta la Pianta ( i ) delineata ne’ suoi libri . Suppone per tanto, che tutta la gran fabbrica sia isolata , benché si vegga, che uno de’ lati minori si congionge al Palaggio Pretorio ( r). Nel mezzo della detta Pianta si vede disegnato il corpo della Basilica ripartito per il lungo da quattro file di Pilastri, che formano tre Anditi della stesila lunghezza , e da otto per il largo , che perciò sette Anditi per lo traverso vi si ravvisano; cinque soli però di questi in ogn’uno de’lati maggiori restano aperti verso de’Portici, e fra gli Anditi, per il lungo, quello solo di mezzo; restando chiusi gli. altri due negli angoli per maggior fortezza della Fabbrica . Questa lodevole distribuzione de’ Pilastri stabilisce la figura della Basilica alquanto più lunga de’ due quadri : essa è circondata da un Portico della stessa larghezza degli anditi interni. Al mezzo de’ Pilastri del corpo della Basilica corrisponde il mezzo de’Pilastri de’Portici esteriori, i quali sono della stessa mole- Il Vano poi da un Pilastro ali’ altro de' Portici resta diviso da tre intervalli, perche in distanza ali’incirca di due diametri di Colonna da ogni Pilastro vi fi vede collocata una colonna , che rappresenta un semplice Intercolunnio ; 1’ ufficio della quale fi è il sostenere l’Arco del Portico , cui per maggior fortezza si ritrova collocata vicina una simile, le quali doppie colonne hanno i loro contropi- lastri. Dalla fronte poi d’ ogni pilastro risale una mezza colonna di maggior diametro delle altre, la qual sostiene la Cornice del prim’ordine. Questo fi è il compartimento di tutti gli Archi de’ Portici , eccetto però di quelli presso agli angoli collocati , i quali hanno le L 2 coion- ( i ) Palladio Lib. Cap. xx. ( 2 ) Tavola m. 4$ ( LXXXIV ) colonne, sopra le quali s appoggiano, congionte affatto a’ loro contropilastri per maggior solidità della Fabbrica; ed i Pilastri angolari, essendo maggiori degli altri, si veggono da tre mezze colonne ornati . Non lascio in appresso d’avvertire , come di rincontro alle colonne minori corrispondono Pilastri dello stesso diametro in fronte, ma più lunghi per fianco, e questi sono collocati ali’ ingresso degli anditi. Ecco in succinto la spiegazione di tutta la Pianta, intorno alla quale in primo luogo rifletto, estere ella stata si saggiamente ideata, principalmente in rapporto ali’unione del corpo antico della Basilica co' nuovi portici; che quand’ anche ciò fosse ignoto, non ostante sarebb’ella una Pianta dagl’intendenti sommamente commendata, attesoché ottimamente accorda l’interno suo con sesterno compartimento, il quale non sò giudicare, se sia più degno d’ammirazione a motivo della sua bellezza, oppure della fortezza, che in se racchiude. Ora passo als esame della rara , e vaga invenzione de’ Portici . Due soli pare che fossero, come si sono accennati, i modi, a’quali fosse obbligato di ricorrere s Architetto nels ideare la loro Simmetria , cioè , o il compartimento de’ Pilastri con Archi, oppure quello di. colonne con semplici Interco- lunnj . Ma la gran mente del Palladio, cui erano noti gs inconvenienti inevitabili nella scelta si dell’ una, come dell’altra forma, pensò di accoppiarle insieme ambedue; ed infatti vi riuscì a maraviglia, poiché'costretto a dover formare i Pilastri de’Portici della siesta mole di quelli del corpo interiore della Basilica, previde, che troppo larghi , deboli, e nani ne sarebbero riusciti gli Archi. Quindi fu, che per non incorrere in una discordanza troppo visibile, deliberò di restrignerli sino al punto di una lodevole proporzione, con aggiugnervi le colon- 4$ ( LXXXV ) Lffì lonne, che sostenessero gli Archi, in guisa però disposte , che vi rimanesse un convenevole spazio fra esse , ed i loro contropilastri . Ed ecco insieme combinate le due diverse maniere, cioè quella de'Pilastri , e 1’ altra di semplici Colonne . Accade ben spesso , che mentre gli Architetti si ritrovano forzati a superare gli ostacoli, che loro si presentano, si prendano degli arbitri anche troppo, ingegnandosi con qualche nuova idea di evitare lo scoglio, che loro si presenta: quindi ne deriva, che le loro invenzioni di raro vengono applaudite, poiché d' ordinario danno a divedere di esser malamente immaginate, e con fatica condotte, e perciò aliene dall’ imitazione della natura. Al contrario cotesta nuova idea, che in mezzo a molte difficoltà su obbligato di produrre il Palladio, ella è sì naturale, che agi’intelligenti sembra, che niun altra se ne potesse immaginare, che soste più a proposito. Infatti Tinvenzione del nostro Architetto di congiongere insieme Archi , e semplici Intercolunni , benché nuova, e sorse non più veduta, poiché fu eseguita con ottime proporzioni, come richiede la sana Architettura, divenne la potissima cagione della bellezza, e solidità della nostra Basilica, ed innalzò il suo Autore ad un’eminente-grado d’estimazione . Quindi v* è chi dirittamente pensa , che questa insigne Fabbrica fra le moderne non abbia pari, e punto non ceda alle antiche. CAP. XI. Si accennano gli ostacoli superati dal Palladio nella invenzione de' nuovi Portici . V I sarà forse alcuno, il qual riflettendo superficialmente ali’ aspetto de’ nuovi Portici, ne ammirerà la bel- tig ( LXXXVI ) la bellezza, ma poi non crederà, che si malagevole impresa si fosse il loro compartimento nel modo, che venne ideato dal Palladio. Acciocché adunque resti disingannato , se per avventura vi fosse chi cosi pensasse , porrò in vista alcuni degli ostacoli, i quali forse da niun altro Architetto, fuori che dal nostro, si sarebbero cosi facilmente superati. Considero primieramente , che la rara invenzione de’Portici, la di cui forma viene contrassegnata da Pilastri , e da Colonne con semplici Intercolunni, che sostengono gli Archi, era obbligata di non sorpassare certi immutabili confini prescritti dal Corpo antico della Rasilica, i principali de’quali 1 tino i seguenti . Nove, nè più ne meno, esser doveano di numero gli Archi de’ lati maggiori , e cinque quelli de’minori. Il mezzo de’Pilastri de’Portici fuori d’ogni dubbio duopo era, che corrispondesse al mezzo degsinterni antichi Pilastri della Basilica. In secondo luogo le Colonne maggiori appoggiate a' nuovi Pilastri conveniva, che colla loro cornice giugnessero ad una certa limitata altezza segnata dal pavimento della Sala. Alle minori Colonne poi facea di mestiere concedersi quel diametro, che fosse adequato a formare le convenienti proporzioni degs Intercolunnj col dovuto riflesso alla Simmetria degli Archi, che doveano pervenire sin sotto alla cornice dell’ordine maggiore. In una parola i membri tutti alla composizione de’ Portici inservienti giusta il tenore del loro uffizio, idear si doveano conformi alle regole prescritteci dalla sana ragione. Tuttociò pertanto venne adempiuto perfettamente dal Palladio, avendo egli onninamente superate le moltiplici addotte difficoltà, come ce lo dimostrano la Pianta, (i) e l’Elevato ancora, ( 2 ) che ' 1 ) Tavola 111. ( 2 ) Tavola iv. ( LXXXVII ) Aff» che a parte a parte prenderemo fra poco in esame. Ma innanzi di venire al termine di questo Capo, degno e di particolar riflesso il compartimento degli Angoli . Quantunque il Palladio sempre siasi dimostrato molto inclinato in usare copiosi ornati nelle sue fabbriche , e che anzi negar non si posta, che questi quando a proposito vengano collocati ( com’egli ha sempre avuto in costume ) , non accrescano di molto la bellezza della fabbrica; ciò non pertanto non ha egli obliata un’altra qualità essenziale, che ha per oggetto la solidità della fabbrica; e fra molti di lui esempi , la Basilica nostra si è il più distinto. Da niuno s’ignora, che ogni edilìzio, acciocché sia durevole, fa duopo ch’egli abbia tutte le sue parti dotate di quella sufficiente solidità, che alla sua mole si conviene; ma specialmente in rapporto agli angoli si dee con somma diligenza attendere, che di solidissime parti ben insieme collegate essi siano costruiti. Cotesta dottrina, che si rende la più necessaria, ci viene non solamente in varj luoghi dal Palladio insegnata , ma in appresso si vede di continuo posta in pratica nelle sue fabbriche, nelle quali più, o meno risplende, a norma però sempre della loro grandezza, e delle particolari circostanze , che le accompagnano. Ma nella nostra Basilica , avuto in riflesso l'ampiezza sua, con ottimo consiglio ha voluto, che la Simmetria de' suoi angoli racchiudesse non solo 1' apparente , ma' anche la reale solidità: e quantunque i Pilastri de'Portici, con l'aggiunta delle doppie colonne minori, siano di una mole atta a sostenere il second’ ordine, ciò non ostante ha voluto accrescere più degli altri gli angolari , acciocché la loro larghezza bastante fosse a servire d' appoggio a due mezze colonne maggiori , oltre il contropilastro. Minore adunque essendo 1’ultimo Vano degli E ( LXXXVIII ) a* degli altri a motivo del r Pilastro angolare,, che occupa maggior sito, collocò le colonne,ssopra le-quali riposa l’Arco, più d’ appresto a’loro contropilastri. Nè si creda di aver egli in simil guisa operato, perche minore fosse lo spazio nel componimento di quest’ultimo Arco: at-r tefochè eguale pure era quello degli altri, preso dal centro di una colonna maggiore ali’ altra , lo che dalla Pianta si rileva. Come pure non è da invocarsi in dubbio, che la differenza degli Archi angolari dagli altri, apporti verun pregiudizio alla bellezza dell’opera , che anzi dalla veduta dell’Elevato un notabile accrescimento ne deriva. Concludiamo adunque, che non solo la rara invenzione della Pianta de’ Portici presa ne 11' universale, ma che anche la giudiziosa, e robusta Simmetria degli angoli, ricolma di laude il nostro Architetto » - . . T A V O L A III. Tutte le linee messe a puntini segnano i siti, che vengono al presente occupati dalle Botteghe , e Magazzini. I membri, che sono segnati con;linee pia rare, si ritrovano nel Disegno del Palladio ma non sono posti in esecuzione. '* 1 O O Scale. i ; P P "Volti aperti. i l il; ino D Dogana. •■-ì n E E Parete del Palaggio Pretorio, che si congionge al- la Basilica. ", , V ■j; i '!' > . 0 : CAP. T-JIJ. ^W/ «« I ! r ^îttîtìt i i i { I n; l I | i i i V \ ! I I I ! M. il! J_U _1 BiiPi < I I il»! '! ! ! « i- ! 1 r-ZM KW MW libili !ìnHH88MlléaÌII i ■ i ! i 11 ' 3QQOC Bpi wmm 1111111 illlll WWW ialini «IWWUWUWIW sifilidi IffiitltHatM Militili miro KliltltlSltitlii [libili itiiiiiiiiitlililtl’.; BEgaM" Èèrr®' ■« NE ì Lì Li l ! ! !l m i > > i > i ì iì n:H i Hit ! li li 11 1.14 1 Lè i lì Lè iii i î limiti 11114 i t t f frt-H 14 ; ti t.i * 11 ♦ 11 ti 11 il 111 r il ' '4 t't IV.Ili min essa 3 MBPI i IXgtìffl MM- »i**lh* àM M-M îSW-W WWW 4$ ( LXXXI'X ) CAP. XII. 57 prende in esame VElevato della Basilica. ON sia maraviglia, se ali’eccellenza della Pian- J. ^ ta corrisponda egualmente 1' Elevato de' Portici della nostra Basilica; mentre d’ordinario se innalzato venga sopra d’una ragionevole Pianta l'edilìzio, degno parimenti riesce di una egual laude, ed estimazione. Il Prospetto della Basilica, come lo abbiamo delineato, (i) è affatto simile a quello espresso in picciola forma ne’ libri del Palladio: e come si è osservato d> Ila Pianta, cosi pure ha voluto il nostro Architetto , che Y Elevato non solo de’ Portici, ma anche del Corpo della Basilica, sembraste , che stato fosse solo parto di sua bella mente : ed infatti l’ornamento delle pareti, che sostengono la gran Volta, chiaro manifesta questa sua'intenzione . Pria però d’esaminare le parti, che lo compongono, bramo che si consideri la sua general Simmetria . A dir vero questa non può estere nè più magnifica, ne più bella ; effetto certamente di quel!' armonica proporzione, che risplende nelle Parti, e nel Tutto dell’edifizio. Per venire adunque alla sua descrizione, s o(servi, che sopra tre gradini s’innalzano i nuovi Portici, benché di un solo in oggi se ne veggano le vestigia . Con lodevole avvedutezza volle il Palladio, che nè più nè meno fossero di tre; perché se minori di numero, troppo umile comparsa fatta avrebbe il prim'ordì ne ; e se maggiori, si sarebbe'accresciuto grave incomodo al popolo nel dover salire e..discendere ; essendo ivi frequente il , oJ M transi- ( i ) Tavola iv. <è£ ( X C ) transito dalla Piazza a' luoghi d’intorno alla Basilica . In fatti a Portici eziandio, che circondavano i Fori degli antichi , si sa che per pochi gradi vi si saliva . Il prim 5 ordine de' Portici è Dorico , ed in ciò pure risponde la prudenza dell' Architetto nella scelta di questo, piuttosto che di un'altr’ordine , poiché per la sua robustezza molto a proposito si mira collocato nel primo piano d'una pubblica fabbrica; e di più ancora, se oltre ]’ordinario sia essa d’una vasta mole, come si è la nostra Basilica. Dee in oltre aver considerato il Palladio, di non dover egli sopravanzare colla Cornice il Pavimento della gran Sala; mentre, se avesse voluto servirsi d’ogn' altr’ ordine, gli sarebbe convenuto di minorare il diametro delle Colonne, e per conseguenza di formarle più gracili di quello, che richiedeva la solidità dell’ Edifizio. Mosso perciò da si giusti ristessi giova credere, che abbia scelto sordine Dorico, quantunque seco recasse la gran difficoltà da superarsi nella giusta distribuzione delle Metope, e de’Triglifi nel Fregio; con tutto ciò egli ha saputo, con sorpresa degsintelligenti, compartire i sopradetti ornamenti a norma delle più rigorose regole da lui stesso prescritte; (i) benché, come dianzi si è osservato , soste legato ad un dato spazio immutabile, i di cui confini s’estendevano dal mezzo di un Pilastro ali’altro, ed inoltre dovesse riflettere alla diversa Simmetria degli Archi angolari . /orfico è il se- cond' ordine innalzato sopra d'un Piedistallo: quant'an- cor’ esso sia vago, e leggiadro facilmente il suo aspetto Io appalesa. Indi circonda i Portici un Poggio con Piedistalli corrispondenti alle colonne di sotto, i quali sostengono alcune statue, che servono di vago ornamento, e ( i ) Lib. i. Cap. xv. C xci ) to, e di corona alle Loggie . Finalmente nel mezzo il vede sorgere la gran Volta tutta ricoperta di piombo, innalzata sopra le pareti, le quali al presente si mirano ornate da Pilastri, e da una Cornice Gottica . Corrispondono i sovraccennati Pilastri in parte al mezzo di quelli del Corpo della Basilica, ed in parte al mezzo de' Vani di sotto. A questo nicchio giova di osservare , che la detta antica, e barbara distribuzione sarebbe rettificata, se fosse stato intieramente adempiuto il disegno del Palladio, che in questa parte ho voluto seguire nella mia Tavola IV. per non allontanarmi dalla sua.invenzione . Infatti levati del tutto si veggono in està i Pilastri, che corrispondono al mezzo degli Archi di sotto; ed a piombo de’ Pilastri inferiori s'ammira innalzato un ordine di Pilastri , Ì quali per esser stati nel Disegno del Palladio delineati in picciola forma non cosi facilmente si rileva di qual' ordine essi siano. Per altro non fono alieno dal credere , che dovessero essere Co- rinthj; trovandomi spinto in una tal’opinione da molte probabili congetture: per la qual cosa nella mia Tavola si veggono ornati della Cornice, che loro conviene. Degno di avvertimento si è pure, che sopra di essi vi è segnato un Poggio, in guisa disposto che abbraccia alcuni Piedistalli corrispondenti a' Pilastri di sotto. In fine per dar lume alla gran Sala si veggono disposte nel mezzo de’Vani alcune Fenestre rotonde. Avanti di terminare il Capitolo, prego il Leggitore di meco riflettere a due cose, l’una delle quali riguarda la bellezza , e Y altra la solidità della Fabbrica. Certa cosa si è , che quanto più dovizioso si trova d' ornati 1' edifizio , tanto più s'accresce in esso di bellezza ; ma niente meno e vero, che se questi con false proporzioni , e fuori di nicchio siano collocati, più tosto che ornamen- M 2 to, ( X C 11 ) &A to, confusione recano alla Fabbrica. Sommo adunque si è il merito del nostro Palladio, poiché quantunque copiosi siano gli ornati de' Portici, ciò non ostante lungi dal)’inferire alcuna confusione alla fabbrica , v'apportano anzi un’ insolita bellezza : e la ragione si è, perché le Colonne maggiori, e le minori, come pure gì’ Inter- colunnj, gli Archi , e le Cornici, e per dir tutto in breve, perché ogni Membro con giusta proporzione nei proprio luogo risiede annicchiato , né si giace ozioso , anzi chiaro manifesta il particolar uffizio , cui si ritrova destinato; come qui appresto si dimostrerà : e ciò basti per quanto s’appartiene alla bellezza . Ma non minore si è il pregio de' Portici in rapporto alla loro solidità; della qual prerogativa con una semplice occhiata ogn'uno rimaner ne dee persuaso ; mentre si vede , che. tutte le parti fovraccennate , quantunque siano di grand’ornamento della Fabbrica, appartengono non per tanto alla robustezza della stessa, cosicché ogn’una di effe a gara concorre nel sostenere la gran mole; ed in sì fatta guisa queste due efenziali qualità, solidità, e bellezza, congionte insieme s’ammirano nella nostra Basilica , che l’una dal!’altra ne diviene inseparabile. Aggiungasi per ultimo , che robustissima si è realmente la fabbrica de’Portici, riguardo eziandio alla materia di cui va composta , essendo tutta di pietra durissima da Piovene ; ed in oltre con sì bella Simmetria fono state insieme congionte, e collegate le pietre, che da ciò pure molto s’ accresce la bellezza ,'l e la solidità di tutta l’opera. CAP. « 1 5 i tfg ( xeni ) CAP. XIII. Si fa palese la Simmetria , e le proporzioni dell’ ordine Dorico. O P O premessi que’ riflessi , che si sono creduti .1 J appartenere alla retta intelligenza dell’universale Simmetria de’nuovi Portici, è cosa uccellarla, ed indispensabile il richiamare ad un particolar esame le proporzioni de’ membri tutti componenti il primo, ed il second’ ordine. Per conseguire l’intento fa duopo sapere le misure de’principali membri. E’ noto, chosi! Palladio si è servito del piede Vicentino, come si rileva da’ numeri posti a’luoghi opportuni nel suo di legno: da me pure si è fatto lo stesso , come dimostra la Tavola V. Quantunque qualche varietà si sia scoperta fra le misure, che di mia commissione con ogni diligenza si sono prese di tutta la fabbrica , e le segnate nelle Tavole del Palladio; ciò non ostante, non essendo queste differenze di gran rimarco, non ci vietano il poter stabilire le vere proporzioni de’ membri principali di tutti due gli ordini. Per grazia d’esempio, secondo la Tavola del Palladio il centro d’ogni colonna maggiore è lontano dalsaltro appresso, piedi 22.; e pure alcuno di que’spa- zj si ritrova esser maggiore di quattro, o cinque oncie ali'incirca. Una tal discrepanza, che diviene insensibile ali’ occhio per la larghezza degl’ intervalli , è facil cosa intendere , che trae l’origine dalla prima erezione della fabbrica. Avvertasi inoltre , che quantunque ogni studio, e diligenza s’adoperi nell’innalzare le fabbriche, è quasi impossibile, che non si commettano de’piccioli errori nella loro esecuzione , massimamente se siano di gran ( xciv ) $jh gran mole. Considero poi, che l’accennato disordine trasse la sua origine sin dal!’ erezione antica del corpo della Basilica; perciò dovette il Palladio compartire i Por- i tici in guisa, che il centro delle Colonne maggiori cor- | rispondesse a quello de'Pilastri vecchj, ne’quali si manifesta quel picciolo abbaglio . Riflettendo per tan- 1 to, che la diversità delle miiure nel caso nostro si riduce a cosa di poco momento ; e che non è possibile, i che venga data una pontual esecuzione^ alle fabbriche a norma de' disegni ; inoltre che nelle presenti di- ! mensioni è cosa sommamente difficile di non ingannar- . si ; e finalmente che queste differenze riescono per la maggior parte insensibili : per tutte queste ragioni ho creduto di poter usare nelle mìe Tavole la maggior parte delle misure, che si veggono notate nel disegno del Palladio : ed in tal deliberazione mi ha spinto il sapere di certo, che sedizione del suo libro è nata sotto i suoi proprj occhi; onde al certo posteriore ali'erezione, se non di tutti, almeno della maggior parte de' Portici. Con tutto ciò non tralascerò di avvertire il Lettore, se per sorte rinvenirò che la differenza delle misure di un qualche membro sia di alcuna notabile ' conseguenza. Ciò premesso, prendo pria in esame le proporzioni dell’ ordine Dorico, cominciando dalle Colonne maggiori appoggiate a’ Pilastri, Queste sono alte otto teste, o sia diametri della colonna da piede . Cotesta proporzione invero s’allontana dalla dottrina dello stellò Palladio, (i) ordinando egli, che qualora le Colonne fono appoggiate a’ Pilastri, si facciano alte moduli diecisette, ed un terzo, dividendo il diametro della colonna in due moduli. Ma dee cessare ogni maraviglia, ( i ) Palladio Lib. i. Cap. xv. 4$ ( XC V ) &fi glia , anzi vie più merita laude il nostro Architetto, poiché con ciò ci addottrina, che non sempre si cleono seguire le regole generali, ma che alle volte succedono cali particolari, ne'quali ha luogo il giudizio, e la prudenza dell’Architetto. Infatti egli prescrive la sopradet- ta altezza alla colonna Dorica , quando sta innalzata sopra il Piedistallo, e resti appoggiata al Pilastro, che sostiene l’Arco . Ma molto è dissimile il caso nostro, mentre le Colonne nascono da terra senza Piedistallo , e l'Arco non sopra il Pilastro, ma sopra la cornice architravata riposa. Quindi è, che il Palladio ha concessa la stessa altezza alle maggiori colonne , che da esso fu prescritta a quelle , che formano semplici Intercolunni. La loro basa, perché serve ad un’ordine, eh' è mancante della propria, si è 1’Attica ; ed il Capitello ritiene le stesse parti, come quello del Palladio, delineato nel suo libro degli ordini. L’architrave poi è alto la metà del diametro della colonna. Il Fregio è per tre quarti del detto diametro. Della stessa larghezza sono pure le Metope ; e li Triglifi per mezzo diametro . La Cornice finalmente è alta qualche cosa di più di quello, che c'insegna Vitruvio. Quindi è, che 1’architrave, fregio, e cornice presi insieme riescono alquanto più alti della quarta parte della colonna, a norma della dottrina dello stesso Palladio. Avvertasi, per nón doverlo replicare, che le misure de’particolari membri sì di questa cornice, come delle altre parti, si veggono distintamente contrassegnate co’ numeri a’ suoi luoghi nella Tavola V. CAP. ( xcvi ) CAP. XIV. Si dichiara quali stano le proporzioni de gì' Intercalami} , ed Archi Dorici. | S iccome il Vano da un Pilastro ali’altro resta diviso > in tre parti dalle Colonne che sostengono gli Archi, cosi si rende necessario di tutte queste saperne la propor- j zione. Cominciando adunque dalle Colonne, che chi a- \ maremo minori, a distinzione delle maggiori appoggia- j te a’Pilastri, ridettasi in primo luogo, che sono esse pri- 1 ve di basa, ed invece s’ innalzano sopra di un zoccolo rotondo, eguale in altezza alla basa delle Colonne mag- [ glori, non compreso il Dado. In una tal condotta molto risplende l’avvedutezza del Palladio; poiché se alle dette Colonne vi avesse sostituite le basi, sarebbe caduto in una discordanza riprensibile , mentre se si fossero este collocate a livello di quelle delle colonne maggiori , riuscite sarebbero troppo alte ; ovvero se, come richiede una lodevole proporzione, si fossero disegnate alfe soltanto la metà del loro diametro, ali' ora punto non si sarebbero accordate con le basi delie colonne maggiori. Per tanto la sostituzione del zoccolo riesce molto a proposito, e in niente si violano le Leggi della sana Architettura, non avendo la Colonna Dorica basa propria. Anzi nel caso nostro molto c commendabile il ritrovato , mentre col mezzo de’ zoccoli rotondi rimane maggiormente libero, e comodo l’ingresso a’Portici. S’ innalzano sopra di essi le Colonne in egual proporzione delle maggiori ; onde sono lunghe per otto diametri Compreso il zoccolo, ed il Capitello, il qual’è atto per la metà del diametro della Colonna. Le proporzioni de' con- vT ( xcvii ) L»» contropilastri sono affatto simili a quelle delle Colonne, e T Intercolunnio si è quello che da Vitruvio è detto Sf/lylos , mentre è largo per due diametri di Colonna ali’ incirca. Cammina sopra alle Colonne una Cornice architravata, che serve d’imposta agli Archi, ed i primi suoi membri appartengono ali’ Architrave, gli altri alla Cornice, la qual’è mancante del Fregio; lo che si è ordinato dal Palladio con ottimo Consiglio, poiché siccome il Fregio rappresenta il luogo, ove si collocano le teste delle Travi dette Triglifi, cosi nel caso presente, non potendo aver luogo le Travi , anche il Fregio diviene superfluo. Sovrapposto alla Cornice si vede l’Arco fregiato di convenevoli ornamenti ; avvertendo però che va ornato di tre sa scie , quando di due sole suole far uso il Palladio ( I ) . Nella Serragli a dell’ Arco vi si mira incisa una testa d’uomo, e sopra s Intercolunnio , fra l’Arco e la Colonna maggiore, s'apre una fe- nestra, o sia occhio rotondo, il quale accresce vaghezza alla Fabbrica, perché la rende varia, e comoda insieme, spandendo in tal modo maggior lume al di dentro de’ Portici. Resta da considerarsi la Simmetria dell' Arco: questo, avuta in mira la sua larghezza, è alto un quadro, e quattro quinti, proporzione alquanto minore di quella, che si rileva dalla Tavola dell’Arco Dorico dello stesso Palladio. Queste sono le proporzioni delle Colonne minori, e degli Archi Dorici ricavate dalle loro misure. Simili affatto sono pure quelle di que’ membri , che sono collocati vicini agli angoli ; né vi passa altra differenza, se non che le Colonne s avvicinano a’ loro contropilastri, e che in corrispondenza delle fene- stre rotonde, si veggono della stessa figura, ma alquan- N to mi- Ci Lib, i. Cap. xv. to minori, due basti rilievi, ne’quali incisi vi dovrebbero estere due Busti di umana forma. CAP. XV. Seguono le proporzioni dell' ordine Jonico . E Colonne Jonîche appoggiate a’Pilastri , ed innal- -1 ^ zate sopra le Doriche , riposano su di un Piedistallo, il qual segna Y altezza del Poggio della Loggia superiore; di cui si rende osservabile una non picciola alterazione, ritrovandosi esser egli un mezzo piede minore nella sua esecuzione di quello , che sia nella Tavola del Palladio al Libro terzo. Non è sì facile l’indovinare il motivo di tal discrepanza; ond' io tralascio di farne maggior indagine. Dico bene , che ciò non reca alla fabbrica verun pregiudizio, atteso che fu sempre costume del Palladio di ordinare i Piedistalli, che si collocano a livello del Poggio, o Parapetto, che non siano minori in altezza di piedi tre , nè maggiori di quattro: perciò essendo posti in opera alti piedi tre, ed oncie sei, sa vedere , eh’ egli ha creduto di poter star nel mezzo di queste due proporzioni . Ho voluto non per tanto nelle mie Tavole IV., e V. seguire il disegno del Palladio per le ragioni altrove accennate. Ora pasto alle proporzioni del Piedistallo. Egli si ritrova diviso nella sua altezza in sette Parti , due sono concedute alla Basa, una alla Cornice, e quattro restano al Dado, o sia piano di mezzo . La Basa delle Colonne maggiori è alta la metà dei loro diametro , minore la quinta parte di quello delle Colonne Doriche. L’altezza poi delle Colonne, compresa la Basa , ed il Capitello, ascende a nove diametri. La sagoma -, e proporzione del Capi- ( XCIX ) L» Capitello conviene onninamente con quella del Palladio descritta nel suo libro degli ordini. Ma il Capitello sovrapposto alla Colonna collocata sulla cantonata, poiché ha due facci e, tiene la Voluta corrispondente ali' angolo raddoppiata; regola unica per isfuggire 1’assurdo, che altrimenti operando accadrebbe , ed è , che una delle faccie del Capitello, invece di dimostrare la Voluta nel suo Prospetto, porrebbe in vista il di lei fianco . Questa bella invenzione confessa lo stesso Palladio di averla appresa dalle Volute de’ Capitelli collocati negli angoli del Tempio della Fortuna Virile ; ( i ) della di cui graziosa idea, talmente se n’è compiacciate , che dice di averla usata in molte sue fabbriche. L’Architrave, Fregio, e Cornice si veggono delineati a norma di quanto c’insegna il nostro Architetto nel suo primo libro; e tutti cotesti membri presi insieme sono alti per il quinto di tutta la Colonna. CAP. XVI. Si richiamano ad esame le proporzioni degli Archi sonici . S Erve di Basa alle Colonne Joniche, che sostengono gli Archi, un Zoccolo rotondo posto sopra di un Plinto, eguale a quello delle Basi delle Colonne maggiori. In ciò s’ammira l’ottimo provedimento del Palladio-, mentre qualora senza il Plinto vi avesse sostituito il Zoccolo, troppo alto, e sgarbato riuscito sarebbe, quando si avesse voluto colia sua altezza eguagliare quella delle Basi delle Colonne maggiori, colle quali era duopo eh’egli s’accordasse. Forse a qualche rigido Cen- N 2 sore (i) Libro iv. Cap. xm. r«T ( c ) Afflare può dispiacere, che il nostro Architetto invece della Basa Jonica, oppur dell’Attica v’abbia sottoposto un Zoccolo rotondo, attesoché non sia sì agevole rinvenire un simile esempio , che dimostri le Colonne Joniche prive di Baia. E pure chi ben rifletterà alle circostanze particolari della nostra Basilica , facilmente muterà parere; poiché qualunque proporzione il nostro Architetto avelie donata alla Basa , sarebbe riuscita discrepante affatto dal rimanente della Fabbrica . Le Colonne innalzate sopra i Zoccoli hanno il loro diametro la sesta parte minore della grossezza della Colonna di sotto. Ha in costume il Palladio di rastremare le Colonne superiori per il quinto di quelle disotto; ma queste lo sono per il sesto: e fra poco se ne rileverà il motivo. L’altezza delle Colonne, compreso il Zoccolo, ed il Capitello, è di otto diametri, ed un quarto; trequarti minore di quello, che insegna lo stellò Palladio doversi concedere alla Colonna Jonica . Il Capitello ha le sue Volute cogli altri membri convenienti , ed in oltre il Collarino è adorno dell’ Astragalo e della Cimbia. Sebastiano Serlio ci attesta , ( i ) che molti consimili Capitelli si osservavano in Roma al suo tempo. Un notabile esempio ce ne reca eziandio il Palladio nel suo libro de’ Tempj, (2) ove descrivendoci quello della Concordia, nota, che essendo i Capitelli fregiati del Collarino, si pon no dire mescolati di Dorico, e di fonico. E' presumibile per tanto, che a di loro imitazione abbia voluti ordinare i sopradetti Capitelli, e forse anche, perché siano distinti da quelli delle Colonne maggiori con l’aggiunta desti due surriferiti membri. Ora cesserà ogni maraviglia nel!'osservare, che il diametro di queste Colonne ( i ) Lib. iv. Car. 160. T. (2) Lib. iv. Cap. xxx. <•£( 01 )®* lonne sia alquanto maggiore , e 1' altezza loro minore dell’ordinario, non giugnendo a nove diametri; mentre si scorge, che con somma avvedutezza a queste proporzioni alquanto goffe , ha voluto il Palladio che corrispondi pure il Capitello, il qual ritiene in parte la leggiadria del sonico, e la robustezza del Dorico. Notabile cosa si è ancora, che i Contropilastri hanno i Capitelli privi delle Volute, onde sono simili ad una imposta. La luce degli Archi senza il Poggio è di un quadro , e due terzi ; ma quello compreso , giugne a due quadri; Proporzione molto conveniente agli Archi sonici, secondo la dottrina del Palladio. In corrispondenza degs Intercolunnj laterali ad ogni Arco vi sono due occh) della stessa forma, e grandezza di quelli di sotto. Sopra le Colonne poi s innalzano de’Piedistalli, che sostengono delle Statue, e dall’uno ali’altro corre un Poggio assai nobile, che serve di corona alle Loggie , alto piedi quattro ali'incirca. Questi, oltre di accrescere bellezza alla Fabbrica, riesce anche di comodo, e sicurezza a coloro, che volo stero passeggiare d'intorno al coperto delle Loggie , che è quasi piano , e si dilata per quanto s’estende la larghezza del Portico sino alle Pareti, che sostengono la gran Volta» CAP. XVII. Si difendono da alcuni pretefi errori le Loggie della Nostra Bajtlica. N E’ Capitoli superiori si è resa manifesta la Simmetria, e le proporzioni di tutti due gli ordini, che adornano la nostra Basilica. Ora conviene sostituire un scrupoloso, ma giusto esame intorno ad alcuni pretesi ( c 1 1 ) &#> tesi difetti delle nuove Loggie , le quali benché siano di sorprendente, e maravigliosa invenzione, è noto non per tanto , che vanno soggette alla critica di certi rigidi Censori; i quali vedendoli incapaci di niente produrre, che sia proficuo agli uomini, soltanto si pregiano di rintracciar errori nelle altrui opere , benché reputate le più perfette. Sembra loro in primo luogo, che i Por. tici rivolti verso la Piazza principale , restino collocati più bassi del dovere, per la qual cosa troppo umili , e nani ci compariscano ; mentre per lo contrario quelli riguardanti la Pescarla, come sono sopra di un gran Zoccolo innalzati , così manifestano agli occhi d’ ogni uno un aspetto più vago, e leggiadro. Ma resta da sì erronea imputazione facilmente assoluto il Palladio, subito che s'intenda, che sopra di tre gradini andava collocato il prim’ ordine, de' quali uno appena ne rimane in oggi scoperto. Laonde anzi che di biasimo, degno si è di laude l’ottimo provedimento del nostro Architetto, il qual col mezzo di tre gradini innalza a sufficienza il prim' ordine, ed in simil guisa ( come si è accennato in altro luogo ) provede al comodo de’passaggeri, ed imita le Loggie degli antichi. Conviene inoltre avvertire, che il gran Basamento verso la Pescarla egli è un mero accidente del sito, reso necessario per togliere la molta disuguaglianza dèlie due Piazze, per la qual cosa fu duo- po, che il nostro Architetto si servisse di un tal ripiego. Per poi soddisfare alla delicatezza di coloro, i quali non affatto rimangono contenti della proporzione concessa agli Archi Dorici, sembrando ad essi che riescano troppo umili e bassi ; necessaria cosa è in primo luogo sapere , che il Palladio era costretto a non dover sorpassare coll'al rezza del prim'ordine il livello della Sala interna, che di già esisteva . Quindi è, che la proporzione ( ciii ) zione della luce degli Archi non eccede il quadro , e quattro quinti, onde riesce alquanto minore di quella , eh'egli c’insegna : ma la cosa li riduce ad una minuzia, vale a dire, a sei minuti di meno, supposto il diametro della Colonna di due moduli, e la divistone d’ ogni modulo in minuti trenta. In secondo luogo, osservabile cosa si è, che ali' ordine Dorico s’ appartiene il dimostrare maggior robustezza , e solidità degli altri , fuori del Toscano; perciò sempre hanno creduto i buoni Autori, che ad esso convenga una proporzione alquanto tozza, che ne manifesti il carattere . Molto opportuno si è l’esempio del Teatro di Marcello, come si raccoglie dal Serbo ( i ) , che con diligenza ne descrive le misure . Questo tiene il prim' ordine de' Portici esteriori Dorico, e la luce de’suoi Archi appena giugno al quadro, e due terzi; proporzione minore non poco della nostra. La stessa vanta pure sordine Dorico del Coliseo ; onde gli Archi di quella venerabile antichità ( 2 ) dimostrano assai minor leggiadria de' nostri . Spero non per tanto, che i due sovraccennati esempj servir possano di sufficiente difesa al nostro Palladio , cosi che anche i più soffistici fra gli Architetti siano costretti di applaudire alla lodevole condotta tenuta in questa parte dal nostro . Passo finalmente a distenderlo da un' altra falsa imputazione, che proviene a mio credere da uno spirito soltanto di contraddizione di alcuni pochi , che si pregiano di essere Architetti. Questi più tosto che laudare alcuna fabbrica, benché tenuta fosse in gran conto, ricolmi de'loro vani scrupoli, ogni cosa sogliono dispregiare, e milantando essi con il loro rigorismo di riformare s Architettura , e di ridurla ad una sognata ( 1 ) Libro ni. Car. 70. T. ( 2 ) Serbo Lib. rii. Car. 80. e Si. vy WS ( ci V ) L*. ta simplicità , non la perdonano a’ migliori , e più eccellenti Architetti, l'opere de’quali fuori di proposito, e per lo più a torto censurano . Non sia però maraviglia, se la loro Critica abbia preso di mira anche i Portici della nostra Basilica. Pare a costoro per tanto meritevole di biasimo il nostro Palladio , perche abbia egli voluto, che gli ornamenti posti sopra le Colonne maggiori di tutti due gli ordini, cioè Y Architrave, Fregio, e Cornice , invece che corrano interi da una Colonna ali’ altra , si ritirino a piombo de' vivi delle Colonne stesse; per la qual cosa restando in simil guisa tagliati i membri, che li compongono, rimane ( dicono essi ) la fabbrica tutta priva di quella simplicità , ed apparente robustezza, che se li conviene. Per intendere come facilmente si possa liberare il Palladio da sì ingiusta, e frivola querela, basta dar un’occhiata riflessiva ali'aspetto de’ Portici; quindi esaminata la loro simmetria, sarà forzato ogn'uno di confessare ( purché non sia de'più ostinati ) che il ritirarsi degli ornati da' vivi delle Colonne, anziché recar pregiudizio ali'apparente solidità della Fabbrica, ne accresce di molto la grazia, e la bellezza. Infatti per dare ad intendere, che la solidità della Fabbrica non si manifesta, sa di mestieri pria dimostrare , che le Colonne sopra le quali risalgono gli ornati , siano le sostenitrici delle Loggie. Ma se al contrario chiaramente apparisce, che il loro uffizio altro non è, che di adornare, e rendere più nobile la Fabbrica , né altro peso sostengono fuori de’ propri ornati con in cima una statua, è facile l'immaginarsi, che anche levate via le Colonne maggiori, forte egualmente, e robusta rimarrebbe la Fabbrica in tutte le sue parti ; Io che dimostra , che la reale non solo , ma che neppure l'apparente solidità risente alcun pregiudizio. Per l’opposto, WS ( C V ) posto , se il Palladio continui , e non interrotti aveste ideati gli ornati sopra le Colonne , oltre che avrebbe aggravate le pareti di un peso superstuo , meno di varietà , e di leggiadria si sarebbe comunicato alle Log- gie. Per la qual cosa non già merita biasimo su di questo punto il Palladio , ma anzi somma laude . imperciocché sapeva ben egli meglio di noi , che la rottura delle Cornici, d’ordinario è un difetto riprensibile; ma neppur ignorava, che al giudizio, e prudenza dell’ Architetto è permesso il partirsi alle volte dalle prescritte Leggi, a norma però sempre delle differenti circostanze. Infatti, perche gli Archi de’Portici, ed in realtà , ed in apparenza vengono sostenuti dalle Colonne minori, e da’ Pilastri i loro linimenti, perciò ha creduto di dovere alle Colonne, che sono appoggiate a’Pilastri, rendere più vaghi gli ornati, ritirandoli sopra i vivi delle stesse. Per Io contrario nelle altre fabbriche di sua invenzione , in cui le Colonne deono manifestare una reale, o almeno un’apparente solidità, egli vi ha collocati al di sopra de’ convenienti ornati , non interrotti , ma continui . E volesse il Cielo eh’ egli venisse in questa parte imitato ; poiché non avrebbe luogo il nostro rammarico nel!'osservare, che alcuni Architetti moderni nella maggior parte delle loro fabbriche, posta in non cale la necessaria distinzione , ovvero ci propongono da contemplare un semplice, e goffo aspetto, oppure tutto ali’opposto un troppo gracile, e debole; per l’unica ragione, che non volendo eglino distinguere i casi , e le circostanze ( al rovescio del nostro Palladio ); ignorano ciò che convenga alla loro solidità, vera o apparente che sia , e alla bellezza insieme e alla grazia . O CAP. E ( evi ) C A P. XVIII. Conclusione dell' Opera. L E lodevoli invenzioni degli Architetti eccellenti sogliono d*ordinario imitare nelle parti nobili , e principali alcun’ antica , e rinomata fabbrica . Essend’ io giunto per tanto al termine dell’ Opera , ho voluto eziandio in questa parte soddisfare la curiosità di coloro , che bramassero sapere quali siano state le antiche fabbriche, a di cui simiglianza piacciuto fosse al Palladio d’ideare i Portici della Nostra Basilica . Non ho per certo tralasciata diligenza veruna d’indagine su tal proposito , ma il tutto indarno , non avendo ancor avuta la sorte di rintracciare un’ Edisizio , il di cui riparti mento, ed esterno aspetto, simile potessi credere a quello de’ nostri Portici. Alcuni vennero in opinione , che il nostro Architetto si sia proposto d’imitare il Teatro di Marcello : ma da me fatto un diligente esame intorno la Pianta, e saspetto de’suoi Portici , non ho coraggio di ciò asserire . Infatti sappiamo, che non solamente i Portici , che circondavano il mentovato Teatro, ma quegsinterni eziandio, collocati nella fronte della Scena ( sotto il coperto de’quali, come si ha nel Serbo ( i ), stava collocato il Pulpito ) affatto si scostavano dalla Simmetria de’nostri : mentre quelli composti erano di semplici Archi con pilastri , laddove i nostri al contrario oltreché hanno gli Archi sostenuti da Colonne, rimangono in appresso stancheggiati da semplici Intercolunni ; ed ecco dissimile affatto ( i ) Lib. m. a Car. 6 p. T. ed a Car. 70. e 71. E ( cvii ) fatto V aspetto de’ Portici della nostra Basilica da quello del Teatro di Marcello . Quando per altro sostenere si volesse , che fra questi Edisizj vi fosse qualche simiglianza, altro non si potrebbe dire, se non che sono conformi nella scelta degli ordini, poiché sì neh’uno, come nell’altro Edifizio il prim’ordine è Dorico, ed il secondo /orfico; ma questa sembra essere una imitazione troppo generica: e quando ciò fosse bastevole, si potrebbe pretendere, che molte altre fabbriche, antiche neirinvenzione della nostra abbia voluto imitare il Palladio . Non dubito adunque di asserire, c.he una vera rafiòmiglianza di antico edifizio pareggiabile al nostro non ci sia per anche venuta a notizia , e che al Palladio solamente siamo debitori di sì rara e nobile invenzione : la quale benché nuova , siccome però ella venne eseguita in tutte le sue parti ( come ci lusinghiamo aver a sufficienza dimostrato ) con molta solerzia d’ingegno, e con giuste, e ragionevoli proporzioni , così si dee confessare , che molto di giovamento, e splendore abbia egli recato alla sana Architettura. Conobbe il Palladio stesso questa verità; e quantunque sia sempre stato parco delle sue lodi , e in tutta la sua opera parli con modestia di se stesso, niente milantando, come sogliono alcuni, le rare cognizioni, eh’egli possedeva; ciò non ostante nella descrizione della nostra Basilica, non ha potuto far a meno di così esprimersi ( i ) : Non dubito , che questa Fabbrica non pojsa esser comparata agli Edifizj antichi , Ò' annoverata tra le maggiori , e le più belle fabbriche, che siano fiate fatte dagli antichi in qua , sì perla grandegga, e per gli ornamenti suoi , come anco per la ma- O 2 feria , (i) Libro ni. Cap. xx. ( eviII ) £ fasto i/r pietra viva durissima , e fono Jìate tutte le pietre commejse , e legate insieme con somma diligenza . Esulti adunque la Patria nostra, che ben ne ha ragione, per ritrovarsi ornata oltre di molte altre insigni fabbriche del Palladio, anche di questa Reale Basilica ; e i ne gioiscano non meno gli amanti della sana Architet- i tura, per gli utilissimi precetti, che dalla meditazione della stessa in noi ne derivano ; e finalmente restino 1 persuasi , che con somma loro utilità saranno sempre grandi progressi in questa Nobilissima Arte , quando si j la presente , che tutte le altre Invenzioni del celeberrimo nostro Architetto , vengano da essi con accurata j diligenza esaminate, e con giudiciosa prudenza imitate. i Le qui 4 $ ( cix ) Le s otto descritte Misure sono state usate dati’ Autore nelle Tavole ili. IV. V. Avvertendo , che le segnate con -Hi- sono diverse da quelle de' Disegni del Palladio . Diametro della Colonna maggior Dorica Altezza della detta Colonna - - Architrave, Fregio , e Cornice - Diametro della Colonna minor Dorica — Altezza della detta Colonna - - Piedi i :Onc.6 - P. z : 5 • P. ip ■ P- 4 ■ P. i P. n Intercolunnio - - -- - - Vano dell’Arco -- - - — Altezza del Vano dell’ Arco-— Contrapillastro in fronte - - — Cornice Architravata in luogo d’imposta - Archivolto - - - -- - Piedistallo dell’ordine Jonico, alto - - Diametro delle Colonne maggiori Joniche Altezza delle dette Colonne - - Diametro delle Colonne minori Joniche - Altezza delle suddette - - — Cornice Architravata in luogo d’imposta Vano dell’Arco Jonico, largo - — Altezza del suddetto Vano — - —— Altezza dell’Archivolto —— —■— - Architrave, Fregio, e Cornice —<—- - Piedistallo superiore - — - Ordine de* Pilastri Corinthj ; loro Diametro Loro altezza con Basa, e Capitello »- : — Architrave, Fregio, e Cornice «— —— 8 io 6 ; * * p. L : IO : p. 9 - io : è p. 17 ; - : » p. 0 : 6 : - 4 p. 1 : r : r p. 1 : ; : p. 3 : 6 : G p. 1 : 11 : — 4 p. 17 = 7 = ~ * p. 1 : ; '• p. io : ; - p. 1 : 2 : p. io : t : P p. 1 6 : 6 : p. 1 : *nl «J* O p. 3 * 5 - 7 * p. 4 - * : P 2 p. x : 2 : — 4 p. 11 : 6 : p. % : 6 : DE- - 9 * c c x ) a* DESCRIZIONE 'ORS Di una Fabbrica d'invenzione dell' Autore , chiamata la Curia , dtf collocarjt in Capo della Piazza . H E NT RE m’ affaticava nel descrivere la nostra Basilica , mi st presentarono al pensiero i lamenti di que 1 Cittadini Zelatori della gloria , e decoro della nostra Patria , i quali sovente si lagnano, che estendo la nostra Piazza per la sua mole, ed ornamento di Fabbriche cospicua, se ne rimanga nella sua più nobil Parte rozza, ed incolta. Tuttociò chiaramente riluce dal!'esame della sua forma, ed ornati. Viene la stessa circoscritta da una figura quadrangolare; l’uno de' suoi lati maggiori è ornato da magnifiche Fabbriche, le quali sono il Monte di Pietà, e la Loggia Prefettizia; e l'altro dal Palagio Pretorio , e dalla insigne Basilica. Ma quanto a'lati minori, l’uno resta aperto, congiongendofi ali’altra Piazza, detta delle Biade-, col mezzo di due in* lignt Colonne, riguardevolistìme per la loro grandezza ? materia, e lavoro: per lo contrario il lato oppósto, che con ragione si pùo chiarnâre isCapo desia Piazza, è terminato da alcune private , e meschine abitazioni , che mal corrispondono al decoro, e bellezza della stessa. A tutto ciò si .aggiunga , cî^e questo ultimo lato è il sito , che per antico costume serve di pasteggio a' Nobili. Tutti cotesti riflessi sono sì noti, che «on v’ ha n® C c x i ) v’ ha Cittadino, che non ne sia penetrato , e che non brami di vedere un giorno col mezzo di una Fabbrica Nobile, e di sana Architettura, ornata anche questa principal parte della Piazza; persuaso estendo ogn'uno,che in allora la Piazza nostra, riguardo agli ornati, punto non sarebbe inferiore ad altra dell’Italia. Qualora per tanto a me s’apparteneste la scelta del genere di Fabbrica, che meglio conveniste al luogo, ed al bisogno della Città, per niente sarei ambiguo; credendo fermamente, che doveste esser questa la Sala per la riduzione del Consiglio di Cento e cinquanta , che meglio fora cogli antichi chiamarla la Curia: mentre al presente si può dire, che la Patria nostra si ritrovi priva di così nobil Fabbrica; attesoché ferva al giorno d’oggi di Curia , stima delle Loggie della Basilica, quella cioè, che si congionge al Palagio Pretorio: e quindi è che chiusa rimane, e non aperta, come le altre: dal che si raccoglie, che provi- lionalmente i nostri maggiori hanno stabilita stadunanza del Consiglio in questo luogo, come quello, che a niun' altro uso era destinato, e forse perche non ne aveano un migliore. Mosso.per tanto da’sopranarrati motivi, presi pria in disegno il Sito isolato, che al presente viene occupato da private case in Capo della Piazza , indi meditai per solo esercizio, com’ è mia usanza, intorno l’idea d’una Curia, la qual riuscir dovesse comoda , e decorosa insieme. Ma perche, come accennai di sopra , sogliono in questo luogo intervenire i Nobili al passeggio , ho creduto necessario di collocare nel prospetto della Fabbrica una magnifica Loggia a comodo, e piacere de’ medesimi . Da questa s'entra in un Atrio, da cui si passa ali’altra Loggia opposta. L’Area, che avanza oltre stAtrio, viene occupata da Botteghe; le quali oltre il comodo , apporterebbero anche molta utilità al C C X 11 ) al Pubblico, potendosene ritrarre un’annua rendita non indifferente. Col mezzo poi delle due Scale lacerali ali’Atrio, alle quali fi entra dalla Loggia posteriore, si sale alla Loggia di sopra , e da questa si pasta nella Curia ; al di cui mezzo corrispondono due Salotti laterali : l’uno de’quali potrebbe servire ad uso di Collegio a’ Giudici, che non ne hanno di proprio ; per la qual mancanza sogliono in oggi adunarsi nel luogo destinato al Consolato: l’altro converrebbe concedersi alli Signori Notaj ; attesoché, quando mai veniste eseguita questa, o qualunque altra idea, duopo sarebbe di demolire il loro Collegio, restando quel sito racchiuso nell’ Area della nuova Fabbrica . Le due stanze maggiori, che riguardano la Piazza, potrebbonsi destinare, f una per le riduzioni de’Signori Deputati, e l’altra per l'uffizio di Sanità. Appresso alli due Salotti vi sono due Stanze per parte di mediocre grandezza, le quali servir potrebbero ad altri minori Ufficj , ovvero a comodo de’Ministri. A queste si perviene anche col mezzo di una scala segreta, la quale ascende di sopra, e dà ingresso a due altre stanze, restando quelle di sotto ammezzate. Questa in generale si è l’idea, che fu da me pria concepita della nostra Curia , indi poi ridotta in Disegno. Ora con l’occasione di dare alla luce il Discorso delle Basiliche , e spezialmente della Nostra , ho pensato di unirvi anche la pubblicazione di questa mia Idea ; sembrandomi , che alla descrizione della Basilica , non fosse molto aliena quella della Curia, mentre si ha in Vitruvio , che tutte due queste fabbriche andavano collocate vicine al Foro . Non vorrei però, che alcuno mi tenesse per cosi leggiero, e sciocco, eh' io mi lusingassi, che la Fabbrica d’ un Edifizio di si ragguardevole spesa dovesse sortire il suo effetto. Note mi sono benissimo fc. -j! 4$ ( C X 111 ) fimo le molte difficoltà, che:rimarrebbero da superarsi; si perche il Sito da me destinato alla Fabbrica della Curia è per la maggior parte di ragion privata, si perche la spesa in oggi forse di troppo eccederebbe le,forze della Città. Nè meno vorrei esser creduto si ambizioso, e s'i poco conoscitore di me stesso, che quand’ anche per maggior bellezza , e comodo di questa mia Patria, si deliberasse la Fabbrica della Curia, mi lusingassi, che questa mia invenzione, posposta qualunque altra, si doveste prescegliere; mentre conscio di me stesso, conosco bastevolmente, che l’abilità mia non può tant’ oltre giugnere . Di gran lunga per tanto verrà ricompensata questa mia fatica, se sarà, come spero, stagi’ intelligenti compatita, e se servirà di stimolo, e sprone a qualche dotto soggetto di produrre in tal proposito qualche preclara Idea . Avverto poi , che nella descrizione di questa mia Curia ho posta in disegno ogni sua parte con le sue particolari Tavole, usando ogni maggior brevità, e ponendo separatamente fuori de’disegni le misure delle Parti principali, per evitare la confusione. Finalmente, per togliere il tedio delle citazioni in prova della Simmetria d'ogni membro, e del? le loro proporzioni, faccio noto, che il tutto da me ss è ricavato dalle regole, e dalle Fabbriche dei Palladio da me prescelto in Maestro, si in questa, come in ogn’ altra mia Architettonica fatica. P TA- ( cxiv ) &•> !" T A V O 1 ' L' al orni!. . . - - .. !- , ^ •> Nomi-de' principali Membri della Piatita del Primo Piano . 3 Lóggîip di mezzo. . '1. -^so sii "*)':•:}] 3 C C Loggia Laterali » ■ i*/ ' >v c iò: ■ 6l^T . .• &IÌ- hx É Atrio,. Uà XI 11 lU^t fv I iti I f I Scalfe principali., c ci x.i-1- Lr! s isl 11. « il , ìimn*! S S 1 Séale insèrvfeiÂi'alle stanze sopt*a le Botteghe. A,A Scale che ascendono sin sopra al tetto i i * ' 1 T A r'V, 0 L À 1 V I I •ti . 'lili : : • . -!1 Nomi de * principali Membri della Pianta del Secondo Pianori o J.Mf;; P Curia. Iti'essa si ‘vede segnato il'compartmie T Camera de’ Signori Deputati. Q Uffizio di Sanità,, ..... :■ V Collegio de’ Giudici'. ‘ " : - F Collegio de’ Notaj.OUV 'îvv /'■ . s.oljl Jilf; -, Tj G G Stanze minora. , { j -H Loggia superiore. J. iJ I I Scale principali. 1 r ' tisi ‘ A A Scale minori. , ìslCISfT't T A V , O "L * A 1 jf ' V I. '■ t. ! .! q . '-Ili ~ r ’ : I Misure della Pianta del Primo Piano . t; Diametro delle Colonne Doriche J Piedi 2:Onc.io: f c ■ ■ j GÌ" Intercolunni delle Loggìè f largai • P. 7 : ? • ; P: n : 4 : P. i? rr; 7 r P. i6 : p : Intercolunnio di mezzo , .'latgb — Loggia di mezzo , larga — ■ > ■— Loggie Laterali , larghe — - L’Atrio è decorato da quattro file di Colonne, i di cui centri corrispondono a’ centri delle Colonne della Loggia di mezzo . Queste formano tre viali per ogni lato , ed i loro Volti sono a crociera. L’Atrio è quadro perfetto, ed è largo-- P. 4j : p : Il Diametro delle Colonne dell’Atrio è-- P- 2 r 5 : La Loggia opposta è larga -; , --- P. 12 : Le Scale principali sono divise in due rami, ed occupa- 2 îio lo spazio di -- - - —— P. ty : 8 : — T A- T aa~ //* r T.Vs " —T~ XXXX SS 1 MM Lâ KJS88 ssr s» T . Vii wmm XXXI à MW» «« Aâ° ^ â > T. VJJf B I 4$ C cxv ) VOLA" VII. T A ^ Misure deliri Pianta "del secóndo Piano. ili:. 1} L . . lr ^ a 1 arin i;>, onoii Curia d’un quadro_e mezzo,Jarga li- j *\* 4 : ,1 " , .j. "" ì' — ' r V. 66 • io Camere de 5 Deputati,e Uffizio di Sanitàri due quadrilunghe P. 33-* ; Larghe —r* - Salotti'di un quadro, ed un quinto, larghi P. tj' P- 33 * 4 P. xdt 8 - 4 ,* 5 r .1 TAVOLA V I IL . l’IC.'l- - . , . Misure del Fro]petto EJÌenore . i H ’■ mi: " r .C.I I Zoccolo , alto --- —— —— - P. z -. ' 6 : . o Colonne Ooriche con Basa, e Capitello, alte —• - P. 22 : 8 : Architrave, Fregio, 'e'Comice, alti tutti inlie.me - - x 8 P r. I Porta di mezzo dell’Atrio 7 larga *-— —— ' ‘■■ —st op. î 6 ‘il *.l Alta due quadri, 1 ed"un sesto"-—— —>— P. 16 : Zlt;) r- Le altre Porte, che danno ingresso ali’Atrio, come pute -moiT alle Botteghe , sono larghe — - - 1 -; 11 Zoccolo sotto alle Colonne del terzo ordine '& alto - Il Diametro delle Colonne Corinthie ì —■ - - L’altezza delle dette Colonne, compresa la Basa ed il Capitello è di —• - - - - - La loro Cornice è alta — - - - - I Parapetti delle Fenestre, ed i Piedistalli del Poggio sono alti -—- - -—.— -- Le Fenestre sono larghe come quelle dell' ordine Ionico di sottoj ed alte due quadri. II Frontispicio è alto quanto il Coperto della Curia, ciofe per due delle nove parti della sua larghezza. p. 9 4 : p. i io : p. i 6 p. i 9 : p. 17 p. ; : 5 : p. ; 6 : 2 4 2 4 2 4 Alcune Misure de' principali Membri Interiori . Il Diametro delle Colonne Doriclte dell' Atrio ì di — Queste Colonne sono prive di Basa, ed alte —• —— La Cornice è Architravata, ed alta -- — —>—■ La Freccia del Volto deU’ Atrio è-- — ; — - La Curia t: alta quanto larga, cioè —— - ——- Tiene la detta Curia il Soffitto di legno compartito nella foggia, che dimostra la Pianta seconda. La stessa h ornata da Pilastri Corinth; , i quali hanno di Diametro ——---- - ■ — - — Sono alti con Basa , e Capitello — --—>—> - I Piedistalli sono alti >——■ - —>—- - — La Cornice e alta —- — ■— ——■ —-- ——■ Di sopra vi ì un’ordine di Pilastrini Attici , che. sostengono il Soffitto, i quali hanno di Diametro —■ I Salotti sono soffittati , ed alti quanto larghi , La Camera de’ Deputati , e quella della Sanità hanno P. 2 : 5 : P. x8 : i : t 4 P. I : io : P. 7 : 4 P. 44 : 7 P. z : 2 P. 20 : 7 P. 4 : 2 P. 4 : 1 P. i : 8 P. 15 : 8 P. 27 : 4 P. 25 A Frau- ( cxvii > Franciscus Foscari Dei Grafia Dux Venetiarum &c. Nobilibus , & Sapp. Viris, Hectori Pafqualigo de suo mandato Potestati & Benedicto Baro- zio Capitaneo Vincenti», & Successoribus fuis. Fidelibus dilectis salutem , & dilectior.is affectum. Inclinati fupplicationibns Commiinitatis nostr» Vincenti» , qu» ob ejus jntegerrimam fìdem, devotionem, & zelum , quem,uti multis novimus ex- perientiis , ad nostrum habet Doininium , atque Statuiti, carissima nobis est, & intendentes , sic fuis exigentibus meritis , eam profequi favoribus gra- tiosis : quum nuperrime ad nostram miferit presentiam quatuor ejus so- lemnes Oratores, videlicet Spectabiles D. Valerium de Lufcis Militem , Joan- nem de Thienis , Hieronymmn de Gualdo , ac Montorium de Mafcarellis Legum Doctorcs , per quos devotissime imploravi! sustragium , & subven- tiónem nostram, ut re»di sicari facete valeat Palatium suum, ,quod prò parte combustimi est, & prò reliquo minatur ruinam : Deliberavimus, ac volumus, & vobis mandamus cuna nostro Consisto Ro- gatorum, quatenus predict» fidelissim» Communitati nostra: prò fubventio- ne Fabbrica:, & «dificationis Palatii antedicti dati facete debcatîs per il- lajn Cameram nostram Vlucenti* «.le ultimin Jcn.uiis, qni de datiis exigen- tur per annos quinque proximos , anno singolo ducatos mille auri ; & si forte non continuaretur exigi dalia fuprascripta, dicti denarii dentur, & sol- vantur de denari is Camera: nostrx prxdict». Vernin teneatur ipsa fedelissima Communitas ponete, & contribucre opera , lapides, calcitiam, & quoque alia necessaria, ultra fubventionem supraserîptam . «utcm registrar} tacere dcbeatis, & registrata* prosare noctrai Fidelissim» Communitati facete consignari. Dar. in Nostro Ducali Palatio die xx. Martii Inditione septima 1444. Ex Membran. Vetere ad paginam 99. T. existente in Archivio Turris Magnifica: Civitatis Vincenti». D Frapcifcus. Foscari Dei grafia Dux Venetiarum &c. Nobilibus , & Sapienti^ Viris Matth»o Barbaro de suo Mandato Potestati, & Andre» Marcello Capitaneo Vincenti», & successoribus fuis. Fidelibus salutem, & di- lectionis affectum. Ad nostram venerit presentiam Spectabilis D. Marcus de Thienis Miles, & D. Antonius de Lufcis Doct., Oratores illius Fidelissim» Communitatis nostr», exponentes, & fupplicantes, quod cum prxdicta Communitas incepe- rit fabbricati facete ad honorem nostri Domini) Palatium fuum , & prò ea Fabbrica alias concessimus per annos quinque nunc finituros ducatos mille in anno, Lede ea fabbricati tester magna pars fieri, ad quain perficiendam ipfa Communitas impotens psnitus est : dignaremur dictam concessionem elongari ut dicturn opus persici valeat . Quare intendentes ipsi Fidelissim» Communitati ob ejus fingularem devotionem erga nostrum Doininium quan- tum conveniens sit compiacere, cum nostro Consisto Rogatornm deliberavi- mus, & volumus , ac mandamus , quatenus prò fubsidio dictx Fabbric» continuare debeatis, & dati faterò per àlios quinque annos fubfequuturos per illam Camerain nostram Vincenti» ducatos fexcentos in 4 nno ; de ulti- mis denàriis,qui de datiis exigentur, & ipfa Communitas, ut alias dictum ( cxviii ) suit , ponat , & contribuat opera, lapides, & calcinam , & quoque alia necessaria , ultra .solutionem suprafcriptam' -. Veruni volumus, & vobis mfin- damus curii nostro Consisto antedicto ut nunc, & in futurum boriam habea- tis advertentiam quod ditti denari! juxta continentiam prassentis nostri mandati bene expendantur. Dat. in Nostro Ducali Palatio die 11. Mensis Martii Inditione XIII. -450 aT. Nobb. & Sapp. Viris Matthso Barbaro Potestati, & Andrete Marcello Capitaneo Vincentise, & Successoribus suis. Ex Membraiu Vetere ad pag. né. T. existente inTurris Archivio Magnifica: Givitatis Vincenti*. Y EranoiseU8 Foscari Dei gratia Dux Venetiarurn &c. Nobili , & Sapienti Viro Matthseo Barbaro de suo Mandato Potestati Vincenti* . Fideli diletto saluterò; & dilectionis assectum * Nuper nòbis supplicatum est nomine illius Fidelissim* Communitatis Vincentise, quod concedamus yobis, sicut aliquibus Prsecessorjbus vestris per nos concessum suit, quod vid«Iìcot jwssìtic v-m conTeuiic curo condemnatis pecunialiter tantum ab uno anno ultra , & illis gratiani facere sub illis modis, & sormis qua: vobis videbuntur. Ita tamen quod illi qui lrabuerint gratiam, vel remissìonem aliquam a vobis de dictis condemnationibus suis pecuniariis teneantur dare operas , vel pecunias, ac laborare , seu mietere ad laborandum ad fabbricam Palatii Vincenti*: quod nos, & prsedicta nostra Communi tas cupimus persici ìn.torum. Nos autem ditt* nostra: Com- munitatis petitioni morem gerere cupientes sumus contenti , & vobis Potestati presenti tantum concedimus, atque stremiam impartimur posse convenire cum omnibus condemnatis pecunialiter tantum, ut supra a nobis peritura est, & per illud tempus , & per illum modum quod vobis videbi- tur . Hoc tamen dcclnrato quod pradicti condemnati, quos ad dictam gratiam, & conventionem deducetis, ab eorum adversariis chartam pacis ha- beant. ! Data in Nostro Ducali Palatio die i. Martii Inditione XIII. 1450. a T. Nobili & Sapienti Viro Matthso Barbaro Potestati Vincenti*. Ex Membran. Vetere ad pag. 1,6. T. existente in Archivio Turris Magnifica Oivitatis Vinfemia;. Prima Scrittura di Antonio Rizzo. Proviston de Fortificare il Portegli» del Palazzo , e de mutare Jq ( Cplo- ne fatta per Misero Antonio Rizo Inzegnero della.Illustrissima Signoria de. Venesta. Primo de inarpesare tutti li Volti cum arpesi de ramo, Itera de inarpesare tutti li Angoli da uno Volto ali’ altro cum arpesi de ramo ut supra, b dentro via, b de fora via, b dove meglio, e più com- modamente se poterà inarpesare.- Item.de mettere una Fibula a la Cadena , & nel angelo commessa in pria dura, come appare nel desegno. ’ Itera de inarpesare tutta la Conti se sotto li pozoli de appese de ramo . Itera ( cxix ) Irem de metterei una cadena sotto la Colona del Pozolo , la quale ì sopra la Colona del Portego cum la sua Fibula commessa in pria dura. Irem de metere una cadena sotto la Colona , e sopra el Volto -del Portego impionbata.stella seraglia del volto. Item de mudare le colone tonde & farle quadre , & maximamente quelle dei cantoni , e fare Piialtri per sua opinionessendo l’intervalli troppo largì , stanano meglio quadri per non poter dare la porrion,, e debita rason alle colone ; che. essendo colone quadre, aver pilastri seria più tolerabiley e -più conveniente , e (epuro se volete colone tonde farle grosse , come quelle sono al presente a li cantoni del Palazzo cum uno quadresello sopra el-capitello informa de Trave . Item di fare li fondamenti de i cantoni siano pie dieci per lazza ; & nel fondo siano messi legni de rovere over de larese grossi quanto se possano bavere zappolati longi dodici piedi , e doe mane una sopra dell’ altra in- crosadi, e sopra quelli metter li quadri de- pria dura molto ben commessi, inarpesadi 1’uno con 1’altro cum arpe si de ramo, segundo el d eseguo. Item el cantori vi sopra el fondamento vede esser due piedi , e mezzo per lazza, e lai.Bassa del disto Pilastro debhe esser impiombata sopra dicti quadri del. fondamento cum el suo; Pilastro, e messola. Item nello .angolo 'del volto bisogni lare de pria dura inarpesadi tutti de arpesi de ramo insieme cum li volti segundo-el dessegno’. Item de mettere una bona cadena grossa dal cantori del disto Portego sopra la sunntà dè li volti, impiombata cum l’uno de i capi sotto la cornile in pria dura cum l’altro capo passe el canton del Palazo cum la sua Fibula commessa in pria dura . Item dè accertare li pedutij delti volti tanto che se possa tuor via mezzo ptb del semitondo. Item-de fare de ramo della Cadena quanto vi sopra el capitello, e quella parte conzonzerla cum la catena de ramo, e questo fare in tutte le ca» tene vanossn li archi sopra de capitelli ; e questo perché el ferro irrugi» mise e cresce , e sa crepale li capitelli . Ma el ramo non se irruginisce mai, maxime quando e puro, & senza alguna mistura. Questa scriptum di sopra (cripta é quanto mi Antonio Rizzo Sculptor hò ordinato se faza; & infede de questa ho sotto (cripto de mia mane propria. Dal Libro Membrar, Vecchio a cart. 240. esistente in Archivio di Torre della Magnifica Città di Vicenza. 1496. die Veneri? xv. Mensis Julij. In Consisto centum ad Tinnirum Campante &c. Litorum citationem jussu Clarissìmormn Octumvirorum Rempublicam Vincentinam administrantium coa- cto sopra clamoso Foro Communi? Vincenti te . In quo Prssidentibus Cla- rislìmis, Sr prestantissimi? D. Jacobo de Cavalli Prstore Cletnentislìmo, & D. Joanne Bernardo Prtesesto insigni Vicentini? prò inclitissimo Venetorum Senatu, nec non spectatissìmis & Cenerosi? D. Bartholoinam Pagello Equi- te aurato, D. Paulo de Porti?, & D. A lo vi fio de Caprellis ambobu-s gravissimi.? juris consulti? , Blaxio Seraceno, Antonio Lusco , & Felice del Nevo omnibus quinquef ex dignìssimo numero Octumvirorum Reipublicae Vicentina agentibus prò se , & Colegis sois , interfuerunt consiliari) centum vi- ginti , & ad disto? consiliarios non niinus gravissime quam luculentislìme ab antedicto D. Birthoiamaeo Pagello prò se , & Coiegis perorante dedu- ctum fuit cum fumma attenderne ornnium conciliariorum, quod virturs Parti? superioribus d’.ebus captas iterum advocatus fuit ad hatic civiratem ex- cellens Architectus Geometra Clanfsimus fculptor peritiffimus, ac Ingenio- silsimus Opitìtiorum Ducali umpr;eses Antonius - Ricitts Venetus prò materia Podiolofum hujus Palatii- mature confultanda ,' quorum par; ^ ut nenie est qui nesciat, tuit & reliqua par; iplìfis Fabbric* etiam imprjeoéps ibat ni lignaminibus firmata, & munita extitisset & periclitabatur : ne in tornin caderet : ni opportune praivìderetur, & quod' non semel , sed piuries cum disto Ausonio habitus fuit fermo ut buie rei vera:, & fideliter confidare , & providere velet : qui prima vice provisionem fuarn dedit in Icriptis , ut «listi Podioli aliqiiot annis Insisterem, & dum secunda vice iterum fuit acci tn; visa superiori & interiori parte ipsorum Podiolonun, cognito impendenti periculo precipiti; dictse Fabbrica , & intellecta mente spectabilmm D. D. Deputatomi!! prò perpetua duratione tanti operi; novam fecit pro- visionem vernacola lingua in scriptis redactam in formam capitulorum ; qua; secunda Provisio per me Valerium Litolphum Notariutn Sigilli, continuo astante in disto Gonfidio ipso Antonio : Riccio perlecta extitit, & post ejus perlectionem arengatum fuit a^ disto Atchirectoiu disto Gonidio supra ar- gumento dicti Opifitij prò ejus perpetua duratione , ac ornamento hujus Magnifica? Reipublic* . Quid bonum sir super inde fastum ; ut providit , cu- jus quidem provisionis tenor ad litteram hujufinodi est. Videlicer. Cum sit, che li Spostabili Deputati de Vincenti., per avanti mandasseno uno mo mesto per mi Antonio Kìzo fculptor che dovesse deponere & dir la mia opiniòn circa il conciar de li Pozoli de fora via del suo Palaticele dissi ad essi fpectabili Deputadi como li Pozoli erano mal fabbricati fi de sotto , como de sopra , & Porteglii da Basso non cum quella eternità se conveniva a questa Città, & questo perche per esser fasto le Columne da Easso troppo largo d«proporzior>adc a ogni rnsoti , & che bisognava far quelli volti più stretti cum altra proporzion de quello era stà fasto; & che a voler conzar bisognava remettere ogni cosa. Donde mi so refposto per lj Magnifici Deputaci! che questa Città non intrarebbe mai in tanta spesa, & dissente che io dovesse veder in lo termine eh’ el stà cum quella manco lpexa fosse posfibele di «riconzar per modo eh’ el stesse berte, e eh’el fosse sorte. Unde io ho visto, e considerato quel far se poteva li proposi a sue Maguificenrie li remedjì se dovea far , ed questo volse sue spectabilità 10 inetesse in scriptura, come per quella die apparere . Iterum & de novo 11 Signor Deputaci! qua! se trovano al presente , & hanno mandato per mi Antonio Rizo, e dimandano se al remedio dato per mi è uno remedio de eternità r come merita questa Città : a questo li respondo el remedio primo dato per mi è quello che far se puole a mantenire quella cosa de- sordciiata, & mal’ intesa, ne più fermerà se li puoi dare de quello, che prima e stà deposto. Mà dico bene così considerano qhel che merita questa Cità, che a me parebbe, & finn de questa opinione firmiflîma de suore de opera ogni costa de li pozoli sì de sotto , come di sopra , & per far inanello damno chercar de refermar li Pozoli di sopra rio- tutte le Fiere vive. Se quelle ritornar in opera, & sei non arecc tessesse a questa Magnifica Città la spesa direbbe de far altro componimento, che fosse fasto cum qualche rasone conforme à quello ^ che starà da basso. E questo pecchi disto de fare el *3 (exXI ) re el componimento da basso k colutone , over Pilastri più spessi de quello sun al presente , & altro componimento de quello che 'e al presente , & far che ogni pexo porte el suo pexo, cioè ogni columna co li de sopra, comò di sotto sia una per mezzo l’altro , & edam far li suoi volti tutti inarpesadi , & tutte le pietre vive inarpesadi in tutti quelli logi necessari , e la cason perché io dico di torre li pozoli di sopra zoso, 6 per non esser niuno de essi inarpesadi in li luogi necessari nessuna pietra viva, ne volti, ne altre pietre inarpesadi, & eziandio li arpesi , che tiene li volti esser sottile , & non capaci da reni re longo tempo tali’ opera in pie , ben se periano apimazar , & appcntelar li volti, e torvi a el resto da li in zoso, considerato esser poc ha spesa a pentolarli, che a torli de opera . E de qua è che io dico fermamente de torli zoso per poder correzere li mancha- rnenti se trovano in li dicti volti de sopra ; e fazendo, a modo mio stariti lina opera eterna, che questa terra non averà mai sospetto che la caze , e tanto quanto per le vostre Spettabilità sera terminato , se debbe far, cosi se farà uno desegno cum le misure so e , e modi richiedarà a tal opera. Unde factis multis, ac diversi? arrengis non minus diserte , quatn copiose supra Edifitio dictorum Podiolorum, & maxime super ultima sen lentia , & deliberatione suprasenpta Architecti, & in favorem , & in oppositore , tandem polita suit Pa’S, quod secundum ultimare deliberationem , & stententiam dicti ArchitectfColumnai a parte inferiori fiant dense modo quo stupra, & quadrata;, quaeque omnes lapides Podiolorum superiorum deorsum accipiantur, & iterum revertantur in opere , & alia omnia fiant circa fa- bricatn ipsam, sten suprascripta Capitula , & Provisionem ultimo loco fa- ctam. Dato Modelo, leu designo per dictum Architectum ; & dictum opus non possi initiari fine prxsentia ipsim Architecti ; & stupplicetur 111 . Ducali Dominio Nostro quod de Gratia spedali dictus Architectus Exceliens debeat prsesse dictae Fabbrica prò ilio tempore quod poterli impetrar! : & praesens Pars non possi mutati , corrigi , vel infringi nifi captum , & ob- temptum suedi per tres partes ex quatuor partissi? Consilij centum.. Supra qua quid e m Parte itum fuit in stussragia, & tandem redditi? suffragi is omni- bu? Consiliariis qui fuerimt centum viginti placuit exceptis lussagli? trigin- ta adinventi? in contrarium in Urna Rubea. Ex Membran- Vetere ad pag. 244. existente in Archivio Turris Magnifica: Civitau? Vincenti». F MCCCCLXXXXVIII. Indictione prima die Jovis Vigesimp secondo Mensi? Martii, pr»sentibus Gregorio a Ferro , & Francisco eju? Fratte , ac Petto Antonio de Asiani? Fiiio Nobili? Viri Ugom?. In Constilo Centum Ci vitati? Vincenti» in quo interfuere Consiliarii numero centum quadragli!ta quatuor Prasssdentibu? Magnifici?, & Clarissmis D. D. Petro Capello Vincenti», & Districtus, Poteilati equissimo , & D. Petro Falbi Pnefecto integerrimo, nec non Spect. D. D. Deputati?, videlicet D. Nicolao de Vasinarana Equite. ) D. Thoma a Scrosta Doct. ) D. Alovisio de Trissino Doctore, ) Omnibus de numero Deputatorum Carolo a Vulpe. ) ad Utilia Reip. Vincendo». Felice del Nevo. ) Hieronymo Ragona. ) Q. Prac- <ég C CXX I I ) Prosasti Magnifici, & Clarissimi D. D. Rectores, nec non Spectatissimi Deputati vigilantes ad ea, qua» concernunt honorem , & utilitatem hujus Magnifica Comunitatis Vincenti* proposuerunt disto Constilo parrem in- frascripram. Insistente; Spect. Deputati Podiolorum conservationi , & precipue quia tam per Magistrum Antonimo Rizo , qnain Georgium Spavento. Archite- f ctos Ducale; , & alio; Perito; aflirmatum est, opus ipsum confirmari posse quod erit cum minori imperila operi; conformitate , & quarti citijus ad | persectam deducetur formam . VaditPars quod atrentis prannissi; opus ipsum " conservetur, & ristauretur juxta provisiones, & Capitula in scriptis redacta per arutedictum Georgium Spaventa cum columnis rotundis, & angnlis qua- j dratis per Architectum per osto cives eligendo; constituendum . Qui osto cives ultra alio; tre; jampridem constituto; Spest. D. Iacobum de Ihieni; q. D. Marci, D. Nicolaum deValmarana, & Johannem Baptillam de Guai- \ do, qui omnes undecim fuprascripti fine usto pretio tali operi prssint, & 1 cum Architecto de pretio convenire possint. Qui in prsemissis omnimodam habeant libertatem revocando , & annidando orane salariam conslitutum alieni ex dictis primi; tribù; superisi ti bus. Super qua saffi; pi uri bus Arengationibus per nominilo; ex praeslantiori- bu;, & sapientioribu; dicti Confili;, ac posilo partito cura Bussoli;, & Baliosi; omnibus de disto Consisto placuit, exceptis viginti noveni Ballotis in contrarium existentibus. Capitula , feti provi fio fasta per Magistrum Georgium Spaventa Archite- « ctum M. M. D. D. Procurarorum Sanili Marci prò restauratione » & mu- t nimine, ac fortificatione Podiolorum Palati;, ut in parte Antedicta. Prima de restar li fondamenti desii Cantoni, & slargar tanto quanto fa- j rà bisogno. | Item Cantoni tri doppi; longi Piedi otto , grossi per quadro piedi tre quarti uno. Iteti per Basse III.sotto li dicti cantoni large piedi III. alte pede uno, e mezzo bona misura. Item per III. Capitelli per dicti Cantoni III. largì per quadro Piedi quattro, alti piedi li. Item per III. peduzi de li Cantoni longi piedi III. quarti III. grossi per quadro piedi III., quarti tre. Item per mudar Colone num. ij. sopra la Piaza , e per testa del Pa- lazo longi otto pedi grosse in fundo P. i. quar. j. in cinibia. da basso , & astuselada la proporzion de sopra le qual vigneranno avanzar fora del li Peduzi onze i. per Lado, e questo se fa per non haver cason de mover li volti de preda viva, ne le croxare stelli pozoli di sopra; & se in nessuno loco sarà viziado de la in suso se remenderà cum facil modo . Item per tredese basse per le Colone fopraferipte large pedi due , e mezo per quadro grosse pede uno, e mezo bona melina . Irem per tredese Capiteli per dicte Colone alte pedi 2, large pedi z. , e mezzo in tavola bona misura . Item de le Cadene de ferro grosse più de quelle ge fono tanto quanto sarà bisogno da una Colona alP altra , e per li cantone!!! dal muro al Pa- lazo, e per alguni pezi de ramo per lì cantoni solamente . Item dar algune altre cathene assirio ad e al muro del Palazo sopra ti Pozoli sono ( cxxm ) sotto el salezado , le qual non se veci erano , le qual tutte cose fazando in questo modo, sarà servabile totalmente senza ogni dubbio. Irem altri tré Pilastri per li Pozoli di sopra asti dicti Cantoni lungi pedi dieci, grossi pedi due, e inezo per quadro. Irem li soi Capitelli proporrionadi come accaderà. Irem se debbia abbater li terrazzi in logo desti Laverchii, e far li barudi , li quali solidauo meglio l’opera, che non fa li Laverchii, & conserva- ranno meglio le croxare de li Pozoli , perché molte volte li slraventi buttano le acque, & non lasserà violare alguna cosa da piova , la qual opera sera conservabile, e secura. Irem fortificar la coperta de li Pozoli , e mandarghc certe cathene de ferro , che tengano, e strenzano el coperto, che non stabbiano cason de ve- gnire continuamente in fora, & in questo modo staranno ferme , & conservabile, & coperte de Piombo per modo, & forma, che non laste viciac dalle acque. Et per tantosto confiderado questo primo per honore de questa magn. Comunità, & poi per la spesa, & per honor mio, & per debito della coscicuria , & per tanto se a voi piacerà meter questo partito in vostro Consiglio, azzò che tutti voi contenti, perché non ho desiderio de tegnir questa Magnifica Comunità in spesa . Tratta dal Libro primo Albo alle car. 192. T. esistente in Archivio di Torre della Magnifica Città di Vicenza. Depositio D. Jnlij Romani Architecti circa Lastricam Podiolorum. Molto Magnifici Signori Deputati miei Obscquiojijfxmì . Havendo io molto considerato l’utile desta Rsp. Vincer,tina, quale a me pare che non si debba patire de resinare il Palazo cum speranza de rasarne uno più bello, maximatnente per essere l’edifitio presso al fine , & molto magnanimo, & honorevole modo eh’io lodare! estese seguiste la Lastrica al modo eh’ é incominciata verso il Domo cum le cestone più grosse delle quale ne son secondo eh’ io intendo preparate alquante cum li soi capitelli. Ne si deé temere per longistimo tempo de resina. Poiché sera allo predetto modo fornita, & ligata tutta cum sue cathene di ferro non é da dubitare di ruggine stando al coperto di la grossezza delle altre dette cathene. Vero é eh’ a me pare al proposito mutar le scale , e aggiungerle ne li cantoni verso il Domo, el qual modo lasso alle Signorie Vostre , e dimostro in un disegno segnato A , & B in la sua pianta , & il modo de drizzarlo si dimostra in un’ altro disegno segnato X , & Y, le quali scale leranno molto più comm oste , & expedite , & non impediranno li poggioli e dariano più fermezza alla fabbrica. Fatto questo se li potria aggiungere ogni volta che parerà alle Signorie Vostre, e che sarà finita la Fabbrica l’infrascritti addittamenti , come se dimostra in un disegno segnato R : nel mezzo del Vano. Fatto ancor questo volendo la più bella , & più richa , e senza guastar cicute dell’ opera fatta, se li potrà souogiongere un’ altro Pilastro cum Q. 2 dui , proposita ut ultra , & Lai lutata in dicto Consisto obtinuit lustragli; in favorein centum sexdecim ; & contra septem . Vide- licet P. li6. C. 7. Ex Lib. Secundo Partium, ad pag. zi6. T. existente in Archivio Tnrris Mag. Civitatis Vincenti . 1570. Die 23 Marsiì . U In Carnata di M. M. Deputati redotti , & congregati li infralenti M. M. D. D. Deputati al Num. di Otto . Videiicet D. Ileppo de Porto Cavai . D. Antonio Tiene Dot. D. Carolo Campilia . D. frollo Muzano Cavai . D. Pietro Francho . D. Francesco Gelsi no . D. Marc’ Antonio Piovene, & D. ! leppo Machiavello . Et tutti li soprascripti diece ellecti dal Consiglio adì 21. del presente havendo prima consultado & diligentemente trattarlo tra loro giusta la con- tinentia della Parte, circha l’ofterire al Serenissimo Principe, hanno preso, & terminato unanimiter , che si offerile» a Sua Serenità , ò ducente Cavalli alla leggiera , b cinquecento Fanti con suoi Capitani, ali’ uno , & ali’ altro modo pagati per sei mesi , ovvero ducati dodici mista in loco de’ detti Fanti , e Cavalli per tutto Augno proximo ad ellectione di Sua Serenità , & che suderò scritte le infrascritte littore . Serenissimo Principe . S Ente questa Città infinito ramarico de il Travaglio di Vostra Serenità _ per la prepararsene di questa non men grave , che ingiusta guerra dil perentissimo Tiranno , & universal Nimico di tutto il Cristianesmo contra questa Santissima Republica, per vedere ingiustamente turbata la sua quiete, nella qual Ella, & noi altri suoi Sudditi , & Fedeli! felicemente viviamo , & per la molestia , & dolore di non poter secondo 1’ ardentissi- nio suo desiderio far quella efficace demostratione , & testimonio desia viva fede , & hereditaria devotione sua verso Vostra Serenità , & questo per non esser essa Fidelissima vostra Città gagliarda se non di core , e di animo , mà di forze , e di potere molto debole , & inferma per le mali qualità di tempi passati , che già molti anni non si ì: ritrovata nelle angustie che al presente si ritrova , come crediamo esser molto ben noto a Vostra Serenità. Nondimeno perche, Serenissimo Principe, non è accidente R. alcu- <é 3 ( CXXX ) alcuno , che possi reprimere P ardentissimo desiderio- nostro nato da quella viva sede , & incorriparahii devotione de nostri Progenitori , & desti animi nostri non ponto inferiori, subito intesa tal preparatone di guerra discorrendo con che segno potessimo dimostrare, & exequire questa nostra volontà, doppo d’haver scritto asti doi del presente asti Oratori nostri che comparendo a suoi Piedi le offerissero quanto poteva questa sua Città,- non stabbiamo mai si uh ora potuto penetrar con che potessimo più sodisfar à Vostra Serenità con offerire à suo bisogno Soldati à piedi , ovvero a Cavallo , o denari , & sopra ciò siamo starti sinhora sospesi senza haver mai potuto sincerar Panimo nostro per il che abbiamo voluto con questa sincerità del cor nostro , che non ricusò mai di spender a servizi: suoi la robba , e la vita, offerirle a sua ellectione , cioè , ò ducente Cavalli alla leggiera , ovvero cinquecento Fanti, con suoi Capitani , ali’ uno , e alP altro modo pagati per sei mesi , ovvero ducati dodici miste in loco de detti Fanti , e Cavalli per tutto Giugno proximo , & se bene cognolcia- mo che questa nostra dimostratione è piccola rispetto a quello , che si convenirla alP Altezza di Vostra Serenità , & al desiderio nostro, non dimeno misurando non la debolezza dalla nostra offerta , ma P ardentissimo affetto di nostri Cori, siamo certissimi, che sarà accettata da lei con quella benignità , la qual è propria della grandezza dell’ Attimo suo : asta cui buona gratta humilmente, & riverentemente raccomandandosi, preggiamo il Nostro Signor Iddio, che cossi in questa, come in ogn’altra sua impresa le doni non men felice , che honorata Vittoria , Di Vicenza asti 25. di Marzo 1570. Di Vostra Serenità Humiliss, Fìcleliss. Servitori Communità, & Deputati di Vicenza- Tratta dal Libro Secondo Parti alle Cart, 551- esistente nel!’ Archivio di Torre desta Mag. Città di Vicenza. Petrus Lauretano Dei Gratta Dux Venetiarum &c. Nobilib, , & Sapientib. Viris , Thomse Mauroceno de suo mandato Potè stati, & Francisco de Chà da Pesaro Capitaneo Vincenti#. Fidelibus Di- Jectis falutem, & dilessi affectum. Quello che ne bavere scritto della grande prontezza , & demoslratione di vivo affetto di quella Magnifica Città nella offerta fattane con universal consenso in occasione così importante della guerra che stabbiamo col Turco de Cavalli , o Fanti , o danari per questa impresa , n’ è stata gratissima. La qual nostra satisfattone sebbert havemo tatto intendere asti M. M. C. Achille de Dressano , & D. Guido da Piovene D. & Kaval. Oratori venuti a noi per questa causa, come attcsto scriveirto ad essa Mag, Città per lettere nostre per risposta delle sue, la copia delle quali vi mandemo nelle presenti occlusa, stabbiamo nondimeno voluto commettervi col Senato , che voi anchora facciate P istesso officio con essa Mag. Città, dicendole in nostro nome, che noi stabbiamo volentieri ac- 2Sî C cxxxi ) ri accetata l’amorevole offerta sua desti Ducati dodici mille, secondo che st contiene nelle sopra espresse lettere sue . Datte in Nostro Ducali statario, die 30. Martii, Indictione XIII. 1570. Ex Libro Secundo startium ad pag. 532. T. existente in Archivio Tur- ris Mag. Civitatis Vincenti*. Petrus Lauredano Dei Gratin Dux Venetiarum &c. Magnifica; Communitati Vincenti* Carissim*, & Fidelissim* nostr*. Ne è stata gratistima l’offerta, che quella Magnifica, & Fidelistìma Città ha fatto alla Signoria nostra in così importante occasione della Guerra che habbiamo con il Turco, de Fanti, b Cavalli, ò denari, perche b conforme alla molta fede , & alla ottima volontà sua verso il Stato Nostro, essendo concorsi tutti quelli dil Magnifico Consiglio a questa deliberatione con tanta larghezza, & consenso universale, come ne hanno fatto intendere con ogni affetto, & prudentia li Magnifici Co: Achille da Dresseno, & D. Guido da Piovene Doct. & Cavai. Oratori venuti a noi per questa causa , & havemo veduto dalle vostre lettere , & di quelli nostri Rettori , & siccome per il passato in altre occasioni havemo chiaramente conosciuto la molta vostra devotione verso de noi,cosi havemo vedutahora in questa occasione con nostra grande satisfattone . Onde questa offerta fatta con tanta prontezza , & consenso Universale ò stata da noi accettata volentieri delli Ducati dodici mille come scrivete per esse lettere vostre , essendo per tenir in ogni tempo di una tal demonstratiotie , quella grata memoria , che si conviene , & che meritano le degnissime vostre operationi , & delli vostri Maggiori . Dar* in Nostro Ducali Palatio, die 30. Mirili, Ind. XIII. 1372. Ex Libro Secundo startium ad pag. 533. existente in Archivio Turris Mag. Civitatis Vincenti*. 0 Questa, Illust. , & Serenisi. Principe, è l’offerta desti Ducati dodici miste della sua Fedelissima Città di Vicenza, picciola veramente al merito & bisogno di quella Eccelsa Republica, grande però aste debili forze nostre, perchò questa Città mai non si trovò più povera & e statista di quello, che ora si ritrova rispetto asta Calamità de' tempi , siccome i Clarissimi nostri Rettori ne pon render veracissimo Testimonio . Ma vostra Serenità colma di virtù simile a Dio, che riguarda il cuore dell’Offerente, e non alla cosa offerta, accetterà il buon animo de suoi devoti & amorevoli Cittadini, prontissimi in ogni tempo , & occasione a metter la robba , la vita , tk il sangue in benefizio del suo Prencipe, & con ogni debita riverenza leba- sciamo la mano , & se le raccomandiamo humilmente. Di Vicenza asti 13. di Giugno 1570. Di Vostra Serenità Devotiss. , & Fideliss. Servitori Communità, & Deputati di Vicenza. Dal Libro Secondo starti aste Cart. 533. T. existente in Archivio di Torre della Mag. Città di Vicenza. Die R 2 ( cxxxii ) Die Dominici> XVI. Menfì.s Aprilis 1581. In Cotisilio anted. More ut an. congregato, in quo adfuere anted. Clarissimi D. D. Rectores , ac infrascripti M. M. D. D. Deputati & Confinarii in totum ad numerum centum quinque, proposita; fuere infrascript® Partes, & supplicationes , qu® admiss® fuerant per M. M. D. D. Deputato; , & quse in disio Consiho Captse , & publicat® fuerunt ut supra. D. Horatius de Comitibus . ) D. Franciscus Orglanus . ) Doctores . D. Carni llus Camutius . ) j D. Johannes Saracenus . j D. Jacobus Angaranus . D. Petrus a Scropha . 1 D. Aloysius de Scledo . D. Lelius Poiana, & ! D. Spinella Bissarius . > Grato, & religioso In slitti to , Gravisi. Consiglio, è stato sempre quello de j rostri Antichi Progenitori, che ogn’anno sia celebrato Vespero, & Mesta solenne nel pubblico Palazzo in honore del Protettor nostro S.Vicenzo nel giorno della sua Festività ; il che oltreché è segno di riverentia verso le cole di- j. ville j pia cosa é da credere che il detto Santo invitato , & excitato da queste benedette opere non cessi mai d’impetrarci nuove gratie appresso il ,, Sig. Dio. Ma bora vedendo li Vostri Deputati in qualche parte diminuita, la religiosa riverentia de tal solennità, atteso che in tal giorno, & tempo di Vespero, & Messa si passeggia su detto Palazzo, si scrive, & si essercita altre cose nefaste , & profane in vilipendio del culto Divino. Peto si propone & così P andarà parte : che se alcuno in tempo delle dette celebrationi passeggi età, scrivarà, b eserciterà altra cosa disconveniente, incorra nella pena di libre dieci, la metà della qual pena sia applicata ali’ Accusatore , e P altra metà a Lochi Pij ad arbitrio de’ Clarissimi Sig. Rettori, & de M. M. Sig. Deputati , & questo s’intenda tante volte quante lerà contrafatto al tenor della Parte presente. Oltre di ciò in segno de maggior divotione, & per osservar li Decreti del Sacrosanto Concilio, che commanda, che non si possi celebrare in loco non sacrato , & accioché con qualche segno esteriore si conosca etiandio, che in tal locho sii già consacrata PAntiqua Chiesa di S.Vicenzo, come per gli annali di questa Città se ne fà manifesto; P andarà Parte che si facia un’Altare con la sua Palla a honor de Dio, & del Predetto Santo nel locho ove si ha da celebrare detta messa, & Vespero, della qualità che parerà a doi elletti per questo Consiglio , & li sopradetti Altare, & Palla si succino desii denari delle condanne, nella qual opera siano spesi sino alla fumma de Ducati cinquanta. FLibuit suflsragia Prò nonaginta septem, Contra septem. Ex Libro senio Pattinin , ad pag. 344. T. existente in Archivio Turris Mag. Civitatis Vincenti® . T A- ( cxxxm ) TAVOLA Delle divisioni della presente Opera. Refaziont. Pag. i. PARTE PRIMA. I. TA Eli' "Etimologìa delle Basìliche , e loro uso appresso gli Aati- LJ chi. ix. II. De' Gìudìzj, che s' esercitavano nelle Basìliche , e d'altro genere di persone, che in esse interveniva . xi. III. La prima istituzione delle Basiliche fu appresso de' Greci, indi passò ne' Romani . Si dichiara qual fosse la prima Basilica eretta in Roma, e si fa menzione anche delle Basiliche private . x111. IV. Novero delle Romane Basiliche ; quali fossero le più cospicue ; e di alcune altre innalzate fuori di Roma . XV. V. Si espongono i pareri de' Dotti intorno al nome di Basilica , attribuito ad alcuni Tempj alla nostra Religione confagrati . XVIII. VI. Dalla declinazione dell'Imperio Romano sino a Teodori co Re de' Gotti, non v'è notizia, che sano state erette nuove Basiliche . xx. VII. Si rintraccia il tempo, in cui fu eretta la Basìlica di licenza. xxn. Vili. De' due Incendf sofferti dalla nostra Basilica. xxl v. IX. Del terzo Incendio, e dello stato deplorabile della nostra Basilica; come pure de' provedimenti presi per riparare la imminente sua rovina . XXVII. X. La caduta di gran parte delle Loggie spinge la Città ad imprendere nuove deliberazioni, ma non ottiene il bramato effetto. xxix- XI. De' nuovi provedimenti riguardanti la riparazione delle Loggie , per cui motivo viene chiamalo Giulio Romano. xxx;v. XII- Torna alla luce la Parte 1498. , e resta confirmata . Si espone il parere di Giulio Ramano intorno alla fabbrica delle Loggie . xxx vil. XIII. Maestro Giovanni , ed Andrea Palladio presentano un Disegno al Consiglio, il qual' ordina il Modello di uno degli Archi, e dopa lo approva, benché posto al confronto di due altri Disegni, xli. XIV. Si comincia la fabbrica delle Loggie in rapporto al Disegno del Palladio , e si stabiliscono alcuni provedimenti per la sua continuazione . xiv. Cap. XV. 'tifi c CXXXIV ) Cap. XV. La carestia-de’ grani, ed altri accidenti fanno scemare i^ danaro destinato per la fabbrica. Indi fi decreta adonesto onorario al Pal- .. , badia , • di cui appresso s' approva il Modello delle Loggie superiori . Pag. xlvii. Cap. XVI. Si delibera di sospendere la fabbrica , ma poco dopo fi proseguiste- L. Cap. XVII. Si decreta il ristauro della gran Sala , e l’erezione di un’ Altare in; onore di S. Vicenzo, Primario Protettore della Città . liv. Cap. XVIII. Le due Loggie a mezzo giorno , ed a sera, sono ridotte -a perfezione . Si aggiugne un’ altra Scala in corrispondenza dell' antica ; e finalmente fi dà compimento alla fabbrica. ivi. PARTE SECONDA. Cap. I. A Vitruvio conviene ricorrere per ben intendere la vera Simmetria ai delle Basiliche . IX. Cap. II. Della forma delle Basiliche secondo Vitruvio. ixi. Cap. III. Si accennano le varie opinioni intorno alla retta intelligenza della voce Chalcidica., che fi legge tn Vitruvio. ixill. Cap. IV. Si difende Daniel Barbaro da una falsa imputazione intorno alla retta intelligenza della voce Chalcidica. lxvi. Cap. V. Si dimostra come la retta intelligenza della voce Chalcidica non apporta maggior lume alla Simmetria della Basìlica secondo Vitruvio ; inai fi passa ali’ esposizione delle proporzioni in rapporto al suo E levato . 1XIX. Cap. VI. Spiegazione de’ Disegni della Basìlica in rapporto a' precetti di Vitruvio i e prima di quello della Pianta. Lxxr. Cap. VII. Spiegazione dell' Elevato , o sta dello Spaccato per il lungo della Ba. fil tea, ixxiv. Cap. Vili. Si prende in esame la primiera forma della nostra Basìlica, e fifa nota la differenza , che passa fra essa, e le Antiche. ixxvi. Cap. IX. Si richiamano ali’ esame due opposte Simmetrie de’ Portici j e fi dimostra, che punto non convengono alla nostra Basìlica. ixxix. Cap. X. Si descrive la Pianta de’nuovi Portici ideata dal Palladio, lxxxit. Cap. XI. Si accennano gli ostacoli superati dal Palladio nella invenzione de’ nuovi Portici . ixxxv. Cap. XII. Si prende in esame l’Elevato della Basìlica. ixxxix. Cap. XIII. Sì sa palese la Simmetria , c le proporzioni dell’ ordine Dorico. xeni. Cap. XIV. .57 dichiara quali siano le proporzioni degl’ Intercolunnf , ed Archi Dorici. xcvi. Cap. XV. Seguono le proporzioni dell’ ordine Jonico. xcvnr. Cap. XVI. Si richiamano ad esame le proporzioni degli Archi sonici. xcix. Cap. XVII. Si difendono da alcuni pretesi errori le Loggie delta nostra Basìlica. ci. Cap. XVIII. Conclusione dell' Opera. evi. DESCRIZIONE di una Fabbrica tP inve nzione dell’ Autore CURIA da collocarsi in Capo della Piazza. chiamata la ex. NOI tìS ( CXXXV ) &f5 NOI RIFORMATORI Dello Studio di Padova. Vendo veduto per la Fede di Revisione, & Ap- provazione del P. F. Filippo Rosa Lanosi Inquisi- tor General del Santo Officio di Venezia , nel Libro intitolato: Discorso delle Basiliche Antiche , e specialmente di quella di Vicenda , del Co: Enea Arnaldi Accademico Olimpico , ec. MSS . non v’ esser cosa alcuna contro la Santa Fede Cattolica, & parimente per Attestato del Segretario Nostro, niente contro Prin- ci, & buoni costumi, concediamo Licenza a Vendra- mitii Mosca , Stampatos di Vicenda , che posti estere stampato , osservando gli ordini in materia di Stampe , & presentando le solite Copie alle Pubbliche Librerie di Venezia, & di Padova. Dat. li 4. Febbraro 1766. M. V. ( Sebaslian Juflinian Riformatore ( Andrea Tron Kav. Riformatore ( Girolamo Grimani Riformatore Registrato in Libro a Carte zo6- al Num. 2038. Davidde Marches.nt Segr. 10. Gennaro 1766. Registrato. Francese0 Gadaldini Segr. r r /. M' - I c : i i si il oil.iiS òMÌCI rote 0i)Xi3 V ■ - V v’ , * . 'Iv.-'Jl rij- • ’ > • : - ?v’ •-. .\>y; V;..ì,A v'V>» k.r ’.V.'-S. Hb onoisivoìq Jt\ ><.•..: ! !^. 7:v v -r:.a^ -L •. j;i !)'sàs'-^ Ab fsi"OfWt> TOJ - : ve*? ; ‘.'.'-Vi. »»ÎV .? > î\ •Av.VtY ;.o 4 î;îo).ì -i • ..-.o j, no x ■•: 72 •; -.• . ' ■ 2 -> /J -sr:.: 5 - xh v.r. 'UN u . : .7 cl? : , - ') J . 0 iiv «w \0 i/nw-Au - ■»K •il - ' : ir 0 Ììi ’ l i . . ^ v ? Lll .jf . . f:, is < >; '*:?/ I-,L r:?i£ JlA - V‘ s; i- *’< i 1 rÌO a - ' \a iv...i .; !LXc. t *. •\is. Va ’.ttv .,;rt ■ fi; i.-iblO- iì :.; :>h r i. V ,> T A> - L'IiìQfi! T.il ..-11 2 ' -c-Lr; f- .V 1 ;• -> / • 'ì • , r\ - l'ì : / . j 'a mirriti i-.j : v? ' ^ » . iì,i '. *" ■ •I ,. f ;ì .Il 4 . 7 < . v'.t.U'tV ' ,\ uv, Vt 'l'.'t ■ ) s\ v t "V’. ' •-tT v , WS* '.«7oV.il XiO OW v\yù«.) } - •: i h .boAd'JtO ''si c xiJ ni od;'i: n «iuo>I ' . ^A.ì_.krš^U aV. i - J -,a ; . . o?R7lì:•■§"! '‘f&ar.tD. .91 .'«Ar?. H-.iVW*'.tkO V'-O. -, .y.fj. .-*-.?** > 1 ~w ,,■ - ;■ 1 X ■ >2 î 1 ’pTì'MMi -T . / .-.y - ;î ‘V ri v > Uh ■ ■a. : : .' ■ 3 - :> ¥ ' •5 - •’ u.'N? . ’ J. iJy- V v "t * >*V . ■»-#■ ■ ■ .»V :■■ a*; h.