REALE ACCADEMIA DEI LINCEI Estratto dal voi. XXIX, serie 5 a , 1® sem., fase. 5°. — Seduta del 7 marzo 1920. Petrografìa. — Osservazioni sulle lave leucitiehe del vulcano di Roccamonftna. Nota di Venturino Sabatini, presentata dal Socio 0. Viola. Una rapida gita al vulcano di Roccamonftna e un breve esame del materiale raccolto mi permisero di stabilire taluni fatti interessanti. Lo sperone , ritenuto una lava speciale dei monti Laziali dai primi che lo studiarono senza averlo mai riconosciuto altrove, può apparire in tutte le regioni eruttive. Questo fatto si sarebbe potuto dedurre quando lo Struever ritenne che lo sperone fosse dovuto all’azione delle emanazioni cloridriche sulla copertura delle lave grige f 1 ). se tale opinione avesse avuto un qualche fondamento. Ma ventitré anni dopo, quando erano conosciuti i pirosseni verdi e gialli, ignorati all'epoca in cui scrisse lo Struever, dimostrai che questa roccia è l’effetto di un’alterazione immediata delle lave grige per addizione di soda nella costituzione dei pirosseni ordinarli al momento della loro con- (*) Studi pirografici sul Lazio. Mem. Lincei, 1877. — 192 — solidazione. Perciò daH'augite si passa all’augitegirina, e all’egirina nei punti dove la trasformazione è completa ('). La generalizzazione di questa forma d’alterazione divenne così possibile, e difatti bastò cercarla altrove per ritrovarla, indipendentemente dalla natura della roccia originaria, ma dipendentemente dalla natura delle emanazioni intorno ai crateri. Oltre dunque ai Monti Laziali, la sola regione tra quelle descritte finora in cui lo sperone mostrasi con abondanza eccezionale in intere colate con derivazione dalle leucititi, io l'ho ritrovato nei Vulsini, non solo come derivazione delle leucititi sotto Montefiascone, a Piordine, a Palombara, a Mon- tienzo; ma altresì come derivazione delle leucotefriti lungo la nuova rotabile da Viterbo a Marta, all’Isola Bisentina, presso S. Lorenzo Nuovo, ai Cappuccini d'Acquapendente; e come derivazione delle andesiti lungo la nuova variante della rotabile da Bolsena ad Orvieto. Nei Cimiui tale forma è rarissima, ma appare ben definita presso Vetralla come derivazione d’un’andesite (tra- chioligoclasite), a cui detti il nome di vetrallite (*), e come derivazione d'una fonotefrite che esiste solo in pezzi erratici e in inclusi, disseminati in tutta la regione ( 3 ). Non può quindi meravigliare se trovai questa stessa forma tra le lave di Koccamonfina, e se si troverà anche in altri siti. Lo sperone di Koccamonfina fu da me rinvenuto sotto la rotabile da Sessa a Mignano, al Fosso Fontana della Pigna. È colorato in giallo d’ocra chiara, contiene abondauti leuciti di alcuni rum. di diametro, e nel microscopio si determina come leucotefrite acida, egiriuica, con granati molto piccoli e numerosi, colorati in giallo-miele intenso ( 4 ). I pirosseni del primo tempo sono verdi con chiazze ed orli ingialliti, e nel minor numero bianchi con orli verdi. Sullo stesso fianco della montagna su cui fu trovato lo sperone anzi- descritto, si vedono numerose e potenti colate di leucotefriti grige. La loro maggioranza è simile alle lave omonime del vulcano di Vico. Vi è difatti il tipo gremito di grandi leuciti come quello di Civitacastellana, il tipo gremito di leuciti intermedie come quello del Casale Risiere presso S. Martino, e il tipo omogeneo e in cui si vedono solo leuciti fittissime e appena visibili ad occhio nudo come presso il cimitero della stessa borgata. Vi è poi un tipo che non esiste nei Cimini, ma si trova nei Vulsini, e che sopra una pasta grigia mostra poche leuciti, irregolarmente e scarsamente disseminate, con 6 a 7 mm. di diametro. Un campione, proveniente da una cava aperta della società « la Leucite » in una lava piena di grandi leuciti mostrò la seguente composizione : (') Vulcano Laziale. Mem. descr. Carta goni. d’It., voi. X, pag. 150. ( 2 ) Vulcani Cimini. Mem. descr. Carta geol. d’It., voi. XV, pag. 360. ( 3 ) Idom, ibid., pag. 308. È notevole la breve distanza a cui trovai queste due rocce. (*) Il granato può anche mancare negli speroni, la cui colorazione gialla è dovuta all’egirina. I termini di passaggio sono invece colorati in verde doU'augitegirina. — 193 — I. Plagioclasio in cristalli piccoli ed allungati, pirosseni verdastri, grandi leuciti con qualche inclusione d'auina, olivina rarissima. II. Pirossene verdastro, labradoro, leucite, magnetite. Nelle altre leucotefriti, basiche come la precedente, ho trovato gli stessi elementi, meno variazioni di grandezza e di proporzioni, e nelle leuciti di piccole dimensioni di qualcuna di esse gli stessi tipi d’inclusioni vedute Delle lave leucitiche dell’ Italia Centrale. Sarà bene di riassumerli. Le inclusioni suddette sono spesso cristallini isolati di pinosene o di magnetite, talvolta gruppi di tali elementi ai quali può aggiungersi felspato e materia omorfa. La loro distribuzione è in rapporto con la simmetria del cristallo includente, sopra una superficie parallela alla sua superfìcie esterna. In sezione si ha una distribuzione a corona in vicinanza del perimetro. In generale manca la distribuzione a corone concentriche figurate nei trattati. I gruppi d'inclusioni in molte leuciti si estendono fino ad occnparo dei settori poliedrici del cristallo, i quali però non sono a contatto, ma fasciano tra le facce delle loro superfìcie laterali una breve interruzione. Queste interruzioni formano degli spazii diametrali (zone) in cui la leucite è bianca, limpida perchè senza inclusioni. Talvolta i settori d’inclusioni lasciano uno spazio di leucite pura lungo la superfìcie esterna del cristallo di leucite che lo fanno facilmente riconoscere distinguendolo nettamente dalla pasta circostante, altre volte invece questi settori continuano senza interruzione e senza distinzione in quella pasta. Nel caso più frequente i settori sono otto, in corrispondenza delle facce dell’ottaedro, e lasciano tre spazii diametrali ad angolo retto. Si capisce agevolmente che una sezione microscopica taglierà queste figure dando delle fascette bianche in mezzo ai cristallini di pirossene, di felspato e di magnetite del secondo tempo della roccia. E a seconda deU’orientamento della sezione rispetto ad una data leucite, apparirà una croce bianca a braccia ortogonali od oblique, uguali o disuguali, con o senza fascetta bianca perimetrale. Finalmente invece della croce si può avere una sola fascetta rettilinea. I settori poliedrici inoltre possono essere divisi in più parti da zone parallele alle corrispondenti facce della leucite, e allora sulla sezione si potranno vedere altresì fascette bianche, concentriche con la fascetta periferica. Se la leucite ha la forma abituale del trapezoedro o del dodecaedro romboidale i settori saranno quarantotto e una sezione perpendicolare ad un asse quaternario darà due croci bianche concentriche, con le braccia a 45°, e le cui variazioni, al variare dell'orientamento della sezione, sono anch’esse facili a dedurre. Anche in questo caso potranno apparire le fascette perimetrali e concentriche. Ai casi esposti si aggiungono quelli più complessi e non sempre facili a riconoscere. Il meno complicato è quello delle croci formate da un braccio lungo comune, tagliato da due o più braccia più corte. Ordinariamente i — 194 — mezzi segmenti intercettati sul braccio lungo sono minori dei bracci corti corrispondenti. Si deduce l’esistouza di tre o più leuciti così vicine che non hanno potuto svilupparsi completamente. E vi è poi il caso di croci le cui braccia si tagliano obliquamente. Si deduce che si tratta di leuciti i cui edifizii molecolari sono compenetrati\ ossia che nello spazio occupato in comune ognuna di tali leuciti possiede un certo numero soltanto delle sue molecole, mentre le molecole corrispondenti degli altri individui del grupp° non esistono, e viceversa. i Conchiudendo, ogni volta che tra gli elementi microlitici d'una roccia si vede disseminata della materia bianca, isotropa, in forma di croci, di stelline, di poligoni semplici, o multipli e concentrici, in cui sono iscritte croci e stelline riunenti i vertici o i punti medii dei lati del perimetro, con frequente simmetria intorno a due assi ortogonali, e insieme croci con un braccio comune e ligure più complesse, si può concludere a priori che si tratta di leucite (*). Così pure se, invece di lava intatta, si esamina una lava alterata o un tufo alterato del pari, e si vedono croci e stelline bianche sopra un fondo nero, rossastro, giallastro, si può concludere che la roccia è, o è stata, leu- citica (*). (') Cfr. Vulcano Laziale cit., pag. 274, figg. 61 c 62. (*) Cfr. idem, pag. 275, fig. 63.