VENTURTNO sabatini IL PEPERINO DE’ MONTI CHINI EOMA Tipografia Nazionale di Giovanni Bertero o 0. Via Umbria VENTTTRINO SABATINI IL PEPERINO DE’ MONTI OMINI ROMA Tipografia Nazionale di Giovanni Biortkro n 0. Via Umbria 1903 (Kstratto dal Bollettino del li. Comi tato Geologico, Anno l!)(tì, ». 4| Vkntiiiìino Sabatini. Il jteperim de' Monti Cimi iti. (Nota preliminari'). Su questa roccia interessante, ma di difficile interpretazione, i pareri sono discordi. Alcuni la credettero tufo, altri lava, altri un insieme di tufi e di lave. A quest’ultimo modo di vedere io m’accostai dubitativamente, dopo le mie prime ricerche Ma i fatti, che potetti riunire in seguito, non conformarono l’esistenza di lave, almeno nel peperino tipico. Questi fatti mi pare sia tempo di riassumere, come documenti acquisiti nella importante discussione. Il Brocchi chiamò con lo stesso nome di lava necrolite due roccie. La prima corrisponde a ciò che da Viterbo a Canepina si chiama da tutti peperino. Io la dirò peperino tipico. La seconda è la roccia che forma parte del Cimino e tutta la corona di coni che ne fanno il giro a nord, dalla Pallanzana al Motterone. Essa si trova generalmente più in alto del peperino tipico , forma le soprastanti alture, e perciò io la chiamerò peperino delle alture. Il peperino tipico è una roccia gremita di felspati e miche nere: la lente mostra anche molti pirosseni. La pasta, Cioè la parto separa- 1 Boll. Coni. sjool., 1 HDD, ti. 1. — 4 bile ad occhio nudo (e che alla lente si separa in qualche punto negli stessi elementi precedenti) è colorata in grigio chiaro, che per alterazione può diventare biancastro, rossastro, o giallognolo. Inoltre, la roccia sembra piena d’inclusi. Il peperino delle alture ha una pasta più sviluppata, qualche volta a colori un po’ più scuri, grigia o rossastra, ed è anche piena di felspati : le miche nere sono alterate di molto e perciò poco visibili. I felspati hanno spesso forme tondeggianti, meno quelli che raggiungono dimensioni porfiriche in forma di lamelle di 2-8 cm. Tra le due roccie vi sono tutte le gradazioni intermedie v’ha il peperino tipico con felspati porfirici, e v’ha il peperino delle alture senza questi felspati. Secondo il Brocchi, il peperino tipico è posteriore al peperino delle alture, poiché questo si trova in inclusi in quello \ Ma il citato autore non doveva essere troppo sicuro di un tal fatto, poiché poche pagine prima asserisce il contrario, e cioè che in cima al Cimino (al sito che egli chiama « Contatore ») una necrolite bigia a piccoli elementi è inclusa in altra a grandi felspati 1 * 3 . Questo fatto della anteriorità del peperino delle alture è stato da me dimostrato definitivamente. Difatti, non è esatto che si trovi del peperino tipico in quello delle alture, ma il caso inverso è frequente. Inoltre mi è riuscito scoprire qualche punto in cui l’addossamento della prima roccia alla seconda è evidente. Il più caratteristico di tali punti è nell’abitato di Soriano, dal lato sud, al Vicolo del Ponticello, ove trovasi un lavatoio pubblico. Ivi da un lato si vede una balza di peperino delle alture, rossastro, con grandi sanidine, che scende quasi verticalmente, rimanendo scoperta 1 La separazione tra le due roccie in qualche caso è perciò difficile a stabilire. In generale però tale difficoltò non esistq. ’ Catalogo ragionato, p. 174. Anche il prof. Mercalli viono alla stessa conclusione. Il Brocchi però distingueva i duo peperini dal solo fatto dolla presenza o assenza di felspati porfirici, senza accorgersi elio vi ora del peperino delle alture senza tali felspati. Tra i campimi tipici delle due roccie v’ha una differenza notevole nel modo come la pasta si prosonta ad occhio nudo. * Loc. eit., pag. 1B2. 5 fino a qualche metro al disotto della detta stradella. Dalla parte opposta trovasi una casa, nella costruzione dei muri della quale è stato , utilizzato del peperino tipico che è in sito e che si eleva di qualche metro sopra il livello della medesima strada. Evidentemente questa fu scavata nel peperino tipico che si addossava in origine alle balze del monte su cui sta Soriano. Di questo peperino l’estremo ciglio, ancora visibile, fu forse rispettato per diminuire la muratura della casa che si voleva costruire l . L’addossamento del peperino tipico a quello delle alture non potrebbe essere più evidente. Sul nuovo tratto di rotabile, che dalla piazza di Soriano \ a a passare sotto il cimitero e si riattacca alla rotabile di Orte, v’ha un punto in cui riappare la relazione tra i due peperini, sebbene non troppo evidente. Presso la Porta del Casalaccio nello stesso Soriano sono scavati due pozzi per la neve, di una decina di metri di profondità. Uno di essi è tutto nel peperino tipico, l’altro in basso uttraversa il peperino con grandi sanidine, mentre in alto mostra il peperino tipico. Poco a sud della stessa località si vedono le balze verticali di peperino delle alture scendere fino in fondo al fosso, mentre dal lato opposto al paese, nella piccola valle, scende fino in fondo il peperino tipico. Anche qui dunque il primitivo addossamento della seconda roccia alla prima è evidente. In vicinanza del Pallone, sulla rotabile di Soriano, è una stradella che mena al monte di Vitorchiano. Ivi il peperino tipico, con felspati color giallo-paglia, passa, in basso, gradatamente, per alterazione, ad un materiale che somiglia al tufo giallo terroso, con stratificazione irregolare, ma evidente. Gli elementi del peperino vi sono però riconoscibili. Questo materiale, dopo breve tratto, si vede poggiare sopra un conglomerato di frammenti di peperino delle alture con grandi sanidine, che poi formano tutta la massa del monte di Vitorchiano. Così pure a S.O di San Valentino il peperino tipico mostra un 1 Un fatti) simili) e frequentissimi) ili tutto Io Imi-gate costruito su torroni) accidentato. * — 6 accenno di stratificazione inclinata e si addossa al peperino delle alture. Lo stesso fatto è visibile in qualche altro punto nei dintorni. A N.E dello stesso monte, in una trincea, la prima roccia appare grigia, sfarinata, con bella stratificazione messa in evidenza dall’alterazione meteorica, come avviene in molti tufi. Di peperino trasformato cosi da parere tufo giallo, con stratificazione nettissima se ne trova in diversi siti. Per quanto su di un tratto di pochi metri indicherò un punto sulla detta rotabile da Soriano al Pallone, in cui il fenomeno è evidentissimo e che trovasi tra i sentieri del Petreto e della Bigattiera. Al ponte della Volpara presso Bagnaia 1 sopra le argille, arrossate al contatto, viene il peperino, dapprima sfarinato e verdognolo; succedono due a tre metri di un conglomerato di frammenti poco rotolati, misti al peperino sfarinato precedente; quindi 30 cent, di peperino sfarinato passante gradatamente al peperino tipico che forma delle balze di parecchi metri. Il peperino delle alture con grandi samdine è raro nel conglomerato precedente ; abondano i frammenti di peperino delle alture senza sanidine porfiriohe, che è il tipo che vien fuori salendo al disopra delle dette balze dal lato orientale del fosso. Un deposito analogo a questo trovasi sulla rotabile Pallone- Vitorchiano presso il C. Cecchini : esso è misto a peperino sfarinato e arrossato. Questo deposito alluvionale, in cui al peperino delle alture (uguale a quello che si trova in sito tra le fomaoi di Bagnaia) si unisce del peperino tipico in frammenti spesso freschissimi (grigio-scuri), al ponte Volpara trovasi intercalato verso il basso della formazione di peperino tipico, mentre sulla via di Vitorchiano è verso l’alto. Pare dunque provato che il peperino delle alture è anteriore al tipico e anche di molto. Difatti il primo, come è evidente in tutti i monti che coronano a nord il Cimino, finisce in balze ripidissime, la cui formazione ha richiesto un lasso assai lungo di tempo, prima ohe l’altro peperino si sia addossato al precedente. 1 1] Brocchi noU'op. eit. è il primo a notare questa interessante località. - 7 — La composizione mineralogica dei due peperini al microscopio è identica. Questo è il motivo pel (piale, sull’esempio del Brocchi, io conservo lo stesso nome per le due roccie. Questa composizione mostra grandi elementi di mica, più o meno abondante, per lo più molto alterata, quasi completamente riassorbita nel peperino delle alture. Abondanti felspati, spesso zonati, acidi e basici, e tra i primi molta sanidina. Gli elementi porfìrici quando esistono sono sempre costituiti unicamente da quest’ultimo minerale. Fo notare inoltre un fatto interessante, perchè non ancora rivelato, e cioè che la maggior parte dei pirosseni sono rombici e negativi (iperstene), con policroismo sensibile. Questi gli elementi principali in grandi cristalli. Essi sono circondati da una sostanza, che, quando gl’imbrattamenti ferruginosi non la nascondono, si vede essere vetro più o meno abondante Alcune volte esso è amorfo; nel maggior numero dei casi appare più o meno devetrificato in felspato acido (oligoclasia). Tali devetrificazioni giungono a costituire in qualche caso veri e propri microliti ad estinzione longi- gitudinale. La struttura fluidale è frequente, sopratutto nelle parti pomicee della roccia. In certe preparazioni le striscio di varia colorazione del vetro, o le file di microliti contornanti i grandi elementi, danno l’illusione d’una roccia che abbia colato. Però certe variazioni brusche tra parti fluidali e parti non fluidali, l’abondanza di minuti frammenti, certi tritumi di cristalli e i loro aggruppamenti fanno apparire tale ipotesi non del tutto sicura. E invece l’osservazione sul terreno che aiuta a risalire all’origine di queste roccie. Il peperino tipico, in molti siti, come presso Soriano, pare pieno d’inclusi. Ma esaminandolo bene si vede che i creduti inclusi sono parti meno alterate, nuclei più duri rimasti più intatti e più scuri. Questi nuclei, quando gli agenti esterni, o l’attrito del piede, come nei pezzi adoperati per pavimenti e gradini, hanno consumato le parti avvolgenti, più tenere, restano in rilievo. In qualche balza le azioni meteoriche hanno scavato cavità grandi come nicchie, e dalla loro parete questi pseudo-inolusi sporgono quasi interamente, aderendo appena per qualche punto alla roccia, da cui si staccano al minimo urto. — 8 - Una più attenta osservazione mostra ohe la materia grigio-scura non forma solo nuclei tondeggianti, ma anche lenti intercalate e filamenti e ramificazioni che si perdono assottigliandosi nella massa avvolgente più chiara. Come nel piperno — al contrario di quanto alcuni hanno asserito per la roccia di Pianura e di Soccavo — questa struttura è incompatibile con l’ipotesi degl’inclusi. Se trattasi di lava, come pel piperno, questa struttura, detta appunto pipernoide, ìndica lo scorrimento di un magma inegualmente fuso, o poco, fuso, e in cui non avveniva un completo rimescolamento delle varie parti. Se trattasi di tufo indica una ineguale alterazione. Così per vie diversissime si giunge ad avere le stesse apparenze. S’intende inoltre come la simiglianza giunga a mostrare, nei due casi, lo stesso fatto di predominanza di lenti e straterelli più o meno paralleli alla giacitura. Nel primo caso perchè lo scorrimento avvenne parallelamente alla superficie del terreno ; nel secondo perchè gli strati di tufo si deposero del pari parallelamente a quella superficie, e l’alterazione doveva essere in certo modo regolata dalla stratificazione, sia essa rimasta visibile, sia scomparsa dopo. Ne deriva che in origine la roccia acquistò una maggiore consistenza, ohe poi andò in parte perdendo, conservandola più o meno solo in certi nuclei. Anche il colore si fece più chiaro, restando più scuro nei nuclei medesimi. Una maggiore alterazione dà colorazioni rossastre, biancastre o giallastre, e arriva a disgregare la roccia in una sabbia, come si vede subito fuori Soriano (sulla rotabile di Viterbo) e sotto la traehiandesite della Madonna di Loreto sulla stessa rotabile. Come avviene in tutti i tufi le azioni meteoriche mettono qualche volta in evidenza una stratificazione non visibile o poco visibile prima. Tolti dal peperino tipico i pseudo-inclusi, restano in assai minor numero gl’inclusi veri. Essi sono segregazioni di minerali, che saranno descritti a loro tempo, o frammenti di marne. Queste marne sono grigio-giallognole, non cotte. Ma avendone fatto cuocere dei frammenti al calore d’una fornace di mattoni, per alcuni giorni,' si sono arrossati. Quindi non è ammissibile che la roccia che li include li — 9 — avesse lasciati crudi, se quella roccia fosse venuta fuori allo stato di lava fusa. Ma vi hanno argomenti anche più evidenti all’occhio dell’osservatore. La base del peperino tipico quasi dovunque mostra nettamente la struttura detritica. In qualche sito è un vero ammasso di lapilli ; spesso contiene abondanti e grosse pomici di un peperino grigio-giallognolo chiaro, e non abondanti minerali, avvolti da vetro abondante a struttura filamentosa (Guidale al microscopio). Queste pomici sono rotolate, appiattite e disposte a piatto. Con queste pomici sono pezzi di peperino tipico più o meno rotolati, e più scuri perchè più intatti. E vi sono altresì pezzi di p. delle alture poco rotolati, qualche volta angolosi. Risalendo sui fianchi delle balze, la struttura detritica (lapillica) e le pomici vanno sparendo e si passa gradatamente alla rocoia tipica. Il colore difatti da grigio-giallognolo, chiaro nell’insieme, passa al grigio meno chiaro, sparisce il carattere detritico, aumenta la coerenza. Si arriva in alto ai tipi delle cave di Soriano e di Viterbo. Va notato che alla base della rocoia qualche volta si vedono intercalati strate- relli di lapilli pomicei della stessa sostanza delle grosse pomici. Queste ultime spiccano-col colore più chiaro sulle parti avvolgenti. Il fatto delle pomici, già notato dal Brocchi, è ricordato nuovamente dal Meroàlli in un recente lavoro sul Viterbese. Io aggiungo che il fenomeno è generale e cito diverse località, come una stradella che dal C. Ascani scende nella Vezza alla Rinchiusa, il P." Castelluzzo nella valle della Vezza, Bomarzo e i suoi dintorni, Ghia, i dintorni di Viterbo, ecc. A Chia si trovano le pomici non solo alla base del peperino, ma anche più in alto (nell’interno della borgata). E notevole come il passaggio tra il peperino e i terreni sottostanti sia graduale. Il dott. Di-Stefano ed io lo notammo già alla fornace Falcioni, dove si passa gradatamente dal peperino al 1 'argilla pliocenica '. Ora aggiungo che vi sono passaggi graduali alle sabbie 1 Boll. Coni, fiool., 18!(9, n. 1. / — 10 — gialle dentro l'abitato di Bomarzo, e al B." Castelluzzo nella valle della Vezza. In altri siti, dove sotto il peperino sono le ghiaie, il passaggio è graduale anche a queste ultime, come nell’abitato dello stesso Bomarzo. Ivi molte ostriche si mischiano alle ghiaie. Il peperino quindi cadde anche in mare. Le pomici rotolate che si trovano dentro i primi strati sono, dopo quanto ho detto, l’equivalente delle ghiaie calcaree che si trovano nel quaternario della valle del Tevere. E così che anche nella valle della Yezza, più volte citata, di fronte a Oorviano, nella stradella che sale al piano della Colonna, al disopra delle sabbie gialle si trova un conglomerato alluvionale in cui i oiottoli di calcare sono misti a quelli di peperino. I fenomeni d’arrossamento al disotto del peperino sono assai più frequenti che io non avessi creduto in principio. I dintorni di Viterbo, di Bagnaia la valle della Vezza, eco., mostrano spesso tale fatto, nelle argille, o nelle sabbie, a seconda che sabbie o argille sono sotto al peperino. Nella stradella citata dal C. Ascani alla Rinchiusa le sabbie gialle prima si arrossano, poi su qualche decimetro gradata- mente prendono un colore di caffè bruciato, immediatamente sotto il peperino. Tale ultimo colore sparisce al cannello e la sabbia ripiglia il color rosso, a mostrare che esso spari in seguito a infiltrazioni di sostanze organiche. Questo arrossamento non può essere invocato a sostegno dell’ipotesi lavica del peperino tipico, poiché può essere prodotto non solo dal calore, ma anohe da infiltrazioni ferruginose 6 per semplioe azione atmosferica. Un altro argomento fu già da me addotto precedentemente 1 in favore dell’ipotesi tufacea, ed è la grande estensione del peperino tipico. Sopra un ampio mezzo cerchio, intorno al M? Cimino, ad ovest, nord ed est, a distanze variabili da 8 a 12 chil., il peperino abonda ; dove non si trova sul suolo, perchè coperto da altre formazioni, basta * Itoli, (Vini. m*ol., 18iK), n. 1. ricercarlo nei fossi per trovarlo. Da Villa Buon Respiro, per Viterbo, il Poggio Ferraccio, le valli della Vezza e del Tevere fino a Bassano e Bassanello si ha un’ampia distesa su cui domina il peperino tipico. Avvicinandosi al centro di questo semicerchio la roocia scompare sotto i tufi superiori e sotto le lave, o si assottiglia e sparisce sui fianchi del peperino delle alture che emerge con bruschi pendìi, sollevandosi generalmente ad altezze maggiori. Le difficoltà per giungere a riconoscere l’origine della roccia delle alture si fanno più forti. Vi sono campioni che non si saprebbe non prendere per lava e mancano quei fatti caratteristici già indicati per l'altro peperino. Ciò non di meno l’identità delle due roccie al microscopio ci tiene perplessi, tanto più che in certi preparati si notano gli stessi fatti di bruschi passaggi tra parti Affidali e parti non Affidali, non che quel tritume d’elementi che è caratteristica dei tufi e non già delle lave. Potrebbe darsi che il solo peperino delle alture sia dovuto ad una emissione lavica — forse al modo de’ oulcani-cu- molo della baia di Santorino, dello Stagno Secco alla Martinica durante l’ultima eruzione, ecc. E finalmente un’ ipotesi, che parmi molto probabile, perchè riunisce tutti i fatti osservati, è che i due peperini siano dovuti a breccie ignee. Questa ipotesi varrebbe a spiegare certe apparenze di lava che sono generali nelle due roccie, ma che si accentuano in quella delle alture, costituitasi forse ad una più elevata temperatura, nelle vicinanze immediate del cratere. Con proiezioni di frammenti ancora liquidi, che si riuniscono prima di solidificarsi, si riforma la massa lavica, continua, e spariscono i segni dell’origine detritica, dove più, dove meno. Si spiega altresì perchè alla base del peperino tipico, e in quasi tutta la massa nelle parti della stessa roccia che sono più lontane dal cratere, la forma Lipidica è generalmente molto visibile, mentre manca nelle altre parti. Va notato che fenomeni secondari interessantissimi sono certamente venuti a mascherare l’orìgine del peperino tipico, nel quale si — 12 — osservano cavità irte di piccole punte cristalline, dovute ad una cristallizzazione di felspato, posteriore alla costituzione della roccia. Se dunque la quistione sull’origine del peperino dei Cimini non può dirsi ancora risoluta, è a sperarsi ohe essa, in base ai fatti da me constatati, possa prendere un più sicuro avviamento \ Roma, dicembre 1902. 1 Una terza varietà di peperino segnalo por la prima volta. Essa trovasi sopra o presso la rotabile da Bieda alla Cura di Vetralla. K notevole per la bellissima struttura gneissiformo. Difatti questa struttura somiglia a quella del gnoiss assai pili che a quella del piporuo, por alternanze sottili di letti nerastri e grigio-chiari. Inclusi e pseudo-inclusi abondanti. . '"'V/- -A *--o