&I006U- •#> X-O Schenkung des Vulkaninstituts Immanuel Friedlànder Uni.r.i.f mÉm LA CAUSA PRINCIPALE ALTRE PERTURBAZIONI DELLA NATURA Coni innazione «Ielle MACCHIE SOLARI dello stesso Autore POSTO MAURIZIO TIPOGRAFIA NAZIONALE - LEONARDO DEMAURIZJ «SWCP1 IBI ma AL LETTORE A cagione di omissioni e errori di traduzione dallo spaglinolo di questo nostro opuscolo avevamo deciso non darlo alla pubblicità quantunque stampato sino dalla fine del mese di ottobre. Però le molte richieste che dello stesso ci vengono quotidianamente fatte, ci inducono a lasciarlo al pubblico, chiedendo al lettore di attenersi solamente alla sostanza. E nell’intento di rendere completamente note le nostre teorie sui terremoti, speriamo che presto potremo compendiare in un solo libro quello che già scrivemmo nelle « Macchie Solari » corredato delle aggiunte del presente opuscolo. Bossi I terremoti accennati nel presente opuscolo sino dal p. p. Ottobre si sono realizzati nello regioni segnalate dall’Autore n. a. e. •; .jj^' ' 'i ^ VT»>; f biffi \‘l* , '"V« ;- '- ' : .y^'^ : .'' :> *d'^ ' .j'Zmm - fM i. UWS* Ì5pl*'fe * ^ igL - (.■A'’ 1 " ' ■% v àSS^k4;”""‘'" fi -c- Vo ìfolfK w i? LA CAUSA PRINCIPALE BEI E? 3G E BT ALTRE PERTURBAZIONI DELLA NATURA PUH Continuazione delle MACCHIE SOLARI dello stesso Autore ; A /(iRICtì ■ x ^V=- PORTO MAURIZIO TIPOGRAFIA NAZIONALE - LEONARDO DEMAURIZJ 1887 PbopeietA Letteeaeia ALL’ ILLUSTRE COMMENDATORE Onore?. P. 8. MANCINI EX-MINISTRO DEGLI ESTERI DEPUTATO AL PARLAMENTO V. E. che firiìno strinse la mano al pellegrino che dopo mezzo secolo tornava al loco natio, vorrà perdonarmi, spero, la libertà che mi prendo nel dedicarle questo libretto. E a chi potrei dedicarlo che potesse offrirmi maggiore garanzia di indulgenza che l'Eccellenza Vostra? E poi sento che ni incoraggia il saperlo sotto l'egida di un nome tanto preclaro, deli illustre giureconsulto, dell'ex Ministro che tanto onorò il Gabinetto di cui fece parte, deli Oratore incomparabile, insomma della più preclara intelligenza che onori la patria. Ciò facendo pago anche un debito di gratitudine verso l'E. V. per le squisite gentilezze che mi ha prodigato. Se V. E. si degnerà accettare la dedica che le faccio del mio modesto lavoro, appagherà il desiderio del suo compatriota ed amico sincero fi. fiossi Dal momento che r uomo non si contenta di osservare, studiando la Natura, se non creando fenomeni indeterminate condizioni; dal momento che colleziona e registra i fatti per consacrarsi a una investigazione che non può terminare durante la sua corta esistenza, l\ Filosofia de la Natura lo spoglia delle forme aeree e poetiche che gli hanno appartenuto dalla sua origine, adotta un carattere più severo, pesa il valore delie osservazioni, e in luogo di indovinare combina e ragione. VI- ìora i principi dogmatici dei secoli anteriori non si conservano se non fra le preoccupazioni del volgo e in quelle classi che hanno bisogno di luce. Humboldt (Cosmos. Voi. I. pag. 3) r. Quando arrivammo nel 1883 in Europa, nutrivamo fiducia di poter acquistare, specialmente in Italia, nuovi elementi per i nostri studi astronomici e meteorologici — ma grande fu la nostra disillusione segnatamente in quanto riguarda la meteorologia. Abbiamo veduto in quasi tutti i giornali, sotto il titolo di « Osservazioni meteorologiche » i dati barometrici, termo- metrici, ecc., ecc. e senza altra variante, che uni erano quelli dell’ Ufficio centrale di Roma, altri dei vari Osservatori — dati che un bimbo può somministrare una volta al corrente delle graduazioni di ogni istru- mento, dati che pochi saranno coloro che non potranno procurarseli in casa propria, essendo ora tali istrumenti tanto generalizzati. Ma quello che primieramente ci colpì fu il pensare : a chi possono essere utili questi dati del dì anteriore, infine, del passato ? Francamente, credevamo molto più avanzata la scienza meteorologica, supponevamo che essa almeno presterebbe il servizio di prevenire ventiquatt’ore prima le navi in porto, (i) il viaggiatore, 1’ agricoltore e gli abitanti tutti della regione — ciò che ci fece prendere la risoluzione di inviare un breve articolo al Secolo di Milano, credendolo uno dei giornali più popolari, più progressista e meno mercantile ; ma ci illudemmo, col mandargli una prova di maggior progresso nella scienza meteorologica. Visto il suo poco interesse per questo, ci dirigemmo al Corriere della Sera, segnalando nel nostro articolo tre tempeste nel periodo di diciasette giorni; realizzate le due prime nei giorni indicati, gli inviammo un altro articolo, che fu gentilmente pubblicato, dicendogli tre giorni prima che il Secolo al giorno seguente riceverebbe e pubblicherebbe un telegramma dagli Stati Uniti segnalando una tempesta, la quale due giorni dopo sarebbe arrivata sulle coste dell’ Europa. Deve essere rimasto ben (1) Come si usa nel porto di Valparaiso. mortificato delia nostra arditezza il Secolo, poiché tutto accadde matematicamente. Questa era la terza tempesta da noi segnalata. Citiamo questo fatto per provare la indifferenza della nostra stampa in questioni tanto serie che abbracciano il risultato degli studi di molti anni, le quali, se non si vogliono accettare subito, almeno dovrebbero essere prese in considerazione, massimamente quando questi stessi giornali pubblicano tante banalità, tante cose superficiali ed inutili, e relazioni di viaggi che eccitano le risa di coloro che conoscono i paesi descritti. Ma con tutto ciò non cessano di essere accette e divulgate quando la stampa le prende sotto la sua protezione e le raccomanda, alimentando in tal modo l’ignoranza e introducendo la confusione nientemeno che nella geografia, nella statistica, nella storia e nei costumi. Potremmo aggiungere inoltre, che non tralasciano di battere la gran cassa per questo o quel saltimbanco o per qualche straniero cui pigli fantasia annunziare la fine del mondo — oh, allora è una grande premura per divulgare la notizia senza nemmeno commentarla. Questa stessa stampa vede un audace che le annunzia dall’America del Sud perturbazioni atmosferiche e terracquee ; si realizzano! nessuno si preoccupa di queste pazzie — e perchè occuparsi di colui che tanto ardisce? Povera patria mia! povera umanità sempre avara verso coloro che la beneficano col pane della intelligenza ! Ci eravamo pertanto proposto un silenzio completo, avendo compreso che viviamo in un paese ove il merito non esiste se non nelle società di mutuo incensamento •—■ ma abbiamo ceduto alle preghiere di alcuni amici, i quali ci eccitano a dire ancora qualche cosa sugli avvenimenti terracquei da noi annunciati e realizzati: ci spinge anche a questo amore di patria, chè non dobbiamo abbandonare il terreno ai Falb nè ad altri titolati e dotti astronomi i quali, dopo i fatti, montano in cattedra a segnalare nuovi terremoti nei giorni delle fasi lunari. Perchè questi scienziati [sic) non fecero udire la loro autorevole voce prima dei terremoti del Chili, della Spagna e dell’ ultimo d’Italia? perchè non si fecero vivi allorquando noi ardimmo annunciarli, come consta dai giornali d’America e da un opuscolo da noi pubblicato ? Ora che abbiamo loro spianata la via montano in cattedra, e tanto per basarsi sopra qualche cosa, non avendo fatto studi sufficienti sopra la materia, attribuiscono alla luna maggior potere che al sole, contando sulla ignoranza e su quel detto popolare: Chi non lo crede vada a vedere. Basta, vediamo di soddisfare i nostri amici. II. Comincieremo col ripetere che il nostro pianeta passa per un’epoca molto critica e che è esposto a serie perturbazioni in tutta la sua circonferenza: però essendo esse,- ■supponiamo, parziali, vi sono zone maggiormente esposte che altre. In prima linea avvi tutta la costa meridionale dell’Europa, dal Portogallo alla Grecia, come abbiamo già segnalato nel nostro opuscolo Le macchie solari spiegando su che si basavano le nostri previsioni. Fin dal 1876 che ci occupiamo di studi relativi alla forza del nostro sistema. Nel 77 annunziammo, tre mesi prima, nella Riforma della Serena del Chili, il cataclisma della costa del Chili, Bolivia e Perù, ed esso si realizzò entro quello spazio di tempo — alla fine dell’84 annunziammo perturbazioni terracquee nella costa meridionale dell’ Europa (dal Portogallo alla Grecia e nella Repubblica dell’Equatore, come abbiamo diggià detto) e infelicemente si realizzavano in Spagna, nell’ Equatore, in Italia ed in Grecia. La terribile catastrofe del Chili, Bolivia e Perù, lasciò ■dietro di sè i più lamentevoli effetti ; il più stupendo e terribile si fu che il fondo del mare Pacifico ■oscillò per sei mesi, cagionando furiosissime correnti che si manifestavano con la violenza del fulmine e furono causa di vari naufragi, fra i quali quelli dei vapori inglesi Etem e Atacama in cui perirono molta gente. Viaggiando col nostro vapore Charrùa in direzione per Coquimbo, alle tre del pomeriggio fummo d’un tratto spinti un sei miglia alla costa — già vicini .agli scogli, abbiamo potuto mettere la prora all’ovest •e a forza di macchina salvarci dal naufragio, che. sarebbe stato inevitabile se fosse stato di notte. — 6 — Di questo fatto abbiamo dato alle stampe una relazione in Valparaiso, riprodotta dippoi dal Times di Londra unitamente a parole assai lusinghiere per noi. Così rimasero spiegati i motivi del naufragio dei due vapori inglesi e imbavagliata la maldicenza sorta contro i loro Comandanti. Ottenuto questo primo risultato dei nostri studi, ci abbandonammo interamente ad essi, impegnandoci a rintracciare le cause di queste perturbazioni atmosferiche e terracquee. Geologicamente non trovammo esplicazione plausibile, solo indizi; dovevamo ricorrere dunque ad altra fonte, congetturando che potevamo trovarne la causa nella disarmonia delle forze che reggono il nostro sistema — ciò che avevamo diggià notato nel deserto di Atacama ove tenevamo un piccolo Osservatorio. Infatti, all’annunzio del Padre Secchi della sparizione delle macchie solari, si aperse un nuovo orizzonte alle nostre investigazioni ; da quel giorno la nostra mente e il nostro sguardo non si allontanò più dalla volta celeste e sopra tutto dal gran motore che dirige i mondi del suo sistema, il sole.. Il desiderio di penetrare nel mistero è tirannico ; esso non ci dava tregua ; non perdevamo un momento propizio, non ci lasciavamo sfuggire nessun indizio;, pareva che una voce occulta ci dicesse : persevera, qualche cosa potrai ottenere che valga ad appagare il tuo immenso desiderio — La passione è tutto per l’uomo studioso; la osservazione continua è la vera fonte di ogni scoperta ; ad essa siamo debitori di quel poco che abbiamo conseguito per poter prevenire catastrofi e sopra tutto perturbazioni atmosferiche o tempeste, come lo abbiamo provato nel periodo di sette anni. rn. Nel nostro opuscolo le Macchie solari, crediamo aver esposto con semplicità la nostra teoria sulle perturbazioni terracquee e atmosferiche ; però solo in Porto Maurizio si occuparono del nostro libro, traducendolo in italiano il professore Ricci, in nostra assenza, nel benefico e filantropico scopo di dedicare il prodotto della vendita dello stesso alle sventurate vittime del terremoto; noi, eia parte nostra, gli siamo grati per aver egli voluto far contribuire ad alleviare tanta sventura, il libro che annunziò il cataclisma; questa nobile azione si ebbe tutta la nostra approvazione. Il signor Falb, sedicente scienziato, straniero, e per conseguenza tenuto in considerazione in Italia, la cui teoria abbiamo diggià confutata — viene ora, dopo il fatto, a far la voce grossa sui terremoti, attribuendoli all’influsso della luna, un satellite nostro e per conseguenza dipendente come noi dal sole ; un corpo morto, gelato, invariabile e totalmente dipendente dal sole e dalla Terra, distante da questa 96,000 leghe. Non neghe- remo che essa possa avere qualche influenza sopra la nostra atmosfera, però giammai sopra la corteccia del nostro pianeta nè correlazione col fuoco interno. E inutile lanciarsi nel mare delle divagazioni e delle ipotesi per fare impressione sulla massa degli ignoranti. E il calorico la causa principale di tutte le perturbazioni cui va sottoposto il nostro pianeta, e poiché il sole è quello che lo emette, in esso bisogna ricercare le cause — Come in esso abbiamo trovato la fonte di tutti i cataclismi che ha sofferto ed è esposta a soffrire la terra, così è che da esso dipende la conservazione dell’ armonia della natura, armonia che può essere interrotta per cause che non c’è ancor dato conoscere totalmente, quelle che devono indubbiamente dar origine a perturbazioni più o meno forti terracquee e atmosferiche. Prima di spiegare il calore che emette il sole sopra di noi, daremo una idea della distanza di esso alla terra, di questa alla luna ed ai pianeti che possono avere influenza su di essa. La distanza calcolata approssimativamente dal sole alla terra è di 37 milioni di leghe; essa descrive un orbita di 235 milioni di leghe che percorre in 365 giorni e 6 ore, cioè che corre girando nello spazio 664,000 leghe al giorno e 27,666 per ora. .Secondo l’opinione di alcuni astronomi il sole inoltre di girare sopra sè stesso, si avanza nello spazio trascinando con sè tutto il suo sistema ; per ciò si — 9 può assicurare che la terra non torna mai nella percorsa elittica — la maggior parte degli astronomi dicono anche che il sole impiega chi 25 chi 26 giorni per girare sopra sè medesimo: noi, mediante una infinità di osservazioni, abbiamo potuto notare che ne impiega 23 e qualche ora. Il calore solare è quello che muove incessantemente le correnti atmosferiche, i venti, le tempeste nel modo istesso che la brezza, aspirando di continuo dai mari l’acqua dolce che poi converte in vapori, rugiada, nubi, pioggia, tempesta ecc. mantenendo, insomma, costantemente il sistema permanente della circolazione vitale del globo: così è che la vita terrestre dipende dai raggi solari — Come il nostro globo si trova sospeso nell’abisso dello spazio per la mano potente della attrazione solare, così anche la vita stessa, tanto vegetale come animale, che fioriscono alla sua superficie, si conserva grazie alla incommensurabile forza dell’ attività solare. I pianeti che possono avere influenza sopra di noi sono il Gigantesco, Giove, e Venere come i .1 più vicino. Vediamo se possiamo spiegare meglio e mettere alla portata di ogni intelligenza ciò che è il calore solare, la sua forza e la sua azione. 10 IV. Sono circa quarant’ anni dacché Pouillet si dedicò ad una serie di esperimenti per determinare la quantità di calore mandato dal sole alla terra, come pure la temperatura dello spazio, cioè i due elementi costitutivi di quanto esiste sulla superficie del globo. Calcolando gli spessori atmosferici attraversati dai raggi solari, ha dedotto che il pirheliometro segnerebbe una elevazione di 6.° 72 se l’atmosfera potesse trasmettere integralmente tutto il calore solare senza nulla assorbire di esso — ciò che rappresenterebbe 17,633 calorie. (1) Tale è dunque il calore che il sole emette e trasmette in un minuto sopra un metro quadrato nei limiti dell’atmosfera e che comunicherebbe anche alla superficie del suolo, se l’atmosfera non assorbisse nessuno dei raggi incidentali. Grazie a questi dati e della legge in virtù della quale il calore trasmesso diminuisce a misura che la obliquità aumenta, si può calcolare la proporzione del calore d’incidente che arriva ad ogni momento all’emisferio illuminato del globo, e quello che resta assorbito nella metà corrispondente (1) A. maggior intelligenza dei lettori profani della materia, diremo che si da il nome di caloria alla unità adottata nella evoluzione della quantità di calore dello stesso modo che il gramma él' unità adottata nella valutazione dei pesi —Una caloria è la quantità di calore necessario per elevare un grado di temperatura di un chiìogramma di acqua, è anche la quantità di calore emesso per un chiìogramma di acqua dalla quale temperatura discende un grado. della atmosfera. — Il calcolo dimostra che questa, quando appare completamente limpida, assorbe nondimeno quasi la metà della quantità totale di calore che il sole trasmette a noi; l’altra metà solamente è quella che arriva al suolo dove si distribuisce secondo la maggiore o minore obliquità che ha dovuto descrivere nell’attraversare l’atmosfera. Ammesso che il sole, come ora abbiamo detto, manda in un un minuto a ogni metro quadrato del suolo ferito perpendicolarmente dai suoi raggi, una quantità di calore uguale a 17,633 calorie, è facile calcolare e dedurre la quantità di calore che il globo terrestre e la sua atmosfera ricevono in un anno, che sarebbe quello- ricevuto per una superficie uguale in estensione ad uno dei circoli massimi della terra, consistente in più di mille duecento trilioni di calorie! Insomma, il calore emesso dal sole è 2.300.000.000 di volte maggiore di quello che riceve la terra. Queste cifre ci danno la misura della immensa forza di calorico che attraversa lo spazio dal sole fino a noi. Questo calore che esso dispensa, più non lo riceve dello stesso modo, per cui abbiamo stabilito la teoria degli asteroidi e di tutti i corpi in decomposizione che devono andar a cadere, non v’ha dubbio, nel centro di attrazione di tutto il nostro sistema, il sole, per il suo alimento e conservazione. Questi corpi sono le macchie che si notano nel sole e che si vedono man mano disparire pochi giorni dopo in quella massa 12 di metalli incandescenti. In tal modo il sole ricupera il calore emesso, proseguendo nella sua grandiosa missione onde conservare 1’ equilibrio della natura, il suo corso regolare e infine 1’ armonia che deve reggere tutto 1’ universo. Tyndall dice, con linguaggio poetico, che noi siamo figli del sole, e non erra, perchè tutti i pianeti non sono altro che opera e creazione di esso. Quante volte la nostra terra sarà andata a rifondersi nel sole ! Quante volte si sarà ricostrutta! Chi potrebbe saperlo? Follia è il solo pensarlo e non saremo noi che pretenderemo penetrare nel mistero. Y. Data una idea della forza del calore solare, comprovata dagli esperimenti di uomini competenti, proseguiremo nel nostro intento, che è quello di dimostrare, nei limiti della nostra intelligenza, che, essendo il nostro pianeta dipendente, come tutti gli altri, dal sole, cosa che nessuno ignora, esso solo può impedire il nostro corso conforme all’armonia della natura. Sarà giunta l’ora della decomposizione o saranno semplice- mente perturbazioni parziali? Nessuno lo può sapere, sarebbe il colmo dell’audacia pretendere formulare tale idea; è una questione troppo ardua per essere alla portata della imperfetta natura umana. Stabilito però — i3 — che esiste disarmonia nelle forze che ci reggono (le prove che possono succedere perturbazioni terracquee già le abbiamo fornite, e ne hanno avuto la prova le infelici vittime) così è che non ci deve sorprendere e maravigliare nulla di tutto ciò che è occorso o può ancora occorrere nelle regioni in cui si verifica un abbassamento del suolo, come in tutta la costa meridionale dell’ Europa, fatto che abbiamo notato nel 1884 dopo cinquant’anni di assenza e che fu quello- che ci diede la base per il nostro fatale annunzio. Tutti i corpi adunque, sono soggetti a leggi im mutabili, che il sole regola e domina, come la materia è soggetta alle medesime leggi di esistenza e di decomposizione in noi — Dopo il periodo della vita (come abbiamo già detto nelle Macchie solari) viene quello della decomposizione, tutto si distrugge, tutto si rifonde nel caos; l’armonia dell’universo cessa, l’aria, l’acqua, la luce, la terra, tutto si mescola, si confonde e disparisce ; è insomma la distruzione di tutto ciò che esiste in diverse composizioni. Ma il germe imperituro, prodotto della propria natura, si conserva in essa, si purifica col riposo, per l’armonia propria, fino a tanto che arrivi il "momento del suo sviluppo e la forza creatrice gli dia vita; è così che i mondi cominciano poco a poco a formarsi, a ingrandirsi, a muoversi per arrivare ad una completa formazione, precursora questa di una nuova decomposizione. Sublimità della natura! Chi potrebbe segnalare l’epoca di queste trasformazioni, 14 — di questi cataclismi? Che cosa sono uno, dieci, cento, mille anni? Minuti secondi; cosicché l’uomo non può e non potrà mai arrivare a segnalare un’ epoca fissa, tanto meno giorni, come pretende di farlo il signor Falb, quasi si trattasse di un orario di ferrovia. Può bensì arrivare l’uomo a scoprire nel sole o negli astri qualche indizio di squilibrio nella forza, e dedurre che questo interrotto, possa accadere alcun ehè nel nostro piccolo mondo, in questa o quella zona ove si osservano segni evidenti di abbassamento —• ma adoperare la parola in absoluio e avere l’audacia di segnalare i giorni in cui si realizzeranno questi cataclismi, bisogna possedere una buona dose di coraggio e nessun timore della critica severa che deve aspettarsi colui che tanto ardisce, specialmente in materia che ancora non esce dal campo delle ipotesi. Che dirà adesso il signor Falb, il quale lanciò al mondo il suo annuncio fatidico di terremoti il 3 e 19 di agosto senza che alcuno se ne sia realizzato ? A quanto^ pare, invece di essersi corretto, egli torna alla carica segnalando giorni, quelli sempre delle fasi lunari. Questa supposta influenza della luna gli fa perdere la tramontana; egli spiega questa influenza dell’astro notturno fondandosi sul fatto delle maree — questione molto ardua che non deve trattarsi con tanta leggerezza. Per occuparsi di ciò è necessario correre e studiare il mondo, investigare, andare in quelle terre più esposte ai cataclismi ; solo in tal modo si può dare una idea esatta delle — i5 — cose e dei fatti. Lavorando di fantasia è facile scarabocchiare e tutti possiamo fabbricarci anche un mondo a nostro capriccio — ma le fantasticherie non servono che ad introdurre la confusione e il discredito nella scienza. Chiediamo scusa al signor Falb se ripetutamente ci occupiamo di lui, e della franchezza del nostro linguaggio. Ci pare che attribuire tutto al satellite nostro passi il limite degli apprezzamenti, sebbene sia certo che alcune volte le perturbazioni atmosferiche abbiano relazione e coincidano con le fasi lunari. Ma non si deve impiegare l’assoluto, in questa teoria; essa è molto comoda e seducente; ma nessuno potrà presentarla come un fatto positivo. Noi stessi fummo un tempo di questa opinione, particolarmente nella nostra vita di marino; ma oggi, possedendo altri dati, dubitiamo che sia dovuto tutto alla luna la causa delle maree, nonostante che questa credenza sia molto antica; a noi pare che tutti gli astronomi non abbiano fatto che copiarsi. Noi, dunque, che abborriamo dal lasciarci trascinare dalle idee altrui, crediamo oggi che, malgrado la coincidenza delle fasi lunari con le alte e basse maree, altra sia la causa, e attribuiamo questo movimento alle incontrastabili oscillazioni della terra nel suo corso vertiginoso e rotazione diurna, potendo assicurare, che il movimento delle maree coincide anche con le oscillazioni di quella — cosa che abbiamo osservato, riempiendoci di stupore la prima volta — i6 — che ebbimo la sorte di scoprirla, per mezzo del nostro orizzonte artificiale a mercurio che usavamo nelle nostre esplorazioni allo scopo di determinare latitudini e longitudini. Questo fenomeno lo abbiamo osservato solo nelle alture del deserto di Atacama; generalmente era più notevole all’altezza di dodici a sedici mila piedi sopra il livello del mare. Non avendo ancora pubblicato le nostre esplorazioni in quel deserto — unico al mondo, di fronte al quale quello di Sahara è un’ oasi — così è la prima volta che riveliamo questo mistero ; dobbiamo aggiungere però che ne abbiamo diggià tenuto parola coll’ illustre senatore Palmieri, il quale non pose in dubbio il fatto. Bisogna sapere che in questo deserto non piove mai ; non si ha notizia alcuna nè prima nè dopo della conquista che sia succeduta tal cosa; si potrebbe benissimo stabilire un premio per colui che vi potesse scoprire un atomo di vegetazione: gli animali, quadrupedi e volatili, ivi trasportati dalle tempeste delle Cordigliere delle Ande, muoiono di fame e di sete; molti scheletri abbiamo rintracciato, i quali attestano la sua aridezza, e bene lo qualifica il gran bardo spagnuolo Ersilia nella sua Araucania : il regno della morte. Fra questi scheletri ne trovammo anche due d’uomo. Siccome tra breve pubblicheremo i nostri diciotto mesi nel deserto di Atacama, allora lo faremo meglio conoscere e rileveremo cose meravigliose di quel deserto, segnatamente per quanto riguarda la elettricità, e le sue ricchezze — i 7 — mineralogiche, delle quali possediamo campioni nelle nostre collezioni. VI. Proseguendo il nostro proposito rispetto allo stato attuale del nostro pianeta, solo ci resta a manifestare che dobbiamo aspettarci maggiori movimenti terracquei fino a tanto che la natura non abbia ricuperato la sua armonia (che per noi non esiste ancora) equilibrando le forze. Ci rincresce sommamente non avere a nostra disposizione gl’instrumenti necessari che possedevamo nel nostro piccolo osservatorio di Montevideo ; però per questo inverno speriamo poterli ottenere — a nostro spese, s’intende, come abbiamo fin’ora fatto — e così continueremo i nostri studi, temporaneamente interrotti, onde potere essere utile alla umanità e procurarci il piacere di scrutare la volta celeste tempestata di astri tutti obbedienti ai loro motori come noi al nostro. Non imiteremo di certo quei scienziati i quali, contando sulla ignoranza e credulità umana, annunciano avvenimenti, segnalando giorni e punti esposti; no, noi ci limiteremo solamente, ripetiamo, a segnalare tutta la costa meridionale dell’Europa, dal Portogallo alla Grecia, gli Stati Uniti di America tra i 20 e 40 gradi di latitudine, come abbiamo già annunziato l’anno scorso nella seconda edizione dell’opuscolo le Macchie solàri . Già dissimo che dopo cinquant’anni di assenza, trovammo la costa di Europa notabilmente abbassata, da due a due metri e mezzo. Ora, dopo del terremoto, torniamo a rimarcare, mediante segnali che lasciammo alla nostra partenza per l’America (febbraio 1887) un abbassamento di 25 a 30 centimetri. Questo precipitato abbassamento prova che il fuoco interno ha lavorato sotto i nostri piedi: fino a qual punto arriverà tale abbassamento, non possiamo calcolarlo, perchè dipende da cause che sfuggono alla nostra intelligenza ; potrebbe anche darsi che si fermasse al punto in cui si trova, consolidandosi la crosta terrestre: in questo caso si potrebbero dare per cessate le perturbazioni sul nostro suolo. Potrebbe pure succedere, senza essere cosa fenomenale, che una parte dell’Europa disparisse, e questo è pure nell’ordine delle leggi che reggono il nostro modo di essere — a questi cataclismi si debbono tutte le trasformazioni cui andò soggetta la terra e i suoi abitanti — essi sono tanto naturali come i giorni piovosi, nuvolosi, tempestosi, sereni, freddi caldi e di calma totale. Non dimentichiamo che sotto i nostri piedi abbiamo una immensa. torpedine, un fuoco in continua ebollizione di tutte le materie metalliche di cui si compone il nostro pianeta; questo fuoco non riposa mai, ma è sempre in continuo vigore per poter sostenere nello spazio l’immenso globo sul quale viviamo con tanta 19 fiducia, quello che posto tra due forze equilibrate non gli permettono di uscire dall’ orbita in cui gira intorno del sole, il quale con la sua immensa forza di attrazione lo guida e lo governa. Però questo equilibrio tanto necessario alla sua esistenza e al suo corso regolare, può essere interrotto per cause momentanee e sconosciute per noi, i cui effetti possono anche tardare alcuni anni a realizzarsi, però, ripetiamo, non sono per esso che minuti secondi, e senza che rimanga in_ terrotto il movimento diurno e annuale della terra. Pertanto non è a meravigliarsi se, mentre continua lo squilibrio tra le due forze, possa realizzarsi qualche sconvolgimento terracqueo, poiché più quà che là la crosta terreste può essere lacerata, discendere, elevarsi o disparire parte di essa. VII. L’epoca in cui sogliono realizzarsi questi terribili avvenimenti si è osservato essere nell’ inverno : qui nell’emisfero Nord da novembre a tutto febbraio, nel- l’emisfero Sud da aprile a tutto agosto, per conseguenza anche in inverno — per esempio: Il terremoto di Lisbona fu il primo novembre 1755. Quello delle Calabrie, il più terribile di tutti, il 5 febbraio 1783 — trecento paesi furono distrutti. Il terremoto che distrusse Lima fu in ottobre 1746. 20 Quello di Riobamba il 4 febbraio 1797 —■ Queste città trovandosi quasi sotto la linea dell’Equatore partecipano dei due emisferi. In novembre 1827 vi ebbe un gran terremoto in Siberia. Quello della Spagna del 1884 fu in dicembre. Tutti i terremoti che ebbero il loro centro nel mare elevarono onde gigantesche che causarono i maggiori disastri. La onda che distrusse il Callao si elevò a 80 piedi inglesi; quelle del terremoto della Martinica fu di una altezza prodigiosa — si assicura che arrrivò anche a 80 piedi; una fregata che ruppe le catene andò a incagliare sopra il tetto delle case della città. Nello spaventoso terremoto del Chili, nell’anno 1822 che distrusse tanti paesi, fu vista elevarsi la costa per una estensione di 300 leghe e continua ancora adesso a elevarsi nel Sud, poiché noi, nelle nostre esplorazioni in quelle regioni, possiamo affermarlo, per segni che vi abbiamo lasciato, che in quattro anni si elevarono quelle terre di 75 centimetri. Così, mentre in un punto del nostro globo si elevano in un altro si abbassano, come accadde nel 1877 all’epoca del maremoto e terremoto nella costa del Chili, Bolivia e Perù, ove i monti di Piscobamba, nell’Equatore, si sprofondarono, trascinando uno di essi, un paese intiero con 1200 anime. E chi ardirebbe smentire Plinio il naturalista, il quale ci dice, che la Sicilia, secondo' gli storici, fu staccata dall’ Italia per conseguenza di un terremoto? E noi, non abbiamo trovato unite le isole di Monte Corso e Wellington, mentre che un viaggiatore dei più moderni, colui al quale più deve la geografia, Fitz Roy, passò in mezzo ad esse dando Il nome a quel canale di Spartan passagel Dalla unione di queste due isole si formò una grande baia, che nelle carte moderne figura col nostro modesto nome, cortesia di cui andiamo debitori al Direttore dell’Ufficio idrografico del Chili e di Greenwich. I tremori di terra, queste convulsioni istantanee, la cui forza è tale che in tre minuti secondi può distruggere interi paesi, come avvenne a Caracas, in cinque secondi Messina, in due Lisbona, in due e mezzo Mendoza, e più di una volta hanno cambiato l’aspetto, in si breve intervallo di tempo di estese regioni —- provano che la loro forza, non v’ ha dubbio, ha la causa nelle più lontane profondità del globo e questo si deduce dal fatto della grande "estensione di suolo sopra cui si propagano. I terremoti del Chili, il quale comprende una costa di più di trecento leghe di longitudine, si estesero per uno spazio di circa cento settanta leghe nel mare, per una superficie cioè, di 500 mila leghe quadrate: e quando nel 1839 avvenne il terremoto della Martinica, le scosse si fecero sentire in tutte le Antille, nella Florida, sulla costa del golfo del Messico e in una parte dell’ America del Sud, in una estensione, 22 cioè, di 375 mila leghe quadrate. In quello di Lisbona nel 1755 si sentirono gli effetti, secondo dati del filosofo Kant, in tutta l’Europa, nel nord dell’Africa, fino alle rive dell’ America. Il suolo non solo fu scosso in Portogallo-e Spagna; ma in Francia, Italia Svizzera, e tutta l’Allemagna, specialmente in Baviera, Boemia e Turingia. La città di Setubal, situata a venti leghe da Lisbona disparve in un abisso; sulla costa della Spagna in Cadice, il mare si elevò venticinque metri; in Irlanda, nel porto di Kinsale, varie navi furono lanciate sulla piazza del mercato ; in Inghilterra e in Scozia i laghi, i fiumi e le correnti si agitarono in un modo straordinario. La scossa fu ancora più violenta nel nord dell’Africa: in Argel e in Fez si contarono fino a diecimila vittime umane; Fez e Mequinez nel Marocco, furono distrutte completamente, e finalmente nelle piccole Antille le onde si innalzarono di sette metri sopra il livello ordinario. Il terremoto di Lisbona fu sentito dal Portogallo alla Lapponia da una parte e fino alle Antille dall’altra, e traverso a questa linea dalla Groenlandia all’Africa. I terremoti delle Calabrie nel 1783 e 1784 si propagarono in tutte le direzioni alla distanza di settanta leghe all’ intorno. Uno dei terremoti che maggiormente provano che la causa di tali violenti commozioni telluriche deve risiedere ad una grande profondità, è quello che avvenne in novembre 1827, poiché agitò zone di suolo che separano il diametro del globo, cioè il Perù e la Bolivia da una parte, dall’ altra lo stretto di Okhost in Siberia. Da questi dati storici si può vedere a che cosa siamo esposti su questa terra che tanto ci duole dover abbandonare. Se 1’ uomo riflettesse a tutti ì pericoli cui siamo esposti ad ogni minuto, ad ogni secondo — certo che impazzirebbe ; ma fortunatamente presto si dimenticano, presto si discaccia dalla mente il pensiero di queste catastrofi. Vili. Seneca ha fatto una esattissima comparazione tra i pericoli cha corriamo durante un terremoto e quelli che ci minacciano le altre calamità della terra. Ecco una traduzione del passo latino: « Le porte ci pongono al riparo dalle tempeste ; i tetti « delle nostre case ci guardano dalla pioggia e le ca- « verne sono un rifugio contro il tuono e la folgore « del cielo; si può fuggire la peste cambiando di re- « sidenza: per tutti ì pericoli havvi rimedio ; ma il « terremoto si estende alla lontana, inevitabile, ineso- « rubile come una calamità universale, seppellendo « sotto un monte di ruine le case e le città non solo, « ma sconquassando interi paesi. » Il grande Humboldt dice : — 24 — « Lo spavento che proviamo durante il terremoto « non deriva, secondo me, da ciò che in quel mo- « mento si affollano alla mente le immagini delle ca- « tastrofi i cui ricordi conserva la storia; ciò che ci « opprime il cuore, quello che ci intimorisce è il per- « dere tosto la fiducia che avevamo della stabilità « della terra ; è il vedere che si interrompono le leggi « della natura. Vediamo la terra tremare e un solo « momento basta perchè diffidiamo della esperienza « della nostra vita; un potere ignoto subito si rivela « ai nostri occhi, la calma della natura non era altro € che una illusione ; il sentirsi violentemente trascinati « in un caos di forze distruggitrìci, il più lieve rumore, « un soffio di vento è sufficiente ad eccitare la nostra « attenzione non ispirandoci più confidenza la terra « che calpestiamo. » Per molti nostri lettori sembreranno esagerate queste citazioni ed i nostri apprezzamenti; protestiamo, le citazioni non sono che la verità storica e i nostri apprezzamenti molto moderati e fondati sui fatti e sulla scienza che ha relazioni con essi. Se in qualche cosa ci stacchiamo dalla generalità degli scrittori che si sono occupati di questi cataclismi, si è soltanto in tutto quello che abbiamo presenziato e studiato coscienziosamente, cosa di cui possiamo dare le prove, lasciando la fantasia ai poeti. Noi non apparteniamo a quella categoria di scenziati titolati che nelle loro relazioni non mirano che a fare — 25 effetto, caricando i loro quadri di colori oscuri. Poiché cerchiamo solamente di manifestare i fatti realizzati e il frutto dei nostri propri studi. Con questo vogliamo provare quello che già abbiamo detto verbalmente e cioè che 1’ ultimo terremoto fu benigno a confronto di quelli. Noi sappiamo per esperienza e per aver vissuto sette anni in paesi soggetti a simili flagelli, che non avvi infatti catastrofe alcuna che inspiri tanto terrore, e quando si dice, che quaranta, settanta, centomila persone sono perite in un terremoto, queste cifre non bastano a darci una idea esatta delle disgrazie che causano questi disastri : solo a coloro che scampano da esso è dato descriverci sotto quali terribili e diverse forme si è loro presentata la morte, essi solo possono descriverci le orribili sofferenze provate dalle vittime umane sepolte vive, che muoiono di rabbia, di sete, di disperazione e di fame, i cui gridi strazianti si odono durante la lunga agonia senza potere apprestare agli sventurati un soccorso per mancanza di braccia o d’in- strumenti. Non è a meravigliarsi che tutti quelli che hanno presenziato un terremoto siano i primi a temerlo, poiché in questa sorta di pericoli nulla havvi di immaginario. Alle volte la prima scossa suole essere la più terribile; due o tre minuti secondi sono sufficienti perchè una città scompaia in un abisso, oppure sìa ridotta in un monte di macerie — però generalmente suole essere la prima scossa assai leggiera; è la se- - 2 6- conda scossa quella che più dobbiamo temere. Nel Chili il rombo è il primo ad udirsi, essendo paese montagnoso, dopo è un piccolo tremore ; — tutti gli abitanti al primo rombo e più alla prima scossa, poiché ognuno, edotto della esperienza non aspetta la replica — faggono tali e quali si trovano dal letto senza preoccuparsi di alcun effetto per mettersi al riparo, tanto è lo spavento che infonde il terremoto e più ancora il maremoto, chiamato laggiù volgarmente la liscila del mare. In un attimo le contrade si popolano di gente, la maggior parte si dirige ai monti che sono immediati sapendo essa che il pericolo maggiore viene dal mare. Per i terremoti nel Chili si costruiscono case che possano resistere; l’ossatura è di legno, coperta di calcina e mattoni, i muri tramezzi di canne di Guayaguil, d’ambo i lati intonacate, ciò che loro dà l’aspetto di materkile ; i pavimenti sono in legno. Però, siccome Valparaiso è soggetta agli incendi, un Intendente, l’egregio mio amico don Francisco Echaurren, cittadino eminente, di grande fortuna e di idee assai liberali dispose, che tutte le pareti esterne principali delle case fossero costrutte di materiale, affine di èvitare la propagazione del fuoco; esse sono legate con sbarre di ferro che sostengono tutto l’edificio nelle forti scosse; però le più alte case non hanno che un solo piano superiore. Ciò che non dobbiamo mettere in dubbio' è ■ che il — 27 — nostro globo ha subito già varie trasformazioni per cause simiglianti e non possiamo dire che abbia ter-, minata la sua formazione; no, e non la terminerà mai fino a tanto che non arrivi il giorno della sua decomposizione totale, come abbiamo già detto, sicché non possiamo avere certezza alcuna che un giorno o l’altro non arrivi uno di quei cataclismi, che per noi non sono se non cose naturali. Se non succederanno in questo secolo, non per questo potremo dire che la terra è giunta alla sua ultima fase di formazione; se qualche cosa si realizzerà, allora è probabile che 1’ autore di questo opuscolo e i suoi lettori si incontrino un giorno accuratamente conservati in un gabinetto di storia naturale quali resti fossili di un mondo che a suo turno sarà arrivato ad essere antidiluviano. Crediamo aver dato una idea di quello che sono i terremoti, spiegata la causa secondo il nostro modo' di pensare, e per la esperienza acquistata in paesi maggiormente soggetti a questo terribile nemico che si asconde sotto di noi, sempre pronto come il tigre in agguato a lanciarsi sulla preda. Per conseguenza non dobbiamo dimenticare che questo nostro maggior nemico lo abbiamo ove meno pensiamo e che non havvi angolo della terra che non sia esposto alle sue carezze. Sappiamo che nessuno si può famigliarizzare con la idea di guardare con indifferenza questi tremendi cataclismi; ma possiamo famigliarizzarsi con quella di stare sempre preparati ad una catastrofe simile a quelle — 28 — descritte — vivendo prevenuti si può sperare in qualche mezzo di salvezza. IX. É un errore il credere che i terremoti siano preceduti da tempeste, da eclissi o da qualunque altro fenomeno atmosferico : l’unica cosa che abbiamo osservato nel Chili e nel deserto di Atacama prima del terremoto, si è che, se era di notte, le innumerevoli stelle che coprono la volta del cielo non tremolavano, erano immobili, pareva che la natura fosse immersa in un letargo: è l’unico indizio che abbiamo potuto rimarcare. Quando il terremoto era locale, si annunziava senza alcun rombo, quando veniva da qualunque altra direzione il rombo era immancabile. In questo dobbiamo separarci totalmente da tutti, i geologi ed altri scienziati che si occuparono di ciò, assicurando essi, che il rombo ha origine nelle viscere della terra : noi invece la pensiamo tutt’al contrario, potendo assicurare che è nell’aria e causato dal cozzo dell’elettricità per il movimento delle cime delle montagne, cosa facile a spiegarsi trattandosi di altezze da due mila fino a seimila metri. Vediamo di convincere coloro che dubiteranno di questa nostra rivelazione. Più di una volta ci trovammo a dormire nelle profonde valli formate dalle montagne del deserto di — 2 9 — Atacama e sempre che vi fu terremoto, udimmo il rombo partirsi dall’ atmosfera ; quando ci trovammo- sulle vette delle montagne, il rombo passava sopra di noi, dandoci nel tempo istesso una scossa elettrica. Questo ci fece raddoppiare di attenzione, per poterci convincere che non eravamo in errore, e il caso seguente fu quello che ci diede la prova. Eravamo all’altezza di 12 mila piedi sopra il livello del mare; la montagna che salivamo presentava sulla sua vetta un ripiano di circa trenta metri di diametro. Arrivato a questo, scendemmo da cavallo del nostro compagno fedele, quasi capra per arrampicarsi sui monti,, ove non poteva salire un uomo saliva lui con noi: — riempimmo la nostra pipa e prendemmo un zolfanello per accenderla. La calma dell’aria era tale che la fiammella menomamente non oscillava. In quel frattempo udimmo un lieve rumore simile al rombo del terremoto ; ci voltammo, e ad una quarantina di passi vedemmo un piccolo remolino d’aria, alto mezzo metro e di un quattro pollici di diametro. Rimanemmo stupefatti alla vista di quello, perchè subito apparve come fumo, cosa che ci fece pensare che ci trovavamo sopra un vulcano estinto; ma tosto respingemmo questa idea perchè il remolino veniva avanzando verso di noi ; sommettemmo il cavallo che si era spaventato e non ci movemmo per vederlo passare. Infatti, in pochi secondi passò quel ciclone in miniatura e arrivato all’orlo del ripiano, alla distanza di una diecina di passi da 30 — noi, si precipitò al basso e si distrusse. Però notammo il rumore che faceva nel suo corso vorticoso, che era fenomenale, cosa inesplicabile in una così piccola colonna d’aria. Pensandoci sii, ci venne in mente di provare a far un rumore per vedere se avremmo ottenuto lo stesso effetto, e infatti, presa la frusta facemmo un chiocco. Quale sorpresa ! il rumore fu tale che ci fece portare le mani alle orecchie; ripetemmo questo per una diecina di volte, e sempre lo stesso risultato, ciò che ci fece congetturare essere prodotto dalla immensa elettricità. Per viemmeglio assicurarci passammo la mano sulla groppa del nostro cavallo ; esso si slanciò da un lato come se fosse stato morso da un serpente ; e con giusto motivo, poiché noi stessi fummo obbligati a ritirare la mano colpita da un’immensa quantità di scintille elettriche. (Sopra quella montagna facemmo la nostra prima scoperta di legnas appartenente agli Incas anteriori alla conquista, essa serviva per le comunicazioni di montagna in montagna: il fuoco era il loro telegrafo. Gar- cilaso de la Vega dà questa notizia, noi possiamo giustificarlo). Il piccolo remolino e il chiocco della nostra frusta -ci schiarirono sul fatto del rombo che precede i terremoti: di ambi era uguale il suono, il primo certamente più debole; ma assai più forte quello della frusta. In tal modo restò confermata con una prova evidente la nostra opinione sopra questo rumore, cioè che non 3i era esso sotto i piedi, come fino allora si era creduto, ma nell’aria; cosa del resto che trova facilmente la sua spiegazione nel movimento delle cime delle montagne, movimento che può paragonarsi a quello della frusta, così è come il rombo corre spinto dalle onde aeree che esistono a quelle altezze. Questo non ammette dubbio, abbiamo presenziato il fenomeno e lo abbiamo studiato in mille maniere. In quel deserto, dai sei mila piedi in su è tanta e si fenomenale la elettricità, che movendo un bastone sia in senso circolatorio sia dando un colpo, subito si produce un rombo causato dal cozzo della elettricità. Basti il dire che ogni riparo di lana per dormirvi, è così esposto, che al solo movimento di fregamento che si faccia escono scintille elettriche ; e se si fa espressamente con la mano, si illuminano specialmente i ponchos, specie di scialli di lana di Vicugna. Qui dobbiamo far osservare che non è esatto quanto riferisce il distinto marino Armiyon nel suo libro Intorno al mondo-, i Giapponesi che questo gli riferirono, non potrebbero mai provare che i terremoti influiscono sopra l’ago calamitato ; noi abbiamo presenziato cento e forse mille terremoti nel Chili, Equatore e deserto di Atacama particolarmente, ove erano quasi quotidiani; avevamo con noi per i nostri studi geografici, tre bussole che tenevamo continuamente sot- t’occhi : mai ci fu dato notare l’influenza del terremoto sopra di esse. Il viaggiatore non deve mai starsene a 32 quello che altri gli riferisce, perchè una volta pe ignoranza, 1’ altra per malvagità, gli si fanno scrivere molte inesattezze. Sta perciò con noi il principe degli scienziati Humboldt e Adolfo Ermann: tutti e due dicono che mai videro influire i terremoti sopra l’ago calamitato ; se non fosse abbastanza autorevole la nostra parola, crediamo che basterà quella di Humboldt. Ora ci resta ancora a dire che non possiamo spiegarci come nei paesi esposti a questi tremendi cataclismi si permettano di fabbricare case di cinque o sei piani sopra il pianterreno — è una sfida alla natura che non trova spiegazione se non nella indifferenza della autorità o nella avarizia dei proprietari. Di certo che nè l’una nè gli altri si sono mai data la pena di leggere la storia d’Italia e di altri paesi, perchè in essa si trovano i dati terribili, che abbiamo citato. Dio voglia che la Roma moderna non vada a tener compagnia all’antica, poiché si lasciano ivi costrurre quegli immensi edifici che son vere trappole per i suoi abitanti; e Roma è molto esposta ad una di queste tristi carezze che suole farci ogni tanto la nostra amata Terra. Quello che richiamò la nostra attenzione nella nostra gita e visita a Diano Marina fu il vedere, che si vanno raffazzonando le case diroccate, che si ritorna infine a riedificare il paese sopra le stesse macerie. Certamente che l’autorità superiore non ha meditato alla immensa responsabilità che si assumeva, poiché, come si può — 33 — spiegare tanta indolenza e tanta ignoranza da permettere un simile assurdo? I fondamenti delle case, è indubitato, si trovano completamente smossi fuori del loro livello, pertanto, non offrendo base sicura per la riedificazione, alla prima scossa è certa la loro rovina, e questo rimane più che provato in quelle località ove accadde lo stesso che in Diano. L’autorità non dovrebbe permetterlo perchè prima degli interessi particolari dei privati vi sono quelli generali della umanità. X. Or ecco che mentre si sta stampando il nostro manoscritto ci arriva la triste notizia dei terremoti di Grecia — è questo il nostro maggior trionfo, amareggiato s’intende, dal pensiero della sventura che colpisce quelle popolazioni infelici.. Nel 1884 segnalammo la costa del Portogallo fino alla Grecia come la parte del nostro pianeta molto esposta, ed ecco che dopo un mese si realizzava la nostra previsione in Spagna, il passato inverno in Italia, oggi in Grecia, e sventuratamente non è ancora finita, poiché l’estensione della zona è grande; dunque viviamo preparati ad altri, avvenimenti di questa natura : questo inverno da novembre a marzo, possono realizzarsi nella Liguria, nella Toscana, nella Romagna, o dal — 34 Napoletano alla Grecia, come pure nella Provenza, Spagna e Portogallo: essi sono infallibili, però non è dato indicare località e segnalare giorni — questo lo lasciamo ai Falb, che a tutte le fasi lunari annunziano un cataclisma [sic). Grande sarà la nostra soddisfazione se con questo piccolo lavoro avremo potuto soddisfare il desiderio dei nostri amici, ai quali chiediamo indulgenza per quelle imperfezioni che noteranno in esso, cosa naturale del resto quando si fa galoppare la penna in materia tanto ardua. Li pregheremo anche a meditare bene sopra le nostre teorie fondate sullo studio della natura, la quale ci fu maestra: solo da essa si possono ottenere dati matematici ed è per questo che lasciamo agli scienziati da gabinetto la fantasia ed i voli poetici. Quanto esponiamo non è che il risultato di profondi studi sopra quei fenomeni. Ma all’ uomo non è dato penetrare più addentro, perchè si tratta di segreti della Natura, segreti che se l’uomo arriva a strapparne uno del grembo di essa, può dire di aver conseguito il maggiore trionfo cui egli potesse aspirare. Or sono due anni dacché non osserviamo il sole, la luna, e gli altri astri, e per conseguenza si possono essere effettuate in questo intervallo di tempo, delle modificazioni nella disarmonia delle forze, cosa che succederà; ma chi sa quando. Quanto prima però po- temo aggiungere alcuni dati di più, essendoci arrivato il nostro telescopio e gli altri strumenti che ci difet- — 35 — tavano. Speriamo anche poter fornire prove che la scienza meteorologica è più avanzata di quello che notiamo in Europa, scienza che ha tanta attinenza con le cause delle perturbazioni terracquee e atmosferiche. Siamo dunque convinti che non vi sia bisogno di prendere rimbeccata da Nuova York da dove ci pervengono le comunicazioni che si è segnalata una tempesta e che ha la sua direzione verso 1’ Europa ; comunicazioni che in Nuova York ricevono dall’ interno per mezzo del telegrafo, sparso in tutto quel vasto paese. Cosicché essi annunziano un fatto compiuto e qui lo trascrivono, specialmente il Secolo di Milano, e lo notano come un progresso. E lo è infatti, perchè dalla lontana America ci danno l’allarme per premunirci contro le perturbazioni che ci minacciano, senza l’ausiliario del talegrafo saressimo sorpresi dalle tempeste come in altre epoche. Poiché ci si presenta l’occasione, molto deside- ressimo udire l’opinione dei scienziati direttori dei distinti osservatori di Roma, Brera, ecc. ecc. — e dai membri del Consiglio di Meteorologia e Geodinamica ultimamente nominati dal Ministero di agricoltura, professori Cantoni G., Denza, Ferrari C., l’ing. Giordano Felice e professori Issel e Taramelli, ed il suo egregio Presidente professore Blaserna, persone tutte competenti nella materia. Il loro silenzio in questi momenti di dubbio, di timore, non sarebbe perdonabile, poiché la diffidenza, cosa naturale, esiste come al seguente giorno del terremoto, e solamente la scientifica esposizione di uomini illustri e notevoli potrebbe distruggere le preoccupazioni del vulgo — così è che vogliamo sperare d’ essere ascoltati da chi può infondere fiducia con la sua illustrata parola. Porto Maurizio, i ottobre 1887. B. Bossi Dello stesso Autore, Membro di varie Società Scientifiche e Geografiche d’America, di Europa ecc. ecc. Il Viaggio Pittoresco alle regioni Vergini del Brasile, Muto Grosso. in Spaguuolo Viaggio descrittivo da Montevideo a Val- paraiso per lo stretto Magellano e Canali della Patagonia Occidentale. ... id Roma e il Papato. id Il (Jharrùa nelle regioni Magellaniche e Oceaniche. id Studio Geologico sulle isole Juan Per- nandez e Mas Afuera. id Esplorazioni alla Terra del Fuoco ecc. ... id L’istessa. In Italiano Esplorazione ai Canali della Patagonia Occidentale, Messier, Wide, Inocenies (Jon- cepcion, Sarmiento, Golfo Urie, Trinidad, Fena, Isole di (Jhiloè, Guaileca, Olionos, Tres Montes eoe. eoe . In Spaglinolo Delle fenomenali correnti del Pacifico dopo il Maremoto del 77 . id Di Varie Escursioni alla Pampa Argentina ed alle Provincie.; . . . . id Delle Macchie Solari, annunzi anticipati dei terremoti avvenuti in Europa, Spagna, Italia e Grecia, a fino del 1884, e 2a edizione 85... id L’istessa. In Italiano Jtohlesse Obli gè refutazione al comm. Boc- cardo. id Brasile e la Stampa. id Escursioni al Paraguai Chaco o Picolinag- gio. In Spagnuolo Ed altro pubblicazioni sopra il Perii e Equatore, Bolivia, Chili e Brasile ecc ecc. . id U, B'R'UNNE'R 6UCHB!NDt a ,£i ZÙ^sCri I r;V !