4 < 'Wft, 'Vu* ^ J!r ^-*- ’^JrfZT ; *aip| w$ìî$? c e A longo tempo io andava meco stesso divisando di novamente recare alla luce la Vita del mio Santo Padre GIOVANNI dalla CROCE per quindi viè più ne* Fedeli la Divozione a si possente» e a moro. so Protettore de Tribolati , promovete. a 2 — Sì SI fatto mìo pensamento, o sia defide. rio, maravigliosamente in me s* accrebbe dappoiché compiacquesi lo stesso Santo di assai manifestamente con una grazia singolarissima (*) ali' Eccellenze Vostre, e a questa Illustre Città omai nota, e palese, farmi sperimentare la benefica sua mano. Or ecco finalmente arrivato quel tempo, in cui pubblicando colle Stam. pe l’accennata Storia, già in Compendio, da un celebre Uomo della mia Provincia, ridotta, di parecchj utili cose da un Di voto del Santo novellamente accresciuta, veggo adempiute Je mie brame, e posso far chiara solenne testimonianza di gratitudine al prodigioso mio Risanatore. E conciossiacosaché sogliono affidar* si i Libri nello uscire, che fanno alla luce, al Patrocinio di qualche insigne Personaggio, ^convenevolissima cosa ho giudicato, questa Operetta, dell’ iati i- ( * ) Vien essa pienamente descrìtta alla pag, roy. \ dito Nome deîi’EE. V V. fregiare $ anzi a ciò fare quasi da dolce necessità venni tratto, poiché ned* Eccellentissime Vo* sire Persone tutti leggiadramente accoppiati io ravviso que’motivi, cadauno de quali baderebbe da se solo a persuadermi , perché sotto i fortunatissimi Vosiri Auspici questo picciol Volume collocassi. Soglionsi dedicare i Libri, quando a Nobile possente Persona per onore, e difesa riportarne ; quando a Personaggi, che nella materia, di cui trattasi eccellenti sieno, per quindi approvazione , e lede procacciarne z e quando dualmente ad incliti,magnanimi Benefattori, perquinci a’Poderi de*ricevuti benesizj grata memoria,e pubblico riconoscimento lasciare. Or chi sia, che tutte e tre qoede ragioni appieno in Voi non riconosca? Se tornomi a mente il Nobilissimo Lego aggio Vodi o, io lo veggo per longa serie di valorosissimi Uomini riguarde- volissimo, e fra le più Illustri Prosapie della Lombardia non pure, ma dell* Italia tutta luminosamente risplende- re, come a tutti è ben noto al solo rammentare, che facciasi il Nome del* le Vostre Famiglie Terzi, e Sanvitali, e come riconoscer potrebbono le straniere Nazioni, se ( per ommetter tanti altri Scrittori ) una occhiata volgessero a quanto ne vien recando il celebre Bonaventura Angeli Ferrarese in moltissimi luoghi della sua Storia di Parma, e principalmente nelle Prefazioni de*Libri secondo, e quinto. Siccome però le Glorie Vostre eredi- ditarie a mille doppj più belle, e ammirabili ne appaiono per le doti personali di virtù, e di pietà, che in Voi rispondono, così viepiù nuovo motivo in me $’accresce di presentarvi questo Libro per lo rapporto > e la simiglianza della materia, che qui si tratta, con esso Voi- Condensi qui la Storia degli Atti d’un gran Santo; a Voi dunque a buona equità io recar la dovea vea» che anco fra le Divìse Cavalleresche ,e fra gli strepiti d* una delle più floride , e più Signorili Case, qual* è la Vostra , sì gloriosamente sapete dare il dovuto onorevole luogo alla Pietà, e ad ogni sorta d'occupazioni divote ,come chi che sia, e i Poverelli singolarmente, da Voi con larga mano sovvenuti, possono farne ben chiara fede,e costante; ma più d’ogn’altro quelle due va lorosis- sime Vostre Figliuole, in Nobilissimo Maritaggio congiunte, ne’Rangoni l una di Modena, ne’Marazzani l astra di Piacenza, le quali dandole soavissima a gran senno congiunta, ed’animo mirabilmente fatto per tutto ciò,che è virtù , ben ci dimostrano qua li sosterò i costumi , cui,sì cogli esempli,come colle parole, loro instiîiare procurarono i savissimi Genitori. Per non offendere però 11 genio Vostro schivo d* ogni applauso,e proprio veramente de’cuori più magnanimi, io pongo silenzio, e fine alle Volire Iodi ,quan- a 4 do do appena ho posta mano al princìpio l Ma non debbo tacere !' ultimo motivo, che mi spigne a porre sulla fronte di questi foglj l’inclito Nome deli*EE.V V. che è per quindi, quanto per me si posta attestare 1’ animo nostro mai sempre grato, e ricordevole di que’ benefizi, de' quali l’Ordine mio, cui sì benignamente riguardar vi degnate, ricolmo avete. Maquì pureconvien tostoch’io mi tao eia, proprio essendo delie Anime più grandi in tal guisa beneficare,che nello stesso tempo vietano facciasi di loro da' beneficati pubblica rimembranza* Un’ Operetta per tanti titoli ai Nome d'ambidue 1’ EE. V V. dovuta, non potrà certamente non venire da Voi accolta colla natia Vostra cortese umanità- Venga pur ella dunque tostamente alla luce, ed io lieto d'averla affidata a due sì valenti Personaggi, qui con sinceri fervidi voti del mio cuore ossequioso , cui vanno accoppiati tutti quelli de' miei Correligiofi, pregavi dal mio Santo ogni vera, durevole felicità. \ Lodi recate da S.TERESA alle Virtù del Primogenito suo Figlio S. GIOVAN NI dalla CROCE. S Ebbene tanti prodi Scrittori sienfi occupati iti tessere Elogi della sublime Santità di GIO« VANNI, pure hasfi creduto bastevole lo stender qui soltanto gli Encomi, che di lui ancor vivente formò in diverse occasioni la Serafica Vergine SANTA TERESA; poiché molto agevolmente potrà inferirli di qual' aito grado fosse la Virtù del Santo, se da una illuminarissima conoscirrice de’cuori, in termini sì luminosi vien commendato. E primamente addurremo ciò , che era solita la Santa attestare molte volte, cioè Che H Padre F. Giovanni dalla Croce era una dell' anime pm pure, e Sante, che Dio avesse nella sua Chiesa* e che gli aveva infusi gran tesori di luce , purità , e sapienza del Cielo . Tanto rapportano le Cronache degli Scalzi al tomo 2 . cap. Z. n. 6. de! Libro 6., e vanno indicando sì le Lezioni antiche * come le nuove dell’Officio del Santo. Attestazione in vero molto insigne, che ugguaglia quaisi® voglia diffuso Elogio, che formar si voleste dei Santo, come ben avvertalo il celebre Niccolò Antonio nelfegregia sua Opera intitolata Bihlio » îheca Hifpana colle seguenti parole : Cujus[_ cioè di S. Gio; dalla Croce J esimiam Sandììtatetn com- prehendere brevi elogio vix est ut debeam , tum prò omnibus fit Sandi re Fundatrìcis hoc testimoniam eìdemf adiam ; Johannem fcilicet.dìcebat effe ttnam expuriortbus , &fandiioribus animabus , qua? , Deus J^etis in [uà haberet Ecclesia, qui & dìtìsfimos Di- vini lumìnis,puritatìs, ac ccelefiis sapienti e sante maniere, con cui le sapeva guidare, e tener contente . Più chiara riprova di ciò sia la lode, che la stessa Terela fece di lui in una Iersera diretta a Filippo Secondo gran Monarca delle Spagne , tosto ch4 : fu consapevole della prigionìa del Santo: Per qualche rimedio posi colà [parla del Monastero ejell'Iticarnazione j in una Casa un Padre Scafo sì gran Servo dì Dio , che molto /’ edì - fico con un ’ altro Compagno . La Città [ cioè d’ Avila ] resa maravigliata del grandissimo frutto , che vi ha fatto ; Che però lo tengono per un Santo , e nella mia opinione lo è, e lo è fiato tutta la sua vita . E' que fio Religioso sì gran Servo di Dìo fià tanto fiacco pfr il molto , che ha patito, eh' io temo delta sua vita. Avvegnaché questa Lettera non trovili nella Raccolta delle impresse nella nostra volgar favella , buona' parte però della medesima vien addotta nelle Cronache dell’Ordine tom. i. lib. 4. Capin. 27. nani, 4. Pre- Premurosa la Santa, che di carcere fi liberasse il gran Servo di Dio, oltre tant' altre usate diligenze, in una lettera diretta al P. Girolamo Graziano della Maire di Dio, che è la vigesima seconda della prima parte, così scrive al num 4. Il Padre Mar tatto, supposto che gli parla (cioè al Re ) potrebbe darglielo ad intendere , e supplicamelo , e ridurgli anche a mente quanto tempo è, che fi trova in prigione quel Santarelio dì F- Gìovanni . Infine il Re sente tutti . e non jò perché abbia a lasciar dì dirglielo , e dimandarne la grafia, e singolarmente il Padre Mariano. Nella poscritti della lì elsa lettera accenna il travaglio de' Secolari, e delle Religiose per tal prigionia colle seguenti parole : Donna Gujomar fi trova qui .» .... piange il suo F. Giovanni dalla Croce » come anche tutte le Monache. Nella terza della prima parte delle accennate lettere della Santa trovali al num. io. la seguente lode recata a Giovanni. Egli è dà tutti , e da tutte tenuto per Santo; nè credo , che fieno invenzioni . Per opinione mia egli è un gran soggetto. Vien indirizzata la Lettera a D. Lento nio di Braganzd, frescamente eletto Arcivescovo di Evora . Magnifico in vero fu P Elogio, che fece Teresa della subiime*£antità di Giovanni dalla Croce in inscrivendo alla V. M. Anna di Gesù Priora delle Carmelitane Scalze di Veas. Erasi que» sta dolcemente lagnata colla sua Santa Madre di non avere opportuno Direttore, e Maestro Spirituale pel buon profitto delle Monache. Le rispose la Santa colla seguente lettera, che và impressa nel tomo z, delle di lei Opere dopo il Libro Libro delle Fondazioni. Mi è venuta voglia dì ridere, Figliuola , vedendo quanto senza ragione fi lamenti ; poiché ha così ( intende il Convento del Calvario una breve lega dittante da Veas) il mio P. F. Giovanni dalla Croce , che è Uomo Ce• Use % e Divino. Io dico alla mia Figlia , che dopo, eh' egli fi partì di qua per Veas, non ho trovato in tutta Castiglia un' altro Padre Spirituale Uguale a lui , nè che tanto infervori per battere la strada del Cielo,. Non potrà ella credere la solitudine , e la malinconia, che ci cagiona la di luì assenza. Mirino ch'egl’è un gran tesoro quello , che costì posseggono nella persona di questo, Santo . Tutte le Monache di cotesta Casa trattino, comunichino, con esso lui /' anime loro, e vedranno , che stanno, ben prove date, e quanto faran di progresso , e profitto in tutte le cose di spirito , e perfezione * avendogli dato Nostro Signore a qvest' effetto grazia, particolare . Teresa di Gesù. solamente in terra palesò Teresa l' alto concetto* e la stima sublime, eh’ella faceva della Virtù di S.Giovanni dalia Croce: Per fin dal Cielo volle dichiarare quanto fotte parzialissima lottatrice ,e sincera di quest'Uomo imbevuto appieno dello Spirito di Dio; come chiaro apparisce da ciò ch'ella ditte inumi apparizione alla Ven, Caterina di Gesù, nel Secolo di Sandovaì. La relazione vien fatta dalla medesima Caterina, e rapportata dalle Cronache de*Carmelitani Scalzi tom. z. lib. 7. cap. 3:0. n. 4. Al primo di Marzo questa presenza di N. Madre insteme con N- Signore rnì disse : Di al Provinciale, che gli complesso io di comandare al P. F. Giovanni dalla. Croce , che vada a Caravacca a trattare del profitto di quelle Monache ; perché fard ivi più frutto in un giorno, che con altri impieghi in un' anno', piacendo più a Dio un' Anima , che lo serve con perfezione , di quello che migliaia d' imperfette , quantunque buone . Mi parve di vedere t'interno di tutte le Monache di quella Casa , e fra di esse alcune disposte ad una perfezione maggiore di quella che avevano , e Signore pronto a comunicarsi loro in questa maniera , d' unione ; Ma che li Confessori di certe Religioni non le aiutavano molto ad acquisirla . Soggiunse , che il sopradet- to Padre intenderà meglio le sue Monache , e darà loro mano per questa strada di perfezione , e che N. Madre vorrebbe metterlo in ciascuno de' suoi Conventi . Lo ama ajjaijsimo , e mi dice , che gli palesi tutta /' anima mia , e quanto essa mi comunicherà . lo ho preso non so quante volte il sfoglio per farlo, ma qualche timore mi tratteneva > E da una parte mi pareva , che N. Signore mi desse ad intendere , che tale fi èra la sua volontà con tant a luce » e certezza , che sento scrupolo dt non dirlo a ^ *P* » e dall altra parte questa presenza diN, Madre mi dava gran fretta . Le cose singolarmente intorno al P. F Giovanni dalla Croce» me le ha dette pin volte , & mi riprendeva molto » che dìferijsi a scriverle» € vi ripugnasi . Altri Enconoj fatti dalla Santa furono registra, ti nel Capitolo decitnafectimo di questa Storia ; conchiuderemo col dimostrare quanta cura abbia dal Cielo la Serafica Madre anco delle più minute Reliquie di questo insigne suo Figlio. Nei Convento delle Carmelitane Scalze di Granata nafâ un gioirne dopo il tramontar del Sole vide la Madre Maria di S. Paolo Carmelitana Scalza uscire uno splendore di luce da certa Immagine di Santa Teresa, che si custodiva in una cellet-. ta ,o Romitorio dell' Orto. Maravigliandosi di una tal luce guardò con attenzione dove andasse a finire il raggio, e scoprì che terminava in una picciola carta, nella quale vi era involta una Reliquia di S. Giovanni dalla Croce, caduta, come poi si seppe, ad una Religiosa. La raccolse la M. Maria, e allora mancò quella irradiazione. Il fatto vien narrato da parecchi Storici degli Atti del Santo, avvegnaché con qualche picciola variazione. VITA VITA D I S, GIOVANNI DALLA. CROCE* CAP. I. Nobiti a degli Antenati di Giovanni, e travolgi men to del di lui Padre allo flato di bassa fortuna , suo nascimento nel Villaggio detto Hontiveros. A Famiglia di Jepes annoverata un tempo tra quelle per chiarezza di Sangue illustri nel Regno di Castiglia la Nuova , trasse origine dal Castello Jepes, di cui corre opinione posta esser 1* antichissima Joppe celebrata da Solone , e da Plinio; piacendo però ad altri dire, che sia quel- A lo, Io, che da T Livio addomandasi Mippo poco Ioti» gi dalla Città di Toledo : Che che ne sia , ebbe colà la sua sorgente la Famiglia di Jepes t la quale passata dappoi a Toledo , ta ivi cresciuta in riputazione , ed ili ima , diede a Sagri Ordini Regolari Personaggi di prerogative sì rare , che quando ben essa altri Caratteri di Nobiltà non avesse , potrebbe si non per tanto paragonare con molte cospicue Famiglie per que’soli grand’Uomini, che le accrebbero l’onorcolla Mitra, e la gloria colle lor penne erudite. S’ annovera tra questi il memorabile D. Rode- rigo di Jepes dell’Ordine Sacro di S.Girolamo, il quale illustrò co' suoi scritti le gesta d’ alcuni Santi insigni, come anco le azioni de'Monarchi delle Spagne . Viene in appresso un Diego di Jepes Sacerdote di Toledo Autore di varj trattati sopra POpere della Misericordia, ed altre virtù, celebrato particolarmente per la Traduzione di Sant’ Agostino » e di Paolo Orosio dal Latino Iteli' Idioma Castigliano. Contasi poi anche quell* insigne Cronista dell’ Inclita Religione di S Benedetto D. Antonio di Jepes , che con incredibile studio , e diligenza instancabile raccolse in sette Voluminosi Tomi le Vite degli Antichi Professori del suo Instituto, e questi ( come nomilo il degno Cronografo del Re Cattolico D. Tommaso di Vargas ) fu congiunto di sangue al nostro Giovanni. A questi debbonsiaggiugnere altri Discendenti da codesta Famiglia promossi a Prebende della Cattedrale di Toledo , ed un Pro-Zio del nostro Santo, stato Inquisitole della stessa Città, onori tutti, tutti, e cariche solite conferirsi ne* Regni delle Spagne , a soli Uomini illustri per Nobiltà, e Dottrina. Viene per ultimo 1* IHrno , e Revmo D. Diego Jepes, che dice si foste Cugino del Santo , Religioso del Sacr’ Ordine di Girolamo , Vescovo di Terragna ,Consigliere, e Confessore del pruder t-stimo Re Cattolico D Filippo Secondo, la di cui erudita penna dopo d’aver celebrare le glorie de’Santi Martiri sagrisicati da 11* Inghilterra alla Fede Ortodossa Romana, ferisse altresì Pani- mirabile Vita di Teresa la Santa » del di cui Serafico Spirito ebbe pure per qualche tempo la direzione. Tanto è convenuto avvertire , in confronto deli’ umile stato di bassa fortuna , a cui dispose Dio, che scendesse D.Consalvo di Jepes, avventuroso Genitore del nostro Giovanni , accadendogli la sciagura a molti comune di vedersi di- caduto dall’alto ali’abjctto ; senz* altro rimanergli che una nobile Povertà, onde noi mancasse a Giovanni quel Carattere di Nobrlfà tanfo apprezzata dal Mondo, nè qual merito di sofferenza , eh’è di tanto valore, e freso davanti al Trono della Maestà Divina. Dappoiché dunque vistasi D. Consalvo condotto dall' umane vicende allo stato di Povero» s’accinse a servire nel traffico delle Sere un certo facoltoso Mercatante , per il di cui negozio occorrendogli viaggiare , passò a Me dina del Campo* ove menò in Isposa Caterina Alvarez, Fanciulla di condizione al diluì Sangue Inferiore, e povera egualmente che lui j ma virtuosa al* A L tret. x*x frettante, e celebrata per 1’ illibatezza di costu* mi, ond’ è,che sdegfiatisine per una sì fatta disuguaglianza i nobili di lui Parenti, lasciaron lo in un totale abbandono. In questa povera situazione , fu costretto imparar dalla Moglie il mestiere di tesser Tele per mantenimento della prò- pia Famiglia ; mestiere » di cui fece si dappoi I* umilissimo nostro Santo quella gloria, eh’ altri farebbonsi de* più luminosi titoli » dicendo in Granata ad un certo Provinciale di Sacr’Ordine Jo fono Figliuolo d' un povero Tejjadrello . Ritirossi D. Confi. Ivo colla Consorte ad Hon- tìveros , o sia Fontiberos , Villa degli Antichi Vacci, così nominata da Tiberio Cesare, chela fondò, stara in altri tempi doviziosa , e forte, ma in oggi smantellata , e povera, situata tra vivila , Salamanca, e Medina del Campo ■ Quivi menando i suoi giorni il povero D. Confa Ivo , fecondò Dio il suo letto con tre Figliuoli. Fu il primo Francesco , che vivendo una vita esemplare ebbe la sorte disopravivere a Giovanni ,e poi morire colla fama di Santo. Il secondo nato fu Luigi,il quale volò avventurosamente al Cielo prima di conoscer le malizie del Mondo ; ed il terzo fu il nostro Giovanni, nato 1 * Anno 1542.., sedendo nel Trono del Vaticano il Sommo Pontefice Paolo III., e su quello delle Spagne 1 * Invittissimo Carlo V. di tal nome,ma non si sa precisamente il giorno, incui nacque/disgrazia, di cui n* è talvolta 1 ‘ origine , o la non curanza de* poveri Genitori, o la rivoluzione delle Provincie, per la quale perdonsi le più degne memorie * CAP. XsX CAP. II, Fanciullezza di Giovanni passata in Esercizi di Divozione , ed Avvenimenti in essa prodigiosi , con una miracolosa di lui Protezione presa dalla Madre di Dio . N On molto dopo i! nascimento di Giovanni chiamò Dio a se D. Consalvo,ela Vedova Madre,avvezzatasi coraggiosa nella sofferenza di moiri travagli,che le si accrebbero, allevò il Fanciullo sino all’eràdi cirque anni,tenendodi lui distintissima cura, massimamente dacché a certi segni di lodevoli inclinazioni superiori ali’età s’avvide, che in quel suo Figliuoletto allevava un gran Santo : Ma non permettendole la povertà de! suo stato di portar più oltre il peso della buona educazione, pose Giovanni dopo compiuto il primo Lustro in un certo Collegio, nominato de* Fanciulli della Dottrina in Medìna del Campo» Quivi tu osservato non nodrir egli in si tenera età nulla del Fanciullesco; ma ben anzi un Indole sostenuta,e grave,nè aver altra propensione, e diletto, che ne’ soli Esercizi di Pietà . Era suo impiego di tutte le mattine , servire alla Santa Messa, che per lodevole regolamento del Collegio ascoltar dovevano que' Fanciulli ogni giorno, e la serviva con divozione si tenera, che ali’esteriore modestia, e raccoglimento l'avreste creduto un Angioletto fattosi visibile , nè stimandosi appagato del tutto il suo , per fino d’ allora tenero assetto ali’ Augustissimo Sagra- A z mento )( 6 y mento dell’ Altare, andavasene a certo vicino j Monistero, ove passava, adorando il Venerabile j tutt’ il rimanente della mattina , e servendo a quanti più poteva Sacerdoti ali* Alrare con ammirabile compostezza ; la restante giornata poi davaia a’primi Elementi delle Lettere , che impara va „ Per fino d* allora dt gnolîi la Reina degl* Angioli di favorirlo sensibilmente » e b’n per due fiate scampolîo da mortale pericolo con benignità sì amorosa, eh’ Ella stessa volle esserne la graziosissima Liberatrice. Giuocava un giorno Giovanni nel Cortile del Coll gio in vicinanza d’un Pozzo assai profondo d' acqua , quando ( non si sa come), vi cadde alla rinversa, e diede di colpo a fondo . Alcuni de' Compagni Fanciulli se ne fuggirono paurosi, altri, al loro solito , diedero in pianti, e strida d' ajuto, cosicché molti de’vicini v* accorsero ed affaccia tisi ai Pozzo, disse tal’ uno. che già g'à foste affogato ; lo che uditosi là in fondo da Gio vanni, nò, rispose ,non fono affogato, pofciacchè una Signora mi sostenta. Mi calmo una Fune . Di fatto gliela calarono ben tosto, ed egli se la cinse a’fianchi; tantosta- vasene sicuro , e franco s fior d' Acqua . Uscito poi fuori , disto con ingenua fanciullesca sebiet- \ te zza, eh’ essendo caduto al fondo, si era veduta comparir dinanzi una bellissima Signora , coronata di raggi, la quale il prese per la mano, e sollevandolo il sostenne sul!’ Acque, sicché non perisse. Anco un’ altra fiata era caduto in un* assai ineguale » fangosa, profonda Posta, e mentre rialzavasi * zsvasi, e poi ricadeva la seconda, e la terza volta, onde quasi quasi ei s* affogava , gli si fece di bel nuovo vedere quella Celeste Signora , che stesa a lui cortesemente la mano domand-jvagli la sua per traimelo;ma Giovanni, che scampato dal Pozzo, inteso aveva esser quella Lignota la Reina del Cielo , in vedendo la propria Destra lorda di fango , ricusò per rispetto di porgerla a Maria, affine di non imbrattarsela ; laonde la Vergine Santissima presolo per un braccio tornò come prima a sostentarlo a gala, fino a ramo cha al grido de' Fanciulli Compagni accorse un Bifolco , che poco di là discosto arava un Campo, e porgendogli il lungo stimolo de* Buoi, che aveva in mano, acciocché Pafferrasse, il tirò salvo sulla riva. Tanto, e non altrimenti apparisce dalle giurate informazioni fatte in Giaen a avere il Santo medesimo , già Religioso Scalzo, e Prelato dell’ Ordine, riferito al Fratello Martino dell’ Assonzione, che così depone ; che che di questo avvenimento variamente ne dicano altri Scrittori. (*) A 4 Da r*) La variazione de’ Scrittori in ordine a! caso poc’anzi rapportato consiste principaimenre ne 11’assegnate chi fosse il qui nominato Bifolco , menti e alcuni rigorosamente attenendosi alla t jferita giurata deposizione asse I isso no , che fosse vero Bifolco , altri vogliono , che fosse 1’ Angelo Custode dei Santo , alni poi con maggior fondamento sostengono, che fòsse il Glorioso Patriarca San Giuseppe accorsovi per ajutare chi vedeva tanto favorito dalla sua Sposa, nè appresso di questi molto rileva , che il Santo abbia usato la parola Bifolco, giacché essendo in celar i misteri delle cose a le avvenute camiffitno , cerne dicono tutti concordemente !i Scrittori, volle destramente coprile I’arparizicne di S- Giuseppe sotto il nome di quell’ umile asp.tto.'c’he prese nell’ apparirgli in ajuto. Ma che che vanamente ne dicano i Scrittori, questo non può negarsi, eh* le tele, e carte amiche, e , . X 8 X Da così segnalate grazie argomentando il Demonio, che in Giovanni gli fi formava un grande Nimico , divisò malignamente ingombrargli 1! cuore di spavento, e terrore,perlocchè,mentre già compiuti i sett’Anni , tornava Giovanni con Francesco suo Fratello a Medina , gli si fece veder in figura sì spaventevole, e minacciosa, che a riconoscerla per quella d’ un Demonio , era più che bastevole il solo rimirarla. Lungo la strada , per cui camminavano eravi un Lago, da cui sembrò alzarsi un*orribile mostruosa Bestia, che gittando fuoco per gl'occhj.veniva dirittamente contro di Giovanni .colle dilatate orrende fauci,quasi inatrod’avventarglisi per ingoiarlo; ma punto non isgcmentitosi Giovanni, con somma quiete , e tranquillità respinse con un fiduziale segno di Croce quei mostro addietro, nè. mai più il vide. CAP, III. Servilo predato da Giovanni agli Ammalati nello Spedale dì Medina del Campo: Suo studio di lettere umane nelle prime Scuole , e Voce celeste da luì udita , ma per allora non intesa. D Ando Giovanni chiari indizi d* una virtù, che vie più ingrandivasi, fu levato fuori del e moderne rappresentami il miracolo, tutte ci pongono son’ occhio la Gran Vergine in UN' aria di bell’amore verso desi' innocente Giovanni , ed a fianco di lei un Uomo d’ aspetto !) venerabile, che non lascia dubbiare , che in questa occasione Timoroso liberatore fo San Giuteppe . del Collegio facconsentendovi la di lui Madre) da D. Alonso Alvarez Cavaliere,che noncurante de'motteggi del Mondo, serviva agi* Infermi nello Spedale di Me dina, ed a levamelo diede gagliardo impulso l’indole dolce del Fanciullo attentamente osservata da D. Alonso, e conosciuta pieghevole ad ogni pietoso esercizio. Entrato appena Giovanni nello Spedale, sembrò esservi comparso un’Angelo consolatore d’ogni ammalato: La Carità fattasi grande nel cuore del Giovanetto lo avvalorava per modo, che infaticabile, e veloce accorreva ad ogni bisogno, ed in ogni tempo, con aria sempre si affabile, e portamento sì cordiale, che a'poveri Infermi ridava di conforto il solo vederlo . Ripulire le stanze, rassettar î letti, e maneggiar schifosissime piaghe, erano per lui i più gradevoli impieghi,ed il servire a Ili più abbandonati eragli tra le altre la più cara occupazione: A dir brieve, durava quivi Giovanni tutte quelle fatiche , delle quali può scmministrar abbondevole materia uno Spedale, ricetto d’umani languori, ove più che operi la Carità,più rimanle di che operare. In cotal guisa servendo Giovanni al suo Prossimo cresceva in lui l'interno Amore verso il suo Dio, ed erano un ben chiaro argomento, (oltre que’ tanti atti di misericordia), un’ alta stima delle cose spettanti al Divin culto ,ed una somma attenzione ad ogni qualunque Esercizio di Religione, che rraluceva al di fuori delle sue opere, e massimamente nel suo servir, che faceva al Divin Sacrifizio nello Spedale. Ben se ne av> X IO )( avvide D. Alonso, che vegliava con attenzione \ sovra di Giovanni; quindi tra se divisando con- ' ferirgli la Capellania dello Spedale , si pose in cuore debilitarlo coll' acquisto delle scienze, al Sacerdozio; e perciò gli ripartì le ore in guisa , che alcune dar ne potesse al santo impiego, ed j altre alla coltura di quelle Lettere umane , che servono di grado alle Divine; così Giovanni cominciò a frequentar le prime scuole nei Collegio deli’ Inclita Compagnia di Gesù , Scuole, alle quali il Mondo rutto è tenuto dell’acquisto,che si fa delle scienze non meno, che delia più scelta Pietà. Quivi egli attendeva a coltivar il suo ingegno , ed era tutt* ad un tratto Scolare nelle Lettere, e Maestro nell’ Innocenza, nella Modestia , ed in ogni più beila Virtù , che desiderar mai si possa in un Giovanetto Studente. Ma perché troppo poco in riguardo aîl’altro impiego della sua Carità, era il tempo, che poteva donare allo Studio , rubavane al sonno quel di più, che eragli necessario, e ben se n’ avvidero i Ministri dello Spedale, che ricercandolo nella più bruna notte, trovaronlo spesse fiate ne’più rimoti, e meno rumorosi ritiri, ripettendo da se solo le sue Lezioni ; altre fiate poi corticato su duri sarmenti, passar appena qualche ora, non lo s’io ] mi dica in riposo, o pure in macerazione. Così il Santo Giovanetto nel più forte del suo cresce- | re, in cui la Natura è più bisognosa di riposo, passava le notti in guisa , che la mortificazione serviva allo Studio, lo Studio alla mortificazione, est l’uno, come l’altra andavanlo disponendo al Sacerdozio. In X n )( In questa serie di vira, giunse a spiccare tra primi per acutezza d* ingegno, e per fatica di studio in quelle Scuole ; onde il pio Cavaliere vedutolo rispondere così bene alle â sue Idee , cortesemente gli efebi la Capellania ; ma Giovanni, che avea pensieri ben differenti da quelli di D. Alonso , ringraziollo dell’umaniffima offerta, e scufolli del ristoro come immeritevole j ma il vero motivo , che n’ ebbe , fu il sentirsi egli internamente acceso da ferventisiìmi desideri d' una più alta perfezione, per cui conseguire, non sapendo a quale stato appigliarsi , supplicava incessantemente il Signore, che si degnasse inspirarlo, e fargli conoscere quello, in cui dar gli potesse gloria maggiore. A questo scopo miravano le sue Orazioni di molte ore, il suo usare di pungenti Cilicj, ed il suo macerarsi , e vi durò si costante , che mentre un giorno ardeva più del solito d' una tal brama, meritò udire, spiccatasi dal Cielo una voce, che così rispondeva alle sue inchieste. Devi servirmi in una Religione , la di cui antica perse* %ione tu aiuterai a rilevare ; ma non intese il Santo per all’ora ciò, che dal Cielo venivagl» detto, posciacchè manifestando Iddio in Enigma ciò, che voleva operar in Giovanni, usòdiquelle voci , la di cui significazione doveasi dappoi interpretare dal tempo, ed avverare cogli effetti - X rr X CAP. IV. Ingresso di Giovanni nella Religione Carmelitana » Fervori editimirabili del suo Noviziato , e Professione Solenne de' Sacri Voti . A L longo orare di Giovarmi, porse finalmente Iddio graziosissimo Poreccbio, e consolò la più bella delle sue passioni, eh’ era la brama di servire a Lui, e con sagrarsi a Maria sua Celeste Liberatrice , per cui avea tutta la ragione di nodrire un tenerissimo figliale affetto.Era stato poco prima fondato dalli PP.Carmelitani un loro Convento in Medina, dedicandolo a Sant* Anna , e perché al primo primo ingresso delle Regolari Famiglie nelle Città adiviene,che per lo più se ne parli,e se ne ricerchi 1 ' Istituto,su detto nel Popolo , esser quella Religione antichissima, e protetta con particolari dimostrazioni d’ Amor Materno dalla Gran Vergine , sott* al di cui Patrocinio era nata nel Mondo. Tanto appunto intese a favellarne Giovanni, che rammentandosi delle celesti voci dianzi ascoltate , sentissi muover internamente da impulso Divino ad abbracciarla,come quella , in cui chiamavanlo Iddio , e la sua Gran Madre . Portatosi pertanto dalli Padri, chiedeste d’esser tra di loro ammesso, e Io chiedeste con sì dolce modestia, e eoa umiltà così schietta, che tosto consolaronlo «dandogli il loro Sacr* Abito Panno 1560. (*) Quel (*) Inganncssi certamente qui !’ Amare dietro la scorta di qtialch’al- ito Scrittore assegnando s’ anno sessantesimo per 1’ ingresso nel- X rr X Que! giorno, in cui Giovanni se ne vide vestito fu per lui uno de’ più lieti , che giammai contasse . Sembravagli d’ averlo ricevuto dalle stesse mani della sua Madre, e Signora la Reina degli Angioli, e sentendosi consolato in così lunghi, ed ardenti desideri, rendevafe ossequiosissime grazie, d’averlo condotto ad esser di lei Figliuolo in una Religione spezialmente sua ; e questo fu sempre dappoi uno degli argomenti, onde parlava sì dolce della divozione a Maria, alla quale in vedendosi consagrato , incominciò da capo un nuovo tenor di vita • Dataglisi a leggere la Regola, si fissò in cuore di divenirne perfetto Osservatore, e spezialmente di queir Articolo, in cui si prescrive una con- tinovata ritiratezza per meditare notte , e giorno la Santa Legge del Signore , mezzo il più condicevole alla Vita Contemplativa , ed Eremitica, delia quale riescir egli doveva il Ristoratore. Da qui nasceva quel suo soddisfare esattamente agli obblighi dell’Ubbidienza a e ritirarsi poi ben su- la Religione , e il fessantunefîmo per la Professione dovendosi porre il sessantesimo terzo per quello , e ’1 sessantesimo quarto per quella, come ne sa fede la Carta autentica della Professione del Santo . Altrimenti non potrebbe verificarsi ci!» eh* scrisse Ìt> /lesso P. Gianfederigo (cap. 6 ) essersi datéyprincipio alla Riforma Panno r 568 ed aver passato il Santo cinqtte anni £ cap. ij. } nella Religione mitigata , Come ricavasi dail’ accurato Scrittore delie Cronache degli Scalzi tom.%. Hi 6 . cap z. ». Depose il Santo il Cognome di /epe? , non gii? nella Piosessione , md allora quando In vestito del Sagro Abito , ed assunse quello di S. Mattia, riconoscendo essergli toccata la bella sorte d’esser annoverato ad una Religiosa adunanza, somigîievole a quella, che toccò ali’ Appostolo Mattia eletto a compiere il numero dodicesimo del Collegio Appostolico . E sorsi nello stesso giorno del Santo Appostolo ricevette Giovanni le Divise Carmelitane, ci «è addi a*, di Febbraje. ' bit o alla povera sua Cella,quando l'Ubbidienza medesima diversamente non avesse di lui disposto; Virtù, che in esso lui dava 1 * unico impulso ad ogni qualunque suo movimento. In questo suo ritiro fissò principalmente i suoi pensieri, ad imitar con tutta la perfezione a lui possibile, il suo Signore, fui di cui modello formavasi coll'Esercizio dell’Orazione. Meditava in essa la dolorosa Passione del Crocefisio, e conoscendo a ristessi di quel lume Divino, esser la Croce, e la negazione d> se stesso,quella strada,per cui dille Cristo a’suoi Discepoli di doverlo seguitare, in quella appunto tenevasi, esercitando sen- La mai r stentarsi le sue sagrosante Massime fondamentali, di non avere per che che sia vo'ontà sua própia, non appetiti, non sensi , cioè viver ìiel corpo, come fuori del corpo ,oppure usarne, come usarebbene un Angiolo., se lo aveste ; quindi ile susteguiva quel!’operare tanto propio di lui, che comunque, gli Esercizi di Penitenza, e le altre cotidiane azioni fossero comuni a' Novizj, non per tanto Icorgevansi in Giovanni molto singolari , e diverse, Disaminati a prudve s! belle i meriti del fervoroso Novizio, e terminatone I* Anno, fu ammesto alla Professione solenne de' Sacri Voti, con universale approvazione de' Padri , correndo 1* anno 1561., in cui reggeva sordine Carmelitano il Reverendissimo P. P. Giambattista Rossi Generale trenresmroterzo » e la Provincia di Castiglia il P. F. Angelo di Salazar/Uomini tutt’e due celebrati per senno» e per dottrina ; Con que* sa- giri nodi maggiormente si strinse a Dio Giovanni, non non più dì Jepes , ma da Santo MatîìaC cognome preso per allora,ma dippoi in passando alla nuova Riforma .tramutato in que/lodi Gioì dallaCro - ce), e de 1 suoi Voti ne Inscrisse di propio pugno autentica testimonianza nel Librod Ile Professioni di quel Religioso Convento, che imperciò vien. custodito,e venerato fino al giornod'oggi in ricca legatura ; siccome della povera sua stanza, contigua al Divin Tempio ,n’è stata formata una di- vota Capella , santificata da Giovanni, e dalle cerimonie di Chiesa Santa. CAP. V. Pajfaggìo dì Giovanni agli Stttdj Teologici i& baia manca ; Vita efemplarijftma ivi menata . Sua promozione al sacerdozio , e dono di Confermazione in Grazia fattogli da Dìo > nel celebrare il primo Divino Sagriselo » D Appoichè Giovanni rimase stretto a Diocol legame de’Sacri Voti,e videsene arricchita la Religione , senza timore d* averlo più a perdere » mandaronlo i Prelati dell' Ordine al loro Collegio di Salamanca, a professarvi lo Studio di Sagra Teologia. Andovvi il Santo Giovane,che là soltanto movevasi , ove Ubbidienza il conduce va ,e vi fiorì per alto intendimento delle Scienze Divine,che apprese, ma vie più per tenordi esemplarislìma Vita, che ivi menò. Aveva egli professata in Medìna quella Regola » che mitigata dal Sommo Pontefice Eugenio IV., era X l6 X era meno grave ali’ umana fievolezza: ma Giovanni già già aspirando a nuovamente far rifiorire sotto gì’occhj del Mondo quegli antichi fervori di Penitenza» e di solitaria Contemplazione, che in Palestina, e neiPEgitto veduti avea 1’ Oriente, supplicò, ed ottenne da’Superiori il permesso d'osservar anco tra di loro il primitivo Inliituto sulle più minute, non che sulle più rilevanti osservanze prescrittevi; quindi ben tosto intraprese di lavorarlo in se stesso , rinunziando per sì fatto modo ad ogni mitigazione, che la di lui vita era un fedele riscontro di quella Regola, in altri tempi giudicata impossibile da osservarsi. Che che avesse a costargli, si pose in una perpetua gelosa astinenza dalli cibi di Carne, e ne’ tempi al silenzio prescritti, non lasciavasi escir di bocca parola,a cui non fosse per mera necessità obbligato. A’ longhi digiuni dalla Regola comandati, molti altri ve n’aggiugneva , mescendo per condimento saporoso alle parche sue vivande, assenzio, e cenere: Tra le altre penalità poi, con cui macerava 1* innocente suo Corpo, in ve n tossì quella d* aspro cilicio, tessuto di Giunco Marino, e raggruppato a foggia di rete, che formandogli strettissima Veste ,coprivagli la maggior parte del Corpo. La Celia da lui sceltasi era sì povera,e tantoangusta, che appena aveva una picciolissima finestruccia,o diremo meglio apertura, attraverso di cui adorava, vegliando il più delle notti, 1’ Augustissimo Sagramenro dell* Altare; per altro era affatto priva di lume , sennonché Giovanni santamente ingegnoso, vi aprì nel mezzo del Tetto uno spiraglio, per cui entrando un un qualche raggio di Sole , potesse leggere: Le suppellettili consistevano in un Letticciuolo, scavato in un tronco a guisa di Barra, col nudo Guanciale di legno, ed alcuni pochi libri, fra qualii Mistici, erano la più cara, e più frequente materia del di lui Studio. Abbiamo in somma dalli riscontri de’suoi Condiscepoli, stati poi Uomini di fino discernimento a giudicare delle virtù , e perspicacissimi d’ occhio ad iscoprirle , che Giovanni , fresco bensì d' età , era altrettanto più provetto nella prudenza, ed in ogni Disciplina Religiosa , nè altro esservi in lui di riprensibile , che un sovverchio rigore contro se stesso » che una continovata penitenza, ed uno spessissimo flagellarsi, sempre accompagnato da spargimento di sangue. Così gastigava Giovanni , e metteva [ come 1* Appostolo 3 il suo corpo a giogo di servitù , acciocché non si rubeliasle allo Spirito, ed infatti, quasi eh’egli non ne sentisse ingombro,o peso, innalzavasi la sua beli’ Anima sovra se stessa » e tanto assorbivasi nella Contemplazione delle cose Divine , che ben sovente fu veduto andarsene per lo Collegio, tutto astratto , e rapito in Dio per modo , che chiaramente scorgevasi tener egli la sua conversazione in Cielo ; avean lo perciò iti tanta venerazione,che il suo comparire in qualche luogo era una tacita riprensione a chi, per qualche scompostezza non custodisse le Leggi della gravità Religiosa, onde poi avveniva, eh’entrando egli nella conversazione degli altri , talvolta meno composti, sembrava non entrarci, che a compartire colla sua presenza 1‘aggiustatezza, e la modestia. B Era )( I* X Era ora mai giunto il Santo Collegiate al ventesimo quint*anno di sua età»cioè al 1567 quando, spensierato del tutto a graduarsi nell* alta Sacerdoti Dignità, da cui per profondo rispetto sogliono ritirarsi i Santi, ci pensaron ben’essi t Superiori, ed egli, per quanto permetteva Virtù , vi si oppose : ma prevalendo alle umili lue renitenze la possanza della Santa Ubbidienza, dovette chinar la fronte alPespresso comandarne rito, di tornarsene a Me dina del Campo per celebrarvi la prima Messa. Vi giunse egli, e per disporsi al grande, incruento Sacrificio » non et dava di versar lagrime davanti a Dio , e pregarne la graziosissima Protettrice Maria , poche voleste degnarsi di raffermarlo fino alla morte in quella Battesimale Innocenza, che fino a quel!’ ora aveagîî conservata immune da ogni colpa. Con una sì beila supplica accostossi al fortunatissimo giorno della prima sua Mesta , ed in celebrandola , arrivato ali'alzare dell’Ostia Sacrosanta, udì così rispondersi al cuore : lo ti concedo ciò * che mi chiedi . Con queste voci Celesti fece Dio al!' Anima del divotissimo novello Sacerdote quel raro Dono , che da Teologi addo- mandasi Confermazione in Grazia » e- se ne leg. gono autentiche testimonianze ne* Processi formati Panno r6r6. per la di lui Beatificazione, ne* quali [ per una sola recarne tra le molte] la Venerabile Suor Anna Maria da Gesù, stata Fonda- trice delle Agostiniane in Salamanca , ed altrettanto degna Figliuola della Santa Madre Teresa, quanto venerabile per Santità , così con giuramento depone . Ebbi, dice ella un'illustrazione , che che quando dijse la prima Messa » Sua Divina Maestà gli concedette una sì felice Innocenza , che avevalo posto in quella d' un Bambino,senza dop- pie^a , o malizia , confermandolo in grafia » acciò non mai /’ offendesse gravemente > Questa grande Religiosa aveane avuta da Dio speziale Rivela» zione, ed aggiunse che il Santo medesimo, da lei più volte pregato in tempo eh'era suo Confessare avealelo dappoi raffermato. CAP. VI. Persuaso dalla Santa M. Teresa , risolve esserle Figliuolo Primogenito , e passa il primo alla dì lei Riforma in Durvclo. L * Alto Privilegio della Confermazione in Crazia , con cui avevalo Dio contraddistinto, riaccese nel cuor di Giovanni nuovi desideri dì maggior perfezione, e d'un più solitario Institu- to, quindi tra se divisava passar al Sacr’ Ordine Eremitico di S. Brunone per professar in quello una vita del tutto contemplativa ; ma quel Dio, i di cui pensieri antichi, e fedeli erano intesi ad avverar la primiera fatta Profezìa , che abbracciasse il Carmelitano Instituto , si degnò disporre, che s 'abboccasse co Ha Santa Madre Teresa, la quale poc’anzi era giunta a Medina del Campo per istabilirvi il fecondo fao Monistero, giacché dal Revmo P. F. Giambattista Rossi Generale dell' Ordine, avea ottenuta la facoltà di stendere siccome nelle Donne, così pure negli Uomini la sua Riforma appena appena incominciata ; e B z tanto tanto appunto avvenne, posciacchè mentre già già s’avvicinava il giorno, ebbe la Santa da Dio una rivelazione d’esserle conceduto un Uomo valevole per dar mano alla di lei grand’ Opera;ed ecco già fatto giorno comparirle d' avanti Giovanni condottovi dalla fama della di lei Santità ; uè sì tosto il vide la Santa M. Teresa, che in quel volto angelico ravvisò tutti i Caratteri d' uno Spirito contemplativo ,e penitente, anzi nel più cupo ripostiglio del di lui Cuore, vi scoprì quel forte coraggio, ond’era mestieri per intraprendere egli il primo la malagevole Opera della nuova Riforma , e farsene Capo, che val a dire, il primo Bersaglio delle più fiere traversìe, e travagli- Espose dùnque Giovanni alla Santa il suo pendere di passare alla Certosa, ed ella così uditolo favellare rispose. Figlio mio( quasi da quel momento esercitando seco lui 1*autorità di Madre ) abbia pazienza . Ora noi trattiamo di far una Riforma del no ftro medesimo Ordine , e qui so io y che confolerajsi cogli apparecchi , che in essa avrà per soddisfare a tutt'suoi desideri di raccoglimento , ritiratezza » orazione , e penitenza , e farà gran servìgio a Dhy ed alla sua Madre Santissima , A queste voci scossosi Giovanni , risolvette d’ ubbi- dire » e sottomettendo il suo al parer della Santa, si dispose d’esserle Compagno nella Riforma. Di quest’ Atto,che ali’ora accadeste tra questi due gran Luminasi del Cannelo , ebbesene miracolosa notizia , come leggea nelle Informazioni seguitene nei Tribunale Vescovile di Giaen , nelle quali ve risicoli!, che tra le altre apparizioni miracolo- , . x « x colose,che ivi si videro nella carne deli' alPora VenerabiJ P.Giovanni stava perfettamente effigiata in una d' esse apparizioni la Santa Madre Teresa , con a canto il suo P. F. Giovanni, e sopra il Capo d’ambidue lo Spirito Santo in figura di candida Colomba , tenendo il P. F. Giovanni la fronte china verso della Santa, quasi in atto di ubbidire a quel tanto, che da lei fossegli proposto a nome di Dio . Nel sovrasegnato primo abboccamento rimase poi cotanto soddisfatta la Santa, eh’ebbe più fiate a dire alle sue Religiose d’aver trovato in Giovanni un Uomo secondo il suo cuore, e fatto alla sua volontà. In questo mentre D. Raffaello d’ Avila Cavaliere di molta pietà donò alla Santa un suo Tugurio, affinchè ne formasse la prima Abitazione de’ novelli suoi Pigi) - Consisteva questa Fabbrica in non più, che in un Porticato, a capo di cui travi una stanza di soffitto sì bassa, che non capiva un Uomo d*ordinaria statura , ed a lato di questa un* altra simile con un Focolaio: al di sopra poi eravi uno spazio vuoto, che dir non potevasi Stanza, ma piuttosto il declive del tetto, per cui rischiarare, era forza levar una Tegola. Questo Tugurio dunque, che dappoi la Santa M. Teresa soleva addimandare il Postichetto di Betleme, tal quale egli era, fu da lei consegnato a Giovanni, e questo fu il primo fortunato albergo, in cui nacque la Famiglia de’Carmelitani Scalzi. Egli lo ricevette,e con esso lui ancora le Instituzioni dategli dalla Santa, e colà portatosi Come al più caro oggetto de’ suoi desideri, vi giun- B z fe „ . )( rr )( le il giorno r8. Novembre dell* Anno 1568., ed immediatamente cominciò a ridurre il Portico in una povera divora Chiesuola : divise le Stanze picciole in più anguste Celle, dandone una al Veri. P. F. Antonio di Gesù, passato seco lui alla Riforma, e ritenendo per se stesso un'angolo di sorto si tetto, basso così, che o genuflesso, o prosteso soltanto capir vi poteva , sì male difeso poidall’ ingiurie de' tempi, eh’ orando egli di notte , o trovavasi mezzo coperto dalle nevi, o tutto molle dalle pioggie. Dopo d’aver celebratala Santa Messa con profuse lagrime di tenerislima divozione , fece davanti ali’Altare la solenne rinunzia della Regola mitigata, e vestitosi 1 ’ Abito di Scalzo povero ,e dispreggievole per ruvidezza, ma da lui assai più delle porpore apprezzato .perché cucito di propria mano della S. Madre Teresa, pigliò il Cognome di Giovanni dalla Croce , e col cognome gli auspici del lungo eroico patire,che costar dovea- gli quel nuovo sostituto. (*J Guari ,«) La Narrazione , che qui vien fatta dall* Autore richiede qualche miglior spnsizione ■ Il di ultimo di Settembre patti il Santo da glij.lolid, dove app esi avea dalla S M.Te'efa i costumi delle Scalze per poi introdurli nella Riforma stagli Uomini, Portoni pìia ad A*il* , indi al bramato DurvrU. Ivi giunto sul principio del Mese d’Ottobre, rivolse! primi passi alla Chiesa Parrocchiale per adorarvi !I Sacramento. Di IH recossi al suo povero Albergo, cui si diede incontanente a porre in affetto eoli opera d uri Mallevale, datogli da Santa Teresa, scelro fra coloro, che fabbricavano allora il Monastero delle Carmelitane Scalze di V*glì*A» m tid. La ‘eguente mattina spoglfossi de' panai dell’ Ordine mitigato, e si vestì d' un abito golfo, e stretto da Riformato ; lavor» delle mani di Teresa , e porrò i piedi affatto nudi . Abiti Giovanni in quel Santo tugurio quasi due mesi Finalmente il P. Antonio d’Eredia Priore de’Caîmelitani di Midi»* dtl Cai»?»sbrigatosi de’suoi affari, prese le impazienti sue mosse verso Dottisi» coziducendo seco due altri Religiosi dello stesso Convento di Me. dina, Guari non andò, che dovendo per colà passare la Santa, entrò nella Chiesa : vidcla, e tutt' ia un’ occhiata anco il Conventuccio romito, ed a quella occhiata di sacro povero ritiro » diede in lagrime di tenerezza, rimirando in ogni parete, od mo Teschio di morto, od una divota Immagine in carta , o Croci da rozzo legno tagliate » Arredi i più ricchi, ed i più usuati di quel!’ Albergo di povertà; ma ciò, che più la commosse fu i! discernere in Giovanni un tenor di vira sì penitente , eh’ ella stessa dovette consigliarlo a qualche moderatezza , contuttocchè la Santa amasse tanto la penitenza , quanto al Mondo è noto. B 4 CAP. dina, tino chiamata P. Giuseppe ( non p*r& laico, come malamente fciisse 1'Aurore della Stotia degiiOrdini Regolari,dicut più abbasso faremo menzione, ma destinato al Coro) ed un altro d’incerto nome . 11 primo, cioè F. Giuseppe dovea incontanente fralzarsi,il secondo veniva a fare una fola prova delie sue so ie. Vi giunsero i tre Compagni il di 17 . di Novembre, passa ono maggior parte di quella notte in ferveatissima Orazione, li di seguente , cioè ventottesimo di Novembre [ giorno , nel qua!» si celebra da’Carmelitani Scalzi l’Ottava della Presentazione di N. Signora al Tempio , e per essi mai Tempi* memorabile , e glorioso ) celebrata da’duo Sacerdoti la S. Messa , fi posero ginocchioni avanti il SS, Sagramento questitre.il P F. Antonio d’ Ere* dì a , che poi chiamossi di Gesì , il P. F. Giovanni di S. Matti», detto poi dello Croce , e il mentovato Fratello Corista, che fu chiamato Giuseppe dì Cristoi rinovatono la loro Professione, rinunziarono alla mitigazione della Regola , e promisero a Dio , alla Vergine, ed al P. Generale di vivere secondo il rigore dell a Regola primitiva. A sì povera , ma santissima abitazione fu posto il titolo dtlUSS. Fregine Murin del Cor mine . I X n X CAP. VII. Cariche esercitate da Giovami nella nuova Riforma, e Previdente miracolose, colle quali Dio lo favorì ne'suoi Governi. L E molte inclemenze dell’aria poco salubre, P angustia dell’ Albergo incapace di molti Religiosi , e varie altre incomodità non compatibili aàme col rigore dell’austeri stima vira, che in Durvelo andavasi instiruendo, furono un giusto motivo al P. F. Antonio di Gesù, primo Superiore della Riforma in quel tempo » di trasportar altrove Pabitazione de’ primitivi Scalzi,e ben providelo Iddio di nuovo miglior sito in Maniera [*] Villaggio di più felice clima, e lotto ad un Cielo di più sane influenze, donatogli da D. Luigi Signore delle Cinque Ville . Colà dunque anco per consiglio della Santa Madre arrivò Giovanni co’pochi suoi Compagni il giorno » di Giugno 1570., da dove poi dilatandosi per tutte le Spagne il novello Ordine, crebbe cotanto, che lo stesso Giovanni, prima di Volare in Cielo, ebbe il contento di vederne stabiliti cinquantatre Conventi, molti de’quali con altri due di Monache fondò egli in persona in varie Città del Regno Cattolico. Tanto L’Anfore delta Siesta degli Ordini Monadici tradotta dal francese , e vampata in Cucca fanno 1717. da a Mazzera il titolo di Città ( tom. t. ap. 48 ) ma non so con quai fondamento , perche anco presso i recenti Scrittori io ritrovo che Manzera è una Terra, o sia Borgo Volesse il Cielo però che quegli errori de'qual; <* r ipieno quel Capirojo consistessero soltanto in queste nstroirezze. X rz X Tanto nel nascere, quanto nel crescere, della nuova Riforma proccurò sempre la Santa Madre che il suo Giovanni fosse nel? Esercizio di quelle cariche, dalle quali dipende lo stabilimento, e buon governo delle Regolari Famiglie: Ciò el? ebbe sempre mai a cuore, ma particolarmente in que’prircipj , ne' quali facea mestiere d* infondere ne’ novelli Professori della Riforma uno Spirito sì vigoroso, che poscia passasse a* Posteri senza punto rallentare da que'primi fervori. Ora non essendovi chi meglio di Giovanni soddisfar potesse a sì ragionevole desiderio di Teresa , sugli indossato il Magistero de’ Novizj , che furono due accolti i primi in Durvelo,z poi degli altri molti in Maniera , e Paftrana , ed in amendue questi Noviziati allevò il Santo Maestro Uomini di spirito così elevato, che refersi Emulatori dell’ammirevole di lui Santità . Preccdeali Giovanni col? esempio nelle più minute Osservanze, nella continova negazione di se stesso, e nel!' eroico esercizio d’ogni più bella virtù,quindi fiorivano così scelte in que’Santi ben educati Novizj, che perfino ? alzar d'una pupilla , il mover mano, o piede , e il proferir parola , tutto era diretto , e formato dalle virtù del? Animo» Ta? uno infatti trovossi, che sugli ultimi perìodi di sua vita si recò a scrupolo di coscienza , alzar gii occhj inverso la Beata Patria , se prima non ne ebbe licenza ; tant’ era fina , ed esatta ? Ubbidienza, che Giovanni avea saputo istillar dolcemente in que’Cuori : Persuasi, con? erano, che foste voce di Dio quella del Superiore, nulla di cosi malagevole , o strano potevasi loro imporre. . X r6 )/ che iirmaminenti non 1* eseguissero con quella cecità santa, che toglie ogni qualunque movimento di pensiero, o d’inclinazione al contrario.In fatti stavano un giorno i Novizj ascoltando un vago Augelletro , che saltellando di fronda in fronda, scioglieva dolcemente il suo canto. Vi- delo Giovanni, e comandò ad un d’essi,che andasse a pigliarlo ; egli ubbidiente v’andò, ed aper- l ta la palina della mano, ubbidì anco 1* Augelletto, volando franco in mano a lui, e continovan- ì do le soavi sue gorghe » tanto vi stette , quanto ve lo tenne il Novizio, che poi permiseglidi ri- ^ pigliar il suo volo» Un altro ammirabile effetto d’ Ubbidienza si fu , che al semplice comando di far ardere Legne , senza né pur una scintilla di fuoco, bastò un sol seffio della cieca Ubbidienza per accenderlo • Pari a questa virtù era 1* altra dell’esser povero, edis- p'reggievoîe.così le era quella d'esser penitente; ©no* er» già di venuto comune Tufo di pungentissimi Cihcj, di addentare Catene, e di frequenti Discipline , ma prescritte con tal moderatezza da Giovanni, che senza intiepidirsi il fervore, non ne venisse poi a meno la sofferenza del patirie. ' In questa maniera esercitava esattamente Gio- ì vanni il suo Magistero , dando forma , e perse- ■ Lione a que’primitivi Spiriti in ogni sorta di ( virtù, e lasciando a*Successori Maestri la norma ! d' un retto governo, entro a 1 limiti della tanto necessaria discretezza > e perche una volta in Pa* fìrana siivi tal’ un Maestro » che troppo eccedeva - in così fatti fervori, temendo che non fosse per du- durare » andovvi Giovanni per consiglio della Santa Madre, e per comandamento de’Superiori a moderamelo. Crescendo fratranro, e dilatandosi la Riforma, dovette il Santo, malgrado le ritrosìe della sua Umiltà, soggiacere all’onorevole carico di Priore, poi di Vicario Provinciale, e di Difinitor Generale; ne’ quali tutti spiccò a meraviglia Ja rara di lui Prudenza ; Virtù , in cui se avviene che sia difettoso chi regge una Regolare Sacra Famiglia » il governare [ per poco o nulla, che non avvertitasi J degenera in connivenza del vizio, e rende spreggievole il Superiore. Distingueva egli tra tempo, e tempo, tra luogo,e luogo, non ammettendo riguardi soverchi, senza escludere i convenevoli. Fattosi Padre amorosissimo nel visitare, ed anco tal volta nel servire a’suoi Infermi,avea un cuor tenero per provederd*ogni bisognevole, anco a delizia dell’ammalato, e sebbene mostravasi rigido Esattore d’ogni Osservanza in punto di Legge, pure face vaio con tal carattere di dolcezza, che quando ben anco era forzato a correggere di qualche innosservanza » insinuavasi sempre col far conoscere d'amar teneramente chi veniva da lui ripreso. Quindi vede- vansi obbligati li Sudditi a seguirlo per legge di puro amore, ed ogn’uno ascrivevasi a gloria calcare Forme soavi del suo Santo Prelato nel!'esercizio delle di lui eroiche virtù, praticandole Egli, ed esigendole da’suoi Religiosi per sin quando si stavano alla comune ricreazione ; efigevale però con tal discretezza, e dolcezza,che l’alleviamento del corpo senza pregiudicar allo spirito tor- X *8 X tornava loro a merito, ed a spirituale vantag- gio. Giugneva talvolta la sua Prudenza a quest* . amabile dilicatezza, che per moderare ne* Sud- , diti le austerità, e rigori del loro vivere, condu- , cevali, come a diporto in luoghi solitarj, edame- , ni tra fonti, e verdure, ed ivi dopo d’avergli rallegrati con qualche brieve spirituale ragionamen- \ to, dividevasisundali'altro,cosicché soli andas- ! feto per quelle solitudini trattenendosi in Orazio- ! ne con Dio . Tali finalmente erano i Religiosi da ' esso lui governati, quali sembrò descriverli S. Vin- ! , ccnzoFctrcri [In fine libri de Vita Spir. cap. 19.], ; , che prevedutili con occhio profetico, li chiamò ; j Uomini Evangelici , Comunità di poveri , semplici, mansueti -, umili » e dispreggìati » che altro non sanno, pensano, e parlano, Je non Gesù Croce fisso. A render vie più ammirevole un governo di sì sita virtù » concorse il Cielo con Providenze miracolose. Attenevasi Giovanni alla gran Massima Evangelica, che insegna doversi primieramente cercare il Regno di Dio , da cui in appresso ci deriva il necessario temporale sostentamento ; la onde abbandonavasi con una indicibile non curan za tra le mani divine, rimovendodasuoi Ministri certe troppo sollecite prevenzioni, che a dir vero sono piuttosto dissidenze: MailSigno- i re » che perproveder alle spirituali indigenze de* \ suoi Religiosi» aveagli somministrato per fino i lumi Profetici , onde a fondo discernere le più | ostinate tentazioni, i più rimoti pensieri, e le j colpe dimenticate in Confessione, e da lui sug- ; gerite al Penitente; degnossi provederlo del pari ne’ temporali bisogni con miracoloso soweni- mento, Era Jst9X Era egli ( per addurre un solo tra tanti Esempi , che leggonsi ne’ Processi ) Priore del Convento di Granata cognominato de’Martiri, e mentre una serail Procuratore suggeriva istantemente al Santo non esserci di che cibare i Religiosi per la vegnente mattina , risposegli : Iddio ha ancora tempo da procederci, sens accusarlo sito ■ Jio dì troppa dilazione: Darà ben egli di che pranzar domani , siccome ha dato di che cenar qtiefla sera. Con quett’alta fiducia nella Providenza Divina, non permise neppure che fi facessero diligenze, o provisioni, ma egli intanto ssavassene orando a Dio , e rappresentando le indigenze del Monistero. Quand’ecco sul finir dell’Ore Canoniche, comparve un Non so qual Cittadino, il quale erasi sentito dir al cuore la passata notte: Tu te la vivi in Regali, e Delìzie, ed t Religiofi de' Martìri non hanno di che cibars , e coll* impulso d’una tal voce, risaputa la necessità de* Religiosi , lasciò generosa Limosina, con cui abboii* fievolmente fu proveduto. CAP. Vili, Virtù Teologali esercitate dal Santo in grada eroico : Vivezza della sua Fede , e fermezza della sua Speranza . O Suddito, o Superiore che fi fòsse Giovanni l non faceva mai sforzo maggiore , quanto quello di nasconder le sue luminose virtù , ma essendo queste così elevate per se stesse, troppo veder si facevano : Tra le molte , erano le più subii- sublimi quelle, che addimandansi Teologali, sì per il loro oggetto, che è Dio in se medesimo, sì per salto grado, a cui salirono, che su eroico. Tanto viva era la di lui Fede,che ne’Misterj ad essa lei appartenenti, sembrava non esser Viato- re. Al solo vestirsi de’sacri Arredi, ed anco al solo entrar in Sagrestìa per vestirsene, vedevasi, ora accender in volto per empito d’ Amore,ora impallidire, e tremare per riverenza, non altrimenti che se in quel momento rimirata avesse quel!’adorabile Maestà, la quale per Fede credeva dovergli tra poco depositar tra le mani nel , gran Sagrifizio, a cui si disponeva. Più, e più , ore della notte spendeva orando davanti al Venerabile, ed a chi persuadeagli qualche brieve riposo, risponder soleva : Mi lasci per carità ; qui io trovo la mìa gloria , e il mio riposo , dando con . ciò a divedere,quanto vivamente sentisse la reale presenza di Cristo riposto nei Tabernacolo. Per tenersi alla virtuosissima oscurità di questa virtù, niuna bramava di quelle dolcezze, le quali sono ( per dir così ) come certe sensibili esperienze di ciò, che si crede; e questa grande Massima insegnava egli alle Anime da luì dirette, no» doversi nell' Orazione cercare consolazioni , ma tenersi alsoscura Fede ; lasciandola poi anco ; sparsa in varj sogli de’ suoi celesti Scritti, per- j locchè consolavasi nelle più penose aridezze, e ; desolazioni del suo spirito abbandonato. Quindi ■ rileva il grado eroico,a cui felicemente pervenne ; siccome insegnalo !' Angelo delle Scuole, che chi desidera Visioni, e Rivelazioni, o simili testimonianze miracolose, manca di viva Fede, e quan- S quanto più « queste si appoggia» tanto più allontanasi da questa grande Virtù,la quale c Abito p?r essenza oscuro. Fu in somma sì eminente in Giovanni questa bella Virtù , che discorrendo trattavano i mister) con ammirabile elevatezza, ed operando, a lei attenevasi sì fattamente, che ; più volte uditolo, ed osservatolo in Baezz a » eb- I bero adire di lui vari dottissimi Personaggi, che quel Religiosa egli ema la Fede in opera , e la Dob trina di Cristo in fatto . Ma quanto meno di dolcezza bramava Gio- vanni per tenersi alla Fede, altrettanto di stenti desiderava per dilatarla Martire di desiderio, ! non avea più caro impiego, nè più famigliare discorso nelle comuni ricreazioni» che impugnare le stolidezze delle Nazioni alla Croce- pi miche , ed istruir magnanimi difenditori della gloria del Crocifisso. . Fingeva Barbari Tribunali a destinava G'udiC»». schierava flagelli,e quivi egli facevasi il Reo d’Idoli distomi . egli il condannato a tormenti, con tanto giubilo del soocuore , che talvolta constrinfe con espresso, comandamento i suoi Sudditi Religiosi a venirne alla dura esecuzione, e rimandarlo piagato,e lacero da flagelli . Cosi con un finto Martirio , e una vera scuola di Martiri tanti ne istruiva , quanti sostennero dappoi per la Fede strazi crudeli » c ! morti tormentosissime nelle Provincie infedeli . I Della Fede, la quale al dir del? Appostolo è sostanza delle cose da sperarsi » nasceva in Gio-> vanni una Speranza misurata dall*ampiezza del Divino Potere , non dalla piccolezza del Cuor Umano. Eragîi famigliare questa soavissima escla* i ma- X zr y inazione: O Speranza del Cielo, che tanto ostie• ni t quanto speri, e da questa tanto allargavasi^! il cuore, che ne’ più ardui incontri ogni cosa eragli possibile, ed allora tenevasi più termo nella Speranza, quando sembrava noneslervi più luogo allo sperare . Fino dal primo nascer della Riforma,attizzarsele contro tutto Nnferno per estinguerla, e giunsero le persecuzioni a tanto, che sembravane già disperato lo scampo. Ora in quello stato dicale, in cui gli altr! Capi della R+forma vacillavano, solo Giovanni tenne si immobile nella confidenza in Dio , rincorando i Compagni, e promettendone buon esito, siccome ricavasi dalle di lui lettere scritte in quel tempo: E ben diede a conoscere in altra simile occasione quanto ferma ella fosse la sua Speranza . Stando egli in Segovia , ed udendo dalla Madre Priora delle Carmelitane Scalze esser imminente alla Riforma una grande turbolenza, per cui ella affliggevasene al sommo, risposele Giovanni con un grave modesto sorriso,che quella turbolenza era un gruppo di nubi facili a dileguarsi da leggier soffio di vento, jjosciacchè alla Providenza di Dio non v' ha chi possa farle contrasti. Tanto è vero, che Giovanni confidava nel suo Dio,e di questa sua confidenza pariavane sì dolce, che iasciavala impressa ne’suoi Religiosi , di- cendo ad ogn’ incontro . Sa Iddio di che abbiamo bisogno . A noi tocca il servirlo , ed a S. D. &laeftà il provederci . Providelo in fatti più volte non senza miracoli. Una tra le altre si fu nel Convento, nominato il Calvario, posto là fra gli .Alpestri Monti,chefanno argine al fiume Guadai « qutvirjiviz Lega,e mezza di Spagna distante da VìU lanuova Andarono un giorno al povero pranzo i Religiosi, ma altro pane non si trovò che un sol tozzo, ben anco a caso . II Santo benedisse quel rozzo, e poi esortò i Religiosi a rallegrarsi della santa Povertà, che provavano: alzatisi per tanto digiuni dalla mensa que' buoni Romiti, mostraron si allegri, e contenti; perché sebbene d’ordinario pascean si di lattughe selvagge, e di cardi spinosi accattati nei Monte; aveali però in quel giorno pasciuti il Santo colla Divina Parola, che secondo l’insegnamento di Cristo, è vita dell* Uomo ; ma nel mentre rifiravansi alle loro Celle, ecco, che al frettoloso suono della porta accorrendo il Portinaio , recò lettera d* avviso, la quale annunziava il vicino arrivo di due Somieri , !’ un carico di farina , l'altro di pane . La- grimo di tenerezza Giovanni,e dolcemente con Dio lagnosi! d‘ avergli sì tosto rimeritata la sua speranza; indi richiesto perché piagn tSex piango , rispose , perché Dio ci tiene per tanto miserabili y e •vili , che non pojjìamo sopportare per molto tempo V astinenza d' oggi » avendo già mandato dì che mangiare . Con queste providenze , delle quali moltissime passanti sotto silenzio, premiava Dio la fiducia del Santo, che a lui s'appoggiava. CAP. C X Z4 X C A P. IX. Carità dì Giovanni verso Dio : Segni esteriori dei di lui ferventìjjìmo Amore , e ferita ricevuta da un Angelo armato dì fiamma in guisa di Spada. L A Carità verso Dio, che è l’anima, per così dire, d’ ogni altra virtù, anzi la più sublime tra le Teologali, rifplendetre in Giovanni con quel Carattere, di cui 1' Areopagita S. Dio- nigio insegna essere P Amore de’Serafini, [ De Cadesti Hierar. cap. 7 .] Questo,dice ilSanroèuti fuoco, che ascende con non interrotto movimento inverso Dio, il quale n'è la beatissima Sfera » ed ha per sua natura Tesser acuto, penetrante, c luminoso. Tale per P appunto era Tamoroso fuoco, che consumava il Cuor di Giovanni. Sentiva le sacre vampe , che del continovo salendo al Sommo Bene, svegliavangli un incendio, che il distruggeva , ed erano così infuocati gli ardori,che abbandonato da! medesimo suo Spirito rapito in Dio, sveniva talvolta , e cadevane come tramortito. Provava in codeste fiamme un dolce martirio, ed a non morirne faceva mestieri , che Dio ne lo avvalorasse con ispeziale assistenza ; onde a non so qual Religioso , che poi lo depose jn Proces. so, è tanta, disse il Santo una volta, la consolazione , che f anima mia riceve , che non ardisco entrare ove star possa molto raccolto , perché parmi £he già non posta regger tanto lamia dehol natura . Avea* Avealo quest* Amore trasformato sì fattamente in Dio , che perduto in lui le sue Potenze, non eragli possibile applicarsi a cose esteriori senza violenza di se medesimo , e senza provarne tormento; perlocchè strignevasi fo'te i fianchi colla catena, di cui continovamenteandava cinto, e spremevano vivo sangue, qualor doveva trattar cose, le quali per alcun poco il distornassero dal!’ amato Oggetto; in seguito di che ripeteva sovente quella sua sclamazione amorosa: Che facciamo noi qui ? Andiamo alla Vita Eterna, ed in così favellare, alzando al Cielo le innamorate pupille, rimaneva rapito in Estasi dolcissime . Appena scrivagli l'orecchio il soave nome di Gesù, che pastandogli tosto al cuore, innalzavasi assorto in Dio, seco lui traendo anco il suo corpo; cosicché ebbe a dire la Santa Madre Terela non potersi con Giovanni parlar di Dio senza andarne fuori di se; sì perché questo gran fuoco innalzava Giovanni alla sua sfera ; sì perché giugneva a riscaldare » ed accendere chi lo udiva favellare,e con seco tiravalo a Dio, siccome vedremo nel ragguagliare le di lui Estasi, e voli di Spirito. Ess tti erano questi d* un Amor sovrafervido, e penetrante, il quale facevasi inoltre luminoso, comunicando al suo Corpo certi splendori, che ne scoprivano Pinterna fiamma. Fu veduto più volte ritornare dall’ Orazione qual rinnovato Mosé, colla fronte coronata di Raggi, tutto risplendente in volto, e adorno d’una Maestà più che umana , la quale riscuoteva venerazione , e rispètto. Fra gli altri, che moiri furono, vistelo C z in Xì6 X in Segovia il Dottore Viliegas Canonico Peniten- f zi ere in quella Cattedrale , il quale seco lui favellando sovente di Dio , scorgevalo accendersi ben tosto in volto*e vibrarne splendori, i quali vie più tacevan si luminosi, quanto più infervora- ! vasi il Santo nel discorso. Più prodigioso ancora j videro quest’ effetto di ferventisiìmo Amore le Religiose Carmelitane Scalze in Caravacca t delle quali era Confessore. Mentre egli al Sacro Altare stava alzando l’Ostia Divina , due di esse vidérlo folgorar in volto a guisa di Stella , uscendogli risplendentissimi raggi,che dirittamente andavano a ferir sul Corporale, sovra di cui posava 1’ Ostia Sacrata. Fattesi ammiratrici di questo primo spettacolo , fissarono più attento Io sguardo, ed osservarono spiccarsi splendori divini dalla medesima Ostia, i S uali ripercotevano il volto dell' Estatico Sacer- ore. Non sì tosto fu terminato il Divin Sagrifizio, che ammirate le Religiose di tanta non più veduta chiarezza » interrogarono Giovanni per sapere cosa fosse quell*insolito fulgore di raggi, ma non potend’ egli risponder con altro più, ■ che con un profondo sospiro, tornossigli a riaccender il Fuoco divino nel cuore alla rimembranza del ricevuto favore, ed in ciò dire rimase per buona pezza alienato da sensi. Riavutosi alla siti . fine, disse alla Madre Priora. Servale di profitto ciò , che in oggi ha veduto-.poiché ha [coperto ciò* che fa il Signore con questo povero vermicello; ed avverta nonio dire ad alcuno. In somma in qualunque luogo, od impiego egli si trovasse,accom- pagnavanlo questi splendori procedenti dalla beli- la stia fiamma,che sempre ardeva; osi fosse egli in Pulpito, o nel Confessionale , traîucevanîi d* intorno que*luminosi raggi, con istupore veduti da più d’ uno de* suoi Penitenti, li quali poi al baleno di tanta luce, vedevano il confronto delle loro brutture, tanto più schiffose quanrocchè ripercosse dalla purezza di queir anima da Serafino. Uno di codesti, tra li molti, che constanno in Processo depose , che ito per tre volte a confessarsi dal Santo, vistelo altrettante circondato da s\ luminosi splendori » che rimanevane abbagliato; altre poi Venerabili Carmelitane Scalze deposero, che quando, terminata la Messa,porgeva loro Giovanni la Santa Comunione , entrava per la Finestrella un lume Divino, spiccatosi dal suo volto, valevole ad intenerir la divozione di ogn* uno. Questi Caratteri d* amor veramente Serafico » volle dappoi suggellare Iddio con un favore,consimile a quello degnossi compartire alla gran Madre Santa Teresa. Rapito un giorno il Santo in altissima Estasi, vide accostargli!! un Serafino con in pugno una Fiamma serpeggiante , e mentre egli languiva nell’ amoroso svenimento , vibrò 1* Angelica mano la cocente fiamma, e con essa la- sciollo dolcemente piagato nel cuore . Dell' amato suo tormento impressogli dalla celeste ferita , che seco portò fino a morte, seppe dappoi Giovanni descriverne nell* ultimo de*suoi Libri per ispert- mentata scienza gli ammirabili effetti, onde lasciò scritta quell’amorosa Canzone. Oh fiamma d* Amor vìva , Che fi dolce ferisci Dell'alma mìa nel più profondo centro &C. Così questo degno Figlio di Teresa pareggiò la sua gran Madre negli ardori di Serafica Carità» onde poi furono veduti nelle di lui carni Teresa* e Giovanni in figura di Serafini, ma coronati ; quaiicchè con quella corona voleste Dio distinguerli da quelli dell' Empireo, i quali ardono per proprietà di natura , laddove questi arsero per dono di Grazia, e per privilegio speziale, condegno guiderdone ali* alto lor inerito acquistatosi in amandolo. CAP. X. Carità dì Giovanni verso il Projfimo : Zelo ardente dell'onor di Dio , e della salate de' Peccatori : Travaglj, e patimenti sofferti per ricondurli a Dio . A Lla Carità verso Dio succede quella del Prossimo come ramo da una sola radice , e dallo stesso tronco prodotto. Amava Gio:nel Prossimo il suo Creatore con tanta suiscerarezza,che ben vedevasi esser egli a guisa degli Angioli tutt* in Dio nel rempo stesso, che maggiormente impiegavasi a prò degli Uomini. Quasi non ne sen risse fatica , o noja , durava le intere giornate neli’ad- dottrinare le Religiose alla sua direzione raccomandate, e per farle salire a que' sublimi gr di di perfezione , a*quali tante delie Scalze avvangaron si. zaronsi , accoglievate con soavissima piacevolezza » piegandosi al natural genio di ciascheduna. Qualunque si fosse il travaglio s cosi asseriscono le Informazioni giuridiche 3 che le affligesse, porgeva loro il Santo P. Giovanni opportuno il rimedio, a chi recando conforto con una brieve Istruzione, a chi accendendo nel cuore colle sue parole un Santo fuoco d’ Amor Divino. In Avìla principalmente furonvi molte Religiose nel Monastero dell’Incarnazione , le quali da altri Direttori di Spirito rimasero abbandonate come insanabili da non so quali penosissime malinconìe , ed affannose inquietezze » ma chiamatovi colà Giovanni dalla Santa Madre che n* era Priora [ avvegnaché non fosser elleno della Riforma J sgombrò dal loro Spirito a costo di santa fatica quelle tetre fantasìe, e lafciolle tutte ricolme di coraggio per avanzarsi nella perfezione, non che consolate » e sciolte dalle loro angustie. Né soltanto porgeva loro ajuto ne' spirituali bisogni, ma eziandio ai temporali estendevasi la Carità del Santo . Osservò egli in quel Munissero certa povera Religiosa bisognosa di Vestiario, e compassionandola al sommo, andò egli in traccia di limosi ne per provvedermela , diventando cercatore sollecito per l'altrui indigenze chi non avea parole per sovvenir alle propie. In Grana* ta parimenti, ove era Priore Panno 1584., non gli diede il cuore di vedersi languir sugi’ occhj moltissimi poverelli affamati per cagione di una grande Carestia, che in quell’ anno affisse tutte le Spagne : Fattosi per tanto Gio vanni come inesausto Erario di Carità, somministrava contino* C 4 vate X 40 )( vate limoline a*poverelli , noti altrimenti che $’egli tenesse riposte Biade, e Frumenti per mole* anni avvenire, quando per altro egl’era allenissimo così dall’ ammassarne, che per fino vietava a suoi Ministri il pensare al di vegnente,e pure la verità fi è che nulla mancò giammai ai Reli- giosi, e premiando Iddio la Carità diGiovanni, dopo d'aver sovvenuti quanti poveri a lui ricorrevano, crovossi anche del vecchio Frumento alia raccolta del nuovo. Scopresi però maggiormente l’amor dei Prossimo dal zelo, che nodriva per l’onor di Dio, e per la conversione de'Peccatori. Questa bella passione della Carità intesa mai sempre ad impedir le offese del sommo Bene da lei amato, tenevalo in esercizio con ti novo di rintracciargli Erranti, d’ aiutarli nelle loro cadute, e di farsi loro Medico, Consigliere, fi scorta. La più atroce pena , che Io addolorasse era il peccato, onde a toglierlo dal Peccatore durava ogni forra di travaglio, correndo tal volta rischio per fino di morte. Fin quando era in Ourvelo , si incaricò dell’ Appostole© Ministero di predicare a que' Popoli , e ne sostenne laboriosissimo 1’ Appostoiato. Andava per que'Villaggi nel più rigido del Verno a piedi affatto ignudi, calcando giacci» e segnando la strada di caldo sangue* il fango aggiac- ciatosegli luogo la falda dell' abito scortica vagii anch’ esso le gambe, e queste univano il sangue loro a quello de’ piedi. Giunto così mal concio alle Chiese, entrava nel Confessionale, fino a tanto che fosse fora del predicare , e dopo terminata la fatica dei Pergamo* torna vaserie studia ostan- XvX . , te qualsivoglia intemperie di stagione j a! povero suo Convento, senza lo scarso ristoro neppur d’un tozzo di pane. V( Un giorno tra gli altri aveva seco il suo A^ty Fratello Francesco di Jepes , ed invitato du un Parroco a predicare, partisti, con»' era suo costume , subito terminata la Predica , ma fatto amo* irosamente inseguire , acciocché tornasse addietro per ristorarsi con alcun poco di cibo , non volle accettar T invito; e proseguendo il suo viaggio giunse a certo fonte, che longo la strada correva . Quivi sedette Giovanni, e cavando dalla Bisaccia un poco di pane si cibò dicendo al Fratello che dagli Uomini non voleva mercede dì ciò, che faceva per amor del suo Dio, Comunque però tali fossero , e tanti i patimenti di Giovanni per ricondur Anime al ben fare, provavane egli un sommo giubbilo, perle molte, che gli riuscì trarre di mano ali'Internai Nimico, e restituirle a Dio , massimamente nel ministero della Sagramentale Penitenza • Nelle Città di Segovia* e di Bae^a riuscirono due fra le altre Conversioni egualmente famose , e proficue per educazione de’ Popoli. Una certa Giovane per nome Angiola d’ Aleman in Segovia era cotanto vaga di comparir ingegnosa ne' femminili abbigliamenti. che riesci va di qualche scandalo ali' altre, usami'ella sempre nuove invenzioni per rendersi più avvenente, ma con poca modestia. Importunata però da chi bramava i| di lei ravvedimento, s' indusse in fine a confessarsi dal P. Giovanni; ciò facendo , videgli poggiar sul capo un luminoso diadema ? di di cui )r 4 or splendore, e molto più ali’udir parlare il Santo, sentissi internamente commossa ad una si penetrante compunzione » che staccatasi dal Confessi oi|Me , qual Maddalena ravveduta a pie di' (Uri- sto,-4mdò di Volo a sua Casa, e tagliatesi quelle chiome , oggetto a lei di tante vanità , ad altri di tanto inciampo, depose ogni ornamento bizzarro » e vestitasi da Penitente, edificò tutta Segovia coft una esemplarissimâ vita correggendo con altrettanto di buono quel molto di male,che in addietro avea commesso . Somigliante a questa fu la conversione nella Città di Bae^â d’un certo Cavaliere , che fattosi capo di Libertinaggio , menava licenziosissima vita. Per Divina disposizione confessò egli una volta a pie del Santo le sue colpe, e lenza quasi volerlo cangiò tenor di vita , e se ce si veder in pubblico ravveduto interamente delie sue dissolutezze, esercitandosi dappoi in continove opere di mortificazione. A queste si gravi perdite freme vane il Demonio , e fremette ancor più alla seguente preda toltagli dalle mani per opera del Santo comecché una delle più sicure . Viveva nella Città d’ Avtia un Uom facoltoso, altrettanto sacrilego, quanto impudico ; per cagion d’ indegna pratica con Femmina già dedicata a Dio. Giovanni , cui altamente feriva il cuore un si grave ©Irraggio a! suo Signore,intraprese di romperne la scandalosa Conversazione , ond’investirà con tanto zelo quella povera perduta Femmina , le illuminò la mente ali’ orror della colpa; fattale poi concepir dolce speranza di misericordia, e perdono, scoppiò la commossa Pec» Peccatrice in sì gran dirotto di planto» che potè a piedi del Santo lavarle sozzure di sua vira trascorsa, ed indi a poi non volle veder mai più il suo Sacrilego Seduttore. Tanto re costi a sdegno costui di vedersi tolta Pesca al vizio,che soli’ imbrunir della sera , mentre il Santo tornava sene alla Casa, in cui abitava, non v' estendo allora in quella Città Convento de’Scalzi,lo assalì con sì pesanti colpi di bastone,eh* ebbelo a lasciar sul terreno quasi per morto . Ben lo conobbe Giovanni , ma non mai volle svelarlo; anzi sotto alle fiere percosse egli godeva come il Protomartire sotto a’ suoi sassi, e confessò dappoi, che in vita sua non avea provata giammai consolazione maggiore, sapendo, che allora pativa per amor del suo Dio. Questo zelo,che fruttò nelle Città le percosse, pose Giovanni ne’suoi viaggi a pericolo di morte. Essendo Vicario Provinciale in Andalusia giunse egli viaggiando col suo Compagno F. Pietro da Santa Maria ad un Fiume, cui bisognava passar a guado; ma la piena deli’acque cadute J’antecedente giornoaveanlogonfiato per modo, che fermatisi sulle rive alcuni Mulattieri aspettavano la descrescenza del Torrente,per guadarlo sicuri: Sentitosi tocco Giovanni da interna straordinaria ispirazione, pregò il Compagno , che ivi se ne restasse fino al vegnente giorno , e secondando egli il forte segreto impulso , con cui il Ciclo spignevalo alla salute d’ un Anima, entrò col Giumento nei Fiume ; ma giuntovi alla metà » ove maggiore era l’empito della corrente, cadde il Giumento per cagione diceste frondi, che at- . . X 44 X traversarongli le gambe , portatevi certamente più dal Demonio, che dal caso. Affondavasi già già il Santo, ma invocata in quel frangente la stia gran Protettrice MARI A, comparsagli di repente con quei celeste sembiante , che rallegra perfino il Paradiso, Ella degnoffi afferrarlo per il lembo della Cappa, e trasselo a salvamento sull* altra sponda ; rimanendone attoniti col Fratello Compagno, i Mulattieri, che vedevano il Santo camminar sicuro sull' acque, senza saperne la prodigiosa cagione: giunto poi anco il Giumento ali'altra riva, inviosti subito il Santo col più veloce possibil passo a certa Osterìa mezza Lega dal Fiume discosta, e quivi trovò moribondo di tre pugnalate un miserabile Apostata dalla Religione, che avea professata . Sentissi Giovanni commover tutto di pietà, onde rincorandolo con tenerezze di Padre amoroso, lo dispose a ben morire, e dopo una esatta Confessione, per ben due ore gli si tenne sempre al fianco , cosicché accesolo con sentimenti di perfetta Contrizione, mori fortunatamente da Angiolo tta le braccia d’ un altro. Tornava il Santo una fiata da Granata alla Manchuela diGiaen,cd in arrivando al!' Osterìa di Benalva vide escirne due rissosi nimici, che disperatamente battevansi colle Spade;alzòGio- vanni da lungi la voce , loro dicendo : Invhtùdi 'Gesù Cristo Signor Nostro vi comando cestiate dalla tendone,; poscia gettato attraverso de’fieri micidiali il suo Capello, quasi fosse stata la di lui voce tuono di Fulmine, lasciolli sbigottiti per modo , che cangiato lo sdegno in un misterioso timore , X 45 X more, stavansi immobili 1’ un 1*altro mirandosi i Sceso poscia il Sanro dal Giumento,pregollicon amorose parole a sì cordiale riconciliazione, che giunsero a baciarsi scambievolmente i piedi in segno di reciproca amicizia. Essendo Vicario nell* Andalusa » e camminando da Cordova a Bujalance , incontrò presso ai? Osteria d' Alcolea una Femmina immodesta nel portamento, e sfrontata nelle parole, colle quali fomentava al peccato cert*uno , che conducevala . Rimproverolìa il Sanro con zelo si forte , che rimasta attonita, e poi immobile al continovato rimprovero, perdette la favella, e poi anco ogni moto vitale , onde ne cadde tramortita. Riavutasi dopo qualche spazio di tempo , chiederti Confessione , ma il Santo, che ben vedeva richiedersi una maggior preparazione per isvilluppare una sì intricata coscienza , raccomandolla con lettera caritatevole ad un suo Religioso della vicina Città, da cui dopo confessatasi, divenne un perfetto Esemplare di Penitenza » e di pubblica edificazione. Per queste perdite, e per tant*altre, che nojoso sarebbe il raccontare , ne digrignava il Demonio, e sfogava le sue rabbie Infernali contro del Santo. Investi vaio di notte tempo, con mille f orride sembianze di Fantasime, e Mostri spaventevoli , lasciandolo maltrattato, e pesto di Battiture ; procurava non pertanto Giovanni occultarne le lividure, ma erano le percosse sì pesanti, e frequenti, che furono più volte sentite dal P. F.Germano suo Compagno, e dal Fratello F. Francesco dagli Appostoli, che per più d* un an- no a Xtf )( fio, e mezzo stette secolai in Avita % ove principalmente avvennero. CAP. XI. Ubbidienza di Giovanni per ogni parte Eroica , ed ammirabile sua Povertà Evangelica . S E giammai fu in alcuno Eroica 1 ' Ubbidienza » certamente la fu in Giovanni per rutt’e tre quelle parti, che sono ì di lei gradi l'un dell’altro più malagevoli, e perciò 1' un più dell’ altro perfetti, cioè Esecuzione , Volontà e Giudizio « In qualunque stato di vita egli si fosse, odi Prelatura, o di soggezione, avea per Regola infallibile d*ogni sua operazione la sola vóce del superiore» cui per eseguire tanto fu lontano dal mostrarne giammai difficoltà , che anzi neppur se gli vide una sola fiata in volto il menomo segno d*interna ripugnanza ; quando ben anco per ubbidire aveste dovuto arrischiar salute, e vita: Nello stato di Suddito voleva sol tanto ciò, che il Prelato voleva »e soggetta va si fattamente il proprio giudizio ali' arbitrio del Superiore , che sembrava non averne egli altro, se non quei. Jo dì chi comandavagli. V hanno per Dottrina dell* Angelico^ 2.2. q. îyr. ari. 5.J certe illustrazioni divine » le quali per indubitata certezza sono conosciute dail* Uomo, come da Dio procedenti, e di queste tali ben molte n* ebbe Giovanni; ma tanto è vero ciò eh* egli stesso insegnò, esserne l’Ubbidienza Regola Infallibile, «doversi questa preferire a quella; che se diversamente comandavano i Superiori, non curava egli punto le interne sue mozioni» quantunque certissimo, che fosse r diviqe. Quindi era, che fin dal primo suo ingresso nella Riforma ebbe da Diq illustrazione di que’me^zi, per li quali in certe urgenze ella incamminare dovevasi; ma in vedendo i Superiori tenersi per altra strada, seguitavasi a loro talento, pago unicamente d' avere con umiltà suggerito » allor quando cqrreagli obbligo di favellare , p ne ? Capito!», o nelle Congregazioni. Così seguitava la voce di Dio citeriore , quasiccbè non ne sentisse P interiore » la quale risonava alla di lui anima diversamente instruita. Quando poi fu Prelato diede di codesta bella Virtù esempj non meno ammirevoli. Mentr’era Vicario Provinciale in Andalusia occupatissimo in varj maneggi particolarmente nel condurre a fine la Fondazione di Bujalance , fu chiamato a Madrid dal Vicario Generale per rilevanti interessi Correva orrido, e piovoso allora jjl Verno, e q el ch ! è più pativa egli non leggeri incomodi, ma per quanto fosse occupato, ed indisposto, non lasciò d’ allestirsi ben subito alla partenza 1* Ubbidientissimo Giovanni, ed a tal* uno, che studiavasi persuadergli il differire per qualche giorno fino al sereno, pef non correr rischio di perder affatto la poca sua saniti, rispose, che malamente egli avrebbe potuto esortare alla perfetta Ubbidienza » se poi fosse stato il meno osservante, perlocchè avendo ricevuto il comandamento sull’imbrunir d’una sera, avviossi ben per tempo la seguente mattina verso Madrid, nulla X 48 X nulla temendo [ purché ubbidisse ] ii rigore della Vernata » Mâ ben più Eroico si fu l’altr* Atto, che fece pochi mesi prima de! suo morire . Esaudito egli dâ Dio nelle fervide sue dimande di sgravarsi dalle Cariche, peso troppo grave agli Umili per quegli onori pericolosi, che seco traggono, (lavasene consolato, e nascosto nella solitudine del Convento di Gesù Maria, situato sul Monte delia Pegnuela ,ove eragli stato conceduto di ritirarsi dal gran Padre Nicolò da Gesù Maria , allora Vicario * e dappoi primo Generale della Riforma in Ispagna * altrettanto Venerabile per Santità, quanto Nobile per la nota chiarezza dell*Eccellentissima sua Famiglia Doria. Ora mentre Giovanni godeva quivi Jo stato tanto bramato di suddito > passando i suoi giorni in tenerissimi sfoghi d* amore col suo Dio , vennegli da! Disinitorio Generale comando spedito sotto li 25. Giugno 1591. di passar ali'Indie della nuova Spagna con altri dodeci Religiosi, per formarvi una Provincia dell' Ordine . Questo comandamento colse Giovanni travagliato da quelle gravi indisposizioni, che furono i principi dell’ ultima sua malattia t ma quant* infermo di corpo, vigoroso altrettanto di spirito si dimostrò per ubbidire; laonde raccomandò ben tosto al P> É.Giovanni da Sant* Anna , che sollecitamente ratinasse dal Convento di Granata , e da altri di quella Provincia i novelli Appostoli per secoloro avviarsi a quella Missione » Persuadevan^} in questo mentre i Religiosi » presaghi d'aver a perdere il primo lor Padre eh* ei ei rappresentasse al Difinitorioesser insosserîbilî, non che incompossibili ali’estenuato suo corpo, i lunghi disaggi di travagliosa Navigazione, ma Giovanni, cui nulla era più in grado, che 1 ’ubbidire , fino a morirne , rispose colle medesime voci del Nazareno, stato ubbidiente fino alla morte : Calìcem , quem dedit mihì Pater , non vidtis ut bìbam Uhm ? ( Jo: 18. ) e però assicuravan, che non ostante la sua, da lui confessata poca salute, farebbe con piacere quel disastroso Viaggio, per morirvi puramente in esercizio d’ Ubbidienza, staro il più felice, in cui possa coglier la morte. Non volendo però Iddio da Giovanni sennon quel tanto, che pretese dal Patriarca Àbramo , cioè una mano pronta, ed un cuore intrepido si gran Sagrifizio, fece sì, che avanzatasi I’ Infermità, lo incamminò al Cielo, prima che radunati li Compagni potesse instradarsi verso dell’Indie, tal che Giovanni venisse a morire col merito di così perfetta Ubbidienza. Questa piacque a Dio di voler manifestata per fino dopo la morte del Santo. Trovandosi Panno 1615. nella Città di Medinadel Campo il R. P. F. Giofesso da Gesù Maria Generale della Congregazione de’Scalzi, bramò veder la Reliquia del Santo, che seco portava Giovanni di Jepes, capitata dopo la di lui morte tra le mani d’una non so qual Persona, e tanto il predetto R. P.Generale, quanto il suo Compagno videro la Vergine Santissima col Bambino Gesù tra le braccia, con. Giovanni umiliato a piedi del Divin Pargoletto : il portentoso però di questa apparizione si fu , che il Religioso Compagno vedeva Giovanni prò? D strato Arato a piedi di Gesù, e di Maria ; laddove il P. Generale vedevalo umiliato, ed inchinato verso di se medesimo, quasi significando, che siccome vivente avea onorato, ed ubbidito canto dì cuore a suoi Superiori, così per fino stando in Cielo onorava nel predetto Reverendo Padre la dignità di suo Superiore, e di Capo della Riforma . Qpale poi fosse il guiderdone riserbatogli in Cielo da Dio, degnossi mostrarlo in visione a certa Religiosa di conosciuta singolare virtù . A questa raccomandavasi caldamente un giorno l’umilissimo Santo, acciocché gì’impetrasse da Dio la grazia di far sempre in ogni cosa la di lui Santissima Volontà, lo che a dir vero, altro non è sen non ubbidire. Andò essa al Coro a supplicarne la Maestà Divina, e nel ferver dell’Orazione vide rappretenrarsele nella più alta parte d d Coro una risplendentissima Corona d’Oro, ed intese per intellettuale Illustrazione s proprietà di lle Rivelazioni non soggette ad inganno del Demonio ( D Th.z.z. q, 171. art $ J 3 esser il premio riser baco in Cielo a Giovanni per la sua esattissima Ubbidienza, e prontezza nel fare la Divina Volontà. Oltre a quest’ Eroica Ubbidienza , vedeafigli risplender in ogni cosa una così dilicata Povertà Evangelica, che ben era chiaro averne egli pigliata la norma dalla nudità del suo Crocefisso Signore. Tra gli altri autorevolissimi Testimoni, statigli famigliari per molt’anni, tre depongono ne* Processi, non essasi mai conosciuto, eh’egli avesse attaccanriento a veruna cosa di quelle solite con* concedersi a Religiosi per di loro usoìcheaven- do egli a superfluo per sino un Rosario di semplice legno, uno se ne fece colle sue manid’ossa di pesce: che visitando i Vestiatj quand'era Prelato , se accadevasi trovarvi un’Abito , più rattoppato , e povero del suo , veti iva feto come più gradevole ai suo genio, lasciando il migliore. Di fatto questa sua Povertà, se la usò ne* principi della Riforma , vie più ancora la dimostrò ne' di lei progressi. Sceglievasi sempre la più angusta Cella, nè in elsa acconsentiva che altro vi fosse, lennon qualche coperta di lana, la più logora della Casa, da stendersi sul tavolato, che serviva di letto. JLe suppellettili poi consistevano in una Croce di Canna, una divora Immagine di semplice Carta, un ispido Cilicio » una catena di serro, una disciplina intrisa di sangue, ed un poverissimo Tavolino col solo Breviario, e Sacra Bibbia , nella quale ei diceva di trovar quel tutto , che bramava ; e se tal volta facevagli mestieri di quaich’altro Libro, pigliavalo nella Libreria comune, e riportavalo ben tosto,per non aver quel di più in sua Cella. Più ancora si ristrinse in Segovia , quasicchè sem- brassegli con sì poco, che dicemmo, aver egli ancor qualche cosa di superfluo . Essendo Primo Di- finiror Generale , e Vicario di' quel Convento, si e lesse una Cella sì piccola, che nè pur vi capiva il Tavolino, onde per iscrivere, eragli forza valersi di certa Tavola incastrata nella Parete: Giunse a tale sottigliezza di Povertà , che avendo un picco! Ritratto della serafica Santa Madre, copiato dal naturale, dopo passata in CieÌ9 , con cuicon- D z so- solavasi a! riflesso, che la Santa godeva il premio de* suoi terminati travagli , privossi per fin di questo, per rimaner del tutto povero, e solamente portarne più vivamente nello Spirito impressa la dolce rimembranza. Concorreva finalmente a farlo più povero il suo silenzio, posciacchè era d* uopo, che gli altri Religiosi spiassero attentamente se cosa alcuna mancassegli delle necessarie al vitto , altrimenti pativa il Santo, e taceva, godendo della sua Povertà per sì fatto modo, che soleva dir famigtiar- mente (e fu l’argomentodei primo de*suoi mistici Libri) : dappoiché lasciai tutto , tuttom* avanza : Dappoiché niente voglio , niente mi manca . Così con questo suo niente , esprimeva il tutto dell*Evangelica sua Povertà di Spirito. CAP. XII. Purità Angelica di Giovanni : Cimenti di Ree Femmine % che partironjene convertite'. Fragranza sensibile spirata dal di lui Corpo , e Spirito di Purità comunicato a chi trattavalo . D ElIa pura, ed innocente Anima, di cui era dottato il nostro Santo, ne abbiamo Argomenti così ammirabili, che ben può dirsi, fosse egli per virtù ciò, che sono gli Angioli per natura. Angiolo in carne lo disse tal’uno, che ammesso alle più strette confidenze del suo Spirito, più d'ogn*altro poteva saperlo, ed a ragionedi- cevalo , posciacchè non provò giammai il Santo ih se ribellione della sua carne. Usava egli a questo fine quel veramente amarla » insegnato dal Divino Maestro nel suo Vangelo, cioè averla santamente in odio, e trattarla da nimica; Quindi ebbela così ubbidiente, e soggetta allo spirito » che per fino ne' più formidabili asfalti d* impensate occasioni, sembrò neppur averla, non che sentirne impuro movimento. Era egli in età di trent’ anni, allor quando mandato dall’Ubbidienza a trattar interessi dell* Ordine ancor nascente , dovette per alcun tempo trattenersi in certa Città, (*J nè in quella essendovi Convento di Riforma, pigliò alloggio in una povera Casa. In questo mentre non so qual Femmina di buona famiglia, edi fresca età, erasi accesa d’impuro fuoco per Giovanni, e vedendosi delusa ne'mezzi da lei celatamente usati per piegarlo ali’indegne sue brame, appigliossi agli scoperti, e per fino alli violenti. Seppe Costei, che portatoli altrove il Compagno, stavaf- sene soletto Giovanni, ond* Ella, che abitava nella Casa contigua, scalò arditamente le mura dividenti il Cortile, e di notte tempo colse il Santo ali’improvviso . Infingevasi da principio, modestamente lagnandosi del suo amore,ma poscia favellando da disperata, diceva volersi affogar i» D z un (*) Era la Città disivi!*, nella quale dimorava il Santo incaricato dell’Ufficio di Confessore delle Monache Carmelitane dell’ Incarnazione. Nella stessa Città ridusse da scandalosa a Santa vita una nobile Donzella ; ed avendo ritirata tu;' alita persona consacrata a Dio , da una malvagia amicizia , fu gravemente maltrattato dal complice a pesantissimi colpi di bastone, eh’ ei sebben lasciato mezzo morto sostenne con eroica allegrezza, come già «' è detto al cap. r*. X 54 x un pozzo» se rimandavate non corrisposta. Iti assalto per ogni circostanza sì formidabile, sciolse quel!* Angiolo te illibata sua favella, e cotanto respinse te suggestione indegna, che laddove le prime di Colei lagrime erano spremute da sensualità amorosa, cangia ronfi in lagrime di contrizione , e di penitenza, cosicché estinto l'impuro fuoco, se ne partì compunta » e liberata dalle sue frenesie. Non men pericoloso di questo fu un altro cimento, in cui trovossi, mentre in altro tempo , ed în altra Città era Ospite di facoltoso Personaggio. Nel più alto, notturno silenzio, entrò in sua Camera una sfrontata Giovanetta, e trovandolo coricato » dissegti sulle prime, eh* s 'ei non s’arrendeva alle sue voglie, alzerebbe nella f ropria stanza le strida,accusandolo di violento nsidiatore alte sua pudicizia ( a tanto giunge 1* inverecondia J ; poi tentò anco di posarsi sul di lui letto; ma il pudicoGiovanni accostumato a non mai dormire svestito in casa di secolari Albergatori, balzò con empito dal lerto, e con maraviglioso tuono delle efficacissime sue parole seppe da prima render mutoIa,ed attonita l’as- salitrice, indi far divenir amante dell’onestà colei , che pochi momenti avanti erane 1* insidia- trice. A codeste vittorie, delle quali certamente fu la più portentosa parte il non sentir egli in tali frangenti verun movimento di senso, disponevasi Giovanni coll’ esercizio dell’ asprissime sue penalità, e principalmente con una sì grave, efterior modestia, e compostezza sì venerabile, che che al riferire degli di lui autentici Processi, ris- pettavanlo qual Santo, e riguardavamo come un Angiolo, in fatti fu egli sì geloso della decenza, e modestia, che a secondar 1* \ngeiico suo genio vi concorse Iddio per fino con un miracolo . In tempo di pestilenza trovavasi Giovanni in Granata ,e mentre stava celebrando nel Convento delle Carmelitane Scalze, sentissi d’improvvi- so colpito da puntura di morbocontaggiosocon sì atroci dolori in parti segrete, e con una febbre così veemente, che terminato a grande stento il Divin Sagrifizio, isvenne,e fu portato al Convento. Quivi al verecondo cimento di doversi lasciar scoprire, parve scemaste il ferven- tissimo suo genio di patire, onde proruppe in fervide preghiere al suo Dio, acciocché si degnasse togliergli quel male, e trasferirglielo almeno in altra parte, cossicchè con più decenza fidasse luogo al rimedio . Fu udita la supplica da Dio, e poi esaudirà , posciachè scioltosi da se medesimo l’Apostema , alzossi Giovanni dopo tre giorni sano del tutto. Comunque però in questo zelo di modesta decenza fosse assistito da Dio con sì prodigioso ripiego, e cotanto ne ’l difendessero le di lui austere z/.e, era non pertanto sì guardingo nell*esporsi a qualsivoglia menomo pericolo, che una fiata viaggiando, e grugnendo di notte tempo a certa Villa, non altri trovò, che lo albergasse, se non una Femmina non molto avvanzata in età;ma il ricusò ben Giovanni, eleggendo piuttosto dormire aCicHcreno sulla nuda terra,che D 4 star » star al coperto in quell'albergo, e disse al Padre F. Brocardo suo compagno di voler anzi dormire in mezzo a’Demonj,cne in casa di Donna libera, accennando forse in tal guisa i duri passati cimenti, ne’quali erasi incontrato. Siccome suole Dio dare la Perfezione in premio a que' suoi Servi, ed Amici, i quali esercitano atti eroici per acquistare, o per difendere una qualche beila Virtù, dando ad essi quella stessa Virtù in grado eminente , cosi a Giovanni, che tanto fece, e tanto pati per questa della Purità,fu accordato da Dio in ricompensa un dono d’eccellenza cosi rara, che tralucevagli in volto la modestia dell’ anima, e spirava perfin dal suo corpo fragranze odorose d* illibatezza; quindi ne derivavano da lui negl* altri le soavi influenze con tanta energìa, che divenivano sicuro Antidoto contro le infestazioni dello spirito impuro . Tra li molti testimoni, che lo asseriscono, avvi un Prebendato della Cattedrale di Segovia , e narrano, che sentendosi molestati da laide suggestioni, non altro più opportuno rimedio trovarono, per liberarsene, quanto il fissar io sguardo nella virginea idea del volto di Giovanni, quasi eh’egli fotte partecipe dell’alto Privilegio accordato alla gran Madre de'Vergini, e verosimilmente ne fosse stato da essa lei benignamente graziato, giacché lo amò fino a chiamarlo col nome di Figlio: Bastava ( dicono,) vederlo, udirlo,ed anco sol tanto immaginarselo, per sentir estinto il sozzo ardore ,e rinato ne!!’Anima lo spirito di Purezza ; e ben provò quell’essetto ammirabile una Novi. zia Religiosa ,che del continovo sentivasi attizzar gagliar- gagliardi stimoli di senso dal Demonio , per di* stornarla dal legarli co’sacri Voti, ma ogni qualunque volta abboccavasi col Santo, cessava in lei ogni suggestione di laidezza, e ritornava il di' lei spirito in calma . Nè solamente porgeva rimedio a’ tentati con un’ occhiata, e colia viva presenza, ma per fino con ogni logoro avanzo di sua Povertà. Fuvi tal uno, che senza tregua molestato da immonde fantasìe,si ricoperse in letto con un lacero panno usato dal Santo, c tosto sentissi spegnere la impura fiamma ; anzi la sperienza insegnolli, che al levarsi d’addosso il panno riaccendevasi la focosa tentazione, ed ismorzavasi al pronto ritornarsene a ricoprire. Effetto per verità prodigioso, posciacchè non mai potutasi conseguire eoa tant’ altri adoperati mezzi, fuorché con questo . Altri poi al semplice contatto d'una veccnia Tonaca santificata da Giovanni, cacciò in fuga lo spirito immondo, ed altri col solo invocarlo, s*) Volle finalmente la Reina delle Vergini contestar ella pure l’Angelica Purità dell' illibacissi* mo suo Servo ; posciacchè dopo la di lui morte felicissima videi! comparir effigiata in quelle carni virginali l’Immacolata Concezione di Maria, di cui era Giovanni divotiffimo. Poft fumts , scrive il P. Girolamo da S. Gioieffo nella Vita del Santo , e)us in membris purìjfìmtff Conceptionis Imago vi fa fìt io ché pure notò il P. Auriemma ne’suoi Affetti f’) D: quanto aiuto sia la Divozione verso del Santo per ertenere vittoria nello tentazioni contra la Santa pnritA : Veg. nella kac, de’-Miraceli da i-ui oprati, posta nel fine di questo Libro . X §8 X setti scambievoli ; (P. i. deli ’ C 0JW « f , -quali volesse Maria attestare essere statosi puro Giovanni, che per fino le morte di lui carni servis. sero di specchio condegno alia somma, iliibatis- fima di lei Purezza. CAP. XIII. Umiltà più cb'eroica dì Giovami , che supplica Iddìo dì poter vivere , e morir sconosciuto: Suoi desider} di patire , e patimenti interni da lui tollerati . T Ànto grande di venta V Uomo davanti a Dio quant’ egli. s* impicciolisce agl’occhj del Mon- do. Sulla baie di questa verissima,ed importante Massima usavaGiovanni ogni suo studio percom- patir dispreggevole ne’Ministeri, nel portameli- to , nel vestito, ed in tutto ciò, che porge aiuto a divenir picciolo, e vile nell* estimazione del Mondo, non ommettendo qualsivogîia di tutti que* mezzi, che fanno sembrare uno veramente infimo, ed abbietto tra gl*altrî, perch’egli voîe- va, che tutti lo credessero in realtà di fatto ,quale mostravan per industria di fina Umiltà . In qualunque esercizio di questa Virtù,*egî* era il primo a comparirvi, l'ultimo a dipartirsene • Scopare il Convento, servir alla Mensa, lavar i piedi genuflesso agli Ospiti , usare delle fiacche sue forze al lavoro dell’Orto, e tutto donarsi a* Ministeri più abbietti, per fino diGuattero nella Cucina, erano ( per dir così J la santa sua Ambi! zione, ed aslìememcnte il suo aggrandirsi, per- che il fissi vile nella Casa di Dio » egl* è il sommo carattere della vera grandezza. Ma ciò, che innalzava a grado eroico 1*Umiltà di Giovanni, si era il rallegrarsi, e godere della propia sua depressione, proccurandola egli stesso» e mettendola in prospettiva. A chi si rimira in altezza di qualche Dignità, ancorché Religiosa, troppo è connaturale 1’arrossirsi, e vergognarsi d’aver Parenti in abbjetta fortuna, siccome lo è il farsi pompa di vederli in elevazione di stato: Vanità, che tal volta sà trovar luogo anco fra le ruvidezze d’un Sacco; Giovanni avvegnaché graduato a Prelature della sua Religione, nulla più amava, che far comparire il poverissimo suo Fratello Francesco di Jepes,ogni qualunque volta da qualche gran Personaggio Secolare, o Ministro di Corte gli si faceva l’onor d' una Visita. Tenevaselo con piacere ne’Conventi ,ov’eg!i era Superiore, obbligandolo alla coltura dell' Orto dimestico,qual mercenario giornaliere ,* ed essendo una volta Priore in Paftrana , fecelo egli stesso vedere a quel Duca venuto a visitarlo, dicendogli : Questi è mìo Fratello , che travaglia per mantenersi . Effetto poi ammirabile di s\ eroica Umiltà era un certo sdegno, che accendevasegli in volto ascoltando qualche propia sua lode. A non perturbare la di lui, per tutt' altra cosa imperturbabile serenità, conveniva far un'alto silenzio de’suoi meriti, imperciocché se udivane un sol motto, od un sol cenno osservavano » non solo troncava subitamente il discorso, ma dolevasene, come d’un sensibile affronto ; laonde leggesi nelle infor« )( 6 ° )( Informazioni fatte per la di lui Beatificazione * che in tutt’ il tempo di vita sua non più, che tre volte fu veduto incollerirsi, e sempre per motivo delle sue lodi. La prima fu il sentirsi rammentare, eh' egli era il Padre della Riforma, cosa, di cui aveva patteggiato col Venerabile P.F. Antonio da Gesù, di non parlarne giammai. La seconda, il risapere, che mentre stava orando rapito in estasi , fu nascosamente espresso in tela il suo Ritratto. La terza, 1' udire un Religioso,che in vedendolo piagato nel piede scoine dappoi si vedrà ) disse avergli il Signore comunicato i suoi dolori, e le sue Piaghe Santissime. Così non contento d’aver annientata in se medesimo la propia estimazione, voleva che nè pur gli altri n’avessero di lui, cosa per cui ottenere, suggerivagli la sua Umiltà il modo d'oscurare la gloria per fino dell' operare manifesti Miracoli. Avviavasi un giorno dalla Terra di Porcuna alla Manchuella dì Ciaen accompagnato dalli Fratelli Martino dell’Assunzione, e Pietro da Santa Maria, quando scendendo quest’ultimo la costa, che da Porcuna cala al Fiume Salmastro, urtò in. un Sasso, e cadde per modo, che spezzatogli si T osso della gamba , sentivasi risuonar come canna infranta . S’accinse subito il Fratello Martino a reggergli la malconcia gamba , ed in quel frangente Giovanni non con altro prese a guatimelo , sennon coll’ applicargli un poco della sua saliva; poscia fasciata la gamba alla meglio,che si potè, secolo assettar sovra un Giumento, e proseguì il viaggio. Giunti ad una Osteria, e voleri- X 6r X do il Santo dargli mano a scendere dal Giumento, disse il Fratello, che punto non dolevagli la Gamba, come se non mai fosse caduto; toccatasela di fatto, e sentendoli totalmente ristabilito , scese francamente dal Giumento. Attonito il Fra- tel Martino di questo avvenimento, disse subito î queft' è manifesto miracolo, ma F umilissimo Giovanni per torre dalla Jor mente la stima, che di lui ne facevano : che sapete , rispose, che sapete voi altri de'miracoli'. Vedendo poi, che non ostante questa sua replica, il credevano miracolo, comandò loro in virtù di Santa Ubbidienza un profondo silenzio di quant’era accaduto. Andò più oltre quest’ ammirabile umiltàdi Giovanni, ed arrivò fin dove non poterono giugno- re tutt' i suoi indicibili travagli, cioè ad asssiger- lo , e riempierlo di profondissima malinconia. Mentr’ egli dimorava in Segovia , era sì palese la | di lui Santità, che tutti a - garafacevanleapplau- f so, chiamandolo a piena voce il Santo. In questo mentre capitò a Segovia il di lui Fratello Francesco di /epos, amatissimo da Gio: per la di lui povertà, e virtù, e Io trovò immerso in una tetra malinconìa, cosicché non riscontrò più in lui quel Giovanni sì allegro di prima, e sì tranquil- 1 lo : Pregollo allora Francesco a dirgliene il mo- 1 rivo, ma Giovanni rispondendogli coi gemiti* e con un profondo sospiro, disse finalmente lagnandosi , che ( per quanto fembravagli ) non {i degnava il Signore , d‘ esaudirlo , facendolo a par* te de'suoi dolori , e dileggi, posti acche anzi tutto giorno accrescevangtisi gli onori , i quali ali'anima sua recavano sempre maggiori afflizioni; e quivi in X 6r. X In ricompensa d* aver compiaciuto il Fratello , istantemente pregollo a non lo dire a veruno. Questo sembrar a Giovanni, che Dio non degnaste esaudirlo, nasceva dalle incessanti preghiere, eh’Egli umile veramente di spirito, porgeva continovamente ali* Altissimo , cioè di morir sena* impiego di Prelatura, per aver tempo da esercitar Umiltà, e soggezione di suddito; secondo di patir molto, e purgar in questa vita il suo Spirito per morir a somiglianza del Crocefìsso: terzo di morire ove non fosse conosciuto, per rimaner negl’occhj del Mondo, in vira, ed in morte sepolto in una perpetua, spregevole dimenticanza . Così li travagli, e disprezzi eran quelle Grazie, che T umiltà di Giovanni chiedeva a Dio, e chiedevale con più di passione di quanto altri chiegganno prosperità, ed onori. Quindi era poi, che ogni qualvolta gli venisse fatto, vedersi favorito di queste grazie, gioiva cotanto, che tralucevagli perfin nel volto I’ in- terior godimento. Una sorta però di patimenti «ragli d’atrocissimo cordoglio, senza poterne godere, onde convenirgli dissimularne 1' interno doloroso martirio. Quest’ era un ingombro di tenebre , nelle quali nascondendo Dio alcun poco la Divina sua luce, e dandone licenza anco al Demonio, tentarlo gagliardamente il maligno contro la Fede, e contro la Speranza; cosicché soprafatro Giovanni da mille dubbietà, sembravagli vedersi spalancato sott* a piedi l’Inferno. Aggiugnevasi a questo una possentistìma apprensione d'esser in abbominio agli occhj di Dio, e perciò ributtato dal suo Amore; con di più un discernimento si alto della sua miseria , eh* egîî medesimo non seppe a burnenti esprimerlo »sen- non col dire , che sembra tagli dì vedersi nell' ultima sua perdizione » e già già dannato. la quello deplorabile staro, confessò poi Giovanni nel suo secondo Libro della Notte Oscura , che sentivasi tormentare nel più inumo dell* Anima; come se una Fiera 1* avesse ingoiatole così lacerato vivesse nel di lei venere : Ciò non ostante egli si attenne con eroica costanza a Croce sì dolorosa;e dal patire con merito di sofferenza, si fece strada al patire con gioja per Carità. rallegrandosi negF obbrobri, ed esultando nelle ignominie. CAP. XIV. Patimenti dì Giovanni posto in Carcere : Illustra• Zjoni , e favori fattigli colà dentro dal Signore * e da Maria Santìjsma . S E di buon cuore bramaste Giovanni il molto patire, che andava chiedendo al suo Dio, ben può comprendersi da que’tanti rravaglj,che tollerò,e che potendoli agevoimenrescansare, non volle. Pochi giorni prima, che si aprisse la tor* mentosistima Scena della di lui Prigionia, ebbene Rivelazione da Dio ; posciacchè orando » gli fu mostrato ( come ali’ Appostolo) quanti dileggi , ed avversità patir dovesse per di lui gloria , e per Finterò stabilimento della Riforma del suo Ordine. Tanto depone nelle giurate sue Informazioni la M. Suor Anna Maria, aver ella inteso dalla stessa bocca di Giovanni, ed aggiugne che non X 64 X lîòn potend'essa persuaderselo, suda! Santo assicurata eh’egli dovea patir di molto, è che certamente sarebbe carcerato. Avvegnaché però egli ne fosse prevenuto con tale avviso, ciò non oliante ebbe il coraggio d’af- frontare quell'orrida serie dì patimenti, nonché sottrarsene colla fuga , ed aspettò, ad imitazione del Redentore, che fossegli dato a bere quel Calice amatissimo,ch'era soggetto di sue impazienze amorose. Non è da farsene le maraviglie , che anco tal volta nascono tra Santi certe discordie, le quali non offendendo punto la Carità, conducono non per tanto a violente risoluzioni, cosicché vadane l’uno poco men ch’oppresso dal!'altro, e quelli» seguendo in ciò fare qualche santo, e lodevolfine, accresca egli pure il propio merito; non già perche opprime, ma perche investe, e perseguita nel suo Confratelloqualchecolpa,avvegnaché soltanto appresa . Previdenze ammirabili sono j queste deli* Altissimo, valersi d’unSanto, per lavorarne un altro, ma d’ordinario fono da noi mortali poco, o nulla intese, perche dell’ altrui azioni non ne vediamo, che la sola esteriore cor- ! teccia, né passiamo a riflettere, che molte volte quello, il quale opera male, ha un buon fine , e Dio ricavane un gran bene. Esempli di questa sorta molti ve n'hanno nella Chiesa, ed uno d’ essi, ne fu Giovanni, la di cui prigionìa fu decretata da Uomini celebratissimi per Dottrina,eper Santità Venerabili, i quali per un abbaglio condonabile alla fallibilità degli umani giudizi, punir pretesero in Giovanni una apparente resistea- za contumace a* Decreti della lor Religione : Colpa , che tenuta per vera, sembrava meritevole di sì aspro castigo . Nel Generale Capitolo de’ PP. Carmelitani Calzati, celebrato in Piacenza dal Revmo P. Giam- Battista Rosso il giorno rr. Maggio 157$. fu ponderato essersi gli Scalzi dilatati oltre i confini del* ! la Provincia di Castiglia la Vecchia , eh’ era il termine prescritto dal R P. Generale alla loro estensione. Quindi (non sapendosi forse, che il dilagarsi anco nell’ Andalusa era stato permesso agli Scalzi da'Commessati, e Nunzj Apposto- lici )i'u preso qualche men soave rimedio contro della supposta trasgreffione a e stabilironsi varj Decreti da intimarsi a'medesimi Scalzi, co’quali principalmente ferivasi il P. Giovanni dalla Croce, Capo, e Guida degl’altri. Ora mentre Giovanni trovavasi in Avìla , fu preso di notte tempo, (*) e ben tosto trasferito a I Toledo , affinchè non se ne avesse notizia. Quivi ; furongli intimati gli Atti del Capitolo,e persuasa la mutazione dell’ Abito ; ma egli sereno in volto, e tranquillo nell' animo, con umiltà rispose aver avuto dal Nunzio Pontifizio , allora Monsignor Ormanetro, e dal Gommessario Apposto li co espresso comandamento di non ammettere quegli Atti, e di non mutare in conto alcuno il tenor di sua vita, nè 1 ’ Abito de*Scalzi. E Co- (*) Avvenne cib la notte de’4.. di Dicembre del!’Anno 1177, : De- vesi qui notare P invitta generosità del Santo , il quale sebben fatto consapevole in ispirilo da Dio della vicina sua prigionia, pure tanto poco pettSb ad evitarla , che ne attese intrepido il giorno. X 66 )( Codesta risposta sembrò una contumace ostinatezza (delitto sempre grave ne' Professori d’Ubbidienza onde sarebbe stoltezza il formalizzarsi poi de’molti travaglj, che quindi glie n’ accadessero Lo Zelo condannò ben presto Giovanni alle pene de'contumaci ,che cominciano d.sscarcere , per cui fu sceha una Celletta annessa a certa Sala, larga sei, e longa dieci piedi, orba di luce, sennonché nella più alta parte avea uno spiraglio largo tre dita » per cui dava il Sole nel suo meriggio si scarso lume, che a salmeggiare, ed a leggere qualch'altra cosa, era forza a Giovanni salire sovra d’uno scabello. II letto consisteva in due tavole, e due lacere coperte di lana, il cibo era così scarso, ed insipido, che il Demonio sin vano però ) ne prese motivo di tentarlo a credere , che si voleste la di lui morte, e quelt’ era un tormento sovraggiunto ali' esterior afflizione: ogni giorno poi di Venerdì veniva condotto al pubblico Refettorio, dal quale tornava talvolta insanguinato dalla circolar disciplina de* Religiosi, e per tutto alimento non gli si dava, che scarso pane, ed acqua, (*J persuadendolo intanto a ravvedersi; ma rispondendo egli con intrepida generosa costanza, che perderebbe bensì la vita, piuttosto che mutar quello stato » in cui sapeva di servir molto al suo Dio, ed al Sacr* Ordine, riputavasi questa di lui inflessibilità un nuovo (.*/Intendasi ci?» de’giorni di Venerdì; essendo falsa la propofaio* ne dei! Amore della mentovata Storia degli Ordini Regolati s Steste quivi neve ÌAefi nedrite con fole sene, ed acqua , X 67 )C nuovo ritto di disubbidienza, onde vie più ac- crescevasi il rigor del gastigo. Perseverò ben nove mesi nelle descritte peno» siisi me angustie di luogo, e di mal trattamento, nauseato dals aria fetida rinchiusa, dalle strettezze del carcere, e dal!’eccessi vo caldo, di modo, che non ostante l’ammirabiie di lui costanza, s’infievolì sì fortemente, che perduto affatto il sonno, ed ogni appetenza di nodrimento, nauseavasi anco nell'atto del mangiare, e tanto si consumò, che già più non poteva reggersi in piedi: ma ciò, che altamente più d' ogn’altra cosa affiigevaìo in sì lungo martirio, erano gt* immaginaci pericoli de’suoi Religiosi Fratelli, e gl’inrerni timori della propia coscienza. Udiva alcuni, li quali discorrendo nella Sala vicina al suo carcere dicevano, che già stava per disciorfi la Congregazione de* Scalzi, i quali dovevano esser forzati a calzarsi, e passare alla vita mitigata ; sicché il procinto, in cui vedeva Giovanni di esser distrutta la sua diletta Riforma, con altre nuove funeste, che ali* orecchio giugnevan- gli, erano per lui un’ in tesser ibi le ambascia, e tanto maggiore, quanto che a lui colà dentro racchiuso, era impossibile poter porger loro il menomo ajuto. Sopracaricavano queste penosissime sue trafitture, gì* interni suoi ribrezzi d' aver egli forse data occasione di tanti scandali, d* aver turbata la pace della sua Religione , d’aver fallico in separandosi da essa lei, e d* aver con questa sua condannevole singolarità forse ossesso iddio. Que- sti timori fono ì Tiranni dell' Anime Sante , che £ L amano X 68 x , amano daddovero il Signore ; ed acciocché riuscissero ancor più crudeli, ed afflittivi del di lui spirito, piacque alla Volontà Divina privarlo per fino delle interne celestiali dolcezze, nascondendogli la Diviniffima sua Faccia. E pure fra tante pene non discontinovava il Santo i fervidi suoi Atri di rassegnatezza al Voler Divino, per di cui Amor fosse ti va, e pativa sì di buon cuore, che se talvolta venivagli perdonata la circolar Disciplina del Venerdì, lagnavasene col suo Custode; tant’era lontano dal querelarsi de’suoi travagli. il Signore però, che non mai abbandona i suoi Servi, degnavasi consolarlo di quando in quando co’ suoi celesti favori, e 1’amorosissima sua Protettrice Maria essa pure facevagli molte di mostran/, e d'asserto. Poiché nel!’accennata Carcere di Giovanni, già per se stessa tetra, ed oscura anco di giorno, negavasigli inoltre il lume in tempo di notte, glielo somministrava tal fiata il Signore. Una tra l’altre fu veduto da certo Religioso mentre visitava la porta della Celletta, e temendo, che furtivamente data gli fosse qualche lucerna , corse ad avvisarne il Superiore : Andovvi questi con altri due, e nell’atto d’aprir Puscio, vide non sò qual lume » che ben subito scomparve; e ricercando a Giovanni chi gîie Jo avesse dato, rispose nulla saper egli di lume, nè esservi lucerna, o pietrafocaja, laonde credendo il Superiore d’aver «avveduto, se ne parti; ma poi disse il Santo, che dal Cielo venivagli quella luce, che gì! Uomini gli negavano. Stava un’ altra volta teneramente lagnandosi con Dìo » perché l’aveste da prima acceso col santo suo suo Amore, e poi lasciato in sì penoso abbandono, quando d’improvviso vide6 circondato di luce si bella, che tutto di giubilo gì* innondò il cuore, e poi sentì dirsi amorosamente : Son qui teco per liberarti. Sembra altresì, che in queste sue afflizioni godesse Giovanni d' una famìgiiar dimestichezza col Bambino Gesù; ma perché la di lui Umiltà fu troppo gelosa di nascondere sì sarte tenerezze, lo rivelò poi il Cielo in una delle Apparizioni vedutesi dopo nelle carni del Santo. In Giaen la Madre Isabella dalP Incarnazione Priora delle Scalze vide rappresentarsele un Religioso in lacero Abito di Calzato, ma senza Cappa, (così appunto stavasene Giovanni nel suo Carcere ) alla di cui spalla destra appoggiavasi Gesù Bambino quasi vezzeggiando, e Giovanni lieto, e giulivo quasi seco lui ridendo ; come se desse ad intendere quali fossero le finezze amorose dì Gesù con Giovanni tramezzo a tanti patimenti. Non meno amorosa fu la degnazione di Maria per consolarlo ancor essa. Da quanto raccoglie si per le circostanze , era la Vigilia della gloriosa di lei Assunzione, allorché postosi il Santo in Orazione, esprimeva il fervente suo desiderio di celebrar in quel giorno la Santa Messa , ma non essendogli possibile, trattenevasi in atti di tenera divozione in verso di lei. Nella seguente notte fecesegli veder attorniata di celesti splendori, e parlandogli con linguaggio di Madre amorosa » così gli disse î Figlio ( oh quanto è sublime codesto nome in bocca di Maria / ) Figlio , abbi pazienza, presto finiranno questi travaglj ; escirai da questa prigione , e farai consolato . E 3 Con Con intreccio sì vario di consolazioni, e di aridezze , di luce, e di tenebre , d’abbandoni, e di carezze, cresceva a maraviglia il suo amore verso Dio, e vie più arricchivasi di alte Divine Illustrazioni, cosicché diede principio in questo suo Ergastolo a queir Egloga tanto espressiva de' casti amori della di lui Anima verso Dio; Dove asconder ten gisti , E mi lasciasti in gemito infinito / Come Cervo fuggijti Avendomi ferito T f uscii dietro gridando , eri già ito. Questa ,che per allora non potè scrivere , spiegò egli dappoi diffusamente nel suo Libro intitolato: Esercizio d' Amore tra /' Anima , e Cristo suo Sposo , descrivendo ivi gli amorosi lamenti del suo Spirito. CAP. XV, Comandamento fatto da Maria Vergine a Giovanni d' escir di prigione , e difficoltà superate col di lei Padrocinio . Libertà riacquistata dal Santo. E Rano omai scorsi nove mesi da quando su condotto in Toledo Giovanni, allorché in fine piacque a! Signore di trarlo fuor di quel Carcere, e Mediatrice ne su {'amorosissima sua gran Madre Maria. Venuto pertanto il giorno dell' Assunzione comparvegli, e rallegrandolo colla dolce sua presenza , disseglj d'escir di colà, eh' ella avrebbelo ajutato,e lo stesso comandamento gli fu anco fatto da Gesù ; ma rappresentando Giovanni le molte insuperabili difficoltà per la sua grande fievolezza; replicogli la Vergine,che chi avea data mano al Profeta Elifeo , acciocché col mantello d’Elia passasse il Giordano, l’avrebbe anco data a lui per superar tanti ostacoli. Or mentre rincoravasi Giovanni, e tra se ruminava j modi d’eseguir il celeste comando, tornò di bel nuovo ad apparirgli la Vergine Santissima in uno de’giorni dell’Ottava, e per aprirgliene qualche strada, additegli una Finestra, la qualedall’alto interiore Clauttro del Convento guardava inverso il Fiume Tago , dicendogli che per quella si calasse, e si affidasse pure al di lei possentiffimo braccio. Sicuro pertanto della vicina sua libertà , volle il generoso Santo mostrarsi grato a chi in quegl* ultimi mesi avuta avea di lui qualche carità nel custodirlo : gli domandò primieramente perdono delle brighe , e molestie, che (diceva egli ) avea!» date, rendendogli grazie nel tempo stesso della connivenza usatagli talvolta col lasciarlo eftirea respirar aria fresca nella contigua Saia ; d* iodi gli regalò in segno di gratitudine un Crocefisso da lui portato in petto {costume solito de’ Scalzi ) col dirgli, che avesselo caro, sì per se stesso, come anco perche quella Croce era stata di Persona Santa: Di fatto elPera un legno raro con en trovi lavorati a basso rilievo gì’ Instromenti della Passione . Dono per verità pregevole , perché spiccato dalle mani della Santa Madre Teresa , che a Giovanni lo diede quand’ e gì' era Confessore della Santa nel Monistero dell’Incarnazione . § 4 GsL- Congedatosi in tal guisa con questo dono,dis- spose Iddio,che nel giorno susseguente alla predetta Apparizione dì Maria Santissima , potesse Giovanni riconoscer di veduta la Finestra già in ispiriro indicatagli, perlochè aiutato certamente da Dio a smover coM’opra delle sole mani la serratura dell’ uscio , e usandodell’ Ago, con cui rattoppava il cencioso suo Vestimento,s’accinse a formar delle due lacere Coperte una spezie di fune, cui nell’estremirà per allungarla v* aggiunse certa vecchia Tonaca datagli dal men rigido di lui Custode, ma a dir vero di così debole sussistenza,che non poteva mai reggere a tutt’ il peso d’ un Corpo umano . Postosi adunque Giovanni in Orazione aspettò, che suonasier le due della notte, ora , che a Juisenibrò più opportuna al suo intento. Quindi, uditoche n’ebbe il suono dell' Orinolo, accostosti sii' uscio, ma stando già per aprirlo,gli s’op poneva un nuovo ostacolo , ed era, che per motivo della calda Stagione erano stari collocati a terreno della Sala alcuni letti per riposo di certi Forestieri arrivati ai Convento, ed uno d’ essi attraversava l'imboccatura delia Celletta del Santo sentendosi però internamente incoraggiato urtò nella porta , e sferratasi tosto la serratura s’aprì; ma non senza rumore , e scuotimento degli addormentati, che nulla sapendo di Giovanni colà rinchiuso , destaron!! mezzo impauriti: stette però cheto il Santo senza escire , ed accortosi poi, che ripigliato aveano il sonno , uscì senza esser sentito da essi, avvegnaché per passare dovesse egli premerli co’ piedi attraversando il letto ; Restavagli ancor ancor la seconda Porta da aprirsi, cioè quella del- | \a Sala,e quest’era un altro ostacolo ; ma Dio permise, che appunto per I* impensato arrivo di que’ Forestieri ella fosse rimasta socchiusa in quella notte. Sortito in cotal guisa , e dal carcere , e dalla Sala , si portò alfa riconosciuta Finestra , a cui attaccata il meglio, che potè la mal sicura fune, lungh’ essa catasti dalla Finestra invocando il validissimo ajuto di Maria ; ma non giugnendo la fune fino a terra » dovette lasciarsi cader da alto , piombando sovra moltissimi mattoni ammucchiati sulla punta d’un muco della Città , qual punta entrava nella Clausura del Con vento, ed è talmente situata, che se Giovanni in cadendo scottavasi due soli piedi dalla Clausura, precipitar dovea dal muro della Città ; Dio però,e la Vergine fecero conoscer in ciòquanto efficacemente volevano questa sua fuga , poscia che colla loro scorta sicura » niun nocumento sentì il Santo dail’orrida scassa della caduta » Rizzossi per tanto Giovanni . ma trovandosi tuttavia in Clausura, nè sapendo il come sortirne, stivasene perplesso , ed irresoluto nel bujo della notte, accrescendogli 1° orrore dallo strepito del vicin Fiume , che ivi batte il muro da due iati, rompendo! suoi flutti tra grotti macigni, e dirupi. Vide a caso un certo Cane, che fuggendo da lui , avviavasi lungo la Clausura, e poi spiccò un salto dal muro, lanciandosi in un Cortile vicino : feguirollo ben tosto il Santo » sulla speranza dì trovar qualche adito ali* escita , ma nol rinvenne. Era questo muro alto un’ Uom* e mezzo X 74 )( mezzo, ne sapeva Giovanni come inerpicarvi^ per la molta sua estenuatezza ; pure ammollo la grande confidanza in Maria, e raccolte in se tutte le poche rimastegli forze , vi si aggroppò in guisa, che potè sormontarlo balzandosi nell’ annesso Cortile, il quale apparteneva alle Suore della Concezione, fuori però della ioro Clausura esteriore . Quivi aggirandosi tentone,andava cercando Usuo scampo, e più che mai disperatoli vedeva: Dalli due lati, che guardano il Tacerà chiuso il Cortile dalle mura della Città , s bòrica te sopra una rupe, che serve d’argine ali* impetuoso torrente del Fiume, dail’un canto ostivagli il luogo d’onde già era fuggito; Sicché altra uscita non rimanevagli, sennon 1’ altra parte superiore posta inverso delia Città per dove sembrogli avesse presa la fuga il Cane, non più veduto; Ma quivi ancora gli si opponeva un alto muro insuperabile al di fuori per una Fossa cosi profonda , che nemmen potè esser riempiuta dal detto muro entro diroccatovi mole' anni dopo. Tentò sdirlo aggr^pp-mdovisi colle mani, ma non potè; laonde dopo d’aver per ogni parte ben rimirato, e vedutosi più che mai in angustie, alzò fiducia Ime n te gl’occhja Dio, ed implorò il tanto necessario ajutu della Gran Vergine Madre, per comando de’.quali erasi accinto alla suga. Quand' e^co da certo insolito chiaror di luce , spiccatosi da candida nuvoletta , sentì ferirsi l’orecchio da qu ita voce soave , Sîegmmi. Seguì tosto Giovanni la Nuvoletta per il Cortile fino al muro, ove giunto, sentissi levar dolce* unente in alto , e trasportare di la dal muro , e della X 75 X della fossa , indi poggiato a terra in una strada , che menava alla Piazza della Città, sparì la Nuvoletta , lasciandolo tanto abbagliato,eh’ egli stesso dappoi raccontò essergli rimasti per buona pezza gli occhj come d* uno - che fissa lo sguardo nel Sole. In così fatti termini questa prodigiosissima fuga, ricolma di tanti incontri d’insuperabili ostacoli viene descritta da molti Testimoni, che dalla bocca medesima del Santo ne udirono minuto racconto, e quanto ai sostanziale eli* è appunto quale la riferì nella giurata sua deposizione quello stesso, eh’ebbe cura del Santo in quel tempo. Tardi s* avvidero i Superiori delia fuga di Giovanni , e fu inutile 1' inseguirlo , posciacchc il Santo s’ inviò dirittamente al Monistero delle Carmelitane Scalze, e disponendo Iddio che in quel momento, in cui ci arrivò si dovesse chiamare il Confessore per assistere alla Madre Suor Anna della Madre di Dio, colta da repentino Accidente, entrò Giovanni in sua vece per assister alla moribonda, laonde tutte fallirono le diligenze usate per riaverlo. Dopo poi d* essere stato per alcuni giorni umanissimamente trattato da D. Pietro Gonzalez Canonico Tesoriere della Cattedrale di Toledo » e ripigliate alcun poco le smunte forze , passò al Convento della Riforma in Almodovar , accoltovi ( com' è ben da credersi ) con quel giubbilo, con cui lo fu il Principe degli Appostoli nella Casa di Maria, e massimamente ne giubbilò la Santa Madre Teresa , che poco dopo stintele dalle sue Figlie in Toledo. Quale sentimento avesse Giovanni de’suoi sofferti serti travagli , conobbesi ben chiaramente da chiunque secolui n’ebbe discorso. Non solo non volle permettere, si condannasse di troppo rigore, chi avealo maltrattato , ma anzi se ne fece egli stesso acerrimo difenditore, lodando, ed adducemmo le molte ragioni della Religione in così punirlo , pubblicando per fino le virtù de’ suoi veramente scuse voli Punitori, e dicendo che guidati da buona intenzione in materia di Religione, e di giusta emenda, aveangli dati quegli Esercizi di penitenza ; quindi mostravasi avere per loro un parzialislìmo assetto. Di tal carattere erano rUmiltà, e l’amor di Giovanni. [*] CAP. Dallo schietto sincetistimo racconto di questo Capitolo, in cui convengono tinti gli Scrittori degli Atti del Santo chiaro apparisce quanto fuor di misura, fidandosi troppo di sua immaginazione s’allontanasse dal vero 1 ' Anonimo Francese Storico degli Ordini Regolari allorché scrisse nel già citato tom. r. cap. 48. Iddìo però fervìjjt del eredita , e âelP indttjìrìa di -C. j fessa per liberarlo , e metterlo in libertà, lo non nego che molto studiata siast Teresa per liberare il suo Giovanni , ma dalle Storie troppo chiaro si scorge esser piaciuto alla Divina Previdenza render inutili le umane industrie per trarne!» ella con pià luminosa liberazione- Il disinteressato Lettore potrà agevolmente conchiudere quanto debol fède aver si debba al mentovato Autore allorché •esamina ,-e di corregger pretende le altrui antiche Storie , in is- corgendo eh’egli in un fatto piuttosto recente , per cui descrivere occuparono li Scrittori più pagine,-'! malamente ingannassi j massimamente poi fè in discorrer di quelle venga da qualche -particolare-, e forse domestico impegno aizzato, e nei favellare di questo noh sembri aver egli potuto da qualche appassionata interesse venir abbagliato. X 77 )C CAP. XVI. Giovanni esaltan da Dìo colle Grafìe gratis date : Dono de' Miracoli, e Spìrito dì Profezia • Q Uella esaltazione , che Cristo promise agli ^Umili nel Santo Evangelio, eli' è spessimmo un premio anticipato della lor sofferenza; ed anco in questa vita, non che in Oslo , quelli più sono da Dio glorificati, che sembreranno più dispregevoli. Dopo tanti patimenti , e tante umiliazioni di Giovanni, volle far conoscere Iddio quanto folîegli caro, e meritevole di tutta la venerazione quel cotanto avvilito suo Servo; perlcche viderlì risplender in lui quelle Grazie gratuite, le quali sono d’ordinario riscontri fedeli, avvegnaché non sieno segni infallibili d’ una eccellente Santità. Quella de'miracoli accennata in trattando della di lui Umiltà, gelosa mai sempre d’iscansarne la gloria, fu conosciuta a pruova dal Fratello Fr. Giovanni dalla Madre di Dio , che ne’ Processi fece ne giurata testimonianza. Condott’eglidalla Pegnuella a Baez<* per esser ivi curato, sentissi tanto consumare dall’ardor della Febbre, che già i Medici davanlo per ispessito. Il Santo, che nella Pegnuella intese la mala nuova, pregò il P. Priore, che da Baeza faceffelo colà ricondurre, non ostante la di lui sì avvanzata infermità, poiché in arrivando soltanto alla Pegnuella, sarebbe risanato . Piegosi! il Priore alle persuasioni del Santo, di cui aveva un alta stima » ed in arrivando 1* Infermo „ )r 78 )( fermò riportato al Convento» corse ad abbracciarlo Giovanni » ed in quello desso momento sentissi restituir la primiera gagliatdìa di forze, cosicché immediatamente voleva andare nell’ Orto al lavorò Iti quello stesso Convento accade la prodigiosa estinzione d’un grande incendio. Sta egli situato nel mezzo a’Monti di Sìerd Morena , circondato da folte Selve» e da seminati di biade. In Un giorno de più caldi d" Agosto venne talento a certo Religioso di prevenire il pericolo deg 1’ Jncendj, che in quel bollore di stagione sogliono nascer tra que’Monti oltre modo adusti dalle Canicole » ond*egli s’avvisò valersi del Vento, che spirando in tal giorno a Tramontana » portar doveva il fuoco nella parte opposta ai Convento ; perloche appiccò il fuocoappostataffiente alle secche, e folte paglie delle biade di già mietute £ ma cangiando d’improvvifo il soffio del Vento,corse veloce ad incenerir quanto incontrava: Già il pericolo avvicinavasi al Convento» per cagione di certa foltissima» e larga siepe fatta d'aridi sterpi, che il circondava ; onde a questo ifreparabii disordine a vista di tutti i Religiosi per lo timore usciti dal Chiostro » il solo Giovanni fattoti a fronte dell' Incendio » gettoffi ginocchioni orando tra la siepe» ed il fuoco: vidersi allora con istupore alcune di quelle fiamme avvanZarsi bensì fino a lambir la siepe » altre ben anco a sorpassarla; ma in- frattanto non rimanerne offeso nè Giovanni,che ci stava dammezzo» nè la siepe Cotanto adusta » ed in seguito ritirarsi poco â poco» e spegnersi à se medesimo l’incendio . Più portentoso ancora fu !'avvenimento accaduto in Avila, ed operato nella persona di Donna Maria da Yera Religiosa nel Monistero dell' Incarnazione. Colta questa da repentina violente infermità, si ridusse a tale sfinimento,chemancatole ogni segno vitale da tutti fu creduto che già spirata aveste l’Anima; onde le Religiose ne fecero doglianze coi Santo, poiché morir l'avesse lasciata senza prima somministrarle i Sagra- menti. Ririrossi Giovanni nel Coro. e mentre stava orando per ridonar la vita alla Defunta; ecco frettolose correr alcune Monache ad annunziargli il prodigioso effetto della di lui Orazione, che ravvivata aveva la Morta . Allora il Santo rivoltosi con faccia serena a quella, che avealo rimbrottato , le disse : Figlia , siete contenta adejso ? Resosi poi dopo al Letto della risuscitata Inferma , udì intera la di lei Confessione , poscia esortandola a disporsi per una buona morte; assistertela fin tanto, che spirò di nuovo, e felicemente l’ultimo fiato. Molt’ altri casi , e rutti strepitosi accadettero , che per esser numerosissimi, lungo sarebbe il qui descriverli, operati dal Santo in ogni luogo, e tempo, usana’egli di quel? alto Dominio sovra le Creature, con cui Iddio degna onorare i suoi Servi, affinchè questo dono de’Miracoli, fosse un riscontro delia Santità di Giovanni, siccom’anco le fu quello Spirito di Profezia, che affieroemen- te comunicogli. Li Processi di questo Santo autenticano moltissime Profezìe pienamente avverate, e tra le altre quella della Beatificazione della Santa Madre Teresa. X So )( resa. Ne II* Anno 1588. in Granata disse a Giovanni un certo Religioso, come per iscberzo, essersi quella notte sognato, che la Riforma mettevasi a Festa per Teresa annoverata tra li Beati ; In Così udendo Giovanni, risposegli. Padre non facciasi burla dì queflo , innanzi morire lo vedrà. Di fatto videla effettuata quel Religioso, avvegnaché in quel tempo egli già fosse d'età virile, è neppur vi fosse chi per allora pensasse â formarne le preparatorie informazioni. In Segovia predisse a D. Giovanni di Rozco Arcidiacono di Cuegliaìt che se accettava la Mitra del Vescovado, a cui era promosso, sarebbegli stata funesta origine di travagli, e persecuzioni. Accettala non ostante ; ma così fieri furon gì’ incontri sofferti, che la depose,e ritirossi. ADonn* Anna da Pegnalosa Fondatrice del Convento d' essa Città» predisse » che stand* egli allora sulle mosse per il Generale Capitolo» non sarebbe più di ritorno» ma che bensì ella portarcbbe lui; av- verossi il detto; polche portatosi Giovanni nelP Andalusia , morì in quel Regno, e Dono* Anna col consenso de’Superiori mandò dappoi a trasportare il Sacro Cadavero in Segovia. D’un dolorosissimo mal di Milza, che affliggeva il Santo, e per cui il Medico avea disperato guarìrnelo in Gualdalazar , egli disse al suo Compagno: Nò, non è giunta per anco fora della mìa morte , ma bensì patirò di molto , perché la pietra non è compiutamente lavorata. Scpravisse in fatti, e del molto eh* egli patì,fu in parte cagione certa Catena di ferro, che per ben fette anni portata aveva stretta a* fianchi così fortemente, che a scioglierla X *1 )f glierla fa duopo stracciargli d’addosso coll indi- c/bil suo spasimo la carne, che aveala ricoperta. Predisse in somma a chi travagli, a chi morti repentine, a chi celesti savori, ed a chi spirituali consolazioni . Con quest’Occhio profetico, vedeva a fondo, non solamente il futuro,rrn eziandìo quelle presenti cose , che cadere non postone sotto !' umano conoscimento, cioè i più cupi nascondigli del cuor d’ un’ Uomo: Cose tutte,che in udirsele la Samaritana ridire da Cristo, argomentò con ragione esser egli un Profeta . Vedeva Giovanni ne’ suoi Novizj le tentazioni interne,e col suo lume celeste suggeriva rimedj, scoprendo loro minutamente quanto aveano in cuore,conche moltissimi ne rassodò nel santo proposito di servir al Signore . A certa Novizia in Granata £ per riferir un solo de’moltissimi suoi discoprimenti ] tentata a lasciar V Abito di Scalza , ma che teneva occultissimo il suo pensiere per non venirne dissuasa, disse il Santo con un sorriso: Figliuola, voi dovete esser Monaca , io ben lo sò ; Ciò che ora vi travaglia, non è già perché abbiate abborrimento alla Vita Religiosa , ma perché un penfier vi fâ guerra, permettendo Dio al Demonio far prova di voi : preso vedrajji esser vero quant' io vi dico : Nè guari andò,che trovandosi poi ella afflitta dal timore d’esser esclusa da sta santa Professione, dis« le le Giovanni: Non vi afflìgtte , poiché né code- fìa guerra durerà mollo, nè far avvi negata la Professione , come di sarto avvenne . A* Penitenti nel Confessionale suggeriva egli stesso le colpe dimenticate; lochè tra gli altri de- F pose )( sor pose esserle accaduto certa Religiosa in Segovia i ,» Confessandomi, dice ella, una volta, m’in- », chiese il Santo se altro restavami a dire, e rii- „ pondend’ io, che nò, soggiunse,ni con molta », mansuetudine ; Veda Figlia* io sà che sì, Io ,, replicai ; certamente Padre d’abro non mi ri- », cordo, ed egli d'stemi : ricordisi adunque dì „ questo,, e questo luche mi f ce stupite, es- », fendo passati quasi due anni,ne’quali già non », mai io avea di ciò pensato a confessarmi, av- ,» vegnachè fosser colpe, da cui non iscusavami, ,, ne ignoranza* nè età. Le Lettere finalmente, non che le parole di Giovanni erano Profezìe. A Donna Giovanna di Perazza, Dama d* alto rango, che soleva dire, altro non mancare, sennon il Decreto di Chiesa Santa per venerar Giovanni al pari de’più gran Santi de! Cielo; più volte avvenne, ricever da ; Segoviah di lui lettere in risposta alle sue inte- j riori afflizioni, e confrontatone il giorno, e Torà, | riscontrarle scritte in quello stessa momento, in ! cui essa stando in Granata scriveva al Santo per dargliene contezza: Come pqi avesse Giovanni una sì distinta notizia di^ ciò, che passava nelle Coscienze, chiaro scorgesi da quel tanto» eh’ ei scrisse alla Madre Anna di San? Alberto Carmelitana Scalza in Caravacca . Era questa Religiosa $ì forte angustiata dagli scrupoli» che prorompeva in lagrime compassionevoli » nè altro a lei sembrava poterle recar conforto, che il solo Giovan ni allora Priore in Granata. A consolarsi pertanto Imprese un giorno a scrivergli, quand* ecco nel punto stesso » in cui pigliò ia penna in mano, y fi x , ricevesse Lettera del Santo , che scioglieva idi lei dubbj, ed accennavate i! come governarsi frammezzo di quelli : dopo d’ averle minutamente descritta ogni pa. ricolarìrà ,facevate in cosai guisa coraggio : E sin a quando pensa, o Figlia, di esser portata dalle altrui braccia? lo de fiderò omai \vederla con una grande nudità di spirito, e così lontana da ogni appoggio di Creatura, che non fia bastevole tutto /* Inferno a conturbarla . Che la- grime inutili fono quelle ,che sparge in questi giorni? Quanto tempo prezioso pensa ella aver perduto con que sì scrupoli} Se desidera conferir meco i suoi travagli , vada a quello Specchio senza macchie dell' Eterno Padre cioè ali'Unico di lui Figliuolo , poiché in quello io veggo ogni giorno l' Anima sua , e fetida dubbio partirà consolata, ne avrà necessità di mendicare alle porte di Persone povere . Cosi Giovanni alludendo al discorso, che la Religiosa far voleva a lui, chiama se medesimo Persona povera nel tempo stesso, in cui fasti vedere cotanto ricco di lumi celesti, riverberati da quello Specchio Divino, nel quale tutto vedeva. CAP. XVII. Dono di Sapienza , e Discrezione degli Spiriti , co' quali il Signore illustrò Giovanni : Libri dì Mistica Teologìa, per cui viene detto il Dottor Mistico. T Ra gli altri doni , co' quali Iddio arricchì l*Ani- ma di Giovanni,ammirabile fu queU’akifli- tno conoscimento delle Divine cose, cbedall’Ap- postolo f i. ad Cor. c. io- ] addomandasi SermoSa « F % vìe X 84 X ftentìa. Avendolo scelto per Capo d’Uomini contemplativi, piacquegli ricolmarlo di Sapienza infusa, che val a dire d’una sublimissima cognizione di Dio, e di quanto a Dio s’appartiene, e di questo dono sembrò estere simbolo, e segno esteriore miracoloso una candida Colomba,che sempre stava, o vicina, o poggiata sulla Cella del Santo, anzi seguivalo per modo, che dal vedersi quella, o non vedersi, argomentavasi Tesser,od il non esser Giovanni in Cella ; laonde dappoiché Giovanni partì da Segovia , ove più non ritornò, sparì ella pure la Colomba, non mai stata veduta a cibarsi, né mai potuta esser presa da veruna mano. In Segovia adunque per tutto il tempo, che vi dimorò Giovanni, ragionevolmente si deduce » che scrivesse T ultimo de’suoi Libri, che poi perfezionò alla Pegnuela t indicandolo egli nelle materie, che in esso tratta, certamente sublimi, e vedesi aver egli sperimentati in se tlesso quegli amorosi divini effetti della Fiamma d'Amor viva, da cui glie ne venne quelT alta sublime cognizione di Dio, della quale se n’ esprefle la Santa Madre Teresa, che di lui favellando, chiamava- lo Uomo tutto Celeste t e Divino. Essendo solita ia Santa nelle spirituali sue perplessità ricercar lume dagli Uomini li più assennati, trova* vaio pienamente quel di lei Serafico Spirito nel suo Giovanni j ond’ è, che tal volta soleva dire alle sue Figlie di Religione. Vado quà, e là cercando luce , e poi ritrovo tutto quello , che voglio nel mio Sencillo; [vocabolo, che in lingua Castigliana suona Uom puro, schietto,e che X 8z X . che dice il vero]. (*) Più chiaro ancora se ne espresse la Santa scrivendo ad una sua Religiosa in Veas cosi : Non bo trovato in tutta la Caviglia un' altr' Uomo, come Giovanni ; parimenti scrivendo alla Madre Anna di Sant’ Alberto Priora in Caravacca , disse parlando pur di Giovanni; Egl' è un Anima , a cui Dio comunica il suo Spirito. Frase era codesta molto ben espressiva del sublime conoscimento, che avea Giovanni delle mistiche cose a confronto di tant’altriSanti, quanti ne consultava Santa Teresa ne'suoi timori. E ben n’avea ragione, posciachè lo Spirito Divino rischiarava la di lui mente con tanti lumi celesti, quanti ne riceveva ne’ sublimissimi suoi Voli di Spirito, e nel!'Estasi portentose, che dappoi accennammo. Era perciò la di lui Anima [dice un suo Confessore] come un Tempio dì Dio jovranaturalmente ìlluflrato , in cui a tutte l'ore la Maestà Divina proferiva Oracoli di Paradiso . Ritrovava entro dì sè medesima queft' Anima tutte le risposte a suoi dubbj, riconcentrandosi a consultarli nel propiosuoCuore , [ovequand'è cuor d'un Giusto degnasi ftare Iddio con ammirabile assistenza ] come appunto se Giovanni fosse andato a confi• gl 'tarsicon un' Amico di tutta intrinsichezza , non ritornando giammai senza risposta • Quindi ne avveniva quel maraviglioso modo di condurre Ani* me altrui per istrado agevoli a gradi di perfezione sublime, quel!' appianare le difficoltà, che JF z a* suoi (*} Presso gli altri Storici della Vita del Santo , io non ritrovo la parola Studilo f ma bensì Senecbìno . E mol o acconciamente pO" tea Tetesa chiamarlo ti suo Ser.ecbino g .si pel sentenzioso proso a* do di itti pariate come per ia picciola di lui iUiura . X 86 )( à* suoi Religiosi attraversavano lo spirituale di loro avanzamento» e quel discernere tra luce, e tenebre addomandato da San Gregorio Gratta /ubtìliffimne difcretìonìs ( Lih. Z. Moral c r%.) che non può farsi dell' sforno» se i’Aura dello Spirito Santo non ispiragli in cuore lumi di Sapienza Celeste. Con questo sin «stimo discernimento distìngue va Giovanili tra la vera » ed apparente Santità scoprendo que*tanti inganni » co' qu li il Demonio allaccia la Consueta femminil propensione alle spirituali dolcezze, Vivea in Lisbona certa Monaca rinomata al Mondo per le Piaghe adorabili del Crocefisso» che dicevasi portar elh impresse nelle mani » e ne* piedi. Il di lei grido» e molto più ancora i sottilissimi di lei infingimenti le aveano guadagnata per fino la stima de’ pm virtuosi, e de’ più accreditati Personaggi di'quella Capitale» cosicché avevano Cara > come preggevoìe Reliquia qualunque menoma cosa , che da lei potessero avere . Anco a Giovanni su tenuto discorso di questa prodigiosa Donna » mi Col silenzio egli «lavane segni di Manifesto dispreggio » avvegnaché fosse unicamente spfetz.aror di se stesso . Camminando un giorno il P. Gabtiello da Cristo Priore allora in Lisbona verso la Darsena vicino al Mare ; trovai s dice ] il Padre Giovanni dalla Croce ( quel Santo così poco conosciuto ) poggiato a queste mura colla Sacra Bibbia in mano ( posto » ccm' égli soleva) in contemplazione » e gli dffi pigliasse la Cappa , affinchè andassimo a visitate la Monaca ( Covi chiamata ^ dalie Piaghe » ed egli r istmi : Vada V. R. coti Dio t Che vuol ella andare te a vedere^ Una Ingannatrice ? Taccia, che presto scoprirà Iddio la di lei malizia . Avvenne di fatto, eh’esaminata dall* UiHsio della Santa Inquisizione fu trovata una Impolìtice , onde sii giustamente punita. Svelò pur anco gì* inganni d* un altra » che vaga oltremodo di penetrar alti segreti di Spirito, affettava Santità senza umiltà, conferendo le cose dell’ anima sua con artifizio sì scaltro » che Uomini di fino discernimento approvarono per buo* no il di lei spirito . Fu comandato a Giovanni leggere una da lei descritta narrazione del suo procedere, e darne poscia il suo giudizio, che peto dall* Ubbidienza a tiretto , diede la risposta in iscritto colle ben chiare proved’esser ella una delusa, e sul finir della modestissima sua Censura , diede questo parere ; lo Configgerei , che nulla di queste cose le facessero scrivere , che ansi il Confessore non mostrasse di sentirle volentieri , sâ non per dileggiarle >e toglierne a lei il concetto - La provino nelle sode virtù , massimamente nel Dfprcggio , ne II'Umiltà , ne il' U bbidien^a, ed al suono di questo tocco fatassi conoscer la piacevolezza dell' Anima , cagionatale da tanti favorii Queste prove sono le buone , perche non v* ha Dem&- nioy che per sua riputazione non sofie rìse a alcuna cosa . Dottrina del Santo per verità celeste » e che nel nostro Secolo dovrebbe attentamente usarsi da qualche incauto Direttore, che goverm Anime poste fuori de* S xri Chiostri, tra mille inciampi del Secolo , le quali non per tanto affettano talvolta Visioni,e G'azie d’aìto rango,amandone una superba pubblicità. F 4 Quelli* t X 88 Y Quest* utile insegnamento lasciò egli scritto ne* suoi Libri ammirabili, che sono un nuovo fedelissimo riscontro della Celeste Sapienza ,con cui lo Spirito del Signore illustrò la di lui mente. Ne formò Giovanni la rara Idea colà negli orrori della sua Prigione, ed ora tradotti in varj Idiomi spargono luce in ogni Regno Cattolico, e sono con tanta venerazione ricevuti,che diversi Porporati, Vescovi, e Teologi ne fanno sublimis- stmi Elogj, fino a pareggiar gl* insegnamenti di Giovanni a quelli del Divino Areopagita. Odasi in comprovazione quanto ne scrissero li due Eminentissimt DeTorres ,e Detti della Sacra Congregazione de' Riti nelle Lettere Remisso- riali per la Canonizzazione del Santo. Libros de Myflicà T beologià , qui per diversa Regna ciré arriser untar , coelefti eruditione fcecunâos , sublimi adeo , & ammirabili flylo confcripfit , ut talem sdentiam divinìtus revelatam effe , non humano aqui- fitam ìngenio , exifliment omnes , quorum ledìioad veras, à faljis illuminatìonibus difcernendas , anima jq uè in perfebìionis vìa roborandas perutilis comprobatur ; unde DoCÌrina Sancii Dionyfii Areo- fagita a hgentibus comparata est . Con questi due Porporati accordasi pur anco 1’ Eminentissimo Civetti, che fecene la prima volta un pesacissimo Esame per comando della Sacra Congregazione, e qualificò gli Scritti delSaoto Colla seguente espressiva; In Opufculìt Servi Dei Joannis a Cruce conftat continerì doctrinam fybtilijjìmam , ut pra- exceijìor vìx.tnìfi in Sacrìs Codicibus pojjit ìnveniri . Conobbe altresì 1’ filmo >e Revmo Arcivescovo di 5. Jacopo D. Agostino Antoimez già Cattedratico )C hX tîco Agostiniano in Salamanca > da quale spirito fosse ella guidata la mano dal Santo Scrittore , onde ne disse: Libri Joannis a Cruce, haud obscurè indicant Spirittim , ac Code (lem Lucem , quibus , dum fcrìberet , affluebat j avendo anco usata una con simil frase d'encomio Moniig. Vescovo d’ Ur- gde D. Antonio Perez. Perlochè ne derivò a Giovannii! gloriosissimo titolo d* ESIMIO DOTTOR MISTICO, datogli sfatanti altri, che per tale Io acclamano, con tutta ragione dall’ eruditissima penna di due rinomati Teologi, Pon'/.e da Leone l'uno , e 1*altro Arnoldo Mescolio. Jobannes a Cruce , scrive il primo: Ob preclara sua script a , pire, <& justi' iià Mysticrf Tbeologi Rettore dei Collegio della Compagnia di Gesù in Ubeda , il quale così lasciò scritto : Quamvis non paucos Dosi or a , qui de My~ fììcà Tb oologìa (crìpferunt » evolvertin ; nullam ni - bìlominui Doùìr inani foììdiorern , ncque Jublìmto- rem in venisse video r il là , quani Saniam Johannes à Cruce cvnfcrìpfìt . Ma perche troppo noja recherebbe il riferire le tant* altre qualificazioni de’Libri di Giovanni, î quali sono: primo » La salita del Monte Larmelo : secondo. La Notte Oscura: terzo. L' Esercìzio d* Amore tea l' Anima 3 e Cristo: quarto, La Fiamma d* Amor vìva. [*] Quindi è forza om- ! mettere quelle dell' U iveriità d’ Alcaldi del P. j Tommaso Daoiz, del P. Francesco Aravio, en- î tratnbi deli' Inclito Ordine de’ Predicatori , del Montesinos, del Mira ve te -, e d’altri non pochi celehtatifiimi TeologirC relìrignetfi a quella del Nobi- <*} Questi fono 1 libri principali , che compongono l’Opere del Santo, Non mancano pelò altre picciole utilissime di lui Operette, le quali fono I Irruzioni , e Cautele Spui it.ili contra r comuni armici il Aetsìfi, e Sentenze Spirituali. IH. Lettere Spirituali scrìtte a Ai verse persone IV. Poesie stivate sopra diversi argomenti Serri . V. Tra iate delle Spine dello Spirito , scritto dal Santo per lina Monaca Carmelitana Scalza, tradotto per la prima volta nella lingua Italiana i e Stampato in Venezia !' anno 174? Compose inoltre il San o cert’ Optra di cui siamo privi, contenente certe Regole per discernere i Miracoli Veri da salsi, coni’ abbiamo da! Girolamo di S Giuseppe*! lil 4. cap. 8., e dal P. Paolo d'Ognissanti cap. 1 jr Jf. t. Quest’ ultimo cosi scrive ! Opiti fjStoddam de Tmaginihm prùdighjt! Ccnobii nostri <3HaÌalcaztnsts , i» Rnpenfi asceser o (cioè della segnitela ) dcgens compostiti , Vidìtìl- litd aliqìfxnda A, P. Alphonsns a Maire Dti , & admiralile effe affitta at. Due Valentuomini de> nostri tempi segnalati si sono nel fate dti, nuove separati Versioni delle Opere di quest’Insigne Mistico Dottore, uscite alla luce in Venezia Tanno 1747. L’Abate Fabric- ci è l’uno, e il P.Marco di L. Francesco Carmelitano Scalzo i I altro. )Cv )( . Nobile D. Tommaso di Vargaš Regio Cronogrâ» so delle Spagne : Infcriptis, dice ,johannis aCru - ce , pietatis , ac dolirìnce sudicio plura funt Sacra* menta > quarti Verba ; nec mìrum , cumiUe [ut dé Dìonyfio Areopagìta cenfuit Nicepborus 3 sublimi rerurn Divinar uni Cuntemplatione , fententiis , & e [oc ut ione t admiranda prorfus , & excellentialorh gè ab iis t qua; prò hominum capta edita funt , dtf sta compo] uerit . £*] C A P. XVIÎL Dominio di Giovanni sopra gli Spìriti Infernali â che il temono * anco lontano * e morto * S E Con tanto lume di Celeste Sapienža scopriva Giovanni* e deludeva le frodi del Demo» nio a benefizio deli’ Anime ; ben altrettanta forza superiore avea pet^scacciarli da que* Corpi * che crudelmente invasavano* Ben tre Legioni di codesti maligni Spiriti iscrive la Santa Madre Te* tesa (*) Agii Elogi recati alla Dottrina del Santo molto convenevole fa» là l’aggingnere aver la Sacra Corigreg de’ Riti l' anno 1(077, nellé antiche Lezioni dell' Ufficio di 8 . Giovanni dalla Crocè approvato le seguenti espressioni ~ Librai ccrlefii fapientia referto* de Myfìieà Theologia toàfcripfit a adUitrabilti piane othnium jifdrcio - e nelle recenti ordinate socio Clemente XII. per tuttala Chiesa tini celiale. quesì'alàe: In diviati exaltcandis arcanti tequila* 4 S. Thereftà Apostolica Sedie juditio dioìnitus ittftruftus lihkos de JSÌy • filai Theologià cceleftt fapierttia refertoi confcripsit . rtlludefî in quelt* ultime a ciò Ciré scrisse Benedetto Xîlf nella Bolla della Canonizzazione del Santo al § lv. in myflicé Tbiologia areanìs seri* pto eaplhandis aqite % ac Teresa disìnitùs inftrnftui - fré qui debbo tralasciare, che interfòg«to il Santo da Uria Carme!!* tana Scalza di Veas ammirata dell’ altezza. t e profondità degli Scritti suoi, se Iddio gli aveva infuse quelle Diviste parole , rîs* pose; figlia alle tilt* Iddio ttoc li ed altre te canarie i$ i resa aver il Santo sgombrate da un pover’ Energumeno stand’ ella in Avita , ma ciò , che maggiormente dà risalto al predominio di Giovanni su codesti Angioli rubelli si è, che al solo presenta rg lili un qualche invasato,conosceva con quali mezzi dovesse esserne liberato, e per quanto di tempo permettesse il Signore, che ne portasse il tormento. Uno di questi miserabili sugli presentato in Granata , che avea stancata la sofferenza di molti Esorcisti; ma Giovanni in vedendolo, conobbe esser quel Demonio uno di quelli, che non iscacciansi se non ìn O rat ione , & Jejunio , ( Mare. 9 .^ laonde senza usar di tanti Esorcismi, si pose genuflesso ad orare : alla possanza dell’ Orazione cominciò lo Spirito maligno a dar in urli d* Inferno ; accompagnati per becca dell' Energumeno dalle più villane ingiurie , e minacce contro di Giovanni , ma dopo terminata 1' Orazione » rizzossi egli da terra, dicendo; Già il Signore ci ha conceduto-, che questo maligno sen' esca, non v' è che dubitarne , e ben tosto rimase libero quel? infelice Ossesso. -Ritrovandosi in Castiglia la Vecchia , s’abbattè in un Uom cotanto perduto, che per conseguire un rnaîvaggio suo intento erasi donato al Demonio, Con Iscritto ta stipulata dell’ infame sua Schiavitù', per cui già disperava affatto della Misericordia Divina, Mentre il Santo umiliava preghici e per lui alla Maestà di Dio, non cessava il crudele Spirito di tormentar quel volontario suo Schiavo con mille minacce , mettendogli sotto degli occhi la Armata Scrittura ; incoraggiato ■non pertanto l’ Infelice, ebbe fiducia] ricorso a Già* Giovanni » acciocché volesse farsi Mediatore della sua liberazione, ed il Santo forzò il Demonio a restituir la Carra ; Comparve il Maligno visibilmente , ed arrabbiando restituilia , nè altro far seppe , se non vomitar ingiurie contro Giovanni» ed indi precipitarsi agii Abissi. Più portentosi per le loro circostanze furono altri due incontri, ne* quali ( per dir così ) comi battè fronte a fronte cogli ostinatissimi Spiriti. Permesso avea il Signore,che in un certo Moni- stero vivesse una Monaca angustiatìssirna dallo Spirito Bestemmiatore, che fuggerivale Dogmi contrarj alla Santa Fede , aggiugnendovi sovente laidissime tentazioni . Alla presenza di Giovanni sentivasi ella tranquillata nell' Anima, ma tosto eh* fra partito, rinforzava gli assalti il Demonio, e per distruggere le celesti Dottrine lasciatele dal Santo,entrava perfino ne’Tribunali di Penitenza sott’ abito mentito di Giovanni , persuadeva Massime indegne alla Penitente ingannata, palliando con artifizio maligno il veleno, che a lèi porgeva. Interrogata un giorno dal Santo come se la passasse , risposegli di trovarsi quieta alcun poco per quel tanto , che 1* antecedente sera aveale suggerito : a questa risposta Giovanni ,che sapeva d* essere stato fuori di Città la sera decori sa, scoprì la frode del finto maligno Direttore ; onde s’ avvisò in bene di lasciar in iscritto alla Religiosa le sue Sante Istruzioni, spscrittedi proprio pugno ; ma anco qui usò il Demonio de" suoi inganni, scrìvendo altroconsimil Foglio, in cui dicevale, che per essere indispensabile la sua partenza «risoluto avea d’avvisarla d’alcune cose ap- X 94 X appartenenti alla Dottrina lasciatale peli' altro Foglio, ed erano in somma allargamenti dal retto fendere sotto coperta di libertà di spirito. Tornò per buona sorte Giovanni al Mortistero, ed intesa la seconda novità, chiedeste quel Foglio, riconobbe lo dettato da! Padre della Bugìa, gode a distruggerne affatto Tempia suggestione, orò fervidamente al Signore, rappresentandogli ch'essend' egli un mero debole Uomo a confronto del maligno Spirito , non altri, che 1’ Onnipossente Divin Braccio era valevole a riparare tante frodi ; Usando in appresto gli Esordiali, costrinse il Demonio a rintanasi, ne’suoi eterni incendi, nè mai piò osò molestare la rimasta con- solatissima Religiosa, li secondo avvenimento, che ben merita d'esser riferito, fu anch'esso in altro Monistero. A certa Religiosa, fin quand’era Fanciulla nel Secolo in età di sei anni, erasi fatto veder il Demonio in apparente bellissimo sembiante, per cui ne F avea invaghita, Col crescere degli anni, crebbe in lei i! desiderio d’imparare da libri profani arguzie , e facezie per comparire ben accorta; tutt*in se stessa ambiziosa di sentirsi applaudita, e vedersi corteggiata . Udissi un giorno fra gli altri promettere dal!’ Ingannatore, che secondava ildi sei genio, eh’avrebbela resa addortrinata, e sagace nelle pisi astruse materie, dissidi, non solo alla capacità del di lei (esso, ma ben anco a quella de' p ò studiosi Letterati; non altro a lei domandando , che una Polizza col suo sangue tose ritta, in cui si obbligasse d’esser di lui solo, nè altri, che lui riconoscete . Prestò 1' infelice Don- Donzella il suo assenso, e trattole il Demonio i! vivo sangue dal braccio , ella soscrisse !' empio Fo- glio, indi amò cotanto perdutamente il novello abbominevole Sposo, che odiò Gesù Cristo, ardentemente bramando, che ogn* altra Creatura l’odiasse. Cresciuta in età la vana sedotta Fanciulla vesti 1 "Abito Religioso d'un' Ordine 8ocro ,e giunto il tempo di Professare, fece sena’orrore le solenni promesse a Dio, giurando, con menzogna sacrilega fedeltà da Sposa al Crocesisso nel tempo stesso, che portatane in cuore la non molto prima giurata inimicizia . Anco nel Nîonistero si mantenne fedele al Demonio. Quindi, giunta a compiere il quarta lustro, favellava in ogni qualunque Idioma, sapeva la Scienza di tutte le belle Arti, e dichiarava sì fattamente le Divine Scritture, che attonito ne rimaneva chiunque la udiva. Al nostro Giovanni fu incaricato 1’ Esame della Parlatrice famosa, venuta per quesi" effetto al Parlatorioj ma ecco che quella, la quale faceva tutti ammutire per la maraviglia , ammutolì, tremò, e sudò presente il Santo, qual Rea davanti ai suo Giudice . Conobbe tosto Giovanni, l'origine della stravagante mutazione, ed obbligato dalle preghiere de* Superiori di quel Monili ero alla malagevole impresa di curare quel!® Anima, preparossi a combattere in lei loSpirito maligno con orazioni, e penalità particolari; Cosi del pari preparato ben era anco il Demonio per tenersi forte ZI cimento, a cui seco avea tratte dagli Abissi tre Legioni di Spiriti. Sa- X 96 X . Saputasi dunque dal Santo nel primo Esame la serie abbominevole d'una Scena sì tragica, propose alPinfelice Religiosa con tutta carità P orridezza dell' enorme suo delitto; il grande pericolo di perderli perseverando in esso, ma altresì la grandezza immensa delie Misericordie Divine , e la Sapienza non vana , ma profittevole , di cui Dio riempie P Anime a lui fedeli, cosicché la innamorò a bramare 1» propria salvezza. A questo, che riuscì mortal colpo per il Demonio, cercò egli il maligno di riparare,e fintosi d'esser Giovanni, entrò in Parlatorio proponendole lentimenti di disperazione; ma saputolo per rivelazione il Santo in quel momento, portosi! in tutta fretta al Monistero per parlar alla Monaca ; e perché le Portinaie distergb, che già la con saputa Religiosa stava attualmente conferendo col Padre Giovanni; replicò egli, Io sovd'cfib, non già colui , ed in così dire entrò il Santo nel Parlatorio, alla di cui presenza regger non osando il Demonio, discomparve il finto Giovanni, e dopo di lui dovetter anco ceder il campo tutti gli altri maligni Spiriti,cacciati dal di lei corpo, e forzatametue costretti a restituire visibilmente l’indegna Polizza. Giunse poi a sanare affatto la delusa, e rìdustela ad uno stato d' esemplaris- lima penitente Religiosa . Per così portentose sconfitte andavane smanioso, ? pauroso sì fortemente il Demonio, che da- vane aperti segni al solo dover essere condotto davanti aGiovanni nel corpo d’un qualche Energumeno. Arrabbiando più d’ una volta in Gm< nata nata disse: già viene, già viene lì Sene lilo [*] a perseguitarmi : Confessò in Salamanca , mentre un Sacerdote recitava gli Esorcismi, che un Frutice- lo Scalzo ( accennando Giovanni ) era il maggiore suo nimico. .^Il'accostarglisi Giovanni nella Villa di Ma to rase, sciamò: già viene il Basilio a perseguitarmi: già abbiamo un altro Basilio in terra , che ci perseguita. E finalmente mentre il Santo sfavasene orando , lagnosi! per bocca d* una Energumeni in questi termini ; E' egli possìbile, che non posa io vincere questo Fraticello , e che non trovi modo dì farlo cadere , estendo tanti anni , che mi perseguita stella tate , e tale Città , nella tale , e tale Villa ( tutte nominandole) e neppur qui vuole lasci armi? Non finì questo timor de' Demonj col finir Giovanni di vivere, ma ben anco perseverò a fronte delle di lui sacre Reliquie. Stava ai servigio di Donna Caterina Urcega in Ubeda certa invasata Donna, per cui prosciorre eransi usati in due anni inutilmente tutti i più possenti Esorcismi. Infermatasi questa Dama, e bramando avere la Benedizione del Piede del Santo, che conservasi in quelConventodegîiScalzi, feceselo recare al letto. Mentre col sacro Piede entravano i Religiosi per la porta del Palazzo» trovosix a caso nel Cortile 1* invasata Donna, che nulla sapeva ,nède'chiamati Religiosi,nè della Reliquia, che seco loro coperta tenevano ; ma sentendone G ben II P. Giuseppe antico Scrittore delle Gesta de! Santo pone la parola Smcquiu , che dal Casigliano nel nostro Idioma tradotta lucrila io stesso che phchl State* t 0 Senabina siiti. z< cap- î*> ì y 98 x ben subito il Demonio la possente virtù, diede quella misera in urli, ed in ismanie d’ Inferno, ad alta voce gridando: perché mai portate qui il Calcagno dì quel Fraticello mio nimico? Cacciatelo via,, perché mi tormenta , e m'abbrucia ; poscia fuggendosene, ascese furibonda sul più alto •Appartamento di Casa, né fu polli bile fermarla, finché non andò ad intanarsi fin sotto al tetro, ove contìnovando i suoi urli, continovava ancora le medesime sue parole. Comandò allora la Dama a due ben robusti Uomini, che di là ca- j vaste ria ; lochè riuscì dopo molta resistenza: Condotta poscia alla presenza de’Padri, che scoperta aveano la sacra Reliquia , spiccava salti, quasi a cozzar colla testa la soffitta della stanza; finalmente applicatosele il Piede del Santo, si tranquillò di repente, nè dando più ulteriori segni, chiaro conobbesi, che il Demonio se n* era subito \ fuggito. Un altro Demonio in Vagltadolid forzato dagli Esorcismi confessò, che quel Fraticello Scalzo, Giovanni dalla Croce, facevagli la maggior guerra, ed obbligato a dirne il perché, rispose aver egli trovato un certo senriere : accennando costui ilLibro del Santo, intitolato Salita al Monte Carmela , ed applaudendo suo malgrado a quella penna felice, che in quel Libro scoprì il suo trasfigurarsi in Angiolo di luce, ed insegnò come ravvisarne il negro nascoso sembiante, per non arrestarsi nel camminare alla stretta unione con Dio. x 99 x CAP. XIX. Est a fi portentose , che accompagnano Giovanni anco ne ’ Viaggi . Visioni Celesti , § Favori fattigli da Gesti , e da Maria . T Roppo malagevole,e Icnga cosa sarebbe descrivere in parre, non che per minuto le amorose dimestichezze usate da Dio col suo Servo Giovanni, ond’è forza restrignersi a solamente alcune poche riferirne; giacché a chiunque, o l'udiste, o '1 miraste, chiaro appariva avere la Carità trasformata in Dio la di lui Anima, che felicemente perdevasi in Voli, ed Estasi. Celebrando un giorno a vista di numeroso Popolo nella Chiesa di Baega, sentivasi già già con empito rapire a Dio, pure facendosi forza 1*umilissimo Santo per impedir la presentita alienazione da' sensi, giunse fino a poter consumare il Divinassimo Corpo, e Langue; ma appunto da questo Celeste Cibo rinvigorendosi vie più il suo ardore , rimase sì fattamente assorto, che col Sacro Calice in mano se ne stette per buona pezza immobile, vibrando raggi dal volto; Ad un sì bello spettacolo proruppero alcuni del Popolo in queste voci : Scendano gli Angioli dal Paradiso a terminar questa Mesta; essi foli postano proseguirla con pari divozione , giacché il Santo non è in ifta - to ai finirla. Un altra fiata in Caravacca estendo circondato da' soliti riferiti splendori, rimase rapito il suo Spirito nel mentre stava fiso cogli sguardi adì’Ostia {aerata,onde poi ebbe a dire; G z , Questo gran Dìo fi è manifestato ali* Anima mìa con tanta Maestà , che finir io non poteva la Messa , e pereto temo alle volte mettermi ali' Altare . favellando il Santo del grande Mistero, e spiegando quelle parole : Flumini! impetus leetìficat Civitatem Dei. fPsalm. 48. ) {pestissimo rimase estatico a vista de* Religiosi. Erangliit refi cosi famigliari questi rapimenti, che ben’ anco in viaggiando innalzavasi a Dio. Il dolce mormnrìo d' un Fonte, l’ amenità d* un Prato , o la solitudine d’ombrosa Selva, erano inviti più che bastevolt al di lui Spirito p^r salire ali’amato suo Bene. Viaggiava da Toledo a Cuen- ed arrivato a certa scita boscaglia, si mise quivi a posar col Compagno alcun poco. Internatosi poi da se solo nel più oscuro delie piante, fi pose in orazione sì fervida , che dopo molte ore andato il Compagno a ricercamelo per proseguire il viaggio , trovollo sollevato da terra col corpo in aria Qyesti rapimenti lascia va agli in volto certe celesti impressioni, ed accadevangli sovente in passando per qualche albergo, onde guadagnavangli cotanta venerazione, che tavola per sino 1 * Albergatore ebbe a dir con molt* altri : Io giurerei , che quest* Uomo egli è un Santo . Che ricevesse Giovanni illustrazioni Divine in queste sublimissime Estasi, ben può raccorsi da quelle sole, eh’ avea circa il Mistero dell’Augustissima Triade. Sì degna (disse egli stesso a certo suo Confidente ) fi degna Dio comunicare a questo Peccatore con tant ’ affluenza di luce il Mistero della Santijfima Trinità , che se non av* vaia* )( 101 )( valoraffe la Maestà Divina la mìa fiaccherà con farticolare ajuîo , [arebbemì imponibile poter vi- vere. E quindi era quel parlarne con sentimenti sì elevati,che in Av'ìla potè seco rapire in Estasi anco la Santa Madre Teresa. Scavasene Giovanni fecole! favellando in Parlatorio , nel giorno appunto del Mistero Augustissima, e tanto scioglievasi in dolcezze nel celebrarne i grandi , incomparabili prodigi, che già sentivasi rapito: Egli però per togliere, che non salisse il suo corpo in alto» afferrò la Sedia colle mani ; ma nulla valsero le umane sue forze per resistec ali’ empito della celeste impressione, sicché Io Spirito trasse seco non solo il Corpo di Giovanni , ma ben anco la sedia : La Santa Madre, che già sentivasi infervorata da’ medesimi impulsi di Amore, provò nel tempo stesso il medesimo effetto accaduto a Giovanni, ed essa pure salì verso il Cielo afferrata alla propia sedia. Entrò in quel momento nel Parlatorio Suor Beatrice da Gesù, che dappoi passò alla Riforma » per fare certa ambasciata alla Santa Priora, e fu testimonio oculare del prodigioso spettacolo, avendo in appresso saputo per bocca della medesima Santa Madre, essere stata cagione di quel violentissimo rapimento alcune parole, colle quali il P. Giovanni avevale scoperti altissimi lumi, eh’egli avea ricevuti dalle tre Divine Persone. Violenze sì amabili erangli poco meno che continove , poiché dal vederlo i Religiosi in qualsia oglìa sua azione, anco indifferente, restarsene rapito, deduce vano quant’ egli fosse favorito da Dio, ed a lui strettamente unito. Massimamente G Z poi Y ioì )C poi se ritiravasi ne*luoghi solitario nelle Grotte Eremitiche, nelle quali procurava appiattarsi, sbrigandosi il più presto poteva dalle dimestiche cure,e ritornatane col sembiante d* un tale, che veduta avesse la Divina Faccia, e colla bocca tutta saporosa delle dolcezze Celesti. Attesta un autorevole Personaggio di Segovia , che quand.* era chiamato, o ricercato da qualch’uno,trova* van lo il più delle volte nascosto nella Grotta del Giardino, ed in sortendo di là, era cotanto assorto nelle cose di Dio, che sembrava incapace d* accudir à tutt'altro; e rispondeva bene spesso : Padre , per amor di Dio lascimi stare , che adesto non posto trattar cogli Uomini. Da queste quasi abituali alienazioni da sensi nasceva in lui un contitiovato parlar di Dio, e parlarne sì dolce, che gli Uditori duravano molte ore in quella qualunque positura trovavan!! ; altri o lasciavano, oraccorciavano, odisserivano il pranzo, soltanto per udire quel!’ Uomo Estatico favellar cose del Cielo, e più d* una volta accadeste , che rapito egli in Estasi, secolai rapiva anco gli altri ; onde poi chi cbiamavalo per so- pranome il Divino Stieno , chi il Divino Incantatore ? e chi il Serafino incarnato , ad altri sembrava , dicono ne* Processi , che in trattandolo , si aprisse loro il Cortinaggio dei Cielo; Quindiera , che grugnendo il Santo ad alcun nostro Convento , pareva si accendesse da pertuttoun Fuocodî Amor di Dio p*ù fervido del solito, Con rioova- t e brame, -ed efficaci proponimenti in ciascheduno de* Religiosi di vie più avanzarsi nel Divino Serviggîo. X 103 )( Tra le Celesti Visioni , eh’ ebbe da Dio nelle sue Estasi, una sene legge, che suassiememente favore celeste,e Martirio atroce. Conrempland* egli la dolorosa Passione del RedentorCrocefisso, vistelo tutto pesto, e malconcio , quale lasciaron lo alla Colonna flagellato gli empj abbominevoli Ebrei, tutto ricoperto di piaghe grondanti di vivo Sangue. Ridicalo chi può, ma certamente non è permesso a lingua d* Uomo esprimere le tormentose ambascie, che angustiarono il Cuore , e ferirono 1* Anima di Giovanni a vista di quel!’ Oggetto. Solamente cosi ali'oscuro si può raccorre , che impressione facessegli , da un Foglio, in cui egli disegnò quella compassionevole Figura del Redentore. Da quest* abbozzo si scorge, eh’egli vide Gesù Cristo, non faccia a faccia, ma di fianco colle spalle tutte ammaccate, e sfracellate dalle battiture. Positura invero atta a commovete maggiormente la compassione , perche tutta metteva in prospetto la sanguinosa Scena. Era certamente malagevole disegnarla in profilo, massimamente a Giovanni, che di quest’arte nulla sapeva: Pure ne concepì, e ne formò di propria mano un disegno rappresentante al vivo la sanguinosa lacera Figura, in quella positura,in cui il Redentore se gli fece vedere. Dopo qualche tempo donoîlo alla Madre Suor Anna Maria da Gesù, cui ne rivelò il Mistero, ed in oggi conservasi in Avìla come il più pregevole Tesoro del Monisterodell’ Incarnazione. Quest’ amara Visione sembra gli si innovasse in tutt’ i Venerdì , ne’ quali per accompagnar se amarezze, e gli abbandoni del Groedisso, pigliar G 4 va X I0 4 X . va per suo primo cibo amaristitm rata , fuggendo ogni forca di consolazione , ed impiegandoli interamente in esercizi di penose austerità. Con particolsr modo però nella Settimana di Passione comunicogli il Signore in Segovia i dolorosi Misteri, e tant’altamente ne rimase trafitto, che abbandonatosi per tutto quel tempo a con ti nova ti singhiozzi, e calde lagrime, non fa mai po sii bile con esso lui trattare, non che consolarlo. A queste sante amarezze, che Giovanni provava ne* giorni di Passione , non erano punto inferiori le dolcezze Divine, che inondavangîi il cuore ne’giorni de’Misterj gloriosi. In quello tra gli altri del Santo Natale di Gesù Cristo ricolma vaio Iddio di tante consolazioni,che poterono talvolta i Religiosi malgrado le di lui resistenze vederne gli amorosi trasporti. In tal giorno parlando una volra di sì tenero Mistero avea tra le braccia una divora figura del Nato Bambino, solita esporsi nel luogo della comune Ricreazione sovra d'un Tavolino ; quando i nfervoratosi Giovanni nel dolce discorso , videsi di repente quel Saato Bambino accendersi in volto, e vibrare splendori in quello di Giovanni, i quali ripercotendo , e dilatandosi, andavano panatamente a ferir in volto tutti gli Astanti. In simil solenne giorno sentisti un’alcra fiata trasportare da così gagliardo empito di santo giubbilo, che alzatosi da sedere senza potersi reprimere, portollo il suo Amore a rapirsi,e recarsi in seno il Bambino Gesù , e qual novello Davide dinanzi ali' Arca del Signore, deposta ogni umana gravità , incominciò a danzare , e soiorre i’innamorata sua lingua in Canzoni di re- nerez- X *05'X r nerezze, a segno che ne rimase Estatico coi voi* to tutto acceso di luminoso Divino Fuoco. Gareggiò ia Gran Vergine Madre col Figlio stello per favorire Giovanni,e siccome la vedemmo fatta sua Protettrice sin da suoi teneri anni, e sua Liberatrice dalia Carcere , cosi compiacque!! farsegli guida ne’Viaggi, rimettendolo sulle buone vie, che avea smarrite. Rimanga pure la cura a’ Cronisti del Santo di raccorrò gì’ innu- merabili favori, che degnostì fargli: qui un solo alla sfuggita io ne apporto in prova della parzial protezione, che Maria avea intrapresa dei suo Giovanni. Dovendosi atterrare una muraglia per fabbricare la Chiesa di Cordova, s 'avvisarono gli Operai farla cadere in tal positura, che non rovinasse sovra ii Convento, ma alle scosse datele, non piegò come credevasi, laonde rovinosamente cadette sovra le Celle , e quella di Giovanni rimase d* improvviso per sì fatta maniera ricoperta, e schiacciata, che già da’Religiosi accorsivi, credevasi di ritrovarlo tutto sfracellato, e sepolto sotto delle rovine; non fu però così » posciachè al levar delle pietre, e de* travi ammucchiati, ritrovarono Giovanni tutt' allegro, e ridente in un mezz’angolo della Celletta, cui piacque a Maria rimanesse intatto: e domandandogli in appresso come mai si fosse salvato, rispose: Quella Sìgno» ra delia Cappa bianca mi ha favorito , con che si venne ad intendere essere stata la Reina degli Angioli da lui sempre nominata con questo Vaca* bolo, perche nelle altre sue Apparizioni sempre cosà vedovala vestita , e tale appunto scorgesi nelle Carni dj questo suo tanto amato, e divoro Figliuolo. CAP» X *06 )( CAP. XX. Proccura Giovanni svagar da se il piacer dell'Estasi, e vain Estasi al solo udire parlar de' travagli, o veder qualche Croce. C onosceva Giovanni ne!!' Estasi quanto amabili sieno i travagli, e quanto si gradita al Signore un Anima , che per suo amore patisce. Amava impererò con tal passione i parimenti. che sii più volte osservalo far a se medesimo delle violenze , ed addolorarsi il corpo , acciocché non godeste lo Spirito nelle contentezze de’ suoi trasporti: già vedemmo,che perfino passeggiando, questi portavanlo in Dio, onde per divertirne il celeste piacere con un altro più soprafino, v eh’è il patir per amore, senza verun conforto, erasi fatto costume di per otersi a mano rovescia contro delle Pareti così fortemente , che tutte fisencivansene le giunture delle dita , ed a questi replicati colpi se gli rompevano , e piagavansi; che se trovar non poteva ,c muro, o altra cosa onde tormentarsi colle percosse, strignevasi ancor viepiù fortemente dell’usato i laceri lombi con quel suo sì to me n toso (silicio , o pur andavasi inventando altri dolorosi mezzi, co’ quali appagare P ardenti brame dì sempre patire. Voleva egli unicamente attenersi alla nudità della Croce, e sì di cuore volevalo , che il solo rammentargli un travaglio potè cagionar in Giovanni ciò, eh? in altri Santi ha talvolta cagionato la rimembranza degli eterni godimenti» Un X 107 X Un così raro spettacolo fu veduto nella Città di Veas dalle Nostre Scalze Carmelitane . Dopo la lonza serie de" travagli sofferti in Toledo , fu destinato Giovanni al Convento del Calvario,. laonde dovendo passare per quella Città » vi si tra- tenne per fare una visita a quelle Religiose così di passaggio. In rimirandolo esse cotanto smunto, e sparuto per tanto patire n’ ebbero un tenerissimo sentimento di compassione , onde per ricrearlo alcun poco spiritualmente ,comandò la Madre Priora a certa Religiosa, che recitasse alcuni versi, che solevansi cantare nella Solennità del Santo Natale; ma sembrando a quella Religiosa, che dopo tanti patimenti allora allora sofferti , sarebbegii anzi piaciuto udire espresso in rime il nascoso valor de* travagli, e quanto bene dal patire comprovisi 1* amore , recitò versi di questa materia . Appena Giovanni cominciò a sentire la recita » che sentendosi tutta commovete 1' anima , e temendó d’andarne estatico , accennò alla Religiosa, che tacesse : Ciò non ostante il dolce nome de' patimenti avea già sì fattamente penetrato il tenero amante cuor di Giovanni a che già già V Estasi rapivalo,onde per impedire che l’Anima seco non traesse ancora il Corpo, afferrò stretto colle mani le Grate del Parlatorio, e ben per un ora se ne stette così immobile, alienato da' sensi : Riscossosi alla per fine , disse alle Religiose attonite , che non si stupissero . se i8 nome de* travagli , e patimenti fossegli sovrabbondante materia d*Orazione,posciachè aveagli il Signore dato a conoscere quanto gran bene stia rinchiuso ne! patire per suo Amore , ed aA. gian- )( io8 )( .giunse, che rammentandosi egli del poco avea patito, sentivane pena , ed afflizione. Altri due somîglievob avvenimenti furono veduti ,e ne’ Processi deposti dalle Scalze di Segovia . Dovendo entrare il Santo in quel Monisteroper contestare un’ Inferma, prima di giugnere alla di lei Cella, si abbattè in certa Immagine espressiva di quel detto Profetico: Torcular calcavi so• ìus, ( Is 6z.) e sembro (cosi depongono le Religiose), che quella memoria gli trapassasse ramina con saette d'amorosa compassione, perîochè gli s’infiammò talmente la faccia , e si cangiò nel sembiante per modo , che pareva volesse escire fuor di se; Facevasi però mo Ira forza per resistere all’interior movimento In questo medesimo Monistero, e nella stessa occasione arrivò ove stava appesa in un Claustro una Croce grande, e quivi fu , che non potè più rattenersi , sicché non corresse a strettamente abbracciarla , pronunciando sotto voce alcune parole dalle Monache non intese; conobbero però chiaramente dall'esteriore suo portamento la gagliarda impressione sarta nel di lui Spirito al solo vedere "queiramata sua Croce. CAP. XXL Inaudita dimanda di Giovanni a Dio, di patire , e di riceverne difpreggj per guiderdone : Rivelazione fattagli da Dio del molto, che gli restava a patire. L * Indicibile Amore, che Giovanni portava alla Croce, oltre al sentirsi rapire Estatico al isolo )( 109 X solo vederne qualche stromento , aeeendevagîi una insaziabil sete di vìe più patire. Diceva fà- migliarmente, che de* travaglj , quanti più se n % hanno , tanto meglio fi sta ; così pure : Che cosa sa mai chi non sa patire per amor dì Gesù Cristo ? Volevane perciò quanti potevane avere, ne altro a dir vero mostrava di saper maglio, quanto che chieder continovamente a Dio patimenti, e dif- preggi. Eranoqaesti la materia più dolce dc’suoi discorsi,cosicché arrivò per fino a domandarli iti mercede al Signore* In Segovia stando di nottetempo in orazione (dopo concedute appena le solite tre ore al son* noj davanti un*Altare della Chiesa, in cui adoravasi l’Immagine dipinta d* un Redentore colia Croce sugli omeri, udì da quella Sacra Immagine dirglisi precisamente: Jobannes,quidvìsprò ta- horihus? ma temend’ egli di qualche inganno in codesta sì sensibile grazia, non la curò, avvegnaché se 1’udisse replicare per la seconda volta* Poco dopo sentì neli’ Anima sua quegli effetti a lui ben noti, che sogliono operarsi dalle sole mozioni Divine; Onde alla terza inchiesta diede egli al Redentore questa sì eroica inaudita risposta: Domine , patì , & contemnì prò te. Questa , o Gran Dio, sia la mercede, che bramo » Patire, ed essere disprezzato per vostro amore . Se I* esibizione del Redentore fu amorosa, non fu meno generosa questa dimanda dell* amante Giovanni » degna in vero di quel gran cuore insaziabile di patimenti, e di disprezzi. Non piacque per allora al Signore piovergli sopra que* sospirati travagli; ma differirli ad altro X no )( tro tempo, facendogli intanto assaporare dolcissime contentezze di Spirito, e ricolmandolo di onori. Crescevano sempre più la fama , e le comuni acclamazioni della di lui Santità, cosicché venivano a gara i Nobili, e Plebei a venerarlo; ma gemevane Giovanni, e andava ripetendo sovente quelle parole del PazientìlTìmo. Quis det ■ut venìat perdio mea, & quod expelìo tribuat mìhì Densi Et qui capìt ipfe me conterat: falvat manum fuam, & succìdat me, & hcsc fìt confo- iatìo mea , ut affligens me dolore non parcat . sjob. cap.6 - Finalmente volle il Signore consolarlo* facendolo partecipe delle ignominie della sua Croce; onde gli rivelò,che ben presto adempiuti rimar- rebbono i suoi desiderj di patire: Di questa Rivelazione diedene egli stesso contezza ad alcune persone Religiose, che molto amavanlo; e di fatto dovend'egli partire per il Capitolo Generale della Riforma tenutosi in Madrid li 6 Giugno 1591.,ed avendogli una Religiosa in Segovia detto, che colà sarebbe stato eletto Provinciale, affinchè le pie di lui Istruzioni sosterò sparse per tutt* i Monasterj; rìfposele il Santo: Non darà Iddio quello gastigo alla Provincia : Tenga per certo, a Figlia, che avverrà molto diversamente da quel, che ella pensa : molto poco caso fard di me il Capìtolo ; ansi le so sapere, che stand' io raccomandando a Dio in Orazione le elezioni, che dovranno farfi, parevamì che mi pigliassero, e mi gettassero in un cantone. Disse pure a due altre più precisamente gli travagli, che restavangli a patire (fioche esse deposero nelle loro Informazioni), )( in x r . rioni ) t siccome avarj altri,che secolili famigliar- mente trattavano, raccontò, che aspettava dal Signore la grazia di partecipare della sua Croce, onde poscia non si turbassero , nè alla Religione attribuissero ciò, che Dio permetteva per suo bene. cap. xxrr. Giovanni esaudito nella sua dimanda y resta escluso, dalle Cariche'. Sì ritira nel Diserto della Pe- gnuela, e vi patisce incredibili travagli. Q Uanto predisse in Segovia , altrettanto avvenne. Dispose Iddio, che nel Capitolo non " fosse promosso a veruna delle molte Cariche, acciocché avvicinandosi il tempo di coronare la di lui eroica sofferenza, non avesse a morire col grado di Superiore , ma in issato di Suddito sconosciuto, siccome per tant’ Anni addietro, ma specialmente in quest’ ultimo aveva ne lo supplicato di cuore. Vedendosi adunque Giovanni già semplice Suddito , provavane un sinceriffima giubbilo,e per compierlo perfettamente, sol tanto mancavagli vedersi in luogo, ove fosse sconosciuto, ed anche questo i’ ottenne . Quel Gran Padre Niccolò Dori a 'Vicario Generale, tanto zelante de* primitivi rigori, e cosi fino conoscitore della Santità di Giovanni, divisava onorarlo; laonde disse gli, che bramava vederlo ritornato in per dar ? ultima mano a quella fondazione > e governar quella Casa, ma Giovanni che la Dio mercé vedevasi già libero-d : aU* obbli- X 1-r X . obbligo di comandar altrui, umilmente lo fup- plico, che non rimandarselo ove cotanto era conosciuto, né volesse incaricarlo di nuovi Governi , giacché Dio avesgli fatta grazia di liberarcelo; rna piuttosto lo destinaste in luogo, ove senza disturbi, ed occupazioni potesse quietamente attendere a raccomandarli a Dio; quindi avendo inteso quel prudemiissmo Prelato, che Giovanni desiderava portarsi al Diserto della Pegnue- îa situato tra’ Monti, colà mandolìo per compia- cernelo. (*) Por- Qui pìà che Mài sarebbe di mestiere il correggere parecchj abbati j deli’ Aurore della Storia degli Ordini Monastici : Ma ho stigliato piti cónvénevol cosa il tralasciarne un minuto corregimen- to; si perché sazievole colla prolissità, e nojosa riescitebbe aldi- voto Leggitore questa Annotazione , Come perché sorse altrove rademmo,i più in acconcio il far mostri alla Letteraria Reppu- blica gli errori ben molti , de'quali la suddetta Storia nel Primo silo Tomo b sfortunatamente ripiena . Egli è certamente da ammirarsi non poco che in un Generale Capitolo si lasciasse senza cariche di Governo il Primo Padre della Riforma; un Uomo di sì riguardevole Santità, prudenza, e attitudine nello indirizzare i Sudditi sul retto sentiero della Perfezione ; ma debbon!? parimente ammirare le sublimi tiaccie della Divina Provvidenza che volea con vàrie Croci por 1 ’ultima mano allo abbellimento di questo insigne Imitatore del CroceSsto, e compiacere alle vivissime di lui brame di patire, estere spreggiato , morire sconosciuto, e senza grado alcuno, delle quali J'è di già favellato ai capi Lt » e ZI. tdon rechisi qui a maraviglia il sentire più d'ttn si- gire per allora restarsene Cieco ,è non Ai [fet nere la Santità cosi strepitosa Sei comun Padre , poiché simili abbaglj dì vista , se talvolta possono nel Secolo Arrivare da passione che appanni , in anime sacrificatesi alia virtù sono per lo pin misteriose condotte Sì attissima Previdenza . Come que' due Discepoli incamminatili verso Emaut con i quali si accoppiò nel viaggio il Redentore Risorto , Pon mai seppero riconoscerlo 'per quel dejo , ne al volto , ne alla voce , benché per tanti Anni prima avessero conversato aon seco: Oculi eorttm tenebanttir ne eum agnoscerent. ( Lue. 14. to.) Sopra il qual passo riflette aiutamente $. Agostino: sLib z qttscst Evang-J ilfa cascitat in diseîpulis non crai: delissima , sed mysterium . Cosi avverti il P. Michel-Fran- cesco di 8 Giovambattista ad Compendio della Visa di S. Gioì della Croce al cayi if. Portossi adunque a queir amato solitario Luo. go> ed ivi durante li due Mesi, che vi stette prima di passare ad Uheda t visse da Angelo più che da Uomo. La mattina dopo dell’ Orazione comune, e d'aver assistito al Divino Uffizio nel Coro, offeriva ali’ Altare il Di vin Sagrifizio scori qual’ardore, il sanno gì* Angioli); indi ricevutane la benedizione dal Superiore, usciva per que' Monti a goder delia solitudine, passando l’ore in elevadssima contemplazione : Per lo più sedeva vicino a limpido Fonte contornato d* Alberi selvaggi,e quivi tal’or genuflesso, le la passava con Dio, fintanto che la Campana richiamasse lo agli atti della comune Osservanza. Nello stesso modo divideva il dopo pranzo fino al tempo dell' Orazione , dopo la quale ritiravasi alla Celia a proseguire fin'a terminarlo 1' ultimo de suoi Libri ammirabili. Tal volta internavasi tra quelle balze alpestri, ove soltanto avea Compagni del suo silenzio que* solkarj orrori . A caso videlo un giorno così soletto uno de’Romiti di quel Diserto, da quali era amato qual Padre, « venerato qual Maestro di Spirito, e fartosigli incontro, gli disse: E’ egli possìbile , che V. R. voglia mai sempre starsene tra questi scoglj ? Figlio , rispose»li il Sauro, nonfìstupisca , perche quando tratto co' Sajst , ho meno di che confessarmi, che quando converso cogli Uomini . In quest’ intervallo di tempo fu destinato dal Definitorio Generale al viaggio dell* Indie delia nuova Spagna, ed in accettandolo ebbe il contento di veder effettuati i suoi desideri d' essere disprezzato . Riusciva in apparenza onorevole H per X IX 4 X per Giovanni questa Delegazione, ma in realtà non era , quale sembrava; perche per quanto scorgevasi, allontanar si voleva da quelle Provincie, ed erane forse motivo il crederlo di petto sì fiacco, che fosse per accettar certa Carica spettante al Governo delle Religiose , a cui rinunziato unitamente avevano i Superiori per giusti riguardi , ed a cui temevasi potesse egli esser eletto in vigore di certo Breve Pontifizio dalle medesime ottenuto. Davano impulso, e calore a questa Missione due soggetti di molto senno , ma per esercizio, e consolazione di Giovanni lasciati da Dio cadere in quella misteriosa cecità , la quale è tiro di providenza per raffinar un an ma,e compiacere un genio sitibondo d’umiliazioni. Uno di questi traviando dal retto, pretese d’inquisire sulle azioni del Santo, peHoche ne venne egli a perdervi non poco di stima, e di riputazione presso ad alcuni, ma non pestinosene stava Giovanni consolatissimo nel suo Diserto ; ne altro dolor risentiva dalle relazioni, che forre ve- Divarigli, se non il riflettere, che i su-»i travaglj sarebbonsi imputati al Padre Niccolò da Gè u Maria , il quale tanto n* era lontano, e unto Io amava . Quest’ afflizione però fu un sorso solo dell’ama- ro Calice bevuto da Giovanni in questi ultimi suoi Mesi; posciachè ben altro fiele rise sbavagli jl Signore, come in appresso vedremo, ma usando Iddio di quel così ammirabile intreccio di dispregi , ed onori, co* quali tutt’ad un tempo umilia ,ed esalta i suoi amici, mentre da tal’ uno laceravasi con imposture l’onor di Giovanni,da Dio .. „ X rrz X „ Dio ingrandivasi, e pubblicavasi per un gran Salì* to con prodigi ammirabili. Ricevuto ch’ebbe 1’ordine d’ allestirsi al viaggio deli’ Indie , pregò egli il P Giovanni da Sant* Anna a raccorre i dodici Religiosi , che seco lui partire dovevano; nè ciò fu malagevole a farsi per li moltissimi esibitili per quella Missione al solò sapere, che il Santo doveva estere loroCapo. Poteva in vero Giovanni andar egli stesso a farne raccolta , ma no! volle per non sentir condoglianze del suo disonore, amando meglio vivere dispregiato a suo talento , che sentirsene Compassionato da’suoi amici. Tanto erano cari, e gradevoli «Giovanni que’dileggi, che sono d" un peso insoffribile a chi non intende in cosa l’onor vero ripongasi. CAP. XX IH. Sorpreso Giovanni nella Pegnuela dalle prime disposizioni alla morte , elegge paffar ad llbeda per maggiormente patire . Il Cielo Con un Miracolo il consola per viaggio . Ra già stabilito ne* Divini Decreti, che non già ali* ìndie passar dovesse Giovanni, ma bensì al Gì lo» perlochè piacque alla Divina motrice Mano impedirgli il primo viaggio, e disporlo al secondo con una cocentissima febbre,che io sorprese nella Pegnuela avanti di ricever l*avviso,che giàfatt’era la raccolta de*Religiosi per poscia imbarcassi. Tacque » e tollerò il Santo gli ardori febbrili per ben quindici giorni a costo H » dei , yiisx del suo patire, nè giammai,fin eh*ebbe fiato di reggersi in piedi avvegnaché malamente, ammise verun ristoro - Questa tolleranza della febbre fece gli calar in una gamba un maligno umore, cosicché gonfiatasegli di molto, fu d'uopo. che si lasciasse curare daU’Arce Medica ; ma non trovandosi veruno esperto su per que* Monti,s ne diede avviso ai Venerabile Padre Antonio da Gesù suo anticoCompagno,ed allora suo Provinciale. -Egli comandò subirò, che fosse mandato in cura gli' uno de'due Conventi, che p ù fosse in grado a Giovanni, Ubeda,o Bae%a % distanti egualmente dalla Pegnuela In questo Diserto era Priore allora il P F. Diego dalla Concezione, che teneramente amava il Santo, di cui in altro tempo era staro Suddito. Pensava egli mandarlo al Collegio di Baeia, sì perché era più agiata Gasa di quella é'Ubeda t sì perché governavala il P. F. Angelo dalia Presentazione, amico famigliare di Giovanni; ma il Santo ricusò i’andata a Bae^a, Città, in cui era conosciuto da molti, per esservi staro Fondatore, e scelse Ubeda, Casa di fresco fondata, in. cui sperava star con disagio, e patirvi affai p ù; anzi siccome per se solo voleva tutt’ i patirne n* ti » cosi cercala ad altri i maggiori agi , e regali , onde ottenne dal Superiore, che in sua vece fi mandasse a Bae^a un Laico infermo, eleggendo per se Ubeda, come luogo propriissimo per esercitarvi i'invincibile sua tolleranza . Avviosfi dunque verso Ubeda portatovi da un Giumento, e tutto quel viaggio altro non fu, che un crudele martirio: Estenuato conferà dal male . „ )( X male già sofferto, perdut’avea ogn* appetenza di cibo, ond* appena con nausea inghiottirlo poteva. Addoloravate per sopracarico l’enfiata g mbacon ispa fimo sì I atroce , che sembrava gliela tagliassero , e soltanto andavasi sollevando col parlare di Dìo al Laico , che accompagna- valo, ingannando così il suo dolore . Questi in vedendolo sì addolorato, gli suggerì, che alcun, poco riposar si poteva ali’ ombra del Ponte di' Guadalimar , ed ivi pigliar qualche cibo : Ben volentieri, rispose Giovanni, riposerommì, avendone sommo bisogno ; ma dirmifì eh'io prenda cibo , certamente non sò come farlo: replicò allora il Fratello : Possìbile , che V. R. non appetisca cosa veruna? Sì, una sola, ridisse il Santo, e fono Asparagi, ma ritrovarne in que sìa stagione non è possìbile . Questa fu ella forse Tunica voglia ,che Giovanni canto studioso della negazione d’ogni suo gusto, si lasciasse escire di bocca, ed a questa piacque al Cielo soddisfare con un Miracolo. Giunto al Fiume, e coll’ajuto del Laico sceso dal Giumento, sedette sulla sponda, ove della frescura di quel!’erbosa riva, e della limpidezza di quel?onde si fece argomento di lodar il Signore, quand’ecco volgendo a caso lo sguardo il Frate! Laico, vide posto sovra d’un sasso un falcetto di freschi bellissimi Asparagi legato con verde ginestra. Maravigliosi! il Fratello in vagendola , perché essend’ allora il Settembre, la stagione, ed il Paese, non che il luogo erano del tutto impropri per trovarvi sì fatti erbagi, ma P umilissimo Santo per togliergli di mente lo stupore di quella miracolosa Provvidenza, con cui Hj de. X II* )( degnavasi Dio regalarlo, soggiunse,che forse tal’ uno andato a cercare altri Asparagi aveano lasciato là quel mazzetto, oppure e rag li impensatamente caduto ; quindi volle » che d’ogn’ intor* no spiasse, se mai vi fosse quaich’ uno, per non pigliarli se nol permetteva il Padrone ; ma niuno trovatosi, comandò al Fratello, che mettesse sul sasso altrettanta moneta, quanta credeva che poresser valere; e ciò affine di nasconder accortamente il pensiere, che il Cielo si avea preso di lui, spacciando in coral guisa per naturale accidente ciò, eh* era un Miracolo. C A P. XXIV, Ultima Infermità di Giovanni : Lungo Martirio in essa tollerato con ieroica Pazienza . G iunse finalmente al tanto sospirato Convento d'Ubeda, T atro per lui degl*ultimi infossi ibili suoi patimenti.. Quivi , benché tutti que’Religiosi !' amassero come Padre , e veoeras- ierlp tome Uomo Celeste, fu vi non per tanto Superiore di genio non piacevole,anzi di naturale aspro, il quale lavò dappoi a calde lagrime di nentimenroquegli amareggiamenti, chef senza forse volerlo - fece fosse ripe a questo novello pazienrissimo Giobbe, che ben tale poteva chiamarsi Giovanni per le moltissime sue piaghe, e dolori. Questo Superiore fu ilo stromento » di cui si valse la Divina Bontà per compiacere le brame ardentislìme del suo Giovanni; cosicché acca* i X "9 X accadessegli dappoi, ciò che a Paolo KostkaFratello dell’ invitto Santo Stanislao ad,venne, il quale resesi poscia il più addolorato Veneratore del Santo suo Fratello sino a chiedergli perdono delle aspre maniere, con cui avevasi? trattato. Altrettanto succedette al mentovato Superiore, il quale prima che spirasse Giovanni, ravvide!!, e conobbe , eh' essendogli Fratello per professione di vira, e Padre per obbligo del suo carico, eragli stato disobbligante Fratello, e rigido Padre. AH’entrar che fece il povero addolorato Santo in quella Casa fu posto a giacere nel mal’adagiato terricciuole?, ove ebbe a menarvi travagliatis- simi giorni fino ali* ultimo suo fiato. Consuma- valo internamente I'ardor febrile, che sempre trovava alimento maggior nell’esterne amarezze di qualche scortese rimprovero. Era talvolta vietato a chi più bramavalo, fargli qualche visita , e tal* una gli si faceva non senza rimbrotto di esser egli amico di soverchia comodità, e dilica- tezza non necessaria; quando per altro ci voleva ben tutto lo studio dell'infermiere per indovinare di che abbisognasse il pazientiamo Santo. Era egli di fatto così alieno dal volere ne’ suoi cibi la benché menoma dilicatezza, che accorgendosi un giorno esser questi più saporosi del solito, e preparati da mano straniera, pregò instantemente il Superiore a non permettere, che fossero fuor di Casa cucinati, per non lasciar dì se questo mal'esempio in una Religione, che professa tanta penitenza, e rigore ; perîochè cessar dovette Donna Clara di Benavides dal pietoso» H 4 suo X no )( suo ufficio di provedernelo, come per J’innanzi faceva, mossa da ciò solo,che dicevate il Chirurgo, e senza neppur conoscere Giovanni, a cui quest’ arto di sopranna Carità delia Dama era di non ordinario dispiacimento. Fuvi tal'uno de’Religiosi, che compassionan- dostremamente il Santo in quella sua gravissima Infermità, stimò esser tiro di tenera amicìzia fraterna il darne avviso al Ven. Padre Antonio da Gesù allora Provinciale, il quale inaspettato vi accorse, ed opportuno. Mostrossi zelantemente sollecito per sollevarlo, comandando al Superiore quel tutto, che giudicò dovergli imporre in sì grave frangente, e dopo concedute larghe licenze a sollevamento del Santo Infermo, se ne parti, ma per pochi giorni, posciacchè presago d’avergli ad assistere ne’suoi estremi bisogni, ritornò poi, e restituissi ad XJbeda. Passò il Santo quattro Mesi incirca nella tormentosissima sga malattìa, e per la moltiolicità delle piaghe, che addoloravamo, si ridusse a tal linimento, che dallo stupore di tanta tolleranza sopraffatti, entravano i Religiosi a visitarlo, dicendosi l’un 1’ altro attoniti veder eglino rappresentata in Giovanni la vìva immagine d'un Giobbe , altro più non mancandogli , che laTegola onde radere il fradiciume delle sue piaghe. Oltre agli Parossismi del!' .«rdentissima febbre, che gli cuoceva le viscere, ed oltre il nauseamento di ogni qualunque cibo per poco accostatogli alle labbra ; sentiva acute contmovate punture in una ga.mba, la quale fa in fine scoperta accesa d’un* orrida risicola: Scoppiò questa in cinque piaghe a mo- a modo di Croce, aprendosi /a prima sopra la piegatura, o sia collo del piede, da cui serpeggiando l’umor maligno eh’ uscìvane, giunse ad infistolire il carnoso della medesima gamba,indi della coscia, e poi allargossi a tutt’ i 1 cor po ; laonde metteva compassione voi ribrezzo a chi avea il coraggio di rimirarlo: In questa trista positura passò molti giorni,occultando sempre,e sof» ferendo lo spasimo d’ un’ altro apostema, che a caso gli si scoprì. Recosielo un giorno in collo il pietoso Infermiere per poggiarlo sovra d’un 9 altra materassa, ed in tanto rassettargli il letto: Ciò fatto, e cangiatili i pannolini inzuppati del putrido umore delle piaghe, s’accingeva a riporlo sull’assettato letto; quando su pregato dal Santo a lasciar, eh’ei da se stesso vi si strascinasse. Lagnossi dolcemente 1* Infermiere, perché non volesse permettergli, eh' ei gli prestasse un sì tenue servigio; ma il Santo, che vistelo rattristarsene , Io consolò col dirgli,che non gliel’avea permesso, perché sentivasi male al dorso, e più sentivalo nell’atto d’esser da lui portato, ond’erasi risoluto a muoversi da se medesimo. A tale avviso stimò bene l’Infermiere dargli un’ occhiata alle spaile, e vi scoprì con ribrezzo una livida Cancrena stata fin’allora nascosa,e tanto infistolita, che nel seguente giorno ne uscì gran copia di putredine. Conobbe così i’ Infermiere quali spalimi tollerati avesse il Santo, ogni qual volta era stato da lui levato in collo avend’egìi sempre taciuto, ed è ben da credere, che fossero atroci, posciachè maneggiato nel levarlo, e riporlo senz’ altro riguardo. Ag- y ™ )r Aggravandosi vie più la febbre, e dilagandosi le Aposteme, fino a ridurre il di lui corpo tutt' una piaga, venne a sì grandi sfinimenti di forze, che per muoverlo in lesto, fu d'uopo appender alla soffitta della Cella una fune, a cui afferrandosi coll' altrui ajuto, andavasi rivolgendo or sull’ uno, ed ora su II* altro fianco- Tramandavano intanto le piaghe di quel corpo mezzo infradiciato non più putredini, ma piuttosto un’umore acquoso, di cui se ne poterono empiere due catinelle, tanto però lontano da putire, o estere stomachevole, che anzi spargeva fragranza soave; in prova di che un Religioso, che ne bevette un sorso, sentì una miracolosa soavità, per cui in quello stesso momento tro- volsi libero da una crucciosa micrania, che tor- mentavalo. In un fascio di tanti mali, il solo pazientìffi- mo Giovanni era il meno afflitto; anzi sempre in aria serena, ed amorosa accoglieva le visite, altro non facendo, che render grazie al suo Dio per tanti savori, che compartivagli : Teneva sempre vicino un Croce fisso di metallo, e stringe va'selo al petto con certi empiti di tenerezza, che ben davano a divedere quanto godesse il suo spirito fra tanti spasimi del cor po , uè altro maggior conforto recargli si porca, quanto lasciarlo soletto per molt’ ore del giorno, e raccolto in una placida contemplazione . Dimentico affatto del suo individuo : niuno chiedeva di que’ ristori, che sogliono appetirsi dagli ammalati; ma soltanto chiamava sovente il suo Confessore, e con profondissima umiltà faceva istanza al Padre Lupe rio- . X irz X perîore d' accordargli il Pane degli Angioli nel Cibo Eucaristico. Che che per lui fi facesse, di tutto mostra vane un sinceri stimo aggradimento, dimandando perdono agì'Assistenti de’ molti incomodi, che per sua cagione sosserivano; onde da chi ebbe P jnvidiabil sorte di servirlo, fu detto, che accadendo levarsi di nottetempo per aiutarlo , non mai cessava di pregarlo a condonargli ; anzi talvolta sopportava gli eccessivi suoi dolori, perché altri non interrompesse il riposo per esso lui. Del piacere, che provava in veggendosi cosi piagato, e del desiderio, che avea d'esserlo vie più loogamente, ne fono indizi manifesti (oltre alle sue allegrezze^ quelle sì calde sclamazioni, nelle quali prorompeva. Tra Paltre una era quella, con cui il Santo Davidde aspirava alla sempre durevole felicità della Celeste Sionne, gridando rejteratamente nel più forte de' suoi dolori : Hac requie s me a in faculum facuii ( Pfal. rzi.), quasi dimandando a Dio, che suo Paradiso fosse il patire, e tanto fosse durevole.quanto la Beatitudine de'Compressori. Con quest'Eroica tolleranza s'indusse alla cura de' Medici, e de'Chirurghi, nientepaenodolorosa, e crudele dello stesso suo male. Stordiva il Villaverde (*) Professor Chirurgo, cui stava in cura, al vedere in un sol corpo tanto ammassamento di piaghe, e di mali ; ma più si fece le maraviglie allorché s* accinse all'ultimo crudele sperimento del taglio, in veggendo che Giovanni assai {*) Traducono gli altri VilkttnU dallo Spagnuolo Vìllantl . x n4 y . ,, affai meno di luì se ne risentiva. Comincio col ferro a scarnargli la gambi già mezzo infradiciata, e tagliandogli tutto ali’ intorno le c rni, gli scoprì P Osso della tibia dal Collo del piede ali* insù, levandogli per un palmo di carne in Ioti* ghezza . In un tale martirio, che fa ribrezzo solamente a descriverlo, Giovanni, non che desse un gemito, od un sospiro, stava anzi in aria di giubbilo, e come sospeso in Estasi di godimento; ond’è che rivolto al Chirurgo con volto giulivo, e quasi nulla sapesse dell’ Operato, dissegli : Signore cos' ha fatto V $ ? Attonito risposegîiil Villaverde : Ho aperto coi ferri a V. P. il piede , e la gamba , ed ella m % inchiede cosa ho fatt' io ? Replicò allora più che mai ali grò il Santo : Se di più tagliare abbisogna itagli pure in buon ora, e facci a f in me la volontà del mìo Signor Gesù Cristo , poiché io Jto ben disposto per tutto ciò , che Sua Divina Maestà comanderà , e ordinerà dì me . Di questo Carattere fu la pazienza d'un Uomo tanto amante di patire, quaPera Giovanni. Teneva egli in conto di regalo fattogli da Dio i suoi dolori , perlochè divisando tal’uno sollevarlo da tante ambascie '•on qualche aria Musicale, la rifiuto dicendo; Non è giusto mescolar co' Regali dì Dio quelli del Mondo ; non pertanto importunato la seconda volta ad udirla, la permise piuttosto per consolare chi n’el pregava , che per averne egli a godere: Di fatto essendogli poi dimandato come fessegli piacciora quella Musica : Non la udii i rispose , perché altra miglior Mustca mi ha occupato in questo tempo. CAP, X rrz X CAP. XXV. Morte felicissima dì Giovanni antiveduta , e rivelatagli dal Signore, G ià era spirato il terzo Mese di si locgo, penoso martiiio, qundo al signore fu m grado rivelare a Giovanni che ormai era compiuto i! lavoro della sua Corona,onde avvicinavasi il tempo di riceverla dalle mani Divine. Riscontro ne su il dimandar egli sul principio della settimana, in cui mori, quanti giorni vi restassero al Sabato. Continovò a dimandarlo ancora negli altri giorni, ma più spesso sul finire della medesima; accorgendosi però 1*umilissimo Santo, che forse i Religiosi potessero credere aver egli avuta rivelazione del preciso ultimo momento di sua Vita , soggiunse ben tosto: lo dimando perche adesso m' è sovvenuto quanto (ia grande il benefizio che fa la Vergine nojira Signora a' Religiosi del suo Ordine » ed a' Confratelli del Santo Scapolare , facendo loro godere del privilegio di tante Indulgenze . Più chiaro conobbesi sul principio del Venerdì, che aveane avuta rivelazione, pofciachè non pù chiedeste conto de’giorni, ma bensì dell*ora, e disse varie volte, che in quella notte andar doveva a recitar Mattutino in Paradiso. Quindi fu, che alcuni giorni prima credendolo! Superiori giunto allo estremo, aveano voluto munirlo col Santissimo Viatico; ma disse loro, che glielo portassero pure per divozione bensì,ma che poi avrebbe li avvisati quando fosse tempo di portarglielo per Viatico. JPre- X n6 )f Prevenuto con quest’ avviso » andavasi avvicinando alla morte , ma acciocché morir potesse a tenore delle tante sue preghiere , partecipe della Croce di Gesù , volle Dio che toccasse a Giovanni la sua parte di quegl’interni abbandonarne liti , da quali angustiato il Salvator moribondo fece quel doloroso lamento al Divin Padre : ut quid. dereliquîsti irteli ( Matth. 27 ) Siccome adunque in vira assomigliossi al Gtoccfiifo ne* patimenti, e ne’dispreggj, così morendo gli fu somiglievole negli âbbandonamenti i Si nascose Iddio alla di lui anima privandola ist quel!'ultimo giorno dell' interna sua comunicazione, cosicché mentre i dolori del corpo, fatti vie più intensi dalia mano dei Signore asssigevanlo, sentissi trapassata anche l'anima dà tali angoscie, che Co! suo Confessore proruppe ist questo sfogo: Ah Padre ! io mi fio Col corpo inchiodato sopra una Croce , e coll' ani - ma tormentata sopra uri altra , perche fio partecipando dì quel medesimo abbandono , che per mia amore sopportò sul Calvario il mìo Signore . In tale guisa se la passò tutto quei giorsto con gli occhi chiusi, soltanto aprendoli di quand’in quando * ed amorosamente fissandoli nel Croce» fisso, che avea a lato. Sull* annottarsi tornò ad IJbedà il Vem P. F. Antonio già suo Compagno, per vederlo, e consolarlo, stia trovollo così angustiato da qqelle interne, oltre all’esterne pene » che il Santo non potendogli dar verun segno d' allegrezza pel suo ritorno, distogli solamente con lamentevole voce i Perdonimi Padre Nostro se noti posso rispondergli , perche questi dolori mi tormentano . Feeesi in appresso a consolarlo il P. Provin» ciale, X 127 X ciale, suggerendogli che già si avvicinava il tempo di andare a ricevere il premio del molto suo patire , nel farsi Capo di cosi Santa Riforma. Raccogliendo a queste veci Giovanni tutte lefor- ze rimastegli, turossi con amendue le mani l'orecchie, e r spose gii : V. R. non mi rammenti questo „ ma bensì ì tanti miei peccati: Que sii io tengo ora presenti , ne altro ho con che soddisfare per effi , se non i meriti del mìo Signor Gesù Cristo . Entrò poco dopo a visirarlo il P. F Agostino da S. Gio- seffo, ed in veggendolo cotanto afflitto, dissegli anch’ egli che presto finirebbe il suo patire,eche Dio sarebbegli rimuneratore liberalissimo » di quanto patito avea,ed operato; ma Giovanni col medesimo sentimento di prima, tornò a rispondere. Padre mio non dicami questo , poiché l'affi,- curo non aver io fatta operazione alcuna, che ora non iliiamt riprendendo • Voci per verità da far ribrezzo a chi che sia. Se un Santo di rango sì elevato, di meriti così sublimi non trovasi avere in quello estremo un azione , che nol riprenda, quali saranno mai i rimordimene! di chi tanto è lontano dalla Santità di Giovanni? Sembrando in questo mentre alVen. P. Provinciale, che fos- sevi tuttavia qualche ritegno ne'Religiosi all’en- trare per vedere il moribondo Giovanni,ed imparare in quella Scuola di Pazienza insegnamenti tanto pregievoli, sciamò ad alta voce: Apranst, o Padri miei, le porte del Convento, acciocché , non solamente effi, ma ttitta la Città vegga , e conosca il grande Teforo , che qui abbiamo, ed ammiri questo spettacolo dì Santità » e di sofferenza . Già X nSX Già IL notte imbruniva.quandoGiovanni sentendo avvicinarsi I’ ora della sua Morte felicissima, dimandò il Viatico Santissimo, ma prima di riceverlo chiede perdono a tutti i .Religiosi astanti, poi fatto chiamare il Padre Superiore , e supplicatolo anch’ esso di perdono, per averlo cotanto infastidito, e disgustato , pregollo puramente per amore di quel Signore , che tant’avea raccomandati iPoverelli, gli volesse per carità dare un’ Abito, ond’ esser ricoperto, e messo in sepoltura; in ricompensa di che sperava, anzi pregavagli la Benedizione Divina, assicurandolo verrebbe un tempo, in cui quella Casa sarebbe abbondevolmente soccorsa. Ricevuto dappoi il Santissimo Viatico , capitò i! Medico, che dalla bassezza de’languidi polsi deducendo la morte poco lontana, gliene diede ; la tanto bramata novella . Ricevercela Giovanni j con quel sembiante, con cui accolgon!! le più | liete cose , ed immantinente rispose : Luetatus ! fum in bis , qu che solo ne può^ disporre , e s' egli conce de» falle 3 avranno con ej]e anco la mia Benedizione . Essendo imminenti le dtt’ore di notte ali’uso di Spagna, che sono le tre ali' Italiana , eh ledette il Sagramento dell’Estrema Unzione, e mentre ministravanglielo, rispondeva da se stesso alle Sacre Ora?ioni del Sacerdote. Terminata questa Sacra Funzione, bramavanoi Religiosi non dis« coltargliiì dal letto, ma pregusti, che andassero frattanto al riposo, posciacbè rimanevagli del tempo ancora a morire. Usciti adunque, e restativi li soli Padre Bartolomeo di S. Basilio, che già non mai durante la malattìa erasi da lui allontanato, ed il Fratello Francesco, che col suono desta Campana chiamar doveva al Mattutino, pigliò Giovanni il suo Crocefisso, ed imprimendo in queste Piaghe del Redentore mille amorosissimi baci, sfogavasi in caldi assetti verso il suo Dio. Passato ancor qualche rempo,dimandò che ora fosse, ed essendogli risposto esser imminenti le nove,disse assertivamente: Ancor mi mancano tre ore : soggiugnendo : Incolatus meut profani îui est . ( Psalm. 1x9. ) Alle di«Li ore udendo il suono di certa Cam- I pana, pana, addîmsndò qual fi sofìe, ed essendogli risposto, esser quella di certo Monistero, che dava il segno del Mattutino: Io pure , disse per Divina Bontà anderò a cantarlo con Maria in Cielo ; e quasi a hi rivolgendosi :Vì ringrazio t soggiunse , o Grande Regina, e mia Signora , del favore % che mi fate , in Volendo eh' io esca da questa vita in giorno di Sabbato a Voi dedicato ; quindi raccoltosi in orazione, vi dutò sino alle undici, nel qual tempo incominciò a rasserenarsi per modo» che credendolo il Fratello Francesco già vicino a spirar l’Anima, assrettosiì per darne il segno a’R-eligiosi; avvedutosene però il Santo gli disse: Perché volete inquietarli ì non vedete , che per anche non è giunta /' ora ? Da quando il vedemmo, per volere Divino, angustiato da’suoi interni abbandonamene', sempre lo fu fino a questo momento; ma in questa, che fu l’ultima ora del suo vivere, cangiò Dio Pa!te sue disposizioni, scoprendoseli tutt*in un tratto con nuove dimostrante di fedelissimo amico, e Giovanni ne diede il segno, cangiandosi d'improvviso in un sembiante gioviale, e sereno, e dando un sospiro come di chi si sgrava di un qualche gran peso: poscia afferratosi alla sua fune, ed alzatosi senz* altr* ajuro, sedette sul 1 letto, dicendo : Benedetto stane Dioi Oh come fentomi leggiero ! In questa positura pregò i Religiosi assistenti, che recitasser qualche Salmo per lodar il Signore,ma supplicandolo essi a dar egli principio, incominciò tosto il Salmo Misererei proseguendolo con alternativa divota,e sovente baciando i piedi del Crocefisso- Dappoi Feceslleg* Sere gtre i Sacri Cantici, e sentendosi rapito dalle soavi espressioni di que’ casti amori, sciamava di quand’ in quando : Oh che perle ì ob che gemme preziose so» queste ! Così trattennesi fino ali’ undici . e mezza quel Serafino in amorosi concetti verso il suo Dio. Fece egli allora chiamar a se rutt* 1 Religiosi, rientrarono insieme col Padre Provinciale : Accostatosi questi al Santo, disiegli con lagrime di tenerezza , che prima di lasciarli li consolasse colla sua Benedizione, e poi, giunto che fosse davanti ai Trono della Divina Maestà, la supplicasse per rutti loro. Qui confondendosi l'umilissimo Santo rispose, che ben avrebbeliraccomandati al Signore ; ma che i’uffizio di benedirli era anzi propio di lui,eh’era Padre, e Capo di tutta la Provincia: Usò allora il P. Provinciale dell' autorità di Prelato,e comandogli in virtù d'Ub- bidienza, che consolasse tutt’ i Religiosi. L’ub- bidiennssimo Giovanni non replicò a tal voce, ma alzata piacevolmente la mano,tutti li benedisse con amore sì tenero» che niuno di loro potè rattenere le lagrime ; poscia pregandoli a raccomandarlo a Dio, e lasciarlo quieto alcun poco, strinse colle mani giunte il Crocefisso, e chiusi gli occhi si compose in orazione. Fu veduto in quel mentre sfavillargli ali* intorno dei capo un certo globo di risplendente luce, il quale sciogliendosi in risplendentissimo fuoco, oscurava, come farebbe il maggior lume del Sole, tutti gli altri lumi, che trovavansi in quella Cella al numero di venti, portativi da ciaschsdun Religioso accorso. Finalmente a! suo* I » nar X rzr )s nar delle dodici,che invitavan a Mattutino, riai prì -gli occhi Giovanni, ed essendogli detto,che suonatasi a Matrutiuo, rispose: Sia gloria al SU gnore , già me ne vado a cantarlo in Cielo j quindi girando amoroso lo sguardo sopra de’ circostanti, quasi da loro si congedasse, accostò le moribonde labbra a 1 piedi delCrocesisso, e proferendo quell’ultime parole del Redentore '.In manus tuas Domine , commendo spiritummeum i (h,K\C 7 .s) spirò circondato da quel medesimo prodigioso fuoco ,eh’era argomento degl’interni suoi santi ardori » per la cui insofferibile dolce violenza separatosi dal Corpo lo Spirita volò al Cielo, come quell’Angelo,che al consumarsi del Sagrifizio di Manne in Fiamma afeendit (judic.13.^ Avvenne questa felicissima morte nel giorno quattordicesimo di Dicembre sanno 1591,, che era il quarantesimo nono dell' età di Giovanni, cinque de’ quali passò nell’Osservanza, e ventitré [*] nella Riforma da lui incominciata, e veduta crescere, e dilatarsi in varj Regni delle Spagne. CAP. {* ) Nella prima edizione leggevasi ventìsettr in luogo di ij. ma ts ' sendosi créduto abbagliò non dell' Autore, ma dello Stampato re , halli emendato in quella seconda - Avvegnaché la santa morte di Giovanni accaduta sia nel di quat* ” tordicesimo di Decensore, la di lui Festa peli si celebra il di vive sim» quarto di Novembre, siccome la Traslažione del Sagrodî tUÎ Corpo il di ventunesimo di Maggio, X m )( cap. xxvi. 'Avvenimenti prodigiosi, che accompagnarono la Morte di Giovanni: Concorso improvviso dì Po*. polo a venerare il Sacro di luì Cadavere , e Miracoli coi quali il Signore /’ onorò . “"el Dio. eh’ è sempre ammirabile ne’ suoi Santi, lo fu ancora in Giovanni. Avea egli appena fenduta !'anima, che tosto accoiia- ronglisi i Religiosi per baciar i piedi di quel Santo Cadavere, ed in un momento , non solamente in tutta la Cella , ma ben anche in tutto il Convento si sparse una soave celeste fragranza ; cosa in vero sopra l’ordine naturale, e più ammirevole ancora , poich’ era prodotta da un Corpo già mezzo fracido, e ricoperto tutto di putride piaghe; posticiparono egualmente di questo soave odore i Pannolini, i quali avvegnaché stati lavati per purgarli dalle putredini, distinguevan!! da ogni altro per longo conservare in se quella fragranza . (*) Fatto il confronto dell'ora, in cui morì, sep* pesi che il Santo era apparso a due suoi amore- | volissimi Benefattori, rendendo loro grazie della I z cari- s*3 Deîl’Odorosa fragranza spirata anco dopo molti anni daU’tzian. dio oggidì incorrotto Cadavero di S. Giovanni narratili molte cose dagli antichi Storici delia di Itti Vita. Sentissi lo stesso Celestiale odore nello Scoprimento, che se ne fece in Sigovia circa î tempi della Canonizzazione del Santo; come appresi danti Missionario Carmelitano Scalzo di Nazione Italiano , che destramente vi si trovò presente per quindi riportarne qualche insigne ìWliqtlia. „ X >54 X „ caritatevole assistenza prestatagli; ma il prodigioso si fu, la grazia, che leggesi fatta in quello stesso istante ad un Legnajuolo, e fu deposta in Processo da que'medesimi » che ne udirono dalla di fui bocca il racconto - Era Costui da XJbeda , c dopo sonate le dodici della notte, stava alla porta de! Convento ad alta vece chiamando : Accorsovi il Portinajo, trovollo sì atterrito ,e sconvolto, che altro dir non poteva, se non che entrare il lasciassero, per vedere il Corpo di quel Santo allora allora spirato, poiché perdi lui mezzo avea- lo Iddio liberato dal perder la vita, e 1* anima. Introdotto, ed interrogato, chi detto gli avesse esser un Santo quel Religioso appena spirato; rispose, che accecato da un impura passione, starasene dormendo col suo pecca to, men tre già già venuti erano cert'uni, che per vendicasela loro onta col di lui sangue, stavano co’ pugnali » e còlle spade vibrate per ifcannarlo. Quando sentissi destare » senza sapere da chi, e mostratogli il morrai pericolo, in cui trovavasi , fu stimolato a sottrarsene con precipitosa suga, ad effettuar la qua- le verrebbe ajutato, sentendosi dire inoltre,che quella grazia degnavasi fargliela il Signore per intercessitene d’un Religioso, che moriva in quel? istante nel Convento degli Scalzi: Fu così opportuno questo avviso » e sì possente l’ajuto .che incontrato dagli Assalitori nemici, potè illeso passar attraverso de’loro Ferri micidiali. Pensò tra se stesso un Religioso in quella medesima notre troncare al Santo andito, e tenerselo per Reliquia; a questo fine lasciati partire tutti gli altri » soletto rinchiusesi in Cella col Sacro I ero Cadavere, ma soprappreso da repentino splendore vibrare dalia faccia del morto, e da una sovr* umana Maestà, tanto fu il timore, e la riverenza, che neppur potè giugnere a tagliargli un poco di tonaca .onde ritirar si dovette cutto impaurin), e tremante. Di volgatasi a non ben chiaro giorno la morte di Giovanni, fu tale il concorso de’Cittadini, e la calca del Popolo, che non potendosi tener chiuse le porte, ne della Chiesa, ne del Convento, furon ben tosto empiuti, e questo,e quella ; piegando tutti con divotaimporrunitàd’esser lasciati entrare laddove ( dicevan essi ) giaceva il Corpo del Santo: Ammirabile venerazione invero, che Dio aveva impressa nel cuor di tanto Popolo verso d*un Religioso del tutto sconosciuto in ÌJbtcla . Ingegnavasi ognuno d’aver Reliquie del Santo, le quali ripartite operavano prodigi, talché perfin le bende, e le fascie delie sue piaghe * e le più infinte di sangue, o di putredine,quelle erano le più apprezzate. Con tutti gli sforzi de' Religiosi, non era possibile difendere il Sacro Cadavere esposto in Chiesa; ma ben egli si difendette da pietosi divori furti ; ed in quella guisa , ' che da se tenne lontano, giacendo morto in Cel- ), la il Religioso, che accennammo, cosi esposto in Chiesa, seppe vietar ad un altro un egual furto . Era questi il P. F, Domenico di Sotto-Major, che mosto dagli splendori veduti in volto al vivo Giovanni, s’indusse a vestir V abito delGran Patriarca Domenico, e trovandosi presente alle Sacre Funebri Esequie , accostossi d’ appresso alla Bara; ma in ciò fare svenne, [e caddevi so. I 4 pra X'i&X pra. Essendo stato subitamente portato altrove,; ricuperò Tufo de’sensi, e confessò aver meditato tra se di troncargli nascostamente un Dito , ma per un improvviso splendore vibratogli involto essere svenuto, e tramortito. Grande vie più facevasi frattanto la calca, fino ad occupar le strade circonvicine giacché la Chiesa più non capiva un Popolo cosi addensato; e nel mentre cantavan!) alternativamente Sacri funebri Inni da tutte le Religioni spinte a venerare quel!' a tutti incognito Santo, risaonavano le festose divote acclamazioni de' Secolari. Diedesi finalmente sepoltura al SacroCadavero, coprendolo di terra; ma pur di tratto in tratto vedeasi spuntare da quella Tomba venerabile un prodi- . gioso chiarore, che ben chiaro mostrava quanto foss' ella meritevole d’adorazione la Spoglia di Giovanni, che colà riposava. Tra gì’ innumerabili Miracoli, co* quali Dio esaltò quest’ umiliato suo Servo, a due soli basti qui restrignersi per appagare lapis curiosità, tutt* e due operati in Ubeda, l’uno a privato, 1*altro a pubblico comun bene. Avea Donna Girolami Enriquez una Figliuola paralitica. Mossa ella dal grido universale de’Miracoli del Padre Giovanni, proccorò per risanarla d' aver un poco di tela, che servi al Santo neli’ ultima di lui malattia ; nè sì tosto applicolla alla Figlia, che in quello stesso momento si risanò . Ciò intesosi da Caterina Bezzerra, fece applicarla ad un' altro Infermo; ma appena aveala ricevuta,che subito Donna Girolama tornò a dargliela in tutta fretta , perché allor' allora erasi spezzato un braccio ad ad una sua Servente. Era orridamente rotto quel braccio, cosichè Tosso infranro in più scheggi© useivale fuor della pelle, anch’essa Iquarciara; ma la divora Dama con santa fiducia per la spe- rimeritata riavuta salute della Figlia, altro non fece, che fasciar il rotto braccio con quella Tela, ed immantinente non solo ce irà T acerbodolore, ma riunironsi Tossa si fattamente, che quella Donna in quello stesso giorno servir si potè del suo braccio nelle dimestiche faccende ,senza p ù risentirsene. L’altro Portento operato a benefizio del Puh* blico, accadesse nel Maggio del 1607. Alzcssiun giorno sopra la Città à'Ubeda un turbine così procelloso, che dal Popolo Impaurito temevasi T incendio universale della Città da’Fulmini, che lampeggiavano tra le nubi, ed il totale rovina- mento dalle grandini, ohe minacciavano, non solo di distruggere tutte le biade, e schiantare gii Alberi, ma perfino d*atterrare le Fabbriche per la forza de* venti furiosi; nè il timore era vano, posciachè pochi giorni prima un sì fatale disastro era pur troppo avvenuto ne’contorni vicini fuori di quel Distretto . Nulla ostante T universale suono di tutti i sacri Metalli, vie più avvicinavasi il turbine, e già già stavano pensili in aria le gragnuole, accompagnate da tuoni orribili, e da lampi,che atterrivano; onde in mezzo alla temuta total rovina, chi esponeva Reliquie de’Santi,chi prostrato a terra porgeva Arti dì Contrizione a Dio, e chi correva in salvo entro a’ Tempi Divini, Furon vi moltissimi, che ascosero alla Tomba di Giovatisi, supplicandolo della della possentissima sua Intercessione presso Dio per Io scampo da si orrenda procella . Assai prima del tramontar de! Sole oscurossi si fattamente il Cielo,che già sembrava buja notte ben inoltrata, riè altro pù discernevasi in mezzo a tanti spaventi, se non nt11’aria uno certo muoversi, e dimenarsi, come di eh fermar voleste sulla Città le addensate nuvole, le quali per altro al furor del gran vento, che soffiava doveano essere altrove portate. Fino alle tre della rottesi tenne immobile sopra l’afflitta Città quella imminente tempesta ; quando volendo il Signore far conoscere chi vegliasse alla di lei difesa, fu veduto da molti Giovanni dalla Croce girar per Paria nel suo Abito da Carmelitano Scalzo arespigner le nubi,e dissipar la procella,nè altro danno succedette.se non che fu veduta cader dall" alto qualche grossa pietra in segno dei rovinoso pericolo, da cui veniva preservata quella Città, che tanto erasi segnalata nel piamente onorare la Tomba del suo Orse uditore. CAP. XXVII. Prodigiojtfftme Apparizioni, che veggonfi nelle Carni del Santo . D Appoichè XJheda rimase furtivamente privata del sempre odoroso incorrotto Cada vero di Giovanni, maneggiassi, e con giustizia ottenne da Clemente Vili Sommo Pontefice la Bolla , che costrigneva la Città di Segovia a restituirle quel Pegno sì prezioso ; contuttociò per soddisfare fare affa divozione d’enrrambe quelle Città-, fa forza dividere rra loro il Corpo Santo. lìhbtU betta le Gambe; Segovia la Teda col tronco Lutto ; un Braccio il volle la Corte Cattolica, e l’altro toccò in sorte a Bonn'Anna da Pegnolosa , quella , cui predille il Santo, che porta re bbelo, e quella pure, che col favor della Corre ottenne la Traslazione del derto Cadavero a Segovia. Ebbe questa Reliquia Donn* Anna in congiuntura, che essendo giunto a Madrid per Segovia chi colà portavalo, spicconne un braccio, e per se il tenne finattanro che consegno Ilo dappoi a Francesco di Jepes Fratello del Santo,siccome si vedrà in appresso. Più opportuno incontro di questa divisione dar non potè vasi, per distribuire a diversi Bivoti alcune particelle delle Carni, e dell’ Ossa del Santo, nelle quali cominciarono ad iscoprire quelle prodigiose Apparizioni, che sono oramai note a tutti i Regni del Mondo. Molti furono i Misteri, che rappresentaron si in quelle Sacre Reliquie Ammirabili per se stesti più ancora gli esserti, che produssero - Vi comparvero il Cro- cefisso, la Concezione Immacolata, Cristo flagellato, la Vergine Madre col Santo Bambino, e vari altri Santi del Cielo. Bue Femmine di vita perduta vidervi una Maddalena pentita , e convertiron si ; alcuni Giovanastri molto scostumati un Teschio di Morto, e ritiratogli ne*Chiostri ; Una Schiava Maomettana ci vide Maria Vergine, e pigliò 1*Acque Battesimali; in somma a dir brieve , tante son elleno cedeste Visioni, eh’ oramai non è possibile raccorne il numera. . X 140 )( mero, e descriverne il modo. [*J EgPèverOji che da principio furono impugnate, ma volle Dio convincere gì’ impugnatoti colla sperienza , ed uno d’ essi fu il Dottore Freylas Medico di grido nella Città di Giaen, che per esser più incredulo, vide, e confessollo,che in un picciolo frammento di carne formavansi ad ora ad ora quattro lucidissime Stelle, delle quali componevasi una Croce, e della Croce un Calvario sopra una rupe in guisa tale , che sott’il deliro braccio- della Croce vedevasi il Santo Giovanni con un Fanciullo a canto. (*).Troppo sarei prolisso, se tutte raccoglier volessi le strane prodigiose apparizioni che scorgonsi nelle carni del Santo - Di una perì) , che trasse mirabil-menfe dal secolo due nobili Persone Bolognesi, non debbo tralasciare il racconto, sì perche il fatto essendo molto insigne merita d’ esser recato sulle Stampe , come perché in tal guisa comproverassi quanto siasi-degnata la Divina Previdenza di fare che in qnest’ilhrijre Figlio de’Profeti s’avverasse l'elogio che formasi nell’Ecclesiastico al grand’ Eliseo : Mortuum prepbetavit corpus ejtts. Il Cente-Gian-Paoio Buratti, e Ja Contessa Anna Eleonora Dopati di Itti Consorte fissando un giorno lo sguardo in una Reliquia'di S. Giovanni della Croce vi scorsero dentro lo stesso loro ritratto, ma in atteggiamento molto singolare; poiché amendue aveansi rivolte contro le spalle , e l'abito loro che in quell’ Effigie miravano, non era già pomposo, e cavalleresco, ma di Carmelitano Scalzo era nel primo, e di Carmelitana Scalza era quello dell’altra. Videro ambedue la stessa cosa, f stupironft, ma non la comunicarono assieme. Se Ja partecipaifa.no finalmente allorché fu di piacimento al Signore, e da. sì fatta prodigiosa visione conchilifero d’adempiere eck avverare, ciò eh’ella veniva indicando. Jn perciò dopo venti e più anni di matrimonio stabilirono di pari consentimento d’ abbandonare r! Mondo colle sue gale, richezze , e piaceri, ed’entrate nella Riforma degli Scalzi di Nostra Signora del Carmino , con santa unanime risoluzione di non volersi mai più vedere „ fuorché nel Cielo; lo che fedelmente avendo adempiuto , morì lietamente il primo in Bologna 1 ’ anno 1714- chiamatosi nella Religione Anton-Giuseppe di Gesù Marii, ne men santamente finì l’altra di vivere ne! Monastero dell* Scalze di Parma l’an- rro 171C conosciuta, e non poco venerata dalla Serenissima Casa Farnese, sotto il nome di Teresa da Gesù Matìa , )( i4i )s Di questo favore godette fra gli altri con pri* vilegió il rammentato Francesco di Jepes degno Fratello di Giovanni, per le tante Virtù, che ne apprese. Portatosi egli in Segovia non potè avere il contento di vedere la Sacra Spoglia del Santo sua Fratello, già rinchiusa,e custodita in un' Arca preziosa, eretta sopra di terra in una Ca- pella di Nostra Signora del Carmine situata al lato destro della maggiore Capella della Chiesa degli Scalzi ; perlochè ritornato a Madrid fu ricevuto dalla grà detta Dotin'Anna di Pegnolosa, che gli regalò un pezzetto della Carne del Santo per consolarlo della perdita del morto Fratello. Poi diedegli ancora il med-fimo Braccio del Santo, affinchè il riportasse a Segovia ,ove con maggiore decenza fosse riposto, e venerato nel? Arca ; ma egli forse mal sopportando il non aver ottenuto in Segovia di vedere quel prezioso Deposito, non ci andò,ma portosi! a Medina delCam « po i e donollo a quelle Scalze Carmelitane, nel di cui Monistero riposano pur anche l’Ossa avventurose della Madre del Santo. Era non per tanto inconsolabile il buon Francesco di fepes per non avere potuto ne mena vedere, ed abbracciare il Santo Fratello prima che morisse, quando postosi in Orazione sentì dirsi internamente con quella voce, che a certi indubitati contrassegni e voce del Cielo ,che ogni qual volta fissasse lo sguardo nella Reliquia donatagli * veduto avrebbe il suo Fratello effigiato nella stessa di lui carne. Staccofsi ben subito dal petto la Reliquia, che appesa portava , e vi raffigurò i! suo Giovanni così bene espresso , come se fosse JPÌVOh X 14 » )( . ^ vivo: Videe! ancora la Vergine col Divin Par* goletto posta si, che in mezzo ad entrambi (lavaci Giovanni quasi da loro accarezzato , ed accolto. Questa fa la prima delle molte Apparizioni avvenute in MecUna del Campo , e succedette nel giorno dell'Epifania , quindi poi cane'altre ne avvennero in altre molte Città , anzi in ogni Regno, e Provincia del Mondo Cattolico, che non è possibile noverarle . Tanto avvertì uno Storico insigne della Vita di Giovanni, il P. Andrea di Gesù Carmelitano Scalzo » il quale così ne scrive : Hujusmodi apparitiones Anno Domini 1594. ipfo Eptpbanìa Fefto MelinaCampi manifestari cape- runt ; deinceps vero Se gobi a , Burgis ,Cafar- Augusta , Calai ayttdis, Ubeta , & ubicam que mirabili! Vm bujus babentur Reliquia , hac stupenda prodigia perfeverant . EH’ è però degna d' alto riflesso la circostanza del giorno deH’Epifania , in cui cominciarono a disvelarsi queste Apparizioni, giorno , che acutamente da' Santi Padri vien detto Apparizione , 0 Manifestazione del Signore > Quali che Dio volesse accomunare la gloria del grande Mistero al fedelissimo suo Servo, e sorprendendo con quel raro Prodigio tutta la nostra Divozione , fortemente impegnarla a riconoscere nelle morte Reliquie di Giovanni dalla Croce il Vivo Spirito del Redentore Crocifisso. BENE- X - 4 ! X BENEDICTI XIII* P* M* CONSTITOTIO DE B. JOHANNE A CRUCE Ord. FF. Beata: Ma rise Virginia Monte Carmelo qui Excalceati appellanrur, òanctorum Con- fessorum Canoni per eumdem adscripto Die XXVII. Decemb. Anni MDCCXXVI. BENEDICTUS EPISCOPUS SERVUS SERVORUM DEI Ad perpetuavi rei Memoriam • s t. Ecclesia so» lemnei ho» illil siiij illustra- vtruat, la Mater Ecclesia prxcîpuis uni versalis honorificentie pr$* coniis illos ornari decernit, decetniti< , ui qui olitn sanctissimis discipli- ms ,oc moribus eam illustran» tes Divini Nominis gloriam,& Deo fa» tnulantium numerum dictis, & factis augere» perque viam salutis ducere fumma cura studuerunt. Hujufmodi Virum Christianis virtutibus, celesti Doctrina» jugi p?nitentia, multisque signis proba- tum Ecclesia Catholicae dédit ea pars Hifpani» Tarraconensis , cui Castella: Scteris nomea est , nosqué illum hàc die » in 11 . Beati ss» a C'ìtdé ortiiî plÈca»,.& Vi- m imlitutio. XU4X- in honorem Beati Johannis Apostoli, & Evangelista Deo sacra, Sanclorum Con- Fssofum non Pontificam Canoni solem- niSanctse R orna ns Ecclesia C^remonià adnumetafe dectevimus. is est Bfatus JOH ANNES A CRUCE Ordistis Fratrum Beata Maria Virginis à MonteCarmelo,quiÉxcalceati appel- latìtur, primus Professor, & Parens, qui anno Christi Domini MDXLII, ex perhonessa Jepefia Familia ortus est in Oppido, quod dicitur FonsTiberii in Episcopatu Abulensi. A primis annis egregi* animi dotesin co piè > christia» îièque educato plurirnum emicuerunt j quamque dilectus, Stcarus esser Deipara Virgini, in cujas patrociniam con- fiigefat* inde pâtuit ,quod aquam è parco hausturus» in iîlum prolapsus, Patron* Manu sublatus , incolumis prò- dite » Adolefcens ex>miD pietatis ductu Metymrt* Campi Hospitalem Domum ingressus, âegrotantium pauperum fa- mulatui le addixit, rmximà charitate dia noctuque languentibus assidens, nec modo Ipiritualia, sed ne vilissima qui» dem officia in iis juvandis obire detre» ctana; unde factunr ut esteri in Nosocomio Christiana Jobannis asta demìra- iiì sgrommin corporîbus, animisque curàndis cenatimi e)us exetnplo alzerem» &follicitam operar» datene. Quidquid interina r«m pio mislisterio supercrat, prs- )( 14 $ )( prseclarus juvenîs affiduis precibus, vi« giliis, lacrymis, & Dominici P.-tssioni religiosissimo animo recolendae, impen- debat : qua: tandem ipsiad FratrumOr* dinis Beatas Maria; Virgin» a Monte Carmélo Institutum ineundum jucun* dissimam viam apcruerunt . Hoc ita ampîexus est, ut Vota emisla purioris difciplinse studio accuratè observaret, ad primitivi Ordtnis normam se omni- îio consormans, nec nifi curn timore, & tremore, ac jussu majorum ob som- mam rei Divinai praestantiam.ad sacra* tistimum Presbyreratus gradum evectus. Quum vero Dei Virgo Teresa, qu® pottea,excelsis ejus virtutibus , tìgnisq; stagitancibus, per sei ic/s memori® A lite cesio rem nostrum Gregorium Papati! XV. in Sanctarum VìrginumCanonem retata est , in ter sorores jam dictiOrdl* nis Beatae Mari® Virgtnis a Monte Gar- melo, primasvi Instituri Regulam felici exitu restituisset,ideinque prò Fratribus ejusdem Famiii® animo volutarec, Dei Ancill® magni operis Comes Johannes s Orice, Strictioris Disciplina promovenda ardore vehementer incensus, piane coelitus datus est Quarè tanta: rei negotio inter Sacram Virginem, & Dei Famulum agitato, Or do Frarrum Carmelitarum communi omnium bono- rum plauso, licer fremente humani generis Foste» mirificè j»stauracus, & per K unirti. Fit Conci Beata» Tete* i» in prima- va Disciplina promovenda intet CanniUui » TV B Jo: la prò passin > Sc hora prsdictì obit. XI46X universam Europam non fine ingenti Dei gloria diffuius est, plurimi, Tere- fas Virginia curà,per tota m Hi spaniam erectis, acque oprimè inttitutis Cceno- biis, qusB ipfe nullis vik-e incommodis, Le periculis terrkus, fingala perlustra- vit. j. Ubi vero admiranda innocentia, assi- Deo duà rerum Divinarum contemplatione, asperrimo vi tre rigore, summisque vir- ìs . rutibus incîytus,fuo um corda in perfetto Dei caltu undequaque firmaverat, diro morbo,& in crure quinque plagi, saniemananribus, patientîssimè tolera- tis, rotu, in Deo, quem Temperin corde , acque ore habuerat, fixus, sanctif- simisEccIesiaîSacramentis fumma Fide, & Religione fufeeptis, inrer soda li um collacrymantiâ amplexus Davidici Pfal- mi versiculo, In manus tuas , Domine , commendo fpìrhum meum> piissimè pronunciato, die, & horà a se praedictis in Ubedas Coenobio xix Kalendas Ja- nuarias Anno Salutis MDXCl. aetatîs XLIX. VitK Ccenobiticae XXIX- puristi- mam efflavit Animam Vir Deo perca- rus,DaemonÌ formidatus,animi lenita- te,constantià in adversis, miraculorum, ac propheti» dono per totam Hifpa- niam illustris, inque Mystic* Tbeolo- gias arcani, (cripto explicandis, squè ac Teresa, divinitu, instructus, quam, Decreto S. R.E. nundum Beatis adnu- me- X *47 X meratam, ipsc sodali suo, interSancta» Dei Virgines, eo superstite referendam pronuncia vit. Ad Servi Dei exuvia», quasi odore v . perfusas,& poste» corruptionis ex per- tes, eundem veluti placido somno so- pitum referente», popoli eas olculan- numerarur. tis mvltitudo copiosa turmatim consta- xit, vestium,&ipsius etiam corpuscoli parriculas venerationis inttinctu aufer- re covata. Tanti Viri, quam Teresa ut Sanctuna suspexerat, Sanctique Elogio compluries ornaverat, virtutum, & pro- digiorum fainà in dies perete Crescente , gesta cjus maturo judicio Venerabilium Fratrum S. R. E. Cardinafium, sedente piae recordationis Decessore nostro Alessandro Papa VIL ad canonicos ritus discussa,&prob*tafuerunt,unde per si* milismemorias Clementis Papas X. Apostolica» Literàs intt r Beato» relatus est. Novis de inde Miraculis post solenti» vr - nemBeatificationem, ob ejus merita a tu inwr s& Deo patratis, jussu Dei Servi Jnnócen- tef * rtur * tiiPapxXI. undique conquisiti, &co» ram nobis ipsis per Venerabile» Fratres nostro» in examen adductis, ac veterž disciplina, & majorum Constitutioni- bus respondere per omnia compertis, inque tribù» consistoriis, & plenario conventu eorumdem Venerabilium Fratrum nostrorum S. R. E. Cardinalium , | atque etiam Patriarcharum, Archiepis. K 3 . copo* X '48 X coporum ,& Epitcoporum nobiscum m Urbe praesem um.Conventu, tire per- ptnsis, unanimi eorund m fententià, per Sedis Apoliobcae Norarios Corani ÌNubis exceptà, Rcgumque, ac Principimi Cbistianoi uni, arque ipimsOrdinis Fratturai Excalc atorum Beata? Mari* Virginia a Monte Carna io, enixis pre- cibus prò Beato Johanne a Cr< ce in iati- ctorum Confdîotum non Pomificun Canonem referendo Apostolica Sedi porrectis, poli tant® rei perficiend® sbleninem diem indióbm, perque Ora- tiones,Jejunia, Lîe Eleemosmas Otnni- potentisDei opem fervenustìmè implo* satani, demum unmrsis, qua & An- tecestòrum nolìrorum Romanoru Pontificam Constiturion bus,& Sanctae Romana; Ecclesiae discip ina agnda crant, omni religione peractis, hac ipsa die in honorem Beati Johannis Apostoli, & Evangelista Ueo sacrà, uni cum eis- dem Venerabdibus Fracribus nostns S. R. E.Cardinalibus , Patriarchis , A chi- episcopis, & Episeopis, ac ucriusque Cleri ,& Populi frequentia in Sacrosan- ctam Basilicam Principia Apostolorum, Deo supplicantes convenimus, ubi semel, ìterum, & restio prò Viro D i in Sanctorum Conf ssoru n non Pontificam Canonem referendo precibus re- petitis per Venerabi*em F'atrem nostrani Lauremium à- R.E. Episcopum Car- „ X '49 X Cardinalem Tusculanum, CorsioQ nun- cupatum ; polì decantare Sacras Osa» tioncs, & Spirirus Sancti gratiam hu- millimè invocaram, ad honorem San- £ts , & Individua Triniutis, Ftdei Ca- tbob'cae cxalrationem.&Chnstianì no» minis incrementum, a uctoritafp Ostini» potenrìs Dei, Patris,& Filii,& Spiri» tus Sancti, & Beacorum ApostoJorum Petri,& Pauli ,ac nostrà ,de eorundens Venerabilium Fratrum nostrorumS. R. E Cardinahum, Patria charuni, Archi» episcoporum, & Episcoporum , nobis* cum in plenario Convento Batìhcae Vaticana prarsenrium » consilio, & unanimi consenso , Beatum [ohannem a Gru» ce Hispanum ex Ordine Fratrum Excai» cearoruin Beatae Maria: Virg-nis a Monte Carimelo, de cujas Sanificate, Fidei sinceri rate , & cscerarum Virtutum, ac Miraculorum exceilentià plenè conista- bat, &conttat, una cum Beatis perlîî» dè Gonfessoribus non Ponrificibus, Peregrino a Foro'Livii Ordinis Fratrum Servorum B<*atse Mari® Virginis, & Francisco Solano Ordinis Fratrum Mi- norum, qui a Re gulari Observantià nun- cupantur, Sanctum esse desinivimus, Sanctorum Confessorum non Pontificò Canoni adscribendum decrevimus, prove presentiam tenore drfinimus, de* cernimus, & adscribirrms, eundemqus per universos Christifideks tatnquaai K z vere VII. Pwttifex la crai ejus E- xuvias Visi- tantibus peculiare» In- dulgcntias conccdit. vni. Saciofanctii Misi® Sacti- ìicia in ejui honorem cele biat. )( ISO )( vefe Sanctum, honorari mandavimus, &mandamus, statuentes ut ab univer- sà Ecclesia în ejus honorem ^£d es Sacrai, & Aitarla, in quibus incruentum Sacrificium Deo offera tur, sedisicari,& consecrari ,& quocannis xix, kalendas Januarias, quo die ad caelestem Pattiam e vola vi t, ejus natalis, ut Sancti Confessori non Poncificis Festa solemnia , celebran possint. Insuper eadem auctorîtate omnibus Christifideiibus vere paenitentibus, & consessis, qui ejusdem die natalis Pesto in memoriam Beati fohannis a Cruce quotannis ad sacras ejus exuvîas vene- randas accesserint, annum, & quadra- genam: lis vero,qui in octavàejusdem Pesti ,qu8draginta dies de injunctis, seu quomodolkiet eis debitis paenitentiìs , misericorditexin Domino reJaxavimus » & relaxamus* Postremò gratiis Deo act/s, quodEc- cîesiam suam insigni hoc, novoque luminati illustrare volnisset, cantata in honorem Sanctorum Johannîs a Cruce, Peregrini a ForoLivii,&Francisci Solan! Oratìone solemni,in Arâ maxima supraConfessionem Principis Apostolo- rum Sacrosanctum Missai Sacrificium ce- lebravimus cum ejusdem Confessori# non Pontifìcis, & caterorum Gomme, moratione , omrdbusque Chrîstifideli- bus tunc prssendbus plenariam om- nium )( rz r X . joium peccatorum Indulgentiam eon- cessimus. Vecce igiene, ut prò tam peculiari magnoque Beneficioccelicus nobis concesso, omnes benedicamus, & glorisi cemus Deum Parrem, bonorum om- nium auctorem, cui est honor,& gloria in ssecula; affiduis precibus ab eo flagitantes » ut per interceffioncmelec* ti fui Johannis aCruce,indignationem fuam a nostris peccatis avertens, osten- dat nobis faciem misericordia sua, immittatque timorem sui super genres » qua non cognoverunt eum, ut tandem cognoscant, quia non est alius Deus, nifi Deus noster. Caeterum quia difficile forse praesen- tes nostras literas ad lingula loca , ad qus opus esset, adferri, volumus ut earum exemplis, etiam impresti;, manu publici Notarli subscriptis, Óc sigillo alicujus personse in Dignitate Ecclesiastica constitutL munitis, eadem ubi- que fides habeatur, quas ipsis praesen- tibus haberetur, si essent exhibitae, vei ostentar. Nulli ergo bomînum lice a t hanc pa- ginam nostra desinitionis , Decreti , Adscriptionis , Reîatioois, Mandati, Statuti, Relaxationis,& Voluntatisin- fringere , vel ei ausu temerario contralte. Si quis aucem hoc attentare prassumpserit, indignationem Gmni- X 4 po- ix. Dei» glori- Scandi» in Sflctitate S. Jo: a Crìi;*. X- Mas Liter» Apostolica , ubiqtie fides, obùneant. ! XI. Nemo sa înfringere aiideat , hokemis Dei, ac Beatorum Petrì, & Pauli Apostolorum ejus se noveric in» cursurum. Datum Roma: apud Sanctum Petrum Anno Incarnationis Dominici Millesimo septingentesimo vicesimo sexto vi. kalendas Januarias, PontificatusNostri Anno ter do, BREVE )( rz; X breve raccolta DI VARJ insigni miracoli Operati da Dio per intercessione DI S A GIOVANNI DALLA CROCE, E di varie Grafie ottenute da' Fedeli mercé /’ Invocazione del medejimo S AUTO . N On può negarsi che dal!' Autore della Vita finor descritra sieno state bastevol- mente esposte in breve elegante racconto quelle Eroiche Virtudi, che lpiccata- no nel Gloriosissimo santo Giovanni dai!-, croce, per le quali agevolmente possa l'accorto Leggitore formare un' alta sublime idea desia di lui Santità . Ciò non ostante» è sembrato a tal’uno mancare alla presente lod vaissima fatica dclP. Gian Federigo un più distinto ragguaglio de' va- rj strepitosi miracoli dal medesimo santo operati; giacché suole di molto eccita si l'U; mo '.Ila divozione verso de’Santi, non tanto pel racconto dell* Eroiche loro imprese , quanto per la narrazione de’benefizj, e grazie da essi dispensate a prò del Mondo Io per tanto mosso dalla Divozione che professo verso d’un Santo sì ragguardevole , sì amabile, sì benefico, per vie più eccitare iFedeli a ricorrere al possente di lui Patrocinio, ben volea- lenfieri ho assunto l’incarico di qui raccorre que* Miracoli, e quelle Grazie, colle quali de- gnossi Iddio di glorificare il suo Giovanni; loc- che certamente con migliore discernimento , e più ornatamente adempierebbesi ora dal Padre Gian-Federigo, se una strana morte colto non l'avesse nell’erà sua ancor fresca. Non credasi però chi degnerassidi leggere,che siasi qui raccolto tutto ciò che di portentoso fu operato da Giovanni. Imperciocché,come mai potrebbe ciò in pochi foglj esporsi , se tutti gli Scrittori delle gesta del Santo convengono nel!' asserire essere innumerevoli i di lui prodigi ? Il P. GiuseppediGesù Maria allibro z. cap. 18. afferma » che se narrare fi volessero i foli Miracoli, che sono stati provati nelle Informazioni fatte per la Beatificazione di Giovanni, sarebbe mestieri d* un intero libro. Il P.Girolamo di S .Giuseppe al lib. 7. cap. 20 attesta, che per abbondevolmen- te riempiere un Volume, basterebbero!soli Miracoli operati nella Città di Ubeda. Non dissimili sono le attestazioni del P. Filippo Maria di S. Pao- lo, scrivendo egli [aî cap. 17. del lihro% che potrebbero comporsi più Libri colla sola spofizione de’Miracoli operati dopo la di lui Morte. In fatti, non v* ha quasi infermità, nella quale collo sfoggio di qualche Miracolo spiccato non sia il poter di Giovanni. Egli ha risanato infetti di cancheri spaventosi, ha risvegliato oppressi da mortale letargo, ha impedito che il veleno sortisse il maligno suo effetto . Egli ai Sordi ha conferito 1 * Udito, agli a po pi etici 1 ’uso delle men> bra.agli stolti quello della ragione. Egli invocato )( m )C cato ha donato la facoltà dell* Odorato a chi per fino dalla nascita andonne privo, ha fatto che tosto sorpreso fosse da placido sonno chi per quaranta giornee notti parimente n'era privo; e stendendosi anco a* giumenti la benefica di lui mano, recò in un subito la finità ad una Mula , eh’era quasi morta* prodigi operarono, non solamente le Reliquie del Santo, ma eziandio la terra del suo Sepolcro, le scheggie della Cassa» entro di cui fu sotterrato, le Fatcie delle di lui piaghe, la sola invocazione del di lui nome, l’uso delle sue Immagini, ed anco di quelle esprimenti le varie apparizioni , che scorgon si nelle sagre particelle della di lui carne , fendofi posta alle suddette Immagini la seguente Iscrizione : Ad- miranda hoe Imagine *, ali&que complures , novo , & inaudito miraculo apparent in dìverfi* par tic u- lis Corporis P. Job annis a Cruee Carme Ut de’suoi giorni- Per buona ventura erano Carmelitani Scalzi i Religiosi assistenti,e ad uno di essi venne in memoria di aver seco un berrettino di >. Giovanni dalla Croce, il quale non prima la vide con qu 1 suo arnese in capo, che le impetrò una istantanea sanità ; come lo confes- s rot o i Medici tornati aìcune ore dopo per informarsi se era morta. Intorno all’anno 1701. Maria Olivieri di Coim- hra> maltrattata da una Rilìpola nella testa con dolori tanto Ipasmodici, che non poteva nemmeno posare sul capezzale, e con un fuoco inesplicabile in elsa d’onde ne scaturivano sa ninfe materie sino a scorrerle pel viso; nella quarta notte cominciò frammezzo i suoi spasimi a gridare verso il Beato Giovanni, perché la soccorresse. Interrogata dal Marito quel che ne fosse, rispose, che aveva veduto il Beato, e che stava egli soccorrendola con la sua Croce. Si pose indi s dormire, e la seguente mattina parendole di esser e e e z 1 I I Jf 161 X esser lana, lì fece visitare dal Marito, che dopo un diligente esame le disse: Voi siete guarita ,ed ella soggiunse.* Se così è, mi ha risanata S. Giovanni dalla Croce , che io ho invocato , e mi è apparso . Parti perìcolofjjìmi felicemente riusciti . S iccome per la brevità prefissami debbo tralasciare il racconto de’ molti prodigi operati dal Santo in vita, come sono tante maraviglie operate col solo tocco della sua mano, avendo col tocco suddetto risanato eziandìo le stesso da una ferita in capo; la guarigione d‘ un Giovine ammalato di febbre maligna, ottenuta coi tocco della Catenella, che il Santo portava indosso; la calma d’una furibonda tempesta resa con un segno di Croce fatto col suo Cappu.cio: così forz’ è, eh’io ommetta una Grazia insigne, che pria della morte del Santo riportò certa Donna in LJbcda in un pericoloso parto, agonizzante senza poterlo mandar alla luce, allora quando le fu applicata una benda macchiata delle piaghe di Giovanni . Vengasi pertanto a descrivere quelle Grazie, che dispensò il Santo dopo la felice sua morte. Donna Chiara di Benavides Moglie di Barro* meo di Or tega, Dama tanto caritatevole verso del nostro infermo Giovanni, come già si disse nella Vira ai Cap. vigesimo quarto, attesta nelle sue giuridiche informazioni quanto le si mostrasse grato, e benefico dal Cielo colui, che ricevette da essa qualche benefizio in terra . inquahivogha sua X -6r )C afflizione* o necessità die’ ella, di ben sapere » chi debba ricorrere per riportarne ajuto, e rimedio . Giovanni dalla Croce le ottiene tutte quelle grazie ,ch’e!la desidera ; e particolarmente dice d’aver provato il poslente ajuto di Giovanni ne’suoi parti, pria difficilissimi a segno , che la rendevano a prossimo pericolo di morte ; ma poiché suol far uso di' qualche cosa spettante al Santo, ed in ispezialità della di lui Cintura di cuojo, le riescono facili ,e senza rìschio. In un parto, eh*ella fece poco prima à‘ esser esaminata per le Informazioni, ebbero i Medici gran paura della di lei vita, perché trovavasi inferma d* un* altra malattia , e i dolori del parto con gran furia Fa- veano assalita; pure al cingersi eh' ella fece colia detta Cintura, partorì subito, e restò sana non sol tanto da malori del parto, ma benanco dalF altra infermità. In certo luogo della Diocesi di Gìaen ra ormai disperato il caso d'una misera partoriente. Coll* uso d’un’Immagine rappresentante le misteriose apparizioni, che scorgon si nelle Reliquie del Santo, in un subito diede facilmente alla luce il feto già morto, che sembrava recar volesse la morte anco alla Madre. Il Miracolo , che ora siam per raccontare fu approvato come sopra numero dalla S. Congreg. de* Riti per la solenne Canonizzazione di Giovanni . Nel Castello Noblexas della Diocesi di Toledo la Vigilia dell’Ascensione, che cadette Fanno 17QZ- nel giorno 16, Maggio, Alberra Maria di Aifaro, Moglie di Giacinto Alfonso Vasquez in f età di verzotto anni giaceva miseramente stretta, jf ed X r6z X ed oppressa dai dolori del parrò senza poter is« gravarsi della Crearura, perché se Pera rorraim- maturamenre l’acqua . Temendoli però ii terzo giorno, che periste insieme colla Madre anche ii feto, al primo comparire del capo se gli amministrò il Sauro Battesimo; e in questa durissima Gru azione si stette due altri giorni. Ma sempre più languendo di forze !* inferma, non pertanto era bastevole !’'irte de" Medici, e della Levatrice a trarla di quel pericolo. Pensavano essi d’ eseguire in lei nuove industrie,e nuovi artifici ; nè per quante Reliquie le avessero posto addosso ss otteneva ancora la grazia, perché da!P Onnipotenza era serbata al merito di S. G.ovanni dalla Croce. Allorché per verità lasciate le altre, ne ritenne una sola del Beato, incontanente , e senza dolore diede alla luce una Bambina; la quale comecché fosse stara per lo spazio quasi di sei giorni in continua'pugna contro la morte, era ciò nulla ostante assai bella, e sana, anzi per segno del suo Liberatore portava in fronte una Croce. Dopo il parrò sopravvenne ad Astretta una sincope assai pericolosa, in cui ricevette Pas- soluzione, ed aspettavasi a momenti che trapassasse, ma invocato di nuovo l’ajuto del Santo, si riscosse la moribonda , e disse : Al Beato Giovanni dalla Croce devo questo Miracolo ; come in farti da quel punto cominciò la solita convalescenza , e godette in appresso perfetta salute . In una Relazione, che stampossi in Mantova Tanno 17x8.delle copiose grazie, che nello spazio di pochissimo tempo s’ottennero come piamente credesi per Pinrercessione di San Giovanni L 2 dalla X 1(4 X dalla Croce nella medesima Città» e di lei Ducato leggonsi le Grazie seguenti, «lina Dama di », quella Città, che per non poter mandare alla „ luce la Creatura stava in evidente pericolodel- „ la vita, invocò con viva fede il glorioso Santo, ,, e felicemente partorendo, da e sto trovossi tan- „ tosto esaudita. Come pur anche esaudita si „ vide un’altra Donna ,che per consimile cagio* „ ne, data da chi le assisteva per ispedita, e da' ,, dimestici già compianta per morta, nel punto „ d* applicarsele del Santo la prodigiosa Reliquia, ,, sgravandosi d’ un Maschio, apportò indicibile ,, allegrezza a' Parenti, ed ella trovossi come da », morte a vita risuscitata. Che se degne d'am- „ mirazione sono tali grazie, molto più dovrà „ estere quella d’un’altra Signora,a cui cavatasi », a pezzi la Creatura già morta, non poteva as- „ pettarsi se nonché moriste anch'ella . Provati ,, di già inutili gli applicateli rimedj, data già ,, per disperata la di lei salute,cadde in pensie* „ ro al Marito di farla benedire colla Reliquia 3 , di S.Giovanni dalla Croce. Nel farsi dal Sa- 3 , cerdote la benedizione, stando quegli vicino „ al letto deli’Inferma genufleslo, ad alta voce, 3 , e con gran fede diceva: Moglie mia, racco- ,, mandatevi di cuore a questo gran Santo da Dio ,, eletto per nostro Protettore , che vi otterrà », certamente la salute. Quanto disse, tanto av- ,, venne, mentre poco dopo trovossi suor di pe- „ riccio, e tutto 1’ afflittivo di lei male svanì. „ D'aître diverse partorienti,come pure d’altre ,, persone inferme in gran numero, sì Uomini, », che Donne, quali hanno sperimentato il vali- dissi- ,» 99 99 39 39 39 39 99 Zi to 99 99 99 39 39 9 3 99 93 93 99 99 39 99 93 39 93 99 ] 99 I- li a i- 6 i* s 3 » e a i- à si s- ti ià ia î« o ' » 3- ÎO rà v- e- ì. re i, li- [ , X'6z)( „ di'ffimo ajuto del Lauto, perché abbia luogo la ,, brevità, non se ne stà a dir altro, dicendosi „ solo quanto attcsta un Religioso, de'molti In- „ fermi in quest’ anno colla Reliquia dei Santo „ da lui benedetti, tutti essere o migliorati, o ,, guariti, nè alcuno esser morto dall’Infermità, „ per cui fu richiesta la santa Benedizione sud* „ detta &c. Piacemi per ultimo di qui apportare l’attestazione del P. Giuseppe di Gesù Maria, pio, e dotto Scrittore degli Atti del Santo. „Per mezzo „ della Coreggia ( così scrive egli al isb. ; cap. io.) „ del Venerasti! Padre, o d' altra cosa, che l’a- „ vesse toccato, ha sovvenuto miracolosamente „ Iddio in molti casi nelle difficoltà di parto, „ liberando dalla morte in questo travaglio mol» ,, te già disperate: Aveano alcune la Creatura „ nel ventre voltata al contrario; mettendosi „ loro la Reliquia, voltavasi la Creatura, eusci- „ va alla luce, lasciando in buon essere la Ma- ,, dre, che pria era come morta . Altre, mec- „ tendosi loro addosso alcuna delle suddette co* „ se, partorivano la Creatura già morta, ed in ,» tal guisa restavan immuni dalla morte. Iti „ molti altri di questi pericoli vi sono molti casi, „ ne’ quali in un’ istante passavano per questo », mezzo da pericolo di morte a sicurezza di „ vita » e di salute. Sanati da Reumatismo* D On Giovanni di Salamanca » uno de’principali Cavalieri di Ubeda t stette Panno 1607. jL z. per X I 66 )( per trenta sei giorni legato da un sì violento universale Reumatilmo, che non solo non poteva muovere membro alcuno, n a lo stello urto impresto dagli altri circostanti al muoversi neh’ aria lo faceva scoppiare in alte grida . Gli risov- venne una notte di S. Giovanni; mandò la seguente mattina per una Reliquia di lui ; ed appena gli fu posta lull'tfHo corpo , ricuperò tanto fpeditamaue il moto, e la sanità, che sufi* istante vetMìi da sè , e andò alla Chiesa degli Scalzi, per testimoniate a Dio, ed agli Uomini,così il prodìgio , come la sua riconoscenza . L’anno mille settecento due in Montoro Castello soggetto alla Diocesi di Cordova, Pier Ferdinando Molina ammalò di universale Reumatismo, e ad onta de'rimedi usati da suo Fratello Medico assai valente, produce odo gtavi, e contumaci fintemi il male con vaneggiamenti di celebro , e pericolo di perpetua frenesìa» si disponevano gb animi a perderlo. La notte appresto ebbe 1* Infermo in visione un Frate Carmelitano Scalzo che lo peifuale ad implorare da S. Giovanni la sanità. Non distinguendo egli tra le apparenze del sogno, e il vero di una visita corporale, interrogò la Sorella, chi fosse staro quel Padre Scalzo? Ma chiaritosi della visione, si raccomandò al Santo, fece il dì appresso portarsi al letto la sua Relìquia, e secondo che gli si applicava successivamente alle diverse giunture , ed agli articoli, scioglievasi per modo il venefico umore, x.he fu in brjeve, come per l'addietro, sano. Ma non avendo poi adempiuta la promessa di non so quale limosina agli Scalzi, fu di nuovo insul- X 1 6 ? X insultato da! Reumatismo; siccome poi adempiendola se ne liberò la seconda volta, e non sentì molestia alcuna sino alla morte. Sanità conferita a' Febbricitanti . L Ena mancherebbe alla mano, se tutte registrar dovesse le guarigioni dulia febbre ottenute mercé 1’ ajuto di Giovanni. Tra i risanati meritamente de ve si annoverare Francesco di Je- pes Fratello amatissimo del Santo. Questi scacciò da sé la febbre al contatto di quella particella di Carne, nella quale avea tante fiate sì prodigiosamente ravvisato il Santo suo Fratello » e di cui s’è favellato al Capitolo vigesimo settimo della Vita. Il P. F- Diego del Sagramento Carmelitano Scalzo, essendo andato a predicare nella Villa di £,#- que vicino ad Alcuadete fu colto da tale infermità, e aggravossj cotanto di febbre, che pensò giunto fosse il termine de’ suoi giorni. Si raccomandò aGiovanni,dicui era molto divoro; standosi nella sua afflizione apparvegli il Santo-conforto! lo a non temere, poiché ben presto dovea risanarsi, e predicare il dì vegnente; e tanto avvenne per I’appunro. I! P. Giovanni di Ordugna Maestro de’Novi?) nel Monastero di S. Girolamo di Segovia assalito da una veemente febbre, e forte pieurisia, giunse ben tosto agli estremi, e si munì de’ Santissimi Sagramenti. Nello stesso tempo però volle invocare il soccorso del B P. Giovanni dalia Croce , ed essere benedetto con una sua Rcsqjia . Ma L 3 ncir . , .)( -68 X nel!'aprire la scatola, in cui era rinchiusa, vide uscire da essa una specie di nuvola rispienden- tissima, la quale per lo spazio di un quarto d’ora ingombrò tutta la camera. Si fece poi applicare la Santa Reliquia, ed accompagnandone il tocco con ferventi preghiere, ricuperò in que! momento alta presenza di molti Medici la disperata sanità. In Anduscar il Padre di Giovanni de Rios, vedendo il suo figliuolo con una infiammatoria febbre in manifesto rischio di morte, corse al Convento degli Scalzi per una Reliquia del Santo; ed ottenuto un Gàio di lui , non prima lo pose sul corpo dell’ ammalato, che finì di esser tale, e si accese di tanto assetto verso il suo Benefattore, che indi a poco vestì 1* Abito della di lui Riforma. Guarisce prodigiosamente Giovanni dada Squìnansa , o (ta Scheransia . U Na figliuola di D. Francesco di Bricuela Governatore di Giaen t fu accesa da una impetuosissima Scberanzìa, che togliendole quasi il respiro, e non cedendo a qualunque rimedio della medicina , fi giudicò da’Periti mortale. Uno però di essi sopra modo pio, presentò alla moribonda una Reliquia di S. Giovanni come l’ultimo rifugio del disperato suo male ; alla cui vista risvegliandosi nella Giovane una viva fede , non prima le fu accostata dallo stesso Medico alla go- ?a , che si trovò perfettamente sana; e sì lei,come tutta la sua famiglia conservarono sempre una te» nerissima gratitudine al Santo Benefattore. L'anno X rf? X L*anno i6rz. in Guadalaxara Suor Maria di Gesù Carmelitana Scalza, fu assalita da una furiosissima Scheranzìa con gravi parossismi di febbre terzana doppia. Mandosti dal Superiore di Alcalà il P. Giuseppe.(loStorico più volte mentovato della Vita del Santo)acciocché le ministrasse i Sagramenti, e la disponesse a ben morire* La trovò egli per verità in gravissimo pericolo, e da' Medici disperata, perché oltre 1’infermità principale aveva una strettezza di gola , e di petto tanto grande, che non l’era possìbile d* inghiottire un sorso d'acqua; poiché sebbene ne perveniva qualche goccia sino alle fauci, trovando chiuso il restante della via » la rimandava. Vide l’Inferma oltre ogni credere afflitta non tanto per la vicina morte, quanto per non potersi deli* Eucaristico Pane cibare : Accompagnandola in questo vivo, ragionevolissimo dispiacere tutte le Monache, entro a parte delle loro angustie i! buon Padre Giuseppe , e chiese, che gli portassero qualche Reliquia di 8. Giovanni. Ma non avendo trovato altro in Convento fuor che un* Immagine delle sue Apparizioni, le posero quella sulla gola, che pur avea con un velo coperto; E frattanto pregavano tutti, che per 1’ intercessione del suo Servo, si degnasse di togliere alla sua Sposa quel!’impedimento a poterlo ricevere entro il suo seno . Allora inspirò Sua Divina Maestà ilP.Giuseppe a far un'audace prova della celeste condiscendenza alle loro preghiere; e fattoli dare del biscotto, lo presentò ali* Inferma, perché ne mangiasse. Mangioilo in sotti senza difficoltà « e quella » che un momento prima non potè- )( 170 X poteva dar ingresso ad un sorso d’acqua > restosi! per modo libera da quel?impedimento, che non solo ricevette poco dopo la Sacra Comunione, ma riebbe la intera pristina sanità. Poiché favellato abbiamo d’ un male, che rio- serra le fauci, non sarà fuor di proposito il raccontare la guarigione da un maligno, e stringente apostema nelh gola , Di quHst malore era infermo 1* anno 1699. Barnaba Molina Medico di Professione, e Fratello di quel Pier Ferdinando, ch'abbiam veduto di sopra essere stato risanato tre anni dopo dal Reumatismo. Essendo il male nel maggior aumento , e ancora indigeste le materie, temevasi di una imminente soffocazione, e stava il Chirurgo per eseguire 1’ ultima disperata cura del taglio. Mentre però egli si accinge a farlo, J’Infermo applica alla parte offesa una Reliquia di San Giovanni, e invocandolo efficacemente, getta d’improvviso la raccolta angina dalle fauci, e resta del curro sano. 'Provansi altri da perigliosi morbi di gola miracolosamente risanati, tra i quali riportò la salute, chi portavala da tagliente ferro trafitta, come pure parecchi da pernicioso postemma guariti. Rimedia Giovanni a 1 dolori di capo , e ad altre infermità negli occhi. D Onna Filippa » Madre del già mentovato Bartolomeo diOrtega, aggravata da una mordace distillazione sul petto, e da un’ atroce dolor di capo, ponendosi una cuffia adoperata nel? ultima infermità dal Santo Padre, guarì da 11’ una, « del?altro. In Y r?r X In Gtaen trovandosi Donna Maria della Fonte ssiai dolente, ed afflitta per una doglia di capo a tal segno intensa, che glielo intronava tutto di un' altissimo remore, alle volte somigliante ai suono di molti liromenti, ed altre alle strepitose cadute de'fiumi, e non le lasciava nè dì, nè notte ripolo alcuno , senza che avesse potuto mai trovare medicina , o sollievo, si mossero di lei a compassione le Scalze, e le mandarono una immagine,sopra di cui erano dipinte le Apparizioni di S.Giovanni dalla Croce, acciocché se la mettesse sul capo. 11 che fatto da Donna Maria, mentre più acuto il luo intronamento, e il dolore la Trafiggeva, cessò in un subito 1' uno, e l'altro»s quantunque Donna fosse dì ottani' anni, non soggiacque mai più fino alla morte ad alcun male . In Mantova , come rapporta il Foglio altra volta citato, stavasi una Fanciulla molestata da un* abituale penoso dolor di capo, per cui restando come stordita, veniva ad essere poco utile a sé, e meno agli altri. Le fu insinuato di ricorrere al grande Avvocato de’Tribolati S. Gsovannidal- la Croce . Lo fece ella con viva fede , e poco dopo restò liberata, tantoché in rendimento di grazie si Santo, ad onor del medesimo accostossi per nove Venerdì ai Santi Sagrarne mi della Penitenza, ed Eucaristia, e divora mente viihò il di lui Altare . Da' dolori di capo farem passaggio ad altri negli occhi, e primieramente esporremo la grazia che rtportonne Gregorio Marrinez la voratore di seta. Fu questi colto da un sì eccessivo dolore in uno uno degli occhi, che sembrandogli sentirselo traforare con un ferro rovente , non poteva giacere in letto, ma dimenavasi per terra , e infieriva da disperato contro di se. In capo a otto giorni ricordandosi di S. Giovanni, e con piena fede applicando ali'occhio non solo, ma a tutta la testa da esso infiammata una Immagine del Santo, si trovò nel medesimo punto affatto sano. Nella Città di Ubeda uno scultore addoman- dato Giovanni da Vera giocava alcuni fuochi artificiati sulla prima notte della Vigilia di S. Michele davanti la porta della Chiesa degli Scalzi, di cui quel Santo Arcangelo, è titolare , e se ne celebra da que’Cittadini con grandi allegrezze la Festa. Quando per mala ventura un razzolo colpì sì fortemente in un occhio, che lo accecò. I Religiosi inteneriti alla disgrazia di un Uomo, che serviva ne’lavori della sua profe ssione il Convento, e che aveva incorsa quella sventura in attuai loro servigio, lo raccolsero in Casa per quella notte, e adagiatolo in un letto della Infermeria gli applicarono tosto una Reliquia di S. Giovanni dalla Croce su li'occhio perduto : animandolo a confidare nella possente mediazione di lui presto il Signore. Vi lasciarono un Relgiosoa custodirlo nel corso di quella notte , e iti essi pure al riposo, la passò 1' infelice Scultore in atrocissimi spasimi, ma frequentemente interrotti dalle più accese esclamazioni a S. Giovanni, perche gli calmasse quelle insoffribili doglie, e gli restituisse la vista. Sullo spuntare del dì sentendosi cessati del tutto i dolori, chiamò il Religioso affittente , e gli disse , che si credeva guarito : della qual cosa „ XmX cosa al portar» nella stanza un lume si chiarirono evidentemente ambedue . Corse il Religioso ad avvisarne il Superiore, il quale con molti altri andò a riconoscere questo segnalato miracolo , dhcuì ne rendettero a Dio, ed al Mediatore Giovanni tenerissime grazie. Sanità recata ad altre sorte di dolori. I N Baez <3 Tanno 1616. Donna Isabella d* Aibar per ire dì, e tre notti, era afflitta da sì penetranti dolori di fianco,che metteva spaventevoli grida. Sconfidati i Medici degli umani rimedj le fecero amministrare iSagramenti; quando soprav- vemne da Vbeda una sua nuora con entro una borsa parte della terra estratta dal Sepolcro di S. Giovanni, e Tapplicò al trafitto fianco della suocera. Quel contatto fece subito uscire dalla parte estesa un sì freddo sudore, che mise in costernazione i Medici, e le Dame presenti ; ma ben. presto cangiarono il timore in allegrezza,e rendimenti di grazie allorché udirono Donna Isabella ad assicurarle: Signore io sono perfettamente guarita, e non provo più dolore alcuno come si avverò » non solo in quel punto, ma parecchi anni appresso. La M. Maria di Gesù Carmelitana Scalza nel Monastero di Salamanca giaceva a letto T anno 1625. per un sì violento mal di costa * che in tre giorni la condusse alle ultime estremità ; e correndo la Domenica delle Palme. non si lusingavano i Medici che arrivasse alla notte. Fu stimolata ad intercedere da S. Gio; la Sanità, ed ella dopo J , . X r 74 X dopo alcune ripugnanze a non impiegare in un fine sì basto le sue Orazioni, si lasciò persu ide- re, e distse alla Comuniià: Madri mìe , se il Padre Giovanni dalla Croce mi libera in quello punito da miei dolori , lo prenderanno elle per un evidente miracolo? Detto eh’ebbero tutte eh* sì, si fece polare la Reliquia del Santo sulla festa , e sul fianco; nel qual tempo facendo elsa con ah tre Orazione » d’improvviso si sentì guarita ,e tentò di balzare dal letto. Cantarono subito !’ Inno di grazie, e la Monaca assistette vegeta ,e fervorosa a tutte le Funzioni della settimana Santa. Fu ella poi sempre tanto divora di S.Giovanni, che dopo ventiquatro anni essendo Priora , e travagliando di una focosissima febbre, con nafitti- ve doglie di capo, e con manifesto pericolo del. la vita, per mezzo di una breve invocazione del suo gran Protettore godette la prima salute. Caterina Ortiz di Qbeda inutili avea fendute le industrie de'Medici adoperate per guarirla da fiero dolore, che crudelmente il corpo tutto ,e le membra nello spazio di tre Meli, tormentava!? , e lacerava. Fulle però uri! ssiimo l’uso d*una Immagine, in cui andavano scolpite le varie Apparizioni , che scorgon!! nelle Carni cssil Santo ; poiché con essa ella ricuperò la primiera salute. Non vi credeste però che a queste soltanto rammemorate spezie di dolori giunga i! poter di Giovanni. Stende!! la di lui mano a por rimedio a qualunque forra di dolori. Io potrei agevolmente rapportarvi molti sollevati da acutissimi dolori de’demi, altri da’dolori nel dorso, altri da’dolori nelle ginocchia » altri da continui veementi dolo- X »75 X dolori di stomaco; chi liberato da colica,chi risanato dalla podagra, e chiragra, chi sciolto da dolori delle reni, e chidaque’di fegato ; ma poiché parmi esser molto bastevole il fin qui detto per animare chiunque da qualche dolore afflitto venisse, a ricorrere a Santo sì portentoso, impererà brevemente esporremmo altre maraviglie operate in altre sorte d’infermità . jijuto apportato dal Santo ne' mali di cuore . I L fatto, eh*ora son per contare avvenne in Giaen, ma stanno non m’è giunto a notizia. Un giovane Gentiluomo per nome^D Francesco di S. Pietro, perseguitato da un ridale nelle pretese di sposare certa Damigella di diciasette anni, allorché stava per darle in Chiesa la mano , se la vide cadere dinanzi oppressa da un sì violento mal di cuore, che ora la riduceva ad una languidezza mortale, ed ora a furiosissime smanie. Si credettero da prima fattucchierie,madisingannandoli un Religioso Francescano , durò cinque anni in quello stato compassionevole la Nobil Donzella; quando il di 16 Dicembre nel visitare una sua amica Carmelitana Scalza, le fu suggerita da essa la Divozione a 8. Giovanni, e donata una sua Immagine. Animandosi di fede la paziente coll'esempio di Donna Luisa di Va- lencuelasche riebbe perfettissimamente st udito col!' esserle applicata alle orecchie una Immagine del Santo, sebben fosse oppressa da sì profonda sordità, che non sentiva neppure una piena sinfonìa in luogo molto ristretto suonata 3 se la pose sul cuore al primo assalto, che le diedero! suoi dolori, i quali ai prodigioso contatto istantaneamente celiarono. Si avvezzò quindi la di- vota Giovane a tenersi quella immagine sempre sul petto, con la sperienza che cadendole talvolta, la itrignevano subito i primi affanni , Dalla pubblicazione poi di questo avvenimento ne seguì in Giaen , che portavano molti l’Immagine di S. Giovanni sul cuore , e ne provarono non pochi effetti superiori alle forze umane. Giovanna Ponce portava il cuore tormentato da sì acuti dolori > che la di lei vita potea ben chiamarsi mo fiero supplicio. Aggiugnevansi a questo diversi altri malori, ed una profondissima malinconia. Adoperassi per quattro Anni interi 1’ Arte de’Medici, ma indarno. La di lei guarigione era serbata a Giovanni, di cui implorò 1’ ajuto, e usò un Immagine esprimente le note mirabili apparizioni. Don Bartolomeo di Ortega più volte da noi mentovato ammalò di certi affannosissimi strigai- menti di cuore; coll’ approssimargli un dico del Santo Padre alai danaro da’ Religiosi Scalzi in gratificazione delia sua liberalissima pietà, rimase affatto sano. Insigne guarigione del Vapioh . U Na Bambina di dieci mesi, e Figliuola dello stesso D. Bartolomeo di Ortega, e della canto benemerita D. Chiara di Benavides, attaccata dal Vajuolo fu presto in pericolo di Vita perche ìs bolle diedero si di dentro, e viziarono tutti gli umori x 177 y umori di quel piccic! corpo. Dopo l’usodiquan* ri rimedj seppe i'arte tentare, il Medico Villa- reale, o come scrive il Padre Gianfederigo Vil- laveràe [quelli che assidette al nostro Santo nell' ultima infermità] 1’abbandonò. Non reggendo il cuore di D. Bartolomeo di vederla morire, se n’uscì di casa con pensiero di non ritornare insino a tanto, che non gli fosse recato l'infausto avviso della di lei morte. Allorché stava ascoltando Messa in una Chiesa,e offerendo a Dio il suo travaglio, ricordossi d’avere in uno Scrittoio il Dito di Giovanni, e in uno a questa rimembranza sentissi sorgere in cuore confidenza sì grande d’aver a risuscitare per intercessione del Santo la figlia , eh’ei già tenea per morta, che pieno di viva fede ritornoffene a casa. Pose il sacro Dito full’agonizzante Bambina; e a questo tocco cessò in un'istante ali'Inferma l'agonìa, per modo , che prese quindi un breve sonno, e dell ossi allegra tanto, e vivace, che si diede a poppare, quando da qualche giorno non succhiava più latte » e posta a canto de' Genitori alla mensa, scherzò con essi con quegli innocenti trastulli, che proprj sono dell’ età fanciullesca. Ritornò verso la sera il Medico affine di consolare i Parenti per la morte a suo parere seguita, ed ammiratosi di ritrovarla perfettamente sana, affermò esser quella ricuperata sanità evidentemente miracolosa; e da indi avanti chiamavanla tutti più la Fanciulla del Miracolo , che D. Anna di Bcnavides. Piani X 178 x Piaghe rimarginate , e OJ]a frante consolidate . N EI rzyr poco dopo la morte del Santo una cospicua Dama della Città di Gìaen v^desi ridotta agli estremi del vivere per cinque piaghe apertesi nel seno, e in un braccio di lei, e per una arde misti ma febbre, che le cagionarono. Fu visitata da un Religioso Scalzo suo Zio, e confortata in sì doloroso caso,p*rte con l’esempio di pazienza, che in iomighanre occasione diede il frescamente defunto P Giovanni dalla Croce, e parte ancora con la speranza dd soccorso di lui, se ad esso porre avesse Je sue preghiere. A questa pia insinuazione si accese di fede la Dama, e dimandò di esser tocca con qualche Reliquia di lui. Diede allora il Padre alla Nipote un picciol ritaglio dell 4 Abito del Santo, ed avendoselo ella applicato alle piaghe, si rimarginarono esse tanto presto, che in m; no di ventiquattr’ ore fu perfettamente guarita , nè mai più pel corso di molti anni,che sopravvisse ,sentì in quelle parti dolore alcuno. * In Ùbeda Rodrigo figliuolo di Francesco Narvaez 1* anno 1599. essendo in età di venti mesi caduto da una loggia sulle pietre, eh' erano attorno ad una peschiera del Giardino, ne riportò la testa sì fracassata, che le ossa al toccarle suonavano, e dalla bocca, e dalle nari, edortG» chie mandava in gran copia il sangue, anzi per opinione de' Medici anche parte del cervello. Era egli nipote del P. F. Francesco di Gesù Maria )( m)( r . . . Carmelitano Scalzo, il quale accorso col piede di S. Giovanni a visitarlo, il trovò se ora spettora , e senza quasi orma di vita; ma appena il segnò con esso,egli si riebbe,e indi a due giorni ritornando a ripigliare la Reliquia presso sin- fermo lasciata, lo ritrovarono coì capo prodigiosamente consolidato, e con la primiera salute, come attestarono li Genitori, ed altre persone in processo. Può vedersi al cap. 26. del presente Libro la prodigiosa guarigione d’un braccio spezzato. Altri prodigi in diverse strane Infermità . I L Dottore Villareale* Medico,come già si disse nel)’ultima malattìa di Giovanni, con cui parimente contrasse in quel tempo gratissima amicizia, avend’ottenuto un pezzo di Scapulare di Giovanni,attestò nelle giuridiche Informazioni, d'aver sempre sortito esito felicissimo, tanto nelle sue malattie, quanto in quelle de’suoi domestici, facendo uso del suddetto pezzo di Scapulare . L’anno del Signore 1617. in Ubeda , Donna Giovanna Codinez di Sandoval, figliuola di Don Francesco, per una Peripneumonia , o siaPoImo- nea, arse cinque giorni di acuta febbre, accompagnata da continui ribrezzi,e da una notabile frenesìa. La munirono de* soccorsi spirituali, e già fui quinto giorno diede tutti i segni della vicina morte. Divulgatosi il caso per la Città lo sentirono molto i Religiosi Scalzi per la stretta attinenza di quella famiglia ali' insigne Vergine M 2 Cate- X Ito )( Caterina di Gesù, Fondatrice del Monistero delie Scalze di Vea r, e perciò andarono due di essi col piede del Santo Padre a benedire 1 ’ Inferma . Quantunque ella foste fuor de* sensi, nientedimeno col porle che fecero la Reliquia sul petto, l’abbracciò stretta, e non la voleva più lasciare. Partiti però che furono i Religiosi , si levò da sè Donna Giovanna a sedere sul letto, disse, che il nostro Santo 1 ’ aveva guarita, chiese da vestirsi, passi gg'ò per la stanza, volle mangiare cibi da sana, e per la Festa di Nostra Signora del Carmi ne, cinque giorni dopo la sua guarigione, por tossi a piedi al Convento de’Carmelitani Scalzi per visitare il Sepolcro del suo Santo Benefattore senza punto stancarsi, sebben fosse lontano, e finalmente vesti l’Abito delle Carmelitane Scalze col nome di Suor Giovanna dalla Croce. In Segùvla verso il fine dell* anno 1620. una lenta continua febbre di quattro mesi aveva già degenerato nel P. F. Matteo da S. Giuseppe in manifesta tisichezza, ed unita ad alcune violenti convulsioni, e a certi sbalzi di cuore, che lo facevano piangere, e divincolarsi per terra, e che furono giudicati sintomi di mal caduco,non gli lasciava speranza alcuna della sua vita. Quando il di 7. di Marzo del 1621. gli si destò in cuore una fede ben grande nella intercessione di S.Giovanni dalla Croce, in conseguenza di cui si fece portare al suo Sepolcro, e ferventemente orò per la propria salute con esito sì felice, che prima di terminare l'orazione si sentì in un’attimo rinvigorire, e rendere affatto sano dì corpo, ed infiam- X I*« X infiammare insieme Jo spirito ad una perfetta imitazione del suo Santo Risanatore* In Vbeda a Sebastiano di Trillo era venuto nel petto un sì fiero, e smoderato tumore, congiunto ad atroci dolori, e sì pertinace,che non mai cedette ad alcun usato rimedio. Cedette però tostamente, e affatto svanì sì fatto tumore, e ritornò la primiera sanità allora, quando appli- coslî al turgido petto una effigie spiegante le apparizioni del Santo. Maria del Campos avendo una Figliuola giovane soggetta da più di un’anno ad una sì ostinata quartana, che le smugneva le ossa, la offerse alla protezione di S. Giovanni, e fece una Novena davanti il suo Sepolcro. Prima però di terminarla, nel bere un pò d’ acqua, entro di cui ii era arruffata una Reliquia di questo Servo di Dio, restò perfettamente sana. Alia vista del qual prodigio animandosi sempre più in fede la Madre, si raccomandò ella pure al Santo per essere liberata da un'acutissimo dolor di capo,che abitualmente, ma allora oltre ogni credere la tormentava . Non tardò ad esaudirla per la seconda volta il pietosissimo Giovanni, e veggen- dosi Maria del tutto libera da’suoi dolori, pregò il Sagr issano, che 1*empiesse un vaso di quella salutevole acqua. Con esso andò a visitare Bartolomeo di Armenteros, e Maria Luisa sua Sposa, ambedue giacenti pericolosamente ammalati; il Marito di una cotale pieuritide con vaneggiamenti, che gli minacciava di ora inora la morte, e la Moglie di una arde»rissima febbre, per cui aveva sofferte in pochi giorni quat-. M I tardici X à x fordici emissioni d> sangue. Porse la devota Donna in primo luogo al Marito un bicchiere di questa benedetta acqua; ma egli appena l'ebbe bevuta, che si desiò quasi da un profondo sonno, e si diede a gridare : Iddìo vi ricompensi , o Signora , della grafìa , che mi avete fatta : eccomi interamente guarito. Col nuovo stimolo del terzo prodigio volò la pia Donna alla stanza della Moglie,ed avvalorandola in fede,ad esempio del Consorte, non prima Maria Luisa inghiottì una porzione della stessa acqua, che cessò la febbre, e molti testimoni presenti disseminarono per tutta la Città questi varj prodigiosi successi. Beatrice Gonzalez Moglie di D. Pietro Gutieres era per modo assiderata di tutti i membri, e con le mani, e co’piedi, tanto attratti, che sembrava un gomitolo il suo corpo. Da due mesi ancora se l’erano aggiunti molto intensi dolori, ed una febbre m^ceratrice, che le faceva ributtare qualsivoglia cibo. Quando piacque al Signore di restituirla in salute, le fece risovvenire di S. Giovanni. Promise di fare la sua Novena ,e mandò per qualche Reliquia di lui. Allorché gliela posero sopra le membra, si sciolsero incontanente le giunture,e fu tanto presto in istato di camminare, non che di moversi,che il giorno appresso cominciò la Novena. Nel tempo di essa av- venne un* altro Miracolo, poiché avendo fatto ardere davanti al di lui Sepolcro una candela , trovassi, in capo a più ore, della stessa misura ,e peso come dianzi. N-lIa Città di Salio te , Diocesi di Giaen Donna Alvarez, Moglie diD. PietroTuriel, per una lira- )( i8z Y straordinaria enfiagione; che passava da una orecchia alla gola, era abbandonata da’ Medici; ma con applicar solo alla parte offesa una Relìquia di S. Giovanni, che presso di sè custodiva, rimase sgombra da quel tumore , e del tutto sana. Nella medesima Città un’ Artigiano chiamato Lopez Crespo nel bere una tazza d’acqua aveva inghiottita una sanguisuga, la quale attraversata essendogli nell’ esofago, stava già per soffocarlo; quando uno de’suoi vicinffito in traccia d’una Reliquia di S.Giovanni, gli toccò la gola, ed incontanente egli refe per bocca la sani. guisuga.e restò sano. In Monîoro Castello soggetto alla Diocesi di Cordova , Caterina Antonia Ramos gravida di tre mesi fu sorpresa una mattina da un sì copioso flusso di sangue ,che durandole dail’aîbeggiar sino al mezzo giorno, la ridusse agli estremi, e per consiglio del Medico Molines,di cui altrove abbiam fatta menzione, munironla de’Sacramenti, e fece testamento. Andarono dal Convento degli Scalzi certo P. Paolo suo Confessore col Compagno per ajutarla a ben morire, portando seco una Reliquia di S. Giovanni. La prese D. Mattina Ramos sorella dell' Inferma, e persuadendola ad aver fede nella virtù del Santo gliel'accostò al ventre. Sentì allora D. Caterina Antonia uscirne con violenza da esso non so qual cosa, che poi si vide esser una, così detta, mola, cioè un’ informe pezzo di carne della grandezza di un’arancio; con che le cessò il flusso, e si restituì in salute. Avvenne ciò Panno 1699. Il seguente insigne Miracolo fu uno degli a p . M 4 prò- 1 I provati dalla Santa Sede per la Canonizzazione dei Santo . Nella picciola Città di Neocaflro Diocesi di Tuli in Locena viveva Suor Anna Francesca Jaugeon Monaca Professa nel Reale Monastero dell’Annunziata , e lino ali* età di ventitré anni era stata sempre perfettamente sana . Quando il dì quinto Dicembre del 1704. cominciò a provare un’ardentissima febbre con vomiti continui anche di sangue polmonare , e con una copiosissima emorogìa dal naso,che l'investiva dormendo, e durò più di sei settimane . Degenerò essa in paralisìa, che le offese il sinistro fianco, e fu accompagnata da intensi dolori di capo,da veementi deliri, da fortissime convulsioni , da una continua veglia, da ritenzione d’ urina, e da un sìcrucioso singhiozzo ,che credendola tutti i Medici poco lontana dalla morte, la rinforzarono cogli Ecclesiastici ajuti, e il suo Confessore P. Fulberto le assisteva la notte per timore, che non venisse a mancare. Le crebbero intanto tutti i sopradetri malori, rimase assiderata anche dal canto dritto, e perdette ogni uso, e senso delie sue membra, sino a non risentirsi quando la trafiggevano con acutissime spille. Vi si aggiunse un cotale scadimento di forze , che finì di rendere inutili i provvedimenti umani, e la fece ricorrere efficacemente ai Divini per mezzo di S. Giovanni dalla Croce, promettendogli alcuni atti di off quio,e di preghiere. Erano sino a qu-d giorno trascorsi quattro mesi delia sua penosissima infermità, quando il Venerdì, prima della Domenica di Passione cominciarono tutte le Religiose con essa una Novena al Santo, e X l8z )( la finirono appunto la Domenica delle Palme. che nel 1705. venne adì 5. Aprile. Quella mattina l'Infermiera» detta Maria Alessia , dopo di averla confortata con un pò di brodo in un cucchiaio (giacché altrimenti non si poteva ) la lasciò di suo consenso alquanto di tempo sola per assistere alla Benedizione degli Ulivi. Si accese allora di più veementi brame l’Inferma in pregare S.Giovanni, che le ridonaste il primo stato di sua salute, e le concedesse di poter intervenire a quelle sacre funzioni. Nel medesimo tempo si sentì meno pesante di prima la dritta mano, e riuscendole di muoverla con qualche violenza, la sollevò sino ad una Immagine del Santo, che stava appesa alle cortine del letto. Vedutasi guarita in una parte, avvalorò le sue preghiere per la perfetta guarigione anche delle altre: ed ecco in un subito raddrizzarsele la sinistra mano, ed ambedue ipìecfi, e riprendere tutti la prima sensazione, e il £rimo moto con tale consistenza,ed attività,che potè da sè fola, corti'era t balzar dMetton andarsene verso un picciol andito della stessa infermerìa a prendere j suoi panni da vestirsi, poiché que’delle ammalate soJevansi chiudere in certo stanzino a quel canto situato. ^'Infermiera sollecita de H'abban- donata Jaugeon, come prima ebbe il benedetto ramo di Ulivo, ritornò di volo ali*Infermerìa; ma rimase ben immobile su due piedi allo scorgere sull’imboccatura di queir andito una Religiosa in camicia, quando le aveva lasciate tutte inCoro. Non sapeva credere agliocchj suoi, che fosse i’Inserma., che pur sembrava ; ma non seppe negar X 186 X negar fede alle sue orecchie,quando la riconobbe alla nota voce Gridò tosto piena di smanie s’ella era desta, e che mai voleva, e qual cangiamento era quello? Le raccontò lietissima il sorprendente Miracolo di S. Giovanni dalla Croce Suor Anna Francesca, e rivestita dell’Abito Monacale, con alla mano l'Immagine del Santo, andò senza ajuto alcuno,sebbene accompagnata dall* Infermiera, al Coro, e veggendo tutta la Comunità per 1*eccessivo stordimento sospendere il canto, rassicurava ciascuna con dire : Jo fono guarita -per tntercejfìone del Beato Giovanni dalla Croce . Assistette al rimanente degli Uffizj Divini, sinché venneio i Confessori del Monastero ad inruonare con le Monache il Te Deum lau - damus■, ed il Medico Vosgìen, anzi un grandissimo numero di Cittadini, e di Parenti a celebrare con infinite Iodi a Dio, ed a Giovanni 1*evidenza della stupendissima maraviglia. In Mantova certa Fanciulla era sì inoltrata nel male già malignato, ssie non potendo trattenere il cibo, che a gran stento ancor riceveva, si dava per ispessita, di modo che il bisognevole pel funerale stava di già preparato. Buon però per l’Inferma, che veduta in tale stato da un divoro di S Giovanni dalia Croce, fu questi ispirato a metterle vicino al capezzale una Immagine del Santo, che seco portava: Il che fatto, pieno di viva f de, ma senza dir altro pattisterie . Fu pur benefica quel!' Immagine, mentre poco dopo la di già languente a gran voce chiese da cibarsi, e dopo preso con molto piacere il ristoro recatole, trovossi sollevata di modo, che non X lg 7 X . NON andò molto3 lavarsi dal letto sana, e salva, restandole soltanto nelle gambe un poco di debolezza, indicativa del longo giacere in letto per la sosterrà malattìa. Donna Isabella di Valdés Figliuola di Giovanni Rodriquez di Valdes, e di Donna isabella Gcnzalez, Cavaliero abitante in Madrid , fino dagli anni cinque di sua età non avendo potuto godere perfetta salute, finalmente pervenuta ali 9 anno 1675. della nostra Redenzione, e decimo del viver suo; venne a tale stato,che oltre Tessere per 24. giorni travagliata da continova maligna febbre , ed aver perduto T uso d* un braccio, fu sorpresa da sì gagliardi moti d* Apoplessia, che il Medico ebbe ad ingiugnere, che munita foste de’Sagramenti. Ricevette T Inferma molto devotamente il Sagro Viatico ; e giacché portava singolar divozione al Santo P. Giovanni dalla Croce ,la di cui Beatificazione erasi poc’anzi celebrata, obbiigossi a portare TAbito del di lui Ordine, qualor conceduta grazia le foste di riavere la primiera sua salute . Tuttavia , allora ella non migliorò; anzi prendendo il male forze maggiori, ridotta venne a tanto,che gli occhi erano di già incavati, e del color di morte, e sì sparuta ella comparve, che pelle soltanto, ed osta ravvisar potevan si nella medesima. Poco dopo venendo stabilito di darle T Estrema Unzione , s’opposero due Religiosi Carmelitani Scalzi, che le assistevano, perche giudicavanla di già morta. Per meglio assicurarsene, applicarono alle di lei labbra una candeletta accesa, per la quale s’avvidero ch’ella sospirava. Fatta la Raccontan- X 188 X comandazione dell'anima,durò la notte in questa sospensione,© letargo finattantocbè ia vegnente mattina, si riebbe, apiì gli occhi, cominciò molto assennatamente a favellare. 11 Signor Polo, Medico delia medesima, Uomo dotto, ed eccellente, che di li a poco sopraggiun- se, trovolla in migliore stato; e la sera altra visita facendole, riconobbe la in istato di salute sì prodigioso, eh’ebbe a dire con ammirazione di tutti : Qui certamente ha operato la mano di qualche Santo, io lo giurerò , perché questa Fanciulla non potea stenda Miracolo , e si improvvisamente venire a stato sì buono. Così per l’appunto era addivenuto ;conciossiacoschè interrogata da'suoi Genitori, disse ia Fanciulla, che mentre in quel grave sopimento chiusi tenea gli occhi del corpo, vide distintamente con quelli dell’anima, attorniato di splendori il Beato P. Giovanni dalla Croce, che guardatola per qualche spazio di tempo, e datale la sua benedizione, disparve, sana lasciandola, e lieta. La goduta salute avverò, e confermò le di lei parole; e il Medico tra gli altri la riconobbe per miracolosa ; Che però dicendogli la Madre della Fanciulla di recarle qualche rimedio per toglier le reliquie dell' infermità, rispose costantemente ; Non è in verun conto necessario : Chi ha fatto il più , farà anco il meno. Che sì fatta guarigione fosse sopra sordine della natura , compiacque!! il Signore di confermare con un’altra pruova; imperciocché avendo avuto la Fanciulla fino dagli anni suoi più teneri desiderio grande d’abbracciar l’Istituto delle Scalze di Mostra Signora del Cannine, )( 1*9 X ed avendole per compiacerla nella sua Divozio» ne, il P.Giuseppe di S Teresa [che teitimonio di tutto il fatto, lo racconta ne’ suoi Fiori del Carmelo, sotto il di quattordicesimo di Dicembre] portato di già un’Abito, se di quindici in quindici giorni non si faceva tosare i capelli, giuda il colîume delle Religiose Scalze, provava un gran dolore di capo; ma tagliati i Capelli, tostamente le cessava. Altre Grafie impetrate dal Santo , e quanto sia egli ancor dopo morte terrìbile ai Demonj . L * Aver noi testé favellato d’una grazia riferita dal foglio più volte citato, stampato in Mantova Fanno 1728 ci p^rta a descriverne due altre dal medesimo foglio pubblicate . A certo qualificato Personaggio essendo stato notificato da’suoi Agenti forensi ester apparsa in vicinanza de’suoi poderi una quantità di certi nocivi animali, volgarmente detti Cavallette, con timore che ne rimanessero tutti infestati, egli saggiamente riflettendo, che se Dio disponeva fosse elet to S. Giovanni dalla Croce in Comprotettore di Mantova, e suo Stato, doveva altresì volere per e sto compartire a quel Paese le sue grazie, e misericordie, ordinò si facesse ad onore del Santo una divora Novena, sperando fermamente pel di lui mezzo d’ ottenere, come in fatti ottenne, quanto bramava. Dalli riscontri, che da’ medesimi Agenti poi ebbe, seppesi esser appena stata principiata !' ordinata Novena » che le Cavai- . . )f 190 X Cavalette eran già tutte sparite, e i! più ammirabile si è, che dove per altro bastava si fermassero in qualche,o prato, o campo per poche ore , perché lo maltrattassero, e quasi Io rovinassero, da un prato, su di cui erano state per lo spazio di ventiquattr’ ore, e ben assoliate , parti ronfi, lasciandolo intatto,come se ivi giammai fossero state. Per un tale avvenimento, coli’essersi il Personaggio già mostrato ossequioso al Santo, meritostì d’ ottenere dallo stesso la seconda grazia, che non ha meno del singolare dalla prima. Trovandosi adunque esso in una sua Casa di Villa, in occorrenza, che ivi venne un temporale sì fiero, che da molto tempo non vi era stato il simile, per una parte vedeva con orrore scender le grandini in tanta quantità, e di non ordinaria grossezza, per 1’ altra si consolava di aver già raccomandati i suoi beni al novello Santo Protettore, avendo in tutti essi fatt’ affiggere la sacra di lui Immagine. E ben si vide come prese Giovanni a difenderli, mcntredove tutti li campi circonvicini furono dalla caduta tempesta gravemente abbattuti, li soli suoi comparvero intatti . Quanto poi gli Spiriti Infernali temano il possente dominio di Giovanni, sebben finito egli abbia di vivere, può ad evidenza inferirsi da ciò, che sul fine del Capitolo diciottesimo della Vita si scrisse dal Padre Gianfederigo; Piacemi però a maggior consolazione de’ Fedeli di brevemente recare un altro convincente argomento. Abbattutosi un giorno in Salamanca il P. F. Francesco di Gesù Maria Carmelitano Scalzo in un Reli- X-wX . Religioso assai grave di un’ altro Ordine, gli parlò questi così : Mi dica , chi è nella sua Religione il P. F Giovanni dalla Croce ? Oejìdero saperlo , perché esorcizzando io l'altro giorno ut,t* ossesso , e costruendolo a dirmi qual Santo facesse ai Demonj maggior guerra per valermi della sua intercessione , gli feci confessare , che il maggior loro avversario era un Carmelitano Scalzo nominato F Giovanni dalla Croce ; e perché scongiurando un' altro indemoniato nel Monastero di S. Gai di Madrid, fecero fare la flessa confessione al Demonio ; comecché non gli abbiano fatto articolare il proprio nome. Dal che chiaramente si scorge, come Giovanni prosegua ad esercitare il glorioso suo potere sopra i Demonj. Defunti , o almeno creduti per tali , richiamati alla vita t od a perfetta salute . D Onna Luisa di Vela, Nipote di Luigi Nu- gnez, Notajo delle Informazioni per la Canonizzazione , o fosse del tutto sana» o tollerasse qualche febbretta (nel qual punto discordano gli Scrittori^ certo è,che aspettandola un giorno ilZio a pranzo fu trovata nella sua stanza fuori di sè senza spiriti, e come morta. Tre Medici accorsi allo strano caso, conchiusero ,che era apoplessìa delle più gagliarde con para li sìa, e dissero, che la di lei vita era nel!’ estremo pericolo. Si appigliarono con tutto ciò a farla riavere, ma indarno, ai rimedjdi ligature,di salassi , di vescicatorj.e di coppette stracciate ; sicché dopo tutti questi sperimenti vedendola fredda, con gt» . ;(i gor gli occhi stravolti, lenza senso, c quasi senza respirazione, presero di là congedo- Ali’ uscire di essi, entrò nel Nugnez una vera fiducia , che S. Giovanni avrebbe supplito alle loro mancanze , e mandò pregando gli Scalzi, che venislero col maraviglioso Piede del Santo Padre. Giunti che furono, quantunque neppure con la prova dello specchio vi scopri fiero segno alcuno di respiro, nulladimeno le posero sul perto la Reliquia . E per verità cominciò in quel punto a ricuperare il calore, e 1’ uso de’sensi, fuorché però quel della lingua ; perché le rimale tanto stretta la bocca, e chiusi i denti, che qualunque diligenza fu vana a farglieli riaprire , e per cinque giorni durò in quello stato senza ricevere maggior nutrimento di quanto ne poteva pasta re tra le loro commettiture. Il giorno di S. Caterina adì 2,5. di Novembre due ore dopo mezzo dì le riportarono i Religiosi il Piede, che prese l’Inferma nelle mani, e con molte lagrime pregando il Santo, di cui era, a restituirla in salute, non la voleva rendere a verun patto, quando furono per andarsene i Religiosi suddetti al loro Convento. Nel mezzo però di questo fervore si sentì ali*improvviso scorre la lingua, e distruggere ogni altro senso di male ; sicché cominciò tosto a prorompere in un’ eccessivo giubilo, e disse : Oh il mio Santo Padre Giovanni % ben era io [sicura» che mi avreste da Dio ottenuta la sanità- Ripeteva ciò molte volte, ed osservando I circostanti tuttavia dubbiosi, disse loro, che si sentiva libera da tutti i suoi dolori per intercessione di 5.Giovanni. Della qual cosa alla fine certi- X ryz X certificati, recitarono tutti di ginocchio il Te Deum laudamus , e quella sera itesîa mangiò a tavola da sana, e Ja notte in segno del suo vigore ievossi di nascoso ,e andò a picchiare a due Camere, dove altri dormivano : cose tutte, che unite alTefiersi subirò rimarginatele piaghe della sua bocca, e le medesime lacerazioni delle ventose,e al non aver avuto neppur un giorno di convalescenza, la fecero giudicare da tutti i periti per una delie maraviglie più sorprendenti. Il Dottore Luca Capado di Salamanca fu di opinione nella sua deposizione ,che fosse prima del Miracolo già morta 1 " Inferma» Avvenne questo Miracolo in Ubeda Tanno 1617., ed è il primo, che dopo gli ordinari suoi severi esami abbia , per beatificare Giovanni, approvato il Tribunale de' Sacri Riti. Volendo il Padre Priore de’Carmelitani Scalzi di Cascaci in Portogallo collocare in un magnifico Reliquiario un’ Osso, che possedeva il Convento, del Santo Padre, mandò un suo Religioso a Lisbona per eseguirvi una tale commissione ° Nel ritorno incont ò egli in Mare una calma da si affannosi calori ricresciuta, che appena fi poteva respirare, ed un bambino, che pendeva dalle poppe della Madre ne rimase miseramente soffocato. L' in naf pettata disavventura non fece languire di pena la sola amorosa Madre, ma tutti j passaggieri per modo affilile » che i Religiosi Scalzi vollero far prova della Reliquia, che seco portavano. Appena in fatti la posero sulla testa del morto bambino,che diede egli segni di vita-, « ritornò come prima a succhiare il latte della ÌJ rac* )( 194 X racconsolata Madre, con allegrezza, e maraviglia di tutta la barca, che ne fece poi pubblico il caso dovunque arrivò. S. Giovanni dalia Croce /ingoiar Proiettore de'Tribolat i , e Difendìtore insigne della Santa Purità. D A ciò che fin* ora in pochi sogli ci' inerudita bensì, e inelegante, ma però schietta narrazione fu esposto,io, se lusinghevole,e menzognera opinion di me (testo non m* inganna, mi dò a credere, che persuaso andranne ciascuno, quanto autorevole sia presto il Divin Soglio l’intercestìon di Giovanni, e quanto imperciò debba fiduciaîmente ogni sorta di persone a lui ricorrere , in ogni sorta d'infermirà, di calamità, di bisogno. Due Classi però di persone debbono in ispezîaltà far ricorso a Giovanni, e tenerselo per fido, amoroso, posteme Avvocato; e queste sono le persone afflitte, e tribolate, o contro la Castità agitate dallo spirito immondo, che varrebbe far preda di nostra purezza. E molto acconciamente vien proposto Giovanni per Protettore a'Tribolati; poiché siccome egli menò una vita mìsera e dolente, purgato, da Dio qual'oro finissimo,non tanto con infinite persecuzioni ,derisionî, e fatiche » quanto-coll* interna, gravosissima Croce,nota soltanto ai veri Amanti di Dk> » Croce di aridità, oscurità .desolazioni, onde dir potesse col Salmista: Defecit in dolore vita mea , & anni mei in gemitìbus ( Piai. jo.vcrs. ii.^ così ben può credersi avergli con» cedui- ceduto Iddio in premio di si generosa costanza d’esser efficace sostegno agli afflitti, e tribolati. In fatti non mancano a noi chiare riprove per dimostrar Giovanni singolarissimo Confortatore di chi da qualche travaglio vien colto. Odasi primieramente il P. Giuseppe, che attesta esser stato conferito a Giovanni sì fatto dono eziandìo allor quando tra noi vivea, zi Per riti- corare( così egli scrive al lib. r. cap. zz. della Vita del Santo ) ed allargare il cuore a qualsivoglia persona afflitta, che a lui ricorreva, ebb' egli dono sì particolare , che tosto conversando con esso rimanevano consolate , e libere , come se mai travaglio alcuno , che le affliggesse avuto avessero . Aveva tanta compassane a persone dì cuore angusto , che volentieri porgeva loro rimedio ; e pare , che a guisa d'Angelo esercitasse le sue operazioni, proprio essendo de' Celesti Spìriti l'illuminare , e infiememente confortare,acciocché possano ricevere il lume, e con esso operare , atteso che mirabilmente restavano avvalorate le persone , allora quando con esso trattavano . Dì questo effetto narran fi molte cose da' Tesimon) esaminati nelle loro dichiarazioni ; e ancor dopo eh * egli è morto » hanno sperimentata ì suoi Divoti quella sua pietà verso gli afflitti,molti essendo li cap,che fi sono provati dì questo soccorso, Il Dottore Villareale attestò ne’ Processi » che trovandosi in qualche angustia, o malinconìa, pigliava per rimedio il leggere qualcuno de’mistici Libri dal Santo composti; ed avendone letto un Capitolo se gli toglieva ogni pena, e allegro restava, e consolato. N 2 La ■ )( I9« K La Madre Isabella dell’ Incarnazione Priora delle Carmelitane Scalze di Giaen , depose nell’ Informazione fatta da l) Francesco Martinez Vescovo di detta Città per la Beatificazione di Giovanni, quanto son’ora per descrivere colie stesse di lei parole ; Dopo ciò t che mi diste il P. F. Agostino de'Re sintomo a ce ta testimonianza, eh’ ella diede in favore di S. Giovanni ancor vivente, ma driir altrui passione infedelmente scritta ) restai molto afflitta , incolpando la mìa negli - gerita, e inavvertenza , per cui sembrava » cb' io avesti detto qualche cosa contro una Persona tanto Santa ; e provando questo travaglio , molte volte lo pregavo , estendo già morto , che mi perdonaste. L'afflizione giunse a tal grado , che mi ammalai , ed estendo una volta in letto ben desta , mi apparve lo stesto P. F. Giovanni aalla Croce , ed accostandosi al letto mt diste t=JSlon si prenda pena, Figliuola, che non mi ha offeso in cola alcuna = Mettendomi poi le mani fui capo , mi diede la sua benedizione , e disparte » lasciandomi tutta consolata nell* anima » e con tanta joavità , che per molti giorni reftat molto raccolta , e con defiderìo dì ester buona. Per lo stesto mezzo ricuperai subito la salute , e misi levò l' afflizione del cuore , in luogo di cui sperimentai una gran quiete . B.scossi pure Giovanni dal Cielo a consolare il suo amato, divoro Fratello Francesco di Jepes. Stava questi interiormente affannato da una tristissima aridità di spirito, e solitario orando al bujo nella sua camera, e raccomandandosi al suo Beato Fratello, dell* assistenza di cui aveva già avute X 197 X , ., avute non poche prove , quando vide ali’ ira- prowiso risplender la stanza di mirabil luce, e nel!’istesto momento gli apparve col seguito di moltissimi Angeli, e Santi la Vergine nostra Signora ,che teneva alla sua destra il nostro Santo . Questi accostandosi con viso piacevole, ed allegrò al Fratello, di sua presenza lunga pezza lo consolò; e poscia fra l'armonìa di una Musica Celeste, fece con tutta la comitiva ritorno al Cielo, lasciandolo da quella interna angustia liberato , e di una confortatrice allegrezza ripieno. Confortò non meno di sua presenza in Segovia la Madre Beatrice del Sacramento sua Figlia spirituale : Il fatto può ascoltarsi dalla M. Maria della Concezione, che le assisteva in uffizio d'Infermiera allorché avvenne : ~ Essendo vivo il Ven. Padre* aveva predetto alla M. Beatrice del Sagramento , che avrebbe ella patito de' grandi travagli , e che vi fi apparecchiasse a tollerarli con allegra pazienza , siccome cosa da Dio mandata per santificarla. Sì adempì la Professa caricandola il Signore di tante infermità , che flette sette anni storpiata in un letto . Una notte dopo le dodeci ore la tormentarono tanto i dolori , che cominciò a gemere , e spargere molte lagrime ; e sebbene io le feci per qualche spaso compagnia , seguitando però a lungo i dolori , ed avendo io necessità di dormire , mi coricai un poco . Destata poi vidi l ' Inferma molto contenta , ed interrogandola come flava? rispose: Mi sento meglio , non mi estendo mancato il Consolatore , poiché lei non volle farlo . Allora flrtgnendola io , perché mi diceste chi era fiato» mi palesò , che il p.F.Giò • N z vanni vanni dalla Croce V era apparso vestito di un' Abito della sua Religione ricamato a oro , e seminato di stelle con una corona in capo , e che /’ aveva confortata a patir e volentieri i suoi travagli per amor di Dio ESSENDO QUESTO CIO' CHE. SI STIMA IN CIELO. Quando V Inferma non fosse stata persona di tanto credito , le avrei contuttociò creduto per la consolazione , che dopo destata io provai ec. La M. Marianna di Gesù dopo di aver trattato lungamente col Servo di Dio in Granata , mentre viveva era stata trasferita alla Fondazione di Almodovar. Fondato che fu il Monastero, e poste le cose in buon’ordine, si trovava colà tanto male, che venne in un grandissimo desiderio di restituirsi a Granata . Sinché visse Giovanni lusingò ella le proprie brame colla speranza , che il Santo Padre consapevole del bisogno di lei » e ad essa affettuosamente sensibile le avrebbe ottenuta la grazia. Ma perché lo udì morto, --'accrebbe in essa l'afflizione, e quasi svanirono le sue speranze, e l’interna calma . Un giorno tra gli altri sentendosi da questa viva afflizione affai travagliata, le apparve Giovanni nel medesimo sembiante, ed Abito , che aveva in vita » e la consolò, dicendole : Che non fi desse pena alcuna, perche la farebbe egli uscire di là , e ritornare al suo Convento dì Granata. Indi a poco si scoperse la verità di questa Visione, poiché senza veruna richiesta di lei i Superiori le concedessero licenza di far ritorno al suo primo Monastero di Granata . Nella medesima Città di Granata trasse il Santo colla X 199 X colla sua presenza da un grande travaglio anche una Religiosa Cappuccina, la quale prima d’en- trare nel Chiostro era stata sua Figliuola spirituale, e quanto lo aveva sempre venerato in terra per Uomo Santo, altrettanto dopo la morte gli era divota come ad uno de’più riguardevoli Abitatori del Cielo. Avvenne a questa buona Monaca un dì, che dovendo consegnare ad una persona di fuori certa cosa di gran valore, si portò alla ruota,e dalla somiglianza della voce, o da qualche altro abbaglio ingannata, credendosi di darla a chi la doveva ricevere, girò la ruota, e se la prese una persona a lei sconosciuta . Quando poi ebbe riscontro dei fallo, si abbandonò aduna gravissima angustia; ma che noti le tolse la fiducia ne’meriti, e nella intercessione di San Giovanni. Ricorrendo adunque con amorosa fede al suo Protettore, perché le facesse riavere la mal consegnata cosa, le apparve un giorno Giovanni con la Santissima Vergine assai bella di aspetto, e vestita co* panni delle Carmelitane Scalze . Si accostò il Ven. Padre alla sua dolente insieme, e sperante figliuola, e disse: Figliuola non fi prenda travaglio , che la cosa perduta fi troverà* Restò la Religiosa tanto sicura, e con sì piena pace, come se già l’avesse trovata ; e per verità lo stesso giorno venne un’ Uomo sconosciuto, e forse quel medesimo, che da prima se Pera presa,e chiamando la Monaca, pose la desiderata cosa nella ruota, e senz’altro dire se n’ andò. Per non ingrossare di troppo questa Storia, mi veggo costretto ad ommettere il racconto di mole’ N 4 altre X 200 X altre apparizioni dd Santo, rapportare dagli Storici del medesimo, tra i quali è il P. Paolo d'Ognissanti [ in Synopsi Vitee B, P. Jo: à Cruce cap. 19.3 le quali egregiamente comproverebbe- ro il mio assunto. Non istimo però ragione voi cosa il tralasciare un’ anticipato conforto, recato dal Santo in una guisa veramente strana, e maravigliosa al P. F. Ludovico di S. Angelo Carmelitano Scalzo. Vide questi in una particella della Carne del Santo Padre una risplendentissima luce, con di più una elegantissima Immagine di Cristo Redenror nostro ; ma questi è poco ; Udì egli sensibilmente, con chiarezza, e distinzione dalla bocca di Cristo queste parole; Ricordati di ejfer umile , e dì sottometterti volentieri ai tuoi Superiori >e di tollerare con pazienta quel- le mortificazioni , che ti daranno. Colle quali parole, che in tutto il restante di sua vita portò sempre fisse nella mente, fu prevenuto ad una grave tribolazione, eh’ indi a poco Io colse; e furono le medesime parole bastevoli ad infondergli il necessario coraggio, con cui lietamente raddossatagli Croce sostenne. A sì fatte prove chiaro apparisce quanto bea si convenga a Gio anni dalia Croce il luminoso titolo di Protettore de' Tribolati'^ restami ora, che brevemente qualche sarto vi arrechi per dimostrare quanto debba appigliarsi alla divozione del nostro Santo : chi vuoi intatto serbare il ricco amabilissimo tesoro della Saura Purità, e vittorioso riuscire contro quegl’ insidiosi ninaici, che tentano di rapirci gioja sì inestimabile. Attesta ne’ Precessi il P. F. Pietro di San Francesco . )( ÎOI )s eesco, Priore degli Scalzi di Segovìa t che un Religioso suo amico molto angustiato da tentazioni contro la Castità, senza aver riportato giovamento, e rimedio da parecchi mezzi, eh’ avea adoperati, riportoîlo finalmente col raccomandarsi a S. Giovanni dalla Croce, e neli’indossarsi una vecchia tonaca, eh’era stata del medesimo Giovanni, sgombraron!! le tentazioni, nè mai più vennero a molestarlo. Sullo stesso proposito il P. F. Pietro delia Madre di Dio Religioso parimente del Convento di Segovia , attesta d’ un' altro ivi Conventuale, a cui ministrava egli il Sacramento della Penitenza, che da laide rappresentazioni molestato, e da infernali tentazioni perseguitato pel corso di ben dieci anni, era quasi ridotto a termine di disperarsi, giacché, nè penitenze, nè mortificazioni, nè lorghe ore d’orazione, nè divozioni fatte a diversi Santi furon bastevoli a liberarlo da guerra sì perigliosa . Consigliollo per ultimo il Confessore a farsi di oto del Santo Padre Giovanni, ed a fare una Novena al suo Sepolcro. Così fece il travagliato Penitente, ed appena ebbe cominciata la Novena partì Io spirito di Satana, nè mai più lo sentì. « Nè solamente preserva Giovanni dal cadere nelì’ immondo lezzo, ma eziandìo a penitenza richiama chi già imbrattossi,e godeva di restarsi sepolto nelle lue sordidezze. Testimonio ne sia la subita, e singolar conversione di due pubbliche peccatrici nella Città di Calatayud* Avevano con esse gettate al vento le più efficaci, ed assidue esortazioni molti valorosi Ministri dell’Evaa- Lelio. X ror X gel io » e per tutto il corso di una Quaresima il proprio loro Pastore ; quando verso la Settimana Santa entrò egli in pensiero di affidare questa malagevole impresa ad un Padre Carmelitano Scalzo, e fu scelto a tentarla il P. F. Giambattista, il quale vi andò armato, più di una Reliquia del Santo Padre, che di eloquenza. Allorché in farti comprese » che questa era di poco nerbo a scuotere quelle anime pertinaci; e che Io udivano per Io spazio già di mezzora con grande libertinaggio, e con poco rossore, diede mano alla Santa Reliquia, e disse loro: che poiché si mostravano alle sue parole insensibili, desisteva dal predicare, e non d’altro più le pregava, che di venerare una Reliquia del suo Santo Padre Giovanni dalla Croce. Non indugiarono punto le malvaggie Donne ad acconsentirvi, affermando di esser Cristiane, e di portare il Rosario. Ed oh quanto felici furon per esse le poche occhiate, che fissarono sopra quella particella di sacra Carne ! Cangiò tosto di colore la prima al vederla, e dando molti altri segni di turbazione, la interrogò il buon Religioso qual cosa mai l’agitasse così? alla qual dimanda ella rispose: Padre io veggo una Donna piagnere amaramente , e presso di lei un Cristo, ed un cranio di morto ; sicché io la giudico la Maddalena , che piagne le sue colpe, ed io certamente voglio imitarla nel piagnere le mie. Di questa risoluzione beffandosi la seconda, accostoffi piena di sfrontatezza a fare il suo tentativo, se pur ella foste per travedere, ma non prima andò a ferire il suo sguardo in quel venerabile oggetto, che vedendo la stessa immagine, fece )( 202 )( fece questa in lei un’eguale sconvolgimento, ed ella i medesimi propositi articolò. Partecipe di questa grazia, per gli alti incomprensibili giudizi quel Signore, che disse: Una ajsametur , & una rdìnquetur [Matth.24. v. 41.} non fu così un* altra infame Donna compagna di queste due. Intimorita ella dalla mutazione delle compagne, persistette lungamente in non volersi avvicinare a mirar la Reliquia, e quantunque poi vinta da* prieghi delle altre lasciasse scorrere sopra di essa alcuni sguardi, non vide cosa alcuna, e deplo- rabiîmente gloriandosi di esser stata superiore alle altrui da lei reputate illusioni, restossene impenitente a marcire nelle sordide sue iniquità. La conversione però delle due prime fu sì efficace , che il seguente giorno nella Chiesa maggiore alla presenza di tutta la Città confessarono la loro mala vita, e la buona ventura, che avevano di lasciarla per opera di un sì evidente prodigio . In Tarrazona un cert’ Uomo essendosi con una malvaggia compagna avviato ad un remoto luogo per impuri disegni, trovò chi lo trattenne lungo la strada a mostrargli una Reliquia di San Giovanni dalla Croce, ma poiché nel mirarla ci osiervarono ambedue i delinquenti non sò quali Immagini misteriose, cangiarono tosto pensieri, e contriti di cuore fecero ciascuno da sé alla propria casa ritorno per cominciarvi una nuova vita. Ma a che stupirci, che Giovanni infonda dal Cielo amor di purezza, se per sino allora quando era egli pure circondati» da questa frale, e misera terra sunne si potente ? Se la fola di lui presenza, anzi come scrivono alcuni la sola di lui X 104 )C lui rimembranza» era bastevole ad estinguere l’impuro fuoco, quanto faranno ora valevoli le di lui preghiere, che porgerà davanti il Trono dell* Agnello immacolato? Se allora 1 ’uso d’una logora coperta, in cui egli avea dormito, fu di possente mezzo a un Religioso nomato Luca di San Giuseppe per dileguare uno stuolo di laidi pensieri, de' quali venia agitaro, dopo d’ aver indarno molti rimedj usato, non saraìlo ora del pari quello delle sagre di lui Reliquie. Veggasi il Capo dodicesimo di questo Libro, in cui, favellandosi dell’Angelica Purità dì Giovanni, troverà molto di che appagarsi la pia curiosità di chi legge; Piacemi però di qui soggiugnere un fatto nel suddetto Capitolo tralasciato; ma che non poco potrà servire per destare in chi da impuri fantasmi vien combattuto, una ferma speranza nell’ajuto dei nostro Santo. Narrasi il mirabil caso dal P. Filippo Maria di San Paolo al lib.2. cap 4. della Vita del Santo. Certa Donna dichiaro illustre sangue, Elisabetta di nome,e penitente del nostto Giovanni, veniva furiosamente, e quasi del continuo assalita dall’ immondo spirito. Nientedimeno tutte le volte, che compariva dinanzi ali*Uomo di Dio sentivasi affatto immune dal penosissimo suo travaglio,e libera alle diluì parole dall’avvampan- te incendio. Erano brevi però le tregue concedutele dal Demonio, imperciocché ritornata ella a casa veniva più che ròai investita dalle consuete tentazioni. Perché finalmente da sì periglioso, e molesto combattimento del tutto si sottraesse, chiedeste, ed ottenne da' Religiosi Scalzi [giac- X 105 X [giacché era una insigne Benefattrice del Monastero] certo logoro Abito del loro Santo Padre. Lieta se lo pose indosso la pia Dama» occultandolo sotto le proprie vestimenta; né andò ne' suoi pensieri delusa; svanì da quel tempo sì fiera tempesta » e indi a poi non sentì alcuna suggestione, sebben costretta si vedeste a deporlo, per la maravigliosa fragranza, che quel povero rozzo panno da un’ Uomo sì Angelico santificato tramandava. Ottimo parimente consiglio per illibata conservare la pudicizia , c ne' varj di lei cimenti farla riuscir vittoriosa , io stimo esser debba il rendersi famigliare la lettura dell'Opere dal nostro Santo composte, o se persona liete di non molta letteratura, il leggere sovente le di lui Sentente, Pistole , e Cautele Spirituali , giacché scorgendo per merzo de'di lui Libri quanto sia menzognera la vanità del Mondo, quanto ingannevoli le promesse del Demonio, quanto dolce I’abbracciar la Croce, non potrà non accende si in voi quel celeste fuoco, che tutto abbruccia , e coni urna ogni profano amore. Odasi un' insigne Teologo , e veggasi quanto uniforme al mio sia il di lui sentimento. 'zžQuid mirum [ così egli scrive rivolto a Giovanni il suo favellare], quod ita sapientes tuam sapien • tiam laudibus extollant , cum potius fuerit Divi - mtus infusa , quant bumanis viribus acquista # Hinc oritur illa secreta vis, qua tuì libri ahi- raos ad se rapinai , transmutant corda , volunta - temque ab omni carnati assedin denudante ad Deum erigunt , ad ecclesia fublevant . Vere tua dotin* X ro6 X dofìrina Cwìeflìi , & Divina e fi » qua Coelejìes , & Divinos Homines facìt . O quantas animas tua script a lucrata funt î O quot Religiosos Vìros ad ferfetìionif culmen fublevarunt ! [ Andreas à Ma- tre Dei in nuncup* tom, 4. Theol. mor. Edit, Lugd. 1679.] Alla lettura de' medesimi Libri non meno, che alla divozione verso del Santo ci esorta il JP. Giovanni de la Reyna , o sia della Regina , Religioso dell' Ordine di Nostra Signora della Mercede del Monastero di Bae^a. Non sarà fuor di proposito il recare la giurata di lui testimonianza , poiché mirabilmente conferma tutto ciò, che fin’ora abbiamo esposto, », Che Iddio „ molte grazie dispensi a coloro , che divori ,, sono del Santo Padre Giovanni dalla Croce, „ io 1* ho sperimentato in me stesso ; impercioc- ,, ché professandogli special divozione, ed aven- „ dolo eletto per mio Avvocato, e Protettore „ sì nell' Orazione, come nelle mie Prediche, „ provo manifestamente quanto tal divozione „ mi giovi. Lo steslo sò, che hanno specimen- „ tato alcuni altri Religiosi del mio Ordine, „ per incamminarsi alla perfezione , ed intro- ,, dursi nell’ esercizio dell’ Orazione, nel che „ io lo tengo per mia scorta; Molte volte al ,, giorno io tratto con esso lui delle cose dell* „ anima mia, e d’altre, che m’occorrono alla „ giornata, e trovo nel Santo Padre continua „ protezione,ed ho provati in me esserti gran- ,, di della di lui Santità. Per raccogliermi nel? ,, Orazione , ed infervorarmi, basta soltanto, », eh’ io invochi il Santo Padre in mio ajuto, ,, e ti* X 107 )( „ e ricordimi della di lui Vira, e Virtù. Allo- ,, ra quando, come miserabile eh’io sono, sen- „ tomi molestato da qualche passione, alzando „ solamente verso di lui il pensiero, e pregan- », dolo ad intercedere per me, od invocando il „ suo nome, tutte spariscono quelle nubi,colle „ quali il Demonio ofsuscavami la mente, libe- », ro mi veggo dalle tentazioni, e sentomi di „ coraggio fornito per resistere al nimico. Quin- ,» di ricado quanto possente sia Giovanni presso ,, Dio, se la sola invocazione del di lui nome „ e ajuto,tanto mi giova; Ed avendo in me ri- „ portato tante utilità, ho consigliato molte „ persone spirituali, che trattano meco, ad es- „ ser molto divote di questo benedetto Santo, „ a leggere gli scritti suoi, ad eleggerlo per „ Maestro Spirituale * ad affidarsi ai di lui Pa- „ trocinio, parendomi esser questo uno de’più », efficaci mezzi» eh’io loro possa insinuare pel „ loro profitto; nè mi sono ingannato, poiché „ la cosa riesce loro molto bene,,. E qui colle parole dì sì grave Religioso pongo fine a questa comunque siasi mia fatica »di cui non altro scopo mi prefissi se non se il comune vantaggio, e 1’ accrescimento della Divozione verso d’ un Santo sì amabile, e portentoso. BRE. X r°8 X Breve Racconto di alcune Grafie ottenute in questa Città di Parma lo Jcorso Anno 1748. da chi raccomandolfi A S. GIOVANNI DALLA CROCE . L A prima a sperimentare la benefica mano del Glorioso Santo, fu Ja Signora Angela Sofimei Vai quali ni, da gravissima infermità a prossimo pericolo di morte, ridotta. Giacché il fatto viene narrato, e attestato dal Medico, che le assisteva, esportassi qui colle parole dd medesimo ; =: Os meum annuntiabit laudem tuam. Pi. 50. tr La Si- | ,, gnora Angela Schmei Palqualini desta Parroc- , ,, chia di S. Basilide, di graciliffima tessitura, ri- J „ piena di sali, e di solfi, d’anni 33. incirca fu „ sorpresa P anno scorso nel finirsi del Mese di „ Luglio da un Tipo di Terzana doppia conti- nova subentrante nel genere delle acute, ac- „ ci mpagnata da perniciosi sintomi di vomito , „ d'flkoltà dì respiro, dolore di testa, perdita di „ forze, aliti, e traspirazioni verminose, e sete „ insopportabile , quali e stetti neppure scema- „ ronfiaste reiterate cavate di Sangue, eaque- ,, gì’ interni farmaci, eh’ io giudicai più conve- „ nienti, e che dal Ventricolo quasi sempre con- ,, vulfo,e dalle sor*e già mancate tolerare si po* ,, tevano . Nel finirsi dell’ottava giornata apparve ; „ ne* polsi una qualche ombra di movimento „ convulsivo, per cui temendo qualche insulto alla testa, la feci munire de’ Santissimi Sacra- „ menti : E vaglia il vero, non era ancor finita ,, la seguente notte, che cadde frenetica, nel „ quale stato non v‘ebbero più luogo , ne i rimedi, X *09 X „ medjt ne 1 cibi , accertando solamente qualche ,, cucchiaro di brodo, ci’acqua, e di vino peri» „ spazio di quasi sei giorni. Si rendettero final* „ mente i polsi formicanti, e deficienti, la lia- ,, gua nera, ed arida, l’occhio torbido, e semi» „ chiuso, la faccia cadaverica . In somma, era ,, poco lontana dal riposarsi nel Signore;quan~ ,, do il suo P. Confessore, Religioso Catmeiita- ,, no Scalzo, la sera della decimaquinta, aven- „ dola benedetta colla Sacra Immagine di SAN „ GIOVANNI dalia CROCE , credendomi la „ seguente mattina di trovarla morta, la ritro- „ vai affatto guarita, e libera d’ogni male. Quan- „ to ne restassi stordito lascio pensarlo al Leggi- „ tote. Ni riebbi alquanto dallo stupore allora ,, quando intesi essere quella opra di Dio , di- ,, cendomi francamente la sanata Donna: S.Gio- ,, vanni dalla Croce colla dì cui Immagine fono „ fiata benedetta jeri sera , e al quale ho fatta ,, Voto dì fare dieci Domeniche in suo onori , m* „ hà improvvisamente guarita . E per verità non „ apparve neppure la menoma separazione, nè „ alcuno critico movimento, ed in diverse altre ,, seguenti visite la ritrovai sempre senza febbre, „ e che prendeva il cibo come se non avesse mai „ avuto male. Tanto attesta, e di tanto fa piena indubbitata fede Guglielmo Germi Fisco il giorno 4. del Mese di Margo del corrente Anno 1749. Io Giuseppe Pasqualini Marito della suddetta Angela a mio nome , e della medesima , attesto quanto sopra con mìo giuramento . Non meno insigne fu la grazia , che riportò; O un ■ x ria X un Religioso Carmelitano Scalzo nomato Fran- cescodipaola da S. Giuseppe, che da Religioso, e da Sacerdote intende qui di farne al Pubblico una giurata testimonianza. Ritrovandosi egli il di 25. Ottobre dello scorso 1748. poco lungi da questa Città, venne sorpreso da si copiosa e sto- sione di sangue, che giunse a versarne dalle nari undici libre incirca, iddio, che volea rendere illustre il suo gran Servo S. GIOVANNI DALLA CROCE, dispose, che inutili si rendessero le molte usate diligenze per avere il soccorso di qualche Chirurgo . Turate essendosi al Religioso le nari, non cessò il sangue di scorrergli verso la gola: Colto allora da un freddo sudore per la vita, travagliato da un’ accesisi)mo bollimento, che asfliggeagli il capo, venendogli meno la vista, fino a credere di trovarsi affatto al bujo, non ostante il chiarore di due candele accese,e giustamente temendo uno sfinimento molto vicino, egli già s’attendea la morte. Il suo Santa Padre, e Protettore GIOVANNI da esso invocato più col cuore, che colla lingua » degnossi di amorosamente soccorrergli. Fugli a sua inchiesta da pietosa mano applicata al capo l’Immagi- del Santo, e tostamente tratto videi! fuori del mortale pericolo. Al primo contatto della medesima si ristette subito il versamento del sangue , cessogli subito il travaglioso infiammamene to del capo, subito ricuperò la vista, e chetamente dappoi riposò più ore, con non poca ammirazione degF Illustrissimi Signori Conte Giovanni, e Contessa Virginia Stavoli » e del P. D.Giulio Varani MonacoCassinese, che di questo fatto far possono chiara fede . La X rn X La notizia di questa seconda Grazia fu di stimolo a Stefano Terzi Staffiere antico di Casa Tondù, perché si raccomandasse al Santo, ed occasione, perché riportasse quella piena salute, eh'ora gode vegeto, e robusto, avvegnaché in età d’anni fettantanove. Verso il fine dello scorso Settembre venn* egli travagliato da continovi tosse, da continova fatica nel respirare, che sì Jo molestava, che non sapeva darsi pace in qualunque atteggiamento ei si ponesse; e giacendo sentivasi come soffocare. La lenta, e contumace sua febbre, la scarsezza, e mala qualità delle usine , la notabilissima gonfiezza delle gambe, e delle ginocchiati cattivo gialliccio colore, che nel volto dell'Infermo troppo sensibilmente appariva, diedero validissimo argomento ali’ Illustrissimo , ed Eccellentissimo Sig. Dottore Moretti, che lo curava,di dichiararlo più volte Idropico, e d’ingiugnere, che de'Sacramenti si premunisse, fortemente temendo di averlo a trovare morto qualche mattina soffocato dal suo malore: massimamente in veggendo, che né 1' Infermo osservava quel dovuto tenor di vitto, che ad ammalato conviensi, né i medicamenti recatigli aveano sortito alcun buon effetto. Finalmente l’Infermo si rivolse al Glorioso S.GIOVANNI DALLA CROCE implorando il di Lui ajuto. Intorno alla metà di Novembre una mattina con estrema sua fatica, e grave dolore volle portarsi alla Chiesa di S. MARIA BIANCA, recando due Candele da accendersi ali’Altare del Santo. Fatta celebrare,ed ascoltata una Messa al succenna- to Altare, sentissi con somma sua maraviglia, O x mol- , . . . X rrr )( molto bene; in girila tale, che senza fatica alcuna tornossene lieto a casa, che pur non gli era vicina. Sparirono ben presto tutti i mentovati fìntomi; e il Fisico Professore, che non consapevole dei fatto, tornò di 11 a pochi giorni per visitarlo, avvegnacchè artatamente in lui ricercasse gli antichi sensibilissimi indizj -, per li quali al volto, allo stomaco, e alle gambe soglionsi riconoscere gl*Idropici, non altro potè osservare se non se quanto mirabile sia Dio ne’Santi suoi. A gloria del benefico Santo Risanatore ha stesa il mentovato Sjg Dottore una lodevolissima latina Attestazione il dì 26. d’Aprile 1749., dove tra le altre cose così scrive : Constanter afferò ,san£ìèque attestar potius Divino , quant humano presidio ad integrata fanìtatem redasse . lo Sacerdote D. Matteo Gregori attesto d'aver conosciuto Stefano Tersi nella mentovata sua pericolosa Infermità, e d'averne mirata la prodìgio* fa sua inaspettata guarigione, dopo che lo stesso fi raccomandò a S. Giovanni dalla Croce ec\ E per commissione dello stesso Stefano Tergi , il quale riconosce la sua sanità dal Glorioso Santo , attesto , perché efj'o non sà scrìvere , esser vero quanto vien narrato dì sopra . lo Giuseppe Tondìt Testimonio dì vista , attesto don mìo giuramento di aver mirato tuttociòi che vìe * ne narrato intorno alla guarigione dì Stefano Tergi. Si spera, che mossi tutti i Cittadinidi questa. Illustre Città dal racconto delle succennate Grazie, sapranno prevalersi ile’ loro bisogni del Patrocinio di questo Glorioso Santo , che essendo stato in vita sì studioso d’ occultarsi , e nel cercare dispregi, ed umiliazioni, saprà ben ora lassù nel Cielo impegnare Iddio Glorificatore degli Umili ad esaudire le inchieste fatte a prò de’ suoi Divori. SCEL- X riz X SCELTE RIFLESSIONI i sofie per modo di Preghiera sopra Nove singolari Virtù DI SAN GIOVANNI DALLA CROCE. C Hì per ottenere qualche Grafìa dal Santo volesse disporsi con qualche Novena t oppure osservando cinque Venerdì , confessandosi, e comunicandosi a diluì onore,potrà servirsi di tutte queste Preghiere, o almeno di cinque di esse; e in fine di cìascheduna reciterà il Pater, /'Ave , C il Gloria Patri. Le Virtù , che propongonst da meditare sono : I. Strano amore, collante, e indefesso, ch’ebbe Giovanni verso de 1 patimenti. II. Eroica an» negazion di se flesso. III. Purità veramente Angelica. IV. Invidiabile Innocenza, e fuga da da ogni menomo leggerissimo diserto. V. Vivissima Fede, non mai oziosa. VI. Fermissima Speranza in Dio. VII. Carità emuiatrice di «luella de’ Serafini. Vili. Incessante esercizio d* orare, per cui divenne Dottore «ì illumina* to. IX Umiltà sòvragrande , la quale siccome incominciò a «favillare negli anni più verdi di Giovanni, così fu quella, che finì di compiere la di lui Corona, I. G Loriosiffimo Santo, che da' più teneri anni vostri generosamente abbracciando la Croce dei Salvatore, la portaste «r costantemente fino alla morte fra le più rigide austerezze, e pepi. O j len ze § ' X «4 )( tenze, che leggansi mai d’ ogni più gran pecca- tor ravveduto, nè punto vi sgomentaste fra tanti travagfj, e dispreggi, eh’anzi chiedeste a Dio in guiderdone di vostre fatiche nuovo patire, e nuovi dileggiamenti, quanto motivo ci recate di giustamente confonderci! Voi innocentissimo vi trattate, e vi lasciate dagli altri trattare qual delinquente; Noi veramente peccatori, pur sì dilicati, e superbi siamo, come se in nulla fossimo colpevoli. Deh otteneteci chiaro lume dal Gielo per conoscere la nostra miseria, e ben apprendere , che non s'ottiene la vera gloria se non portando la Croce, e che per render beato il corpo per tutta 1* eternità, convien odiarlo nel breve spazio di nostra vita. I I. U a Voi conceduto da Dio un dominio vera- Jl mente ammirabile sopra gli Spìriti infernali, che vi temettero anco nell* età vostra fanciullesca, ponendone Voi uno allora in fuga, comparsovi sotto forma d’orribil mostro,e nell’adulta furon costretti ad uscire da tanti, che possedevano, o a fuggire ad una semplice vostra occhiata. Premio condegno a quel severo giogo, che imponeste a Voi medesimo, cercando in tutte le guise d* annegare Voi stesso, e sempre contraddire ad ogni menomo appetito. Animateci, vi preghiamo, col possente vostro padrocinio, a domare le ribelli nostre passioni, e imprimeteci ben nella mente, che non tanto temer dobbia* /no del Demonio, quanto di noi medesimi, c del peccato. For- X rrz X 1 I I. F ortunatissimo Giovanni ! Privilegiato sofie dal* la gran Vergine Madre d’un'amore partiéoî- lare per Voi, da Liei chiamato una fiata col dolce nome di Figlio, e tratto a salvamento dalla medesima, or da una palude, or dal fondo di pozzo, quando salvato dalle acque di un fiume, e quando preservato sotto le ruine di una muraglia * Sia vostro impegnoil renderci veri divori diMaria, e acciò grati le siano i nostri offequj, impetrateci quella vostra veramente Angelica Purità di mente, e di corpo, per la quale soste cotanto accetto alla Regina degli Angeli, IV. T Ratto unicamente dal comando de* Superiori ad accettare il grado Sacerdotale, indirizzaste le più focose vostre orazioni per impetrare da Dio una pura, e ferma innocenza, che non mai con peccato mortale si lordasse, siccome non l’avevate fino a quel tempo macchiata: E fortunatamente neìl’ offerire il primo vostro incruento Sacrifizio, udiste da Dio esservi conceduto privilegio sì raro, e pregiatiffimo. Miseri noi, che a tutt’altro volgiamo i nostri pensieri fuorché a custodire quest’inestimabile tesoro della grazia, che sì facilmente può perdersi, ed a riaverlo è si difficile se l’abbiam perduto! Fate Voi, o Giovanni, che resi finalmente accorti, conosciamo quanto bene per noi sarebbe perdere il Mondo tutto co* suoi Regni, e colle sue ricche*, ze, piuttosto eh’esser privi per un sol momenti) della Divina Grazia. O4 Fu » X rr§ x V. F U sì viva in Voi la Fede, che sembravate noti esser piùViatore. Che riverenza, che timore, che estasi nei trattare i Divini Misterj! I vostri discorsi più cari erano I* animare al Martirio, e insegnare fa intrepidezza, con cui difenderla gloria dei Croce siilo innanzi ai Tiranni, Ebbesi a dire, che Voi eravate la Fede in opera t e la Dottrina dì Cristo in fatto. Ma che dovrebbe dirsi di noi sì languidi, e neghittosi nel bene, sì irriverenti, e indi voti nelle cose sagre, come se nulla credessimo? Quante volte ad una Fede sì santa uniamo i fatti confacenti soltanto al Paganesimo! Ah sia vostro pensiero di ravvivare in noi una fede operativa, che si conformi a que* sagri Dogmi* che professiamo, giacché poco giova il non contraddir loro colle parole, se poi grimpugniamo co i farti ! V L N On può bastevolmente spiegarsi quanto intrepida fosse la vostra Speranza in Dio; Virtù che venne in Voi premiata con Provvidenze miracolose. Ne* più ardui incontri non andò cosa, che a Voi sembrata non sia facile, e possibile , resavi famigliare quella soavissima scia inazione ; O Speranza del Cielo , che tanto ottieni , quanto speri ! Siccome le vostre parole » o amabilissimo Santo, erano efficacissime per infondere ne* pusillanimi una ferma confidenza nel Signore, così la valida protezion vostra dilati la piccioiesza del nostro cuore, affi ne che non mai )( r-7 X mai attendiamo il soccorso da*figliuoli degli Uomini, ne’quali non v’ba mezzo pei: salvarci, ma r * “to da Dio, vero nostro sostegno, ed ajuto. V I I. Uanto fervido foste quel fuoco del Divino Amore, che in Voi ardeva, volle Iddio, che s’argomentasse da que* raggi luminosissimi, che vibravate dal volto. Il vostro spirito era tutto rapito in Dio, nè v’ era possibile applicarvi a cose esteriori senza violenza di Voi medesimo. Provaste un dolce martirio d’amore, e a non morirne faceva mestieri, che Dio vi avvalorasse con ispeciale assistenza. Quanto deve qui confondersi la nostra tepidezza a confronto d’ una Carità si fervida » e penetrante ! Eccoci, q Giovanni, bisognosi di quel!’ ajuto, che Voi porgeste in vita a tanti altri. Estinguete in noi quel fuoco, che non è di Dio.; e fate, che tale sia il nostro amore in terra, che possiam giugnere ad amare unitamente a Voi per tutta l’eternità nel Cielo Colui, che è tutto Carità. Vili. F oste Voi illustrato del Dono di Sapienza, per cui ne derivò quel!’al ta sublime cognizione di Dio, quel chiaro discernimento degli Spiriti, e quell’ammirabile Dottrina, che poi spiegaste ne’vostr i Libri di sovrana Mistica Teologia. Questi è il frutto , che Voi riportaste dall* assiduo vostro orare non mai perduto di mira anco fra le più esterne occupazioni, pattando X Zi* x quasi 1* intera notte in questo per Voi sì giocondo esercizio ; ma, oh quanto per la nostra trascuratezza a noi st molesto, e nojoso! Eppure POrazione esser dovrebbe Punica cotidia- na nostra premura, giacché per essa aprir ci si debbono le porte del Cielo Vibrate, o insigne Maestro di Spirito un raggio di vostra luce , per cui possiamo ben comprendere sì soda verità. I X. Milistìmo Santo, îa cui cui vita fu un conti* novo intreccio di atti d* umiliazione, oh quanto siamo lontani daiì'imitarvi in sì bella Virtù! Voi non foste mai veduto rattristarvi,e sdegnarvi fuorché allora quando mostrossi di far qualche conto di Voi; né mai sì giulivo appariste quanto ne' dispregi, e negli esercizi più vili, ed abbietti . Le vostre dimande fatte al Signore ben ci additano quanto strano, ed acceso in Voi fosse amor d’Umiltà, e a noi sì dura apparisce, e gravosa ogni menoma azione altrui, che non dinoti stima, e rispetto. Chiedeste tra le altre cose di morire in un luogo ove foste negletto, sconosciuto, e mortificato. Degnossi Iddio di compiacervi; ma essendo poi di lui impegno P esaltare gli umili, rese in mille guise manifesta la vostra gloria. Deh non isdegnate le suppliche di chi a Voi ricorre come suo special Protettore . Otteneteci la grazia di esser veri umili di cuore; giacché Iddio, ai superbi resiste, e agli umili gode versare i suoi doni. Cosi, avvalorati dal vostro Patrocinio sperar potremodi santamente morire , siccome Voi moriste nel bacio del Signore. D. X 1I 9 X D. JOHANNI A CRUCE Hymnus . M Ersum JOHANNEM gurgite Necaflet unda infantulum , Opem MARNE seduJa, Ni contuliffet dextera. Qpam jure Virgo sublevat, Qjiem lucis ipso in limine lirercre Christo noverar, Crucemque lastum tollere 8 Non dura quoque , & albera > Flagella, probra , vincula VIRI DOLORUM strenuuitt Deterruere militem. Parto labori congrua Servator offere prcemia : Novos dolores perpetî , Ac viliora is postular. Haec , inquit, opto munera Amara JESU ut pocula Bibam, nec ori subirà ham Ni tota piene exhauriam. Sed , gaude, abundè, exhauries è Confixus imo spirita, Et cuncta membra saucius Diem supremum finics. Christi fidelis Affecla Crucis viam da porgere , Ne fallar usquam devios Perampla Averni semita. .Eterna JESU Vcritas Cascis refulge mentibus ; Vera ut JOHANNE prsevitì Amare difcant gaudia. Amen. f r - Ora prò nobis S. Johannes . Hi. Ut digni efflciamur &£•„ ORATIO, D Eus, qui Sanctum Johannem Confessorem tuum perfectas fui abnegationis, & Crucis amatorem eximium e sfeci- tìi : concede, ut ejus imirationi jugiter inhserentes glorian» affequamur «ternana , Per Chriflum Dominum noflrum. K Amen. INDI- X 2-îoX INDICE DE’ CAPITOLI. CAP. I. N obiltà degli Antenati diGiovannî,e travof- gimento del di lui Padre aiJoStato di bassa fortuna; suo nascimento nel Villaggio detto Honùveros . pag. i. CAP. II. Fanciullezza di Giovanni passata in Esercizi di Divozione » ed avvenimenti in essa prodigiosi, con una miracolosa di lui Protezione presa dalla Madre di Dio. pag. <. CAP. III. Servigio prestato da Giovanni agli Ammalati nello Spedale di Medino, del Campo : Suo Studio di .Lettere Umane nelle prime Scuole ; e Voce Celeste da lui udita, ma per allora non intesa. pag. 8. Câ?. IV. Ingresso di Giovanni nella Religione Carmelitana; Fervori ammirabili del suo Noviziato, e Professione solenne de' sacri Voti. pag. ir. CAP. V. Passaggio di Giovanni agli Smdj Teologici in Sa» lamancai Vira esemplarissima ivi menata; Sua promozione al Sacerdozio, e dono di Confermazione in Grazia fattogli da Dio nel celebrare il primo Di vin Sagrifizio» pag. 15. Per* X rrr )( CAP. VI. Persuaso Giovanni dalla S. M Teresa risolve esserle Figliuolo Primogenito » e passa il primo alla di lei Riforma in Darvelo . pag ig. CAP. VII. Cariche esercitate da Giovanni nella nuova Riforma; e Provvidenze miracolose, colle quali Dio lo favori ne’suoi Governi. pag. 24. CAP. Vili. Virtù Teologali esercitate dal Santo in grado eroico: Vivezza della sua Fede, e fermezza della sua Speranza. pag. za. CAP. IX. Carità di Giovanni verso Dio: Segni esteriori del di lui ferventislimo Amore ; e ferita ricevuta da un’Angelo armato di Fiamma in guisa di Spada. pag. 34. CAP. X. Carità di Giovanni verso il Prossimo : Zelo ardente dell’onor di Dio, e della salute de'Peccatori: Travagli, e patimenti fossetti per riconduci a Dio. pag. 38. CAP. XI. Ubbidienza di Giovanni per ogni parte eroica; ed ammirabile sua Povertà Evangelica, pag. 46. CAP. XII. Purità Angelica di Giovanni:Cimenti di ree Fem- mine ,che partironsene convertite : Fragranza sensibile spirata dal di lui Corpo, e Spirito di Purità comunicato a chi tratta vaio. pag. 52. CAP. XIII. Umiltà più che eroica di Giovanni , che supplica Iddio di poter vivere, e morire sconosciuto: Suoi X rrr X Suoi desideri di patire, e patimenti interni da lui tollerati. pag. 58. CAP. XIV. Patimenti diGiovanni posto in carcere: Illustrazioni, e favori fattigli colà dentro dal Signore» e da Maria Santissima. pag. 6z. CAP. XV. Comandamento fatto da Maria Vergine a Giovanni d'escir di prigione, e distico Ita superate col di lei Padrocinio. Libertà riacquistata dal Santo. pag. 70. CAP. XVI. Giovanni esaltato da Dio colle Grazie gratis date : Dono de’Miracoli, e Spiri todi Profezìa, p. 77. CAP. XVII. Dono di Sapienza, e Discrezione de' Spiriti, co* quali il Signore illustrò Giovanni : Libri di Mistica Teologia, per cui venne detto il Dottor Mistico. pag. 8z. CAP. XVIII. Dominio di Giovanni sopra gli Spiriti Infernali, che il temono anco lontano , e morto. pag. 91. CAP. XIX. Estafi portentose, che accompagnano Giovanni anco ne’Viaggi: Visioni celesti, e favori fattigli da Gesù, e da Maria. pag. 99. CAP. XX. Procura Giovanni di svagar da sè il piacere dell* Estasi,e vàin Estasi al iolo udire parlar de' travagli » o veder qualche Croce. pag. 106. CAP. XXI. Inaudita dimanda diGiovanni a Dio di patire, e di riceverne dispregi per guiderdone; Rivelazione X rrz X lazìone fattagli da Dio del molto,che gli restava a patire. pag. 10S. CAP. XXII. Giovanni esaudito nella sua dimanda resta escluso dalle CaricheiSi ritira nel Diserto della PegnueU la, e vi patisce indicibili travaglj. pag. nr. CAP. XXIII. Sorpreso Giovanni nella Pegnuella dalle prime disposizioni alla morte, elegge passar ad ubeda per maggiormente patire. Il Cielo con un Miracolo il consola per viaggio. pag. 113. CAP. XXIV. Ultima Infermità di Giovanni : Longo martirio in essa tollerato con eroica pazienza. pag. 118. CAP. XXV. Morte felicissima di Giovanni antiveduta, rivelatagli dal Signore. pag. 115. CAP. XXVI. Avvenimenti prodigiosi, che accompagnarono la morte di Giovanni: Concorso improvvisodi Popolo a venerare il sacro di lui Cada vero ; e Miracoli, co’quali il Signore l’onorò. pag. izz. CAP. XXVII. Prodigiosissime Apparizioni, che veggon si nelle Carni del Santo. pag. iz6. Bulla Canomgatîonh S.Johannh â Cruce. pag. 14Z. Raccolta divari Miracoli, e Grazie di S. Giovanni dalla Croce. pag. izz. S. Gio: da Ha Croce singolar Protettore de’TViboIa- ti,eDifenditore insigne della santa Purità.p.194. Nove Preghierea S.Gio: dalla Croce. pag. 21 j. D.Johannis à Cruce Hymnm . pag. 219: IL FINE. Pagina. Pag. ;. Pag. 13. Pag--5- Pag. zâ. Pag. 31. Pag. 40. ivi Pag. 57* ivi Pag. 62. Pag. 77. Pag. 124- Pa'g. 147. Pag. 169. Linea . Errori . Correzioni. lin. 23. ne qual merito ne quel merito lin. 24. atuentica autentica lin. 17. referfi rendettersi lin. 19. le era lo era lin. 29. Della Fede Dalla Fede lin. zâ. piacci ghiacci lin. 27. aggiacciatosegli agghiacciatosegli lin. 12. inlegnolli insegnagli lin. 16. potutasi potutosi lin. 17. chiegganno chieggauo lin. 8. sembraranno sembrarono lin. 25. rifiuto rifiutò lin. 11. quam Teresa quem Teresa lin. 24. coperto coperta IMPRIMATUR P. Aymus P. Vicarius Generalis Lcc. Die 41. Jamariì 17491 IMPRIMATUR Vicarius Generalis 8. Officii Parma: . Die 31. Mavtii 1749. Arcellus Gubèrnàtor Parma» Lcc. »AHt MââàM ME