Le spese nell'AI sono sostenibili oppure è una bolla che monta? Tra mercoledì e giovedì Microsoft, Google, Meta e Amazon comunicheranno i risultati trimestrali. Il dato più atteso non riguarda i profitti di oggi, ma quanto spenderanno domani (capital expenditure) per l'intelligenza artificiale: oltre 400 miliardi di dollari nel 2026. Per capire di cosa parliamo, pensate alla ristrutturazione di una casa. Le spese per i lavori sono gli "investimenti in capitale": mattoni e impianti per costruire qualcosa di duraturo. Per queste aziende significa data center grandi come città, chip avanzatissimi e infrastrutture AI. La domanda è diretta: possono permetterselo? La risposta è inequivocabile: sì. Una precisazione: il grafico centrale mostra quante volte il flusso di cassa operativo copre gli investimenti (coverage ratio Bloomberg). Valori sopra 1.0 = sostenibilità. Amazon guida con 129 miliardi di investimenti previsti (parte alta del grafico), con un coverage ratio di 1.01: genera cassa operativa sufficiente a coprire tutto. Sta investendo al massimo, reinvestendo ogni euro disponibile. Microsoft con 90 miliardi ha invece coverage 2.5: genera cassa 2.5 volte superiore agli investimenti. La posizione più solida del gruppo. Google e Meta nel mezzo: investimenti intorno ai 90 miliardi, con coverage di 1.24x e 1.55x. Il grafico rivela che la capacità combinata di generare cassa rispetto agli investimenti è scesa dal picco del 2021 (~12x) a oggi (~6-7x). Stanno accelerando gli investimenti, ma da posizioni ancora solidissime. Tradotto: i ricavi sono esplosi così tanto che anche 400 miliardi pesano proporzionalmente meno. Questo è il vero indicatore di sostenibilità. La leggera risalita recente mostra che accelerano nella fase cruciale, ma con margini enormi. Le valutazioni confermano questa solidità (parte bassa del grafico). Microsoft scambia a 32 volte gli utili, Amazon a 25, Google a 22 e Meta a 21. Multipli ragionevoli per chi costruisce le infrastrutture del futuro. Meta è il caso più sorprendente. Con P/E 21, è la più economica nonostante investa con intensità alta. Dopo i tagli 2022-2023, ora accelera sull'AI mantenendo profitti solidi. Amazon ha scelto la strategia più aggressiva: investe più di tutti (129B) con coverage stretto (1.01x), reinvestendo praticamente tutto il free cash flow. La forza sta nei numeri. Non bruciano riserve o accumulano debito. Investono profitti reali in infrastrutture che già generano ritorni oggi, costruendo capacità per domani. Il messaggio è chiaro: non sono investimenti speculativi. Sono aziende con fatturati da centinaia di miliardi, margini solidi e capacità dimostrata di tradurre tecnologia in profitti. La domanda non è se possono permetterselo, ma quanto vantaggio competitivo stanno costruendo. Qual è secondo te il rischio maggiore: investire troppo o investire troppo poco nell'AI? #meta #alphabet #microsoft #amazon #ai #datacenter
Fabio Cappa, leggo sempre con interesse i tuoi post. Ci vedo un interessantissimo mix di dati, ma anche interpretazioni/riflessioni. Se posso permettermi, apro in inciso. In tutto questo tripudio di denaro, i detentori dei diritti di proprietà intellettuale con i quali vengono addestrati i modelli, non vedono l'ombra di un quattrino. Tra le materie prime, oltre a chip, datacenter, energia, ingegneri, c'è anche materiale di addestramento. La quantità e qualità del materiale è assolutamente determinante per la qualità del servizio finale. Allora perché si persevera nel calpestare i diritti degli autori? Qualcuno potrebbe dire disparità di forze. Effettivavente un autore contro una aziende che vale più di svariate Nazioni ha ben poco da fare. Nb, tra gli autori ci siamo tutti noi. È un dato di fatto che molti contenuti generati da ognuno di noi vengono prelevati gratuitamente per addestrare modelli ad uso di aziende che ne traggono profitto. Poi ci sono anche le persone che vorrebbero sostenersi con i loro scritti. Che siano contenuti stampati sulla carta o pubblicazioni digitali o siano siti web. È lecito? È etico? È sostenibile? Proprio nessuno si permette di dire che il re è nudo? Edit: typo
Oggi più di sempre c’è bisogno più di sempre velocizzare gli scambi per creare profitti; quindi non possono perdere il passo e non possono fare a meno della AI.
Salve Signor Cappa, grazie per il post, ma ho bisogno di un chiarimento sui numeri. Forse ho capito male io, ma le percentuali che cita (CapEx sui ricavi all’1–2% per i singoli gruppi e circa il 6% combinato) mi risultano molto sottostimate rispetto ai dati pubblici più recenti. Prendo ad esempio Alphabet (GOOGL). La guidance sul CapEx 2025 è di 91–93 miliardi di dollari (Reuters). Nello stesso periodo Alphabet ha riportato ricavi trimestrali per 102,35 miliardi (Reuters). Annualizzando per semplicità i ricavi riportati giusto ieri e confrontandoli con il CapEx stimato, il rapporto CapEx/ricavi sarebbe nell’ordine del 22–23 per cento, non dell’1–2. Può spiegare come arriva a percentuali così basse? Sta forse considerando solo una parte degli investimenti, ad esempio quelli strettamente legati all’AI, o un periodo diverso? Perché dai dati pubblici il quadro appare molto diverso.
La domanda non è se possono permetterselo, ma quanto vantaggio competitivo stanno costruendo. Chapeau.
A mio modesto (se non irrilevante) parere, tutti i big player sono costretti a investire nell'AI perché se dovesse dimostrarsi l'elemento rivoluzionario quale promette di essere, e loro non fossero in partita, il rischio potrebbe essere quello di scomparire proprio dal mercato. Non voglio citare i "soliti" casi da influencer (Nokia e Blackberry... Chissà perché nessuno cita mai Palm, che già aveva dispositivi fullscreen quando ancora Apple si leccava le ferite per il fallimento del Newton), ma se pensiamo alla bolla delle .com, quando esplose non si tornò a un 'mondo' senza internet. Internet è rimasta, l'intero pianeta fa marketing online, e i negozi fisici sono quasi un'esperienza vintage. Bolla o non bolla, internet fu una tecnologia talmente rivoluzionaria da non essere messa in discussione. Le AI, credo sia un sentiment globale, sono qui per rimanere. Per cui, credo, tutti quanti si stanno domandando: Sto investendo abbastanza? Dovrei investire di più? Perché è evidente che nel "giorno del giudizio" ci sarà una scrematura, e solo chi avrà interpretato questa tecnologia nel modo giusto rimarrà.
Occhio che le capex non sono l’1% dei ricavi, ma in media oltre il 10%. Nel caso di Alphabet ad esempio, sono quasi il 25% e assorbono tutto il free cash flow. Questo non significa che ci sia necessariamente un problema, ma la proporzione dello sforzo è ben superiore a quello descritto nel post.
La verità è che siamo di fronte, senza forse neanche rendercene conto, alla più importante e gigantesca rivoluzione del nostro tempo. Non tra decine di anni, ma tra pochi mesi, i principali tool di AI diventeranno di utilizzo comune e quotidiano (alcuni lo sono già) sia nella vita lavorativa che in quella personale. Dal punto di vista sostanziale, è un po' come quando siamo passati all'utilizzo di Windows sui nostri PC. Il tema vero, però, è che qui stiamo parlando di investimenti molto più ingenti e di strumenti molto più potenti. Saprà l'essere umano farne buon uso?
Really insightful 👍
Si, le cifre parlano chiaro. Non bisogna guardare ai numeri assoluti ma al rapporto con i ricavi. E' necessario investire per comprendere davvero la potenzialità di questo settore. A mio avviso è più rischioso non proseguire per questa strada. Le alternative poi quali sarebbero?
Founder and CEO of Musixmatch
1 settimanaPost perfetto scritto benissimo argomentato come nessun analista . Bravo Fabio tanta roba