Inizia l'estate, arriva il grande inverno delle startup
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Inizia l'estate, arriva il grande inverno delle startup

Il Grande Inverno sta arrivando anche sul mercato Italiano delle startup.

Dopo il record di due miliardi di Euro investiti in società tecnologiche Italiane nel 2022, quest’anno - come registrato dal Fundraising Tracker “The Week in Italian Startups” si viaggia ad una velocità molto inferiore, non sarà facile raggiungere anche 1 miliardo di investimenti nel 2023 in Italia. Ma che è successo?

La corsa del Nasdaq aveva trascinato anche il mercato tech privato negli ultimi anni, facendo esplodere gli investimenti later stage, quei mega aumenti di capitale che consacravano ogni giorno nuovi Unicorni: startup dal valore a libro di 1 miliardo di dollari.

Ma con il cambio di scenario macroeconomico post-Covid, a Novembre 2021 il Nasdaq crolla, passando da 16.000 punti a 11.000 nel giro di un semestre (-30%).

Pure i FAANG perdono triliardi di capitalizzazione.

I principali fondi di quel segmento si trovano costretti ad aggiornare le valutazioni e riportano perdite significative. Tiger Global annuncia -20%, Softbank annuncia perdite per 32 miliardi di dollari. Il numero di Unicorni si riduce del 40% passando da 595 aziende del 2021 a 359.

And still counting.

La febbre si tramette poi al settore crypto e addirittura scatena un effetto domino sul sistema bancario molto preoccupante, che accende una luce inquietante sulla deregulation della finanza Americana.

Questo disastro si è scaricato in Europa lo scorso anno, ed ora è arrivato anche a casa nostra, in Italia.

Fare fundraising in questo momento è più difficile per una startup e la cosa è destinata a continuare almeno per tutto quest'anno.

Era inevitabile.

Tuttavia leggendo attraverso questi dati, lo scenario è preoccupante ma non tragico.

Guardandoci bene dentro in realtà questo contesto cela nuove opportunità per le startup Italiane e per gli investitori che credono nel loro valore.

Chi opera nel venture capital da abbastanza anni, sa perfettamente che queste ondate nel settore tecnologico sono fisiologiche, sia quando l'onda sale che quando scende. Lo abbiamo già visto nel 2001 e nel 2009. E chi ha vissuto questo, sa anche che è proprio quando l'onda scende che si possono fare gli investimenti migliori.

In queste fasi, i migliori team, quelli con i progetti più interessanti, riescono a galleggiare, le valutazioni sono molto più ragionevoli e fair rispetto al rischio assunto.

Il segnale più importante in questo senso lo ha dato uno dei più longevi investitori di venture capital al mondo: Calpers, il fondo pensione dei dipendenti statali della California. In pratica l'equivalente Italiano dell'INPS.

Dopo essersi leccato le ferite per la scarsa allocazione nel venture dell'ultima decade (perdendosi l'onda rialzista), ha deciso di cambiare rotta e ha recentemente annunciato che intende incrementare i propri investimenti in questo settore in modo significativo portando al 6% del portafoglio complessivo di 440 miliardi, la propria allocazione nel venture capital.

L'Italia come mercato emergente nel settore tecnologico non aveva beneficiato in maniera significativa dell'ubriacatura da Unicorni negli anni della bolla. E paradossalmente adesso ne subisce gli effetti negativi.

Osservando i dati, gli effetti subiti riguardano fondamentalmente il segmento later stage: si è ridotta grandemente la possibilità di fare grandi round, specie dall'estero e la dimensione media degli investimenti è minore. Questa cosa però non sembra avere grandi ripercussioni sul segmento early stage e seed.

Quel mercato infatti continua a ricevere investimenti in linea con quello che è successo negli ultimi dieci trimestri.

Ma in realtà è successo qualcos'altro in tutto il mondo: è completamente cambiato il mood degli investitori, la mitologia degli Unicorni è definitivamente tramontata.

Siamo tornati tutti sui fondamentali. Rispetto al passato direi con uno spin in più: che oggi si chiama sostenibilità ambientale, sociale e di governance.

Generare rendimenti finanziari, ma sempre in un contesto di sostenibilità e valore per la società.

Creare aziende di valore, che generano tecnologie di rottura, in grado di affrontare problemi veri. E nel fare questo generare occupazione sostenibile.

Modelli di business scalabili, certamente, ma concentrandosi sulla creazione di valore e non solo sulla crescita come unico parametro di valutazione.

Una maggiore attenzione al ruolo sociale dell'impresa, ma anche alla capital efficiency.

Sotto questo profilo, le startup e i VC Italiani sono da sempre educate alla capital efficiency e a cercare più rapidamente l'accesso al mercato e la validazione del modello. Le dimensioni ridotte del settore rispetto all'estero ci ha sempre abituati a dover tenere in forte considerazione questo aspetto, ad essere più autarchici, perchè non è ovvio ci sarà al prossimo round.

Questo ha reso gli imprenditori Italiani del tech e i VC oggi più resilienti e culturalmente preparati a questa fase.

Ma non possiamo sederci sugli allori, anzi al contrario.

Questo è il momento in cui servirebbe un'azione decisa per cambiare marcia ed accelerare: una delle poche occasioni che avremo per colmare più rapidamente il gap con i nostri colleghi in Spagna, Francia e Germania.

Sono stato a Parigi a Viva Tech, colpito dalla scala con cui la Francia sta lavorando per affermare la propria leadership tecnologica in Europa. Non ci sono ragioni per cui non dovremmo darci ambizioni analoghe in settori chiave della nostra economia.

Tuttavia, le riserve di venture capital Italiano su cui le startup possono contare sono 1,1 miliardi di Euro, committment che verranno investiti nei prossimi 10 anni sia sui portafogli esistenti che su nuove startup.

Sono poco più di 100 milioni l'anno.

Questo 'dry powder' non è sufficiente per immaginare un sano sviluppo del livello raggiunto dall'ecosistema Italiano oggi. Non è assolutamente compatibile con l'ambizione di recuperare un gap in Europa. Ma nemmeno per immaginare un sano sviluppo delle startup Italiane.

I dati rilevati da Italian Tech Alliance sul dry powder sono abbastanza espliciti.

E' fondamentale che oggi in Italia si allarghi il numero di investitori privati nel venture capital, per riversare capitali qualificati, gestiti da professionisti di questo tipo di investimenti, su aziende ad alto potenziale.

Molte di queste aziende genereranno occupazione e ritorni finanziari per gli investitori. E questi capitali potranno essere reinvestiti nuovamente nell'economica. Trasudando sulla società competitività, tecnologie, capitale umano, occupazione, imposte, versamenti contributivi, indotto e così via.

Per attivare questa fly-weel del sistema economico l'anello mancante oggi è quello ben identificato nel titolo dell'evento Cambiamenti di CNA a cui ho partecipato a Brescia questa settimana: "Investimenti: chi è che finanzia l'innovazione?"

Luca Iaia Donatella Principe Francesco Cerruti Niccolò Sanarico maurizio grifoni Italian Tech Alliance Primo Capital Mattia Corbetta Giorgio Ciron Giusy Stanziola

Ottima analisi. Si evince sullo sfondo il ruolo delle Banche centrali. Con la fine dei QE e l’aumento dei tassi, la situazione attuale era prevedibile.

Roberto Siagri

Quantum Computing Enthusiast | Deep Tech Entrepreneur

2 anni

L'inverno c'e sempre stato per l'Italia delle startup. 2%: questa è la quota di investimrnti in VC che ha l'Italia in Europa (dati 2022).

Rosa Maria Molteni

Views are mine | ICF ACC Certified Coach | People&Business Enhancer | Start-Up | Market Strategy | Business Development | Communication | Mentor | Talent Management&Sourcing | Employer/Employee (Re)Branding | Voice Tech

2 anni
Daniele CASTAGNA

CEO & Real estate entrepreneur

2 anni

Forse gli investitori dovrebbero cambiare approccio. Fare come fanno i dirigenti delle grandi squadre che girano i campi per osservare i giocatori nei campionati inferiori. Invece gli investitori organizzano startcup oppure aspettano lo startupper di torno che gli porti la presentazione figa con analisi di mercato fatte a cazzum. Ovviamente super colorata. Su questo mi sento ispirato a fare un articolo

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