La Procura di Roma accelera nell'indagine avviata dopo una serie di esposti presentati dai 36 attivisti italiani che hanno preso parte alla Global Sumud Flottila. I pm hanno incardinato in un solo procedimento gli incartamenti e procedono - al momento contro ignoti - per i reati di sequestro di persona e danneggiamento con pericolo di naufragio.
Gli inquirenti hanno raccolto gli esposti che erano stati presentati dal team legale che assiste gli attivisti - di cui facevano parte almeno quattro parlamentari - in cui si ipotizzavano anche altre fattispecie tra cui il tentato omicidio e la tortura. L'attività istruttoria proseguirà con l'ascolto dei denunciati per approfondire quanto cristallizzato negli incartamenti trasmessi a piazzale Clodio nelle scorse settimane.
Gli inquirenti vogliono ricostruire le fasi della navigazione, gli attacchi con i droni avvenuti in due episodi distinti e quanto accaduto dopo l'abbordaggio delle autorità israeliane.
Per gli attivisti "l'operazione della marina israeliana è priva di ogni base legale. Israele non ha alcuna giurisdizione o autorità legale sulle acque internazionali in cui navigava l'imbarcazione" mentre la missione della Flotilla è "perfettamente conforme al diritto internazionale e non ha violato alcuna norma. L'attacco e il sequestro delle navi - si afferma - costituiscono una grave violazione del diritto internazionale umanitario, che vieta in maniera assoluta l'uso della forza sproporzionata contro imbarcazioni civili che trasportano beni indispensabili alla sopravvivenza della popolazione civile".
Nei giorni scorsi Antonio La Piccirella, che era presente su una delle imbarcazioni della missione, ha presentato una integrazione alla sua prima denuncia in cui afferma che le autorità israeliane hanno compiuto atti di tortura dopo l'abbordaggio e il trasferimento anche di tutti i 36 italiani partecipanti nel porto di Ashold. "Al porto si è perpetrata una completa violazione dei diritti umani - si legge -. I militari, armati, hanno identificato gli attivisti, circa 300, poi li hanno privati di tutti gli effetti personali, dopodiché li hanno perquisiti imprimendo gratuita violenza fisica, motivo per cui ad alcuni attivisti è stato rotto un braccio".
Negli esposti c'è anche chi chiede agli inquirenti di chiarire il ruolo tenuto dalla Marina italiana in riferimento - affermano i denuncianti - "all'obbligo di protezione che incombe sulle Autorità italiane" in base "alle ordinanze della Corte Internazionale di Giustizia".