Se l'Europa fosse una squadra di calcio, con che #modulo giocherebbe oggi la partita della nuova #governance globale? Probabilmente, sapendo di giocare fuori casa in un match tra Stati sovrani dove conta più la #forza che le #regole (guardiamo cos'è successo in questi giorni tra #Cina, #Russia e #India), adotterebbe un sano "catenaccio": tutti davanti la linea di porta, a difendere il nostro modello di crescita basata sulle #esportazioni, e palla in tribuna quando le cose vanno male, cioè accettare i #dazi al 15% imposti dagli USA, senza reciprocità (ne abbiamo parlato in un precedente Post). Una strategia che nel #breve #periodo, e per mancanza di alternative migliori, potrebbe anche funzionare: si perde qualche decimale di crescita, ma si continua 'business as usual' (in fondo un punto in trasferta è un punto guadagnato...). Ma nel #medio #periodo è chiaro che giocando così si rischia la #retrocessione dalla massima serie, quella degli Stati che influenzano i destini del mondo. Come #cambiare allora il modulo di gioco dell'Europa, affinchè la stessa possa restare dove la sua storia e il suo modello sociale la collocano, cioè tra i paesi che dovrebbero scrivere l'agenda globale? Investendo di più su se stessa, in almeno tre settori chiave: - la #decarbonizzazione delle sue fonti energetiche, che vuol dire investimenti in #rinnovabili e (anche) in #nucleare di nuova generazione su scala europea, perchè non possiamo più dipendere da energie fossili prodotte al di fuori dell'Europa; - l' #innovazione nella tecnologia #digitale, con l'apertura del mercato unico in questo settore, a partire dalle aziende di #telecomunicazione e il consolidamento progressivo dei piccoli player nazionali in aziende di dimensione europea, che abbiano la scala sufficiente per investire e competere con i grandi giganti mondiali; - l' #integrazione dei mercati dei #capitali, per evitare che, come succede oggi, oltre 200 miliardi di euro di risparmi di cittadini europei vadano a finanziare la crescita di aziende nel resto del mondo, in particolare negli USA, a discapito di ricchezza e posti di lavoro in Europa. Tutto questo con #tempi e #date precise, perchè nel frattempo il campionato mondiale va avanti. E con figure tecniche autorevoli al vertice che dirigano la squadra, non succubi di una compagine sociale, quella degli Stati membri, variegata ed eterogenea. Di questi temi, che sono al cuore del suo #rapporto al Consiglio Europeo dello scorso anno, ho discusso ieri mattina con Enrico Letta, nell'ambito della Summer School "R. Imbeni" a Modena, invitato dalla nostra #alumna Antonella Buja, in un bel #dibattito con bravi e interessati studenti. Come dice il Presidente #Mattarella, l'Europa è fatta da alcuni Stati piccoli, e da altri che non si sono ancora accorti di esserlo. Se l'UE da oggi non cambia modulo di gioco, non raggiungerà neanche l'obiettivo minimo della permanenza tra i grandi del mondo. Alla lotta per la Champion, penseremo a suo tempo.
Bravissimo come sempre Carlo! Congratulazioni!
Professore ci tengo a ringraziarla per il suo intervento davvero illuminante! Come corsista della Summer School, ho trovato la sua lezione estremamente chiara e stimolante. Ho imparato molto più di quanto già sapessi, e ne esco con una visione più consapevole. Grazie!
Bella metafora caro Carlo, che calza molto bene. Unica cosa che aggiungerei è che in una squadra di calcio che si dovesse trovare in queste condizioni, come prima cosa farebbero fuori i responsabili della dirigenza. Qui mi pare che non sia successo, anzi.
Egregio Prof. @Carlo Altomonte, la sua proposta è riassumibile nel aumentare lo sforzo nella stessa direzione seguita fino ad oggi:” più libero mercato per avere meno aziende, meno concorrenza ed aziende più forti in grado di fare innovazione”. Questo modello è quello USA, là funziona perché lo Stato è forte, dà dei limiti precisi alle aziende, le finanzia e queste producono l’innovazione di cui lo Stato ha bisogno. In Europa, gli Stati hanno trasferito sovranità economica all’Europa, che però non è uno Stato e neppure forte. Risultato le aziende mungono i bilanci pubblici, ma non investono in innovazione e usano l’Europa come mercato di sbocco per i prodotti che importano dall’estero. Uno Stato non può delegare la propria sicurezza strategica al buon cuore di un imprenditore privato. L’esempio da seguire è quello del “progetto Manhattan”, un obiettivo ed una serie di team di super esperti per raggiungerlo nel più breve tempo possibile. Il primo obiettivo: 5 anni per il primo GWatt da una centrale nucleare europea al torio. La via, quella del consorzio europeo. I soldi, presi dagli aiuti di Stato alle imprese europee.
Prima del modulo io cambierei dirigenza e allenatore....si sono dimostrati incapaci praticamente su tutto
Caro Carlo, ottima sintesi e metafora calzante! Il problema di fondo è sicuramente legato soprattutto al modulo di gioco dell'Europa, dove come scrivi tu spesso al posto di "figure tecniche autorevoli al vertice che dirigano la squadra, non succubi di una compagine sociale, quella degli Stati membri, variegata ed eterogenea" vi sono appunto molti Oronzo Canà assai abili nel vendere illusori moduli tattici 5-5-5, per rimanere nel contesto delle metafore calcistiche.
D'accordissimo, ma la maggioranza degli italiani è scuola Trap (per i giovani, Trapattoni, non quella specie di rumore che gira tanto oggi): catenaccio duro e si spera che su una palla lunga casuale il centravanti la butti dentro. Mi auguro tanti capitani d'industria capiscano che è una strategia SEMPRE ERRATA nel medio-lungo periodo, come scrive Carlo Altomonte. Si può sempre generare valore, anche (direi soprattutto) in tempi difficili.
…talmente chiaro ed efficace nella spiegazione, che ora mi par di capire anche qualcosa di calcio! ☺️ Grandissimo nella chiarezza di visione e nel modo di esporla, Carlo Altomonte, come sempre. Mi preoccupa la mancanza di consapevolezza degli Stati europei di essere «piccoli», ovvero il non ancora soppesare meglio le proprie forze e leve di crescita in relazione agli altri Stati che già sono giganti ed altre economie e forze che si stanno affacciando nei vari quadrilateri mondiali.
Metafora bellissima. Più che una strategia, l'unione europea si ritrova a giocare con l'unico modulo che ha a disposizione. Il problema è storico-politico più che economico: finché la cooperazione economica poteva funzionare senza una politica comune, la UE giocava alla pari. La nuova politica di potenza, il crescere di politiche industriali e un sistema geopolitico instabile richiedono un maggiore ruolo della politica, e, avendo noi impostato un sistema che mantiene le autonomie statali e che non può essere cambiato se non all'unanimità, semplicemente non possiamo giocare. Per questo non penso sia un buon accordo, anche se economicamente nel breve termine può essere accettabile. L'Unione dovrebbe cercare di costruire un supporto politico per una maggiore integrazione che ripensi e superi i limiti strutturali anche con proposte dirompenti, e penso che giocare sulla carta dell'indipendenza e del "nazionalismo europeo" sia una strategia politica per creare consenso per queste scelte, anche se ha un costo economico. L'eurobarometro e altre Survey mostrano che il supporto all'UE abbia raggiunto i massimi proprio dopo l'offensiva di Trump, mentre sembra che oggi sia calato dopo aver raggiunto un accordo.
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2 mesiIl catenaccio salva magari il risultato ma non la stagione. La palla in tribuna va bene per perdere un po' di tempo. Ma poi? L'impressione è che non ci vogliano far giocare manco se portiamo il pallone. Quindi, ben vengano questi consigli anche se 1) per la decarbonizzazione (che per me rimane sacrosanta) i veri campioni son diventati quelli molto più ad est e se continuiamo a seguire gli US come fossero un cane guida, finiremo in una minera di carbone 2) sull'innovazione perdiamo 20 treni al giorno e, se non ci svegliamo, chiuderanno pure la stazione 3) sui mercati di capitali si potrebbe fare molto e potrebbero aiutare molto i punti 1 e 2... ben vengano le iniziative Grazie per la riflessione e W le metafore! 😁