LUNEDÌ 14 SETTEMBRE 2015 | SPECIALI | 11
‘Aspettando Godot’ è una
celebre opera teatrale
di Samuel Beckett nonché u-
no dei testi più noti del teatro
del Novecento. Una tragi-
commedia che deve la sua
fortuna ad una apparente e
“semplice”tramachepotreb-
be essere sintetizzata nella
storia di “qualcuno che alla
fine non arriva mai”. E fin
qui nulla di particolarmente
stimolante apparirebbe allo
spettatore se non fosse una
rappresentazione che rien-
tra nel teatro dell’assurdo ed
in una astrattezza che quan-
tomeno apre a qualsivoglia
interpretazione di ‘Godot’ ed
a cui molti hanno voluto ac-
costare Dio, la morte, il desti-
no ecc. nonché il concetto
dell’attesaconl’Amaiuscola.
Un’attesa quasi “messiani-
ca” che ormai nel comune di-
re dell’uomo della strada è
spessoutilizzatosoloperrap-
presentare quell’attesa infi-
nitaesenzacertezzachequo-
tidianamente ognuno speri-
menta nei più diversi ambiti
della propria vita.
ASPETTANDO ‘GODOT’
Il parallelo dell’attesa di
Godot in ambito finanziario
appare perciò essere sconta-
to nella settimana in cui il
mondo intero o quantomeno
quello degli operatori finan-
ziari e dei più comuni rispar-
miatori-investitori è ormai
da tempo in attesa di sapere
se ‘Godot’ (inteso come il
cambio di politica moneta-
ria) si manifesterà o conti-
nuerà a farsi attendere dopo
oltre 6 anni di assenza.
Aguardareleaspettativedi
moltieconomistiecomepub-
blicato sul Wall Street Jour-
nal sembra prevalere l’idea
che ciò non accadrà, non fos-
se altro per gli innumerevoli
appelli che da più parti si al-
zanoecheassomiglianosem-
pre più a vere e proprie im-
plorazioni.
Nelleultimesettimanenon
sono infatti mancate le quasi
“suppliche” del FMI o della
Banca Mondiale, ovvero le
più elevate organizzazioni
sovranazionali al mondo. La
prima con le dichiarazioni
fatte da William Murray por-
tavoce del FMI, in merito alle
prossime decisioni della
FED ovvero che «il nostro
punto di vista generale è che
abbiano la flessibilità per so-
spendere», e la seconda, con
l’intervista rilasciata al Fi-
nancial Times dal capo eco-
nomista Kaushik Basu della
World Bank, nella quale si af-
ferma che un rialzo dei tassi
creerebbe «panico e turbo-
lenze», in particolar modo
suimercatiemergentiesegli
USA procedessero troppo ve-
locemente nei rialzi «dan-
neggeranno il resto del mon-
do in modo piuttosto pesan-
te». Per tali policy maker, sa-
rebbe quindi opportuno pon-
derare con molta attenzione
qualsivoglia decisione o ad-
dirittura saggio soprassede-
re per ora al manifestarsi di
‘Godot’.
IL PRECEDENTE
Per chi lo avesse scordato,
già nel 2013 assistemmo a
qualcosache,paragonandolo
all’attuale contesto, sembra
essere per molteplici aspetti
la copia carbone di allora.
Nella tarda primavera del
2013(aprile/maggio)ilprede-
cessore della Yellen a capo
della FED, ovvero Ben Ber-
nanke, innescò una forte tur-
bolenzasuimercatimondiali
paventando una futura usci-
ta dal QE (quello che poi ver-
rà conosciuto come ‘tape-
ring’) ed allora come nell’ul-
timo quadrimestre si assi-
stette ad una volatilità estre-
ma nelle valute mondiali,
nonché a crolli importanti
nei mercati emergenti, oltre
a decisi “sussulti” nei rendi-
menti delle obbligazioni
mondiali. Gli operatori fi-
L’ANALISI Per molti la Yellen stupirà come Bernanke nel meeting del 2013 ma il rischio è alto
MercatiinfaselateraleaspettandoGodot
Ladecisionesuitassinonèaffattoscontataedavràmoltepliciricadute
L’autore della rubrica
La pagina settimanale del lunedì
‘Risparmio, i conti in tasca’,
è a cura del nostro consulente
Rubens Ligabue, professionista
certificato Efa - European Fi-
nancial Advisor, associato SIAT
- Società Italiana Analisi Tec-
nica, iscritto all’Albo Unico Na-
zionale dei Promotori Finanziari.
Per domande e chiarimenti po-
tete scrivere a
info@rubensligabue.com
RISPARMIO,ICONTIINTASCA
nanziari iniziarono così a
prezzare la “paura” di un ral-
lentamento negli acquisti
della FED, a seguito del mi-
glioramento dei parametri
dichiarati per l’uscita dal QE
(poi nel tempo opportuna-
mente abbassati, come ad e-
sempio il livello di disoccu-
pazione). Un pò quello
acuifinorasièassisti-
to nella spasmodica
valutazione di qualsi-
voglia dato economico
che arrivi dall’altra
parte dell’oceano. Al-
lora come oggi e sem-
pre in agosto si verifi-
cò un’escalation di
tensione in Siria (ri-
cordarsi l’enfasi me-
diatica sul massacro
di civili e bambini e
sul reale o presunto u-
tilizzo di armi chimi-
che, quale prova della
“pistola fumante” di
Assad) che portava
all’evidente contrapposizio-
ne tra USA, Inghilterra,
Francia, Israele, Arabia Sau-
dita da una parte e Russia, I-
ran, Cina dall’altra. Uno sce-
nario nuovamente familiare
per il quale però non è più il
tema delle armi chimiche a
scuotere i governi ma quello
che viene descritto come l’e-
sodo biblico dei profughi. Un
quadro che nel settembre del
2013 veniva discusso sempre
in questa rubrica come un
“timing perfetto” per un’eco-
nomiadiguerra.Uncontesto
bellico che allora come oggi
avrebbe potuto fornire tem-
po all'amministrazione USA
per risolvere le proprie que-
stioni economiche a scapito
del resto del mondo. Allora
come oggi vi era infatti l’ap-
prossimarsi del limite al tet-
to del debito USA (debt cei-
ling), tematica che torna
guarda caso di attualità pro-
prio in questi giorni. Allora
come ora le turbolenze estive
avevano inoltre fatto scende-
re lo S&P500 con una chiusu-
ra mensile così negativa da
far paventare nefasti presa-
gi.
QUALI CONSEGUENZE
In un tale quadro la volati-
lità e l’incertezza regnò so-
vrana sui mercati finanziari
e questo fino al meeting della
FED, ovvero fino a quando,
nel susseguirsi di appelli e
scongiuri da parte degli ope-
ratori finanziari, non avven-
ne l’annuncio a sorpresa di
prosecuzione del QE e dun-
que dell’inversione ad U del
governatore Bernanke. Un
sorpresa che fu anticipata di
pochi giorni, proprio dagli
accordi di Ginevra sulla di-
struzione degli arsenali chi-
mici siriani, avvenuti tra U-
SA e Russia. Un fatto che
stemperò il clima all’interno
dell‘ONU ed evitò l’avvio di
una campagna militare ame-
ricana nella regione. Due e-
venti che misero perciò da
parte qualsivoglia idea di “e-
conomia di guerra”, seppur
successivamente si sia aper-
to un ulteriore focolaio di
tensione con l’ormai nota e
non conclusa vicenda ucrai-
na e d’invasione della Cri-
mea ad inizio 2014. Il dopo è
ancor più noto finanziaria-
mente parlando, essendo sta-
taestesafinoafine2014l’ope-
razione di ‘taperig’ nonché
autorizzato dal congresso U-
SAl’aumentodeldebitoame-
ricano, ovvero il prosegui-
mento di un pompaggio mo-
netario in grado di comprare
ulteriore tempo sulla falsari-
ga di quel messaggero che
nella rappresentazione tea-
trale citata, annunciava ai
protagonisti il mancato arri-
vo di ‘Godot’ e posticipava
l’incontro sempre all’indo-
mani. Un indomani che, nel-
la promessa di rivitalizzare
la crescita e far riprendere
l’inflazione, è stato provvi-
denzialmenteallungatodopo
la fine del ‘tapering’ della
FED dalla Bank of Japan e
nel 2015 dalla BCE. Un calcia-
re il barattolo avanti che ha
portato tra aprile/maggio di
quest’anno ad oltre 2.000 mi-
liardi di titoli pubblici con
rendimento negativo ed ai
massimi storici i listini azio-
nari.
COSA ATTENDERSI
Nell’ambito dei reali deci-
sori e sempre in quell’estate,
la Banca dei Regolamenti In-
ternazionali (BRI), ovvero la
cosiddetta banca centrale
delle banche centrali, ammo-
nivainmeritoalrischiocrea-
to dalle politiche monetarie
fino ad allora attuate e sen-
tenziavacomeil“prenderein
prestito tempo” non fosse la
soluzione migliore. Que-
st’anno la stessa istituzione
ha detto chiaramente che la
politica monetaria si è ormai
fatta carico di una parte fin
troppo grande dell’onere vol-
toastimolarelacrescitaeciò
porta dritto alla formazione
di vulnerabilità finanziarie
(leggasi bolle finanziarie per
i comuni risparmiatori).
Da quella calda estate 2013
chericordacosìtantol’attua-
le contesto, nulla sembra es-
sere realmente cam-
biato mentre il tutto
appare ancor più
complesso e quanto-
meno amplificato nel-
le sue distorsioni. Da
allora è infatti au-
mentato il debito glo-
bale e sempre più de-
bitori sono sull’orlo
del precipizio (Gre-
cia, Ucraina, Porto
Rico ecc.), l’economia
globale non ha rag-
giunto una crescita
così forte da poter
controbilanciare gli
squilibri creati dalla
finanza (BRICS in caduta ed
Occidente stagnante) e le
banche centrali si sono infi-
late in un ‘cul-de-sac’ da cui
hanno finora avuto paura di
uscireedacuisisonoaggiun-
te ed amplificate le tensioni
geo-politiche(Siria,Ucraina,
ISIS, Mar della Cina ecc.).
‘GODOT’ IN ARRIVO ?
Questa volta però, potreb-
bero avverarsi decisioni non
così scontate e le cui conse-
guenze avranno comunque
molteplici ricadute. Sempre
la BRI ricorda che la politica
monetaria è ormai sovracca-
ricata da troppo tempo e deve
essere solo parte della solu-
zione, non l’unica soluzione.
Un chiaro monito ad abban-
donare un modello di cresci-
ta trainato esclusivamente
dal debito. Un monito a cui è
recentementeseguitaladesi-
gnazione a capo di tale istitu-
zione di Jens Weidmann, at-
tualepresidentedellaBunde-
sbank, ovvero colui che in
tempi non sospetti ha dato
chiare interpretazioni su co-
me gestire ed abbattere il de-
bito e su quale fosse la sua o-
pinione del QE. Date queste
premesse e nonostante il
messaggero Yellen, possa an-
cora stupire e posticipare
l’arrivo di ‘Godot’, è ora di
comprenderechelafinedella
rappresentazione teatrale è
sempre più prossima e l’at-
tuale fase di temporeggia-
mento, seguita al crollo dei
mercati del 24 agosto, potreb-
be equivalere a quell’attesa
che attende il pubblico tra la
chiusura del sipario e gli ap-
plausi o i fischi che poi rivol-
ge ai teatranti durante il sa-
luto finale.

Articolo Prima Pagina 14-9-15

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    LUNEDÌ 14 SETTEMBRE2015 | SPECIALI | 11 ‘Aspettando Godot’ è una celebre opera teatrale di Samuel Beckett nonché u- no dei testi più noti del teatro del Novecento. Una tragi- commedia che deve la sua fortuna ad una apparente e “semplice”tramachepotreb- be essere sintetizzata nella storia di “qualcuno che alla fine non arriva mai”. E fin qui nulla di particolarmente stimolante apparirebbe allo spettatore se non fosse una rappresentazione che rien- tra nel teatro dell’assurdo ed in una astrattezza che quan- tomeno apre a qualsivoglia interpretazione di ‘Godot’ ed a cui molti hanno voluto ac- costare Dio, la morte, il desti- no ecc. nonché il concetto dell’attesaconl’Amaiuscola. Un’attesa quasi “messiani- ca” che ormai nel comune di- re dell’uomo della strada è spessoutilizzatosoloperrap- presentare quell’attesa infi- nitaesenzacertezzachequo- tidianamente ognuno speri- menta nei più diversi ambiti della propria vita. ASPETTANDO ‘GODOT’ Il parallelo dell’attesa di Godot in ambito finanziario appare perciò essere sconta- to nella settimana in cui il mondo intero o quantomeno quello degli operatori finan- ziari e dei più comuni rispar- miatori-investitori è ormai da tempo in attesa di sapere se ‘Godot’ (inteso come il cambio di politica moneta- ria) si manifesterà o conti- nuerà a farsi attendere dopo oltre 6 anni di assenza. Aguardareleaspettativedi moltieconomistiecomepub- blicato sul Wall Street Jour- nal sembra prevalere l’idea che ciò non accadrà, non fos- se altro per gli innumerevoli appelli che da più parti si al- zanoecheassomiglianosem- pre più a vere e proprie im- plorazioni. Nelleultimesettimanenon sono infatti mancate le quasi “suppliche” del FMI o della Banca Mondiale, ovvero le più elevate organizzazioni sovranazionali al mondo. La prima con le dichiarazioni fatte da William Murray por- tavoce del FMI, in merito alle prossime decisioni della FED ovvero che «il nostro punto di vista generale è che abbiano la flessibilità per so- spendere», e la seconda, con l’intervista rilasciata al Fi- nancial Times dal capo eco- nomista Kaushik Basu della World Bank, nella quale si af- ferma che un rialzo dei tassi creerebbe «panico e turbo- lenze», in particolar modo suimercatiemergentiesegli USA procedessero troppo ve- locemente nei rialzi «dan- neggeranno il resto del mon- do in modo piuttosto pesan- te». Per tali policy maker, sa- rebbe quindi opportuno pon- derare con molta attenzione qualsivoglia decisione o ad- dirittura saggio soprassede- re per ora al manifestarsi di ‘Godot’. IL PRECEDENTE Per chi lo avesse scordato, già nel 2013 assistemmo a qualcosache,paragonandolo all’attuale contesto, sembra essere per molteplici aspetti la copia carbone di allora. Nella tarda primavera del 2013(aprile/maggio)ilprede- cessore della Yellen a capo della FED, ovvero Ben Ber- nanke, innescò una forte tur- bolenzasuimercatimondiali paventando una futura usci- ta dal QE (quello che poi ver- rà conosciuto come ‘tape- ring’) ed allora come nell’ul- timo quadrimestre si assi- stette ad una volatilità estre- ma nelle valute mondiali, nonché a crolli importanti nei mercati emergenti, oltre a decisi “sussulti” nei rendi- menti delle obbligazioni mondiali. Gli operatori fi- L’ANALISI Per molti la Yellen stupirà come Bernanke nel meeting del 2013 ma il rischio è alto MercatiinfaselateraleaspettandoGodot Ladecisionesuitassinonèaffattoscontataedavràmoltepliciricadute L’autore della rubrica La pagina settimanale del lunedì ‘Risparmio, i conti in tasca’, è a cura del nostro consulente Rubens Ligabue, professionista certificato Efa - European Fi- nancial Advisor, associato SIAT - Società Italiana Analisi Tec- nica, iscritto all’Albo Unico Na- zionale dei Promotori Finanziari. Per domande e chiarimenti po- tete scrivere a [email protected] RISPARMIO,ICONTIINTASCA nanziari iniziarono così a prezzare la “paura” di un ral- lentamento negli acquisti della FED, a seguito del mi- glioramento dei parametri dichiarati per l’uscita dal QE (poi nel tempo opportuna- mente abbassati, come ad e- sempio il livello di disoccu- pazione). Un pò quello acuifinorasièassisti- to nella spasmodica valutazione di qualsi- voglia dato economico che arrivi dall’altra parte dell’oceano. Al- lora come oggi e sem- pre in agosto si verifi- cò un’escalation di tensione in Siria (ri- cordarsi l’enfasi me- diatica sul massacro di civili e bambini e sul reale o presunto u- tilizzo di armi chimi- che, quale prova della “pistola fumante” di Assad) che portava all’evidente contrapposizio- ne tra USA, Inghilterra, Francia, Israele, Arabia Sau- dita da una parte e Russia, I- ran, Cina dall’altra. Uno sce- nario nuovamente familiare per il quale però non è più il tema delle armi chimiche a scuotere i governi ma quello che viene descritto come l’e- sodo biblico dei profughi. Un quadro che nel settembre del 2013 veniva discusso sempre in questa rubrica come un “timing perfetto” per un’eco- nomiadiguerra.Uncontesto bellico che allora come oggi avrebbe potuto fornire tem- po all'amministrazione USA per risolvere le proprie que- stioni economiche a scapito del resto del mondo. Allora come oggi vi era infatti l’ap- prossimarsi del limite al tet- to del debito USA (debt cei- ling), tematica che torna guarda caso di attualità pro- prio in questi giorni. Allora come ora le turbolenze estive avevano inoltre fatto scende- re lo S&P500 con una chiusu- ra mensile così negativa da far paventare nefasti presa- gi. QUALI CONSEGUENZE In un tale quadro la volati- lità e l’incertezza regnò so- vrana sui mercati finanziari e questo fino al meeting della FED, ovvero fino a quando, nel susseguirsi di appelli e scongiuri da parte degli ope- ratori finanziari, non avven- ne l’annuncio a sorpresa di prosecuzione del QE e dun- que dell’inversione ad U del governatore Bernanke. Un sorpresa che fu anticipata di pochi giorni, proprio dagli accordi di Ginevra sulla di- struzione degli arsenali chi- mici siriani, avvenuti tra U- SA e Russia. Un fatto che stemperò il clima all’interno dell‘ONU ed evitò l’avvio di una campagna militare ame- ricana nella regione. Due e- venti che misero perciò da parte qualsivoglia idea di “e- conomia di guerra”, seppur successivamente si sia aper- to un ulteriore focolaio di tensione con l’ormai nota e non conclusa vicenda ucrai- na e d’invasione della Cri- mea ad inizio 2014. Il dopo è ancor più noto finanziaria- mente parlando, essendo sta- taestesafinoafine2014l’ope- razione di ‘taperig’ nonché autorizzato dal congresso U- SAl’aumentodeldebitoame- ricano, ovvero il prosegui- mento di un pompaggio mo- netario in grado di comprare ulteriore tempo sulla falsari- ga di quel messaggero che nella rappresentazione tea- trale citata, annunciava ai protagonisti il mancato arri- vo di ‘Godot’ e posticipava l’incontro sempre all’indo- mani. Un indomani che, nel- la promessa di rivitalizzare la crescita e far riprendere l’inflazione, è stato provvi- denzialmenteallungatodopo la fine del ‘tapering’ della FED dalla Bank of Japan e nel 2015 dalla BCE. Un calcia- re il barattolo avanti che ha portato tra aprile/maggio di quest’anno ad oltre 2.000 mi- liardi di titoli pubblici con rendimento negativo ed ai massimi storici i listini azio- nari. COSA ATTENDERSI Nell’ambito dei reali deci- sori e sempre in quell’estate, la Banca dei Regolamenti In- ternazionali (BRI), ovvero la cosiddetta banca centrale delle banche centrali, ammo- nivainmeritoalrischiocrea- to dalle politiche monetarie fino ad allora attuate e sen- tenziavacomeil“prenderein prestito tempo” non fosse la soluzione migliore. Que- st’anno la stessa istituzione ha detto chiaramente che la politica monetaria si è ormai fatta carico di una parte fin troppo grande dell’onere vol- toastimolarelacrescitaeciò porta dritto alla formazione di vulnerabilità finanziarie (leggasi bolle finanziarie per i comuni risparmiatori). Da quella calda estate 2013 chericordacosìtantol’attua- le contesto, nulla sembra es- sere realmente cam- biato mentre il tutto appare ancor più complesso e quanto- meno amplificato nel- le sue distorsioni. Da allora è infatti au- mentato il debito glo- bale e sempre più de- bitori sono sull’orlo del precipizio (Gre- cia, Ucraina, Porto Rico ecc.), l’economia globale non ha rag- giunto una crescita così forte da poter controbilanciare gli squilibri creati dalla finanza (BRICS in caduta ed Occidente stagnante) e le banche centrali si sono infi- late in un ‘cul-de-sac’ da cui hanno finora avuto paura di uscireedacuisisonoaggiun- te ed amplificate le tensioni geo-politiche(Siria,Ucraina, ISIS, Mar della Cina ecc.). ‘GODOT’ IN ARRIVO ? Questa volta però, potreb- bero avverarsi decisioni non così scontate e le cui conse- guenze avranno comunque molteplici ricadute. Sempre la BRI ricorda che la politica monetaria è ormai sovracca- ricata da troppo tempo e deve essere solo parte della solu- zione, non l’unica soluzione. Un chiaro monito ad abban- donare un modello di cresci- ta trainato esclusivamente dal debito. Un monito a cui è recentementeseguitaladesi- gnazione a capo di tale istitu- zione di Jens Weidmann, at- tualepresidentedellaBunde- sbank, ovvero colui che in tempi non sospetti ha dato chiare interpretazioni su co- me gestire ed abbattere il de- bito e su quale fosse la sua o- pinione del QE. Date queste premesse e nonostante il messaggero Yellen, possa an- cora stupire e posticipare l’arrivo di ‘Godot’, è ora di comprenderechelafinedella rappresentazione teatrale è sempre più prossima e l’at- tuale fase di temporeggia- mento, seguita al crollo dei mercati del 24 agosto, potreb- be equivalere a quell’attesa che attende il pubblico tra la chiusura del sipario e gli ap- plausi o i fischi che poi rivol- ge ai teatranti durante il sa- luto finale.