Pg. 12
1.3 I MUSEI COME PARTE DI UN ECOSISTEMA LOCALE
D'INNOVAZIONE
I musei dovrebbero riconoscere l’impatto di lungo periodo sull’economia locale derivante dal contributo dei
musei alla diffusione di nuove tecnologie, alla creazione di nuovi prodotti e al sostegno alla creatività.
Storicamente, molti musei (artigianato, design e tecnologia) hanno aiutato gli imprenditori locali attraverso la
conservazione e l’esposizione di progetti, prototipi e prodotti. Oggi, i musei continuano a sostenere
l’innovazione e la progettazione di nuovi prodotti attraverso l’esposizione delle loro collezioni e le attività
dedicate al “fare”7
. I musei promuovono l’innovazione anche attraverso la ricerca e il lavoro scientifico relativo
alla conservazione e al restauro delle loro collezioni e dei nuovi materiali, delle competenze e dei processi
associati. Negli ultimi anni è maturato un vivo interesse verso la comprensione del ruolo delle arti, della cultura
e del patrimonio come parte di un più ampio sistema di innovazione. Come emerge dall’analisi condotta nella
relazione “Understanding the Value of Arts & Culture”8
, i settori culturali e creativi possono contribuire in
molti modi all’innovazione.
La formazione e la pratica artistica producono una forza lavoro più innovativa. Una società culturalmente
impegnata può essere più innovativa. Il modo di innovare dello stesso settore culturale, spingendosi oltre la
propria espressione creativa, rappresenta un terzo contributo al sistema di innovazione.
Secondo il manuale, i musei possono essere analizzati nei seguenti modi
1. VEDERE LA PIANIFICAZIONE E LO SVILUPPO DEI MUSEI COME PARTE DI UN PIÙ
AMPIO PROCESSO DI PROGETTAZIONE URBANA
I musei sono spesso visti come luoghi che conferiscono sia un marchio che un significato alla vita delle
città e che possono diventare esempi di rigenerazione urbana, tenendo conto anche dei potenziali impatti
ambientali. Un museo può quindi condizionare l’ecosistema locale e diventare attore d’innovazione se:
- Costituisce o partecipa a team multidisciplinari per definire la progettazione urbana e l’uso dello
spazio pubblico intorno al museo
- Considera e gestisce, nella misura del possibile, i paesaggi culturali e naturali circostanti (piazze,
giardini, parchi ecc.) come estensione del museo nel tessuto urbano locale
- Considera l’impatto dei progetti di costruzione e riqualificazione sull’ambiente naturale, sul
consumo energetico, sulla sostenibilità ambientale e sui cambiamenti climatici
- Progetta spazi fisici che facilitino l’accesso ai residenti locali, anche fuori dai normali orari di
apertura;
- Consente spazi interni più flessibili che possono ospitare diversi tipi di esperienze, laboratori e
mostre.
2. AGEVOLARE IL DIALOGO E SENSIBILIZZARE, FUNGENDO DA LUOGO SICURO E
APERTO PER LE COMUNITÀ.
7
Il movimento dei “maker” è associato a laboratori pubblici di innovazione aperta dove le persone possono
condividere strumenti e conoscenze. Nei musei e nelle biblioteche il “fare” è spesso definito come il costruire o
l’adattare oggetti utilizzando strumenti e materiali reali e coinvolgendo gli studenti nel processo di utilizzo di
questi strumenti e materiali, tra cui officine digitali, laboratori di stampa 3D ecc. Per maggiori informazioni:
https://makingandlearning.squarespace.com/
8
P. 92-95, Geoffrey Crossick e Patrycja Kaszynska, Understanding the Value of Arts & Culture – The AHRC
Cultural Value Project, Arts and Humanities Research Council, 2016
Pg. 13
Secondo il manuale, i musei possono generare una migliore qualità di vita per una comunità in quanto
sono considerati un luogo di incontro aperto e sicuro che può promuovere scambi diretti, sviluppare la
fiducia della comunità e contribuire ad innalzare il livello del capitale sociale locale. Per aumentare
l’impatto, un museo può:
- Prendere in considerazione la possibilità di organizzarsi come centro per associazioni e attori locali
impegnati nella conservazione e celebrazione del patrimonio culturale del territorio culturale
dell’area, anche al di là dell’ambito specifico delle sue collezioni;
- Utilizzare pratiche partecipative di curatela e di co-creazione per dare alle comunità spazi per
“fare” e “realizzare” le loro idee nel museo;
- Organizzare mostre culturali a tema o altre attività che creino collegamenti fra le comunità e al
loro interno;
- Considerare la sensibilizzazione come un processo per coinvolgere i quartieri e le comunità
svantaggiate
3. SVOLGERE UN RUOLO PROATTIVO NELLO SVILUPPO DI UN DISTRETTO CREATIVO
Per aumentare l’impatto, un museo può:
- Essere presente nelle strutture di governo locale che gestiscono la progettazione urbana;
- Identificare i settori dell’economia locale che possono utilizzare le risorse artistiche, scientifiche
e di altro tipo in relazione alle sue collezioni e attività;
- Facilitare l’uso delle sue collezioni da parte di artisti, artigiani, designer, PMI e altre aziende;
- Partecipare alle iniziative locali che forniscono innovazione, sostegno all’avviamento e allo
sviluppo di PMI, imprenditori e professionisti creativi;
- Prendere in considerazione orari di apertura serali per sfruttare il potenziale contributo del museo
all’economia notturna nell’area.
4. OFFRIRE OPPORTUNITÀ DI ISTRUZIONE, FORMAZIONE E APPRENDIMENTO
PERMANENTE
Per aumentare l’impatto, un museo può:
- Cercare informazioni sui bisogni educativi e di formazione professionale di specifiche popolazioni
prioritarie, individuate dalle amministrazioni locali.
- Valutare il proprio potenziale in materia di istruzione e formazione professionale in base alla
natura delle sue collezioni, alle sue attività e alle sue modalità operative.
- Sviluppare le competenze e le abilità del personale per realizzare tali attività.
- Stimolare gli istituti di istruzione e formazione locali a una progettazione congiunta delle attività
educative e all’esplorazione delle opportunità di un finanziamento congiunto
- Definire un budget adeguato alle necessità e dedicarsi proattivamente ad attività di finanziamento,
al di fuori delle fonti museali tradizionali per attuare tali programmi educativi e di formazione.
- Prendere in considerazione spazi sia interni che esterni per l’attuazione di tali programmi, tenendo
conto delle misure di protezione e conservazione appropriate.
5. PROMUOVERE LA DIVERSITÀ CULTURALE
Per aumentare l’impatto, un museo può:
- Creare opportunità di connessione e co-creazione con le comunità attraverso mostre e
presentazioni, rivolgendosi a ogni tipologia di visitatore, comprese le persone con disabilità;
- Raggiungere le comunità che tradizionalmente non si recano ai musei, non solo come futuri
visitatori ma anche come potenziali collaboratori e volontari;
- Destinare le risorse dei servizi sociali al sostegno di queste attività.
6. SVILUPPARE LE CAPACITÀ INTERNE DI RICONOSCERE E RISPONDERE ALLE ESIGENZE
DEI GRUPPI SVANTAGGIATI A LIVELLO LOCALE
Per aumentare l’impatto, un museo può:
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- Includere le informazioni sulla situazione socioeconomica del territorio nelle sue strategie e
dimostrare come stia utilizzando questi dati al fine di creare obiettivi per mostre, programmi
educativi e di sensibilizzazione e per i visitatori in generale;
- Formare il personale a comprendere questo approccio strategico e a lavorare con partner di diversi
settori;
- Instaurare un dialogo continuo o sviluppare collaborazioni a lungo termine con le organizzazioni
sociali a livello locale e condividere regolarmente le strategie;
- Creare e sostenere strutture interdisciplinari all’interno del museo e promuovere strutture
condivise tra i suoi dipartimenti al fine di sostenerle;
- Mobilitare nuove fonti di finanziamento sostenute dai bilanci pubblici e, se del caso, da enti di
beneficenza, fondazioni e sponsor del settore privato;
- Identificare i costi condivisibili e finanziabili congiuntamente da altri musei o altre
organizzazioni9
.
7. ARTICOLARE CHIARAMENTE IL RUOLO DEL MUSEO NELLO SVILUPPO LOCALE E
RENDERLO OPERATIVO NEI DOCUMENTI E PROCESSI CHIAVE
Per aumentare l’impatto, un museo può:
- Stilare una dichiarazione d’intenti e predisporre una strategia scritta, che delinei una visione per il
futuro dell’istituzione e ne riconosca il ruolo nello sviluppo locale;
- Articolare un chiaro piano di attuazione per realizzare la sua strategia e la sua visione con obiettivi
e indicatori di performance chiari.
- fornire un piano di azione strategico in un formato semplice, da distribuire internamente in modo
capillare, assicurandosi che il suo valore prioritario sia condiviso da personale, visitatori e portatori
di interessi;
- Assicurarsi che fra i dirigenti si contempli un responsabile dedicato all’attuazione della visione e
della strategia;
- Essere attivamente coinvolto nello sviluppo e nell’attuazione di strategie economiche e sociali,
regionali e/o nazionali;
- Assumersi la responsabilità delle azioni chiave in queste strategie, contribuendo ad alcune e
orientandone altre;
- Stabilire una solida presenza nella propria comunità, per esempio sostenendo le attività culturali e
artistiche.
"SE ANNULLIAMO L'IDEA CHE I MUSEI SIANO LUOGHI IN CUI VENGONO ESPOSTE LE
COLLEZIONI, VEDREMO CHE RAPPRESENTANO UN PATRIMONIO E UNA IDENTITÀ
CONDIVISI OLTRE A UN SENSO DEL PASSATO, DEL PRESENTE E DEL FUTURO"
1.3.1 CONTATTI CON LE PMI, GLI ARTIGIANI E I LIBERI PROFESSIONISTI
Il manuale OCSE-ICOM suggerisce azioni che coinvolgano le PMI, gli artigiani e i liberi professionisti.
Con le PMI, il museo potrebbe:
- Costruire un rapporto di collaborazione e fiducia
- Utilizzare gli spazi museali per le riunioni del consiglio di amministrazione o di altri organi societari
- Invitare i clienti della PMI agli eventi del museo
- Effettuare scambi di personale per la formazione reciproca
9
Zukin, S. and Braslow, L. (2011), “The life cycle of New York’s creative districts: Reflections on the
unanticipated consequences of unplanned cultural zones”, City, Culture and Society, Volume 2, Issue 3, pp.
131-140, https://doi.org/10.1016/j.ccs.2011.06.00310 Grodach, C. and Loukaitou‐Sideris, A. (2007), “Cultural
development strategies and urban revitalization”, International Journal of Cultural Policy, Volume 13, Issue 4,
pp. 349-370, https://doi.org/10.1080/10286630701683235
Pg. 15
CON AZIENDE CHE PRODUCONO PRODOTTI E SERVIZI È POSSIBILE:
- Creare un rapporto privilegiato con la storia dell'azienda (ospitare la storia dell’azienda o collaborare
con il suo museo)
- Studiare i mercati di esportazione (paesi di destinazione dei prodotti delle imprese)
- Far arricchire i prodotti e servizi delle aziende, con le pubblicazioni realizzate dal museo
diffondendo così la conoscenza del territorio tra gli acquirenti in Italia e all’estero attirando nuovi e
qualificati turisti.
- Organizzare esposizioni specifiche delle sue collezioni e archivi rilevanti per il contesto scientifico,
tecnologico, economico e sociale del territorio.
- Sfruttare l'opportunità di lavorare con gli attori economici per attivare nuove sponsorizzazioni
- Salvaguardare i sistemi di produzione tradizionali e contribuire a sviluppare normative adeguata per
la protezione dei diritti di proprietà intellettuale relativi alle espressioni culturali delle comunità.
un museo potrebbe essere collegato con IMPRESE DI DESIGN PER realizzare nuovi prodotti/merci ispirati
alle collezioni dei musei e fare ricerche su MATERIALI E TECNICHE DI RESTAURO.
1.3.1.1 LA STORIA E LA TRADIZIONE DI UNA PMI DEL VINO
Il vin brulé ("vino bruciato") è una bevanda tipica delle zone
di montagna e del Nord Europa, dove questa calda infusione
di vino e spezie è considerata un rimedio naturale per
combattere i raffreddori e le malattie stagionali. Il vin brulé
è però anche la bevanda degli aperitivi e degli snack
invernali, perfetto per riscaldarsi durante le fredde serate di
dicembre in mezzo alla magica atmosfera delle feste.
Una società del nord Italia (Verona) ha deciso di preparare
un particolare pacchetto per vendere bottiglie di vin brulé.
La società ha pensato a:
-un imballaggio realizzato con materiale riciclato
-una descrizione della storia del vino posta sul retro
dell'imballaggio10
-mettere gli ingredienti nella confezione
-stampare la ricetta sul pacchetto
10
Le origini del vin brulé sono antichissime e affondano le loro radici nella storia della Roma antica, dove alla fine di un pasto si beveva il
"conditum paradoxum", un vino caldo addolcito con miele e aromatizzato con zafferano, pepe, foglie di spikenard e datteri. Questa specialità
ha attraversato secoli di storia, opportunamente modificata e raffinata. Abbiamo un'altra antica variante di vin brulé nel medioevo, dove si
beveva l'ippocrate, vino arricchitocon erbemedicinali solitamente consumate fredde, lacui invenzione fuattribuita a Ippocrate,medico greco
del V secolo a.C. Un altro antenato del vin brulé potrebbe essere rintracciato nel glögg svedese, una parola che indica l'usanza di mettere
spezie nel vino per godere delle loro proprietà curative e migliorare il suo sapore, aggiungendo cognac o rum scuro. In ogni caso, è certo che
il vin brulé si diffonderà rapidamente in tutta Europa e ogni paese ha dato a questa bevanda nomi e ricette secondo i gusti locali e i prodotti
disponibili, rendendo la degustazione di vin brulé un'esperienza unica in ogni luogo d'Europa. Vin chaud, gluhwein glogg... Ogni paese ha la
sua versione, anche se bisogna dire che in generale le differenze riguardano soprattutto la quantità di zucchero da utilizzare e la presenza o
l'assenza di miele, zenzero, cardamomo e noce moscata. Il vinodella Primavera in Europa centrale è consumatosoprattuttodurante il periodo
dell'Avvento nei mercatini di Natale, anche se si trova facilmente da novembre fino ai primi di febbraio. Ma è anche una bevanda semplice da
preparare, quindi perché non provarla? Vediamo subito quale vino preferire!
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1.3.2 COLLEGAMENTO CON IL SETTORE TURISTICO
Nel settore turistico i musei rivestono particolare rilevanza per:
- Cooperare per gestire informazioni sulle tendenze dello sviluppo locale, sui cambiamenti
demografici e sugli sviluppi turistici e diffonderle nelle sue unità e divisioni.
- Stabilire una collaborazione stabile con l'industria alberghiera.
- Analizzare i programmi e i calendari tenendo conto dei dati raccolti sul comportamento dei visitatori
e dei turisti;
- Considerare le opportunità di cooperazione e sinergie con altre istituzioni ed eventi culturali locali.
Alcuni esempi di come il museo può essere integrato nell'ecosistema locale sono gli sforzi del governo locale
per:
1) Integrare i musei nella strategia di sviluppo
del turismo locale
- Migliorare l'accessibilità
- Rendere compatibili i trasporti pubblici con
gli orari di apertura delle visite
- Adattare gli orari di visita ai musei al contesto
locale
- Creare carte ospiti integrate
- Coinvolgere il museo in fiere e reti nazionali e
internazionali.
- Facilitare il coordinamento tra le attività dei
musei e di altre istituzioni culturali per creare
un'offerta attraente
2) Lavorare con l'industria alberghiera e le
istituzioni culturali locali per raggiungere
un pubblico diversificato e attrarre nuovi visitatori collaborando con molte altre istituzioni culturali
(es. teatri, biblioteche, archivi, festival ed altri eventi culturali). I musei possono trarre vantaggio dalla
loro attività e imparare dai risultati di altre istituzioni. Molti studi dimostrano che le sinergie, piuttosto
che la concorrenza tra istituzioni culturali, possono rafforzare tutte queste.
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1.3.3 RELAZIONI CON LE SCUOLE
I musei hanno collezioni uniche e possono anche offrire agli studenti un'esperienza di apprendimento olistica
che fornisce esperienze e intuizioni uniche.
Essi avranno l'opportunità di vedere e maneggiare oggetti reali e sperimentare fonti primarie. Inoltre, gli alunni
che trovino l'apprendimento in classe difficile saranno in grado di avere idee, emozioni e modi non verbali di
apprendimento. Si potranno così avere migliori risultati dai ragazzi, aumentare l'autostima e farli accedere a
diversi stili di apprendimento.
I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE GLI INSEGNANTI nei seguenti modi.
- Realizzare NUOVE FORME DI APPRENDIMENTO basandolo su oggetti del museo
- Fornire un'offerta di formazione trasversale.
- Prevedere un lavoro pratico anche per gli studenti.
I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE LE SCUOLE nei seguenti modi.
- Offrire esperienze piacevoli e positive per bambini di tutte le età e abilità in un ambiente in cui tutti i
bambini sentono che possono contribuire.
- Rendere vivo l'insegnamento in aula accedendo alla cultura e al patrimonio locale (con pezzi prestati
dal museo)
- Le scuole possono visitare musei per visite guidate o autoguidate e workshop di gestione.
- Fuori dalle ore di scuola e gruppi prescolastici possono utilizzare le risorse del museo.
- Le scuole possono lavorare con i siti web dei musei.
- Esporre il lavoro dei bambini nel museo e coinvolgere le scuole nella progettazione delle mostre.
- Allestire mostre/esposizioni nelle scuole.
- Offrire sostegno per progetti di compiti a casa.
I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE GLI STUDENTI nei seguenti modi.
- SVILUPPARE COMPETENZE COME
○ capacità di pensare, comprese la risoluzione dei problemi, l'indagine, l'osservazione,
l'empatia, la comprensione
○ capacità di lavoro in gruppo
○ capacità di creatività
- La possibilità di partecipare attivamente come cittadini e sviluppare competenze sociali con altre
persone al di fuori dell'ambiente scolastico.
1.3.3.1 ESEMPIO DI RELAZIONE CON SCUOLE
Secondo tutti i resoconti, il paesaggio educativo di New Orleans è cambiato drammaticamente dopo l'uragano
Katrina. La città "ha praticamente cancellato il suo tradizionale distretto scolastico e ha ricominciato. Il
consiglio scolastico della parrocchia di Orleans ha perso quasi tutta la sua autorità, licenziando la maggior
parte degli insegnanti. A sua volta, le organizzazioni senza scopo di lucro dipendevano fortemente dai
programmi di certificazione alternativa. Un modo per cercare di compensare il declino dell'educazione alle arti
visive è stata la creazione di partenariati con i CMO (Charter Management Organizations). La nostra
partnership più recente si chiama Studio Classroom Program, un programma di studi che prevede visite
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multiple in cui gli studenti vengono al museo per diversi giorni sviluppando un apprendimento pratico ed
esperienziale su base non solo di una singola visita, così comune nelle esperienze di gite scolastiche.11
IL PROGRAMMA CLASSE- STUDIO
La classe stessa si sposta da scuola al museo per una settimana di esperienze artistiche intensive e
immersione nell'ambiente museale, mescolata con l'insegnamento di materie tradizionali nel pomeriggio.
Questo tipo di immersione in un ambiente alternativo presenta numerosi vantaggi:
- Gli studenti osservano centinaia di opere durante il loro programma, oltre alle quattro opere che
discutiamo a lungo mentre camminiamo attraverso il museo.
- Si incoraggiano le osservazioni e le domande, aiutando gli studenti a fare collegamenti con le
conoscenze precedenti e le esperienze personali, nonché a rafforzare il nuovo apprendimento.
- Gli studenti diventano ben familiari con la loro nuova, grande "aula" come incontrano il personale da
tutti i reparti del Museo, tra cui sicurezza, sviluppo, operazioni, curatoriale e istruzione. Ciò si
traduce in una comprensione del mondo reale di cosa fanno i musei e come funzionano.
- Gli studenti sono responsabilizzati mentre osservano il rapporto tra ciò che vedono nelle mostre del
museo e ciò che possono fare, rafforzando la nozione che tutti possono essere creativi in una varietà
di modi.
- Gli studenti che lottano con l'apprendimento diretto in classe si sentono apprezzati e impegnati
quando possono acquisire e condividere la conoscenza da discussioni tra pari, disegnare e utilizzare
la loro immaginazione per creare opere d'arte.
- Gli studenti fanno connessioni tra ciò che stanno imparando in Classe Studio e il loro curriculum
tradizionale in ELA (English Language Arts), scienza, matematica, lingua straniera, scrittura
creativa, geografia e storia.
- Gli insegnanti acquisiscono conoscenze sui loro studenti mentre li vedono impegnati in nuovi metodi
di osservazione, discussione e creazione.
- Gli studenti che si sentono a loro agio in questo ambiente alternativo godono condividendo i propri
pensieri, idee e conoscenze con i membri della famiglia, incoraggiando la partecipazione della nostra
comunità nel coinvolgimento con il nostro museo e con l'arte visiva in generale.
11
https://www.aam-us.org/2017/04/17/a-museum-school-partnership-why-its-important-how-it-works/
Informazioni sugli autori: Ellen Balkin, Education Manager e Suzanna Ritz, Curriculum Coordinator
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- La classe è allestita per riflettere l'ibrido tra l'apprendimento delle arti visive e il curriculum
tradizionale con spazio riservato a materiali artistici, poster che spiegano e illustrano il vocabolario
artistico come linea, colore, forma, struttura, ecc., e regole del museo/studio, nonché tavole,
proiettore e schermo cancellabili a secco. Gli studenti lavorano in genere su progetti individuali, ma
siedono in gruppi di quattro o sei per tavolo.
Questo quadro/metodo è anche facilmente adattabile perché può essere implementato indipendentemente da
ciò che è in mostra nel museo, non importa quali forniture siano facilmente disponibili per i progetti e non
importa l'età degli studenti. Si tratta:
- Osservazione/discussione: ogni giorno inizia con un'attenta osservazione e una discussione di gruppo
utilizzando le strategie del pensiero visivo (VTS), guidando il gruppo in un'esplorazione del lavoro e
raggiungendo una comprensione comune. La discussione sui VTS incoraggia il pensiero critico e
flessibile;
- Scoprire il significato in oggetti visivi, e l'apprezzamento della storia dell'arte, discutere gli elementi
di arte durante questo tempo, tra cui linea, forma, colore, texture, umore, spazio, e valore.
- Disegnare: Una parte importante dell'osservazione delle immagini in Studio Classe comporta anche il
disegno nel museo. Gli schizzi degli studenti non solo contribuiscono a una maggiore comprensione
delle opere, ma servono anche come riferimento e ispirazione per il nostro progetto artistico del giorno.
- Dimostrazione: tutti gli studenti si concentrano sul guardare e ascoltare mentre io mostro la tecnica e
l'ordine delle fasi che devono ricordare per creare il loro pezzo.
- Creazione: Lavorare individualmente: gli studenti creano il proprio pezzo utilizzando la tecnica e i
materiali forniti, usando schizzi e ricordi di opere osservate come ispirazione.
- Riflessione: Dopo il completamento dei loro pezzi, gli studenti sono incoraggiati a condividere le loro
opere con la classe ed esaminare il proprio uso degli elementi dell'arte. Gli istruttori chiedono loro di
pensare a ciò che hanno fatto bene e a cosa farebbero diversamente se potessero rifare il progetto.
- Presentazione: Se lo spazio è disponibile al Museo, cerchiamo di organizzare una mostra per esporre
le opere degli studenti. Oltre ad essere una grande opportunità per celebrare il successo degli
Pg. 20
studenti, questi eventi portano nuovi visitatori al museo e incoraggiano la partecipazione attiva
all'apprendimento degli studenti.
La maggior parte delle scuole paga il programma attraverso una combinazione di domande di sovvenzione e
fondi generali di funzionamento.
Come viene valutato il programma?
L’Istruttore di Studio Classe valuta i singoli studenti in base alla loro capacità di osservare, discutere,
disegnare, applicare le tecniche dimostrate, utilizzare gli strumenti in modo sicuro e corretto, rispettare le
regole del museo e riflettere sulle proprie opere d'arte. Le valutazioni sono raccolte da insegnanti, studenti,
amministratori scolastici e genitori
Un altro esempio interessante è l'esempio del "programma Musei e scuole, realizzato da Darren Henley, OBE
Chief Executive, Arts Council England. Questo programma permette ai giovani di accedere alle arti e alla
cultura. Visitare musei e gallerie, vedere le collezioni, parlare con i curatori e mettere in luce il loro
apprendimento scolastico e ha un impatto enorme sui giovani. L'educazione culturale per i bambini e i giovani
rimane una priorità per l'Arts Council England. Il programma riceve 1,2 milioni di sterline l'anno dal
Dipartimento per l'istruzione (DfE) e offre agli allievi opportunità di alta qualità per impegnarsi con i musei
regionali e nazionali (Vedi il programma qui: https://gem.org.uk/wp-content/uploads/2018/01/GEM-Case-
Studies-vol.16-Special-Edition-Museums-and-Schools.pdf)
1.3.4 IL RUOLO DEI MUSEI PER I CENTRI DI RICERCA
Secondo il manuale ICOM, un museo potrebbe creare una relazione vantaggiosa per tutti con il centro di ricerca
locale, nazionale e internazionale per:
- Prestare attenzione alla PROTEZIONE DEI PROPRI DIRITTI DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE e
individuare nuovi prodotti o strumenti digitali che possono essere oggetto di diritti di proprietà
intellettuale.
- Pensare a come definire i brand di alcuni prodotti locali, salvaguardare i sistemi di produzione tradizionali
e contribuire allo sviluppo di normative adeguate per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale
relativi alle espressioni culturali delle comunità
- Fornire spazi aperti per la collaborazione e le opportunità di networking e adattare l'infrastruttura per lo
scambio di conoscenze
- Assegnare al personale una funzione specializzata per promuovere i diritti di proprietà intellettuale del
museo.
- Sostenere la ricerca, la creatività e la progettazione di nuovi prodotti e servizi, sia culturali che non.
Un moderno museo può configurarsi come un ente in cui la ricerca è mirata a produrre metodi e strumenti utili
ad una gestione sostenibile del territorio, integrati con una diffusa attività di comunicazione per servire allo
sviluppo culturale, sociale, economico delle comunità locali, al loro radicamento al territorio e al riemergere di
processi identitari. Questo è possibile solo attraverso due operazioni: l’analisi scientifica degli oggetti che
attribuisce loro un preciso significato e la divulgazione al pubblico dei significati di cui gli oggetti sono portatori.
Ciò significa che un museo può assolvere un ruolo sociale solo se è al contempo istituto di ricerca e di
divulgazione scientifica. Questo vale per i musei che si occupano di arte o storia ma anche per i musei che si
occupano di oggetti naturali dove essi assumono significato solo a seguito di un’analisi scientifica che li colloca
in una precisa posizione nell’ambito dell’interpretazione della natura e in associazione con altri oggetti, azioni,
idee.
Diviene evidente che la ricerca scientifica e le collezioni sono ambedue intrinseche al museo e che perciò non
può essere chiamato museo una istituzione che non possegga un patrimonio di oggetti e che non sia anche un
istituto di ricerca. Oggi questa funzione sociale è diventata irrinunciabile e fa parte degli obiettivi di
rinnovamento dei musei scientifici (Schiele & Koster, 1998, indicano come “La rivoluzione della museologia
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delle scienze” il complesso processo di cambiamento avviato dai musei scientifici negli anni novanta.). La
consapevolezza della relazione controversa tra scienza e società dovrebbe essere sempre presente e ispirare gli
indirizzi programmatici e la scelta delle pratiche dei musei scientifici.
I MUSEI possono sperimentare ricerche e strategie per individuare i punti critici e ricostruire il legame di
interesse e fiducia verso la scienza e impegnarsi per rivestire il ruolo di mediatori tra pubblico e produttori di
cultura scientifica.
I MUSEI SCIENTIFICI devono offrire oggi una scienza di ampio significato culturale cambiando il loro ruolo
da “tempio della scienza” in luogo di accoglienza e gradimento per tutti e cambiando i modelli comunicativi
seguendo un’immagine sociale di scienza che entra a far parte della vita pubblica e vuole dialogare con i
cittadini. Il Museo è definito oggi dalla coesistenza (e interconnessione) di diverse attività
Nel rapporto CNR del 2007 (Spaziani, 2009) la ricerca viene svolta nel 64% dei musei considerati e le attività
didattiche che si attestavano attorno all’89%. Nel complesso, i musei che svolgevano attività di divulgazione
erano più che raddoppiati rispetto a cinque anni prima e questa attività rivestiva un sempre maggior impegno
nelle strategie degli enti.
La maggior parte della ricerca si basa ancora oggi sullo studio delle collezioni nel quale domina un approccio
interdisciplinare che vede porre sullo stesso piano aspetti storici, a fini conservativi e tassonomici. Molte sono
però le ricerche legate al territorio. In esse, la strada applicativa trova una rappresentatività significativa seguita
da un non trascurabile interesse verso le ricadute sociali. E’ probabilmente questa la strada giusta,
pensando che il museo oggi deve essere prima di tutto luogo di domande.
Se ciò avviene, il museo scopre il dialogo e la capacità di interagire con l’utilizzatore che trasforma il museo
stesso da soggetto autoreferente a soggetto relazionale che opera nella società che lo sostiene.
Sono ancora pochi i musei italiani dei quali le collezioni sono consultabili on-line, ciò limita o comunque rallenta
la possibilità di operare confronti, verificare dati, costruire database e dunque sviluppare ricerche. In campo
geologico, (Fonte: MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 11/2014 • 9-12 La ricerca nei musei
scientifici Padova 9-11 novembre 2011 a cura di Letizia Del Favero, Maria Gabriella Fornasiero, Gianmario
Molin)
1.3.5 IL PARERE DEGLI ESPERTI
Nome: Antonio Lampis - Italia
Breve descrizione: Antonio Lampis è direttore del dipartimento della Provincia autonoma di Bolzano e
vicepresidente dell'Università di Bolzano. Impiegato del servizio pubblico dal 1983 e dirigente12
della
Provincia autonoma di Bolzano dal 1997. Tra il 2017 e il 2020 è stato direttore generale dei musei per il
Ministero Italiano della Cultura. Autore di numerose pubblicazioni su autonomia regionale, marketing,
governo territoriale, pubblica amministrazione e politiche culturali e i loro riflessi economici. Membro del
consiglio direttivo della Biennale europea Manifesta, vicepresidente della Fondazione Teatro civico e
Auditorium di Bolzano dal 2003 all'agosto 2008 e membro del consiglio direttivo fino al 2012; Per molti anni,
vicepresidente della Fondazione MUSEION, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. Ha curato
trenta trasmissioni televisive per la serie "Vite per la cultura Italiana", dedicata alle biografie di personaggi
illustri della vita culturale del Paese.
12
https://www.video33.it/tag/una-vita-per-la-cultura-italiana/
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Nella sua intervista a Rai 3 in novembre dichiara che il museo è passato da un luogo per le cose a un
luogo per le persone, ci può spiegare un po' meglio quello che intende?
Non è una mia idea, ma è il frutto di tanti ragionamenti, di tanti studiosi specializzati nel settore, come oggi
emerge molto fortemente dalla convenzione di Faro13
. In sostanza il percorso storico del museo è un percorso
regolarmente orientato alla catalogazione e alla tutela e nel corso degli ultimi vent'anni si è decisamente
riorientato all'attenzione verso il pubblico e quindi alle persone, all'incremento del rapporto museale,
all’accoglienza e a tutte le istanze sull'accessibilità che oggi sono anche pubblicate dal Ministero. Allo sviluppo
di questa visione hanno contribuito certamente gli standard uniformi dei musei pubblicati dal Ministero,
approvati nel 2018 (standard P.E.B.A14
) e che aiutano tutti i musei del sistema nazionale museale (che
comprende i 500 musei statali, ma anche gli altri 4.500 musei riferiti alle varie proprietà ecclesiastiche, militari,
comunali e private).
Quindi lei ritiene che siamo più avanti in Italia rispetto al resto dell'Europa?
Sicuramente, non lo ritengo solo io, ma questo percorso ha dato molta attenzione sia ai livelli minimi di qualità,
che appunto poi sono stati tradotti in tutte le lingue e sono disponibili sul sito del Ministero della Cultura, sia
per quanto riguarda il processo di autonomia dei grandi musei, che ci ha reso effettivamente oggetto di studio
in molti paesi, per esempio il Portogallo e la Francia, ma anche paesi più lontani come la Nuova Zelanda.
Sempre nell'intervista parla della chiave per trasformare un museo da museo da vedere a museo da
vivere, ovvero passare un concetto di divertimento nel museo a un concetto di apprendimento. Quali
consigli darebbe a un piccolo museo per iniziare questa trasformazione?
Raccontare tantissimo, il più possibile. La gente, quando entra in un museo, non vuole solo vedere oggetti con
una didascalia, magari come nel passato, quasi illeggibile, ma vuole appunto capire, vuole conoscere anche
chi ha allestito il museo; quindi, è molto importante che le persone, che hanno fatto nascere il museo o che lo
gestiscono, si espongano in prima persona. Suggerisco un video di accoglienza da parte del fondatore o del
direttore e se è presente del personale di sorveglianza, diventi, diciamo, un “catalogo parlante”, insomma non
siano come dei soprammobili ma siano a disposizione delle informazioni richieste dai visitatori. Ci sono molte
esperienze positive in Italia da questo punto di vista (per esempio il Mart di Trento). Un’altra cosa importante
riguarda le nuove generazioni, far capire che quegli oggetti non sono stati trovati dentro il museo, ma avevano
un contesto di riferimento e quindi trasmettere quanto più possibile le immagini di contesto, per esempio
un'anfora etrusca riferita alla tomba… Io faccio sempre l'esempio del Tondo Doni agli Uffizi perché la gente
pensa che sia un oggetto da museo, in realtà è stato pensato per una camera da letto. Molte opere provengono
dalle chiese, quindi perché non mettere la fotografia della chiesa in cui originariamente si trovava l’opera
d’arte? Facendo l'esempio del Museo del Cinema di Bolzano, dato che le grandi sale da cinema non esistono
più, oggi ci sono immagini che il suo direttore dovrà ricollocare nel giusto contesto. Per quanto riguarda i
quadri e le opere più tradizionali, io suggerisco sempre di accompagnare le opere con un ritratto dell'artista,
perché vedere l’immagine dell’artista aiuta moltissimo nella comprensione delle opere, questa è un'altra delle
richieste che soprattutto le giovani generazioni sono portate a rivolgere.
Secondo lei ci sono dei tempi obbligati per questa trasformazione o dipende da molte variabili e se
dipende dalle variabili quali secondo lei?
Le variabili sono le risorse disponibili e per risorse non si intendono ovviamente solo i fondi finanziari ma
anche le persone, i tempi, gli spazi. Suggerisco inoltre di rendere appetibile l'ingresso, come fanno gli stilisti
famosi che all’entrata dei negozi scrivono Armani, Versace… mentre i musei con grandi capolavori al proprio
interno non li sanno promuovere all’esterno per richiamare le persone di passaggio. Anche questo significa
attenzione al contesto.
13
https://www.coe.int/en/web/culture-and-heritage/faro-convention
14
http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2019/06/Linee-Guida-PEBA-ALLEGATO-1_Piano-
strategico.pdf
Pg. 23
L'altro consiglio che do sempre è di interfacciarsi il più possibile con le persone che vivono intorno al museo,
proprio nel quartiere, nei palazzi intorno, perché è una parte del pubblico molto importante anche per
comprendere quindi sono i loro bisogni e creare delle collezioni museali che li soddisfino.
Pensa che l'intelligenza artificiale possa essere un alleato del museo vivente?
Assolutamente sì perché innanzitutto il grande stravolgimento positivo è che non esistono più barriere con
l'intelligenza artificiale, si ottiene persino il parlato in tutte le lingue del mondo, anche se non è perfetto o
accuratissimo, sempre meglio di niente, quindi un visitatore coreano, giapponese con un QR code può vedere
il video nella sua lingua e cosi si conquista un nuovo visitatore, praticamente a costo quasi zero, questo è un
grande cambiamento positivo. E poi se ne possono ricordare anche altri, per esempio nella ricerca di
contestualizzazione l'intelligenza artificiale aiuta tantissimo in quanto si parte dall'immagine dell'opera o
dell'oggetto e la ricerca si avvantaggia di una capacità di scanning di informazione che sarebbe impossibile per
un museo, senza remunerare 5 o 6 ricercatori.
E pensa quindi che quanto sarà possibile nel vicino futuro vedere qualsiasi opera in 3D e giocare con
essa, i musei potranno chiudere o i visitatori aumenteranno?
Io penso che il 3D non cambi assolutamente nulla nella produzione museale, se non quell'abitudine che esiste
già in qualche visitatore di prepararsi prima della visita, come facciamo esattamente con i viaggi, per esempio
prima di andare in Messico cominciamo a leggere le guide, e quando torniamo, affliggiamo i nostri amici per
anni con la cucina messicana. Oggi l'esperienza culturale assomiglia sempre di più al viaggio e quindi
qualunque strumento consenta di avere a casa informazioni, riproduzioni, aiuta la preparazione della visita e
quindi permette di giungere al museo con maggiore consapevolezza.
Ci parla un po' del Centro Trevi che secondo noi è un esempio veramente interessante per rappresentare
il concetto di museo vivente
Il Centro Trevi in realtà non è un museo, è uno spazio espositivo, un centro culturale, ha sviluppato una salda
relazione con i grandi musei italiani e quindi periodicamente espone pochissime opere molto contestualizzate
di grandi musei. L'abbiamo Realizzato in versione tematica, adesso parte una versione cronologica; quindi,
siamo partiti dagli inizi e andremo avanti in un percorso sulla storia dell'arte. Il Centro Trevi, aperto dal 1998,
ha superato già da diversi anni i centomila visitatori, per una realtà come Bolzano che ha centomila abitanti è
certamente un caso di studio. Si avvale anche non solo di attività culturali tradizionali ma di due mediateche
che sono magneti per le persone, offrono molti servizi. Ci sono altri centri simili, per esempio il Candiani a
Mestre, che sono centri culturali che uniscono mediateche a spazi espositivi di dibattito pubblico, di
presentazione di libri, così come avviene al Centro Trevi. È un meccanismo di circolarità nell'offerta culturale
che ha portato sicuramente grande attenzione del pubblico e anche amore, ma si tratta incredibilmente anche
il difetto più grande consiste nel disporre di spazi poco idonei, è inserito in un condominio, era un grande
cinema e gli spazi sono stati ricavati dallo stesso, non è la locazione più idonea per un'attività di questo genere,
ciò nonostante, il pubblico lo ama molto e quindi ci adattiamo.
Pg. 24
Se posso permettermi quello che hai detto è molto interessante, perché dove le persone vanno, già per
un motivo, come le dice la mediateca o una biblioteca o altro, lì è proprio il luogo ideale, quindi questo
può essere effettivamente per i piccoli musei, questa cosa di pensare a come avvicinarsi a un luogo dove
già le persone vanno.
Ci sono esperienze nei paesi emergenti dove negli spazi dedicati ai musei sono magneti di altro tipo, non
culturale, per esempio lo studio di un medico o lo studio di un parrucchiere o di un barbiere. Se c'è una piccola
community che frequenta questi spazi, fa la fila, aspetta e poi magari si va in giro, abbiamo un moltiplicatore
gratuito che cresce in modo esponenziale se i sa coinvolgere. Per questo dico che i musei devono fare grande
attenzione a quali sono le attività di cui sono circondati, gli esercizi commerciali, gli studi medici, gli studi dei
professionisti e le persone che vivono intorno; è molto importante, sono i primi moltiplicatori. L'altro
fenomeno che conosce Bolzano, che è nato in questo modo, nell'affezione del pubblico, coinvolgendo i
commercianti, è stato il Teatro Cristallo, tutti i negozi di vicinato del teatro sono stati loro i primi promoter, e
oggi è un quartiere di 33 mila abitanti, in gran parte sotto la soglia dei servizi sociali, per la metà abbonato al
teatro, è una cosa strabiliante.
E cosa ne pensa della nuova figura del curatore digitale?
Sicuramente è importante, è un nome appropriato, perché negli anni 90 l'abbiamo denominato semplicemente
webmaster, oggi si parla appunto di ambienti digitali, il web è solo una parte, è anche la parte meno interattiva,
è la parte anche che vuol dire ti aspetto se mi vieni a trovare, mentre invece gli altri ambienti digitali entrano
nella tua vita quotidiana e quindi ti vengono a prendere. È molto importante in qualunque tipo di
comunicazione uscire dal fatto che “ti sto aspettando per quando mi vieni a trovare” a “ti vengo a prendere”,
oppure mi faccio trovare nel tuo percorso quotidiano. Oggi moltissimi strumenti digitali arrivano in questo
modo e poi esistono tante manifestazioni del cosiddetto “marketing non convenzionale” di cui siamo stati
grandi utilizzatori come curatori museali, anche proprio quello di andare fisicamente davanti alle persone nel
loro percorso per dire “oh guarda che io sono qui, e puoi dedicare un po' di tempo a te stesso imparando”.
Pensa che la nuova definizione di museo, quindi allargata, aiuterà o appesantirà il sistema museale
italiano?
Né uno né l'altro, i musei sono anime, sono macchine vive e, nel momento in cui le hai definite, hai fatto sì un
esercizio giuridico e sociale ma i musei sono proprio come delle strutture vive, un po' come la pubblica
amministrazione degli ultimi anni. Sono delle realtà vive, che si muovono per dinamiche legate anche al sapere
delle persone che le compongono, alle risposte del pubblico. Sono quasi delle realtà biologiche e come tali non
sono spinte dalle definizioni, sono spinte appunto dall’interazione con l'ambiente circostante. I musei hanno
ormai intrapreso una strada di espansione verso la società, un ruolo sociale sempre più forte e credo che la
definizione, che è sicuramente molto buona, sia una fotografia. Nella strategia museale non succede che, dal
momento che sta scritto così, io mi comporto così.

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I musei come parte di un importante ecosistema

  • 1. Pg. 12 1.3 I MUSEI COME PARTE DI UN ECOSISTEMA LOCALE D'INNOVAZIONE I musei dovrebbero riconoscere l’impatto di lungo periodo sull’economia locale derivante dal contributo dei musei alla diffusione di nuove tecnologie, alla creazione di nuovi prodotti e al sostegno alla creatività. Storicamente, molti musei (artigianato, design e tecnologia) hanno aiutato gli imprenditori locali attraverso la conservazione e l’esposizione di progetti, prototipi e prodotti. Oggi, i musei continuano a sostenere l’innovazione e la progettazione di nuovi prodotti attraverso l’esposizione delle loro collezioni e le attività dedicate al “fare”7 . I musei promuovono l’innovazione anche attraverso la ricerca e il lavoro scientifico relativo alla conservazione e al restauro delle loro collezioni e dei nuovi materiali, delle competenze e dei processi associati. Negli ultimi anni è maturato un vivo interesse verso la comprensione del ruolo delle arti, della cultura e del patrimonio come parte di un più ampio sistema di innovazione. Come emerge dall’analisi condotta nella relazione “Understanding the Value of Arts & Culture”8 , i settori culturali e creativi possono contribuire in molti modi all’innovazione. La formazione e la pratica artistica producono una forza lavoro più innovativa. Una società culturalmente impegnata può essere più innovativa. Il modo di innovare dello stesso settore culturale, spingendosi oltre la propria espressione creativa, rappresenta un terzo contributo al sistema di innovazione. Secondo il manuale, i musei possono essere analizzati nei seguenti modi 1. VEDERE LA PIANIFICAZIONE E LO SVILUPPO DEI MUSEI COME PARTE DI UN PIÙ AMPIO PROCESSO DI PROGETTAZIONE URBANA I musei sono spesso visti come luoghi che conferiscono sia un marchio che un significato alla vita delle città e che possono diventare esempi di rigenerazione urbana, tenendo conto anche dei potenziali impatti ambientali. Un museo può quindi condizionare l’ecosistema locale e diventare attore d’innovazione se: - Costituisce o partecipa a team multidisciplinari per definire la progettazione urbana e l’uso dello spazio pubblico intorno al museo - Considera e gestisce, nella misura del possibile, i paesaggi culturali e naturali circostanti (piazze, giardini, parchi ecc.) come estensione del museo nel tessuto urbano locale - Considera l’impatto dei progetti di costruzione e riqualificazione sull’ambiente naturale, sul consumo energetico, sulla sostenibilità ambientale e sui cambiamenti climatici - Progetta spazi fisici che facilitino l’accesso ai residenti locali, anche fuori dai normali orari di apertura; - Consente spazi interni più flessibili che possono ospitare diversi tipi di esperienze, laboratori e mostre. 2. AGEVOLARE IL DIALOGO E SENSIBILIZZARE, FUNGENDO DA LUOGO SICURO E APERTO PER LE COMUNITÀ. 7 Il movimento dei “maker” è associato a laboratori pubblici di innovazione aperta dove le persone possono condividere strumenti e conoscenze. Nei musei e nelle biblioteche il “fare” è spesso definito come il costruire o l’adattare oggetti utilizzando strumenti e materiali reali e coinvolgendo gli studenti nel processo di utilizzo di questi strumenti e materiali, tra cui officine digitali, laboratori di stampa 3D ecc. Per maggiori informazioni: https://makingandlearning.squarespace.com/ 8 P. 92-95, Geoffrey Crossick e Patrycja Kaszynska, Understanding the Value of Arts & Culture – The AHRC Cultural Value Project, Arts and Humanities Research Council, 2016
  • 2. Pg. 13 Secondo il manuale, i musei possono generare una migliore qualità di vita per una comunità in quanto sono considerati un luogo di incontro aperto e sicuro che può promuovere scambi diretti, sviluppare la fiducia della comunità e contribuire ad innalzare il livello del capitale sociale locale. Per aumentare l’impatto, un museo può: - Prendere in considerazione la possibilità di organizzarsi come centro per associazioni e attori locali impegnati nella conservazione e celebrazione del patrimonio culturale del territorio culturale dell’area, anche al di là dell’ambito specifico delle sue collezioni; - Utilizzare pratiche partecipative di curatela e di co-creazione per dare alle comunità spazi per “fare” e “realizzare” le loro idee nel museo; - Organizzare mostre culturali a tema o altre attività che creino collegamenti fra le comunità e al loro interno; - Considerare la sensibilizzazione come un processo per coinvolgere i quartieri e le comunità svantaggiate 3. SVOLGERE UN RUOLO PROATTIVO NELLO SVILUPPO DI UN DISTRETTO CREATIVO Per aumentare l’impatto, un museo può: - Essere presente nelle strutture di governo locale che gestiscono la progettazione urbana; - Identificare i settori dell’economia locale che possono utilizzare le risorse artistiche, scientifiche e di altro tipo in relazione alle sue collezioni e attività; - Facilitare l’uso delle sue collezioni da parte di artisti, artigiani, designer, PMI e altre aziende; - Partecipare alle iniziative locali che forniscono innovazione, sostegno all’avviamento e allo sviluppo di PMI, imprenditori e professionisti creativi; - Prendere in considerazione orari di apertura serali per sfruttare il potenziale contributo del museo all’economia notturna nell’area. 4. OFFRIRE OPPORTUNITÀ DI ISTRUZIONE, FORMAZIONE E APPRENDIMENTO PERMANENTE Per aumentare l’impatto, un museo può: - Cercare informazioni sui bisogni educativi e di formazione professionale di specifiche popolazioni prioritarie, individuate dalle amministrazioni locali. - Valutare il proprio potenziale in materia di istruzione e formazione professionale in base alla natura delle sue collezioni, alle sue attività e alle sue modalità operative. - Sviluppare le competenze e le abilità del personale per realizzare tali attività. - Stimolare gli istituti di istruzione e formazione locali a una progettazione congiunta delle attività educative e all’esplorazione delle opportunità di un finanziamento congiunto - Definire un budget adeguato alle necessità e dedicarsi proattivamente ad attività di finanziamento, al di fuori delle fonti museali tradizionali per attuare tali programmi educativi e di formazione. - Prendere in considerazione spazi sia interni che esterni per l’attuazione di tali programmi, tenendo conto delle misure di protezione e conservazione appropriate. 5. PROMUOVERE LA DIVERSITÀ CULTURALE Per aumentare l’impatto, un museo può: - Creare opportunità di connessione e co-creazione con le comunità attraverso mostre e presentazioni, rivolgendosi a ogni tipologia di visitatore, comprese le persone con disabilità; - Raggiungere le comunità che tradizionalmente non si recano ai musei, non solo come futuri visitatori ma anche come potenziali collaboratori e volontari; - Destinare le risorse dei servizi sociali al sostegno di queste attività. 6. SVILUPPARE LE CAPACITÀ INTERNE DI RICONOSCERE E RISPONDERE ALLE ESIGENZE DEI GRUPPI SVANTAGGIATI A LIVELLO LOCALE Per aumentare l’impatto, un museo può:
  • 3. Pg. 14 - Includere le informazioni sulla situazione socioeconomica del territorio nelle sue strategie e dimostrare come stia utilizzando questi dati al fine di creare obiettivi per mostre, programmi educativi e di sensibilizzazione e per i visitatori in generale; - Formare il personale a comprendere questo approccio strategico e a lavorare con partner di diversi settori; - Instaurare un dialogo continuo o sviluppare collaborazioni a lungo termine con le organizzazioni sociali a livello locale e condividere regolarmente le strategie; - Creare e sostenere strutture interdisciplinari all’interno del museo e promuovere strutture condivise tra i suoi dipartimenti al fine di sostenerle; - Mobilitare nuove fonti di finanziamento sostenute dai bilanci pubblici e, se del caso, da enti di beneficenza, fondazioni e sponsor del settore privato; - Identificare i costi condivisibili e finanziabili congiuntamente da altri musei o altre organizzazioni9 . 7. ARTICOLARE CHIARAMENTE IL RUOLO DEL MUSEO NELLO SVILUPPO LOCALE E RENDERLO OPERATIVO NEI DOCUMENTI E PROCESSI CHIAVE Per aumentare l’impatto, un museo può: - Stilare una dichiarazione d’intenti e predisporre una strategia scritta, che delinei una visione per il futuro dell’istituzione e ne riconosca il ruolo nello sviluppo locale; - Articolare un chiaro piano di attuazione per realizzare la sua strategia e la sua visione con obiettivi e indicatori di performance chiari. - fornire un piano di azione strategico in un formato semplice, da distribuire internamente in modo capillare, assicurandosi che il suo valore prioritario sia condiviso da personale, visitatori e portatori di interessi; - Assicurarsi che fra i dirigenti si contempli un responsabile dedicato all’attuazione della visione e della strategia; - Essere attivamente coinvolto nello sviluppo e nell’attuazione di strategie economiche e sociali, regionali e/o nazionali; - Assumersi la responsabilità delle azioni chiave in queste strategie, contribuendo ad alcune e orientandone altre; - Stabilire una solida presenza nella propria comunità, per esempio sostenendo le attività culturali e artistiche. "SE ANNULLIAMO L'IDEA CHE I MUSEI SIANO LUOGHI IN CUI VENGONO ESPOSTE LE COLLEZIONI, VEDREMO CHE RAPPRESENTANO UN PATRIMONIO E UNA IDENTITÀ CONDIVISI OLTRE A UN SENSO DEL PASSATO, DEL PRESENTE E DEL FUTURO" 1.3.1 CONTATTI CON LE PMI, GLI ARTIGIANI E I LIBERI PROFESSIONISTI Il manuale OCSE-ICOM suggerisce azioni che coinvolgano le PMI, gli artigiani e i liberi professionisti. Con le PMI, il museo potrebbe: - Costruire un rapporto di collaborazione e fiducia - Utilizzare gli spazi museali per le riunioni del consiglio di amministrazione o di altri organi societari - Invitare i clienti della PMI agli eventi del museo - Effettuare scambi di personale per la formazione reciproca 9 Zukin, S. and Braslow, L. (2011), “The life cycle of New York’s creative districts: Reflections on the unanticipated consequences of unplanned cultural zones”, City, Culture and Society, Volume 2, Issue 3, pp. 131-140, https://doi.org/10.1016/j.ccs.2011.06.00310 Grodach, C. and Loukaitou‐Sideris, A. (2007), “Cultural development strategies and urban revitalization”, International Journal of Cultural Policy, Volume 13, Issue 4, pp. 349-370, https://doi.org/10.1080/10286630701683235
  • 4. Pg. 15 CON AZIENDE CHE PRODUCONO PRODOTTI E SERVIZI È POSSIBILE: - Creare un rapporto privilegiato con la storia dell'azienda (ospitare la storia dell’azienda o collaborare con il suo museo) - Studiare i mercati di esportazione (paesi di destinazione dei prodotti delle imprese) - Far arricchire i prodotti e servizi delle aziende, con le pubblicazioni realizzate dal museo diffondendo così la conoscenza del territorio tra gli acquirenti in Italia e all’estero attirando nuovi e qualificati turisti. - Organizzare esposizioni specifiche delle sue collezioni e archivi rilevanti per il contesto scientifico, tecnologico, economico e sociale del territorio. - Sfruttare l'opportunità di lavorare con gli attori economici per attivare nuove sponsorizzazioni - Salvaguardare i sistemi di produzione tradizionali e contribuire a sviluppare normative adeguata per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale relativi alle espressioni culturali delle comunità. un museo potrebbe essere collegato con IMPRESE DI DESIGN PER realizzare nuovi prodotti/merci ispirati alle collezioni dei musei e fare ricerche su MATERIALI E TECNICHE DI RESTAURO. 1.3.1.1 LA STORIA E LA TRADIZIONE DI UNA PMI DEL VINO Il vin brulé ("vino bruciato") è una bevanda tipica delle zone di montagna e del Nord Europa, dove questa calda infusione di vino e spezie è considerata un rimedio naturale per combattere i raffreddori e le malattie stagionali. Il vin brulé è però anche la bevanda degli aperitivi e degli snack invernali, perfetto per riscaldarsi durante le fredde serate di dicembre in mezzo alla magica atmosfera delle feste. Una società del nord Italia (Verona) ha deciso di preparare un particolare pacchetto per vendere bottiglie di vin brulé. La società ha pensato a: -un imballaggio realizzato con materiale riciclato -una descrizione della storia del vino posta sul retro dell'imballaggio10 -mettere gli ingredienti nella confezione -stampare la ricetta sul pacchetto 10 Le origini del vin brulé sono antichissime e affondano le loro radici nella storia della Roma antica, dove alla fine di un pasto si beveva il "conditum paradoxum", un vino caldo addolcito con miele e aromatizzato con zafferano, pepe, foglie di spikenard e datteri. Questa specialità ha attraversato secoli di storia, opportunamente modificata e raffinata. Abbiamo un'altra antica variante di vin brulé nel medioevo, dove si beveva l'ippocrate, vino arricchitocon erbemedicinali solitamente consumate fredde, lacui invenzione fuattribuita a Ippocrate,medico greco del V secolo a.C. Un altro antenato del vin brulé potrebbe essere rintracciato nel glögg svedese, una parola che indica l'usanza di mettere spezie nel vino per godere delle loro proprietà curative e migliorare il suo sapore, aggiungendo cognac o rum scuro. In ogni caso, è certo che il vin brulé si diffonderà rapidamente in tutta Europa e ogni paese ha dato a questa bevanda nomi e ricette secondo i gusti locali e i prodotti disponibili, rendendo la degustazione di vin brulé un'esperienza unica in ogni luogo d'Europa. Vin chaud, gluhwein glogg... Ogni paese ha la sua versione, anche se bisogna dire che in generale le differenze riguardano soprattutto la quantità di zucchero da utilizzare e la presenza o l'assenza di miele, zenzero, cardamomo e noce moscata. Il vinodella Primavera in Europa centrale è consumatosoprattuttodurante il periodo dell'Avvento nei mercatini di Natale, anche se si trova facilmente da novembre fino ai primi di febbraio. Ma è anche una bevanda semplice da preparare, quindi perché non provarla? Vediamo subito quale vino preferire!
  • 5. Pg. 16 1.3.2 COLLEGAMENTO CON IL SETTORE TURISTICO Nel settore turistico i musei rivestono particolare rilevanza per: - Cooperare per gestire informazioni sulle tendenze dello sviluppo locale, sui cambiamenti demografici e sugli sviluppi turistici e diffonderle nelle sue unità e divisioni. - Stabilire una collaborazione stabile con l'industria alberghiera. - Analizzare i programmi e i calendari tenendo conto dei dati raccolti sul comportamento dei visitatori e dei turisti; - Considerare le opportunità di cooperazione e sinergie con altre istituzioni ed eventi culturali locali. Alcuni esempi di come il museo può essere integrato nell'ecosistema locale sono gli sforzi del governo locale per: 1) Integrare i musei nella strategia di sviluppo del turismo locale - Migliorare l'accessibilità - Rendere compatibili i trasporti pubblici con gli orari di apertura delle visite - Adattare gli orari di visita ai musei al contesto locale - Creare carte ospiti integrate - Coinvolgere il museo in fiere e reti nazionali e internazionali. - Facilitare il coordinamento tra le attività dei musei e di altre istituzioni culturali per creare un'offerta attraente 2) Lavorare con l'industria alberghiera e le istituzioni culturali locali per raggiungere un pubblico diversificato e attrarre nuovi visitatori collaborando con molte altre istituzioni culturali (es. teatri, biblioteche, archivi, festival ed altri eventi culturali). I musei possono trarre vantaggio dalla loro attività e imparare dai risultati di altre istituzioni. Molti studi dimostrano che le sinergie, piuttosto che la concorrenza tra istituzioni culturali, possono rafforzare tutte queste.
  • 6. Pg. 17 1.3.3 RELAZIONI CON LE SCUOLE I musei hanno collezioni uniche e possono anche offrire agli studenti un'esperienza di apprendimento olistica che fornisce esperienze e intuizioni uniche. Essi avranno l'opportunità di vedere e maneggiare oggetti reali e sperimentare fonti primarie. Inoltre, gli alunni che trovino l'apprendimento in classe difficile saranno in grado di avere idee, emozioni e modi non verbali di apprendimento. Si potranno così avere migliori risultati dai ragazzi, aumentare l'autostima e farli accedere a diversi stili di apprendimento. I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE GLI INSEGNANTI nei seguenti modi. - Realizzare NUOVE FORME DI APPRENDIMENTO basandolo su oggetti del museo - Fornire un'offerta di formazione trasversale. - Prevedere un lavoro pratico anche per gli studenti. I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE LE SCUOLE nei seguenti modi. - Offrire esperienze piacevoli e positive per bambini di tutte le età e abilità in un ambiente in cui tutti i bambini sentono che possono contribuire. - Rendere vivo l'insegnamento in aula accedendo alla cultura e al patrimonio locale (con pezzi prestati dal museo) - Le scuole possono visitare musei per visite guidate o autoguidate e workshop di gestione. - Fuori dalle ore di scuola e gruppi prescolastici possono utilizzare le risorse del museo. - Le scuole possono lavorare con i siti web dei musei. - Esporre il lavoro dei bambini nel museo e coinvolgere le scuole nella progettazione delle mostre. - Allestire mostre/esposizioni nelle scuole. - Offrire sostegno per progetti di compiti a casa. I MUSEI POSSONO AIUTARE E SOSTENERE GLI STUDENTI nei seguenti modi. - SVILUPPARE COMPETENZE COME ○ capacità di pensare, comprese la risoluzione dei problemi, l'indagine, l'osservazione, l'empatia, la comprensione ○ capacità di lavoro in gruppo ○ capacità di creatività - La possibilità di partecipare attivamente come cittadini e sviluppare competenze sociali con altre persone al di fuori dell'ambiente scolastico. 1.3.3.1 ESEMPIO DI RELAZIONE CON SCUOLE Secondo tutti i resoconti, il paesaggio educativo di New Orleans è cambiato drammaticamente dopo l'uragano Katrina. La città "ha praticamente cancellato il suo tradizionale distretto scolastico e ha ricominciato. Il consiglio scolastico della parrocchia di Orleans ha perso quasi tutta la sua autorità, licenziando la maggior parte degli insegnanti. A sua volta, le organizzazioni senza scopo di lucro dipendevano fortemente dai programmi di certificazione alternativa. Un modo per cercare di compensare il declino dell'educazione alle arti visive è stata la creazione di partenariati con i CMO (Charter Management Organizations). La nostra partnership più recente si chiama Studio Classroom Program, un programma di studi che prevede visite
  • 7. Pg. 18 multiple in cui gli studenti vengono al museo per diversi giorni sviluppando un apprendimento pratico ed esperienziale su base non solo di una singola visita, così comune nelle esperienze di gite scolastiche.11 IL PROGRAMMA CLASSE- STUDIO La classe stessa si sposta da scuola al museo per una settimana di esperienze artistiche intensive e immersione nell'ambiente museale, mescolata con l'insegnamento di materie tradizionali nel pomeriggio. Questo tipo di immersione in un ambiente alternativo presenta numerosi vantaggi: - Gli studenti osservano centinaia di opere durante il loro programma, oltre alle quattro opere che discutiamo a lungo mentre camminiamo attraverso il museo. - Si incoraggiano le osservazioni e le domande, aiutando gli studenti a fare collegamenti con le conoscenze precedenti e le esperienze personali, nonché a rafforzare il nuovo apprendimento. - Gli studenti diventano ben familiari con la loro nuova, grande "aula" come incontrano il personale da tutti i reparti del Museo, tra cui sicurezza, sviluppo, operazioni, curatoriale e istruzione. Ciò si traduce in una comprensione del mondo reale di cosa fanno i musei e come funzionano. - Gli studenti sono responsabilizzati mentre osservano il rapporto tra ciò che vedono nelle mostre del museo e ciò che possono fare, rafforzando la nozione che tutti possono essere creativi in una varietà di modi. - Gli studenti che lottano con l'apprendimento diretto in classe si sentono apprezzati e impegnati quando possono acquisire e condividere la conoscenza da discussioni tra pari, disegnare e utilizzare la loro immaginazione per creare opere d'arte. - Gli studenti fanno connessioni tra ciò che stanno imparando in Classe Studio e il loro curriculum tradizionale in ELA (English Language Arts), scienza, matematica, lingua straniera, scrittura creativa, geografia e storia. - Gli insegnanti acquisiscono conoscenze sui loro studenti mentre li vedono impegnati in nuovi metodi di osservazione, discussione e creazione. - Gli studenti che si sentono a loro agio in questo ambiente alternativo godono condividendo i propri pensieri, idee e conoscenze con i membri della famiglia, incoraggiando la partecipazione della nostra comunità nel coinvolgimento con il nostro museo e con l'arte visiva in generale. 11 https://www.aam-us.org/2017/04/17/a-museum-school-partnership-why-its-important-how-it-works/ Informazioni sugli autori: Ellen Balkin, Education Manager e Suzanna Ritz, Curriculum Coordinator
  • 8. Pg. 19 - La classe è allestita per riflettere l'ibrido tra l'apprendimento delle arti visive e il curriculum tradizionale con spazio riservato a materiali artistici, poster che spiegano e illustrano il vocabolario artistico come linea, colore, forma, struttura, ecc., e regole del museo/studio, nonché tavole, proiettore e schermo cancellabili a secco. Gli studenti lavorano in genere su progetti individuali, ma siedono in gruppi di quattro o sei per tavolo. Questo quadro/metodo è anche facilmente adattabile perché può essere implementato indipendentemente da ciò che è in mostra nel museo, non importa quali forniture siano facilmente disponibili per i progetti e non importa l'età degli studenti. Si tratta: - Osservazione/discussione: ogni giorno inizia con un'attenta osservazione e una discussione di gruppo utilizzando le strategie del pensiero visivo (VTS), guidando il gruppo in un'esplorazione del lavoro e raggiungendo una comprensione comune. La discussione sui VTS incoraggia il pensiero critico e flessibile; - Scoprire il significato in oggetti visivi, e l'apprezzamento della storia dell'arte, discutere gli elementi di arte durante questo tempo, tra cui linea, forma, colore, texture, umore, spazio, e valore. - Disegnare: Una parte importante dell'osservazione delle immagini in Studio Classe comporta anche il disegno nel museo. Gli schizzi degli studenti non solo contribuiscono a una maggiore comprensione delle opere, ma servono anche come riferimento e ispirazione per il nostro progetto artistico del giorno. - Dimostrazione: tutti gli studenti si concentrano sul guardare e ascoltare mentre io mostro la tecnica e l'ordine delle fasi che devono ricordare per creare il loro pezzo. - Creazione: Lavorare individualmente: gli studenti creano il proprio pezzo utilizzando la tecnica e i materiali forniti, usando schizzi e ricordi di opere osservate come ispirazione. - Riflessione: Dopo il completamento dei loro pezzi, gli studenti sono incoraggiati a condividere le loro opere con la classe ed esaminare il proprio uso degli elementi dell'arte. Gli istruttori chiedono loro di pensare a ciò che hanno fatto bene e a cosa farebbero diversamente se potessero rifare il progetto. - Presentazione: Se lo spazio è disponibile al Museo, cerchiamo di organizzare una mostra per esporre le opere degli studenti. Oltre ad essere una grande opportunità per celebrare il successo degli
  • 9. Pg. 20 studenti, questi eventi portano nuovi visitatori al museo e incoraggiano la partecipazione attiva all'apprendimento degli studenti. La maggior parte delle scuole paga il programma attraverso una combinazione di domande di sovvenzione e fondi generali di funzionamento. Come viene valutato il programma? L’Istruttore di Studio Classe valuta i singoli studenti in base alla loro capacità di osservare, discutere, disegnare, applicare le tecniche dimostrate, utilizzare gli strumenti in modo sicuro e corretto, rispettare le regole del museo e riflettere sulle proprie opere d'arte. Le valutazioni sono raccolte da insegnanti, studenti, amministratori scolastici e genitori Un altro esempio interessante è l'esempio del "programma Musei e scuole, realizzato da Darren Henley, OBE Chief Executive, Arts Council England. Questo programma permette ai giovani di accedere alle arti e alla cultura. Visitare musei e gallerie, vedere le collezioni, parlare con i curatori e mettere in luce il loro apprendimento scolastico e ha un impatto enorme sui giovani. L'educazione culturale per i bambini e i giovani rimane una priorità per l'Arts Council England. Il programma riceve 1,2 milioni di sterline l'anno dal Dipartimento per l'istruzione (DfE) e offre agli allievi opportunità di alta qualità per impegnarsi con i musei regionali e nazionali (Vedi il programma qui: https://gem.org.uk/wp-content/uploads/2018/01/GEM-Case- Studies-vol.16-Special-Edition-Museums-and-Schools.pdf) 1.3.4 IL RUOLO DEI MUSEI PER I CENTRI DI RICERCA Secondo il manuale ICOM, un museo potrebbe creare una relazione vantaggiosa per tutti con il centro di ricerca locale, nazionale e internazionale per: - Prestare attenzione alla PROTEZIONE DEI PROPRI DIRITTI DI PROPRIETÀ INTELLETTUALE e individuare nuovi prodotti o strumenti digitali che possono essere oggetto di diritti di proprietà intellettuale. - Pensare a come definire i brand di alcuni prodotti locali, salvaguardare i sistemi di produzione tradizionali e contribuire allo sviluppo di normative adeguate per la protezione dei diritti di proprietà intellettuale relativi alle espressioni culturali delle comunità - Fornire spazi aperti per la collaborazione e le opportunità di networking e adattare l'infrastruttura per lo scambio di conoscenze - Assegnare al personale una funzione specializzata per promuovere i diritti di proprietà intellettuale del museo. - Sostenere la ricerca, la creatività e la progettazione di nuovi prodotti e servizi, sia culturali che non. Un moderno museo può configurarsi come un ente in cui la ricerca è mirata a produrre metodi e strumenti utili ad una gestione sostenibile del territorio, integrati con una diffusa attività di comunicazione per servire allo sviluppo culturale, sociale, economico delle comunità locali, al loro radicamento al territorio e al riemergere di processi identitari. Questo è possibile solo attraverso due operazioni: l’analisi scientifica degli oggetti che attribuisce loro un preciso significato e la divulgazione al pubblico dei significati di cui gli oggetti sono portatori. Ciò significa che un museo può assolvere un ruolo sociale solo se è al contempo istituto di ricerca e di divulgazione scientifica. Questo vale per i musei che si occupano di arte o storia ma anche per i musei che si occupano di oggetti naturali dove essi assumono significato solo a seguito di un’analisi scientifica che li colloca in una precisa posizione nell’ambito dell’interpretazione della natura e in associazione con altri oggetti, azioni, idee. Diviene evidente che la ricerca scientifica e le collezioni sono ambedue intrinseche al museo e che perciò non può essere chiamato museo una istituzione che non possegga un patrimonio di oggetti e che non sia anche un istituto di ricerca. Oggi questa funzione sociale è diventata irrinunciabile e fa parte degli obiettivi di rinnovamento dei musei scientifici (Schiele & Koster, 1998, indicano come “La rivoluzione della museologia
  • 10. Pg. 21 delle scienze” il complesso processo di cambiamento avviato dai musei scientifici negli anni novanta.). La consapevolezza della relazione controversa tra scienza e società dovrebbe essere sempre presente e ispirare gli indirizzi programmatici e la scelta delle pratiche dei musei scientifici. I MUSEI possono sperimentare ricerche e strategie per individuare i punti critici e ricostruire il legame di interesse e fiducia verso la scienza e impegnarsi per rivestire il ruolo di mediatori tra pubblico e produttori di cultura scientifica. I MUSEI SCIENTIFICI devono offrire oggi una scienza di ampio significato culturale cambiando il loro ruolo da “tempio della scienza” in luogo di accoglienza e gradimento per tutti e cambiando i modelli comunicativi seguendo un’immagine sociale di scienza che entra a far parte della vita pubblica e vuole dialogare con i cittadini. Il Museo è definito oggi dalla coesistenza (e interconnessione) di diverse attività Nel rapporto CNR del 2007 (Spaziani, 2009) la ricerca viene svolta nel 64% dei musei considerati e le attività didattiche che si attestavano attorno all’89%. Nel complesso, i musei che svolgevano attività di divulgazione erano più che raddoppiati rispetto a cinque anni prima e questa attività rivestiva un sempre maggior impegno nelle strategie degli enti. La maggior parte della ricerca si basa ancora oggi sullo studio delle collezioni nel quale domina un approccio interdisciplinare che vede porre sullo stesso piano aspetti storici, a fini conservativi e tassonomici. Molte sono però le ricerche legate al territorio. In esse, la strada applicativa trova una rappresentatività significativa seguita da un non trascurabile interesse verso le ricadute sociali. E’ probabilmente questa la strada giusta, pensando che il museo oggi deve essere prima di tutto luogo di domande. Se ciò avviene, il museo scopre il dialogo e la capacità di interagire con l’utilizzatore che trasforma il museo stesso da soggetto autoreferente a soggetto relazionale che opera nella società che lo sostiene. Sono ancora pochi i musei italiani dei quali le collezioni sono consultabili on-line, ciò limita o comunque rallenta la possibilità di operare confronti, verificare dati, costruire database e dunque sviluppare ricerche. In campo geologico, (Fonte: MUSEOLOGIA SCIENTIFICA MEMORIE • N. 11/2014 • 9-12 La ricerca nei musei scientifici Padova 9-11 novembre 2011 a cura di Letizia Del Favero, Maria Gabriella Fornasiero, Gianmario Molin) 1.3.5 IL PARERE DEGLI ESPERTI Nome: Antonio Lampis - Italia Breve descrizione: Antonio Lampis è direttore del dipartimento della Provincia autonoma di Bolzano e vicepresidente dell'Università di Bolzano. Impiegato del servizio pubblico dal 1983 e dirigente12 della Provincia autonoma di Bolzano dal 1997. Tra il 2017 e il 2020 è stato direttore generale dei musei per il Ministero Italiano della Cultura. Autore di numerose pubblicazioni su autonomia regionale, marketing, governo territoriale, pubblica amministrazione e politiche culturali e i loro riflessi economici. Membro del consiglio direttivo della Biennale europea Manifesta, vicepresidente della Fondazione Teatro civico e Auditorium di Bolzano dal 2003 all'agosto 2008 e membro del consiglio direttivo fino al 2012; Per molti anni, vicepresidente della Fondazione MUSEION, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. Ha curato trenta trasmissioni televisive per la serie "Vite per la cultura Italiana", dedicata alle biografie di personaggi illustri della vita culturale del Paese. 12 https://www.video33.it/tag/una-vita-per-la-cultura-italiana/
  • 11. Pg. 22 Nella sua intervista a Rai 3 in novembre dichiara che il museo è passato da un luogo per le cose a un luogo per le persone, ci può spiegare un po' meglio quello che intende? Non è una mia idea, ma è il frutto di tanti ragionamenti, di tanti studiosi specializzati nel settore, come oggi emerge molto fortemente dalla convenzione di Faro13 . In sostanza il percorso storico del museo è un percorso regolarmente orientato alla catalogazione e alla tutela e nel corso degli ultimi vent'anni si è decisamente riorientato all'attenzione verso il pubblico e quindi alle persone, all'incremento del rapporto museale, all’accoglienza e a tutte le istanze sull'accessibilità che oggi sono anche pubblicate dal Ministero. Allo sviluppo di questa visione hanno contribuito certamente gli standard uniformi dei musei pubblicati dal Ministero, approvati nel 2018 (standard P.E.B.A14 ) e che aiutano tutti i musei del sistema nazionale museale (che comprende i 500 musei statali, ma anche gli altri 4.500 musei riferiti alle varie proprietà ecclesiastiche, militari, comunali e private). Quindi lei ritiene che siamo più avanti in Italia rispetto al resto dell'Europa? Sicuramente, non lo ritengo solo io, ma questo percorso ha dato molta attenzione sia ai livelli minimi di qualità, che appunto poi sono stati tradotti in tutte le lingue e sono disponibili sul sito del Ministero della Cultura, sia per quanto riguarda il processo di autonomia dei grandi musei, che ci ha reso effettivamente oggetto di studio in molti paesi, per esempio il Portogallo e la Francia, ma anche paesi più lontani come la Nuova Zelanda. Sempre nell'intervista parla della chiave per trasformare un museo da museo da vedere a museo da vivere, ovvero passare un concetto di divertimento nel museo a un concetto di apprendimento. Quali consigli darebbe a un piccolo museo per iniziare questa trasformazione? Raccontare tantissimo, il più possibile. La gente, quando entra in un museo, non vuole solo vedere oggetti con una didascalia, magari come nel passato, quasi illeggibile, ma vuole appunto capire, vuole conoscere anche chi ha allestito il museo; quindi, è molto importante che le persone, che hanno fatto nascere il museo o che lo gestiscono, si espongano in prima persona. Suggerisco un video di accoglienza da parte del fondatore o del direttore e se è presente del personale di sorveglianza, diventi, diciamo, un “catalogo parlante”, insomma non siano come dei soprammobili ma siano a disposizione delle informazioni richieste dai visitatori. Ci sono molte esperienze positive in Italia da questo punto di vista (per esempio il Mart di Trento). Un’altra cosa importante riguarda le nuove generazioni, far capire che quegli oggetti non sono stati trovati dentro il museo, ma avevano un contesto di riferimento e quindi trasmettere quanto più possibile le immagini di contesto, per esempio un'anfora etrusca riferita alla tomba… Io faccio sempre l'esempio del Tondo Doni agli Uffizi perché la gente pensa che sia un oggetto da museo, in realtà è stato pensato per una camera da letto. Molte opere provengono dalle chiese, quindi perché non mettere la fotografia della chiesa in cui originariamente si trovava l’opera d’arte? Facendo l'esempio del Museo del Cinema di Bolzano, dato che le grandi sale da cinema non esistono più, oggi ci sono immagini che il suo direttore dovrà ricollocare nel giusto contesto. Per quanto riguarda i quadri e le opere più tradizionali, io suggerisco sempre di accompagnare le opere con un ritratto dell'artista, perché vedere l’immagine dell’artista aiuta moltissimo nella comprensione delle opere, questa è un'altra delle richieste che soprattutto le giovani generazioni sono portate a rivolgere. Secondo lei ci sono dei tempi obbligati per questa trasformazione o dipende da molte variabili e se dipende dalle variabili quali secondo lei? Le variabili sono le risorse disponibili e per risorse non si intendono ovviamente solo i fondi finanziari ma anche le persone, i tempi, gli spazi. Suggerisco inoltre di rendere appetibile l'ingresso, come fanno gli stilisti famosi che all’entrata dei negozi scrivono Armani, Versace… mentre i musei con grandi capolavori al proprio interno non li sanno promuovere all’esterno per richiamare le persone di passaggio. Anche questo significa attenzione al contesto. 13 https://www.coe.int/en/web/culture-and-heritage/faro-convention 14 http://musei.beniculturali.it/wp-content/uploads/2019/06/Linee-Guida-PEBA-ALLEGATO-1_Piano- strategico.pdf
  • 12. Pg. 23 L'altro consiglio che do sempre è di interfacciarsi il più possibile con le persone che vivono intorno al museo, proprio nel quartiere, nei palazzi intorno, perché è una parte del pubblico molto importante anche per comprendere quindi sono i loro bisogni e creare delle collezioni museali che li soddisfino. Pensa che l'intelligenza artificiale possa essere un alleato del museo vivente? Assolutamente sì perché innanzitutto il grande stravolgimento positivo è che non esistono più barriere con l'intelligenza artificiale, si ottiene persino il parlato in tutte le lingue del mondo, anche se non è perfetto o accuratissimo, sempre meglio di niente, quindi un visitatore coreano, giapponese con un QR code può vedere il video nella sua lingua e cosi si conquista un nuovo visitatore, praticamente a costo quasi zero, questo è un grande cambiamento positivo. E poi se ne possono ricordare anche altri, per esempio nella ricerca di contestualizzazione l'intelligenza artificiale aiuta tantissimo in quanto si parte dall'immagine dell'opera o dell'oggetto e la ricerca si avvantaggia di una capacità di scanning di informazione che sarebbe impossibile per un museo, senza remunerare 5 o 6 ricercatori. E pensa quindi che quanto sarà possibile nel vicino futuro vedere qualsiasi opera in 3D e giocare con essa, i musei potranno chiudere o i visitatori aumenteranno? Io penso che il 3D non cambi assolutamente nulla nella produzione museale, se non quell'abitudine che esiste già in qualche visitatore di prepararsi prima della visita, come facciamo esattamente con i viaggi, per esempio prima di andare in Messico cominciamo a leggere le guide, e quando torniamo, affliggiamo i nostri amici per anni con la cucina messicana. Oggi l'esperienza culturale assomiglia sempre di più al viaggio e quindi qualunque strumento consenta di avere a casa informazioni, riproduzioni, aiuta la preparazione della visita e quindi permette di giungere al museo con maggiore consapevolezza. Ci parla un po' del Centro Trevi che secondo noi è un esempio veramente interessante per rappresentare il concetto di museo vivente Il Centro Trevi in realtà non è un museo, è uno spazio espositivo, un centro culturale, ha sviluppato una salda relazione con i grandi musei italiani e quindi periodicamente espone pochissime opere molto contestualizzate di grandi musei. L'abbiamo Realizzato in versione tematica, adesso parte una versione cronologica; quindi, siamo partiti dagli inizi e andremo avanti in un percorso sulla storia dell'arte. Il Centro Trevi, aperto dal 1998, ha superato già da diversi anni i centomila visitatori, per una realtà come Bolzano che ha centomila abitanti è certamente un caso di studio. Si avvale anche non solo di attività culturali tradizionali ma di due mediateche che sono magneti per le persone, offrono molti servizi. Ci sono altri centri simili, per esempio il Candiani a Mestre, che sono centri culturali che uniscono mediateche a spazi espositivi di dibattito pubblico, di presentazione di libri, così come avviene al Centro Trevi. È un meccanismo di circolarità nell'offerta culturale che ha portato sicuramente grande attenzione del pubblico e anche amore, ma si tratta incredibilmente anche il difetto più grande consiste nel disporre di spazi poco idonei, è inserito in un condominio, era un grande cinema e gli spazi sono stati ricavati dallo stesso, non è la locazione più idonea per un'attività di questo genere, ciò nonostante, il pubblico lo ama molto e quindi ci adattiamo.
  • 13. Pg. 24 Se posso permettermi quello che hai detto è molto interessante, perché dove le persone vanno, già per un motivo, come le dice la mediateca o una biblioteca o altro, lì è proprio il luogo ideale, quindi questo può essere effettivamente per i piccoli musei, questa cosa di pensare a come avvicinarsi a un luogo dove già le persone vanno. Ci sono esperienze nei paesi emergenti dove negli spazi dedicati ai musei sono magneti di altro tipo, non culturale, per esempio lo studio di un medico o lo studio di un parrucchiere o di un barbiere. Se c'è una piccola community che frequenta questi spazi, fa la fila, aspetta e poi magari si va in giro, abbiamo un moltiplicatore gratuito che cresce in modo esponenziale se i sa coinvolgere. Per questo dico che i musei devono fare grande attenzione a quali sono le attività di cui sono circondati, gli esercizi commerciali, gli studi medici, gli studi dei professionisti e le persone che vivono intorno; è molto importante, sono i primi moltiplicatori. L'altro fenomeno che conosce Bolzano, che è nato in questo modo, nell'affezione del pubblico, coinvolgendo i commercianti, è stato il Teatro Cristallo, tutti i negozi di vicinato del teatro sono stati loro i primi promoter, e oggi è un quartiere di 33 mila abitanti, in gran parte sotto la soglia dei servizi sociali, per la metà abbonato al teatro, è una cosa strabiliante. E cosa ne pensa della nuova figura del curatore digitale? Sicuramente è importante, è un nome appropriato, perché negli anni 90 l'abbiamo denominato semplicemente webmaster, oggi si parla appunto di ambienti digitali, il web è solo una parte, è anche la parte meno interattiva, è la parte anche che vuol dire ti aspetto se mi vieni a trovare, mentre invece gli altri ambienti digitali entrano nella tua vita quotidiana e quindi ti vengono a prendere. È molto importante in qualunque tipo di comunicazione uscire dal fatto che “ti sto aspettando per quando mi vieni a trovare” a “ti vengo a prendere”, oppure mi faccio trovare nel tuo percorso quotidiano. Oggi moltissimi strumenti digitali arrivano in questo modo e poi esistono tante manifestazioni del cosiddetto “marketing non convenzionale” di cui siamo stati grandi utilizzatori come curatori museali, anche proprio quello di andare fisicamente davanti alle persone nel loro percorso per dire “oh guarda che io sono qui, e puoi dedicare un po' di tempo a te stesso imparando”. Pensa che la nuova definizione di museo, quindi allargata, aiuterà o appesantirà il sistema museale italiano? Né uno né l'altro, i musei sono anime, sono macchine vive e, nel momento in cui le hai definite, hai fatto sì un esercizio giuridico e sociale ma i musei sono proprio come delle strutture vive, un po' come la pubblica amministrazione degli ultimi anni. Sono delle realtà vive, che si muovono per dinamiche legate anche al sapere delle persone che le compongono, alle risposte del pubblico. Sono quasi delle realtà biologiche e come tali non sono spinte dalle definizioni, sono spinte appunto dall’interazione con l'ambiente circostante. I musei hanno ormai intrapreso una strada di espansione verso la società, un ruolo sociale sempre più forte e credo che la definizione, che è sicuramente molto buona, sia una fotografia. Nella strategia museale non succede che, dal momento che sta scritto così, io mi comporto così.