libroI
IL PROEMIO (anticipazione dell’argomento)
Nel proemio, secondo la consuetudine, il poeta invocala Musa, la divinità che ha il potere di ispirare il
canto e indica gli argomenti che intende affrontare.
Protagonista assoluto è l’uomo, l’eroe da cui l’opera trae il titolo, Odisseo, del quale sono anticipate
alcune caratteristiche salienti. Vengono inoltre enunciati i temi centrali del poema: il viaggio e la
vendetta.
IL BRANO INIZIAIN MEDIAS RES (nel bel mezzodei fatti).
LA PRIMA PAROLAè LA PROTASIDELL’ARGOMENTO:l’uomo.
L’uomo riccod’astuzie (polytropos conmultiforme)
Dal 1 al 5 verso sono descritti i valori dell’esistenza umana, le sofferenze umane, l’importanza della
conoscenza.
Verso 6 APOSTROFE.
Quando c’è il verbo filare è riferito alle Parche.
Tutti gli dèi ne avevanpietà; tutti tranne Poseidone perché Odisseo ha accecatosuo figlio Polifemo.
RIASSUNTO
La narrazione inizia dal momento in cui Odisseo, perduti tutti i compagni per l’ira del Sole, si trova
sull’isola di Ogigia, trattenuto dalla ninfa Calipso, che è innamorata di lui e vorrebbefarne il suo sposo.
Gli dèi tuttavia, impietositi dallo struggimento con cuil’eroe pensa alla patria lontana, Itaca, e alla sua
sposa, considerano giunto il momento di consentire il ritorno. Un dio soltanto non vuole ed è
Poseidone cui Odisseo ha accecatoil figlio Polifemo.
Il narratore invita dunque la Musa a raccontare qualcosa di queste avventure: l’aedo, il cantore, è un
semplice tramite della divinità e può iniziare da un punto qualsiasi della narrazione, collegandosi tanto
al passato quanto al futuro del personaggio. Le vicende precedenti, che aranno poi recuperate conun
flashback, sono accennate rapidamente: la vittoria greca su Troia, di cui Odisseo fuil principale
stratega con l’inganno del cavallodi legno; gli incontri con i popoli e città differenti; i dolori subiti nel
lungo viaggio e tra questi anche la perdita dei compagni.
Lui è l’unico tra i Greci a non essere rientrato in patria da Troia, mentre gli altri hanno già veduto
compiersi la propria sorte, o con la morte o conun ritorno felice. Il proemio, infine, presenta una
prolessi, ossia un’anticipazione di quanto accadrà al protagonista: riuscirà a raggiungere la patria, ma
qui lo attenderanno nuove prove.
@letycreation.plus(insta)
@letycreationplus(Youtube)
libroI
ATENA E TELEMACO
Sono passati molti anni dalla partenza di Odisseo e a Itaca la moglie Penelope e il figlio Telemaco
attendono ancora il ritorno dell’eroe; da troppo tempo, tuttavia, non giungono notizie ed essi faticano
a conservare la speranza. La situazione è aggravata dal fattoche nella reggia spadroneggiano
numerosi pretendenti, i Proci,che sperperano le ricchezzedi Odisseo, nell’attesa che la regina scelga
tra loro un nuovosposo. Il giovane Telemaco, cresciuto senza conoscere il padre, prova fastidio per il
loro atteggiamento, ma non osa opporsi apertamente. La dea Atena, assunto l’aspetto di Mento, antico
ospite di famiglia (VINCOLIDIOSPITALITÀ),giunge alla reggia ed è accolta da Telemaco, che a lei
confida il proprio sdegno per la prepotenza dei Proci,ma anche lo sconfortoper la mancanza di notizie
del padre, che crede ormai morto.
Atena, allora, esorta il giovane ad assumersi le proprie responsabilità e ad agire da uomo.
Atena da questi consigli:
1. Radunare l’assemblea dei nobili Tacesi sotto testimonianza degli dei
2. Cacciare proci
3. Spronare la madre al palazzo di suo padre e lascia che si prepari per le nuove nozze
4. Preparare una nave per partire e cercare notizie del padre
5. Andare a Pilo e rivolgiti a Nestore e poi a Sparta da Menelao per chiedere se hanno notizie ->
l’ultimo ad essere rientrato in patria quindi ha notizie fresche
Alla fine del discorso gli dice che non è più un bambino. Non sai quale fama si è conquistata fra gli
uomini il divino Oreste (figlio di Agamennone-per difendere il potere e l’onore del padre-, che vendicò
l’assassinio del padre uccidendola madre e l’amante Egisto). Anche tu grande come sei e bello mostrati
audace (capace di osare) affinchépossano parlare bene i tuoi discendenti. Tu segui i miei consigli e di
tutto prenditi cura.
Allora disse Telemaco: dice al suo ospite che gli parla come se fosse un padre con suo figlio e che non
dimenticherà mai le sue parole e gli dice di rimanere ancora e che prima chetu ritorni alla nave prenda
un dono bellissimo com’è uso fra gli ospiti che si amano così che tu possa ricordati di me (vincolodi
ospitalitàil dono viene sempre rinnovato).
A lui rispose la dea dagli occhiazzurri (ATENA) NONHA ANCORA CAPITOCHE è ATENA:
non trattenermi ho fretta di partire. Il dono che mi vuoidare me lo darai al ritorno; e scegli un dono
bellissimo ne avrai in cambio una in cambio uno bello altrettanto (PROMESSAVANA DONOPiù
GRANDE CHE LA DEAPuò DARGLI è SOLO LA SUA PROTEZIONE).
Disse così e la dea se ne andò, sparì velocecome un uccello. Ma nel cuoregli infuse forza e audacia e il
ricordo del padre fu per lui più vivodi prima pensando fra di sé egli ha capito nel suo cuore che si
trattava DI UN LUME (LUIQUICAPISCE CHE IN REALTà LA DEA SI è TRASFORMATA IN MENTO).
Si accostòsubito ai Proci.In mezzo a loro cantava l’aedo famoso (FEMIO,cantore fedele a Odisseo), ed
essi sedevano e ascoltavano in silenzio. Cantava il ritorno dei Danai, il triste ritorno (vicissitudini
dolorose degli eroi greci di ritorno da Troia) da Troia che a loro inflisse Atena. Dalle sue stanze (dal
gineceo, la parte riservata alle donne) udì quel canto divino la figlia di Icario,la saggia Penelope.
Discese la lunga scala con due ancelle (la donna non esce mai da sola sennò oltraggio). Quando
giunse fra i Proci,la donna si fermò accanto a un pilastro e si scoprì con il velo luminoso, le guance. E il
divino cantore ella disse piangendo: Femio, molti altri canti conosci,che affascinano gli uomini:
imprese di dei, gesta di eroi (COME SE OMEROSTESSE PARLANDODI Sé), quelle che celebrano tutti gli
aedi. Canta a loro una di queste ed essi bevano il vino in silenzio.ma interrompi questo tristissimo
canto che mi strazia il cuore. Un dolore tremendo che non riesco a sopportare, che un grande uomo
rimpiango e senza tregua ricordo, un eroe la cui fama di gloria riempie l’intera Ellade e giunge al cuore
di Argo.
E Telemaco le disse: perché vuoi che l’aedo fermi il canto che gli detta il cuore? Non hanno colpa gli
aedi, è Zeus che agli uomini distribuisce le sorti, come vuole a ciascuno (STESSA CONSAPEVOLEZZADI
ACHILLE).Non bisogna adirarsi conlui se canta il crudele destino dei Danai (Greci):gli uomini amano
di più questo cantoperché al loro orecchiosuona più nuovo (notizie nuove) fa che il tuo cuore e
l’animo abbiano la forzafi ascoltare. Non solo Odisseo ha perduto a Troia il giorno del suo ritorno, ma
molti altri eroi hanno perduto la vita. Torna ora nelle tue stanze, bada alle tue cose–tessere-(QUI
TELEMACOIMPARTISCE PERLA PRIMA VOLTAORDINIALLA MADRE) e ordina anche alle ancelle di
pensare al lavoro.Agli uomini sono riservati i discorsi, a tutti, ma a me soprattutto che in questa casa
regno e comando (LE DONNE NO CANTO AFFARI DI UOMINI).(PRIMAVOLTACHE AFFERMA DI
ESSERE IL PADRONE DICASA).
Tornò alle sue stanze, la donna stupita, conservando nel cuore le saggie parole del figlio. E quando
insieme alle ancelle , furisalita, piangeva l’amato sposo Odisseo, fino a che Atena non le posò sulle
palpebre il sono dolcissimo.
CARATTERISTICHEODISSEO:
 Polytropos:multiforme
 Polytlas::sopportatomolte pene
 Polymechanos:capace di escogitare molti espedienti
 Polymetis:astuto
libroV(5)
ODISSEO E CALIPSO
Dopo i libri dedicati a Telemaco, il racconto riprende dalla situazione presentata nel proemio: Odisseo
si trovaormai da molti anni sulla remota isola di Ogigia, trattenuto dalla ninfa Calipso che lo ama e lo
vorrebbe tenere per se. Atena chiede a Zeus di intervenire e di fare in modo che l’eroe possa ripartire.
Approfittando della momentanea assenza di Poseidone, che è il principale oppositore al ritorno di
Odisseo, Zeus invia Ermes affinchéannunci a Calipso la volontà divina e la induca a lasciar andare
l’eroe. L’araldo, dopo un lungo viaggio, giunge all’isola ed è affascinatodalla natura lussureggiante che
circonda la grotta della ninfa. Calipso lo accoglie con stupore e ironia, perché intuisce che il dio ha
qualcosa da chiederle dato che una sua visita è assai rara. Gli offrequindi nettare e ambrosia e viene a
sapere ciò che Zeus le ordina: ella deve permettere al suo ospite mortale di ripartire perché è destino
che egli riveda la sua terra e la sua casa. A tali parole Calipso risponde amareggiata.
Così parlava (il soggetto è Ermes –Mercurio-. Il dio è solitamente rappresentato con i calzari alati –
TALARI-il copricapolargo e piatto-PETASO-e la verga d’oro –CADUCEO-cheè in grado di
addormentare i mortali e condurli agli Inferi (perciò e anche detto PSICOPOMPOovvero
“accompagnatore delle anime”) oppure di ridestarli. Oltre ad essere l’accompagnatore degli dèi, scelto
da Zeus per la sua astuzia, Ermes è anche protettore dei mercanti e dei ladri) e la dea Calipso
rabbrividì e disse a lui: voidèi siete tutti invidiosi delle dee che possono giacere coni morti. . così
quando l’Aurora (Eos , si innamorò di Orione, un selvaggio cacciatore.Costui cercòdi sedurre anche
Artemide, dea della caccia,che lo uccise,trasformandolo in una costellazione, visibile solo durante i
mesi invernali. Secondo un’altra versione del mito, Artemie trafisse Orione perché non approvava che
Eos avesse un amante mortale) scelse come marito Orione voi vi siete arrabbiati finchè Ortigia (Isoladi
Delo) Artemide lo uccise.Così quando Iasìone (cacciatoredi Creta, amato da Demetra, sorella di Zeus e
dea dei raccolti. Dall’ultimo figlio nacque Pluto, la Ricchezza,ma Zeus colpì il giovane conun fulmine e
lo uccise)Demetra si mise conlui e di letto in un maggese terziato (aratro tre volte).Così come vistate
arrabbiando ora che mi stia accantoun mortale. Ma io lo salvai perché era solo, aggrappato alla parte
inferiore della nave (chiglia). Mentre tutti gli altri compagni perirono. E io lo accolsi,lo nutrii e gli ho
promesso l’immortalità. Ma il volere di Zeus mi obbliga e mi ordina a fare questo (benché lei sia una
dea deve rispettare il volere di Zeus sennò si macchia di hyubris):non potrò aiutarlo molto poiché non
ho navi, nono ho compagni. (l’isola di Ogigia è nascosta, pochi possono accedervi).Ma lo rassicurerò
del fattoche gli dèi vogliono il suo ritorno in patria.
Quindi il messaggero Argheifonte (Ermes-coluiche appare veloceo uccisione di Argo-) gli rispose:
rimandalo, e abbi paura dell’ira di Zeus, che in futuro non debba segnarsi con te (macchia di hubris).E
se ne andò. La ninfa, va in cercadi Odisseo dopo che udì il messaggio di Ermes. Sul promontorio,
seduto, lo vide: stava piangendo e consumava la vita sospirando il ritorno perché la ninfa non gli
piaceva più (un tempo gli piacevae perché ha nostalgia della patria). Certo, la notte dormiva nella
grotta oscura, mal volentieri vicinoa lei (che invece voleva):ma il giorno, sedeva sopra le roccee la
riva, con le lacrime e pene il cuore straziati al mare mai stanco guardava (per lui il mare non è un
ostacolobensì una speranza di libertà).
Calipso raggiunge Odisseo sulla riva e gli comunica che può partire, ma che deve provvedere da sola
alla costruzionedella zattera. Ella promette cibo, bevande e le vesti necessarie; offreinoltre l’aiuto di
un ventofavorevolealla navigazione. Odisseo, indifferente non crede alle buone intenzioni manifestate
e pretende giuramento che garantisca l’assenza di inganni. La ninfa sorride dell’astuzia proverbiale
dell’uomo e giura solennemente di non ostacolarlo. Tornati alla grotta, i due consumano cibi deliziosi e
Calipso tenta un’ultima voltadi convincerel’eroe a restare con lei.
Calipso dice ad Odisseo accorto(polymètis):dunquehai intenzione di partire subito? ebbene chetu sia
felice. Ma se sapessi quante pene dovrai ancora subire, prima di giungere in patria mnetre se rimani
qui con me, saresti immortale benché sei molto desideroso di rivedere Penelope. Eppure io di lei sono
migliore quanto a corpoe aspetto perché non può essere che le mortali gareggino con me.
Odisseo risponde: o dea, non irarti per questo: so anche io che a tuo confrontoconPenelope per
aspetto e bellezza non valniente a vederla, d’altra parte lei è mortale e quindi invecchia mentre tu non
invecchi.Ma nonostante ciò io desidero tornare a casa, in patria (NOSTOS:dolore per il viaggio di
ritorno). Se ancora qualcuno dei lumi vorrà tormentarmi quando sarò in viaggio, sopporterò, perché
nel petto ho un cuore abituato alle pene. Ho soffertomolto, ho corsomolti pericoli frale onde (10 anni)
e per la guerra (10 anni): e dopo quelli venga anche questo.
CARATTERISTICHEERMES:
 calzari alati->talari
 copricapo-> petaso
 vergad’oro -> caduceo
LibroVI(6)
ODISSEO E NAUSICAA
Lasciata l’isola di Calipso, Odisseo naviga su una robusta zattera per diversi giorni, ma quando giunge
in vista di una nuova terra, è spinto al largo dalla tempesta che Poseidone scatena contro di lui ed è
travoltodalle onde. L’eroe, sentendosi perduto, invidia la sorte dei compagni caduti gloriosamente in
guerra, ma la ninfa Ino, impietosita, gli offreun velodivino che lo sostiene nella burrasca e gli
permette, dopo molte fatiche,di approdare alla spiaggia presso la focedi un fiume. Qui, nudo e provato
dalla dura esperienza, Odisseo si addormenta tra i cespugli.
Nella terra in cui è giunto abitano i Feaci, popolo fiorente e pacifico,su cui regna Alcinoo con la moglie
Arete. La dea Atena, per procurare una buona accoglienzaal suo protetto, suggerisce in sogno alla
figlia del re, Nausicaa, di andare con le ancelle al fiume per lavare le vesti, compitoadatto a una
giovinetta quasi in età da marito. Ottenuto il consenso del padre, Nausicaa si reca al fiume e, dopo aver
compiuto i lavori prestabiliti, insieme con le ancelle si dedica ad attività piacevoli (il bagno, il pasto, il
canto, il gioco).A questo punto Atena crea un’occasione perché avvenga l’incontro con Odisseo.
ma quando stava per tornare casa Atena volle che Odisseo si svegliasse e vedesse Nausicaa e che lei
lo guidasse dai Feaci. La palla scagliata da un’ancella andò nel mare. E tutte gridarono e Odisseo si
svegliò e seduto pensava: quali uomini ci sono adesso sulla questa terra? Forse violenti, selvaggi, senza
giustizia (Polifemo) oppure ospitali però mi è giunto un grido femmineo ma sono ninfe divine o umani
(mortali), dunque andrò io a vedere e sapere. Disse così e sbucò dai cespugli e quando uscì si mise un
foltoramo per coprire le sue membra (provavavergogna per la sua nudità).
SIMILITUDINE:esi mosse comeun leone.
Così Odisseo tra le fanciulle stava per mescolarsi nudo: perché aveva bisogno. Apparve pauroso alle
ancelle, ricoperto di salsedine, fuggono di qua e di la per le lingue di spiaggia. Restò sola perché non ha
timore. Dritta stette aspettandolo: e in dubbio odisseo sul da farsi, non sa se prenderle le ginocchia e
pregarla o con le aprole di miele, da lontano pregarla perché gli dicesse il nome della cittàe che gli
desse una veste. E pensando gli perve che la cosa miglire pregar da lontano, con parole di miele
purchè non si sdegnasse quando lui la toccava.
E Odisseo dice a Nausicaa: io mi inchino, signora: sei dea o sei mortale? (quando un eroe vede una
creatura meravigliosa si domandano). Se tu sei una dea sembri Artemide per bellezza e grandezza. Ma
se tu sei una donna mortale, di quelli che vivonoin terra sono tre volte beati i tuoi genitori e i tuoi
fratelli: perché sempre il loro cuore i intenerisce di gioia quando tu danzi e balli. Ma beatissimo in
cuore, senza confronto,chisoverchiando coi doni, ti porterà a casa sua. Non ho mai vista una cosa
simile, né donna né uomo: e riverenza a guardarti mi vince.
A Delo (isola del Mar Egeo, presso la quale sorgeva un tempio dedicato ad Apollo. Si diceva che Apollo
e Artemide fossero nati qui) presso l’altare di Apollo vidi levarsi un fustonuovo di palma: Odisseo
descrive l’ammirazione di Nausicaa che ha provatodurante il festo nuovodi palma (sacra ad Apollo)
per lui è una figura sacra. Ieri per pocosono sopravvissuto: fin qui l’onda mi ha spinto e le tempeste
che portano via dall’isola di Ogigia e qui mi ha gettato (INPREDAALLO SCONFORTO) così che io soffra
ancora: non credo che finiranno gli affanni, ma molti vorranno darmene gli dèi. Ma tu, signora abbi
pietà( a differenzadi tutti gli altri dèi): dopo molte sofferenzea te per prima mi inchino, non
conoscononessuno di questa terra. Dimmi il nome della città e dammi una veste da mettermi addosso
(VERGOGNAPERNUDITÀ),se per caso hai un veste da avvolgerei panni mentre venivi.Su tu farai
questo per me io ti auguro un marito, che ti diano casa, la concordia, niente è più bello e prezioso di
questo, quando con un’anima sola dirigono la casa l’uomo e la donna: saranno molto arrabbiati i
maligni ma per gli amici è gioia e grande felicità.
Nausicaa rispose: straniero, non sembri un uomo malvagio ma Zeus divide fortuna tra gli uomini come
vuole a ciascuno: a te ha dato questo e bisogna che tu lo accettie sopporti (POLYTLAS,“cheha
sopportato molte pene”). Ora però, che sei giunto qui non ti mancherà ne una veste né niente, quanto è
giusto che ottenga il poverettoche supplica. Ti dirò il nome della città e del popolo (RISPONDE ALLA
SUA DOMANDA).I Feaci possiedono terra e città e io sono figlia del magnanimo (GRANDE ANIMO)
Alcinoo, che tra i Feaci regge la forzae il potere.
Così disse e gridò alle ancelle: fermateviancelle perché fuggite alla vista di un uomo? Crede chesia un
nemico? Non esiste un uomo che arrivi al paese delle genti feace(la terra dei Feaci, Scheria) portando
la guerra: perché noi siamo molto cari agli dèi. Viviamo lontani. Ma egli è un misero naufrago che ci è
capitato e dobbiamo prendercene cura: vengono tutti da Zeus il quale protegge gli ospiti e i poveri; e
un dono anche piccoloè caro. Date all’ospite da mangiare e da bere, e lavatelo nel fiume dov’è al riparo
dal vento.
Libro VIII(8)
ODISSEO ALLA CORTE DEI FEACI
L’araldo amato dalla dea (Calliope) gli ha offertodue doni: la cecitàe il canto divino che permette di
leggere la mente degli dèi. L’araldo sistema l’aedo su un seggio prezioso e gli pone accantola cetra. E lo
aiutava a capire dov’era la cetra. Gli mise accantouna tavola pulita e gli pone un paniere (ciotolacon
cibo) e una brocca da cui poter bere purché lui potesse bere quanto voleva.
Poisi allestiscono le mense e i convitatisi siedono e mangiano: prima di ascoltare il canto dell’aedo
bisogna essere sazi così che si ascolti solo il cantodivino. Gli aedi celebrano il viaggio di ritorno dalla
guerra di Troia e anche il kleos degli eroi. Canta la lite tra Achille e Ulisse e raccontadi un episodio
particolare: sul finire della guerra, tra Achille e Ulisse e Agamennone gioisce poiché prima dell’inizio
della guerra avevaconsultato il santuario di Delfi, oracolodi Apollo e che quando due eroi gloriosi
avrebbero litigato sarebbe giunta la fine della guerra di Troia. Cantava questo e Odisseo piangeva
(CANTO PSICAGOGICO:trascinare e condurre l’anima) e con la mano destra si coprì la facciaconil
manto che gli aveva dato Nausicaa. Ma quando smette di cantare smette di piangere e mangia in onore
degli dei. Non appena i convitati chiedonodi rinnovare il cantodell’aedo, Odisseo piange di nuovo.Si
ricoprì di nuovo con il manto ma solo Alcinoo che gli era seduto accantosi rende contodi ciò che
accade.
(…) -> riconoscimentomanto e Alcinoo invita a danzare Odisseo
Giunse l’araldo e porgendo la cetra a Demodocolo condusse a sedere in centro. Intorno a lui c’era chi
danzava (popolo che passa il tempo mangiando, bevendo, giocando). E poi inizia a cantare gli amori di
Marte e Afrodite e dello sposo di Afrodite, Efesto.Così inizia a cantare l’inizio di questo amore e anche
del tradimento di Afrodite nei confrontidi Efesto.e li scoprì il dio Apollo (dio che vede tutto che porta a
galla tutto).E la nuova notizia porta ad Efesto (maestro artigiano che sa usare il fuoco) che senza
esitare corse in cucina(laboratorio, + facile fondere e ricavarei metalli). Nel suo cuore stava penando
a una trappola e così nella sua cucinacreò una rete metallica indistruttibile e invisibile persino agli
occhidegli dei e la pone sul talaro e la lega al soffittoin modo che vengano intrappolati (mentre
giacciono nel letto) e così egli fa finta di recarsi a Lenno dove lui ha una reggia. E Marte appena lo vide
andare via subito è andato ad avvertire Afrodite e lei si trovavada Zeus, suo padre. Così dice ad
Afrodite che hanno il via libera per stare insieme . e Marte gli chiese di giacere sul lette poiché Efesto
si è recato dai Sinzi. E siccomequesto invito piacevaad Afrodite andarono nel letto ma appena si
misero rimasero intrappolati e così si chiuse la rete e nessuno poteva scappare. E così Apollo avverte
Efesto(ma Efestosperava di non aveva notizie su di essi) poiché questa è la prova che Afrodite lo
tradisce conMarte e dunque si rivolge agli dei e gli dice di vedere questa scena vergognosa. Poichéio
sono brutto, Afrodite lo svergogna con Marte poichéè bello e saldo ha il piede (Efestozoppo).Se egli è
zoppo non è colpasua bensì dei suoi genitori che lo hanno messo al mondo. Ed Efesto continua a dire
agli dei di guardarli. E sperano che egli li liberi. Egli dice che non li libererà finchè Afrodite non gli darà
i doni nuziali (dea senza pudore). E arrivano gli dei: Zeus, Ermes, Apollo ma non le dee poiché si
vergognano di Afrodite e arrivati davanti al talamo scoppiano a ridere. E l’un l’altro dicevano che la
colpa rende l’uomo pesante. Così Efestoraggiunge il più velocedegli dei. Apollo dice a Ermes se
piacerebbe essere al posto di Marte? E tu lo chiedi pure? Tutti vorrebbero essere al posto di Marte ed
Efestosi arrabbia. Così gli dei ridono. Tranne Poseidone poiché il dio chiese a Efestodi liberare Mare
poiché lui gli avrebbe dato ciò che voleva.Ma efesto rispose che se Marte sarebbe stato liberato egli
non gli avrebbe dato niente e non sarebbe riuscito sfidarlo e Poseidone gli rispose che avrebbe pagato
lui. Cos’ Efesto scelse i lacci della trappola. E i due non appena liberati fuggirono e Marte andò in Tracia
(terra selvaggio e dedicata a lui) mentre Afrodite a Cipro a Pafodovein suo onore ci sono le vittime
sacrificali e il suo culto.PUNIZIONE peri due: i posto sono uno l’opposto della altro quindi non vedersi
più. E la unsero con l’olio ce rinnova la sua immortalità. E le misero delle vesti che suscitano desiderio.
Questo canto muove dolcezzanel cuore, solieva e intrattiene.
PARTE 2^
Primi 4 versi costituisconosemprelastessascena –versi formulari-di quandosi presentaunaraldo,
intervallatatrail mangiare e il bere.
Odisseochiamal’araldoperconsegnare il pezzopiùgrossodi carne (QUIODISSEOSI RIVOLGE
INDIRETTAMNTEALL’AEDO) e gli dice di salutare Demodocoperché laMusa ha insegnatoloroi canti poiché
ellaamai cantori.Disse così e la porta a Demodocoche goiì nel suocuore.E si gettaronotutti a mangiare e
a bere così che quandofuronosazi potevanodedicarsi solamente al cantodi Demodocoe Odisseodisse a
Demodoco:Demodocoioti onoroal di sopra di tutti i mortali e che Apollo (diodellapoesiae del canto) e
la Musa ti istruironobene poichétroppo bene cantòle sorti degli Achei come se qualcunote le avesse
raccontate.Continuadunque araccontare lostratagemmadel cavallodi legnoche EpeofabbricòconAtena
con il quale distrusseroIllio.Se pure questosaprai raccontarmi perfettamentediròatuttogli uomini che un
dioti ha donatoil canto divino(poiché questostratagemmalosasololui). E così iniziòanarrare lo
stratagemmadel cavallodi Troia.Ed infine disse come laCheradei Troiani giunsealoro(destino
irrevocabile) e si raccontainfine anche del fattoche OdisseoaffiancòMenelaoperassaltare lacasadi
Deifobo(fratellodi Ettore che Atenahaassuntole sue sembianze)e che Odisseoancoraunavoltaera stato
protettodalladeaAtena.Queste cose cantaval’aedo:e Odisseosi commosse (CANTOPSICAGOGICO:
trascinal’anima).
Libro IX(9)
NELL’ANTRO DI POLIFEMO
Odisseo, giunto al palazzo dei Feaci, è accolto con benevolenza dal re Alcinoo e dalla regina Arete, che
acconsentono a fornirgli una nave per il rientro in patria, pur non sapendo ancora chi sia. Durante il
banchetto ospitale, l’aedo Demodoco canta gli amori di Ares e Afrodite, ma anche episodi della guerra
di Troia, ascoltando i quali Odisseo si commuove.Il re lo prega allora di spiegare la ragione delle sue
lacrime e rivelare la sua identità. L’eroe rivela il suo nome e racconta di essersi allontanato dall’isola di
Calipso, dopo un lungo soggiorno presso la dea. Inizia poi a narrare le vicende successive alla partenza
da Troia: lo scontro con il violento popolo dei Ciconi e la pericolosa sosta presso i Lotofagi, il cui cibo,
costituito da fiori dolcissimi, annulla la volontà e il desiderio di ritorno. La terza tappa del viaggio di
Odisseo è in una terra molto fertile ma selvaggia, ricca di pecore e capre. Qui il protagonista decide di
andare a perlustrare questa terra con 12 suoi compagni, per rifornirsi di cibo e scoprire quale popolo
abiti il luogo. Odisseo porta con sé una scorta di vino. Però lo attende un’esperienzaterribile poiché la
terra è abitata da giganti selvaggi con un occhio solo in mezzoalla fronte.
Rapidi giungemmo all’antro ma dentro non lo trovammo, era al pascolo con le sue greggi fiorenti.
Entrati, guardavamo con meraviglia ogni cosa: i graticci (vimini intrecciati) carichi di formaggio, i recinti
pieni di agnelli e di capretti, separati gli uni dagli altri, i piccoli si nutrono ancora del latte delle madri e gli
animali sono suddivisi in recinti a seconda dell’età. Erano piene di latte le brocche ben lavorate e i vasi e i
secchinei quali mungeva.Mi pregavano allora i compagni di afferrare per prima cosa i formaggi e
tornare indietro e poi, dopo aver sospinto gli agnelli e capretti dai loro recinti verso la nave,prendere di
nuovo il largo sul mare. Ma io non li ascoltai –sarebbe stato assai meglio- perché volevo vedere se il
mostro mi avrebbe offerto i doni ospitali. Ma quando fosse comparso non si sarebbe mostrato amabile
con i compagni. Acceso il fuoco offrimmo dei sacrifici, poi prendemmo e mangiammo i formaggi e
dentro lo aspettammo seduti, finché ritornò con le greggi. Portava un pesante fardello di legna secca
che gli serviva per la sua cena.Lo gettò dentro la grotta con grande fracasso. In fondo all’antro noi
fuggimmo. Nell’ampia grotta egli sospinse le bestie che doveva mungere.Sollevò poi un masso che
chiudesse l’entrata: neanche 22solidi carri a 4 ruote non l’avrebbero smossa. Seduto mungeva.Fece
rapprendere metà del bianco latte, lo raccolse e lo mise in canestri vimini, l’altra metà la versò nei vasi
per la cena,per poterne bere.Poi accese il fuoco.Ci vide e ci domandò: Stranieri chi siete (xenofobia)?
Da dove venite,navigando sulle rotte? Avete qualche commercio o vagate nel mare senzameta come
pirati che rischiano la vita e a tutti portano rovina? (NON OSPITALE…DISOLITOVIENE CHIESTODOPO->
ACCUSA). Disse così e a noi si spezzòil cuore nel petto per la paura. E tuttavia gli dissi: “siamo Achei,di
ritorno da Troia. A casa eravamo diretti ma altri cammini abbiamo seguito, per volere di Zeus.Siamo
guerrieri di Agamennone (principale comandante della spedizione contro Troia), la cui fama
grandissima va fino al cielo: ha distrutto la città di Troia e molti uomini ha ucciso. Alle tue ginocchia noi
siamo a supplicarti che tu ci dia ospitalità oppure un dono ci offra, come si uda per gli ospiti (TIPICO
ATTEGGIAMENTODELSUPPLICE).Abbi rispetto degli dei: noi siamo tuoi supplici. Stranieri e supplici
Zeusli protegge. Ed egli rispose: sei sciocco straniero, o vieni da molto lontano se mi inviti a temere gli
dei. DiZeus non si curano affatto i Ciclopi e neppure degli dei beati: noi siamo molto più forti (SI
CREDONOSUPERIORI AGLI DEI).Non salverò di certo la vostra vita per evitare l’odio di Zeus,se il mio
cuore non vuole farlo. Ma dimmi dove hai ormeggiato la nave,lontano oppure vicina?”.Disse così ma
Odisseo sapeva che era un tranello (per sapere se vi siano altri uomini nelle vicinanze per catturarli) ma
non inganna il suo animo così risposte con false parole: “Poseidone che scuote la terra spezzòla mia
nave gettandola contro le rocce ai confini di questa terra, addosso a un promontorio. Sono sfuggito alla
morte solo io con questi miei compagni. Dissi così ma non rispose nulla quell’uomo dal cuore spietato e
con un balzo prese 2 miei compagni per mangiarli per cena.METAFORA:li divorava come un leone
poiché non lasciò nulla. Piangendo alzavamo le braccia al cielo ma non potevamo fare nulla. Quando si
saziò giacquenell’antro disteso in mezzo alle pecore.E io meditavo di sguainarlo con la spada e di
conficcarla nel fegato ma mi tranne un altro pensiero: saremmo morti anche noi poiché non possiamo
spostare il masso pesante che aveva posto il Ciclope. Così aspettammo l’Aurora divina.
All’alba Polifemo sbrana altri 2 uomini. E Odisseo mentre non c’è il Ciclope escogita un piano audace
(polymechanos e polymetis):insieme con i compagni lavora un robusto ramo d’ulivo rendendolo
appuntito e seccarlo al fuoco. Con quest’arma intende accecare il Ciclope giunta la sera rientra Polifemo
mangiando altri 2 uomini e conducendocon se le pecore.Odisseo nel frattempo si preparava a mettere
in atto il suo piano. Così Odisseo si avvicinò con una coppa di vino nero (il vino che ha portato con sé
dalla nave, un vino molto dolce ma molto forte che andava bevuto mescolando una tazza di vino e venti
misure d’acqua) e gli disse: “beviquesto vino Ciclope ora che hai mangiato carne umana (finora
divorato 6 compagni di Odisseo), così vedrai quale bevanda c’erasulla mia nave,la portavo a te come
offerta se tu avessi avuto pietà di me e mi avessi fatto tornare. Quale altro uomo in futuro potrà venire
da te? Non hai agito secondo giustizia”. Disse così e lui prese il vino e lo bevve e gli piacque terribilmente
e ancora ne chiese:“dammene subito ora e dimmi il tuo nome, ora, perché possa darti un dono ospitale
(l’offerta è fatta in tono beffardo) che ti dia gioia. Anche ai Ciclopi la terra fecondadà vino di ottime viti
che crescono sotto la pioggia di Zeus.Ma questo è nettare o ambrosia divina (la bevanda e il cibo per gli
dei)”.Così diceva e ancora io gli diedi il vino fulgente (dal colore rosso brillante). Tre volte gli ne diedi e
tre volte bevve come uno stolto e quando il vino gli scese nel cuore allora mi rivolsi a lui con parole dolci
(questa espressione indica una delle doti principali di Odisseo ovvero la capacità di costruire discorsi
persuasivi, che catturano con il fascino delle parole –meilikioisi-): “tu chiedi il mio nome glorioso Ciclope
e io te o dirò ma tu dammi il dono che mi hai promesso. Nessuno è il mio nome,Nessuno mi hanno
chiamato mio padre e mia madre e così mi chiamano i miei compagni. Così dissi e mi rispose l’uomo:
“perultimo ti mangerò Nessuno, dopo i tuoi compagni. Questo è il mio dono ospitale (sarcastico). Disse
e cadde all’indietro: lo vinceva il sonno che doma ogni cosa. Dalla gola sgorgava il vino e i pezzidi carne
umana: era ubriaco. Allora io spinsi il palo (grosso ramo d’ulivo che Odisseo e i compagni hanno affilato
e indurito al fuoco) sotto la brace incandescente e facevo coraggio a tutti i compagni (sono stati
estratti 4 compagni di Odisseo per compiere quest’impresa) perché non si tirassero indietro. E quando
il tronco stava per prendere fuoco lo tolsi dal fuoco e iddio ci infuse grande coraggio. Alzarono il tronco
e lo conficcarono nell’occhio:dall’alto io lo facevo girare come quando un uomo perfora il legno di una
nave con il trapano che altri da sotto muovono con una cinghia, tenendola da entrambe le parti: aveva il
trapano senza fermarsi. Così noi tendendoinfitto nell’occhio il tronco rovente lo facevamogirare e
scorreva il sangue intorno alla punta. La vampa della pupilla bruciata gli arse le palpebre, le sopracciglia,
crepitavano al fuoco le radici dell’occhio. METAFORA:come quando un fabbro immerge nell’acqua
gelida una grande scure o un’ascia,che manda sibili acuti poiché questa è la forza del ferro così
emetteva un crepitio l’occhio intorno al tronco d’ulivo. Gettò un grido il Ciclope e s strappò con le mani il
palo macchiato di sangue e lo gettò. Chiamava i Ciclopi che abitavano intorno sulle cime (i Ciclopi vivono
isolati ma intervengono in aiuto gli uni degli altri in caso di necessità). Essi udendo il suo grido andarono
alla grotta e gli chieseroche cosa capitasse di male: “perché hai gridano nella notta con così tanta
anoscia? Forse qualcuno ti turba o forse qualcuno ti vuole uccidere?” e Polifemo rispose: “nessuno mi
uccide,con l’inganno non con la violenza”. Ed essi risposero: “se nessuno usa violenza e sei solo il male
che viene da Zeus non puoi evitarlo, prega piuttosto Poseidone, tuo padre (figlio di Poseidone e della
ninfa Toosa). Dissero così e se ne andarono poiché li ho ingannati con il mio nome e l’astuzia perfetta
(polymetis).
Polifemo ormai ciecosulla soglia della grotta tasta chi tenta di uscire: consente il passaggio alle pecore
ma è pronto ad afferrare gli uomini. Odisseo lega insieme a tre a tre le pecore e nasconde sotto ogni
gruppo uno dei suoi compagni, che riescono così a passare senzafarsi notare. Così Odisseo si aggrappa
al ventre dell’ariete aspettando il momento opportuno.
Quando all’alba si levò l’Aurora fece uscire i montoni. Straziato da tormenti il padrone tastava il dorso
delle bestie ma non capì che al petto delle bestie c’eranodegli uomini. Ultimo uscì l’ariete e Polifemo
diceva: “mio prediletto montone perché esci per ultimo? Non restavi per ultimo bensì brucai per primo
l’erba anche per prendere l’acqua eri primo anche al ritorno alla sera. Ed ora sei ultimo. Forse piangi per
l’occhio del tuo padrone? Un vile mi ha accecato insieme ai malvagi compagni, dopo avermi ubriacato
con il vino Nessuno che credo non sia ancora scampato alla morte (pensa di riuscire a prendere e
uccidere Polifemo). Se tu potessi capire, se tu potessi parlare dirmi dov’è quell’uomo che sfugge alla mia
furia. Gli spacchereiil cervello così il mio cuore avrebbe sollievo dalle sventure che mi procurò questo
Nessuno da nulla”. Disse così e spinse fuori il montone.
Appena fuori dalla grotta Odisseo abbandona l’ariete e scioglie i suoi compagni. Mentre le navi si
allontanano, l’eroe sfida il Ciclope che la cecità è la giusta punizione che Zeus riserva a chi non rispetta
gli ospiti. Polifemo scaglia una masso nel mare senzaperò riuscire a colpire i Greci.Odisseo non rinuncia
a provocare il gigante, anche se i compagni lo supplicano a pensare alla fuga.
Così dicevano (i compagni che cercano di convincere Odisseo in fretta senzaprovocare ulteriormente
l’ira del Ciclope) ma non persuasero il mio cuore audace e gli gridai: “Ciclope, se qualcuno tra i mortali ti
chiede chi è stato ad accecarti, rispondi che te lo ha tolto Odisseo, distruttore della città, il figlio di
Laerte che ha la dimora in Itaca. E lui rispose: “questa è la profezia che si compie. Viveva qui un indovino
nobile, Telemo figlio di Eurimo, esperto nell’arte profetica; esercitando l’arte invecchio fra i Ciclopi. Lui
mi disse che tutto questo sarebbe avvenuto, che della vista mi avrebbe privato Odisseo. Ma sempre
aspettavo che qui giungesse un uomo di bell’aspetto, oltre che dotato di forza immensa. E invece sei
piccolo, debole un uomo da nulla mi ha accecato,dopo avermi ubriacato con il vino. Ma vieni qui
Odisseo che ti offra i doni ospitali e a Poseidone io chieda di farti da scorta. Egli è mio padre e io sono
suo figlio. Lui soltanto mi guarirà nessunaltro. Disse così e gli risposi: “avessi potuto privarti dell’anima e
della vita e mandarti nell’Ade com’è vero che neppure Poseidone potrà guarire il tuo occhio”.Così parlai
e lui invocava suo padre tendendole braccia nel cielo: “ascolta Poseidone, se sei mio padre se davvero
son tuo figlio, che non torni in patria il distruttore di città Odisseo figlio di Laerte, che ha la dimora in
Itaca. Ma se è destino che riveda i suoi cari, che torni a casa ben costruita e alla terra dei padri, tardi e
male vi giunga, dopo aver perduto i compagni, sopra una nave non sua e in casa trovi sventure”.
Così diceva pregando e lo udì Poseidone.
Libro X(10)
CIRCE, L’INCANTATRICE
Fuggiti dalla terra dei Ciclopi, l’eroe e i compagni giungono all’isola di Eolo, dio dei venti, il quale prima di
ripartire Eolo dà un otre cin cui ha racchiuso tutti i venti pericolosi per la vegetazione: l’eroe si
addormenta e i compagni aprono l’oltre perché credono che ci siano delle immense ricchezze che
Odisseo vuole portare con sé ad Itaca, provocando così un uragano così la flotta è travolta nuovamente
da una tempesta proprio quando vedono Itaca. Cos’ la nave giunse sulle sponde dei Lestrigoni
(popolazioni cannibali) giganti antropofagi che distruggono e divorano gli equipaggi e solo la nave di
Odisseo riesce a fuggire. La tappa successiva è sull’isola di Eea un’isola misteriosa dove Odisseo ritiene
necessaria una perlustrazione. Così un gruppo di 22 uomini, sotto il comando di Euriloco è destinato
dalla sorte per procedere alla ricerca di informazioni mentre Odisseo resta sulla nave con gli altri
guerrieri.
(Eeafigliadi Elio,diodel sole;Zefirorende tranquillala navigazione poiché tutti gli altri ventisonochiusi;
isolaverdeggiante convegetazioneprolifera;compagni imprudentie ingenui).
Eurilocoe gli altri uomini trovaronoinun vallone lacasadi Circe,fatta di pietre lisce inposizione scoperta.
Ed intornoc’eranodei lupi e dei leoni montani che lei stregòdandolorodei veleni malefici.Edessi non
attaccarono gli uomini bensìconle code dritte si alzaronoad accarezzarli (qui lorosonostati imprudenti
perché dovevavenire loroundubbioosospettare qualcosamanonfu così).SIMILITUDINE: come i cani
intronoal padrone si sfreganoperché portacon sé sempre qualche bocconcino;così intornoa loro i lupi e
leoni si sfregavano.Si fermarononell’atriodelladeaCirce che sentivanocantare conbellavoce,tessendo
una telagrande e immortale,come sonoi lavori delle dee,sottili,splendenti e graziosi.Fraloroparlò
EuriclocoINTERVENTODI ODISSEO NEL BRANO:che era perme il piùcaro dei miei compagni e il più
accorto: “compagni,qui dentroc’è una donnao una dea(uomoporsi sempre il dubbio –come Odisseocon
Nausicaa) che tesse unagran telae che canta con voce soave e tuttoil paese ne riccheggia. EdEuriloco
diede l’ordine di chiamare chiunque essasiache haquestavoce.Lei esce subitodalle porte e li faentrare
(dimenticandosidel lorocompito)e tutti scioccamente le andaronodietrotranne Eurilocoche temeva
fosse uninganno(polymetis).Ellali condusseasedersi e offre lorounbanchettoconleccornie ma
miscelatoall’internoi farmaci velenosi e ainfatti appenabevverosi trasformaronoinmaiali e lei li misenei
porcili.Fisicamente eramaiali mamentalmente no ->METAMORFOSI FISICA MA NON MENTALE. Ed ellagli
dà il mangiare dei maiali (bacche rosse).
Eurilocovedendotuttociòtornaallanave e riferisce l’accadutopregandoOdisseodi scioglierele velee
fuggire.Ma Odisseosiccome capodegli uomini intenderecuperarli e cosìavanzada soloversola casa di
Circe.Persua fortunail dioErmes (inquestocaso nonbasta la sua saggezzabensìha bisognodi unaiuto
divino) interviene,dandogli unerbabeneficaprecise istruzioni perproteggerlodagli incantesimi della
maga: ingerire l’antidoto,il quale contrasti lamagiadellamaga,e nel momento incui ladeasta per
compiere il gestoconlabacchetta dovràaggredirlacosì che si calmerà).Ermesdopoavergli portato
l’antidotose ne tronòall’Olimpoe Odisseoinvece si dirigevaversolacasadi Circe.Si fermòdavanti alla
porta è gridò e la dealo sentìe lofece accomodare incasa. Lo fece sedere suuntrono di borchie d’argento
e poi preparòil miscuglioperlui perché lui lobevesse.Maappenaglielo hadato(COMMENTO-> e non
potè farmi incantesimo) conlabacchettacolpendomidiceva:vaoranel porcile e stenditi congli altri
compagni (COMPORTAMENTOUGUALE AGLI ALTRICOMPAGNI) e poi eseguìil consigliodi Ermesovvero
sguainòlaspada e balzai come decisoad ucciderla.Lei gridòe mi afferròle ginocchiae singhiozzando
diceva:“chi sei e da dove provieni, latuacittà i tuoi genitori?Sonostupidadel fattoche hai bevutoil veleno
ma non ti ha fatto effetto.Nessunaltrounuomosopportòil velenoappenaingerito.Maforse nel cuore hai
mente refrattariaagli incanti oppure sei Odisseoche dovevavenir,come mi predicavasempre Ermes.La
dealo invitaagiacere nel suolettoe possiamofidarci avicenda”.E Odisseodisse:“circe,come puoi
chiedermi di essertiamico,tuche hai trasformatoi miei compagni inporci e ora mi inviti agiacere nel
talamoper farmi poi nudo,vile (senza kleos) e impotente (senzaarmi)?Verrònel tuolettosolose farai
giuramentosolenne (COMEAVEVA CHIESTOA CALIPSO).
Circe pronunciail giuramentoe così ladea gli offre bevande e ciboperò Odisseononriesce agozzovigliare
senzapensare ai suoi compagni poiché nonsase stannobene e vuole vederli coni suoi occhi.
Circe si accorse che inOdisseoc’eraqualcosache nonandava così si avvicinòe disse:”perché Odisseosiedi
come un muto(MAI PAAGONATOODISSEOA UN MUTO) siccome nontocchi ciboe bevande.Forse sospetti
un altroinganno?Ma non devi temere di questopoichéhogiàfattoil giuramento.Eio risposi: circe quale
uomopurché abbai il sensodi giustiziariuscirebbe adempirsi di vinoe ciboprimache i compagni non siano
liberati e primache li abbiavisti coni miei occhi?Se davverovuoi che iobevvae mangi liberali che ioli veda
con i miei occhi.Cosìdisse e Circe uscì dallasala tenendolavergainmanoaprì le porte del porcile e li
spinse fuori come dei maiali di 9stagioni.Cosìli ungevaunoa d’unocon un altrofarmaco. E così i maiali
ritornaronouomini ma noncome primabensìpiùgiovani,piùgrandi e piùbelli avedersi (METAMORFOSI:
piùabili,piùmaturi capaci di affrontare megliole prove dellavita).Tutti loriconobberoe si strinserola
mano e a tutti venne distintopiangere.
NEL MOMENTO DELLA PARTENZA ODISSECOMPIE UN VIAGGIONELL’OLTRETOMBA DOVEINCONTRA
L’INDOVINOTIRESIA aTebe -> che gli dirà come comportarsi nelle tappe successive.
Libro XI(11)
L’INCONTRO CON I MORTI: ANTICLEA, AGAMENNONE, ACHILLE
La maga Circe, nel congedarlo, lo ha sollecitato a interrogare l’indovino Tiresia in merito al proprio
futuro. L’eroe perciò compie i riti stabiliti e una folla di morti gli si avvicina. Tutti vorrebbero accostarsi al
sangue degli animali sacrificati e saziarsene, per poter acquisire coscienzae la parola, ma Odisseo,
seguendole indicazioni di Circe,li tiene a distanza, finché non sopraggiunge Tiresia. Bevuto il sangue
votivo, questi rivela all’eroe che l’ira di Poseidone è implacabile, ma che egli otterrà comunque il ritorno
se eviterà si suscitare la vendetta del Sole,le cui vacche sacre, sull’isola di Tinacria, non devono essere
uccise.A Itaca ci saranno poi nuovi dolori per colpa di uomini violenti che Odisseo saprà punire. L’ira di
Poseidone cesserà infine dopo un ultimo viaggio, nel quale Odisseo dovrà spingersi fino alla terra di
uomini che non conoscono il mare. Compiuto qui un sacrificio, potrà tornare a casa senzapiù temere
nulla. Dopo Tiresia, Odisseo incontra la madre Anticlea a cui le rivolge delle domande.
(Odisseo) ma ora dimmi una cosa e parlami sinceramente.Quale doloroso destino di morte di ha colto?
Una lunga malattia o Artemide arciera con le sue dolci frecce ti ha ucciso? E di mio padre dimmi e del
figlio che ho lasciato laggiù: il mio potere lo hanno ancora essi o qualcun altro lo detiene e pensano che
io non faccia più ritorno? E della mia sposa rivelami il volere e il pensiero: rimane con il figlio e custodisce
tutto come prima o è già moglie del più nobile fra gli Achei?
Poi rispose la madre: con cuore paziente Penelope resta nella tua casa. Scorrono giorni dolorosi.
Nessuno ha il tuo potere regale:Telemacoamministra le terre e ai pranzi comuni partecipa come
conviene a chi esercitala giustizia infatti tutti lo invitano. Tuo padre Laerte rimane nei campi e non
scende in città. Di inverno dorme dove stanno gli schiavi quando invece c’è l’estate e l’autunno dorme
nella sua vigna sul colle dove ci sono le foglie cadute. E io sono morta così: non mia ha ucciso nella mia
casa Artemide e non mi ha colpito nessuno dei mali che ti privano della vita. La NOSTALGIA di te, della
tua saggezza,della tua gentilezzami ha tolto la vita -> CLIMAX
Disse così e lui voleva abbracciarla. Tra volte mi protesi in avanti ad abbracciarla e tre volte mi sfuggì
dalle mani inconsistente come un’ombra o un sogno. E Odisseo gli disse: madre mia perché mi sfuggi? Io
voglio abbracciarti affinché anche nell’Ade possiamo saziarci di dolore o pianto. O è solo un fantasma
che mi ha mandato Persefone (la dea degli Inferi,figlia di Zeuse Demetra,era stata rapida da Ade ed era
divenuta sua sposa, trascorreva 6 mesi agli Inferi e 6 mesi sulla terra, il suo ritorno annunciava l’inizio
della primavera) in modo da farmi piangere di più.
E rispose la madre: o figlio mio, infelice fra tutti i mortali, non è un inganno di Persefone,questa è la
sorte degli uomini quando si perde la vita: la carne e le ossa vanno via per la violenza del fuoco (la
cremazione qui è considerata la norma, mentre spesso i morti ricevevano una sepoltura nella terra) le
annienta e l’anima se ne vola via come un sogno. Ma tu torna presto alla luce:e tutto questo rcorda per
dirlo alla tua sposa.
Dopo la scomparsa della sua ombra si avvicina una schiera di donne:Odisseo le lascia accostare al
sangue e ne ascolta le storie. È il cosiddetto catalogo delle eroine. Poi appare Agamennone.
(Agamennone) figlio di Laerte non fu Poseidone a travolgermi suscitando una tempesta né sulla terra mi
ha ucciso gente nemica:Egisto insieme alla mia sposa malvagia, dopo avermi invitato a casa come si
uccide un toro alla mangiatoia. Eintorno a me cadevano uno dopo l’altro i compagni come vengono
uccisi dei porci dalle bianche zanne per un banchetto, in casa di un signore ricco e potente. Alla strage
di molti guerrieri eri presente,uccisi in duello o nella battaglia ma avresti pianto molto di più vedendo
questa strage, noi che giacevamo nella sala, intorno alla coppa del vino (vaso per mescolare l’acqua e il
vino) e tutto il pavimento fumava di sangue (immagine cruda per rappresentare la violenza -> pregno
del sangue appena versato). Udii il grido di Cassandra, figlia di Priamo (portata in Grecia da
Agamennone come bottino di guerra), che sul mio corpo la perfida Clitennestra uccideva.E io, trafitto
dalla spada, morendo, colpivo a terra con le mie mani ma quella cagna (kyon -> mancanza di pudore) si
allontanò e mentre moriva non volle chiudermi gli occhie la bocca (Clitennestra rifiuta allo sposo anche
l’estremo dei servizio, ovvero chiudere gli occhi e la bocca che di solito era buon costume fare). Nulla c’è
di più odioso di una donna che nella mente concepisce tali inganni. E io pensavo che sarei tornato a casa
per la gioia dei figli, dei servi. Ma lei, che conobbe la perfidia più grande di vergogna ha coperto se
stessa e tutte le donne che verranno dopo anche se oneste.
E Odisseo risponde: tremendamente Zeus,ha odiato la stirpe di Atreo, perseguitandola con trame di
donne, fin dal principio. (Odisseo cerca di descrivere il giudizio sulle donne formulato da Agamennone,
legandolo alla vendetta divina sulla casa di Atreo. Atreo, figlio di Pelope e Ippodamia, nutrì un odio
sfrenato verso il fratello Tieste e si macchiò di orrendi delitti, attirando maledizioni su di sé e sui propri
figli, Agamennone e Menelao). A causa di Elena morti in tanti. E a te ordì quest’inganno Clitennestra
mentre eri lontano (Elena, sposa di Menelao,fuggita da Troia con Paride, figlio di Priamo, per opera di
Afrodite. La spedizione grecacontro Troia, capeggiata da Menelao e Agamennone,impresa che costò
tante vite e tanti dolori, aveva appunto lo scopo di recuperare la donna e vendicare l’affronto).
E Agamennone risponde: e dunque anche tu non essere buono con la tua sposa, non confidarle tutto
quello che sai, dille una cosa, nascondine un’altra. Ma a te Odisseo, non darà la morte la sposa poiché
molto accorta, pensieri assennati ha la figlia di Icario, Penelope.Era giovane quando noi la lasciammo,
partendo per la guerra che aveva al petto un bambino che ora siede fra gli uomini. Il padre lo vedrà al
suo ritorno in patria e lui potrà abbracciare suo padre. Ma la mia sposa non ha lasciato che mi saziassi gli
occhi guardando mio figlio, mi ha uccisoprima di poterlo vedere. Ti voglio dire un’altra cosa e tienilo ben
a mente: la nave, falla approdare alla tua terra di nascosto poiché delle donne non bisogna fidarsi
(discordo ad anello: deve seguire il suo consiglio).
Agamennone vorrebbe delle notizie su suo figlio Oreste ma Odisseo gli risponde che non sa nulla –per
Odisseo è meglio non parlare di ciò che non si sa , anche se vorrebbe rassicurarlo-). Poi vede Achille
(questo Achille è diverso dall’Achille dell’Iliade poiché l’Achille dell’Iliade pensa che sia meglio avere una
vite breve e gloriosa ed avere gloria morendo in battaglia mentre l’Achille dell’Odissea è maturato, di
mentalità –Omero Iloiade giovinezzae Odissea in vecchiaia)
Achille dice: Odisseo cosa ti porta qui e edè stupito del fatto che nessun uomo vivo può scendere
nell’ade e quindi questa impresa è magnifica, piena di gloria.
E Odisseo ripose: sono venuto qui per Tiresia (dell’indovino cieco che ha incontrato prima della madre.
Nell’Ade solo lui possiede una mente solida, ossia coscienza,memoria e dono profetico) perché mi
consigli come giungere ad Itaca poiché non ha ancora toccato la sua terra e soffro sempre per questo. E
Achille, nessuno più felice,sia quando eri vivo che adesso che sei mortotu hai un grande potere tra i
morti: non dolerti per essere morto.
Achille ripose: preferirebbe essere schiavo di un poveraccio piuttosto che signore dei morti. Madimmi di
mio figlio (Pirro Neottolemo, figlio di Achille e Deidamia) se è il più valoroso in battaglia. Dimmi se hai
notizie di Peleo (il padre) se è ancora ha l’onore tra Mirmidoni (popolo della Tessaglia. Secondoil mito,
Zeustrasformò delle formiche in uomini ed Eaco,antenato di Achille lì chiamò Mirmidoni) o se invece lo
disprezzano nell’Ellade e a Ftia perché la vecchiaia lo rende impotente, come una catena che paralizza
mani e piedi.
Odisseo dice che non ha informazioni su Peleo ma gli dice che Pirro si è distinto per coraggio e abilità di
parola e bellezza. Ecosì Achille si allontana rallegrato dalle notizie sulla gloria del figlio.
Odisseo incontra anche Aiace il quale sfida Ettore dotato di particolare forza fisica discussione per la
spartizione delle armi di Achille -> si uccide svilito per la sua gloria poiché le assegnano ad Odisseo.
Libro XII(12)
INCANTATRICI E MOSTRI: LE SIRENE, SCILLA E CARIDDI
Dopo gli incontri nel regno die morti, Odisseo torna all’isola di Circe e riceve dalla maga cibo ma
soprattutto indicazioni per superare delle nuove prove: la navigazione lungo la rupe delle sirene e il
passaggio tra Scilla e Cariddi. Seconde Circe,solo Odisseo, purché legato saldamente all’albero della
nave, può ascoltare il meraviglioso canto delle sirene, i compagni, invece,devono turarsi le orecchie con
la cera,perché la voce delle Sirene li farebbe precipitare nell’oblio e nella morte. L’ostacolo successivoè
costituito da 2 mostri, Scilla e Cariddi, che non lasciano scampo a chi osa attraversare il loro stretto.
La nave raggiunse lo stretto delle sirene, che la spingeva il vento.
Ad un tratto il vento cessò e ci fu bonaccia poiché mare calmo, piatto. Così si alzarono i compagni
raccolsero la vela e la posero in fondo alla neve,quindi ai rematori seduti, remavano con i remi (fatti di
abete -> metonimia) ma io tagliavo a pezzettiuna gran ruota d cera col bronzo, li schiacciavo tra le mani.
La cerasi immorbidiva in fretta che la premeva gran forza il sole, del sire Iperione (dio Sole ->
impersonificazione del dio), così otturò le orecchie ai suoi compagni. Poi mi legarono le mani e piedi
nella scarpa dell’albero con delle corde. Quando fummo alla distanza da cui si può sentire un grido le
Sirene si accorsero del passaggio della nave,per quanto questa cercasse di procedere velocemente:e
intonarono un meraviglioso canto (per quanto loro erano brutte).
Vieni Odisseo, ferma la nave, e ascolta la nostra voce.Nessuno si allontana da qui senza sentire la nostra
voce e canto che trasmette conoscenze (leva sulla sua indole -> sete di conoscenza).Sanno tutto (quasi
muse o aedi) quando Greci e Troiani ripartirono dalla terra di Troia, sappiamo cosa avviene sulla terra.
Dicevano così e il mio cuore voleva sentire e imponevo ai compagni di sciogliermi accennando con le
sopracciglia (non può parlare) ma essi remavano con tutte le loro forze. E si alzarono Perimede ed
Euriloco (spedizione maga Circe) e lo strinsero ancora di più. Quando sorpassammo e non si sentivano
più la voce delle sirene ne il canto i compagni si tolsero la cera e mii sciolsero dalle corde. Appena
lasciata l’isola sentii onde e frastuono provocati da Cariddi, figlio di Poseidone e Gea, che inghiotte e
risputa l’acqua tre volte al giorno con violenza tale da far naufragare le navi al loro passaggio. Ai
compagni caddero i remi per lo spavento e le estremità urtano le une contro le altre dentro l’acqua. E
così Odisseo li incoraggia ad andare aventi senza fermarsi e fuggire terrorizzati. Poi dice che loro ne
hanno passate già tante di avventure e questo non è lo spavento maggiore di quanto invece fece il
Ciclope nella caverna: eppure anche da lì grazie all’astuzia, prudenza e valore di Odisseo riuscirono a
fuggire. E adesso attua il consiglio che gli ha detti Circe: battere i remi il più veloce possibile per andare
avanti. E poi dice al pilota poiché guidi la nave evita il vortice e bada allo scoglio. E subito ubbidirono. Ma
lui non disse di Scilla (mente a fin di bene) purché loro non lasciassero i remi per continuare ad andare
avanti (solo Odisseo sa che c’è Scilla -> mostro che compare all’improvviso: è costretto a passare di
fianco a questo mostro con 6 teste di cane. Secondo la leggenda, Scilla era in origine una bellissima
ninfa, di cui si innamorò del dio Glauco. Ella chiese a Circe un filtro d’amore ma la maga respinta in
precedenza dallo stesso Glauco, la trasformò per la gelosia in un mostro marino. Scilla allora si nascose
in una grotta da cui usciva per assalire i naviganti).

ODISSEA.docx

  • 1.
    libroI IL PROEMIO (anticipazionedell’argomento) Nel proemio, secondo la consuetudine, il poeta invocala Musa, la divinità che ha il potere di ispirare il canto e indica gli argomenti che intende affrontare. Protagonista assoluto è l’uomo, l’eroe da cui l’opera trae il titolo, Odisseo, del quale sono anticipate alcune caratteristiche salienti. Vengono inoltre enunciati i temi centrali del poema: il viaggio e la vendetta. IL BRANO INIZIAIN MEDIAS RES (nel bel mezzodei fatti). LA PRIMA PAROLAè LA PROTASIDELL’ARGOMENTO:l’uomo. L’uomo riccod’astuzie (polytropos conmultiforme) Dal 1 al 5 verso sono descritti i valori dell’esistenza umana, le sofferenze umane, l’importanza della conoscenza. Verso 6 APOSTROFE. Quando c’è il verbo filare è riferito alle Parche. Tutti gli dèi ne avevanpietà; tutti tranne Poseidone perché Odisseo ha accecatosuo figlio Polifemo. RIASSUNTO La narrazione inizia dal momento in cui Odisseo, perduti tutti i compagni per l’ira del Sole, si trova sull’isola di Ogigia, trattenuto dalla ninfa Calipso, che è innamorata di lui e vorrebbefarne il suo sposo. Gli dèi tuttavia, impietositi dallo struggimento con cuil’eroe pensa alla patria lontana, Itaca, e alla sua sposa, considerano giunto il momento di consentire il ritorno. Un dio soltanto non vuole ed è Poseidone cui Odisseo ha accecatoil figlio Polifemo. Il narratore invita dunque la Musa a raccontare qualcosa di queste avventure: l’aedo, il cantore, è un semplice tramite della divinità e può iniziare da un punto qualsiasi della narrazione, collegandosi tanto al passato quanto al futuro del personaggio. Le vicende precedenti, che aranno poi recuperate conun flashback, sono accennate rapidamente: la vittoria greca su Troia, di cui Odisseo fuil principale stratega con l’inganno del cavallodi legno; gli incontri con i popoli e città differenti; i dolori subiti nel lungo viaggio e tra questi anche la perdita dei compagni. Lui è l’unico tra i Greci a non essere rientrato in patria da Troia, mentre gli altri hanno già veduto compiersi la propria sorte, o con la morte o conun ritorno felice. Il proemio, infine, presenta una prolessi, ossia un’anticipazione di quanto accadrà al protagonista: riuscirà a raggiungere la patria, ma qui lo attenderanno nuove prove. @letycreation.plus(insta) @letycreationplus(Youtube)
  • 2.
    libroI ATENA E TELEMACO Sonopassati molti anni dalla partenza di Odisseo e a Itaca la moglie Penelope e il figlio Telemaco attendono ancora il ritorno dell’eroe; da troppo tempo, tuttavia, non giungono notizie ed essi faticano a conservare la speranza. La situazione è aggravata dal fattoche nella reggia spadroneggiano numerosi pretendenti, i Proci,che sperperano le ricchezzedi Odisseo, nell’attesa che la regina scelga tra loro un nuovosposo. Il giovane Telemaco, cresciuto senza conoscere il padre, prova fastidio per il loro atteggiamento, ma non osa opporsi apertamente. La dea Atena, assunto l’aspetto di Mento, antico ospite di famiglia (VINCOLIDIOSPITALITÀ),giunge alla reggia ed è accolta da Telemaco, che a lei confida il proprio sdegno per la prepotenza dei Proci,ma anche lo sconfortoper la mancanza di notizie del padre, che crede ormai morto. Atena, allora, esorta il giovane ad assumersi le proprie responsabilità e ad agire da uomo. Atena da questi consigli: 1. Radunare l’assemblea dei nobili Tacesi sotto testimonianza degli dei 2. Cacciare proci 3. Spronare la madre al palazzo di suo padre e lascia che si prepari per le nuove nozze 4. Preparare una nave per partire e cercare notizie del padre 5. Andare a Pilo e rivolgiti a Nestore e poi a Sparta da Menelao per chiedere se hanno notizie -> l’ultimo ad essere rientrato in patria quindi ha notizie fresche Alla fine del discorso gli dice che non è più un bambino. Non sai quale fama si è conquistata fra gli uomini il divino Oreste (figlio di Agamennone-per difendere il potere e l’onore del padre-, che vendicò l’assassinio del padre uccidendola madre e l’amante Egisto). Anche tu grande come sei e bello mostrati audace (capace di osare) affinchépossano parlare bene i tuoi discendenti. Tu segui i miei consigli e di tutto prenditi cura. Allora disse Telemaco: dice al suo ospite che gli parla come se fosse un padre con suo figlio e che non dimenticherà mai le sue parole e gli dice di rimanere ancora e che prima chetu ritorni alla nave prenda un dono bellissimo com’è uso fra gli ospiti che si amano così che tu possa ricordati di me (vincolodi ospitalitàil dono viene sempre rinnovato). A lui rispose la dea dagli occhiazzurri (ATENA) NONHA ANCORA CAPITOCHE è ATENA: non trattenermi ho fretta di partire. Il dono che mi vuoidare me lo darai al ritorno; e scegli un dono bellissimo ne avrai in cambio una in cambio uno bello altrettanto (PROMESSAVANA DONOPiù GRANDE CHE LA DEAPuò DARGLI è SOLO LA SUA PROTEZIONE). Disse così e la dea se ne andò, sparì velocecome un uccello. Ma nel cuoregli infuse forza e audacia e il ricordo del padre fu per lui più vivodi prima pensando fra di sé egli ha capito nel suo cuore che si trattava DI UN LUME (LUIQUICAPISCE CHE IN REALTà LA DEA SI è TRASFORMATA IN MENTO). Si accostòsubito ai Proci.In mezzo a loro cantava l’aedo famoso (FEMIO,cantore fedele a Odisseo), ed essi sedevano e ascoltavano in silenzio. Cantava il ritorno dei Danai, il triste ritorno (vicissitudini dolorose degli eroi greci di ritorno da Troia) da Troia che a loro inflisse Atena. Dalle sue stanze (dal gineceo, la parte riservata alle donne) udì quel canto divino la figlia di Icario,la saggia Penelope. Discese la lunga scala con due ancelle (la donna non esce mai da sola sennò oltraggio). Quando
  • 3.
    giunse fra iProci,la donna si fermò accanto a un pilastro e si scoprì con il velo luminoso, le guance. E il divino cantore ella disse piangendo: Femio, molti altri canti conosci,che affascinano gli uomini: imprese di dei, gesta di eroi (COME SE OMEROSTESSE PARLANDODI Sé), quelle che celebrano tutti gli aedi. Canta a loro una di queste ed essi bevano il vino in silenzio.ma interrompi questo tristissimo canto che mi strazia il cuore. Un dolore tremendo che non riesco a sopportare, che un grande uomo rimpiango e senza tregua ricordo, un eroe la cui fama di gloria riempie l’intera Ellade e giunge al cuore di Argo. E Telemaco le disse: perché vuoi che l’aedo fermi il canto che gli detta il cuore? Non hanno colpa gli aedi, è Zeus che agli uomini distribuisce le sorti, come vuole a ciascuno (STESSA CONSAPEVOLEZZADI ACHILLE).Non bisogna adirarsi conlui se canta il crudele destino dei Danai (Greci):gli uomini amano di più questo cantoperché al loro orecchiosuona più nuovo (notizie nuove) fa che il tuo cuore e l’animo abbiano la forzafi ascoltare. Non solo Odisseo ha perduto a Troia il giorno del suo ritorno, ma molti altri eroi hanno perduto la vita. Torna ora nelle tue stanze, bada alle tue cose–tessere-(QUI TELEMACOIMPARTISCE PERLA PRIMA VOLTAORDINIALLA MADRE) e ordina anche alle ancelle di pensare al lavoro.Agli uomini sono riservati i discorsi, a tutti, ma a me soprattutto che in questa casa regno e comando (LE DONNE NO CANTO AFFARI DI UOMINI).(PRIMAVOLTACHE AFFERMA DI ESSERE IL PADRONE DICASA). Tornò alle sue stanze, la donna stupita, conservando nel cuore le saggie parole del figlio. E quando insieme alle ancelle , furisalita, piangeva l’amato sposo Odisseo, fino a che Atena non le posò sulle palpebre il sono dolcissimo. CARATTERISTICHEODISSEO:  Polytropos:multiforme  Polytlas::sopportatomolte pene  Polymechanos:capace di escogitare molti espedienti  Polymetis:astuto
  • 4.
    libroV(5) ODISSEO E CALIPSO Dopoi libri dedicati a Telemaco, il racconto riprende dalla situazione presentata nel proemio: Odisseo si trovaormai da molti anni sulla remota isola di Ogigia, trattenuto dalla ninfa Calipso che lo ama e lo vorrebbe tenere per se. Atena chiede a Zeus di intervenire e di fare in modo che l’eroe possa ripartire. Approfittando della momentanea assenza di Poseidone, che è il principale oppositore al ritorno di Odisseo, Zeus invia Ermes affinchéannunci a Calipso la volontà divina e la induca a lasciar andare l’eroe. L’araldo, dopo un lungo viaggio, giunge all’isola ed è affascinatodalla natura lussureggiante che circonda la grotta della ninfa. Calipso lo accoglie con stupore e ironia, perché intuisce che il dio ha qualcosa da chiederle dato che una sua visita è assai rara. Gli offrequindi nettare e ambrosia e viene a sapere ciò che Zeus le ordina: ella deve permettere al suo ospite mortale di ripartire perché è destino che egli riveda la sua terra e la sua casa. A tali parole Calipso risponde amareggiata. Così parlava (il soggetto è Ermes –Mercurio-. Il dio è solitamente rappresentato con i calzari alati – TALARI-il copricapolargo e piatto-PETASO-e la verga d’oro –CADUCEO-cheè in grado di addormentare i mortali e condurli agli Inferi (perciò e anche detto PSICOPOMPOovvero “accompagnatore delle anime”) oppure di ridestarli. Oltre ad essere l’accompagnatore degli dèi, scelto da Zeus per la sua astuzia, Ermes è anche protettore dei mercanti e dei ladri) e la dea Calipso rabbrividì e disse a lui: voidèi siete tutti invidiosi delle dee che possono giacere coni morti. . così quando l’Aurora (Eos , si innamorò di Orione, un selvaggio cacciatore.Costui cercòdi sedurre anche Artemide, dea della caccia,che lo uccise,trasformandolo in una costellazione, visibile solo durante i mesi invernali. Secondo un’altra versione del mito, Artemie trafisse Orione perché non approvava che Eos avesse un amante mortale) scelse come marito Orione voi vi siete arrabbiati finchè Ortigia (Isoladi Delo) Artemide lo uccise.Così quando Iasìone (cacciatoredi Creta, amato da Demetra, sorella di Zeus e dea dei raccolti. Dall’ultimo figlio nacque Pluto, la Ricchezza,ma Zeus colpì il giovane conun fulmine e lo uccise)Demetra si mise conlui e di letto in un maggese terziato (aratro tre volte).Così come vistate arrabbiando ora che mi stia accantoun mortale. Ma io lo salvai perché era solo, aggrappato alla parte inferiore della nave (chiglia). Mentre tutti gli altri compagni perirono. E io lo accolsi,lo nutrii e gli ho promesso l’immortalità. Ma il volere di Zeus mi obbliga e mi ordina a fare questo (benché lei sia una dea deve rispettare il volere di Zeus sennò si macchia di hyubris):non potrò aiutarlo molto poiché non ho navi, nono ho compagni. (l’isola di Ogigia è nascosta, pochi possono accedervi).Ma lo rassicurerò del fattoche gli dèi vogliono il suo ritorno in patria. Quindi il messaggero Argheifonte (Ermes-coluiche appare veloceo uccisione di Argo-) gli rispose: rimandalo, e abbi paura dell’ira di Zeus, che in futuro non debba segnarsi con te (macchia di hubris).E se ne andò. La ninfa, va in cercadi Odisseo dopo che udì il messaggio di Ermes. Sul promontorio, seduto, lo vide: stava piangendo e consumava la vita sospirando il ritorno perché la ninfa non gli piaceva più (un tempo gli piacevae perché ha nostalgia della patria). Certo, la notte dormiva nella grotta oscura, mal volentieri vicinoa lei (che invece voleva):ma il giorno, sedeva sopra le roccee la riva, con le lacrime e pene il cuore straziati al mare mai stanco guardava (per lui il mare non è un ostacolobensì una speranza di libertà). Calipso raggiunge Odisseo sulla riva e gli comunica che può partire, ma che deve provvedere da sola alla costruzionedella zattera. Ella promette cibo, bevande e le vesti necessarie; offreinoltre l’aiuto di un ventofavorevolealla navigazione. Odisseo, indifferente non crede alle buone intenzioni manifestate e pretende giuramento che garantisca l’assenza di inganni. La ninfa sorride dell’astuzia proverbiale
  • 5.
    dell’uomo e giurasolennemente di non ostacolarlo. Tornati alla grotta, i due consumano cibi deliziosi e Calipso tenta un’ultima voltadi convincerel’eroe a restare con lei. Calipso dice ad Odisseo accorto(polymètis):dunquehai intenzione di partire subito? ebbene chetu sia felice. Ma se sapessi quante pene dovrai ancora subire, prima di giungere in patria mnetre se rimani qui con me, saresti immortale benché sei molto desideroso di rivedere Penelope. Eppure io di lei sono migliore quanto a corpoe aspetto perché non può essere che le mortali gareggino con me. Odisseo risponde: o dea, non irarti per questo: so anche io che a tuo confrontoconPenelope per aspetto e bellezza non valniente a vederla, d’altra parte lei è mortale e quindi invecchia mentre tu non invecchi.Ma nonostante ciò io desidero tornare a casa, in patria (NOSTOS:dolore per il viaggio di ritorno). Se ancora qualcuno dei lumi vorrà tormentarmi quando sarò in viaggio, sopporterò, perché nel petto ho un cuore abituato alle pene. Ho soffertomolto, ho corsomolti pericoli frale onde (10 anni) e per la guerra (10 anni): e dopo quelli venga anche questo. CARATTERISTICHEERMES:  calzari alati->talari  copricapo-> petaso  vergad’oro -> caduceo
  • 6.
    LibroVI(6) ODISSEO E NAUSICAA Lasciatal’isola di Calipso, Odisseo naviga su una robusta zattera per diversi giorni, ma quando giunge in vista di una nuova terra, è spinto al largo dalla tempesta che Poseidone scatena contro di lui ed è travoltodalle onde. L’eroe, sentendosi perduto, invidia la sorte dei compagni caduti gloriosamente in guerra, ma la ninfa Ino, impietosita, gli offreun velodivino che lo sostiene nella burrasca e gli permette, dopo molte fatiche,di approdare alla spiaggia presso la focedi un fiume. Qui, nudo e provato dalla dura esperienza, Odisseo si addormenta tra i cespugli. Nella terra in cui è giunto abitano i Feaci, popolo fiorente e pacifico,su cui regna Alcinoo con la moglie Arete. La dea Atena, per procurare una buona accoglienzaal suo protetto, suggerisce in sogno alla figlia del re, Nausicaa, di andare con le ancelle al fiume per lavare le vesti, compitoadatto a una giovinetta quasi in età da marito. Ottenuto il consenso del padre, Nausicaa si reca al fiume e, dopo aver compiuto i lavori prestabiliti, insieme con le ancelle si dedica ad attività piacevoli (il bagno, il pasto, il canto, il gioco).A questo punto Atena crea un’occasione perché avvenga l’incontro con Odisseo. ma quando stava per tornare casa Atena volle che Odisseo si svegliasse e vedesse Nausicaa e che lei lo guidasse dai Feaci. La palla scagliata da un’ancella andò nel mare. E tutte gridarono e Odisseo si svegliò e seduto pensava: quali uomini ci sono adesso sulla questa terra? Forse violenti, selvaggi, senza giustizia (Polifemo) oppure ospitali però mi è giunto un grido femmineo ma sono ninfe divine o umani (mortali), dunque andrò io a vedere e sapere. Disse così e sbucò dai cespugli e quando uscì si mise un foltoramo per coprire le sue membra (provavavergogna per la sua nudità). SIMILITUDINE:esi mosse comeun leone. Così Odisseo tra le fanciulle stava per mescolarsi nudo: perché aveva bisogno. Apparve pauroso alle ancelle, ricoperto di salsedine, fuggono di qua e di la per le lingue di spiaggia. Restò sola perché non ha timore. Dritta stette aspettandolo: e in dubbio odisseo sul da farsi, non sa se prenderle le ginocchia e pregarla o con le aprole di miele, da lontano pregarla perché gli dicesse il nome della cittàe che gli desse una veste. E pensando gli perve che la cosa miglire pregar da lontano, con parole di miele purchè non si sdegnasse quando lui la toccava. E Odisseo dice a Nausicaa: io mi inchino, signora: sei dea o sei mortale? (quando un eroe vede una creatura meravigliosa si domandano). Se tu sei una dea sembri Artemide per bellezza e grandezza. Ma se tu sei una donna mortale, di quelli che vivonoin terra sono tre volte beati i tuoi genitori e i tuoi fratelli: perché sempre il loro cuore i intenerisce di gioia quando tu danzi e balli. Ma beatissimo in cuore, senza confronto,chisoverchiando coi doni, ti porterà a casa sua. Non ho mai vista una cosa simile, né donna né uomo: e riverenza a guardarti mi vince. A Delo (isola del Mar Egeo, presso la quale sorgeva un tempio dedicato ad Apollo. Si diceva che Apollo e Artemide fossero nati qui) presso l’altare di Apollo vidi levarsi un fustonuovo di palma: Odisseo descrive l’ammirazione di Nausicaa che ha provatodurante il festo nuovodi palma (sacra ad Apollo) per lui è una figura sacra. Ieri per pocosono sopravvissuto: fin qui l’onda mi ha spinto e le tempeste che portano via dall’isola di Ogigia e qui mi ha gettato (INPREDAALLO SCONFORTO) così che io soffra ancora: non credo che finiranno gli affanni, ma molti vorranno darmene gli dèi. Ma tu, signora abbi pietà( a differenzadi tutti gli altri dèi): dopo molte sofferenzea te per prima mi inchino, non
  • 7.
    conoscononessuno di questaterra. Dimmi il nome della città e dammi una veste da mettermi addosso (VERGOGNAPERNUDITÀ),se per caso hai un veste da avvolgerei panni mentre venivi.Su tu farai questo per me io ti auguro un marito, che ti diano casa, la concordia, niente è più bello e prezioso di questo, quando con un’anima sola dirigono la casa l’uomo e la donna: saranno molto arrabbiati i maligni ma per gli amici è gioia e grande felicità. Nausicaa rispose: straniero, non sembri un uomo malvagio ma Zeus divide fortuna tra gli uomini come vuole a ciascuno: a te ha dato questo e bisogna che tu lo accettie sopporti (POLYTLAS,“cheha sopportato molte pene”). Ora però, che sei giunto qui non ti mancherà ne una veste né niente, quanto è giusto che ottenga il poverettoche supplica. Ti dirò il nome della città e del popolo (RISPONDE ALLA SUA DOMANDA).I Feaci possiedono terra e città e io sono figlia del magnanimo (GRANDE ANIMO) Alcinoo, che tra i Feaci regge la forzae il potere. Così disse e gridò alle ancelle: fermateviancelle perché fuggite alla vista di un uomo? Crede chesia un nemico? Non esiste un uomo che arrivi al paese delle genti feace(la terra dei Feaci, Scheria) portando la guerra: perché noi siamo molto cari agli dèi. Viviamo lontani. Ma egli è un misero naufrago che ci è capitato e dobbiamo prendercene cura: vengono tutti da Zeus il quale protegge gli ospiti e i poveri; e un dono anche piccoloè caro. Date all’ospite da mangiare e da bere, e lavatelo nel fiume dov’è al riparo dal vento.
  • 8.
    Libro VIII(8) ODISSEO ALLACORTE DEI FEACI L’araldo amato dalla dea (Calliope) gli ha offertodue doni: la cecitàe il canto divino che permette di leggere la mente degli dèi. L’araldo sistema l’aedo su un seggio prezioso e gli pone accantola cetra. E lo aiutava a capire dov’era la cetra. Gli mise accantouna tavola pulita e gli pone un paniere (ciotolacon cibo) e una brocca da cui poter bere purché lui potesse bere quanto voleva. Poisi allestiscono le mense e i convitatisi siedono e mangiano: prima di ascoltare il canto dell’aedo bisogna essere sazi così che si ascolti solo il cantodivino. Gli aedi celebrano il viaggio di ritorno dalla guerra di Troia e anche il kleos degli eroi. Canta la lite tra Achille e Ulisse e raccontadi un episodio particolare: sul finire della guerra, tra Achille e Ulisse e Agamennone gioisce poiché prima dell’inizio della guerra avevaconsultato il santuario di Delfi, oracolodi Apollo e che quando due eroi gloriosi avrebbero litigato sarebbe giunta la fine della guerra di Troia. Cantava questo e Odisseo piangeva (CANTO PSICAGOGICO:trascinare e condurre l’anima) e con la mano destra si coprì la facciaconil manto che gli aveva dato Nausicaa. Ma quando smette di cantare smette di piangere e mangia in onore degli dei. Non appena i convitati chiedonodi rinnovare il cantodell’aedo, Odisseo piange di nuovo.Si ricoprì di nuovo con il manto ma solo Alcinoo che gli era seduto accantosi rende contodi ciò che accade. (…) -> riconoscimentomanto e Alcinoo invita a danzare Odisseo Giunse l’araldo e porgendo la cetra a Demodocolo condusse a sedere in centro. Intorno a lui c’era chi danzava (popolo che passa il tempo mangiando, bevendo, giocando). E poi inizia a cantare gli amori di Marte e Afrodite e dello sposo di Afrodite, Efesto.Così inizia a cantare l’inizio di questo amore e anche del tradimento di Afrodite nei confrontidi Efesto.e li scoprì il dio Apollo (dio che vede tutto che porta a galla tutto).E la nuova notizia porta ad Efesto (maestro artigiano che sa usare il fuoco) che senza esitare corse in cucina(laboratorio, + facile fondere e ricavarei metalli). Nel suo cuore stava penando a una trappola e così nella sua cucinacreò una rete metallica indistruttibile e invisibile persino agli occhidegli dei e la pone sul talaro e la lega al soffittoin modo che vengano intrappolati (mentre giacciono nel letto) e così egli fa finta di recarsi a Lenno dove lui ha una reggia. E Marte appena lo vide andare via subito è andato ad avvertire Afrodite e lei si trovavada Zeus, suo padre. Così dice ad Afrodite che hanno il via libera per stare insieme . e Marte gli chiese di giacere sul lette poiché Efesto si è recato dai Sinzi. E siccomequesto invito piacevaad Afrodite andarono nel letto ma appena si misero rimasero intrappolati e così si chiuse la rete e nessuno poteva scappare. E così Apollo avverte Efesto(ma Efestosperava di non aveva notizie su di essi) poiché questa è la prova che Afrodite lo tradisce conMarte e dunque si rivolge agli dei e gli dice di vedere questa scena vergognosa. Poichéio sono brutto, Afrodite lo svergogna con Marte poichéè bello e saldo ha il piede (Efestozoppo).Se egli è zoppo non è colpasua bensì dei suoi genitori che lo hanno messo al mondo. Ed Efesto continua a dire agli dei di guardarli. E sperano che egli li liberi. Egli dice che non li libererà finchè Afrodite non gli darà i doni nuziali (dea senza pudore). E arrivano gli dei: Zeus, Ermes, Apollo ma non le dee poiché si vergognano di Afrodite e arrivati davanti al talamo scoppiano a ridere. E l’un l’altro dicevano che la colpa rende l’uomo pesante. Così Efestoraggiunge il più velocedegli dei. Apollo dice a Ermes se piacerebbe essere al posto di Marte? E tu lo chiedi pure? Tutti vorrebbero essere al posto di Marte ed Efestosi arrabbia. Così gli dei ridono. Tranne Poseidone poiché il dio chiese a Efestodi liberare Mare poiché lui gli avrebbe dato ciò che voleva.Ma efesto rispose che se Marte sarebbe stato liberato egli non gli avrebbe dato niente e non sarebbe riuscito sfidarlo e Poseidone gli rispose che avrebbe pagato lui. Cos’ Efesto scelse i lacci della trappola. E i due non appena liberati fuggirono e Marte andò in Tracia
  • 9.
    (terra selvaggio ededicata a lui) mentre Afrodite a Cipro a Pafodovein suo onore ci sono le vittime sacrificali e il suo culto.PUNIZIONE peri due: i posto sono uno l’opposto della altro quindi non vedersi più. E la unsero con l’olio ce rinnova la sua immortalità. E le misero delle vesti che suscitano desiderio. Questo canto muove dolcezzanel cuore, solieva e intrattiene. PARTE 2^ Primi 4 versi costituisconosemprelastessascena –versi formulari-di quandosi presentaunaraldo, intervallatatrail mangiare e il bere. Odisseochiamal’araldoperconsegnare il pezzopiùgrossodi carne (QUIODISSEOSI RIVOLGE INDIRETTAMNTEALL’AEDO) e gli dice di salutare Demodocoperché laMusa ha insegnatoloroi canti poiché ellaamai cantori.Disse così e la porta a Demodocoche goiì nel suocuore.E si gettaronotutti a mangiare e a bere così che quandofuronosazi potevanodedicarsi solamente al cantodi Demodocoe Odisseodisse a Demodoco:Demodocoioti onoroal di sopra di tutti i mortali e che Apollo (diodellapoesiae del canto) e la Musa ti istruironobene poichétroppo bene cantòle sorti degli Achei come se qualcunote le avesse raccontate.Continuadunque araccontare lostratagemmadel cavallodi legnoche EpeofabbricòconAtena con il quale distrusseroIllio.Se pure questosaprai raccontarmi perfettamentediròatuttogli uomini che un dioti ha donatoil canto divino(poiché questostratagemmalosasololui). E così iniziòanarrare lo stratagemmadel cavallodi Troia.Ed infine disse come laCheradei Troiani giunsealoro(destino irrevocabile) e si raccontainfine anche del fattoche OdisseoaffiancòMenelaoperassaltare lacasadi Deifobo(fratellodi Ettore che Atenahaassuntole sue sembianze)e che Odisseoancoraunavoltaera stato protettodalladeaAtena.Queste cose cantaval’aedo:e Odisseosi commosse (CANTOPSICAGOGICO: trascinal’anima).
  • 10.
    Libro IX(9) NELL’ANTRO DIPOLIFEMO Odisseo, giunto al palazzo dei Feaci, è accolto con benevolenza dal re Alcinoo e dalla regina Arete, che acconsentono a fornirgli una nave per il rientro in patria, pur non sapendo ancora chi sia. Durante il banchetto ospitale, l’aedo Demodoco canta gli amori di Ares e Afrodite, ma anche episodi della guerra di Troia, ascoltando i quali Odisseo si commuove.Il re lo prega allora di spiegare la ragione delle sue lacrime e rivelare la sua identità. L’eroe rivela il suo nome e racconta di essersi allontanato dall’isola di Calipso, dopo un lungo soggiorno presso la dea. Inizia poi a narrare le vicende successive alla partenza da Troia: lo scontro con il violento popolo dei Ciconi e la pericolosa sosta presso i Lotofagi, il cui cibo, costituito da fiori dolcissimi, annulla la volontà e il desiderio di ritorno. La terza tappa del viaggio di Odisseo è in una terra molto fertile ma selvaggia, ricca di pecore e capre. Qui il protagonista decide di andare a perlustrare questa terra con 12 suoi compagni, per rifornirsi di cibo e scoprire quale popolo abiti il luogo. Odisseo porta con sé una scorta di vino. Però lo attende un’esperienzaterribile poiché la terra è abitata da giganti selvaggi con un occhio solo in mezzoalla fronte. Rapidi giungemmo all’antro ma dentro non lo trovammo, era al pascolo con le sue greggi fiorenti. Entrati, guardavamo con meraviglia ogni cosa: i graticci (vimini intrecciati) carichi di formaggio, i recinti pieni di agnelli e di capretti, separati gli uni dagli altri, i piccoli si nutrono ancora del latte delle madri e gli animali sono suddivisi in recinti a seconda dell’età. Erano piene di latte le brocche ben lavorate e i vasi e i secchinei quali mungeva.Mi pregavano allora i compagni di afferrare per prima cosa i formaggi e tornare indietro e poi, dopo aver sospinto gli agnelli e capretti dai loro recinti verso la nave,prendere di nuovo il largo sul mare. Ma io non li ascoltai –sarebbe stato assai meglio- perché volevo vedere se il mostro mi avrebbe offerto i doni ospitali. Ma quando fosse comparso non si sarebbe mostrato amabile con i compagni. Acceso il fuoco offrimmo dei sacrifici, poi prendemmo e mangiammo i formaggi e dentro lo aspettammo seduti, finché ritornò con le greggi. Portava un pesante fardello di legna secca che gli serviva per la sua cena.Lo gettò dentro la grotta con grande fracasso. In fondo all’antro noi fuggimmo. Nell’ampia grotta egli sospinse le bestie che doveva mungere.Sollevò poi un masso che chiudesse l’entrata: neanche 22solidi carri a 4 ruote non l’avrebbero smossa. Seduto mungeva.Fece rapprendere metà del bianco latte, lo raccolse e lo mise in canestri vimini, l’altra metà la versò nei vasi per la cena,per poterne bere.Poi accese il fuoco.Ci vide e ci domandò: Stranieri chi siete (xenofobia)? Da dove venite,navigando sulle rotte? Avete qualche commercio o vagate nel mare senzameta come pirati che rischiano la vita e a tutti portano rovina? (NON OSPITALE…DISOLITOVIENE CHIESTODOPO-> ACCUSA). Disse così e a noi si spezzòil cuore nel petto per la paura. E tuttavia gli dissi: “siamo Achei,di ritorno da Troia. A casa eravamo diretti ma altri cammini abbiamo seguito, per volere di Zeus.Siamo guerrieri di Agamennone (principale comandante della spedizione contro Troia), la cui fama grandissima va fino al cielo: ha distrutto la città di Troia e molti uomini ha ucciso. Alle tue ginocchia noi siamo a supplicarti che tu ci dia ospitalità oppure un dono ci offra, come si uda per gli ospiti (TIPICO ATTEGGIAMENTODELSUPPLICE).Abbi rispetto degli dei: noi siamo tuoi supplici. Stranieri e supplici Zeusli protegge. Ed egli rispose: sei sciocco straniero, o vieni da molto lontano se mi inviti a temere gli dei. DiZeus non si curano affatto i Ciclopi e neppure degli dei beati: noi siamo molto più forti (SI CREDONOSUPERIORI AGLI DEI).Non salverò di certo la vostra vita per evitare l’odio di Zeus,se il mio cuore non vuole farlo. Ma dimmi dove hai ormeggiato la nave,lontano oppure vicina?”.Disse così ma Odisseo sapeva che era un tranello (per sapere se vi siano altri uomini nelle vicinanze per catturarli) ma non inganna il suo animo così risposte con false parole: “Poseidone che scuote la terra spezzòla mia nave gettandola contro le rocce ai confini di questa terra, addosso a un promontorio. Sono sfuggito alla
  • 11.
    morte solo iocon questi miei compagni. Dissi così ma non rispose nulla quell’uomo dal cuore spietato e con un balzo prese 2 miei compagni per mangiarli per cena.METAFORA:li divorava come un leone poiché non lasciò nulla. Piangendo alzavamo le braccia al cielo ma non potevamo fare nulla. Quando si saziò giacquenell’antro disteso in mezzo alle pecore.E io meditavo di sguainarlo con la spada e di conficcarla nel fegato ma mi tranne un altro pensiero: saremmo morti anche noi poiché non possiamo spostare il masso pesante che aveva posto il Ciclope. Così aspettammo l’Aurora divina. All’alba Polifemo sbrana altri 2 uomini. E Odisseo mentre non c’è il Ciclope escogita un piano audace (polymechanos e polymetis):insieme con i compagni lavora un robusto ramo d’ulivo rendendolo appuntito e seccarlo al fuoco. Con quest’arma intende accecare il Ciclope giunta la sera rientra Polifemo mangiando altri 2 uomini e conducendocon se le pecore.Odisseo nel frattempo si preparava a mettere in atto il suo piano. Così Odisseo si avvicinò con una coppa di vino nero (il vino che ha portato con sé dalla nave, un vino molto dolce ma molto forte che andava bevuto mescolando una tazza di vino e venti misure d’acqua) e gli disse: “beviquesto vino Ciclope ora che hai mangiato carne umana (finora divorato 6 compagni di Odisseo), così vedrai quale bevanda c’erasulla mia nave,la portavo a te come offerta se tu avessi avuto pietà di me e mi avessi fatto tornare. Quale altro uomo in futuro potrà venire da te? Non hai agito secondo giustizia”. Disse così e lui prese il vino e lo bevve e gli piacque terribilmente e ancora ne chiese:“dammene subito ora e dimmi il tuo nome, ora, perché possa darti un dono ospitale (l’offerta è fatta in tono beffardo) che ti dia gioia. Anche ai Ciclopi la terra fecondadà vino di ottime viti che crescono sotto la pioggia di Zeus.Ma questo è nettare o ambrosia divina (la bevanda e il cibo per gli dei)”.Così diceva e ancora io gli diedi il vino fulgente (dal colore rosso brillante). Tre volte gli ne diedi e tre volte bevve come uno stolto e quando il vino gli scese nel cuore allora mi rivolsi a lui con parole dolci (questa espressione indica una delle doti principali di Odisseo ovvero la capacità di costruire discorsi persuasivi, che catturano con il fascino delle parole –meilikioisi-): “tu chiedi il mio nome glorioso Ciclope e io te o dirò ma tu dammi il dono che mi hai promesso. Nessuno è il mio nome,Nessuno mi hanno chiamato mio padre e mia madre e così mi chiamano i miei compagni. Così dissi e mi rispose l’uomo: “perultimo ti mangerò Nessuno, dopo i tuoi compagni. Questo è il mio dono ospitale (sarcastico). Disse e cadde all’indietro: lo vinceva il sonno che doma ogni cosa. Dalla gola sgorgava il vino e i pezzidi carne umana: era ubriaco. Allora io spinsi il palo (grosso ramo d’ulivo che Odisseo e i compagni hanno affilato e indurito al fuoco) sotto la brace incandescente e facevo coraggio a tutti i compagni (sono stati estratti 4 compagni di Odisseo per compiere quest’impresa) perché non si tirassero indietro. E quando il tronco stava per prendere fuoco lo tolsi dal fuoco e iddio ci infuse grande coraggio. Alzarono il tronco e lo conficcarono nell’occhio:dall’alto io lo facevo girare come quando un uomo perfora il legno di una nave con il trapano che altri da sotto muovono con una cinghia, tenendola da entrambe le parti: aveva il trapano senza fermarsi. Così noi tendendoinfitto nell’occhio il tronco rovente lo facevamogirare e scorreva il sangue intorno alla punta. La vampa della pupilla bruciata gli arse le palpebre, le sopracciglia, crepitavano al fuoco le radici dell’occhio. METAFORA:come quando un fabbro immerge nell’acqua gelida una grande scure o un’ascia,che manda sibili acuti poiché questa è la forza del ferro così emetteva un crepitio l’occhio intorno al tronco d’ulivo. Gettò un grido il Ciclope e s strappò con le mani il palo macchiato di sangue e lo gettò. Chiamava i Ciclopi che abitavano intorno sulle cime (i Ciclopi vivono isolati ma intervengono in aiuto gli uni degli altri in caso di necessità). Essi udendo il suo grido andarono alla grotta e gli chieseroche cosa capitasse di male: “perché hai gridano nella notta con così tanta anoscia? Forse qualcuno ti turba o forse qualcuno ti vuole uccidere?” e Polifemo rispose: “nessuno mi uccide,con l’inganno non con la violenza”. Ed essi risposero: “se nessuno usa violenza e sei solo il male che viene da Zeus non puoi evitarlo, prega piuttosto Poseidone, tuo padre (figlio di Poseidone e della
  • 12.
    ninfa Toosa). Disserocosì e se ne andarono poiché li ho ingannati con il mio nome e l’astuzia perfetta (polymetis). Polifemo ormai ciecosulla soglia della grotta tasta chi tenta di uscire: consente il passaggio alle pecore ma è pronto ad afferrare gli uomini. Odisseo lega insieme a tre a tre le pecore e nasconde sotto ogni gruppo uno dei suoi compagni, che riescono così a passare senzafarsi notare. Così Odisseo si aggrappa al ventre dell’ariete aspettando il momento opportuno. Quando all’alba si levò l’Aurora fece uscire i montoni. Straziato da tormenti il padrone tastava il dorso delle bestie ma non capì che al petto delle bestie c’eranodegli uomini. Ultimo uscì l’ariete e Polifemo diceva: “mio prediletto montone perché esci per ultimo? Non restavi per ultimo bensì brucai per primo l’erba anche per prendere l’acqua eri primo anche al ritorno alla sera. Ed ora sei ultimo. Forse piangi per l’occhio del tuo padrone? Un vile mi ha accecato insieme ai malvagi compagni, dopo avermi ubriacato con il vino Nessuno che credo non sia ancora scampato alla morte (pensa di riuscire a prendere e uccidere Polifemo). Se tu potessi capire, se tu potessi parlare dirmi dov’è quell’uomo che sfugge alla mia furia. Gli spacchereiil cervello così il mio cuore avrebbe sollievo dalle sventure che mi procurò questo Nessuno da nulla”. Disse così e spinse fuori il montone. Appena fuori dalla grotta Odisseo abbandona l’ariete e scioglie i suoi compagni. Mentre le navi si allontanano, l’eroe sfida il Ciclope che la cecità è la giusta punizione che Zeus riserva a chi non rispetta gli ospiti. Polifemo scaglia una masso nel mare senzaperò riuscire a colpire i Greci.Odisseo non rinuncia a provocare il gigante, anche se i compagni lo supplicano a pensare alla fuga. Così dicevano (i compagni che cercano di convincere Odisseo in fretta senzaprovocare ulteriormente l’ira del Ciclope) ma non persuasero il mio cuore audace e gli gridai: “Ciclope, se qualcuno tra i mortali ti chiede chi è stato ad accecarti, rispondi che te lo ha tolto Odisseo, distruttore della città, il figlio di Laerte che ha la dimora in Itaca. E lui rispose: “questa è la profezia che si compie. Viveva qui un indovino nobile, Telemo figlio di Eurimo, esperto nell’arte profetica; esercitando l’arte invecchio fra i Ciclopi. Lui mi disse che tutto questo sarebbe avvenuto, che della vista mi avrebbe privato Odisseo. Ma sempre aspettavo che qui giungesse un uomo di bell’aspetto, oltre che dotato di forza immensa. E invece sei piccolo, debole un uomo da nulla mi ha accecato,dopo avermi ubriacato con il vino. Ma vieni qui Odisseo che ti offra i doni ospitali e a Poseidone io chieda di farti da scorta. Egli è mio padre e io sono suo figlio. Lui soltanto mi guarirà nessunaltro. Disse così e gli risposi: “avessi potuto privarti dell’anima e della vita e mandarti nell’Ade com’è vero che neppure Poseidone potrà guarire il tuo occhio”.Così parlai e lui invocava suo padre tendendole braccia nel cielo: “ascolta Poseidone, se sei mio padre se davvero son tuo figlio, che non torni in patria il distruttore di città Odisseo figlio di Laerte, che ha la dimora in Itaca. Ma se è destino che riveda i suoi cari, che torni a casa ben costruita e alla terra dei padri, tardi e male vi giunga, dopo aver perduto i compagni, sopra una nave non sua e in casa trovi sventure”. Così diceva pregando e lo udì Poseidone.
  • 13.
    Libro X(10) CIRCE, L’INCANTATRICE Fuggitidalla terra dei Ciclopi, l’eroe e i compagni giungono all’isola di Eolo, dio dei venti, il quale prima di ripartire Eolo dà un otre cin cui ha racchiuso tutti i venti pericolosi per la vegetazione: l’eroe si addormenta e i compagni aprono l’oltre perché credono che ci siano delle immense ricchezze che Odisseo vuole portare con sé ad Itaca, provocando così un uragano così la flotta è travolta nuovamente da una tempesta proprio quando vedono Itaca. Cos’ la nave giunse sulle sponde dei Lestrigoni (popolazioni cannibali) giganti antropofagi che distruggono e divorano gli equipaggi e solo la nave di Odisseo riesce a fuggire. La tappa successiva è sull’isola di Eea un’isola misteriosa dove Odisseo ritiene necessaria una perlustrazione. Così un gruppo di 22 uomini, sotto il comando di Euriloco è destinato dalla sorte per procedere alla ricerca di informazioni mentre Odisseo resta sulla nave con gli altri guerrieri. (Eeafigliadi Elio,diodel sole;Zefirorende tranquillala navigazione poiché tutti gli altri ventisonochiusi; isolaverdeggiante convegetazioneprolifera;compagni imprudentie ingenui). Eurilocoe gli altri uomini trovaronoinun vallone lacasadi Circe,fatta di pietre lisce inposizione scoperta. Ed intornoc’eranodei lupi e dei leoni montani che lei stregòdandolorodei veleni malefici.Edessi non attaccarono gli uomini bensìconle code dritte si alzaronoad accarezzarli (qui lorosonostati imprudenti perché dovevavenire loroundubbioosospettare qualcosamanonfu così).SIMILITUDINE: come i cani intronoal padrone si sfreganoperché portacon sé sempre qualche bocconcino;così intornoa loro i lupi e leoni si sfregavano.Si fermarononell’atriodelladeaCirce che sentivanocantare conbellavoce,tessendo una telagrande e immortale,come sonoi lavori delle dee,sottili,splendenti e graziosi.Fraloroparlò EuriclocoINTERVENTODI ODISSEO NEL BRANO:che era perme il piùcaro dei miei compagni e il più accorto: “compagni,qui dentroc’è una donnao una dea(uomoporsi sempre il dubbio –come Odisseocon Nausicaa) che tesse unagran telae che canta con voce soave e tuttoil paese ne riccheggia. EdEuriloco diede l’ordine di chiamare chiunque essasiache haquestavoce.Lei esce subitodalle porte e li faentrare (dimenticandosidel lorocompito)e tutti scioccamente le andaronodietrotranne Eurilocoche temeva fosse uninganno(polymetis).Ellali condusseasedersi e offre lorounbanchettoconleccornie ma miscelatoall’internoi farmaci velenosi e ainfatti appenabevverosi trasformaronoinmaiali e lei li misenei porcili.Fisicamente eramaiali mamentalmente no ->METAMORFOSI FISICA MA NON MENTALE. Ed ellagli dà il mangiare dei maiali (bacche rosse). Eurilocovedendotuttociòtornaallanave e riferisce l’accadutopregandoOdisseodi scioglierele velee fuggire.Ma Odisseosiccome capodegli uomini intenderecuperarli e cosìavanzada soloversola casa di Circe.Persua fortunail dioErmes (inquestocaso nonbasta la sua saggezzabensìha bisognodi unaiuto divino) interviene,dandogli unerbabeneficaprecise istruzioni perproteggerlodagli incantesimi della maga: ingerire l’antidoto,il quale contrasti lamagiadellamaga,e nel momento incui ladeasta per compiere il gestoconlabacchetta dovràaggredirlacosì che si calmerà).Ermesdopoavergli portato l’antidotose ne tronòall’Olimpoe Odisseoinvece si dirigevaversolacasadi Circe.Si fermòdavanti alla porta è gridò e la dealo sentìe lofece accomodare incasa. Lo fece sedere suuntrono di borchie d’argento e poi preparòil miscuglioperlui perché lui lobevesse.Maappenaglielo hadato(COMMENTO-> e non potè farmi incantesimo) conlabacchettacolpendomidiceva:vaoranel porcile e stenditi congli altri compagni (COMPORTAMENTOUGUALE AGLI ALTRICOMPAGNI) e poi eseguìil consigliodi Ermesovvero sguainòlaspada e balzai come decisoad ucciderla.Lei gridòe mi afferròle ginocchiae singhiozzando diceva:“chi sei e da dove provieni, latuacittà i tuoi genitori?Sonostupidadel fattoche hai bevutoil veleno
  • 14.
    ma non tiha fatto effetto.Nessunaltrounuomosopportòil velenoappenaingerito.Maforse nel cuore hai mente refrattariaagli incanti oppure sei Odisseoche dovevavenir,come mi predicavasempre Ermes.La dealo invitaagiacere nel suolettoe possiamofidarci avicenda”.E Odisseodisse:“circe,come puoi chiedermi di essertiamico,tuche hai trasformatoi miei compagni inporci e ora mi inviti agiacere nel talamoper farmi poi nudo,vile (senza kleos) e impotente (senzaarmi)?Verrònel tuolettosolose farai giuramentosolenne (COMEAVEVA CHIESTOA CALIPSO). Circe pronunciail giuramentoe così ladea gli offre bevande e ciboperò Odisseononriesce agozzovigliare senzapensare ai suoi compagni poiché nonsase stannobene e vuole vederli coni suoi occhi. Circe si accorse che inOdisseoc’eraqualcosache nonandava così si avvicinòe disse:”perché Odisseosiedi come un muto(MAI PAAGONATOODISSEOA UN MUTO) siccome nontocchi ciboe bevande.Forse sospetti un altroinganno?Ma non devi temere di questopoichéhogiàfattoil giuramento.Eio risposi: circe quale uomopurché abbai il sensodi giustiziariuscirebbe adempirsi di vinoe ciboprimache i compagni non siano liberati e primache li abbiavisti coni miei occhi?Se davverovuoi che iobevvae mangi liberali che ioli veda con i miei occhi.Cosìdisse e Circe uscì dallasala tenendolavergainmanoaprì le porte del porcile e li spinse fuori come dei maiali di 9stagioni.Cosìli ungevaunoa d’unocon un altrofarmaco. E così i maiali ritornaronouomini ma noncome primabensìpiùgiovani,piùgrandi e piùbelli avedersi (METAMORFOSI: piùabili,piùmaturi capaci di affrontare megliole prove dellavita).Tutti loriconobberoe si strinserola mano e a tutti venne distintopiangere. NEL MOMENTO DELLA PARTENZA ODISSECOMPIE UN VIAGGIONELL’OLTRETOMBA DOVEINCONTRA L’INDOVINOTIRESIA aTebe -> che gli dirà come comportarsi nelle tappe successive.
  • 15.
    Libro XI(11) L’INCONTRO CONI MORTI: ANTICLEA, AGAMENNONE, ACHILLE La maga Circe, nel congedarlo, lo ha sollecitato a interrogare l’indovino Tiresia in merito al proprio futuro. L’eroe perciò compie i riti stabiliti e una folla di morti gli si avvicina. Tutti vorrebbero accostarsi al sangue degli animali sacrificati e saziarsene, per poter acquisire coscienzae la parola, ma Odisseo, seguendole indicazioni di Circe,li tiene a distanza, finché non sopraggiunge Tiresia. Bevuto il sangue votivo, questi rivela all’eroe che l’ira di Poseidone è implacabile, ma che egli otterrà comunque il ritorno se eviterà si suscitare la vendetta del Sole,le cui vacche sacre, sull’isola di Tinacria, non devono essere uccise.A Itaca ci saranno poi nuovi dolori per colpa di uomini violenti che Odisseo saprà punire. L’ira di Poseidone cesserà infine dopo un ultimo viaggio, nel quale Odisseo dovrà spingersi fino alla terra di uomini che non conoscono il mare. Compiuto qui un sacrificio, potrà tornare a casa senzapiù temere nulla. Dopo Tiresia, Odisseo incontra la madre Anticlea a cui le rivolge delle domande. (Odisseo) ma ora dimmi una cosa e parlami sinceramente.Quale doloroso destino di morte di ha colto? Una lunga malattia o Artemide arciera con le sue dolci frecce ti ha ucciso? E di mio padre dimmi e del figlio che ho lasciato laggiù: il mio potere lo hanno ancora essi o qualcun altro lo detiene e pensano che io non faccia più ritorno? E della mia sposa rivelami il volere e il pensiero: rimane con il figlio e custodisce tutto come prima o è già moglie del più nobile fra gli Achei? Poi rispose la madre: con cuore paziente Penelope resta nella tua casa. Scorrono giorni dolorosi. Nessuno ha il tuo potere regale:Telemacoamministra le terre e ai pranzi comuni partecipa come conviene a chi esercitala giustizia infatti tutti lo invitano. Tuo padre Laerte rimane nei campi e non scende in città. Di inverno dorme dove stanno gli schiavi quando invece c’è l’estate e l’autunno dorme nella sua vigna sul colle dove ci sono le foglie cadute. E io sono morta così: non mia ha ucciso nella mia casa Artemide e non mi ha colpito nessuno dei mali che ti privano della vita. La NOSTALGIA di te, della tua saggezza,della tua gentilezzami ha tolto la vita -> CLIMAX Disse così e lui voleva abbracciarla. Tra volte mi protesi in avanti ad abbracciarla e tre volte mi sfuggì dalle mani inconsistente come un’ombra o un sogno. E Odisseo gli disse: madre mia perché mi sfuggi? Io voglio abbracciarti affinché anche nell’Ade possiamo saziarci di dolore o pianto. O è solo un fantasma che mi ha mandato Persefone (la dea degli Inferi,figlia di Zeuse Demetra,era stata rapida da Ade ed era divenuta sua sposa, trascorreva 6 mesi agli Inferi e 6 mesi sulla terra, il suo ritorno annunciava l’inizio della primavera) in modo da farmi piangere di più. E rispose la madre: o figlio mio, infelice fra tutti i mortali, non è un inganno di Persefone,questa è la sorte degli uomini quando si perde la vita: la carne e le ossa vanno via per la violenza del fuoco (la cremazione qui è considerata la norma, mentre spesso i morti ricevevano una sepoltura nella terra) le annienta e l’anima se ne vola via come un sogno. Ma tu torna presto alla luce:e tutto questo rcorda per dirlo alla tua sposa. Dopo la scomparsa della sua ombra si avvicina una schiera di donne:Odisseo le lascia accostare al sangue e ne ascolta le storie. È il cosiddetto catalogo delle eroine. Poi appare Agamennone. (Agamennone) figlio di Laerte non fu Poseidone a travolgermi suscitando una tempesta né sulla terra mi ha ucciso gente nemica:Egisto insieme alla mia sposa malvagia, dopo avermi invitato a casa come si uccide un toro alla mangiatoia. Eintorno a me cadevano uno dopo l’altro i compagni come vengono uccisi dei porci dalle bianche zanne per un banchetto, in casa di un signore ricco e potente. Alla strage
  • 16.
    di molti guerrierieri presente,uccisi in duello o nella battaglia ma avresti pianto molto di più vedendo questa strage, noi che giacevamo nella sala, intorno alla coppa del vino (vaso per mescolare l’acqua e il vino) e tutto il pavimento fumava di sangue (immagine cruda per rappresentare la violenza -> pregno del sangue appena versato). Udii il grido di Cassandra, figlia di Priamo (portata in Grecia da Agamennone come bottino di guerra), che sul mio corpo la perfida Clitennestra uccideva.E io, trafitto dalla spada, morendo, colpivo a terra con le mie mani ma quella cagna (kyon -> mancanza di pudore) si allontanò e mentre moriva non volle chiudermi gli occhie la bocca (Clitennestra rifiuta allo sposo anche l’estremo dei servizio, ovvero chiudere gli occhi e la bocca che di solito era buon costume fare). Nulla c’è di più odioso di una donna che nella mente concepisce tali inganni. E io pensavo che sarei tornato a casa per la gioia dei figli, dei servi. Ma lei, che conobbe la perfidia più grande di vergogna ha coperto se stessa e tutte le donne che verranno dopo anche se oneste. E Odisseo risponde: tremendamente Zeus,ha odiato la stirpe di Atreo, perseguitandola con trame di donne, fin dal principio. (Odisseo cerca di descrivere il giudizio sulle donne formulato da Agamennone, legandolo alla vendetta divina sulla casa di Atreo. Atreo, figlio di Pelope e Ippodamia, nutrì un odio sfrenato verso il fratello Tieste e si macchiò di orrendi delitti, attirando maledizioni su di sé e sui propri figli, Agamennone e Menelao). A causa di Elena morti in tanti. E a te ordì quest’inganno Clitennestra mentre eri lontano (Elena, sposa di Menelao,fuggita da Troia con Paride, figlio di Priamo, per opera di Afrodite. La spedizione grecacontro Troia, capeggiata da Menelao e Agamennone,impresa che costò tante vite e tanti dolori, aveva appunto lo scopo di recuperare la donna e vendicare l’affronto). E Agamennone risponde: e dunque anche tu non essere buono con la tua sposa, non confidarle tutto quello che sai, dille una cosa, nascondine un’altra. Ma a te Odisseo, non darà la morte la sposa poiché molto accorta, pensieri assennati ha la figlia di Icario, Penelope.Era giovane quando noi la lasciammo, partendo per la guerra che aveva al petto un bambino che ora siede fra gli uomini. Il padre lo vedrà al suo ritorno in patria e lui potrà abbracciare suo padre. Ma la mia sposa non ha lasciato che mi saziassi gli occhi guardando mio figlio, mi ha uccisoprima di poterlo vedere. Ti voglio dire un’altra cosa e tienilo ben a mente: la nave, falla approdare alla tua terra di nascosto poiché delle donne non bisogna fidarsi (discordo ad anello: deve seguire il suo consiglio). Agamennone vorrebbe delle notizie su suo figlio Oreste ma Odisseo gli risponde che non sa nulla –per Odisseo è meglio non parlare di ciò che non si sa , anche se vorrebbe rassicurarlo-). Poi vede Achille (questo Achille è diverso dall’Achille dell’Iliade poiché l’Achille dell’Iliade pensa che sia meglio avere una vite breve e gloriosa ed avere gloria morendo in battaglia mentre l’Achille dell’Odissea è maturato, di mentalità –Omero Iloiade giovinezzae Odissea in vecchiaia) Achille dice: Odisseo cosa ti porta qui e edè stupito del fatto che nessun uomo vivo può scendere nell’ade e quindi questa impresa è magnifica, piena di gloria. E Odisseo ripose: sono venuto qui per Tiresia (dell’indovino cieco che ha incontrato prima della madre. Nell’Ade solo lui possiede una mente solida, ossia coscienza,memoria e dono profetico) perché mi consigli come giungere ad Itaca poiché non ha ancora toccato la sua terra e soffro sempre per questo. E Achille, nessuno più felice,sia quando eri vivo che adesso che sei mortotu hai un grande potere tra i morti: non dolerti per essere morto. Achille ripose: preferirebbe essere schiavo di un poveraccio piuttosto che signore dei morti. Madimmi di mio figlio (Pirro Neottolemo, figlio di Achille e Deidamia) se è il più valoroso in battaglia. Dimmi se hai notizie di Peleo (il padre) se è ancora ha l’onore tra Mirmidoni (popolo della Tessaglia. Secondoil mito,
  • 17.
    Zeustrasformò delle formichein uomini ed Eaco,antenato di Achille lì chiamò Mirmidoni) o se invece lo disprezzano nell’Ellade e a Ftia perché la vecchiaia lo rende impotente, come una catena che paralizza mani e piedi. Odisseo dice che non ha informazioni su Peleo ma gli dice che Pirro si è distinto per coraggio e abilità di parola e bellezza. Ecosì Achille si allontana rallegrato dalle notizie sulla gloria del figlio. Odisseo incontra anche Aiace il quale sfida Ettore dotato di particolare forza fisica discussione per la spartizione delle armi di Achille -> si uccide svilito per la sua gloria poiché le assegnano ad Odisseo.
  • 18.
    Libro XII(12) INCANTATRICI EMOSTRI: LE SIRENE, SCILLA E CARIDDI Dopo gli incontri nel regno die morti, Odisseo torna all’isola di Circe e riceve dalla maga cibo ma soprattutto indicazioni per superare delle nuove prove: la navigazione lungo la rupe delle sirene e il passaggio tra Scilla e Cariddi. Seconde Circe,solo Odisseo, purché legato saldamente all’albero della nave, può ascoltare il meraviglioso canto delle sirene, i compagni, invece,devono turarsi le orecchie con la cera,perché la voce delle Sirene li farebbe precipitare nell’oblio e nella morte. L’ostacolo successivoè costituito da 2 mostri, Scilla e Cariddi, che non lasciano scampo a chi osa attraversare il loro stretto. La nave raggiunse lo stretto delle sirene, che la spingeva il vento. Ad un tratto il vento cessò e ci fu bonaccia poiché mare calmo, piatto. Così si alzarono i compagni raccolsero la vela e la posero in fondo alla neve,quindi ai rematori seduti, remavano con i remi (fatti di abete -> metonimia) ma io tagliavo a pezzettiuna gran ruota d cera col bronzo, li schiacciavo tra le mani. La cerasi immorbidiva in fretta che la premeva gran forza il sole, del sire Iperione (dio Sole -> impersonificazione del dio), così otturò le orecchie ai suoi compagni. Poi mi legarono le mani e piedi nella scarpa dell’albero con delle corde. Quando fummo alla distanza da cui si può sentire un grido le Sirene si accorsero del passaggio della nave,per quanto questa cercasse di procedere velocemente:e intonarono un meraviglioso canto (per quanto loro erano brutte). Vieni Odisseo, ferma la nave, e ascolta la nostra voce.Nessuno si allontana da qui senza sentire la nostra voce e canto che trasmette conoscenze (leva sulla sua indole -> sete di conoscenza).Sanno tutto (quasi muse o aedi) quando Greci e Troiani ripartirono dalla terra di Troia, sappiamo cosa avviene sulla terra. Dicevano così e il mio cuore voleva sentire e imponevo ai compagni di sciogliermi accennando con le sopracciglia (non può parlare) ma essi remavano con tutte le loro forze. E si alzarono Perimede ed Euriloco (spedizione maga Circe) e lo strinsero ancora di più. Quando sorpassammo e non si sentivano più la voce delle sirene ne il canto i compagni si tolsero la cera e mii sciolsero dalle corde. Appena lasciata l’isola sentii onde e frastuono provocati da Cariddi, figlio di Poseidone e Gea, che inghiotte e risputa l’acqua tre volte al giorno con violenza tale da far naufragare le navi al loro passaggio. Ai compagni caddero i remi per lo spavento e le estremità urtano le une contro le altre dentro l’acqua. E così Odisseo li incoraggia ad andare aventi senza fermarsi e fuggire terrorizzati. Poi dice che loro ne hanno passate già tante di avventure e questo non è lo spavento maggiore di quanto invece fece il Ciclope nella caverna: eppure anche da lì grazie all’astuzia, prudenza e valore di Odisseo riuscirono a fuggire. E adesso attua il consiglio che gli ha detti Circe: battere i remi il più veloce possibile per andare avanti. E poi dice al pilota poiché guidi la nave evita il vortice e bada allo scoglio. E subito ubbidirono. Ma lui non disse di Scilla (mente a fin di bene) purché loro non lasciassero i remi per continuare ad andare avanti (solo Odisseo sa che c’è Scilla -> mostro che compare all’improvviso: è costretto a passare di fianco a questo mostro con 6 teste di cane. Secondo la leggenda, Scilla era in origine una bellissima ninfa, di cui si innamorò del dio Glauco. Ella chiese a Circe un filtro d’amore ma la maga respinta in precedenza dallo stesso Glauco, la trasformò per la gelosia in un mostro marino. Scilla allora si nascose in una grotta da cui usciva per assalire i naviganti).