Prospettiva di
terza persona
L a b o r a t o r i o d i s c r i t t u r a c r e a t i v a
e t e r a p e u t i c a
2 0 1 6
ANDREA BRAGGIO
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Prospettiva di terza persona.
Laboratorio di scrittura creativa e terapeutica (2016)
Andrea Braggio
Meditazione dell’osservatore distaccato
1. Trova un posto tranquillo: Siediti comodamente su una sedia o a terra, con la schiena
dritta ma non rigida. Chiudi gli occhi o fissa un punto davanti a te per non distrarti.
2. Rilassa il corpo: Fai tre respiri profondi. Inspira lentamente dal naso ed espira lentamente
dalla bocca. A ogni espiro, rilascia le tensioni, sentendo il corpo che si fa più pesante e
rilassato.
3. Visualizza te stesso: Immagina di uscire dal tuo corpo e di fluttuare dolcemente nell’aria.
Guardati dall’esterno, dall’alto o da una prospettiva laterale. Vedi il tuo corpo fisico seduto,
rilassato e in pace.
4. Osserva la tua giornata: Ripensa a un momento della giornata che ti ha provocato
un’emozione forte, piacevole o spiacevole. Invece di riviverlo in prima persona, osservalo
come se stessi guardando un film di cui sei il protagonista. Guarda te stesso mentre
interagisci con le persone, reagisci agli eventi, provi le emozioni.
5. Nota le emozioni senza giudizio: Nota come “quella persona” (il tuo sé nel film) ha
reagito. Senti le emozioni che ha provato, ma non identificarti con esse. Osservale scorrere,
salire e scendere, come onde che arrivano e si allontanano. Ricorda a te stesso che tu non
sei le tue emozioni, ma l’osservatore che le percepisce.
6. Sii compassionevole: Guarda te stesso con gentilezza e compassione, come se stessi
osservando una persona a cui vuoi bene. Riconosci che stava semplicemente facendo del suo
meglio in quel momento.
7. Torna al corpo: Riporta gradualmente l’attenzione al tuo corpo. Senti il contatto della
sedia o del pavimento. Fai un altro respiro profondo e senti l’energia tornare in te. Quando
sei pronto, apri lentamente gli occhi, mantenendo la consapevolezza dell’osservatore.
Questa pratica ti aiuta a distinguere tra la parte di te che vive le esperienze e quella che le
osserva, un concetto chiave che abbiamo sviluppato nel gruppo di scrittura e che può
fungere da ponte tra i diversi modelli di realtà.
L’obiettivo è esercitarsi a prendere le distanze dalla propria esperienza interiore,
guardandola con gli occhi di un osservatore esterno.
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Immaginare di osservare te stesso dall’esterno, come se fossi un’altra persona, è una tecnica
potente che offre diversi benefici psicologici e spirituali. Chiamata anche “prospettiva di
terza persona” o “distancing”, questa pratica può aiutarti a sviluppare una maggiore
consapevolezza e a gestire meglio le tue emozioni.
Benefici psicologici
Gestione delle emozioni: L’osservazione esterna ti permette di prendere le distanze dalle
emozioni intense, come rabbia o ansia, e di valutarle in modo più obiettivo. Questo “spazio”
tra te e le tue emozioni ti aiuta a evitare reazioni impulsive e a rispondere in modo più calmo
e consapevole.
Consapevolezza di sé: Guardare te stesso come una persona qualunque ti offre una visione
più chiara dei tuoi comportamenti, abitudini e schemi di pensiero. Ti aiuta a notare
atteggiamenti che normalmente non riconosceresti, favorendo l’autoaccettazione e la
crescita personale.
Raggiungimento degli obiettivi: Gli studi della Cornell University hanno dimostrato che
l’osservazione di sé dalla prospettiva di terza persona può aumentare la motivazione verso il
raggiungimento di obiettivi personali. Concentrandosi sui progressi fatti, questa tecnica può
rafforzare il senso di efficacia e di soddisfazione.
Miglioramento della capacità di giudizio: Quando osservi te stesso dall’esterno, puoi
valutare le situazioni in modo più razionale, come se stessi dando un consiglio a un amico.
Questo riduce il rischio di distorsioni cognitive e migliora la tua capacità di risolvere
problemi.
Per il ponte concettuale del nostro corso di scrittura
Connessione con la “coscienza che osserva”: questa pratica rappresenta un’applicazione
diretta del concetto di “sé osservante” o “sé come contesto”, simile a quello descritto nei
lavori di Jane Roberts, di Darryl Anka e nelle pratiche di mindfulness. L’osservatore che sta
fuori dal sé “di tutti i giorni” è un’incarnazione pratica della coscienza multidimensionale di
cui abbiamo parlato nel corso.
Simulazione del salto tra realtà: l’atto di cambiare prospettiva (da prima a terza persona)
simula un salto cosciente tra le infinite possibilità del multiverso di Everett. Abbiamo visto
che la pratica ti allena a distaccarti dalla tua “realtà attuale” per comprenderla meglio,
un’abilità cruciale per la consapevolezza della co-creazione.
Questa tecnica, se praticata con consapevolezza e senza giudizio, può servire come ponte
esperienziale tra le teorie quantistiche e quelle psicologiche che stiamo esplorando.
La “prospettiva di terza persona”, o distancing, è una tecnica cognitiva e psicologica che
consiste nel distanziarsi mentalmente dalla propria esperienza immediata per valutarla in
modo più obiettivo. Invece di vivere un evento dal proprio punto di vista in prima persona
(“io sento questo”), lo si osserva come se si stesse guardando qualcun altro in un film o in
una fotografia.
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Aspetti chiave della tecnica esplorata con i nostri esercizi di scrittura
- De-identificazione emotiva: L’obiettivo principale è creare uno spazio tra la coscienza che
osserva e le emozioni vissute. Questo non significa reprimere o negare le emozioni, ma
piuttosto evitare di essere sopraffatti da esse. Osservandole da lontano, la loro intensità
tende a diminuire.
- Narrativa in terza persona: Una delle modalità più comuni è usare il proprio nome o
pronomi in terza persona (“lui”, “lei”, “lui/lei”) quando si pensa o si parla di una situazione
stressante. Per esempio, anziché dire “Sono preoccupato per la riunione”, si pensa: “Marco è
preoccupato per la riunione”.
- Visualizzazione da osservatore esterno: Un’altra tecnica è visualizzare se stessi
dall’esterno. Potresti immaginare di guardarti da dietro, come se stessi seguendo la scena,
oppure dall’alto, come una telecamera di sorveglianza. Questo aiuta a vedere l’evento nel
suo contesto più ampio.
- Riflessione da consulente: Pensa a come consiglieresti a un amico che si trova nella tua
stessa situazione. Questo punto di vista esterno più distaccato ti permette di attivare una
saggezza e una razionalità che possono essere bloccate quando sei immerso nel problema.
Benefici psicologici nel dettaglio
- Regolazione emotiva: La ricerca dimostra che il distancing è una strategia efficace per
regolare le emozioni. Sostituisce l’autoriflessione immersiva e ansiosa con una più calma e
distaccata, riducendo l’attivazione dell’amigdala, la parte del cervello responsabile della
risposta di “attacco o fuga”.
- Miglioramento del problem solving: Quando affrontiamo i nostri problemi, siamo spesso
intrappolati da pregiudizi e da una prospettiva limitata. Prendere le distanze permette di
considerare la situazione in modo più astratto e di trovare soluzioni creative che altrimenti
non vedremmo.
- Aumento della saggezza e dell’umiltà: La pratica porta a un’autoriflessione più saggia. Gli
studi dimostrano che osservarsi in terza persona promuove l’umiltà intellettuale, la capacità
di empatia e la comprensione delle prospettive altrui.
- Minore autocritica: Osservare se stessi dall’esterno può diminuire la tendenza a giudicarsi
duramente. Quando vedi le tue azioni come quelle di una persona qualsiasi, viene più facile
trattarti con la stessa comprensione e compassione che useresti verso un’altra persona.
Le analisi che abbiamo fatto sul distancing ci sono servite come un ponte esperienziale per
le nostre ricerche, legando i temi psicologici che abbiamo studiato con gli aspetti metafisici
del nostro lavoro.
- Consapevolezza dell’osservatore: Questa tecnica incarna l’idea di una coscienza
“multidimensionale” (Seth) che osserva l’esperienza terrena. L’osservatore esterno non è
solo un trucco mentale, ma potrebbe essere percepito come un livello più profondo del tuo
essere.
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- Transizione tra le realtà: L’atto di cambiare prospettiva (da prima a terza persona) simula
un salto cosciente tra le infinite possibilità del multiverso di Everett. La pratica ti allena a
distaccarti dalla tua “realtà attuale” per comprendere la tua capacità di co-creazione
(Bashar).
Nel corso abbiamo fatto delle distinzioni importanti, che richiamo brevemente.
Prospettiva di Everett
Fondamento: La teoria dei molti mondi di Everett, nata nell’ambito della fisica quantistica,
ipotizza l’esistenza di un multiverso di infinite possibilità.
Ruolo della coscienza: Nella teoria di Everett la coscienza non gioca un ruolo attivo nel
determinare o influenzare la realtà. La suddivisione dell’universo in infinite branche
(universo di Everett) avviene automaticamente a ogni evento quantistico,
indipendentemente dalla volontà o dalla consapevolezza dell’osservatore.
Natura dei “salti”: I “salti” tra le realtà non sono un atto consapevole, ma una conseguenza
deterministica dell’evoluzione della funzione d’onda del sistema. L’osservatore
semplicemente si ritrova in una delle infinite diramazioni dell’universo, senza aver “scelto”
attivamente quella specifica realtà.
Prospettiva di Seth e di Bashar
Fondamento: Le prospettive di Seth e di Bashar si basano invece su una concezione
psicologica, metafisica e spirituale della realtà, in cui la coscienza è un agente attivo nella co-
creazione della propria esperienza.
Ruolo della coscienza: La consapevolezza dell’osservatore è fondamentale e intenzionale.
L’individuo, attraverso il cambio di prospettiva, esercita il potere cosciente di influenzare la
propria realtà, scegliendo attivamente tra le infinite possibilità del multiverso.
Natura dei “salti”: Il “salto” tra le realtà è sia automatico (miliardi di volte al secondo a
velocità costante) e per lo più inconsapevole, sia condizionato da un intento deliberato,
consapevole, esplicitato in modo diretto e focalizzato. Nel cosiddetto “salto cosciente”,
vediamo che il soggetto si addestra a distaccarsi dalla propria “realtà attuale” per
manifestare attivamente la versione di sé che desidera, la quale è già presente e attiva in
altre realtà parallele. Quest’ultimo è un punto importante. Nel corso abbiamo infatti più
volte portato l’attenzione sulla Seconda Legge Fondamentale dell’Esistenza che dichiara che
“Tutto è Qui e Ora”. La Seconda Legge sancisce la natura non-lineare e simultanea
dell’esistenza. Tutto ciò che è, è già presente in una dimensione di eterno presente. Il tempo
lineare, nella prospettiva metafisica, è un costrutto percettivo funzionale alla coscienza
umana tridimensionale. In realtà, passato, presente e futuro coesistono come aspetti diversi
di un unico campo di possibilità. Detta in altri termini, la versione di te stesso che intendi
incarnare, già esiste!
A differenza della teoria di Everett, le prospettive suggerite da Seth e Bashar spiegano che
l’atto del “cambiare prospettiva” non è una semplice simulazione, ma un’effettiva pratica di
co-creazione.
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In sintesi, mentre Everett offre una spiegazione fisica e deterministica del multiverso, in cui
la coscienza è un osservatore passivo dei rami che si generano (escludiamo pure l’idea della
coscienza nella teoria proposta da Everett), Seth e Bashar propongono invece un approccio
intenzionale (psicologico e metafisico), in cui la coscienza assume il carattere di un agente
attivo che può scegliere (idea di libertà) e manifestare la realtà desiderata tra le infinite
possibilità. Questa seconda opzione deve però tenere conto di svariati fattori che abbiamo
considerato, tra cui il piano dell’anima prima di incarnarsi (i progetti, i contesti di vita, gli
obiettivi e le sfide scelte) e il sistema di convinzioni (credenze e definizioni) che guida il
processo creativo e da cui discendono direttamente tutte le emozioni, i pensieri abituali e i
comportamenti del soggetto.
Schema: convinzioni → emozioni → pensieri abituali e comportamenti
Scrittura e Tredicesimo Passo
In quanto studiosi della Creazione Intenzionale, uno dei temi al quale abbiamo dedicato
molto del nostro tempo durante il corso, è stata l’analisi della “Tredicesima fase” o
“Tredicesimo Passo”. (→ anche in questo caso, rimando allo studio delle realtà parallele e
della Seconda Legge Fondamentale dell’Esistenza).
Secondo Bashar, la “13a fase” (o “13th step”) è un termine eufemistico che descrive un
approccio radicale al cambiamento personale. Non si tratta di una “fase” nel senso di un
gradino incrementale, ma piuttosto di un salto quantico nella tua realtà e identità.
Ecco come funziona:
- Ogni cambiamento è un cambiamento totale: La base di questo concetto è la
comprensione che ogni volta che fai un cambiamento, esso è un cambiamento totale. Non si
tratta solo di alterare un aspetto della tua vita, ma di riallinearti a una versione di te stesso in
cui quel problema o comportamento non è mai esistito.
- Esiste una versione di te che non ha mai avuto quel problema: Bashar spiega che esiste
una versione di te che non ha mai fatto affidamento su determinate abitudini (come l’uso di
sostanze, per esempio, o di qualunque altra forma di abuso di te stesso). Se sei disposto ed
entusiasta di essere quella persona, l’idea è che quella persona non ha mai intrapreso quelle
azioni. Non è che debba “smettere”, ma semplicemente “non le ha mai fatte”.
- Assenza di stimoli o associazioni: Questa versione di te stesso non ha impulsi, associazioni
o collegamenti con la scelta o l’abitudine indesiderata, perché essa non è mai stata parte
della vita di quella persona.
- Scelta della persona che si vuole essere: Hai la libertà di scegliere quale persona essere e
quale esperienza vivere. Puoi essere la persona che sei ora, la persona che lotta per lasciar
andare qualcosa, o la persona che non ha mai sperimentato il problema e per la quale non è
affatto un problema.
- Realtà distinte per ogni scelta: Ogni variazione immaginabile di te stesso è una persona
distinta in una propria realtà parallela, con la propria storia e il proprio futuro. Quando scegli
di diventare una di queste persone (versioni alternative di te), vivrai le esperienze e la realtà
pertinenti a quella specifica persona.
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- Utilizzo dell’immaginazione per il salto quantico: Per attuare la “13a fase”, devi usare la
tua immaginazione per creare un’immagine chiara della persona che sei, per cui il problema
non ha ragione d’essere. Devi concentrarti su questa immagine, osservare come si comporta
quella persona e come vive, e poi “AGIRE COME LEI”. Questo ti permette di “saltare oltre” le
vecchie scelte e le complicazioni percepite.
- Dimenticare la vecchia versione di te stesso: Se fai questo pienamente, in un certo senso
“dimenticherai” che c’è mai stata un’altra versione di te. Le persone intorno a te potrebbero
persino notare il cambiamento, dicendo: “Sei diverso. Chi sei? Cosa è successo? Non sei la
stessa persona”. Bashar suggerisce di prenderli alla lettera, perché sarai diventato
(veramente!) quella nuova persona.
- Non è necessario comprendere la paura pregressa: Non è utile cercare di comprendere la
paura legata al vecchio sé prima di fare il salto. Una volta che diventerai la nuova persona,
capirai cosa fosse quella paura, ma da una prospettiva che la riconosce come appartenente a
un’altra persona, non più a te.
In sintesi, la “13a fase” è un metodo per effettuare un cambiamento radicale scegliendo di
allinearti a una versione di te stesso per cui l’aspetto indesiderato della realtà non è mai
esistito, utilizzando l’immaginazione come strumento per visualizzare e incarnare questa
nuova identità.
Cos’è il Tredicesimo Passo
Il Tredicesimo Passo (o “13a fase”) è dunque un concetto che descrive una trasformazione
totale e letterale di una persona. Si basa sull’idea che ogni cambiamento, non importa
quanto piccolo possa sembrare, sia in realtà un cambiamento completo che ti trasforma in
una persona letteralmente nuova, che vive in una realtà nuova con una storia nuova.
Questo significa che la persona che sei diventato dopo il cambiamento non ha più la stessa
storia della persona che eri prima. La nuova persona non ha mai compiuto le azioni o avuto
le esperienze della versione precedente di te stesso. Si tratta di “un’altra persona del tutto,
letteralmente” [→ Questo concetto apparentemente bizzarro muove dall’idea secondo cui il
momento presente è in grado di modificare sia il futuro che il passato].
L’idea fondamentale è che non si è la stessa persona che ha semplicemente apportato una
piccola modifica, ma si è diventati qualcosa di completamente diverso, senza alcuna
connessione con la versione precedente, a meno che non si scelga di mantenerla.
Perché si chiama così
Il nome “Tredicesimo Passo” è un riferimento e un’estensione del programma in dodici passi
che esiste sulla Terra per aiutare le persone a superare schemi negativi. Mentre i dodici passi
tradizionali rappresentano un processo per arrivare al cambiamento, il Tredicesimo Passo
rappresenta la piena comprensione che, una volta che il cambiamento è avvenuto, sei
letteralmente una persona nuova. È un modo per “sbloccare” gli schemi negativi e ridefinire
completamente la tua identità in modo positivo.
In sintesi, il Tredicesimo Passo è:
• La comprensione letterale che ogni cambiamento ti rende una persona completamente
nuova.
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• La realizzazione che questa nuova persona ha una storia diversa e non è più legata al
passato della “vecchia” persona.
• Un nome simbolico che va oltre i tradizionali dodici passi, indicando uno stadio di
trasformazione più completo e fondamentale.
Alcuni esercizi relativi alla “Prospettiva di terza persona”
Nel corso abbiamo visto come l’esercizio della scrittura venga utile nell’applicare la tecnica
del distancing. Quelli che seguono sono alcuni esercizi che possono essere praticati in
situazioni quotidiane (stressanti) o durante la meditazione.
1. La conversazione a tre
Quando affronti un problema o una situazione emotivamente intensa, prova a parlarne in
terza persona.
Azione: Sostituisci “io” con il tuo nome. Invece di pensare o dire “Sono così frustrato per il
lavoro”, prova a dire “Marco è frustrato per il lavoro”.
Perché funziona: Utilizzare il tuo nome ti permette di assumere istantaneamente la
prospettiva di un osservatore esterno, riducendo l’intensità emotiva e facilitando la
risoluzione del problema, come se stessi consigliando un amico.
2. Il consulente saggio
Pensare a come consiglieresti un amico nella tua stessa situazione è un altro modo pratico
per applicare il distancing.
Azione: Quando ti senti sopraffatto, chiediti: “Se un amico mi raccontasse questo problema,
cosa gli direi?”.
Perché funziona: Questo esercizio ti aiuta a distaccarti dalle tue emozioni e a usare la tua
saggezza interiore in modo più obiettivo, offrendo a te stesso gli stessi consigli che daresti a
un’altra persona.
3. La macchina del tempo mentale
Questa tecnica è particolarmente utile per affrontare situazioni stressanti che sembrano
enormi nel presente, ma potrebbero non avere lo stesso peso nel futuro.
Azione: Immagina la situazione attuale tra un mese, un anno o dieci anni. Chiediti: “Quanto
sarà importante questo problema in quel momento?”.
Perché funziona: Il temporal distancing riduce l’impatto emotivo degli eventi immediati,
mettendoli in una prospettiva più ampia e aiutandoti a mantenere la calma.
4. La visualizzazione dall’alto
Come descritto nella meditazione stoica “The View From Above”, questa pratica ti aiuta a
ottenere una prospettiva più ampia sulla tua vita.
Azione: Chiudi gli occhi e visualizza te stesso seduto o in piedi. Poi, immagina di sollevarti
sopra la stanza, il quartiere, la città e il paese. Guardati dall’alto, come una piccola parte di
un quadro molto più grande.
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Perché funziona: Questa visualizzazione riduce la sensazione di essere al centro di tutto,
alleviando la pressione e dando una sensazione di calma e connessione.
5. La narrazione del conflitto
Quando ripensi a un conflitto, scrivi o rifletti sull’esperienza da una prospettiva di terza
persona.
Azione: Descrivi l’evento come se stessi scrivendo un racconto su un’altra persona. Per
esempio, “Marco ha avuto una discussione con il suo capo. Era irritato, ma invece di reagire,
ha fatto un respiro profondo”.
Perché funziona: Narrando la storia in questo modo, eviti di rivivere in modo diretto e
partecipato le emozioni negative e puoi analizzare gli eventi in modo più distaccato,
imparando a reagire in modo diverso in futuro.
Questi esercizi forniscono strumenti concreti per allenare la mente a cambiare prospettiva.
L’applicazione regolare di queste tecniche può rafforzare il senso di distacco e di
consapevolezza.
Scrittura e “Prospettiva dall’Alto”
Nel corso sulle applicazioni operative della scrittura creativa e terapeutica legate al tema del
Tredicesimo Passo (anno 2016), è stato dato particolare rilievo ad alcune prospettive della
filosofia stoica. Tra queste, ci siamo soffermati molto sulla meditazione stoica “The View
From Above” (“La prospettiva dall’alto”), una tecnica di visualizzazione molto potente,
praticata già da figure come l’imperatore Marco Aurelio. L’obiettivo di tale tecnica è
ridimensionare i problemi e le preoccupazioni quotidiane, guadagnando una visione più
ampia e serena della propria esistenza.
La meditazione stoica conosciuta come “La Prospettiva dall’Alto” è una delle pratiche più
affascinanti e profonde della filosofia antica. Era utilizzata per mantenere equilibrio e
serenità anche di fronte ai compiti e alle responsabilità più gravose. Si tratta di una forma di
visualizzazione mentale, un esercizio interiore che invita a cambiare il punto di vista con cui
si osserva la realtà, per ritrovare pace, proporzione e lucidità.
L’intento di questa meditazione è semplice e, al tempo stesso, straordinariamente
trasformativo: imparare a ridimensionare le preoccupazioni quotidiane e ad ampliare lo
sguardo sulla vita, fino a comprendere il proprio ruolo all’interno del vasto disegno
dell’universo.
Come si svolge la pratica
L’esercizio comincia sempre da un punto molto vicino, da ciò che ci è più familiare: noi stessi.
Ci si immagina nel luogo in cui realmente ci si trova – seduti su una sedia, in una stanza, in un
giardino, in un parco o in qualsiasi ambiente ci circondi in quel momento.
A poco a poco, attraverso la mente, si inizia a sollevarsi da quel punto. È come se l’occhio
interiore si alzasse lentamente, come un volo silenzioso verso l’alto. Dapprima si osserva la
stanza, poi la casa, poi l’intero quartiere e la città. Da lassù si vedono le strade, le persone
che si muovono, le luci, i rumori, la vita quotidiana che scorre.
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Man mano che si sale ancora, la visuale si allarga al proprio Paese, con i paesaggi, i mari, le
montagne, le pianure e le metropoli. Poi, salendo ancora, si contempla l’intero pianeta
Terra, come un globo sospeso nel vuoto, attraversato da nuvole e mari, da deserti e foreste.
E infine si può spingere la mente ancora più in alto: oltre la Terra, oltre il sistema solare, fino
a immaginare la vastità dell’universo, un immenso spazio costellato di stelle, pianeti e
galassie senza fine.
Da questa prospettiva cosmica, tutto ciò che prima sembrava grande e importante – i nostri
problemi, i nostri desideri, i nostri conflitti – appare infinitamente piccolo e passeggero. Si
può osservare l’intera umanità come un insieme di esseri impegnati nei propri affanni: chi
lavora, chi combatte, chi ama, chi soffre, chi si agita per questioni che, viste dall’alto,
sembrano poca cosa. È un modo per comprendere che la vita umana, pur preziosa, è anche
fragile e breve, un soffio nel respiro dell’universo.
Gli insegnamenti e i benefici della “Prospettiva dall’Alto”
Questa meditazione ha scopi profondamente educativi e morali, coerenti con l’intero spirito
dello stoicismo.
Il primo è quello di ridimensionare le preoccupazioni: guardando i propri problemi da un
punto di vista così ampio, ci si rende conto che molte delle ansie che ci tormentano ogni
giorno sono, in realtà, piccole increspature su un mare infinito. L’esercizio non serve a
negare le difficoltà, ma a inserirle in un contesto più vasto, dove perdono parte del loro
peso.
Un secondo insegnamento è l’umiltà: Contemplando la grandezza dell’universo e la
piccolezza della nostra condizione, si risveglia una profonda consapevolezza. Non siamo il
centro del mondo, ma soltanto una minima parte di un tutto sterminato. Questa presa di
coscienza non è motivo di tristezza, bensì di liberazione, perché aiuta a spogliarsi di quello
che nel corso abbiamo chiamato “ego negativo” e a sentirsi parte di qualcosa di più grande.
Da qui nasce anche un altro effetto: la spinta a vivere con virtù. Quando smettiamo di
inseguire ambizioni futili o di preoccuparci eccessivamente dei nostri drammi personali,
diventa più facile concentrarsi su ciò che davvero conta: la saggezza, la bontà, la serenità
d’animo.
Infine, la “Prospettiva dall’Alto” favorisce una maggiore chiarezza mentale. Guardando la vita
da lontano – da una prospettiva più ampia e distaccata – si riesce a distinguere ciò che ha
autentico valore da ciò che potremmo considerare più effimero o irrilevante. Le priorità
diventano più nitide, le emozioni più equilibrate, le scelte più consapevoli.
Questa meditazione stoica, applicata alle nostre tecniche di scrittura terapeutica, costituisce
un invito a sollevare lo sguardo oltre l’orizzonte immediato, a non restare prigionieri del
nostro piccolo mondo, ma a riscoprire la calma e la grandezza che nascono dal sentirsi parte
del cosmo. È un esercizio di immaginazione, ma anche di saggezza: insegna che la pace non si
trova nel cambiare il mondo esterno, ma nel cambiare il modo in cui lo si guarda.

Prospettiva di terza persona - Laboratorio di scrittura creativa e terapeutica (2016) - Andrea Braggio

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    Prospettiva di terza persona La b o r a t o r i o d i s c r i t t u r a c r e a t i v a e t e r a p e u t i c a 2 0 1 6 ANDREA BRAGGIO
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    1 Prospettiva di terzapersona. Laboratorio di scrittura creativa e terapeutica (2016) Andrea Braggio Meditazione dell’osservatore distaccato 1. Trova un posto tranquillo: Siediti comodamente su una sedia o a terra, con la schiena dritta ma non rigida. Chiudi gli occhi o fissa un punto davanti a te per non distrarti. 2. Rilassa il corpo: Fai tre respiri profondi. Inspira lentamente dal naso ed espira lentamente dalla bocca. A ogni espiro, rilascia le tensioni, sentendo il corpo che si fa più pesante e rilassato. 3. Visualizza te stesso: Immagina di uscire dal tuo corpo e di fluttuare dolcemente nell’aria. Guardati dall’esterno, dall’alto o da una prospettiva laterale. Vedi il tuo corpo fisico seduto, rilassato e in pace. 4. Osserva la tua giornata: Ripensa a un momento della giornata che ti ha provocato un’emozione forte, piacevole o spiacevole. Invece di riviverlo in prima persona, osservalo come se stessi guardando un film di cui sei il protagonista. Guarda te stesso mentre interagisci con le persone, reagisci agli eventi, provi le emozioni. 5. Nota le emozioni senza giudizio: Nota come “quella persona” (il tuo sé nel film) ha reagito. Senti le emozioni che ha provato, ma non identificarti con esse. Osservale scorrere, salire e scendere, come onde che arrivano e si allontanano. Ricorda a te stesso che tu non sei le tue emozioni, ma l’osservatore che le percepisce. 6. Sii compassionevole: Guarda te stesso con gentilezza e compassione, come se stessi osservando una persona a cui vuoi bene. Riconosci che stava semplicemente facendo del suo meglio in quel momento. 7. Torna al corpo: Riporta gradualmente l’attenzione al tuo corpo. Senti il contatto della sedia o del pavimento. Fai un altro respiro profondo e senti l’energia tornare in te. Quando sei pronto, apri lentamente gli occhi, mantenendo la consapevolezza dell’osservatore. Questa pratica ti aiuta a distinguere tra la parte di te che vive le esperienze e quella che le osserva, un concetto chiave che abbiamo sviluppato nel gruppo di scrittura e che può fungere da ponte tra i diversi modelli di realtà. L’obiettivo è esercitarsi a prendere le distanze dalla propria esperienza interiore, guardandola con gli occhi di un osservatore esterno.
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    2 Immaginare di osservarete stesso dall’esterno, come se fossi un’altra persona, è una tecnica potente che offre diversi benefici psicologici e spirituali. Chiamata anche “prospettiva di terza persona” o “distancing”, questa pratica può aiutarti a sviluppare una maggiore consapevolezza e a gestire meglio le tue emozioni. Benefici psicologici Gestione delle emozioni: L’osservazione esterna ti permette di prendere le distanze dalle emozioni intense, come rabbia o ansia, e di valutarle in modo più obiettivo. Questo “spazio” tra te e le tue emozioni ti aiuta a evitare reazioni impulsive e a rispondere in modo più calmo e consapevole. Consapevolezza di sé: Guardare te stesso come una persona qualunque ti offre una visione più chiara dei tuoi comportamenti, abitudini e schemi di pensiero. Ti aiuta a notare atteggiamenti che normalmente non riconosceresti, favorendo l’autoaccettazione e la crescita personale. Raggiungimento degli obiettivi: Gli studi della Cornell University hanno dimostrato che l’osservazione di sé dalla prospettiva di terza persona può aumentare la motivazione verso il raggiungimento di obiettivi personali. Concentrandosi sui progressi fatti, questa tecnica può rafforzare il senso di efficacia e di soddisfazione. Miglioramento della capacità di giudizio: Quando osservi te stesso dall’esterno, puoi valutare le situazioni in modo più razionale, come se stessi dando un consiglio a un amico. Questo riduce il rischio di distorsioni cognitive e migliora la tua capacità di risolvere problemi. Per il ponte concettuale del nostro corso di scrittura Connessione con la “coscienza che osserva”: questa pratica rappresenta un’applicazione diretta del concetto di “sé osservante” o “sé come contesto”, simile a quello descritto nei lavori di Jane Roberts, di Darryl Anka e nelle pratiche di mindfulness. L’osservatore che sta fuori dal sé “di tutti i giorni” è un’incarnazione pratica della coscienza multidimensionale di cui abbiamo parlato nel corso. Simulazione del salto tra realtà: l’atto di cambiare prospettiva (da prima a terza persona) simula un salto cosciente tra le infinite possibilità del multiverso di Everett. Abbiamo visto che la pratica ti allena a distaccarti dalla tua “realtà attuale” per comprenderla meglio, un’abilità cruciale per la consapevolezza della co-creazione. Questa tecnica, se praticata con consapevolezza e senza giudizio, può servire come ponte esperienziale tra le teorie quantistiche e quelle psicologiche che stiamo esplorando. La “prospettiva di terza persona”, o distancing, è una tecnica cognitiva e psicologica che consiste nel distanziarsi mentalmente dalla propria esperienza immediata per valutarla in modo più obiettivo. Invece di vivere un evento dal proprio punto di vista in prima persona (“io sento questo”), lo si osserva come se si stesse guardando qualcun altro in un film o in una fotografia.
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    3 Aspetti chiave dellatecnica esplorata con i nostri esercizi di scrittura - De-identificazione emotiva: L’obiettivo principale è creare uno spazio tra la coscienza che osserva e le emozioni vissute. Questo non significa reprimere o negare le emozioni, ma piuttosto evitare di essere sopraffatti da esse. Osservandole da lontano, la loro intensità tende a diminuire. - Narrativa in terza persona: Una delle modalità più comuni è usare il proprio nome o pronomi in terza persona (“lui”, “lei”, “lui/lei”) quando si pensa o si parla di una situazione stressante. Per esempio, anziché dire “Sono preoccupato per la riunione”, si pensa: “Marco è preoccupato per la riunione”. - Visualizzazione da osservatore esterno: Un’altra tecnica è visualizzare se stessi dall’esterno. Potresti immaginare di guardarti da dietro, come se stessi seguendo la scena, oppure dall’alto, come una telecamera di sorveglianza. Questo aiuta a vedere l’evento nel suo contesto più ampio. - Riflessione da consulente: Pensa a come consiglieresti a un amico che si trova nella tua stessa situazione. Questo punto di vista esterno più distaccato ti permette di attivare una saggezza e una razionalità che possono essere bloccate quando sei immerso nel problema. Benefici psicologici nel dettaglio - Regolazione emotiva: La ricerca dimostra che il distancing è una strategia efficace per regolare le emozioni. Sostituisce l’autoriflessione immersiva e ansiosa con una più calma e distaccata, riducendo l’attivazione dell’amigdala, la parte del cervello responsabile della risposta di “attacco o fuga”. - Miglioramento del problem solving: Quando affrontiamo i nostri problemi, siamo spesso intrappolati da pregiudizi e da una prospettiva limitata. Prendere le distanze permette di considerare la situazione in modo più astratto e di trovare soluzioni creative che altrimenti non vedremmo. - Aumento della saggezza e dell’umiltà: La pratica porta a un’autoriflessione più saggia. Gli studi dimostrano che osservarsi in terza persona promuove l’umiltà intellettuale, la capacità di empatia e la comprensione delle prospettive altrui. - Minore autocritica: Osservare se stessi dall’esterno può diminuire la tendenza a giudicarsi duramente. Quando vedi le tue azioni come quelle di una persona qualsiasi, viene più facile trattarti con la stessa comprensione e compassione che useresti verso un’altra persona. Le analisi che abbiamo fatto sul distancing ci sono servite come un ponte esperienziale per le nostre ricerche, legando i temi psicologici che abbiamo studiato con gli aspetti metafisici del nostro lavoro. - Consapevolezza dell’osservatore: Questa tecnica incarna l’idea di una coscienza “multidimensionale” (Seth) che osserva l’esperienza terrena. L’osservatore esterno non è solo un trucco mentale, ma potrebbe essere percepito come un livello più profondo del tuo essere.
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    4 - Transizione trale realtà: L’atto di cambiare prospettiva (da prima a terza persona) simula un salto cosciente tra le infinite possibilità del multiverso di Everett. La pratica ti allena a distaccarti dalla tua “realtà attuale” per comprendere la tua capacità di co-creazione (Bashar). Nel corso abbiamo fatto delle distinzioni importanti, che richiamo brevemente. Prospettiva di Everett Fondamento: La teoria dei molti mondi di Everett, nata nell’ambito della fisica quantistica, ipotizza l’esistenza di un multiverso di infinite possibilità. Ruolo della coscienza: Nella teoria di Everett la coscienza non gioca un ruolo attivo nel determinare o influenzare la realtà. La suddivisione dell’universo in infinite branche (universo di Everett) avviene automaticamente a ogni evento quantistico, indipendentemente dalla volontà o dalla consapevolezza dell’osservatore. Natura dei “salti”: I “salti” tra le realtà non sono un atto consapevole, ma una conseguenza deterministica dell’evoluzione della funzione d’onda del sistema. L’osservatore semplicemente si ritrova in una delle infinite diramazioni dell’universo, senza aver “scelto” attivamente quella specifica realtà. Prospettiva di Seth e di Bashar Fondamento: Le prospettive di Seth e di Bashar si basano invece su una concezione psicologica, metafisica e spirituale della realtà, in cui la coscienza è un agente attivo nella co- creazione della propria esperienza. Ruolo della coscienza: La consapevolezza dell’osservatore è fondamentale e intenzionale. L’individuo, attraverso il cambio di prospettiva, esercita il potere cosciente di influenzare la propria realtà, scegliendo attivamente tra le infinite possibilità del multiverso. Natura dei “salti”: Il “salto” tra le realtà è sia automatico (miliardi di volte al secondo a velocità costante) e per lo più inconsapevole, sia condizionato da un intento deliberato, consapevole, esplicitato in modo diretto e focalizzato. Nel cosiddetto “salto cosciente”, vediamo che il soggetto si addestra a distaccarsi dalla propria “realtà attuale” per manifestare attivamente la versione di sé che desidera, la quale è già presente e attiva in altre realtà parallele. Quest’ultimo è un punto importante. Nel corso abbiamo infatti più volte portato l’attenzione sulla Seconda Legge Fondamentale dell’Esistenza che dichiara che “Tutto è Qui e Ora”. La Seconda Legge sancisce la natura non-lineare e simultanea dell’esistenza. Tutto ciò che è, è già presente in una dimensione di eterno presente. Il tempo lineare, nella prospettiva metafisica, è un costrutto percettivo funzionale alla coscienza umana tridimensionale. In realtà, passato, presente e futuro coesistono come aspetti diversi di un unico campo di possibilità. Detta in altri termini, la versione di te stesso che intendi incarnare, già esiste! A differenza della teoria di Everett, le prospettive suggerite da Seth e Bashar spiegano che l’atto del “cambiare prospettiva” non è una semplice simulazione, ma un’effettiva pratica di co-creazione.
  • 6.
    5 In sintesi, mentreEverett offre una spiegazione fisica e deterministica del multiverso, in cui la coscienza è un osservatore passivo dei rami che si generano (escludiamo pure l’idea della coscienza nella teoria proposta da Everett), Seth e Bashar propongono invece un approccio intenzionale (psicologico e metafisico), in cui la coscienza assume il carattere di un agente attivo che può scegliere (idea di libertà) e manifestare la realtà desiderata tra le infinite possibilità. Questa seconda opzione deve però tenere conto di svariati fattori che abbiamo considerato, tra cui il piano dell’anima prima di incarnarsi (i progetti, i contesti di vita, gli obiettivi e le sfide scelte) e il sistema di convinzioni (credenze e definizioni) che guida il processo creativo e da cui discendono direttamente tutte le emozioni, i pensieri abituali e i comportamenti del soggetto. Schema: convinzioni → emozioni → pensieri abituali e comportamenti Scrittura e Tredicesimo Passo In quanto studiosi della Creazione Intenzionale, uno dei temi al quale abbiamo dedicato molto del nostro tempo durante il corso, è stata l’analisi della “Tredicesima fase” o “Tredicesimo Passo”. (→ anche in questo caso, rimando allo studio delle realtà parallele e della Seconda Legge Fondamentale dell’Esistenza). Secondo Bashar, la “13a fase” (o “13th step”) è un termine eufemistico che descrive un approccio radicale al cambiamento personale. Non si tratta di una “fase” nel senso di un gradino incrementale, ma piuttosto di un salto quantico nella tua realtà e identità. Ecco come funziona: - Ogni cambiamento è un cambiamento totale: La base di questo concetto è la comprensione che ogni volta che fai un cambiamento, esso è un cambiamento totale. Non si tratta solo di alterare un aspetto della tua vita, ma di riallinearti a una versione di te stesso in cui quel problema o comportamento non è mai esistito. - Esiste una versione di te che non ha mai avuto quel problema: Bashar spiega che esiste una versione di te che non ha mai fatto affidamento su determinate abitudini (come l’uso di sostanze, per esempio, o di qualunque altra forma di abuso di te stesso). Se sei disposto ed entusiasta di essere quella persona, l’idea è che quella persona non ha mai intrapreso quelle azioni. Non è che debba “smettere”, ma semplicemente “non le ha mai fatte”. - Assenza di stimoli o associazioni: Questa versione di te stesso non ha impulsi, associazioni o collegamenti con la scelta o l’abitudine indesiderata, perché essa non è mai stata parte della vita di quella persona. - Scelta della persona che si vuole essere: Hai la libertà di scegliere quale persona essere e quale esperienza vivere. Puoi essere la persona che sei ora, la persona che lotta per lasciar andare qualcosa, o la persona che non ha mai sperimentato il problema e per la quale non è affatto un problema. - Realtà distinte per ogni scelta: Ogni variazione immaginabile di te stesso è una persona distinta in una propria realtà parallela, con la propria storia e il proprio futuro. Quando scegli di diventare una di queste persone (versioni alternative di te), vivrai le esperienze e la realtà pertinenti a quella specifica persona.
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    6 - Utilizzo dell’immaginazioneper il salto quantico: Per attuare la “13a fase”, devi usare la tua immaginazione per creare un’immagine chiara della persona che sei, per cui il problema non ha ragione d’essere. Devi concentrarti su questa immagine, osservare come si comporta quella persona e come vive, e poi “AGIRE COME LEI”. Questo ti permette di “saltare oltre” le vecchie scelte e le complicazioni percepite. - Dimenticare la vecchia versione di te stesso: Se fai questo pienamente, in un certo senso “dimenticherai” che c’è mai stata un’altra versione di te. Le persone intorno a te potrebbero persino notare il cambiamento, dicendo: “Sei diverso. Chi sei? Cosa è successo? Non sei la stessa persona”. Bashar suggerisce di prenderli alla lettera, perché sarai diventato (veramente!) quella nuova persona. - Non è necessario comprendere la paura pregressa: Non è utile cercare di comprendere la paura legata al vecchio sé prima di fare il salto. Una volta che diventerai la nuova persona, capirai cosa fosse quella paura, ma da una prospettiva che la riconosce come appartenente a un’altra persona, non più a te. In sintesi, la “13a fase” è un metodo per effettuare un cambiamento radicale scegliendo di allinearti a una versione di te stesso per cui l’aspetto indesiderato della realtà non è mai esistito, utilizzando l’immaginazione come strumento per visualizzare e incarnare questa nuova identità. Cos’è il Tredicesimo Passo Il Tredicesimo Passo (o “13a fase”) è dunque un concetto che descrive una trasformazione totale e letterale di una persona. Si basa sull’idea che ogni cambiamento, non importa quanto piccolo possa sembrare, sia in realtà un cambiamento completo che ti trasforma in una persona letteralmente nuova, che vive in una realtà nuova con una storia nuova. Questo significa che la persona che sei diventato dopo il cambiamento non ha più la stessa storia della persona che eri prima. La nuova persona non ha mai compiuto le azioni o avuto le esperienze della versione precedente di te stesso. Si tratta di “un’altra persona del tutto, letteralmente” [→ Questo concetto apparentemente bizzarro muove dall’idea secondo cui il momento presente è in grado di modificare sia il futuro che il passato]. L’idea fondamentale è che non si è la stessa persona che ha semplicemente apportato una piccola modifica, ma si è diventati qualcosa di completamente diverso, senza alcuna connessione con la versione precedente, a meno che non si scelga di mantenerla. Perché si chiama così Il nome “Tredicesimo Passo” è un riferimento e un’estensione del programma in dodici passi che esiste sulla Terra per aiutare le persone a superare schemi negativi. Mentre i dodici passi tradizionali rappresentano un processo per arrivare al cambiamento, il Tredicesimo Passo rappresenta la piena comprensione che, una volta che il cambiamento è avvenuto, sei letteralmente una persona nuova. È un modo per “sbloccare” gli schemi negativi e ridefinire completamente la tua identità in modo positivo. In sintesi, il Tredicesimo Passo è: • La comprensione letterale che ogni cambiamento ti rende una persona completamente nuova.
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    7 • La realizzazioneche questa nuova persona ha una storia diversa e non è più legata al passato della “vecchia” persona. • Un nome simbolico che va oltre i tradizionali dodici passi, indicando uno stadio di trasformazione più completo e fondamentale. Alcuni esercizi relativi alla “Prospettiva di terza persona” Nel corso abbiamo visto come l’esercizio della scrittura venga utile nell’applicare la tecnica del distancing. Quelli che seguono sono alcuni esercizi che possono essere praticati in situazioni quotidiane (stressanti) o durante la meditazione. 1. La conversazione a tre Quando affronti un problema o una situazione emotivamente intensa, prova a parlarne in terza persona. Azione: Sostituisci “io” con il tuo nome. Invece di pensare o dire “Sono così frustrato per il lavoro”, prova a dire “Marco è frustrato per il lavoro”. Perché funziona: Utilizzare il tuo nome ti permette di assumere istantaneamente la prospettiva di un osservatore esterno, riducendo l’intensità emotiva e facilitando la risoluzione del problema, come se stessi consigliando un amico. 2. Il consulente saggio Pensare a come consiglieresti un amico nella tua stessa situazione è un altro modo pratico per applicare il distancing. Azione: Quando ti senti sopraffatto, chiediti: “Se un amico mi raccontasse questo problema, cosa gli direi?”. Perché funziona: Questo esercizio ti aiuta a distaccarti dalle tue emozioni e a usare la tua saggezza interiore in modo più obiettivo, offrendo a te stesso gli stessi consigli che daresti a un’altra persona. 3. La macchina del tempo mentale Questa tecnica è particolarmente utile per affrontare situazioni stressanti che sembrano enormi nel presente, ma potrebbero non avere lo stesso peso nel futuro. Azione: Immagina la situazione attuale tra un mese, un anno o dieci anni. Chiediti: “Quanto sarà importante questo problema in quel momento?”. Perché funziona: Il temporal distancing riduce l’impatto emotivo degli eventi immediati, mettendoli in una prospettiva più ampia e aiutandoti a mantenere la calma. 4. La visualizzazione dall’alto Come descritto nella meditazione stoica “The View From Above”, questa pratica ti aiuta a ottenere una prospettiva più ampia sulla tua vita. Azione: Chiudi gli occhi e visualizza te stesso seduto o in piedi. Poi, immagina di sollevarti sopra la stanza, il quartiere, la città e il paese. Guardati dall’alto, come una piccola parte di un quadro molto più grande.
  • 9.
    8 Perché funziona: Questavisualizzazione riduce la sensazione di essere al centro di tutto, alleviando la pressione e dando una sensazione di calma e connessione. 5. La narrazione del conflitto Quando ripensi a un conflitto, scrivi o rifletti sull’esperienza da una prospettiva di terza persona. Azione: Descrivi l’evento come se stessi scrivendo un racconto su un’altra persona. Per esempio, “Marco ha avuto una discussione con il suo capo. Era irritato, ma invece di reagire, ha fatto un respiro profondo”. Perché funziona: Narrando la storia in questo modo, eviti di rivivere in modo diretto e partecipato le emozioni negative e puoi analizzare gli eventi in modo più distaccato, imparando a reagire in modo diverso in futuro. Questi esercizi forniscono strumenti concreti per allenare la mente a cambiare prospettiva. L’applicazione regolare di queste tecniche può rafforzare il senso di distacco e di consapevolezza. Scrittura e “Prospettiva dall’Alto” Nel corso sulle applicazioni operative della scrittura creativa e terapeutica legate al tema del Tredicesimo Passo (anno 2016), è stato dato particolare rilievo ad alcune prospettive della filosofia stoica. Tra queste, ci siamo soffermati molto sulla meditazione stoica “The View From Above” (“La prospettiva dall’alto”), una tecnica di visualizzazione molto potente, praticata già da figure come l’imperatore Marco Aurelio. L’obiettivo di tale tecnica è ridimensionare i problemi e le preoccupazioni quotidiane, guadagnando una visione più ampia e serena della propria esistenza. La meditazione stoica conosciuta come “La Prospettiva dall’Alto” è una delle pratiche più affascinanti e profonde della filosofia antica. Era utilizzata per mantenere equilibrio e serenità anche di fronte ai compiti e alle responsabilità più gravose. Si tratta di una forma di visualizzazione mentale, un esercizio interiore che invita a cambiare il punto di vista con cui si osserva la realtà, per ritrovare pace, proporzione e lucidità. L’intento di questa meditazione è semplice e, al tempo stesso, straordinariamente trasformativo: imparare a ridimensionare le preoccupazioni quotidiane e ad ampliare lo sguardo sulla vita, fino a comprendere il proprio ruolo all’interno del vasto disegno dell’universo. Come si svolge la pratica L’esercizio comincia sempre da un punto molto vicino, da ciò che ci è più familiare: noi stessi. Ci si immagina nel luogo in cui realmente ci si trova – seduti su una sedia, in una stanza, in un giardino, in un parco o in qualsiasi ambiente ci circondi in quel momento. A poco a poco, attraverso la mente, si inizia a sollevarsi da quel punto. È come se l’occhio interiore si alzasse lentamente, come un volo silenzioso verso l’alto. Dapprima si osserva la stanza, poi la casa, poi l’intero quartiere e la città. Da lassù si vedono le strade, le persone che si muovono, le luci, i rumori, la vita quotidiana che scorre.
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    9 Man mano chesi sale ancora, la visuale si allarga al proprio Paese, con i paesaggi, i mari, le montagne, le pianure e le metropoli. Poi, salendo ancora, si contempla l’intero pianeta Terra, come un globo sospeso nel vuoto, attraversato da nuvole e mari, da deserti e foreste. E infine si può spingere la mente ancora più in alto: oltre la Terra, oltre il sistema solare, fino a immaginare la vastità dell’universo, un immenso spazio costellato di stelle, pianeti e galassie senza fine. Da questa prospettiva cosmica, tutto ciò che prima sembrava grande e importante – i nostri problemi, i nostri desideri, i nostri conflitti – appare infinitamente piccolo e passeggero. Si può osservare l’intera umanità come un insieme di esseri impegnati nei propri affanni: chi lavora, chi combatte, chi ama, chi soffre, chi si agita per questioni che, viste dall’alto, sembrano poca cosa. È un modo per comprendere che la vita umana, pur preziosa, è anche fragile e breve, un soffio nel respiro dell’universo. Gli insegnamenti e i benefici della “Prospettiva dall’Alto” Questa meditazione ha scopi profondamente educativi e morali, coerenti con l’intero spirito dello stoicismo. Il primo è quello di ridimensionare le preoccupazioni: guardando i propri problemi da un punto di vista così ampio, ci si rende conto che molte delle ansie che ci tormentano ogni giorno sono, in realtà, piccole increspature su un mare infinito. L’esercizio non serve a negare le difficoltà, ma a inserirle in un contesto più vasto, dove perdono parte del loro peso. Un secondo insegnamento è l’umiltà: Contemplando la grandezza dell’universo e la piccolezza della nostra condizione, si risveglia una profonda consapevolezza. Non siamo il centro del mondo, ma soltanto una minima parte di un tutto sterminato. Questa presa di coscienza non è motivo di tristezza, bensì di liberazione, perché aiuta a spogliarsi di quello che nel corso abbiamo chiamato “ego negativo” e a sentirsi parte di qualcosa di più grande. Da qui nasce anche un altro effetto: la spinta a vivere con virtù. Quando smettiamo di inseguire ambizioni futili o di preoccuparci eccessivamente dei nostri drammi personali, diventa più facile concentrarsi su ciò che davvero conta: la saggezza, la bontà, la serenità d’animo. Infine, la “Prospettiva dall’Alto” favorisce una maggiore chiarezza mentale. Guardando la vita da lontano – da una prospettiva più ampia e distaccata – si riesce a distinguere ciò che ha autentico valore da ciò che potremmo considerare più effimero o irrilevante. Le priorità diventano più nitide, le emozioni più equilibrate, le scelte più consapevoli. Questa meditazione stoica, applicata alle nostre tecniche di scrittura terapeutica, costituisce un invito a sollevare lo sguardo oltre l’orizzonte immediato, a non restare prigionieri del nostro piccolo mondo, ma a riscoprire la calma e la grandezza che nascono dal sentirsi parte del cosmo. È un esercizio di immaginazione, ma anche di saggezza: insegna che la pace non si trova nel cambiare il mondo esterno, ma nel cambiare il modo in cui lo si guarda.