SERGIO CORAZZINI
Sergio Corazzini (Roma,
6 febbraio 1886 – Roma,
17 giugno 1907) è stato
un poeta italiano
appartenente al
crepuscolarismo
romano del primo
decennio del
Novecento..
LA VITA
Sergio Corazzini, appartenente ad una famiglia minata dalla tubercolosi
frequentò qualche anno di scuola elementare a Roma e in seguito, dal 1895
al 1898, si trasferì a Spoleto con il fratello Gualtiero e frequentò il Collegio
Nazionale. A causa delle difficoltà finanziarie in cui si ritrovò la famiglia, il
padre Enrico, fu costretto a ritirare i figli dal collegio.
Continuò il ginnasio a Roma, ma non poté frequentare il liceo perché
dovette cercare lavoro presso una compagnia di assicurazioni, "La
Prussiana", per aiutare la famiglia. La compagnia di assicurazione aveva
sede in una vecchia casa in via del Corso e la stanza di Corazzini era buia
e triste, con una finestra ad inferriate che dava sul cortile. Si possono
trovare numerosi riferimenti a questo luogo nei versi di «Soliloqui di un
pazzo».
Il passare da una vita agiata alla povertà cambiò completamente le
condizioni spirituali del poeta che da questo momento non ebbe vita felice
(la madre era ammalata di tisi, il fratello Gualtiero morirà della stessa
malattia, il fratello Erberto perirà in un incidente d'auto in Libia e il padre
morirà in un ospizio).
LA MORTE
Nella primavera del 1905 la precaria salute, malato di tubercolosi, lo
costrinse a soggiornare in una sanatorio a Nocera Umbra dove
conobbe una giovane danese, Sania, per la quale provò un intenso e
platonico innamoramento.
Nel giugno dello stesso anno il poeta si recò a Cremona, città natale
della madre, per cercare un aiuto economico dai parenti materni dove
conobbe una giovane pasticciera con la quale inizierà una breve
corrispondenza epistolare.
Tra il 1904 e il 1906 furono pubblicate le sue raccolte poetiche:
Dolcezze (1904), L'amaro calice (1905), Le aureole (1906), Piccolo libro
inutile (1906), Elegia (1906), Libro per la sera della domenica (1906).
Nel 1906 Corazzini venne ricoverato e, dal sanatorio, iniziò la
corrispondenza con Aldo Palazzeschi, con il quale, lavorò alla
traduzione della Semiramide di S. Péladan.
Nel maggio del 1907 ritornò a Roma ma il suo stato di salute peggiorò
e il 17 giugno morì.
GLI INIZI CON LA POESIA
ll padre gestiva una tabaccheria situata tra una gioielleria e un Caffè. Proprio
quest'ultimo (il Caffè Sartoris), divenne il luogo dei primi incontri letterari di
Corazzini. Partecipavano quotidianamente a questo cenacolo alcuni letterati
quai: Enrico Brizzi, Luciano Folgore, Umberto Fracchia e Corrado Govoni.
Amante delle lettere, non rinunciò alla lettura dei suoi poeti preferiti, sia italiani
sia contemporanei (Carducci, Pascoli e D'Annunzio), sia i provinciali francesi e
fiamminghi come Charles Guérin e Jules Laforgue.
Le sue intense letture lo aiutarono nel suo esordio poetico e i suoi primi
componimenti apparvero su giornali popolareschi. Il 17 maggio 1902 scriverà il
suo primo sonetto, Na bella idea, in romanesco pubblicato in "Pasquino de
Roma" al quale seguirà, il 14 settembre 1902, il sonetto di settenari in lingua,
Partenza, pubblicato sul "Rugantino" (dai versi liberi), La tipografia
abbandonata (versi dai temi realistici che rivelavano una precoce
predisposizione ad osservare i fatti della vita).
Si trovano in essi allusioni alla malattia già latente e in un sonetto del 1906,
Vinto, vi sono amare riflessioni sulla perdita della felicità.
IL PENSIERO
E
LA POETICA
La sua poesia è focalizzata su piccole cose, dietro le quali non emergono
valori segreti, ma si nasconde il vuoto (tipico dei poeti crepuscolari). I suoi
versi esprimono da un lato un malinconico desiderio per quella vita che la
malattia gli negava, dall'altro un nostalgico ritrarsi dall'esistenza presente,
proprio perché avara di prospettive future.
Nelle poesie di Corazzini si possono cogliere due momenti: quello del
povero poeta sentimentale che racconta la propria malinconia con un
linguaggio semplice e dimesso e quello del poeta ironico che adotta un
linguaggio meno trasparente, più polisemico, a volte addirittura simbolico.
In «Desolazione del povero poeta sentimentale» si esprime tutta la poetica
di Corazzini dove, il piccolo fanciullo che piange, proclama l'impossibilità di
essere chiamato poeta, affermando così, la concezione della poetica
crepuscolare così in contrasto con il trionfante dannunzianesimo.
CENNO AL MOVIMENTO
Sergio Corazzini è un esponente del
movimento dei CREPUSCOLARI.
• Il crepuscolarismo è una corrente letteraria
sviluppatasi in Italia all'inizio del XX
secolo.
• Indica quell’atteggiamento malinconico di
un gruppo di poeti attivi nei primi del ‘900,
inclini alla tristezza, al rimpianto del
passato, assorti dal pensiero del lento
spegnersi della vita.
• TRATTI DOMINANTI: predisposizione ad
esprimere la crisi della parola poetica nel
contesto borghese.
• CARATTERISTICHE POETICHE: verso
libero, registro basso, temi comuni,
svalutazione del ruolo del poeta, ironia,
sarcasmo.
OPERE
DESOLAZIONE DEL POVERO
POETA SENTMENTALE
Perché tu mi dici: poeta?
Io non sono un poeta.
Io non sono che un piccolo fanciullo che piange.
Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio.
Perché tu mi dici: poeta?
Le mie tristezze sono povere tristezze comuni.
Le mie gioie furono semplici,
semplici così, che se io dovessi confessarle a te
arrossirei.
Oggi io penso a morire.
Io voglio morire, solamente, perché sono stanco;
solamente perché i grandi angioli
su le vetrate delle catedrali
mi fanno tremare d’amore e d’angoscia;
solamente perché, io sono, oramai,
rassegnato come uno specchio,
come un povero specchio melanconico.
Vedi che io non sono un poeta:
sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.
ANALISI OPERA
• Questa poesia è la prima della quarta raccolta poetica di Sergio Corazzini
pubblicata nel luglio del 1906 dal titolo "Piccolo libro inutile" , suo
manifesto poetico e quasi del crepuscolarismo, contenente anche dieci
liriche di Alberto Tarchiani.
• Corazzini, morto giovanissimo, è uno di quei poeti-fanciulli che si
contrapponevano alla superbia dannunziana con i toni dimessi e fievoli
propri del crepuscolarismo.
• Questa è la più celebre poesia di Corazzini: egli nega ripetutamente di
essere un poeta affermando, in sostanza, di essere un poeta nuovo,
diverso dai modelli di Carducci e D’Annunzio. Infatti rifiuta il ruolo di vate,
civilmente impegnato, poiché predilige la figura del poeta sentimentale,
intimista e ripiegato su se stesso.
• Tutti gli elementi tipici della poesia crepuscolare sono presenti: la tristezza,
l’angoscia, la malinconia, la stanchezza, il dolore, la malattia e la morte. La
poesia si conclude con la malinconica consapevolezza del destino
effimero degli uomini e che solo la morte può liberarli dalla “malattia” della
vita.
• La poesia è dominata da un tono dimesso e dal ricorso ad un linguaggio
semplice e colloquiale, senza termini ricercati, in contrasto con la moda
dannunziana che invece ricercava un linguaggio raffinato ed erudito.
Anche la sintassi è lineare e i periodi brevi. Il Poeta si rivolge con un “tu”
indefinito al lettore e a se stesso. Le molte ripetizioni conferiscono
musicalità al testo.
• Nuova concezione della poesia: la poesia è riflessione
intima sul dolore dell’esistenza e, il poeta, è un «piccolo
fanciullo che piange» e non un vate o superuomo. Stanchi e
disillusi, infatti, i poeti trovano conforto solo nelle piccole
cose quotidiane.
• Il poeta risponde al suo alter ego (la sua anima e al suo io
ideale), pieni di speranze e di illusioni, mentre al suo io,
reale e concreto, risponde che le sue tristezze sono comuni
e che le sue gioie sono molto semplici.
Ma ciò che più lo tormenta è il pensiero della morte che lui
vede rappresentata nelle immagini degli angeli disegnati
sulle pareti delle cattedrali; figure che lo fanno tremare
d’amore e d’angoscia e che lo mettono in comunicazione
con Dio.
LINK DI RIFERIMENTO:
• http://carrubbabiagio.blog.kataweb.it/aspirante_poeta/2008
/06/16/desolazione-del-povero-sentimentale-di-sergio-
corazzini/?refresh_ce
• http://www.parafrasando.it/POESIE/CORAZZINI_SERGIO/D
esolazione-del-povero-poeta-sentimentale.html
• https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Corazzini
• http://slideplayer.it/slide/2955160/10/images/10/Parafrasi+d
ella+poesia.
• http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume-
3/pdf-verde/letterautori_verde_volume3_T06.
• Fotocopia consegnata dalla docente
Colangelo Matteo V°G

Sergio corazzini

  • 1.
    SERGIO CORAZZINI Sergio Corazzini(Roma, 6 febbraio 1886 – Roma, 17 giugno 1907) è stato un poeta italiano appartenente al crepuscolarismo romano del primo decennio del Novecento..
  • 2.
    LA VITA Sergio Corazzini,appartenente ad una famiglia minata dalla tubercolosi frequentò qualche anno di scuola elementare a Roma e in seguito, dal 1895 al 1898, si trasferì a Spoleto con il fratello Gualtiero e frequentò il Collegio Nazionale. A causa delle difficoltà finanziarie in cui si ritrovò la famiglia, il padre Enrico, fu costretto a ritirare i figli dal collegio. Continuò il ginnasio a Roma, ma non poté frequentare il liceo perché dovette cercare lavoro presso una compagnia di assicurazioni, "La Prussiana", per aiutare la famiglia. La compagnia di assicurazione aveva sede in una vecchia casa in via del Corso e la stanza di Corazzini era buia e triste, con una finestra ad inferriate che dava sul cortile. Si possono trovare numerosi riferimenti a questo luogo nei versi di «Soliloqui di un pazzo». Il passare da una vita agiata alla povertà cambiò completamente le condizioni spirituali del poeta che da questo momento non ebbe vita felice (la madre era ammalata di tisi, il fratello Gualtiero morirà della stessa malattia, il fratello Erberto perirà in un incidente d'auto in Libia e il padre morirà in un ospizio).
  • 3.
    LA MORTE Nella primaveradel 1905 la precaria salute, malato di tubercolosi, lo costrinse a soggiornare in una sanatorio a Nocera Umbra dove conobbe una giovane danese, Sania, per la quale provò un intenso e platonico innamoramento. Nel giugno dello stesso anno il poeta si recò a Cremona, città natale della madre, per cercare un aiuto economico dai parenti materni dove conobbe una giovane pasticciera con la quale inizierà una breve corrispondenza epistolare. Tra il 1904 e il 1906 furono pubblicate le sue raccolte poetiche: Dolcezze (1904), L'amaro calice (1905), Le aureole (1906), Piccolo libro inutile (1906), Elegia (1906), Libro per la sera della domenica (1906). Nel 1906 Corazzini venne ricoverato e, dal sanatorio, iniziò la corrispondenza con Aldo Palazzeschi, con il quale, lavorò alla traduzione della Semiramide di S. Péladan. Nel maggio del 1907 ritornò a Roma ma il suo stato di salute peggiorò e il 17 giugno morì.
  • 4.
    GLI INIZI CONLA POESIA ll padre gestiva una tabaccheria situata tra una gioielleria e un Caffè. Proprio quest'ultimo (il Caffè Sartoris), divenne il luogo dei primi incontri letterari di Corazzini. Partecipavano quotidianamente a questo cenacolo alcuni letterati quai: Enrico Brizzi, Luciano Folgore, Umberto Fracchia e Corrado Govoni. Amante delle lettere, non rinunciò alla lettura dei suoi poeti preferiti, sia italiani sia contemporanei (Carducci, Pascoli e D'Annunzio), sia i provinciali francesi e fiamminghi come Charles Guérin e Jules Laforgue. Le sue intense letture lo aiutarono nel suo esordio poetico e i suoi primi componimenti apparvero su giornali popolareschi. Il 17 maggio 1902 scriverà il suo primo sonetto, Na bella idea, in romanesco pubblicato in "Pasquino de Roma" al quale seguirà, il 14 settembre 1902, il sonetto di settenari in lingua, Partenza, pubblicato sul "Rugantino" (dai versi liberi), La tipografia abbandonata (versi dai temi realistici che rivelavano una precoce predisposizione ad osservare i fatti della vita). Si trovano in essi allusioni alla malattia già latente e in un sonetto del 1906, Vinto, vi sono amare riflessioni sulla perdita della felicità.
  • 5.
    IL PENSIERO E LA POETICA Lasua poesia è focalizzata su piccole cose, dietro le quali non emergono valori segreti, ma si nasconde il vuoto (tipico dei poeti crepuscolari). I suoi versi esprimono da un lato un malinconico desiderio per quella vita che la malattia gli negava, dall'altro un nostalgico ritrarsi dall'esistenza presente, proprio perché avara di prospettive future. Nelle poesie di Corazzini si possono cogliere due momenti: quello del povero poeta sentimentale che racconta la propria malinconia con un linguaggio semplice e dimesso e quello del poeta ironico che adotta un linguaggio meno trasparente, più polisemico, a volte addirittura simbolico. In «Desolazione del povero poeta sentimentale» si esprime tutta la poetica di Corazzini dove, il piccolo fanciullo che piange, proclama l'impossibilità di essere chiamato poeta, affermando così, la concezione della poetica crepuscolare così in contrasto con il trionfante dannunzianesimo.
  • 6.
    CENNO AL MOVIMENTO SergioCorazzini è un esponente del movimento dei CREPUSCOLARI. • Il crepuscolarismo è una corrente letteraria sviluppatasi in Italia all'inizio del XX secolo. • Indica quell’atteggiamento malinconico di un gruppo di poeti attivi nei primi del ‘900, inclini alla tristezza, al rimpianto del passato, assorti dal pensiero del lento spegnersi della vita. • TRATTI DOMINANTI: predisposizione ad esprimere la crisi della parola poetica nel contesto borghese. • CARATTERISTICHE POETICHE: verso libero, registro basso, temi comuni, svalutazione del ruolo del poeta, ironia, sarcasmo.
  • 7.
  • 8.
    DESOLAZIONE DEL POVERO POETASENTMENTALE Perché tu mi dici: poeta? Io non sono un poeta. Io non sono che un piccolo fanciullo che piange. Vedi: non ho che le lagrime da offrire al Silenzio. Perché tu mi dici: poeta? Le mie tristezze sono povere tristezze comuni. Le mie gioie furono semplici, semplici così, che se io dovessi confessarle a te arrossirei. Oggi io penso a morire. Io voglio morire, solamente, perché sono stanco; solamente perché i grandi angioli su le vetrate delle catedrali mi fanno tremare d’amore e d’angoscia; solamente perché, io sono, oramai, rassegnato come uno specchio, come un povero specchio melanconico. Vedi che io non sono un poeta: sono un fanciullo triste che ha voglia di morire.
  • 9.
    ANALISI OPERA • Questapoesia è la prima della quarta raccolta poetica di Sergio Corazzini pubblicata nel luglio del 1906 dal titolo "Piccolo libro inutile" , suo manifesto poetico e quasi del crepuscolarismo, contenente anche dieci liriche di Alberto Tarchiani. • Corazzini, morto giovanissimo, è uno di quei poeti-fanciulli che si contrapponevano alla superbia dannunziana con i toni dimessi e fievoli propri del crepuscolarismo. • Questa è la più celebre poesia di Corazzini: egli nega ripetutamente di essere un poeta affermando, in sostanza, di essere un poeta nuovo, diverso dai modelli di Carducci e D’Annunzio. Infatti rifiuta il ruolo di vate, civilmente impegnato, poiché predilige la figura del poeta sentimentale, intimista e ripiegato su se stesso. • Tutti gli elementi tipici della poesia crepuscolare sono presenti: la tristezza, l’angoscia, la malinconia, la stanchezza, il dolore, la malattia e la morte. La poesia si conclude con la malinconica consapevolezza del destino effimero degli uomini e che solo la morte può liberarli dalla “malattia” della vita. • La poesia è dominata da un tono dimesso e dal ricorso ad un linguaggio semplice e colloquiale, senza termini ricercati, in contrasto con la moda dannunziana che invece ricercava un linguaggio raffinato ed erudito. Anche la sintassi è lineare e i periodi brevi. Il Poeta si rivolge con un “tu” indefinito al lettore e a se stesso. Le molte ripetizioni conferiscono musicalità al testo.
  • 10.
    • Nuova concezionedella poesia: la poesia è riflessione intima sul dolore dell’esistenza e, il poeta, è un «piccolo fanciullo che piange» e non un vate o superuomo. Stanchi e disillusi, infatti, i poeti trovano conforto solo nelle piccole cose quotidiane. • Il poeta risponde al suo alter ego (la sua anima e al suo io ideale), pieni di speranze e di illusioni, mentre al suo io, reale e concreto, risponde che le sue tristezze sono comuni e che le sue gioie sono molto semplici. Ma ciò che più lo tormenta è il pensiero della morte che lui vede rappresentata nelle immagini degli angeli disegnati sulle pareti delle cattedrali; figure che lo fanno tremare d’amore e d’angoscia e che lo mettono in comunicazione con Dio.
  • 11.
    LINK DI RIFERIMENTO: •http://carrubbabiagio.blog.kataweb.it/aspirante_poeta/2008 /06/16/desolazione-del-povero-sentimentale-di-sergio- corazzini/?refresh_ce • http://www.parafrasando.it/POESIE/CORAZZINI_SERGIO/D esolazione-del-povero-poeta-sentimentale.html • https://it.wikipedia.org/wiki/Sergio_Corazzini • http://slideplayer.it/slide/2955160/10/images/10/Parafrasi+d ella+poesia. • http://online.scuola.zanichelli.it/letterautori-files/volume- 3/pdf-verde/letterautori_verde_volume3_T06. • Fotocopia consegnata dalla docente Colangelo Matteo V°G