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Document 52020AE5078

Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità» [COM(2020) 474 final]

EESC 2020/05078

GU C 220 del 9.6.2021, pp. 118–127 (BG, ES, CS, DA, DE, ET, EL, EN, FR, HR, IT, LV, LT, HU, MT, NL, PL, PT, RO, SK, SL, FI, SV)

9.6.2021   

IT

Gazzetta ufficiale dell’Unione europea

C 220/118


Parere del Comitato economico e sociale europeo su «Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni — Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità»

[COM(2020) 474 final]

(2021/C 220/17)

Relatore:

Dumitru FORNEA

Correlatore:

Michal PINTÉR

Consultazione

Commissione europea, 23.9.2020

Base giuridica

Articolo 304 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea

Decisione dell’Assemblea plenaria

28.10.2020

Organo competente

Commissione consultiva per le trasformazioni industriali (CCMI)

Adozione in sezione

5.3.2021

Adozione in sessione plenaria

25.3.2021

Sessione plenaria n.

559

Esito della votazione

(favorevoli/contrari/astenuti)

258/0/3

1.   Conclusioni e raccomandazioni

1.1.

La comunicazione della Commissione rappresenta un passo avanti, in quanto fornisce una chiara tabella di marcia con iniziative e azioni da intraprendere a livello dell’UE; il CESE raccomanda pertanto al Parlamento europeo e al Consiglio di sostenere questo approccio per migliorare la resilienza dell’UE in rapporto alle materie prime critiche.

1.2.

Il CESE è convinto che le misure proposte dalla Commissione possano contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime critiche, mantenendo e sviluppando in tal modo una base industriale e tecnologica nell’UE. Esse possono inoltre promuovere le capacità essenziali di ricerca e sviluppo, consentendoci di realizzare gli ambiziosi obiettivi del Green Deal europeo e garantendo nuovi posti di lavoro duraturi e dignitosi e, al tempo stesso, una transizione equa nelle comunità interessate dalle trasformazioni industriali.

1.3.

Il CESE sostiene pienamente la transizione verde del settore energetico e considera fondamentale l’estrazione delle materie prime necessarie per la diffusione delle tecnologie verdi. Questi materiali, come i metalli e i minerali, sono gli elementi essenziali per la creazione di solide infrastrutture per la fornitura di idrogeno o elettricità verde. La produzione di energie verdi e di vettori energetici verdi consentirà di decarbonizzare l’industria estrattiva e di lavorazione, creando in tal modo una situazione vantaggiosa per tutti.

1.4.

L’esplorazione è un’attività ad alto rischio che aumenta notevolmente il costo del capitale. La riduzione del rischio mediante garanzie sui prestiti e regimi di ammortamento può contribuire notevolmente agli investimenti. Altri incentivi fiscali sono rappresentati dai crediti d’imposta e dagli aiuti di Stato. Questi meccanismi di sostegno alle attività di estrazione e lavorazione sono ampiamente utilizzati a livello mondiale, ma non lo sono in modo altrettanto generalizzato nell’UE. Tuttavia, in Europa esiste un’eccezione: la Finlandia, che ha istituito un sostegno nazionale sotto forma di fondi di rischio. Iniziative analoghe dovrebbero essere avviate a livello europeo.

1.5.

Il CESE, prendendo a riferimento le buone pratiche attuali e le migliori tecniche e tecnologie esistenti, propone che l’UE definisca un processo di autorizzazione semplificato per le attività minerarie. Per esempio, la realizzazione di infrastrutture critiche come le reti per le energie rinnovabili ha aperto la strada a una maggiore fiducia nelle procedure semplificate. Una procedura semplificata non pregiudica l’esito di un processo decisionale, ma è volta a migliorare la tempistica, la prevedibilità e la trasparenza delle procedure di analisi ambientale e di autorizzazione dei progetti infrastrutturali realizzati con questo metodo.

1.6.

Il CESE ritiene di fondamentale importanza l’esistenza di strumenti di finanziamento adeguati che facilitino la transizione verde nei settori dell’estrazione e della lavorazione di minerali. Al tempo stesso, è fondamentale investire (per esempio, tramite il programma Orizzonte 2020) nel riciclaggio di materie prime critiche e strategiche.

1.7.

Il CESE ha già riconosciuto l’importanza della circolarità per l’economia dell’UE. È essenziale che l’economia circolare chiuda il ciclo dei materiali in Europa. Di conseguenza, l’esportazione di rifiuti contenenti materiali di valore il cui trattamento nell’UE potrebbe contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’UE dovrebbe essere valutata attentamente e avvenire solo se utile in termini di sostenibilità. Pertanto, il CESE sostiene una revisione rapida ed efficace degli strumenti esistenti, quali il regolamento relativo alle spedizioni di rifiuti.

1.8.

Il CESE ritiene che la proposta di mappare il potenziale approvvigionamento di materie prime critiche secondarie provenienti da scorte e rifiuti dell’UE sia un’azione chiave per migliorare la resilienza dell’UE in rapporto alle materie prime. Invita pertanto la Commissione a fare di questo esercizio di mappatura una priorità da realizzare entro la fine del 2021, anziché entro il 2022 come attualmente previsto.

1.9.

Il CESE ritiene che sia necessario eliminare gli ostacoli presenti nella legislazione e nei regolamenti riguardanti l’utilizzo e la spedizione interni di materie prime secondarie. Tuttavia, le questioni ambientali, sanitarie e di sicurezza relative al commercio di flussi pericolosi di tali materiali devono essere attentamente monitorate e occorre far rispettare le misure pertinenti. Occorre trovare un equilibrio tra procedure rigorose e rapide, in modo da non ostacolare la spedizione, il riciclaggio e il riutilizzo interni delle materie prime secondarie. Sono numerosi gli esempi in cui le opportunità di riciclaggio sono ostacolate dalle formalità (1).

1.10.

Il CESE sottolinea l’importanza di integrare nuove dimensioni nella metodologia utilizzata per la valutazione periodica dell’elenco dei minerali critici. Onde valutare la «dimensione etica» di questi tipi di materie prime è opportuno definire criteri adeguati per verificare se le loro catene di approvvigionamento globali siano conformi ai principi etici. Alla base di tali principi dovrebbero esservi la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (2), i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani (3), in particolare i diritti fondamentali del lavoro dell’OIL, la Dichiarazione sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, che include le norme fondamentali del lavoro e la Dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale (4), nonché gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (5). Inoltre, si dovrebbe tenere conto della situazione del commercio e del mercato mondiale delle materie prime, migliorando la valutazione delle condizioni commerciali associate a ciascuna materia prima. L’approccio effettivo della metodologia applicata per valutare gli ostacoli agli scambi è un indicatore molto approssimativo. Occorre tenere maggiormente conto dell’esistenza di barriere commerciali e di oligopoli.

1.11.

Il CESE sottolinea la necessità di un coordinamento tra i sistemi nazionali di istruzione, formazione, riqualificazione e certificazione, al fine di riservare e destinare capacità sufficienti per formare specialisti nei settori che contribuiscono a rafforzare la resilienza in relazione alle materie prime critiche e strategiche. L’UE deve migliorare la formazione degli specialisti in modo da tenere il passo con i rapidi sviluppi della rivoluzione digitale e per fornire opportunità professionali a coloro che sono coinvolti nel garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e della lavorazione di questi minerali essenziali per il funzionamento delle economie avanzate.

1.12.

Il CESE, nel contesto delle politiche volte a rafforzare la resilienza in rapporto alle materie prime critiche e strategiche, evidenzia l’importanza della disponibilità di capacità tecnologiche e industriali nell’UE necessarie a sostituire questi minerali in caso di persistente scarsità. È necessario rafforzare il ruolo delle istituzioni europee preposte alla pianificazione di investimenti significativi e costanti nei programmi di R&S volti a scoprire nuovi materiali e processi che garantiscano un’adeguata sostituzione.

1.13.

Il CESE chiede che la Commissione europea tenga conto, in maniera convincente e rispettosa, delle esigenze e delle aspirazioni dei paesi in via di sviluppo fornitori di materie prime, incoraggiando e sostenendo le imprese che operano in modo chiaro nel rispetto degli interessi economici, sociali ed ecologici di questi paesi e delle loro popolazioni. La Commissione dovrebbe concepire una formula per un «partenariato in condizioni di parità» che promuova la fiducia, la stabilità nel tempo, la sicurezza, l’affidabilità e il rispetto reciproco nell’interesse comune dei partner commerciali.

1.14.

Il CESE sottolinea l’importanza di ampliare la definizione e il paradigma delle materie prime critiche. Tradizionalmente, per materie prime critiche si intendono le materie prime provenienti principalmente dal settore minerario. Questo è un ambito troppo ristretto e limita la crescita delle energie verdi. Oggi i materiali a base di legno possono ormai essere utilizzati in modo efficiente in un numero molto maggiore di applicazioni rispetto al passato. Dalle fibre tessili alle nuove tecnologie per batterie più leggere e più ecologiche: questo è un settore che sta progredendo con grande rapidità. La bioeconomia offre possibilità straordinarie per aumentare la resilienza dell’economia dell’UE e la stabilità geopolitica del nostro continente. L’utilizzo di materiali rinnovabili contribuirebbe contemporaneamente anche a mitigare i cambiamenti climatici, in quanto consente di contenere le emissioni da combustibili fossili, creando resilienza verde.

2.   Contesto di riferimento

2.1.

Il settore delle materie prime fornisce circa 350 000 posti di lavoro all’interno dell’UE, ma nelle industrie manifatturiere a valle vi sono oltre 30 milioni di posti di lavoro che dipendono da un accesso affidabile e senza ostacoli alle materie prime minerali. Nel 2018 la dipendenza dell’UE dalle importazioni di metalli andava dal 75 al 100 % a seconda dei metalli, e più della metà del fabbisogno energetico dell’UE è coperto dalle importazioni nette. I prezzi delle materie prime sono estremamente volatili e le risorse costituiscono la quota maggiore del costo dei fattori produttivi delle industrie (6). Ciononostante, le industrie dell’UE che dipendono dalle materie prime hanno generato 206 miliardi di EUR di valore aggiunto (7).

2.2.

La Banca mondiale prevede che la domanda di metalli e minerali aumenterà in maniera proporzionale all’aumentare delle ambizioni in materia di clima. L’OCSE stima che l’utilizzo di materiali a livello mondiale raddoppierà entro il 2060. L’impiego di metalli dovrebbe aumentare del 150 %, passando dagli 8 miliardi di tonnellate di oggi a 20 miliardi di tonnellate entro il 2060. L’OCSE prevede inoltre che la crescita dell’utilizzo dei materiali e dei processi di estrazione e lavorazione degli stessi aumenterà molto probabilmente la pressione sulle risorse del pianeta compromettendo i progressi in termini di benessere. Questo può causare problemi ambientali e sociali, inquinamento, perdita di biodiversità e di terreni fertili ecc.

2.3.

L’UE produce meno del 5 % delle materie prime minerali estratte nel mondo. La Cina fornisce, da sola, il 66 % delle batterie al litio finite, mentre l’UE ne fornisce meno dell’1 %. Dall’UE proviene meno dell’1 % delle celle a combustibile prodotte nel mondo e appena l’1 % delle materie prime per l’energia eolica (8). La Cina ha una posizione quasi monopolistica in termini di componenti per il fotovoltaico. L’UE fornisce l’1 % dei moduli fotovoltaici a base di silicio. 44 sono i materiali importanti per l’industria della robotica, ma l’UE ne produce solo il 2 % mentre la Cina il 52 %.

2.4.

Il buon esito della trasformazione dell’economia dell’UE e la realizzazione degli obiettivi climatici dell’UE entro il 2030 e il 2050 dipendono dalla garanzia di un approvvigionamento sostenibile di materie prime critiche e strategiche. I minerali, i metalli e i materiali avanzati sono essenziali per l’energia pulita, le tecnologie verdi e la mobilità. Senza di essi, l’attuazione e i progressi delle tecnologie pulite e digitali saranno ritardati, così come l’attuazione dell’Agenda 2030 per gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. L’UE deve agire per ridurre la dipendenza esterna, diversificare le sue catene di approvvigionamento e investire in impianti di riciclaggio. Se non riuscirà in questa impresa, la sopravvivenza dei posti di lavoro e delle industrie europee sarà messa a repentaglio.

3.   Le azioni della Commissione nel settore delle materie prime

3.1.

Il 3 settembre 2020 la Commissione ha presentato la comunicazione dal titolo Resilienza delle materie prime critiche: tracciare un percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità, nella quale prospetta dieci azioni volte a sostenere un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime. La comunicazione mette in risalto l’importanza di conseguire un’autonomia strategica aperta nell’UE attraverso le misure seguenti: diversificare i fornitori di paesi terzi; ridurre la dipendenza estrema attraverso la circolarità e l’efficienza delle risorse come anche l’estrazione e la lavorazione all’interno del territorio europeo; aumentare la capacità di approvvigionamento all’interno dell’UE; creare catene di approvvigionamento resilienti per gli ecosistemi industriali dell’UE; rafforzare l’approvvigionamento sostenibile e responsabile; creare un’alleanza per le materie prime e programmi di R&S; accrescere le opportunità di finanziamento; migliorare le competenze minerarie; aumentare la capacità di prospezione; valutare l’impatto ambientale; promuovere il commercio internazionale e i partenariati.

3.2.

L’11 marzo 2020 la Commissione ha pubblicato la comunicazione Un nuovo piano d’azione per l’economia circolare — Per un’Europa più pulita e più competitiva, nella quale ha evidenziato l’importanza di creare un mercato per le materie prime secondarie e di tenere conto dell’approvvigionamento etico di materie prime e della sicurezza dell’approvvigionamento.

3.3.

Il 10 marzo 2020, nella sua comunicazione Una nuova strategia industriale per l’Europa, la Commissione ha messo in rilevo l’importanza di tutte le catene del valore industriali nell’UE. Un approvvigionamento sicuro di energia e materie prime pulite e a prezzi accessibili è un passo fondamentale verso la riduzione dell’impronta di carbonio industriale, e quindi per accelerare la transizione.

3.4.

L’11 dicembre 2019 la Commissione ha presentato la comunicazione Il Green Deal europeo, che costituisce la nuova strategia di crescita dell’UE per trasformare l’attuale economia in un’economia efficiente sotto il profilo delle risorse, competitiva e climaticamente neutra. Nella comunicazione viene sottolineata l’importanza della sicurezza strategica dell’accesso alle risorse al fine di attuare il Green Deal. Per la transizione bisognerà pervenire a un approvvigionamento sostenibile di tutte le materie prime necessarie per le tecnologie pulite e digitali.

4.   Osservazioni generali

4.1.

Il CESE accoglie con favore e sostiene gli sforzi e le azioni della Commissione europea volti ad accrescere la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime. I pareri adottati negli ultimi 15 anni dalla commissione consultiva per le trasformazioni industriali del CESE, nonché i lavori congiunti su questo tema con la Commissione europea, confermano l’interesse e l’impegno della società civile organizzata dell’UE affinché si prosegua lo sviluppo del partenariato europeo per le materie prime.

4.2.

A tal riguardo, è necessario sviluppare proposte e azioni più concrete per garantire il percorso verso una maggiore sicurezza e sostenibilità indicato nella comunicazione qui in esame. Inoltre, si invita la Commissione a prendere in considerazione azioni adeguate in merito a tutte le materie prime rilevanti per l’industria e l’economia dell’UE, al fine di evitare ulteriori dipendenze.

4.3.

L’iniziativa «materie prime», lanciata dalla Commissione europea nel 2008, ha gettato le basi per un’azione strutturata e coordinata a livello delle pertinenti istituzioni europee, per sensibilizzare i cittadini europei in merito alla necessità sia di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di materie prime critiche e strategiche per le industrie europee, che di realizzare azioni concrete in tal senso a livello dell’UE e degli Stati membri.

4.4.

La piattaforma tecnologica europea per le risorse minerali sostenibili (ufficialmente riconosciuta nel 2008), il partenariato europeo per l’innovazione concernente le materie prime (2012), l’istituto europeo di innovazione e tecnologia per quanto concerne le materie prime (2015), l’alleanza europea per le batterie (2017), l’alleanza europea per le materie prime (settembre 2020) o le attività annuali nel quadro della Settimana europea delle materie prime sono iniziative di successo della Commissione e rappresentano importanti strumenti di lavoro dell’Unione europea nel suo costante impegno volto a individuare le soluzioni tecnologiche, legislative e amministrative necessarie per adottare un piano d’azione coerente dell’UE per le materie prime. Tuttavia, queste iniziative avrebbero potuto essere intensificate, e il CESE invita la Commissione a effettuare valutazioni rigorose dell’attività, dei risultati e dell’efficacia di tali piattaforme di alleanza e a trasmettergli i risultati su base periodica (annuale). In quanto organo che rappresenta la società civile, il Comitato deve essere informato sulla reale capacità di questo approccio di produrre risultati tangibili per progredire e raggiungere l’obiettivo della resilienza in rapporto alle materie prime.

4.5.

La comunicazione della Commissione europea è inquadrata in primo luogo in una prospettiva europea, il che è del tutto comprensibile, dal momento che la questione centrale è quella dell’approvvigionamento di materie prime per l’economia europea. Tuttavia, il CESE ritiene che la Commissione debba tenere conto delle esigenze e degli interessi dei cittadini e delle economie dei paesi dai quali le materie prime devono essere esportate verso l’Europa, soprattutto se si fa comunicazione parlando spesso di «valori europei», di «responsabilità mondiale» e di «obiettivi di sviluppo sostenibile» a livello mondiale. È inoltre importante considerare che i paesi non UE dello Spazio economico europeo sono ricchi di risorse minerarie e che le strategie relative alle materie prime, i partenariati strategici e l’accesso agli strumenti finanziari per la transizione verde nel settore minerario dovrebbero essere messi a disposizione anche di questi paesi.

4.6.

L’obiettivo di rafforzare la resilienza dell’UE in rapporto alle materie prime critiche e strategiche è indissolubilmente legato agli sforzi dell’UE volti a conservare una solida base industriale e tecnologica in grado di tenere il passo con la rivoluzione digitale e con le sfide mondiali imposte dai cambiamenti climatici e dalla protezione dell’ambiente. È fondamentale che l’UE realizzi questo processo con buoni risultati. Il CESE ha già sottolineato che i «pannelli solari, batterie e parchi eolici sono elementi cruciali del nostro nuovo paradigma industriale. Possono tuttavia richiedere materie prime controllate da concorrenti che si trovano al nostro stesso livello in campo internazionale. La politica industriale deve accompagnarsi a una decisa politica estera e commerciale, tesa a sua volta ad assicurare l’accesso a tali risorse» (9).

4.7.

Le politiche sulle materie prime devono contribuire positivamente, insieme ad altre politiche, a garantire l’approvvigionamento delle industrie europee, a soddisfare la domanda europea di prodotti e servizi, a rispettare l’ambiente e a limitare l’impatto delle attività umane sul clima, nonché a creare posti di lavoro dignitosi. Questi benefici — economici, ambientali e sociali — dovrebbero essere distribuiti equamente in tutta l’UE. È importante concentrarsi non solo sulle materie prime classificate come «critiche» secondo la metodologia proposta dalla Commissione europea. Le materie prime che costituiscono una parte essenziale di molte catene di approvvigionamento e del valore e dalla cui estrazione si ottengono anche altre materie prime essenziali dovrebbero essere riconosciute importanti dal punto di vista strategico.

4.8.

La domanda costante e prevedibile di materie prime critiche e strategiche nell’UE è una condizione fondamentale per rafforzare le relazioni commerciali e le catene di approvvigionamento all’interno dell’UE e a livello mondiale. Poiché la domanda di materie prime è in costante aumento, l’UE dovrebbe anche continuare a migliorare la sua capacità di approvvigionamento a livello interno e internazionale. L’affidabilità e la prevedibilità delle catene di approvvigionamento sono fondamentali non solo per mantenere la produzione industriale e le relative infrastrutture all’interno degli Stati membri, ma fungono anche da presupposti necessari per accrescere la resilienza dell’UE in relazione alle materie prime critiche.

4.9.

La necessità di materie prime critiche e strategiche è uno degli indicatori che ci consentono di valutare e stabilire il tipo di capacità produttiva industriale dell’UE, nonché le esigenze in termini di istruzione, formazione, riqualificazione, apprendimento permanente e certificazione che dovremmo mantenere nell’UE per far fronte alla concorrenza mondiale ed evitare non solo la dipendenza da determinate materie prime, ma anche la subordinazione nel campo dell’innovazione, della ricerca e dello sviluppo tecnologico.

4.10.

La capacità tecnologica e industriale di sostituire le materie prime critiche è considerata essenziale per rafforzare la resilienza, ma non è un obiettivo realizzabile in breve tempo e senza investimenti significativi e costanti nell’attività di ricerca e sviluppo per scoprire nuovi materiali. Rispetto agli sviluppi dinamici osservabili in Cina, si potrebbe affermare che la resilienza dell’UE in relazione alle materie prime critiche può essere rafforzata attuando progetti ambiziosi per collegare e modernizzare le infrastrutture transeuropee dei trasporti, dell’energia e delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC). Tutto ciò può essere fatto nel contesto del Green Deal europeo, mantenendo così una domanda sufficientemente elevata di tali materie prime nell’UE, una domanda che stabilizzi le catene di approvvigionamento mondiali, portando a un afflusso di nuovi investimenti, non solo nelle industrie che lavorano queste materie prime, ma anche nei programmi di R&S per la sostituzione delle materie prime critiche.

5.   Osservazioni particolari

5.1.

La comunicazione della Commissione rappresenta un passo avanti, in quanto fornisce una chiara tabella di marcia con iniziative e azioni da intraprendere a livello europeo; il CESE raccomanda pertanto al Parlamento europeo e al Consiglio di sostenere questo approccio per migliorare la resilienza dell’UE in rapporto alle materie prime critiche.

5.2.

Se da un lato gli investimenti nelle attività minerarie sostenibili creano offerta, occupazione e progresso economico, dall’altro devono anche garantire miglioramenti socioeconomici e ambientali in linea con la responsabilità sociale delle imprese. La principale preoccupazione è come raggiungere un equilibrio tra la promozione delle attività minerarie sostenibili in Europa e l’accettazione da parte dell’opinione pubblica. A tal riguardo, la sensibilizzazione dei cittadini è fondamentale.

Il Green Deal europeo, gli obiettivi climatici per il 2030 e il 2050 e la domanda di materie prime

5.3.

Un’economia pulita e circolare promette di ridurre la nostra dipendenza dalle importazioni di materiali ed energia, di abbassare l’impatto negativo sulla salute e sull’ambiente nell’UE, di sviluppare modelli economici futuri e di creare più posti di lavoro a livello locale. Un’economia di questo tipo contribuirà inoltre a migliorare l’autosufficienza e ad affrontare i problemi di resilienza messi a nudo dalla pandemia di COVID-19 in relazione alle catene di approvvigionamento globali. Il CESE ha già chiesto una strategia chiara affinché l’UE possa «diventare il leader mondiale nel campo dell’economia circolare e delle tecnologie pulite, e [operare] per decarbonizzare le industrie ad alta intensità energetica» (10).

5.4.

La comunicazione della Commissione non menziona né tantomeno tratta l’estrazione mineraria nei fondali marini (11), né contribuisce a modificare la percezione che le industrie estrattive non siano rispettose dell’ambiente, anche se esistono casi in cui effettivamente lo sono grazie a pratiche minerarie sostenibili.

5.5.

La Commissione sostiene che i rifiuti delle attività estrattive sono ricchi di materie prime critiche e possono creare nuove attività economiche. Ciò che non è chiaro, tuttavia, è il livello di investimenti necessari così come il livello di accettazione da parte dell’opinione pubblica in rapporto a tali attività. Le opportunità economiche derivanti dalle materie prime critiche presenti nei rifiuti delle attività estrattive sono associate non solo ai siti di estrazione del carbone, ma anche ad altri minerali come il ferro, lo zinco o il nichel.

5.6.

Aumentare la capacità di riciclaggio, estrazione e lavorazione dei metalli è essenziale per sviluppare le tecnologie verdi e pulite necessarie per il passaggio all’energia verde e, in più larga misura, anche per la transizione industriale verde. Il recupero di materiali strategici e critici è fondamentale, e occorre quindi impiegare tecnologie innovative per la cernita e il trattamento dei rifiuti. Entrambi i percorsi di approvvigionamento — l’estrazione e il riutilizzo — all’interno dell’UE devono essere adeguatamente promossi e sostenuti finanziariamente.

Elenco delle materie prime critiche dell’UE: metodologia di valutazione

5.7.

Sulla base dei nuovi sviluppi tecnologici, ogni due anni dovrebbe essere effettuata una revisione dell’elenco delle materie prime critiche nell’UE. La Commissione menziona il monitoraggio delle azioni presentate nella proposta in esame. Sono necessarie valutazioni d’impatto lungo tutto il percorso, con la possibilità di intervenire con modifiche/regolamentazioni.

5.8.

Nella comunicazione, la Commissione sottolinea che l’elenco delle materie prime critiche sottoposto a valutazione periodica è rilevante anche per promuovere un approvvigionamento sostenibile e responsabile. Pertanto, la metodologia utilizzata per la valutazione periodica di questo elenco dovrebbe essere riveduto sulla base della conformità con la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (12), i Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani (13), in particolare i diritti fondamentali del lavoro dell’OIL, la Dichiarazione sui principi e i diritti fondamentali nel lavoro, che include le norme fondamentali del lavoro, e la Dichiarazione tripartita di principi sulle imprese multinazionali e la politica sociale (14), nonché gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (15).

5.9.

I rischi di violazioni dei diritti umani, comprese le violazioni di tali diritti commesse da un’impresa nelle catene globali del valore (16), o di degrado ambientale nei potenziali paesi produttori devono essere presi efficacemente in considerazione nella metodologia di valutazione periodica dell’elenco delle materie prime critiche. Bisogna quindi individuare dei criteri adeguati e includerli nella metodologia di valutazione. Questo è di fondamentale importanza, dato che il commissario europeo per la Giustizia sta lavorando a una direttiva sugli obblighi di dovuta diligenza che sarà presentata nel primo semestre del 2021.

5.10.

Le materie prime critiche sono state generalmente intese come materiali provenienti dal settore minerario, ma si tratta di un concetto molto più ampio. Per esempio, i materiali a base di legno possono essere utilizzati in modo efficiente in un numero di applicazioni molto maggiore rispetto al passato: dalle fibre tessili alle nuove tecnologie per batterie più leggere e più ecologiche: questo è un settore che sta avanzando con grande velocità. Inoltre, la bioeconomia offre possibilità straordinarie per aumentare la resilienza dell’economia dell’UE e la stabilità geopolitica del nostro continente. L’utilizzo di materiali rinnovabili contribuirebbe contemporaneamente a mitigare i cambiamenti climatici e consentirà di contenere le emissioni da combustibili fossili, creando resilienza verde.

Mappatura delle materie prime dell’UE

5.11.

La proposta di mappare il potenziale approvvigionamento di materie prime critiche secondarie provenienti da scorte e rifiuti dell’UE costituisce un’azione chiave per migliorare la resilienza dell’UE in rapporto alle materie prime. Pertanto, la Commissione deve dare priorità a tale mappatura e realizzarla entro la fine del 2021, anziché entro il 2022 come attualmente previsto, facendo conoscere i dati disponibili alle parti interessate e ai cittadini.

5.12.

Data l’attuale mancanza di una visione d’insieme e di informazioni sulla disponibilità di materie prime secondarie all’interno dell’UE, il monitoraggio, sia settoriale che intersettoriale, dei materiali strategici e critici deve essere effettuato come azione prioritaria, anche utilizzando strumenti digitali e basati sui big data.

Estrazione mineraria, competenze collegate e licenza sociale a operare

5.13.

Le attività di estrazione delle materie prime sono essenziali per ridurre il rischio di approvvigionamento, ad esempio fornendo materiali per la diffusione di tecnologie a basse emissioni di carbonio e per l’agricoltura, e aumentando la resilienza delle catene di valore manifatturiere. Fornendo materie prime in modo sostenibile e responsabile, il settore minerario europeo può garantire la disponibilità dei materiali essenziali necessari per le tecnologie attuali e future al fine di creare un’economia climaticamente neutra, orientata ai servizi e al benessere, circolare ed efficiente sotto il profilo delle risorse.

5.14.

Inoltre, rispetto ai paesi terzi, il settore minerario in Europa opera secondo le più elevate norme ambientali e sociali. L’industria in Europa è impegnata a contribuire in modo sostanziale alla mitigazione dei cambiamenti climatici: non solo è alla continua ricerca di metodi di decarbonizzazione per soddisfare in modo efficiente ed efficace la crescente domanda di risorse, ma consente anche ad altre attività economiche di migliorare le loro prestazioni ambientali.

5.15.

È un dato di fatto che nei paesi in via di sviluppo sono pochissimi gli esempi di esportazioni di materie prime che innescano uno sviluppo economico e sociale sostenibile che vada a beneficio di ampie fasce della popolazione. Anzi, la situazione è spesso associata a sfruttamento sociale e l’inquinamento ambientale, e di solito a trarre vantaggio e a essere dalla parte dei vincenti sono solo in pochi.

5.16.

Le materie prime non devono servire soltanto a garantire la prosperità economica in Europa, ma devono anche costituire la base di uno sviluppo economico sostenibile, ossia compatibile sul piano sociale e ambientale, nei paesi di origine. In questo senso, l’UE dovrebbe assumere un ruolo propositivo sostenendo in maniera chiara tutti i possibili sforzi da parte delle imprese che si lasciano alle spalle le strategie tese a procurarsi in modo unilaterale le materie prime ai prezzi più economici possibili, e adottano invece un nuovo approccio di «partenariato strategico». Questo partenariato deve tenere conto, in modo equo, delle esigenze e degli interessi economici, sociali ed ecologici sia dei paesi fornitori che di quelli destinatari delle materie prime e deve sostenere e promuovere uno sviluppo socioeconomico autodeterminato nei paesi di origine. La creazione di «condizioni di partenariato» consente di raggiungere un elevato livello di fiducia, stabilità nel tempo, sicurezza e affidabilità nelle relazioni commerciali nell’interesse comune e sulla base del rispetto reciproco.

5.17.

È sempre necessario soppesare i problemi ambientali locali rispetto ai benefici che questo tipo di progetti potrebbe apportare nella soluzione di questioni di più ampia portata a livello europeo e mondiale legate alle emissioni di CO2, come ad esempio la domanda di maggiori quantità di rame. Questo bilanciamento dovrebbe essere parte integrante della definizione delle priorità in rapporto ai progetti minerari in Europa, nella quale dovrebbero essere comprese anche considerazioni economiche regionali.

5.18.

Non è sufficiente avere accesso alle materie prime se l’UE non dispone di impianti di lavorazione ad alta tecnologia. Il commissario Breton ha dichiarato che «per le materie prime critiche, l’obiettivo è quello di far sì che la capacità europea di estrazione e raffinazione sia operativa entro l’inizio del prossimo decennio». Questo obiettivo però non è sufficientemente ambizioso. Il CESE raccomanda pertanto che l’UE promuova investimenti immediati e incentivi comuni regolamentati per gli investitori. Per accelerare l’«autonomia strategica» dell’Europa in rapporto alle materie prime critiche dovrebbe essere presa in considerazione la creazione di un partenariato europeo (Orizzonte Europa) o di un importante progetto di comune interesse europeo (IPCEI). Esso dovrebbe abbracciare l’intera catena di approvvigionamento delle materie prime critiche: la valutazione delle fonti interne di minerali, l’estrazione, la fusione, la trasformazione, il riciclaggio e il riutilizzo per altri fini. Infatti, per quanto riguarda le batterie, la creazione di una catena del valore interna, pienamente integrata, delle terre rare sarà di fondamentale importanza per realizzare la doppia transizione digitale e verde.

5.19.

In Europa sono in corso quattro progetti industriali fondamentali in materia di estrazione e lavorazione sostenibili, per un totale di quasi 2 miliardi di EUR. Si prevede che entro il 2025 questi progetti copriranno l’80 % del nostro fabbisogno di litio nel settore delle batterie. Essi potrebbero servire da esempio per la copertura del fabbisogno di altre materie prime essenziali per le catene del valore europee in molti altri settori strategici.

5.20.

L’industria sta già utilizzando l’automazione, la digitalizzazione, la tecnologia blockchain e l’intelligenza artificiale, ma occorre esplorare il ricorso al programma Copernicus per individuare nuovi siti di materie prime e monitorare l’impronta ambientale. A questo riguardo, il CESE ha già raccomandato «l’elaborazione di una tabella di marcia normativa dell’UE che affronti le sfide poste dalla trasformazione digitale del settore delle materie prime, occupandosi di temi quali la cibersicurezza, l’intelligenza artificiale, l’automazione, la governance multilivello nonché le attività minerarie marine e spaziali» (17).

5.21.

Occorre sviluppare nuovi metodi di estrazione, recupero e produzione che rispondano alle più elevate norme ambientali e sociali. Lo sfruttamento delle risorse presenti all’interno delle discariche e degli sterili minerari dell’UE rappresenta una potenziale fonte di materie prime critiche. Da parte loro, gli specialisti ambientali chiedono che le comunità locali siano coinvolte nel processo decisionale sui futuri siti minerari.

5.22.

Le competenze minerarie possono essere trasferite allo sfruttamento dei metalli e dei minerali, eventualmente nelle stesse regioni. Il meccanismo per una transizione giusta aiuterà le regioni carbonifere e ad alta intensità di carbonio grazie ai finanziamenti per le infrastrutture sostenibili a valere sulle risorse di InvestEU. Tuttavia, per gli investitori sono necessari tempi e incentivi, così come una normativa in merito a procedure di autorizzazione più rapide (un regolamento UE in materia potrebbe essere una soluzione). Le norme sociali, ambientali e di sostenibilità sono requisiti fondamentali per tutti i futuri progetti dell’UE.

5.23.

Uno dei presupposti fondamentali affinché le politiche in materia di requisiti minimi di contenuto nazionale siano efficaci ai fini della creazione di posti di lavoro più verdi e meglio retribuiti nei paesi ricchi di minerali è la disponibilità delle competenze e delle capacità necessarie per soddisfare le esigenze dell’industria durante l’intero ciclo di vita di una miniera. È inoltre fondamentale sviluppare nuove competenze e adattare quelle esistenti per rispondere rapidamente ai cambiamenti tecnologici. Studi recenti hanno confermato il probabile impatto delle nuove tecnologie sulla natura dei posti di lavoro, evidenziando il fatto che, nel settore minerario, saranno necessarie nuove competenze non solo per le nuove occupazioni, ma anche per quelle esistenti, dato che le attuali figure professionali operative dovranno probabilmente adattarsi all’automazione. I licenziamenti dovrebbero essere evitati con il dialogo sociale, riqualificando i lavoratori e garantendo loro l’accesso alle nuove posizioni e ai nuovi posti di lavoro creati dalle nuove tecnologie e dai processi di riciclaggio.

5.24.

L’istruzione, la formazione, la riqualificazione e la certificazione sono estremamente importanti per il futuro dell’industria, ed è importante che avvengano nel quadro del dialogo sociale, e l’acquisizione delle competenze necessarie richiede tempo e finanziamenti. Materie specifiche come la geologia, la metallurgia e l’estrazione mineraria potrebbero essere insegnate anche a livello universitario.

Investimenti

5.25.

La prospezione è un’attività ad alto rischio che aumenta notevolmente il costo del capitale. La riduzione del rischio mediante garanzie sui prestiti e regimi di ammortamento può contribuire notevolmente agli investimenti. Altri incentivi fiscali sono rappresentati dai crediti d’imposta e dagli aiuti di Stato. Questi meccanismi di sostegno alle attività di estrazione e lavorazione sono ampiamente utilizzati a livello mondiale, ma non nell’UE.

5.26.

Occorre concepire e sviluppare un sistema efficiente di incentivi finanziari al fine di sostenere le transizioni ecologiche nell’industria dei rifiuti. Inoltre, si dovrebbero applicare sanzioni in caso di utilizzo abusivo di risorse di valore contenute nei rifiuti.

5.27.

Rafforzare la capacità dell’UE di affrontare efficacemente le barriere commerciali tariffarie e non tariffarie, anche nel settore del dumping e degli appalti pubblici, messe in atto dai nostri partner internazionali, è essenziale per garantire condizioni di parità nel commercio delle materie prime.

5.28.

L’Europa ha bisogno di ingenti investimenti nell’attività di R&S per conservare la leadership nelle catene del valore su scala mondiale. Tenere il passo con le altre potenze economiche è importante e richiede uno stretto coordinamento degli strumenti afferenti a diverse politiche, tra cui la nuova strategia industriale e la politica commerciale dell’UE. L’attuazione del regolamento sul controllo degli investimenti esteri diretti sta diventando sempre più importante per proteggere le catene del valore strategiche dell’UE.

5.29.

L’UE deve prestare particolare attenzione al monitoraggio dei mercati mondiali delle materie prime nonché all’evoluzione delle catene di approvvigionamento strategiche. Informazioni affidabili e complete devono provenire da tutti gli Stati membri e dalle parti interessate attraverso formati standard di comunicazione dei dati.

5.30.

Gli investimenti legati alla transizione verde da parte delle imprese dell’UE nel settore dell’estrazione, della lavorazione e del riciclaggio devono sostenere gli sforzi dell’industria per concorrere alla transizione e progredire verso gli obiettivi di neutralità climatica (18). Il settore dovrebbe beneficiare di un facile accesso a finanziamenti sostenibili, ma solo se i suoi investimenti programmati, i piani di R&S e i progetti di trasformazione industriale mostrano una chiara adesione agli obiettivi climatici e ai criteri di occupazione piena e produttiva, crescita economica sostenibile e lavoro dignitoso per tutti. Il CESE ha già sottolineato in un precedente parere che «una crescita sostenibile dovrebbe fare riferimento alle dimensioni ambientale, economica, sociale e di governance, in un approccio equilibrato, globale e generale, in linea con tutti gli obiettivi di sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, stabilendo condizioni trasversali minime insostituibili» (19).

5.31.

Inoltre, i progetti minerari che presentano gli stessi impegni dovrebbero essere sostenuti e incentivati anche nel quadro di IPCEI (importanti progetti di comune interesse europeo) e PCI (progetti di interesse comune). La valutazione del contributo di tali investimenti e progetti deve concentrarsi anche sull’individuazione di comportamenti virtuosi di pura facciata («greenwashing») o di informazioni fuorvianti.

Gli scambi commerciali e la dimensione internazionale

5.32.

La Cina copre oggi il 98 % dell’approvvigionamento dell’UE di terre rare. Stiamo entrando in un’epoca di grande competizione geopolitica, per cui lo sviluppo di un’efficace diplomazia economica a livello dell’UE è fondamentale per garantire l’accesso a fornitori diversificati, investendo nel contempo nelle capacità di riutilizzo e riciclaggio. A tale riguardo, il CESE insiste sulla creazione di partenariati strategici con nazioni che condividono gli stessi principi in un quadro plurilaterale, al fine di evitare che interruzioni dell’approvvigionamento (talvolta dettate da considerazioni politiche) creino situazioni di stallo in sofisticate catene industriali del valore nell’UE.

5.33.

Rafforzare il ruolo dell’euro come valuta internazionale e di riferimento è essenziale per prevenire la volatilità dei prezzi e ridurre la dipendenza delle parti interessate dell’UE dal dollaro statunitense. La Commissione dovrebbe cercare modi per incoraggiare il commercio delle materie prime critiche in euro, avvalendosi degli strumenti di diplomazia economica e di politica commerciale disponibili. A tal riguardo, il CESE esprime apprezzamento per la comunicazione della Commissione europea dal titolo Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l’apertura, la forza e la resilienza (20).

5.34.

L’esportazione di materie prime secondarie deve essere consentita solo quando ha senso sul piano della sostenibilità. Tuttavia, l’UE dovrebbe adoperarsi per cambiare le regole del gioco e consentire l’esportazione di rifiuti contenenti materiali di valore solo quando è utile dal punto di vista della sostenibilità. Più precisamente, l’esportazione di questo tipo di rifiuti dovrebbe avvenire solo qualora, nel paese di destinazione, le norme ambientali e sociali e le misure volte a mitigare gli effetti climatici siano equivalenti a quelle applicate nell’UE.

5.35.

La cooperazione internazionale in seno all’OCSE, alle Nazioni Unite, all’OMC e al G20 deve essere rafforzata, tenendo presente la futura sostenibilità dell’industria e l’interesse dell’UE a garantire l’accesso alle materie prime critiche. Per le parti interessate europee è essenziale che siano garantite condizioni di parità con le altre regioni del mondo. L’UE deve avvalersi di tutti gli strumenti a sua disposizione, compresi gli accordi commerciali e i partenariati strategici, al fine di creare le condizioni per agevolare le joint venture dell’UE nei paesi terzi ricchi di risorse, in particolare dell’Africa e dell’America del Sud, tenendo sempre conto dell’approvvigionamento responsabile e delle buone pratiche in materia di comportamento commerciale. Infine, è essenziale che nella catena di approvvigionamento dell’UE siano integrati anche i paesi dei Balcani occidentali.

Bruxelles, 25 marzo 2021

La presidente del Comitato economico e sociale europeo

Christa SCHWENG


(1)  Per esempio, diversi Stati membri applicano metodi di classificazione diversi per stabilire se le caratteristiche dei rifiuti siano pericolose o meno. Tutto questo crea burocrazia inutile (troppi documenti, procedure lunghe, incongruenze tra le diverse autorità competenti) e oneri ingiustificati dovuti alla garanzia finanziaria associata alla spedizione dei rifiuti in base alla loro classificazione.

(2)  https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/DICHIARAZIONE_diritti_umani_4lingue.pdf

(3)  http://www.iriss.cnr.it/irisswp/wp-content/uploads/2016/09/principi-guida-su-imprese-e-diritti-umani-con-commentario.pdf.

(4)  https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/---europe/---ro-geneva/---ilo-rome/documents/publication/wcms_614707.pdf

(5)  https://www.aics.gov.it/home-ita/settori/obiettivi-di-sviluppo-sostenibile-sdgs/.

(6)  2018 EU Raw Materials Scoreboard (Quadro di valutazione delle materie prime nell’UE 2018).

(7)  Euromines.

(8)  UNEP IRP.

(9)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 108.

(10)  GU C 364 del 28.10.2020, pag. 108.

(11)  L’Autorità internazionale dei fondali marini ha il compito di rendere possibile sul piano giuridico e pratico l’estrazione mineraria dai fondali marini.

(12)  Cfr. la nota 2.

(13)  http://www.iriss.cnr.it/irisswp/wp-content/uploads/2016/09/principi-guida-su-imprese-e-diritti-umani-con-commentario.pdf/.

(14)  Cfr. la nota 4.

(15)  Cfr. la nota 5.

(16)  Global Value Chains (GVC).

(17)  GU C 429 dell'11.12.2020, pag. 37.

(18)  Relazione McKinsey How the European Union could achieve NET-zero emissions at NET-zero cost (Come l’Unione europea potrebbe raggiungere la neutralità climatica a costo zero), 3 dicembre 2020: «Per raggiungere la neutralità climatica occorrerebbe investire circa 28 mila miliardi di EUR in tecnologie e tecniche pulite nei prossimi 30 anni». «Di questi 5 400 miliardi di EUR, circa 1 500 miliardi sarebbero investiti nel settore dell’edilizia (29 %), 1 800 miliardi sarebbero utilizzati per l’energia elettrica (33 %), 410 miliardi per l’industria (8 %), 76 miliardi per l’agricoltura (circa l’1 %) e 32 miliardi per i trasporti (meno dell’1 %). Infine, circa 1 500 miliardi (28 %) servirebbero a finanziare le infrastrutture per migliorare la trasmissione e la distribuzione dell’energia in tutti i settori».

(19)  Piano d’azione sulla finanza sostenibile. (GU C 62 del 15.2.2019, pag. 73).

(20)  COM(2021) 32 final, 19.1.2021, Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, alla Banca centrale europea, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni;

https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52021DC0032&from=IT.


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