(di Elisabetta Stefanelli)
''Maestro dell'Apocalisse'' lo ha
definito Susan Sontang ed oggi l'Accademia di Svezia gli ha
assegnato il premio Nobel per la Letteratura 2025 ''per la sua
opera avvincente e visionaria che, nel mezzo del terrore
apocalittico, riafferma il potere dell'arte''. L'ungherese
László Krasznahorkai nei suoi libri, segnati dal vuoto e dalle
attese, sospensioni e ritorni e le dilanianti tensioni
ambientate nella fangosa campagna ungherese del romanzo
d'esordio Satantango fino a Melancolia della resistenza, o
Guerra e guerra porta speranze e paure e il lento degrado
sociale e materiale di un mondo che sembra aspettare sempre
qualcosa che non arriva mai. Un cambiamento in cui lui è il
primo a non credere, portando nei suoi libri la potenza tanto
creativa quanto disperata di quella letteratura Mitteleuropea
che si estende da Kafka a Thomas Bernhard. E come questi
scrittori, Krasznahorkai racconta tutto nei particolari, fatti e
persone, "esaminando - per usare sue parole - la realtà sino al
limite della follia", per avvincerci con la tensione del
procedere degli avvenimenti e i pensieri dei suoi personaggi, ma
la forza del romanzo è nella lingua, nel procedere per periodi
lunghissimi, tutti subordinate, in una magmatica, lenta colata
lavica di parole, di frasi che avvolgono e catturano con la loro
meticolosità di particolari e forza visionaria, in un andamento
ipnotico che non conosce pause dall'inizio alla fine. È nato nel
1954 a Gyula, nel sud-est dell'Ungheria, vicino al confine con
la Romania, un'area rurale remota, segnata da una desolazione,
non solo fisica, che spesso torna nei suoi libri. È autore di
romanzi e raccolte di racconti con cui ha vinto tutto,
dall'International Man Booker Prize nel 2015, si è aggiudicato
il National Book Award for Translated Literature nel 2019 ed ora
il premio Nobel, finalista al Premio Gregor Von Rezzori e al
Premio Strega Europeo 2017. Contrariamente a quanto accade di
solito questa volta a vincere il prestigioso riconoscimento, che
gli sarà consegnato il 10 dicembre, è uno scrittore da anni
indicato tra quelli papabili. In Italia le sue opere sono
pubblicate da Bompiani a partire dal romanzo d'esordio
Satantango, che portava in epigrafe il motto kafkiano, "In tal
caso, mi perderò la cosa aspettandola". Il romanzo è stato
trasformato in un film molto originale nel 1994 in
collaborazione con il regista Béla Tarr e gli ha regalato subito
la popolarità. nel 1998 segue Melancolia della resistenza, un
fantasy horror che sfiora il grottesco con la storia del circo e
della balena imbalsamata. Se Il Ritorno del Barone Wenckheim è
ancora di ambientazione ungherese in Guerra e guerra dalla sua
sperduta provincia si arriva fino a New York attraversando il
tempo e lo spazio, dove la cifra di brutalità e bellezza tipica
dello scrittore ritorna con forza. Con i racconti di Seiobo è
discesa quaggiù, lo scrittore indaga sull'arte e qui compie
anche un'incursione in Italia dalla Firenze del Perugino alla
Scuola Grande di San Rocco a Venezia. Tanto è convinto che la
forza dell'arte e della bellezza sia in grado di sconfiggere il
buio del mondo. "Quello che sta succedendo in Ucraina ci fa
pensare che che siamo davanti a una situazione in cui la forza
maggiore vincerà sulla forza minore'', ha detto in un'intervista
all'ANSA in occasione di Libri come. ''Tuttavia secondo me nei
confronti di qualsiasi forza distruttiva l'unico modo per
combatterla è la debolezza della gentilezza". Il suo prossimo
romanzo, Panino non c'è più, uscirà in Italia per Bompiani nel
2026.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA


