"La ricezione di
Nostra Aetate nel dialogo interreligioso cattolico-ebraico
contemporaneo deve tener conto della centralità di Israele per
il popolo ebraico." Lo scrive l'ambasciatore israeliano presso
la Santa Sede, Yaron Sideman, in un contributo sul quotidiano
dei vescovi, Avvenire, in vista dell'anniversario dei 60 anni
della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate.
"Nostra Aetate - ricorda Sideman - è stata voluta dal
Concilio Vaticano II e porta la data del 28 ottobre 1965,
rappresenta forse la tappa più significativa nelle relazioni tra
cattolici ed ebrei nell'era moderna. In sintesi, fu il punto di
partenza per una trasformazione fondamentale del dialogo
cattolico-ebraico che per secoli era stato basato sull'odio, il
disprezzo e la sfiducia, verso un dialogo fondato sul rispetto,
l'accoglienza e l'ammirazione".
"Questo cambiamento dottrinale storico - aggiunge il
diplomatico - fu favorito dai venti di cambiamento di quel
periodo, che chiedevano modernità ed ecumenismo, nonché dallo
shock e dall'orrore dell'Olocausto, alimentato da un
antisemitismo virulento che si rifaceva all'immagine
stereotipata e negativa del popolo ebraico".
"Annullando i concetti storici negativi sugli ebrei -
sottolinea -, che per secoli avevano costituito i pilastri
dell'antisemitismo e adottando invece un approccio volto a
'incoraggiare e promuovere il rispetto e l'accettazione
reciproci' basati sul patrimonio spirituale comune, Nostra
aetate ha di fatto rilanciato le relazioni cattolicoebraiche in
modo profondamente innovativo. Nostra aetate fu una condizione
necessaria per l'instaurazione delle relazioni diplomatiche tra
Israele e la Santa Sede nel 1994".
"Queste non sarebbero state possibili senza l'immenso
cambiamento nell'approccio e nella percezione della Chiesa
cattolica verso il popolo ebraico in generale".
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